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374.
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Vedi avvertcnn^ in 4 pagina
ARCHIVIO STORICO
PER
LE MARCHE E PER L' UMBRIA
DIRETTO DA
M. FALOCI PULIGNANI,
G. MAZZATINTI, M. SANTONI.
- •
t
Volume II. Fateicolo V.
FOLIGNO
PRESSO LA DIREZIONE
iSSs.
INDICE DI QUESTO FASCÌCOLO
MEMORIE E DOCUMENTI
GRADASSI - LUZI R. GU antichi capitoU della Fiera
del Campitello di Temi Pag. 5.
SANTONI M. Il libro Rosso del Comune di Camerino » 3 7.
RAFFAELLI F. Le CosiituHonis Marchiae Anconitanae
bibliotecnicamente descritte in tutte le loro edi-
zioni. ( Continuoj^one e fine) . . . . » 63.
NOVATI F. Un umanista Fabrianese del secolo XIV,
Giovanni Tinti . • » 103.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
DE SANCTIS P. Notizie storiche del Monastero di
S. Salvatore Maggiore e del Seminario di Rieti
( M. MaronL) » 158.
GUERRINl A. Storia della terra di Fratta oggi Um-
bertide ( G. Manatinti) » 160.
Saint Francois d* Assise. I. Vie de saint Francois. -^
IL Saint Francois apres sa mort. ( M. Faloci Pu-
ìigTiani) » i64.
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO 1» 172.
SPOGLIO DELLE PUBLICAZIONI PERIODICHE PEL SE-
CONDO SEMESTRE 1 884 ... . » 176.
VARIETÀ E NOTIZIE » 190.
U ARCHIVIO STORICO PER LE MARCHE E
PER U UMBRIA si publica in fascicoli trimestrali di va-
ria mole^ da formare però in fine di ogni anno un vo-
lume non minore di 800 pagine.
Il prezzo di associazione annua per V Italia è di £ 15.
Per tuttociò che riguarda la Direzione e 1' Ammini-
strazione^ rivolgersi in Foligno al Sig. D. M. Faloci
PULIGNANI.
ARCHIVIO STORICO
I
PER
LE MARCHE E PER V UMBRIA
DIRETTO DA
M. FALOa PULIGNANI,
G. MAZZATINTI, M. SANTONI.
\
\
VOLUME SECONDO
FOLIGNO
PRESSO LA DIREZIONE
188;.
GLI ANTICHI CAPITOLI
DELLA
FIERA DEL CAMPITELLO DI TERNI
Le Confraternite della città di Terni, avvegnaché
meritevoli di un serio ed accurato esame, furono per
incuria lasciate nel più deplorevole abbandono e po«
chissimo esplorate e studiate da quelli stessi che di
Temi lasciarono scritte importanti memorie. L' An-
geloni ci narra soltanto che nel i6oo, ricorrendo
V anno Santo, si partirono da Terni sette compagnie
di confratri, in numero di oltre 800, ed entrate che
furono in Roma e presovi il Giubileo, lasciarono al
Papa uno stendardo di ermesino rosso con su dipinti
i Santi jM-otettori e lo stemma delia città ('). Dà pu-
re un cenno delle origini della Confraternita della
Crocesanta , e narra come la Compagnia de' crocesù
gnali venisse istituita quando Alberico Camporeali di
Temi s* ebbe in dono dal Pontefice Sisto IV ( an.
147 1 ) una parte della croce che Cristo portò sul
(i) Angeloni. Storia di Terni, pag. $19.
6 RICCARDO GRADASSI-LUZI
Calvario ('). Della Confraternita di S. Nicandro e
de' Disciplinati dice quel tanto che é necessario a
mettere in evidenza il loro scopo, quello cioè di
mantenere Ospedali a sollievo de' poveri, ricovrare
orfanelli e dotare fanciulle (*): ma non si addentra
nella ricerca di lor primitiva istituzione e nell' esame
de* loro Statuti, non ne segue lo svolgimento a tra-
verso i secoli , e soprattutto non si cura de' lor do-
cumenti, non ne afferma la esistenza e non mette
sulle traccie di poterli in niun modo esaminare e stu-
diare. E questa istessa lacuna troviamo nelle Memo-
rie storiche del Silvestri , il quale mentre toglieva
molte preziose notizie dai libri delle Riformanze di
Terni, non curossi punto di esplorare gli archivi delle
Confraternite ( forse allora efficacemente esplorabili )
per darne una esatta e completa monografia.
E non é chi non vegga con quanto danno della
istoria generale d' Italia siensi abbandonati all' incuria
e alla dispersione documenti preziosi ed interi archivi
dai quali soltanto sarebbesi potuta attingere V indole
ed il vero carattere di certe istituzioni che, sorte per
impulso di religione, talora per im cieco fanatismo,
ma più spesso per un nobile e generoso slancio di
carità, stanno in gran parte a documentare la civiltà
nostra, molto superiore da questo lato, a quella di
altre Nazioni.
(i) Akgeloki, pag. 330.
(2) Angezx>ni, pag. 326^ 327, 333,
PIERA DEL CAMPITELLO ^
Per quanto m' é noto» le nostre Confraternite fu-
rono in numero di quattordici; dieci esistenti tuttora,
quattro dismesse. Le prime si ebbero e mantengono
le denominazioni di Confraternita del Rosario , del
Carmine, del Sagramento, della Crocesanta, di S. Ge«
rolamo, dello Spirito Santo, di S. Marco, di S. Seba-
stiano e di S. Giovanni Decollato ('). Le altre quattro
furono ; la Confraternita di S. Lucia, la Confraternita
di S. Antonio ( detta anche de' Disciplinati ) , quella
di S. Nicandro, e di Campitello. Le prime due ven-
nero soppresse per decreto di Monsignor Martino In-
nico Caracciolo Visitatore Apostolico quando nel 1739
ebbe facoltà dai Pontefice Clemente XII di fondare
in Nami un ospizio pei trovatelli e di aumentare in
Temi il patrimonio de' poveri infermi (')• La Confra-
(i) Notevole eccezione, la Qmfratemiu di S. Giovanni decollato o della
Misericordia, possiede ancora alcuni documenti nel suo archivio; e, pieno di
notìzie curiose ed importanti, il Libro delle lusHtie e de^ Confortadori che
meriterebbe una pubblicazione. Vi sono dettagli a tinte funebri che destano
raccapriccio sdegno e tenerezza ad un tempo. In quelle pagine detute più
che da confortadori, da veri e spietati inquisitori, da vespilloni famelici e
da squisita £mtasia di carnefici, tu segui il condannato dalla sua prima car-
cerazione all' ultimo supplicio, anzi fino al punto in cui vien tumulato. Col
nero cappuccio calato sug^ occhi que* coofiratelli della Morte assediano il
condannato in mille guise perch' e* si converta, e ( £mtasime paurose e sgra-
dite ) si rendono interpreti della parola di Dio e parlano delle gioie del
cielo, e in tanto slancio di carità non vergognano di trarre dalle labbra
della vittima mezzo inebetita dal dolore le confessioni più intime e le ri-
velazioni più strane della sua vita; tutte le gioie e i dolori e i falli del suo
passato ; tutti i sensi più ascosi e i più cari entusiasmi della sua giovinezza.
E queste rivelazioni venivano registrate in un libro. Peccato che questo li-
bro più non s* abbia a trovare .... Sarebbe come una splendida fantasti-
cherìa nel campo severo della storia I
(2) V. la mia opera sugli Istituti di Carità di Terni, pag. 47.
8 RICCARIK) GRADASShLUZl
ternita di S. Nicandro cessò d' esistere quando la
Congregazione di Carità prese possesso dell' Ospedale
Civile ('). La Confraternita del Campitello, della quale
ci é pervenuta memoria soltanto in virtù della sua
celebratissima fiera {*), cessò certamente d* esistere, ma
non saprei dire né per qual modo né quando.
In tanta penuria dì memorie, ogni documento,
di qualsivoglia natura egli sia, che a queste antiche
istituzioni si riferisca, possiede tutte le attrattive delle
cose nuove e rare, ed ha per li studi storici una sin*
golare importanza. Poiché sovente avviene ( e non lo
ignora chi ha la febbrile smania di rovistar per gli
archivi ) che un intero periodo di storia, la narrazio*
ne di un fatto notevole o d'armi o di lotta religio*
sa o politica,, la viva pittura di un personaggio o la
riscostruzione di un monumento, sia del tutto racco-
mandata alle carte ingiallite di un vecchio Statuto,
di un Breve o di un Diploma di nobiltà, di un di-
menticato atto cancelleresco o di un modesto rogito
notarile. Talora da uno scritto de' più insignificanti si
sono rilevate le costumanze di un popolo : un sem-
plice e negletto inventario ci ha rivelato il nome di
scienziati e d' artisti ; la sbiadita scrittura di un con-
tratto o di un testamento ha rivendicate alla Storia
pagine belle e immortali.
Sicché quando mi venne fatto di rintracciare in
una stupenda e nitida pergamena della Confraternita
(i) V. op. cit. Docum. VII, pag- 2$5.
(2) V. op. dt Docum. II, pag. 2x2.
PIERA DEL CAMPITELLO $
di S. Lucia gli antichi Capitoli della nostra fiera del
Campìtello (') pensai che potessero meritare tutta
r attenzione degli studiosi, cosi per quella ingenuità di
esposizione, non priva di qualche negligenza di stile,
che distingue le scritture cancelleresche del XV se-
colo, come ancora per le costumanze dell' epoca, per
le franchigie che lo Stato accordava, pei diritti ecce-
zionali goduti dai cittadini durante tutto il periodo
della fiera; perìodo in cui restavasi momentaneamente
paralizzata la stessa autorità delle leggi per dar pieno e
libero sfogo allo scambio, per attirare il concorso
dei forestieri^ per procurare ai paesani e agli istituti
di beneficenza la ricchezza e il benessere. ^
£ per fornire una idea della fiera del Campitello,
finirò questa breve introduzione colle parole del no-
stro storico illustre seguite da un cenno che della
(i) Le poche pergamene costituenti 1* antico archivio della Fraternità
di S. Lucia sono attualmente possedute dalla Congregazione di Carità che
le conserva in una custodia di latta segnata col N. VL La più antica di
tali pergamene è del 7 Marzo 1539; ™^ ^^^ ^^^ contenuto può dcdursi che
la Confraternita fosse instituita in epoca assai anteriore. Il loro numero
complessivo è di venticinque e 1* ultima porta la data dei 29 Maggio 1737,
data che precede di due anni la soppressione del sodalizio. Quasi tutti i
suoi documenta hanno un rapporto alla fiera del Campitello; tale e tanta
era la importanza che suoleva attribuirlesi 1 — Soltanto dalla pergamena
dei 6 Settembre i644 può rilevarsi che la Confraternita di S. Lucia avesse
degli^tatuti, poiché è in quella che un Cristophorus Widman richiama alla
osservanza le disposizioni relative all' ammissione dei Confrati, e prescrive:
deve il Confrate che vuol esser ammesso dare il memoriale col suo nome
e cognome al Priore deUa Fraternità, e questi deve passarlo ai maestri dei
novizi perchè si informino della qualità della persona, della sua vita ed o-
ncstà; e di poi si deve proporre alla Congregazione e riportare due terzi
dei voti per esservi ammesso.
tO RICCARDO GSADASSI-LUZI
Stessa fiera desumeva il Silvestri dalle Rifonnànze.
...... nel vocabolo Qmpitello che contiene gran
oc tratto di aperta campagna, sorge la chiesa sotto la
ec invocazione di Maria Vérgine e dell' apostolo Mat-
« teo ; nella cui festività vedesi sparso d' ogni intomo
a quantità innumerabile di più sorta mercanzie, oltre
« quelle di maggior pregio che si serbano in luoghi
a murati appresso la chiesa ; laonde per tal solennità
a e per cosiffatta grossa e famosa fiera vi concorre
« infinito popolo dalle convicine città terre e castella
<K per lo spazio di quindici giorni alla devozione e
a al provvedersi di molti bisogni. £ perché dove é la
a moltitudine ivi è la confusione, e le contese so-
cc gliono nascere ; la Qttà però con quattro Deputati,
a persone di qualità e V avvocato e un notaio con
« altri ministri di Corte e sei Soprastanti postivi dalla
« Confi-atemita di Santa Lucia di Temi, alla cui giù-
« risdizione appartiene la suddetta chiesa, formano
« colla pontificia autorità un Tribunale che ad ogni
a cosa giuridicamente e con buon ordine prov-
« vede. » (')
E soggiunge il Silvestri :
(x) Tale era 1' apparato della fiera ai tempi dell' Angeloni; ed in gran
parte la sua descrizione trovasi in armonia coi Gipitoli qui appress<0 tra-
scrittv Ora peraltro la importanza di questa ficca è immensamente scemata
sì perchè i fabbricati vennero demoliti in gran parte^ sì ancora perchè la
sua durata venne ridotta a due soli giorni fin da quando per politici scon-
volgimenti» per frequenti passaggi d* eserciti stranieriy per travaglio di con-
tagi» per cessate franchigie e per calamiti annonarie» le nostre antichissime
fiere erano state ridottie poco metio che a nulla.
PIERA DEL CAMPITELLO It
« La Confraternita di S. Lucìa implorò ed ottenne
a dal voto consiliare ( 24 Novembre 1666 ) fosse
(C aperta una comoda strada dalla piazza della Chiesa
« di S. Maria del Campitello fino alla Rocca di
a CoUeluna onde stabilire quivi la residenza dei So-
« prastanti deputati guardie amministratori di giustizia
m ed altri pubblici ufficiali addetti alla sorveglianza
ce di codesta fiera; che perciò fosser concesse ai ri-
a chiedenti le chiavi della medesima Rocca ( da re-
« stituirsi cessata la fiera ) riconosciutasi tal prov-
« videnza necessaria non men che utile alla sicurezza
« del commercio, per tenersi in guardia dai zingari
a che si permettevano introdursi tra la folla per de-
« rubare e turbare il buon ordine ; tanto che la peti-
« zione venne accolta a pieni suffragi (*) ».
Riccardo Gradassi - Lviu
(i) SavESTRi. informante; pag. 341.
ARCHIVIO
DELLA
CONGREGAZIONE DI CARITÀ DI TERNI
CUSTODIA VI.
Pergamena N. i^j del 12 Settembre ij^^.
In nomine SAe et Individuae Trinitatis, Patris et Filij
et Spirìtus Sancti Amen.
Considerando li Priori et Confratri della Venerabil Com-
pagnia di Santa Lucia della Città di Terni il debito e* hàno
à conseruatione et augmento della Fiera di Santa Maria del
Campitello posta nel Territorio et diocese di detta Ciptà ap-
presso a suoi notissimi lati etc. conforme alla concessione
facta a detta compagnia per più fida et diligente custodia, da
alcuni particolari di detta città quali a quel tempo ne aueuano
spetial cura come appare per ' Instrumento publico rogato per
mano di Ser Dario Spatha sotto el di Venti di Agosto 1548
et anco per uirtu dal' chun altre immunità et essemptioni
date et concesse da detta Città per la detta fiera alli medemi
Priori et Confratri come similmente appare per mano di
Ser Angelo de Filijs sotto el di sette de Ottobre 1548 et per
mano de Ser Pieruincenzo Lazzarini sotto el di octo de no-
vembre 1554» in detti tempi Cancellieri della predetta Città.
La detta fiera, maxime con V ajuto de Dio , et a sua laude
et gloria col mezzo di qualche buon ordine esser per salire
a buon grado. Congregati capitularmente nell'Oratorio di
Sancta Lucia posto in detta città contiguo a detta chiesa co-
me è suolito d'essa Compagnia per obviare a tutti inconue-
nienti; Hanno deputati tre d'essi coofiratri cioè Ser Gio.
FIERA DEL CAMPITELLO I3
Maria lacobonio Bastiano d'Orlando et loseph de Mazzitello
da Temi con auctorità di posser febrìcare ordinare e stabilir
capitoli et ordinationi per conseniatione augumento franchi*
tir libertà et essemptione di detta Fiera et di tutti quelli con*
uenerano in essa et quelli con ógni modo possibile far che
siano concessi et confirmati dalli maggior Superiori come
ampiamente cioè apparisce per istromento publico rogato per
mano de ser Francesco Colasio di Temi sotto il giorno ven*
tiuno'di Novembre dell'anno 1565. Et però li sodetti Ser
Gio: Maria Bastiano et losephe procuratori et Confratri vo-
lendo le cose ad essi commesse con ogni studio et debita
deligentia esseguire, et hauuto più et più uolte parlamento
sopra di ciò con più et diuersi Doctori artisti et mercanti
che in detta fiera sogliono e possono uenire et considerando
r occurrentie di detta fiera reseruata sempre la buona gratia
et confirmatione delli prefati maggior superiori, ordinano sta-
tuiscono et stabiliscano nel modo che nelli infrascripti Capi-
toli apparerà.
LIBRO PRIMO
dell' OFFlCtAU
T}eUi Soprastanti della fiera et auctorità
et officio i* essi «— Capitolo Primo
Imprima che a detta fiera Huomini et cose et Mercantie
che per li tempi vi saranno portate in tempo d' essa fiera et
a tutte diflferentie casi fraudi deceptioni estorsioni malefici] et
delitti che in detta fiera et nel tempo che la durara occorre-
ranno ancora con li Cittadini et fra essi cittadicii et comita*
tivi di Temi debiano soprastare e siano soprastanti huomini
scelti et atti egualmente dalla Magnifica Città di Temi et della
detta fi^atemita di Sta. Lucia eletti et da elegersi, quali se
debiano chiamare et nominare soprastanti di detta Fiera et
siano d'essa fiera Soprastanti quali debbiano bavere un doc«
14 RICCARDO GRADASSX-LUZI
tore di legge per lor consultore et un notarlo pratico et eser-
citato ueterano per tutte quelle cose che a detti soprastanti
saranno necessarie di fare et di scrivere et occorreranno per
causa di detto officio, quali debbiano per parte d'essa Com*
munita esservi computato il Doctore et Notaio. Se debbiano
imbussolare et ponersi nel bussolo a quest' effetto tanto da
£u:si et cosi imbussolati ad officio per officio per ciascuna
fiera se debbiano finalmente cauare a sorte. Et per parte
della detta Fraternità siano sei altri quali se debbiano ' eleg-
gere a voti come se £i nel far degl' altri officiali nel giorno
della Madona de Agosto dopo fiicta la S. Comunione in essa
fraternità acciò consultamente possino prouedere a quanto bi«
sognara.
Che li soprastanti debbiano giurare — Gap. ij.
Item che tutti li Soprastanti di detta fiera debbiano infira
el termine di tre giorni dopo che saranno estratti giurare in
mano delli Signori Priori di detta Città rogato el Cancellieri
d'essi signori, et giurando promettere il detto loro officio
bene et fidelmente esercitare con T osservatione delli presenti
capituli et Tannexi et descendenti con essi et da essi..
Che li soprastanti faccino bannire la fiera
franca et mettere li polisini alle botteghe «-- Cap. iij.
Item che li detti soprastanti fra tre giorni doppo che
haranno giurato debbiano el detto lor officio in se haver preso
et a quello debitamente dato principio et con ogni debita
diligentia attendere la detta fiera facendo bannire quell' anno
franca in tutti li luoghi soliti da bannire et in quelli gli pa-
rerà necessario, et aver messi li polisini alle botteghe tutte
delle pisoni d'esse bott^he et luoghi in detta fiera et far
scriuere et mandar tre nuntiatorìe d' essa fiera franca in tutti
quelli luoghi pareua ad essi soprastanti et fra detto tempo fa-
rano anco aver fatto nettare le botteghe strade et piazze de
FIERA DEL CAMPITBLLO 25
tutta detta fiera, et in fine d'essa cioè nell'ultimo giorno
d' essa fiera farla rebannire poi franca per 1' anno dauenire a
suon di trombe ne luoghi suoliti d' essa sotto pena di perdita
di lor emolumenti salari] et guadagni da levarseli irremisibil-
mente et da applicare a detta chiesa.
Che li Soprastanti habbino la rtsidmtìà appresso
(dia chiesa et non si possine partire — Cap. iiij.
Item che li detti Soprastanti debbiano bavere la lor pa-
cifica residentia et banca contigua alla chiesa di Sancta maria
del Campitello predetta (') ogn'anno et per il tempo durerà
detta fiera continuamente ivi debiano stare senza mai partire
per dare espeditione alle cose occorrente d' essa fiera sotto la
predetta pena da applicarsi come di sopra, et partendosi oltre
a detta pena per l' avenire mai possa esser eletto de Sopra-
stanti eccetto che non fosse per qualche caso de infirmiti di
se stesso o di qualchun altro suo prossimo et con esso hi-
tante et in detto caso facendolo prima constare per detto d'au-
testimonio degno de fede almeno et debia mettere et las-
sare in suo luogo uno che sia idoneo et in nessun caso se
possa seruire per sostituto ma se debbia per la detta fi'ater-
nita onero Priore et discreti deputare un altro in luogo del
detto o di qualcuno occorresse morire qual habbia da perse-
verare usque ad finem inclusive et partecipare prò rata tem-
porìs nel qual servirà.
(i) D SilTCstrì» snlls scorta delle Riformame narra che la Chiesa di S. Maria in
CampiteUo Tenisae cottniiu nel 1566. Ciò h inesatto. Detu chiesa sassisteva già nd
1539 ( idocnmenti della Fraternità ampiamente lo provano non esclusi i presenti Ca*
pitoli ) e al più si potrebbe sostenere che nelle Riformanze siasi volato accennare ad
un ampliamento o ad un restauro*
X6 RICCARDO GRADASSI-LUZI
Che li soprastanti hahbino auctorità portar arme
et deputar altri armati et officiali — Gap. V.
Item che detti Soprastanti durante detta fiera habbino
auctorità di giorno et di notte per essa fiera et territo-
rio predetto insieme con quelli che da loro et chiasschun
d'essi saranno eletti deputati et chiamati in seruitio di
detto lor officio, portare ogni sorta d' arme offensive et de-
fensive acciò debbiano et possino andare cercare inuestigare
et far cercare et inuestigare qualunqua contrafara alU presenti
capitoli et per essigere le pene incorse far captare et consti-
tuire conuocare retenere et deputare altri armati et officiali
ciaschuno soprastante fino a quel numero che a ciascun di
loro parerà uenendo il bisogno però senza alcuna pena et non
obstante qualsivoglia procesione in contrario facta o da farsi.
Che li soprastanti habbino auctorità procedere,
in cause civili et criminali — Gap. VL
Item che li predetti Soprastanti possino et abbino omni-
moda jurisditione auctorità potestà et faculta di cercare et in»
vestigare contra tutti homint et persone tanto di detta Gitta
quanto forestieri quali facessino alchuno delieto onero contra
raggione in detta fiera o vero per causa et vigore di essa contra
li sopra et infrascripti capituli et per qual si uoglia causa al-
chuna cosa facessino o comettessino. Et possino et debbiano
col conseglio et assistentia del detto Doctore et notarlo cono-
scere sinare decidere et terminare sopra tutte et singule dif-
ferentie cause delitti questioni et querele civili et criminali
che nel tempo di detta fiera et essa durante in essa et per
conto di essa nel detto territorio occorreranno summarìamente
simplicemente de plano et senza strepito et figura di giudicio
et senza alchuna oblatione de libello o de altra petitione
scritta o alchun' altra solennità di raggione et punire ogni
sorte di delinquente conforme alli presenti capituli constitutioni
statuti et bannimenti respectivamente et per manutentione
del lor officio imponer pene.
FIERA DEL CAMPITELLO I7
Che si possa procedere per inquisitione denuncia
et in ogn* altro modo che meglio uerra — Gap : vii.
Item che per li detti soprastanti in tutti casi concessi et
expressi nelli presenti sopra et infrascripti capitoli se possa
procedere per via d' inquisitione inuentione accusa querela et
in ogni altro modo che meglio uerrà et anco summariamente
come di sopra.
Che li soprastanti habbino auctorità a buon essere
alchuna cosa prohibire et comandare — Gap: Vili.
Item che li detti soprastanti habbino auctorità alchuna
cosa prohibire concedere alterare astringere et comandare a
chi quando et in quel modo ad essi piacerà et parerà unita-
mente a buon essere et per osseruatione delli presenti capitoli
et manutentione et augumento di essa fiera et imponer pene
et esseguire summariamente da applicarsi come nelli presenti
infrascripti capitoli si contiene.
Che in tutto quello sarà da soprastanti giudicato
si debba eseguire Gap: — Vili. (')
Item che tutto quello che per detti soprastanti sarà giu-
dicato debbia hauer luogo et mandarsi ad essequutione effe-
ctualmente et essi soprastanti possino et debbiano quel che
per loro sarà conosciuto dechiarato giudicato et sinato man-
fi) Ad onta di fatte le garanzie di coi si circonda?aDo i soprastaoti, degli incoo*
venienti ne dovean por nascere e aeri parecchio. Infatti da una pergamena del 1649 *i
raccoglie che in occasione della 6era tanto il notaio che i soprastanti furono feriti •
percossi spietatamente. La pergamena si compiace di nominare più specialmente il no-
talo; dò ià sopporre che fosse il più malconcio di tottL
#
Archivio Storico li. 3.
l8 RICCARDO GRADASSI-LUZ1
dare ad eSectuale essequutione. Et questo tanto far possino
per se stessi come per mezzo di qualunqu' altro baroncello
essequutore o officiale. Et nessuno possa dalla sina declaratione
decisione o giudicato d' essi soprastanti in modo aichuno ap-
pellare. Et s' appellara, V appellatione non vaglia eccetto non
pigliasse recurso dalli Magnifici Signori Priori et aduocato
della Comunità di detta citta di Terni quali debbiano pigliar
subbito informatione summaria del fatto et terminarla nel me-
desimo giorno onero nel seguente prossimo giorno. Altra-
mente habbia luogo la sina d' essi soprastanti et quella se
debbia eseguir, Qual recurso non se possa negare et se debbia
admettere in casi però d' importantia et dove si vedesse peri-
colo di qualche scandolo a non concederlo.
Che li soprastanti non possino procedere in casi
doue uenesse imposta da imponersi pena afflictiua — Cap : X«
Item che detti soprastanti non possino ne debbiano pro-
cedere ne sinare in caso aichuno dove uenesse imposta o da
imporsi pena di sangue o di corpo afflictiva cioè fustigatione
o incisione d' alchun' membro o d' ultimo supplicio, la qual
cognitione et essequutione di detti casi si lasci all' ordinario
cioè Governatore et Officiai generale di detta Città al qual
di raggione speitara. Neil' altri casi habbia luogo la preven-
tione.
Che li soprastanti possino imponere datij alle botteghe
lintrata de quali meta sia della Chiesa predetta — Cap : Xi.
Item che detti soprastanti possino imponere per pisone
de tutte et singule botteghe et luoghi ancorché fossero pro-
prie de particolari servando equalità da bottega a bottega et
da luogho a luogho et secondo el suolito della fiera di Santa
Lucia di detta citta et anco per banchetti lintrata de quali sia
et esser debbia applicata per la meta solo alla fabrica et cose
HBXA DEL CAMPITELLO l^
necessarie prima di detta chiesa et poi ali' ampliamento di detta
fiera et suo serraglio et V altra meta alli padroni de esse bot«
teghe et luoghi. Et anco il pagamento o pigione imposta sgra«
uare minuire et alterare secondo la qualità de tempi et augu*
mento d' essa fiera comporteranno. Et nessuno possa ne dehi
bia contradire ne contrafare sitpo detta pena, et ognuno deb*
bia pagare quanto sarà tassato ciasch' una bottega da per se
ancor che fosse padrone d' essa bottega et dichiare la pigione
et pagamento.
Che se habbia fare un libro carfulato
nel quale se scriuano tutti prouenti sine et atti. — Capo Xij.
Item eh' in ogni fiera di Santa Maria del Campitello pre»
fata et per ogni Camerlengo se debbia fare un libro cartulato
dove se debbia per el notano d' essa fiera scriuere tutto quello
che in mano d'esso camerlengo entrara et similmente ne uscirà
sotto pena di perdita di tutti suoi prouenti et del doppio di
quanto lasciasse de scriuere, da applicarsi irremisibilmente a
detta chiesa, et similmente debbia fare el detto notarlo un li-
bro nel quale ci possa et debbia scriuere tutti atti et sine an«
cor de cause summarie et picciole che siano, accio d' ogni
tempo apparisca la dicisione. Li quali libri finita la fiera et
fatti li conti el Notarlo li debbia publicare subito et lasciarli
in. mano del camerlengo generale di detta chiesa sotto det«
ta pena.
Che dopo la fiera haura presa for:(a si possa haver
Uff poca de recognitiotie et la quarta parte delle pene. — Cap: Xiij.
Item che li detti soprastanti che per li tempi saranno con-
sultore et notarlo doppo che la fiera hauerà presa un poco di
forza et auuiamento nelle cose premesse possino et debbiano
bavere un poco di recognitione onero salario secondo dechia-
reta il prefiito Priore con li suoi discreti d' essa fraternità pur-
20 RICCARDO GltADASSl*LUZl
che nella magior somma per nessun tempo mai passi mi' du»
cato de carlini dieci per ciaschun soprastante delia quarta parte
delle pene che non sono applicate alla chiesa et tutto el pro-
uento intiero del bancho delli pasetti et sigilli et il uitto ho-
Destamente per detto tempo et per se soli et non più altra
cosa alcuna maL
Che li soprastanti debbiano inuestigare
non si cornetta furto ne si vada per la fiera di notte poi il suono
•• . . _ _ ^% ^»»»«»
di campana — Gap : Xiiij.
Item che li soprastanti predetti debbiano con ogni dili-
gentia possibile curare che nessuno cometta alchuno delieto
ne furto et inuestigare che per detta fiera di notte poi el terzo
suono della campana, qual debiano ogni sera far suonare, nes-
sun uadi in uolta et chi contra farà incorra in pena de doi
scudi d' oro cioè per ciaschuno et ciaschuna uolta che sarà
trouato senza luma da applicarsi egualmente alli detti sopra*
stanti et assegnare per egual portione della qual pena non si
possa fare gratia alchuna. Con questo però eh' ogni sera se ne
debia fare pubblico bano da parte de detti soprastanti nell' hora
dell' Auemaria et s' alchuno sarà trouato portar arme doppo
detta hora incorra in pena delli bannimenti da applicarsi per
un terzo a detta chiesa un terzo alli soprastanti et un terzo
all' essequutore et in nessun caso una pena si confonda per
r altra.
Che li soprastanti commettendo alchuno delitto o fronde
incorrano in pena — * Gap: XV«
Item che se detti soprastanti o ciaschuno d' essi cbmmet-*
lessino alcuna firaude onerò alchuno delitto del quale havessino
notitia uno o più di loro debitamente non punissero incorrano
in pena de ducati dieci d' oro in oro et perdita di lor emo-
lumenti per ciaschuno et ciaschuna uolta da applicarse aUa
FIERA DEL CAMPITELLO 21
fabbrica et altre cose necessarie di detta chiesa di Sancta Ma^
ria del Campitello, et in ciò credasi al detto d' un testimonio
con giuramento.
LIBRO SECUNDO
dell' ordine, luogo et tempo
di detta fiera
Dd luogho doue hanno da stare le mercantU
a uendere — Gap: I.
Item che dentro da serraglio murato el al presente cir-
cundato di muraglia di detta fiera di Santa Maria del Campi-
tello ordinatamente nelle strade fatte et da farsi siano le bot--
teghe doue habbino a stare tutte mercantie di panni merciarie
corami rami ferri et altre simile nelle botteghe murate et da
murarse secundo che sarà ordinato dalli magnifici signori so-
prastanti che per li tempi sarano et nel modo che sarà da loro
giudicato necessario et la fiera sarà augumentata et necessario
possa ne debbia far altramente sotto pena de diece scudi d'oro
in oro da applicarsi irremissibilmente alla fabrìca di detta chiesa
per ciaschuno et ciaschuna volta.
Cbe dentro dal serraglio passino stare a uendere
V ascella salanti et frutti fin che non uenghi necessita —
Gap: il.
Item che drento da detto serraglio possino' stare a uen-
dere finché non uenghi necessita da douersi fare altre botte-
ghe simili alle predette tutte persone che ui uerranno a uen-
dere r ascella canepa lino casei tondina et altri salami uve
22 RICCARDO GRADASSI-LUZt
paìsse frutti et altre cose comestibile et suolite a uendersi in
quel luogho però et spacio che sarà uicino alla staterà grossa
et publica et secondo che alla qualità di dette cose gli sarà
prima assignato da detti soprastanti come di sopra et non al-
tri ne altramente sotto detta pena.
Che ctpollt botti et begonsi ceste altri legnami
et cose di legname sieno fuora del Serraglio — ^ Cap. iij.
Item che tutte altre robbe come cepoUe botti begonsi
ceste et altri legnami et cose di legname debbiano stare fuo-
ra di detto serraglio et per ordine come chiaschuno sarà or-
dinato dalli prefati soprastanti^ et similmente hosterie macelli
et altri che uendesseno uini et a menuto senza fare hosteria
et in nessun altro luogho se possino ne debbiano uendere
sotto detta pena come di sopra da applicarsi per ciascuno et
ciascuna uolta.
Che li soprastanti debbiano assignare botteghe et luoghi
et far stare arte con arte et nessun possa fare altrimenti —
Cap. iiij.
Item che detti soprastanti a maggior ornamento et co*
modo di detta fiera et de' mercanti et anco di quelli han-
no da comprare possino et debbiano deputare et assignare
botteghe luoghi et banchetti a ciascuno che uerra in detta
fiera in modo pero che habbla da stare arte con arte et es-
sercitio con essercitio purché da detti soprastanti nell'eserci-
tio di quello bavera a lasciare bottega o luogo sia prouisto
subito d' un luogo o bottega et chi non obedirà casch' in pe-
na ad arbitrio d' essi soprastanti da applicarse come di sopra,
et nessun possa vendere ne tenere mercamie di sorte alchuna
in bottegha anchorche la bottegha fosse sua propria ne altro-
ve se prima iion gli ne sarà fatto expresso assignamento dal*
HERA DEL CAMPITELLO 2$
r istessi soprastanti et fatto che sia scritto allibro sotto la me-
dema pena, et manco tener banchetti in strade ne occuparle
con robbe in altro modo.
Che tutti padroni et locatari} di botteghe et luoghi
ogni anno siano tenuti assignare et dar le chiavi a soprastanti —
Gap. V.
Item che tutti locatarij conduttori et padroni delle bot-
teghe et luoghi di detta fiera siano tenuti et debbiano ogn' u-
no di per se et ciaschun' anno in detto tempo che li detti
soprastanti comenciaranno et che deuono cominciare ad eser-
citare ellor offitio hauer assìgnato et dato in nota a detti so*
prastanti tutte botteghe et luoghi di qual saranno padroni lo-
catori o conduttori perpetuamente o a tempo et lassarle in po-
tere di detti soprastanti accio essendo del medemo essercitio
et arte che possino stare in dette botteghe e luoghi secondo
el sopraddetto ordine possino et debbiano esserci confirmati o
prouisto a loro de altra bottegha o luogho conueniente a lor
essercitio sotto detta pena da applicarsi come sopra*
Che i luoghi dove s' harano da uendere V ascella non possino
essere maggiori delle botteghe: — Gap. VI.
Item che per spatio et luogho dove se haueranno da uen-
dere r ascella et altre cose simile et minute non se possa ne
debbia concedere maggior spatio o luogo che sia una delle
botteghe che al presente ui sono fatte et niurate, et possendoce
stare più d' uno in detti luoghi o spatii se debbiano insieme
accomodare sino al numero di doi et non più, et nessuno
facci altramente sotto pena de doi scudi per ciaschuno et eia-
schuna uolta de chi contrafara et chil' concedesse onero da
chi r usurpasse de propria autorità da applicarsi come di soprai
24* RICCARDO GRADASSl-LUZl
Ch' in ciascuna bottega luogo o spatio non possino stare
più de dot et siano del medesimo essercitio — Op. VII.
Item che in ciaschuna bottega luogo o spatio predetto
non possino ne debbiano stare se non doi come di sopra qual
siano et esser debiano d' un medesimo esercitio sotto detta
come di sopra da applicarsi et da pagarsi irremissibilmente
cosi dalli mercanti com' anco dalli soprastanti che. ciò faces*»
sino o consentessino et per ciaschuno d' essi come di sopra.
Che nessuno possa pigliare appisonare ne retenere alcbuna
hottegha ne leuar polisino se non de licentia de* Soprastanti —
Gap. Viij.
Item che nessuno di detta Città ne qualsivoglia altra per-
sona di qual stato conditione dignità o preheminentia se sia
ardisca ne presuma in qualsivoglia modo pigliare appisonare
condurre locare ne retenere alchuna bottega luogo onero
spatio di qualsivoglia esser sorte et in quelli alchuna scritta
ponere ne leuare se non de e^ressa licentia et consenso delli
stessi soprastanti che per li tempi saranno et che prima non
sia scritto alUbro di mano del predetto notarlo ad instantia
et presentia de chi li vorrà ancorché fosse padrone principale
di dette botteghe o altramente come di sopra conduttore etcc.
sotto pena di dieci scudi d* oro da applicarsi per un quarto
alli prefati soprastanti, un quarto all'accattore et essequutore
et doi quarti a detta chiesa come di sopra.
Che nessuno possa ritenere più d* una hottegha luogho o spatio
d^ un medemo essercitio — Gap. Viiij.
Item che nessuno come di sopra possa ne debbia in
detta fiera in modo alcbuno far ne tenere più d' una bottega
FIBRA DEL CAUPITELLO 2$
o luogho o spatio o bancho cioè per ciaschuno et medemo
essercitio ch'avesse o facesse sotto detta pena da aplicarsi
come di sopra.
Cb^ nessuno possa recondurrè ne retenere alcbuna
bottega ne concordare de pisone in intrare in compagniaj^
Cap. X.
Item che nessuno come di sopra possa ne debbia con-
dure dare ne recevere in modo alchuno alch'una bottega in
luogo in detta fiera ouero altramente concordare d'alch'una
pescione ne recondurre da altra ne con akra persona che con
r istessi soprastanti che per li tempi saranno, ne menor intrare
in compagnia o in luogo di altri surrogarsi o farsi subrogare
o d'essere subrogato o posto procuri ne consenta ne intrare
per uendere o tenerci alch'una cosa da uendere d'altri fuor
de quelli hanno detu bottega o luogo condotta da detti so-
prasunti sotto pena di dieci scudi d'oro come di sopra da
applicarsi per ciascuno et ciaschuna uolta et parimente incorra
in la medema pena quello che receuesse seco una o più per-
sone con qualsivoglia quantità o qualità di robba contra la
forma delli presenti capitoli.
Che ciaschuno possa fare sballare robbe et retenerle in soprastantarìa
finche si proueda di bottega — Cap. XI:
Item che ogni uno porterà alcuna quantità o qualità de
robba in detta fiera possa fare sballare in soprastantarìa et
iui retenerla finché si possa prouederle di bottega o luogo,
per spatio pero di tre o quattre huore et più se parerà ne-
cessario et intanto dette robbe uendendose el padrone de esse
paghi per pisone d' esse per mezza bottega qual prouento
sia applicato solo alla detta chiesa per parati o luminari] o
altre cose necessarie.
26 RICCARDO GRADASSI-LUZI
Che ogn' uno possa stare nelle possessioni contigue alla fiera
purché non siano con frutti serrate — Cap: XII.
Item che nessuno possa impedire persona ale' una che non
possa liberamente durante detta fiera di notte et di giorno
stare. in le posizioni contigue a detta fiera doue però non
siano frutti di mela fichi persica uva et altri simili frutti ser-
rati, et tenerci bestiami et altre cose a uendere et a conser-
vare secondo che dalli prefati soprastanti sarà designato et or- '
dinatOy et facendosi alchuno danno con bestie si paghi solo
Temendo sotto pena d'aplicare come di sopra.
#
Che la fiera sia franca et duri per dicci giorni
et non più — Capo XiiI (').
Item che la detta fiera habbia da durare per dieci giorni
continui da incomenciare alli quindici del mese di Settembre
et come seguita da finirse nel qual tempo a ciaschuno sia
lecito di uenire con le sue mercantie di qualunque conditione
qualità quantità et ualore se siano et condure ogni sorte de
animali et cauarli anco di temi per portarli a uendere in detta
fiera et in la medema con dette fobbe stare permanere uen-
dere barattare comprare et infra detto tempo et luogo libera-
mente et securamente extrahere et leuare senza alcuna gabella
o pagamento di pedaggio ogni impedimento et molestia della
detta Communità officiali et sudditi de essa et d'ogni altro
qualsivoglia superiore et particolare persona in qualunque
modo da darsi per qualsivoglia causa cessante eccetto' per
(i) S* è visto che l' Angeloni estende t quindici fiorai It dorata della fieri. Ignoro
dove abbia attinto tali notizie: certo si è che l' arclÙTio della Coofrateraita non ha do-
cuoenti che possano giustificare l'eSattezM di tale asserzione. La formula sacramentale
del Capo XiiiI esclude anche l' ipotesi di nn cambiamento successivo.
PIERA DEL CAMPITELLO l^
r infrascripti casi riservati et cosi per ogni persona di qualsi-
voglia esser et sia stato grado conditione o preeheminentia
che verrà per detto tempo a detta fiera sia et esser debbia et
possa uenire stare et ritornare con tutto quello che portasse
conducesse comprasse et legittimamente leuasse di detta fiera
libera franca essempta secura da ogni arrestationi molestia et
da ogni superiore giudice officiale et essequutòre per qualsi-
voglia esser debito ciuile facto in detta Città o altrove fuor
di detta fiera cosi per cose camerali Represalie et delitti co-
me ancor per altre cose particolari, eccetto delitti per li quali
fosse imposta o uenesse da imponersi pena capitale et per de-
biti fatti in detta fiera o obligati pagarsi in essa och' alli pri-
uilegi d'essa fosse renuntiato. Possano essere li debiti da
detti soprastanti summariamente astretti a pagare et le dette
persone cose et beni siano et esser debbiano franche libere
et essempte come di sopra et anco da ogni pagamento di ga-
bella de Entrata uscita et passo detta fiera durante. Eccetto
che non sia lecito cauar olio senza gabella suolita et che le
robbe non siano state in fiera almanco doi giorni et iui con-
servate per quelli ceF haranno portate senza anche uendute o
possute uendere.
. Che la fiera non si possa per nessun' tempo mai prolungare
oltre a dieci giorni predetti. — Cap: iiil.
Item che detta fiera per nessun tempo mai se possa ne
debbia ne per pochi ne molti giorni prolungare in modo al-
chuno più del detto tempo di dieci giorni anchorche li mer-
canti et concurrenfi in essa ne facessino instantia.
2S RICCARDO GRADASSI-LUZI
LIBRO TERZO
DBLU PESI ET IfSSURE.
Che ciascbuno debbia tenere el peso et tnesura agiustati
et sigillati ^ Gap: L
Item che ciasch' un Mercatante de panni et ognaltro
artefice d' ognaltra cosa che uendera a pesa o a mesura sia
tenuto et debbia hauere el passo ouero misura da detti So-
prastanti aggiustato sigillato et lottato col peso misura sigillo
et bollo di detu Communità et Chiesa respectivamente et
per huomo a ciò deputato o da deputarsi qual mesura et pesi
non possano essere ne maggiori ne minori di quelli della
Città di Temi sotto pena da applicarsi come di sopra.
Che nessuno mesuratore possa mesurar' se prima
non bavera sigillato — Cap: il.
Item che tutti et singuli mesuratori de botti et d' ogni
altra cosa che se hauesse a uendere misurata, non possano in
modo alchuno mesurare ne aggiustare qual si uoglia esser cosa
da mesurare o suolita a uendere a mesura se prima essi mi-
suratori non haueranno mostrata hauer misura giusta conforme
alla mesura di detta Città et quella fatta anco sigillare et
bollare come di sopra sotto detta pena.
Che nessuno possa uendere ne comprare da dieci libre
in sopra se non alla staterà grossa. — Cap : ni.
Item che ogn' uno qual uorrà uendere o -comprar' alchu-
na cosa da dieci libre in sopra sia tenuto et debbia pesare
alla staterà grossa acciò deputata, et al suolito et deputato
luogho su detta fiera, et posta da detti soprastanti sotto detta
FIERA DEL CAMPITELLO 2$
pena da applicarsi come di sopra et la perdita delle robbe
eh' hauerà pesate o pesara in firaude quali siano et esser deb-
biano di detti soprastanti et inuentori per egual portione per
chiasch' uno d' essi.
LIBRO QUARTO
DBLU PKOVBKn EELLA FIERA (').
Che per mercede del $u0iìare rum si possa pigliare
pa che fne:(;(p grasso et un grosso — Cap: I.
Item che per mercede del sigillare, li detti soprastanti
non possino pigliare per sigillo di passo piccolo, boccale,
mezzo et foglietta più di mezzo grosso et per sigillo di chia-
schun passo longo belancia et staterà un grosso cioè quattrini
uenticinque et manco secondo ad essi soprastanti parerà uè-
dendo che chi ha da uendere con dette mesure de passo longo
bilancia et staterà habbia poca robba da uendere.
Che li mercanti di panno
debbiano battere il Passo longo — * Cap: il.
Item che tutti et singuli mercanti et quelli uenderanno
panno di lana di qualsiuoglia sorte siano tenuti et debbiano
hauere et tenere la mesura longa da doi braccia sigillata come
(i) Athialiiiciitc i proTCDti del potteggb ( ■asti Hmitati pe* fitti narrati ndbt i»-
trodnxiooc) ttanoo • beociiiio dell'Ospedale Civile. Ciò fioo dal tempo io coi i beni e
t diritti della Coofraterniu di S. Loda Tennero incorporati alla Gonfratemita di S. Ni-
candro die aTct la cara dell' Ospedale degl' infermi 0739 )•
50 RICCARDO GRADASSl-LUZI
di sopra et con alch' un altra non possano uendere ne mesu-
rare sotto pena di dieci ducati d' oro da applicarsi come nel
capitolo delle fraudi et fraudanti se dirà, per ciascuno et cia«
se' huna uolta codtrafara.
Che si paghi per ciaschuna bottega luogo o spatio
quanto sarà da* soprastanti tassatg — Cap: ni.
Item che per ciaschuna bottega luogo o spatio s' habbia
da pagare quanto sarà signato per essi soprastanti nel tempo
di detta fiera siccome nelli presenti capitoli et secondo eh' ad
essi soprastanti per il signato piacerà di fare in riscuoter et
esiger et tutto quello sarà pagato riscuosso et essatto ancor-
ché fosse pochissima cosa fino ad un quattrino se debbia pa-
ghare in mano del Camorlengo et scriuere allintrata d' esso
per mano di detto notario, pero che dal signato non si possa
ne debbia far gratia alchuna ne manco si pessa signare più di
quello che nelli presenti capitoli sarà espresso tassato o data
faculta di tassare.
Che nessuno possa esigere più di quello sarà tassato
ne farsi prestare passi o pesi — Cap : uil.
Item che a nessuno sia lecito pigliare leuare riscuotere
o riceuere alch' una cosa da qualsiuoglia conduttore o condut-
tori de qualche se sia bottega o luogo di detta fiera cosi or-
dinario come extraordinario oltre alia meta che spetta a lui
come di sotto si dira et secondo si conterra nel polisetto
apposto in dette botteghe et luoghi et in ciò se possa et deb-
bia dare el giuramento et esaminare ogn' uno che parerà a
detti soprastanti et a ciasch' uno d' essi ne manco imprestare
ne farsi imprestare passo mesura o peso sotto detta pena co-
me di sopra da applicarsi per ciaschuno et ciaschuna uolta et
in ciaschuno di detti casi*
n£RA DEL CAMPITELLO 3X
Che le pesciofti non si possino alterare
sen:(a el Consiglio o Credenza — Cap: V.
Item che le pescioni di dette botteghe et luoghi non sì
possino ne debbiano per alch^uno tempo mai alterare senza
el decreto del pubblico et general consiglio onero della Cre-
denza di detta Citta sotto le predette pene per ciasch'uno et
ciasch'una uolta che se contrauenesse^ da applicarsi come di
sopra«
Che la meta delle pescioni sia delli padroni delle botteghe
et V altra della detta Chiesa *^ Cap. VI.
Item che de tutte et singule pescioni che si pagaranno
dalli mercanti et artefici delle botteghe et luoghi posti in detta
fiera, la 9ieta sia delli padroni di dette botteghe et luoghi et
r altra meta di detta chiesa di S. Maria del Campitello se-
condo sarà descritta nel polisetto posto dalli soprastanti in
esse botteghe et luoghi, tal che se li padroni di dette botte-
ghe si uoranno seruire di quelle per uso loro secondo la for-
ma delli presenti capitoli siano parimenti tenuti pagare la meta
di quello sarà signato nel detto polisetto alli detti soprastanti
et camerlengo et similmente siano et esser debbiano della detta
chiesa del Campitello. Tutte pescioni d'altre botteghe luoghi
et banchetti Hosterie Macelli et passi che si locassino intiera-
mente se non haueranno padroni particolari come di sopra
cioè dati et concessi dalla detta fraternità et suoi Deputati a
tal' effetto fino a terza generatione o altramente in perpetuo.
Che tutte spese si faranno si paghino delle intrate
de essa fiera — Cap. Vii.
Item che tutte et singule spese qual' se faranno per detti
soprastanti cosi per il Vitto com' anco per fuochi et lumi et
32 RICCAKDO GRADASSl-LUZl
altre cose necessarie circa alla detta fiera et sua custodia et
per causa de essa et essercido di de.tto offitio se debbia pa-
gare delle intrate et prouenti di detta fiera li qual lumi et
fiioghi li possano et debbiano fare et tenere di notte accesi
secondo a loro parerà necessario.
Cbel guadagno et emolumento della banca
se diuida egualmente. — Gap: VnL
Item chel guadagno della banca delli prefati soprastanti
et altri emolumenti deputati a detti soprastanti Dottore et
notano siano et esser debbiano fra essi tutti comuni et diui-
dere fra essi soprastanti Dottore et notarlo tanto per egual
portione.
Che per pesatura delle robbe si paghi quello
che si pagha in Terni. -— Gap: Viiij.
Item che per pesatura di qualsiuoglia essere robba da pe-
sarsi in detta fiera s' habbia da pagare quel tanto è suoUto
pagarsi nella città di Temi al tempo della fiera di Santa Lu-
cia et è stato suolito laltr* anni nella predetta fiera del Gam-
piteUo.
Che tutti danari et prouenti della sattera botteghe
luoghi et banchetti uadino in mano del Camorlengo —
Gap: X.
Item che per seruitio di detta chiesa di Santa Maria del
Gampitello et predecta fiera et soprastanti d* essa sia et esser
debbia un Gamerlengo generale da elegersi et nominarsi in
detta fraternità nel medesimo giorno luogho et tempo che
saranno eletti et nominati li detti soprastanti come di sopra ,
1' officio del quale babbi a durare un anno intiero et non più
FIERA DEL CAMPITELLO j)
qoal sia idoneo de facilità et fede, in mano del quale se deb-
biano mandare et dare specialmente ogni sera tutti danari che
se pigUaranno dalla staterà, quali danari incontanenti saranno
dalli pesatori presi se debbiano mettere in una cassetta serrata
a chiane la qua! debbia tenere el detto camerlengo et detti
danari giornalmente durante detta fiera ogni sera sia dal ca-
merlengo presi contati et numerati inpresentia delli detti so*
prastanti rogato el notarlo d' essi della quantità che ui sarà
retrouata et consignata in mano d' esso camerlengo senza al*
cuna diminutione ne altra requisitione. Et similmente siano
dati tutti altri danari et prouenti de pisoni di botteghe luoghi
et banchetti della detta fiera, o per causa d' essa et pene si
pagbaranno come nelli presenti capitoli. Et quelli minutamen-
te fino ad un minimo quattrino detti soprastanti debbiano per
detto notarlo farscriuere al libro et conto di detto camerlen-
go generale. Et di quelli esso camerlengo secondo che a sue
mano entreranno tenerne buono et fido conto con efiectuale
restitutione subito finito el suo officio al camerlengo generale
di detu chiesa del Campitello che sarà a lui successore de*
tratte tutte le spese et prouenti d' essi soprastanti, et ad esso
camerlengo saranno messe in conto in fine d' essa fiera et poi
della detta chiesa et non si facci altramente sotto le maggior
pene sopra et infra scrìpte da applicarsi a detu chiesa et sua
fiibrìca per ciaschuno et ciaschùna uolta.
LIBRO QUINTO
DELLE FRAUDI FRANATI ET PENE
Che qualunque non reUnera le rohhe per dot giorni
in fiera paghi la gabella. -^ Gap, L
Item che tutti quelli passeranno per detta Città suo ter*
rìtorio et distretto nel tempo di detta fiera con alchona sorte
Artkiwio storico U. y>
34 RlCCMtDO GRADASSl-LUZl
di mercantie o de animali sieno tenuti pagare la suolita ga-
bella ouer passaggio se dette mercantie et animali per doi giorni
et intieri senza hauerle uendute in detta fiera publicamente
non teneranno , et dette mercantie non sbaliaranno i modo
che ciaschùno per prezzo competente le possa uolendo com*.
prare et in modo che euidentemente apparisca non hauerlo
fatto con animo de fraudare detta gabella. Et qualunque of-
ficiale et particolare persona contrafara ipso facto casch'in
pena de uinticinque ducati d' oro da applicarsi alla fabbrica de
detta chiesa et fiera per doi terzi et per un terzo alli sopra*
stanti et essequutore per egual portione.
Che ciascVuno uenderà a peso o a mesura sia tenuto dare
el giusto col peso et mesura sigillata. — Gap. il.
Item che ciaschùno uendera a peso o a misura sia tenuto pe-
sare et mesurare col peso et misura giusta et sigillata et dare
a ciaschùno el giusto peso et mesura sotto pena de dieci du«
cati d' oro da applicarsi come di sopra et emendo del manco
dato al patiente in doppio, et se ciò sarà per mesura o peso
scarso in se stesso anco per non hauer sigillato, una pena non
si confonda per T altra, ma sia tenuto ciaschùno a pagare la
pena per tutti li delitti commetterà in ciaschùno caso.
Che non si possa uendere carne £ alcuca sorte sen^a licentia
de* soprastanti. — Gap: ni.
Item che nessuno possa ne debbia uendere alcuna sorte
ne qualità ne quantità de carne ne a peso ne in altro modo
senza expressa licentia delli detti soprastanti et che prima da
loro non sia stata uista er hauta certezza che non sia carne
di bestia morta da se stessa o per qualche infirmila o infec-
tione sotto detta pena da applicarsi come di sopra.
FIERA DEL CAMPITELLO 35
Che nessuno possa uendere una cosa per un* altra. -— Cap: iiiL
Item che nessuno possa uendere una cosa per un' altra in
qual si uoglia specie et qualità di robbe o cose sotto detta
pena et emendo del doppio al patiente per ciascuno et cia-
schuna uolta da applicarsi come di sopra.
Che le pene de maleficij comessi con arme se debbiano
duplicare et non gratiar se non del quarto. — Cap: V.
Item che tutti et singuli maleficij predetti, eccetto li re-
seruati qual si commettessino in detto Territorio et Distretto
di detta città di Terni con alcuno che uenesse in detta fiera
nel tempo che la- dura con alcuna sorte d' arme le pene se
debbiano duplicare et se intenda leuato via ogni beneficio ec-
cetto che detti soprastanti in detti et altri tutti et singuli casi
habbiano auctorità et omnimoda facultà di possere componere
granare et gratiare respectiuamente fino alla quarta parte et
non più.
Che li Zengari non possano stare ne essere
assicurati in detta fiera ne fuora nel conuicino. Cap : VI.
Item che nessuna quantità ne qualità o sorte di Zengari in
modo alchuno possa ne debbia in tempo di detta fiera durante
come di sopra ne per doi giorni prima né poi stare di giorno
ne di notte ne per poco ne per assai tempo in detto Terri-
torio ne fuora ne conuicino ne manco se possino da detti so-
prastanti ne da altro superiore assicurare ne dare alcima sorte
de licentia di posser stare, et dandoseli la licentia sia nulla, et
uenendoci in qual si uoglia modo possino essere da ognono
sgualisiati et presi et dati subiio in mano della corte et dete-
nuti finché la fiera sia in tutto finita et per detti doi giorni
da poi, et non procuranno detti soprastanti o alchùno d' essi
3$ RICCAIDO GRADASSl-LUZl
a tutto lor potere la Captura d' essi Zengarì s' intenda incorso
in la pena de uenticinque scudi d' oro da applicarsi come di
sopra et de priuatione del lor officio.
Che si proceda da simile a simile. — Cap : VII.
Item che in tutti et singuli casi descrìtti nelli presenti ca-
pitoli nelli quali se pfirla de soprastanti et d'offitio loro del-
l' ordine et tempi della fiera, delli pesi et mesure delle fraude
et fraudati, pene et premi] spese et prouenti et altri casi non
espressi nelli presenti soprascrìtti Capitoli, si possa et debbia
per li soprastanti officiali et altri deputati procedere da simile
a simile secondo eh' a detti soprastanti officiali et deputati pa-
rerà più conueniente et a proposito.
Che subito finita la fiera si faccino li conti et conseghi
in mano al camerlengo quanto resterà. — Cap: Vltimo.
Item che detta fiera subito finita sarà, se debbiano far li
conti et sallo del Camerlengo soprascritto prima che detti so-
prastanti si partino dal luogho di detta fiera et nello ultimo
giorno che la finirà sotto la pena di perdita di tutti lor emo-
lumenti et salarij et lintrata se debbia liquidare detratte tutte
le spese et cosi liquidata se debbia far scriuere nel sudetio li-
bro et lassare el tutto in mano del sopradetto Camerlengo di
detta Chiesa di Santa Maria del Campitello con rogito di
detto notarlo da farsi in fine del detto libro dell* atti et la-
trate et uscite del sallo et conto fatto et di quel che resterà
di guadagno et intrata.
Che Iddio facci sia principalmente sempre a sua luade et
gloria et cosa buona utile et fructuosa all' anime de tutti et
anco stato et grandezza deUa magnifica Città di Temi. Amen.
Amen. Amen. (')•
(i) Stgne il decreto d' approTuione emtnato dal Cardinal Vitelloeto VitcUI, aTcatc
la data, poeu io fronte alla pcrfaaieaa, del giorno u Settembre 1567.
IL LIBRO ROSSO
DEL COMUNE DI CAMERINO.
(1207 - 1336)
U programma del nostro periodico non comporta
la pubblicazione, per intero, di una lunga serie di do*
cumenti: mi conviene perciò in più modesti limiti
restrìngere la notizia di un antico e prezioso codice
d' istorìche fonti per la città di Camerino. Contiene
questo, autenticamente esemplati e copiati, molti pri-
vilegi, contratti, istromenti, bolle, quietanze e rescritti,
che riflettono gli interessi del comune, e che a mag*
gior sicurezza e più valida conservazione raccolti in
un solo volume, doveano gelosamente custodirsi nella
cassa detta delle cinque chiavi. E a buona nostra
fortuna gli antichi ebbero sifiàtta precauzione, giac-
ché altrimenti quelle carte, nella porzione maggiore,
sarebbero già distrutte e perite. Né V esempio di tal
diligenza é singolare; che eziandio di molti altri
comuni si conosce la medesima solerzia per la cu-
stodia de' più rilevanti documenti , e per la cura di
trame due o più esemplari, affinché stessero al co-
38 IL LIBRO ROSSO DEL COMUKE DI CAMERINO
perto da ogni danno e sorpresa. Questi volumi d' or-
dinario venivano appellati i Libri rossi dei comuni,
forse perché la loro copertura era di pelle o di
drappo di quel colore. Il nostro libro rosso pertanto
esiste ancora neir archivio segreto municipale al cas-
setto T. n. 49 ; è in pergamena, in folio di cm. 40
per 28, con rilegatura in tavola coperta di marocchino
rosso, con borchie di ottone, abbastanza conservato.
La i.^ pagina è bianca: la 2.* dovea esserlo egual-
mente in origine, ma poi vi furono scritte queste
parole: Le castella che contribuisse y con sei nomi di
terre. Nelle 3 .' e 4.* sta V indice delle rubriche € Ista
sunt instrumenta que continentur per ordinem in pre-
senti Registro » La 5.' è bianca, e la 6.* ha i Nomi
delle terre obbligate a offrire il pallio e il tributo di
cera al Comune. Gli istromenti incominciano dalla
pag, 7.* e vanno di seguito : le pagine non sono
numerate e lo scritto occupa cm. 29 per 19.
I documenti trascritti sono novantacinque, dei
quali taluni intercalati, senza numerazione, altri du-
plicati, e vanno dal 1207 al 1336. Ma V ordine onde
sono disposti e copiati non é il cronologico, almeno
nella massima parte, registrandosi saltuariamente quelli
che antecedono V anno 1297 e serbandosi solo dap-
poi la serie de' tempi. Peraltro pubblicandone qui il
Regesto io ho voluto guardare innanzi tutto la cro-
nologia, senza trascurare la nota del posto che ten-
gono nel codice, per comodo di chi volesse consul-
tarne alcuno.
Devesi ancora avvertire che nei cinque numeri
inclusi dal LXIII al LXVII, vengono registrati i
giorni e i danari pagati in. conto del prezzo dei
MILZIADE SAKTONl 39
castelli di Piastra e Fiuminata, dei quali io non ten-
go nota.
In fine del n. LXXXVII si legge la memoria
del notato scrittore in queste parole. Ego Angelus
qd. magistri Baroni de Camerino imperiali auctori-
tate notarius et judex ordinarius prout inveni supradi-
cium privilegium et omnia supradicta in aulhentico publi-
cOj ita hic bona fide sine fraude trascripsi et esemplavi....
et una cum providis viris magnifico Venantio magistri
Riccardi^ magistri Ufreductii, et magnifico Venantio....
Nuntìo magri Francisci notariis de Camerino diligen-^
ter auscultavi. Sub anno Domini ij4^ ind. i) tempore
dni. Clementis Pp. Vly die 26 mensis septembris. Mtum
sub audientia episcopatus dicti dni. Episcopi. >
Il periodo di storia camerinese abbracciato da
questi documenti^ é periodo assai travagliato dai par-
titi e da sventure, anzi dalla massima delle sventure
quale fu la distruzione della città compiuta dalle
truppe di Manfredi neir agosto del 1259. E raggrup-
pando gli avvenimenti intorno a quella funesta data,
potrebbe dirsi che qui leggiamo il proposito nel po-
polo a diventar grande e potente ; e dopo la disfatta
gli sforzi a tornare alla primitiva sicurezza e valore.
Donde gli acquisti fatti dal comune per allargare i
confini dello stato si dalla parte dell' Umbria , che
da quella della Marca ; e i favori accordati alla gente
del contado per attirarla air ossequio della città. A
questo aumento di forza materiale si fan corrispon-
dere le concessioni e i privilegi che a sua volta il
comune sollecitava ed otteneva dai potenti sovrani ,
fossero di parte guelfa o ghibellina, a seconda del-
l' aura che air una o all' altra fazione lo sospingeva.
40 IL LIBRO ROSSO DEL COMUNE DI CAMERINO
Ecco adunque la somma dei documenti, alcuni
dei quali sono stati prodotti dal Lilii nella sua HisUh
ria di Camerino^ mutilati peraltro sempre e sovente
scorretti.
I. Instrumentum submissionis castri Belfortis.
( vili ).
Riccomamo console di Belforte, e gli uomini di detto
castello, promettono a Teobaldo potestà di Camerino, il qua-
le accetta pel comune, di comportarsi come minore verso il
maggiore; di far guerra e pace secondo comanderà la città;
di pagare ogni anno per ciascun fuoco al i.^ maggio, 26 de-
nari, eccettuati i militi, i figli de' militi, e coloro che riten*
gono r onor della milizia, come pure i chierici e le vedove.
La città da sua parte si obbliga difendere Belforte, come gli
altri castelli e gli altri beni del comune.
( 1205, IO octobr. In castro Bdfortis, Albrìcus not ).
2. Privilegium concessionis habite ab Octone im-
peratore. ( XVI ).
Ottone IV imperatore de' romani , atteso Y animo de-
voto de' camerinesi, conferma le loro buone e giuste usanze
e consuetudini, le loro possessioni e tenute. Pena 30 libre di
oro puro a chi recasse molestia o impedimento. Condona i
danni e i malefici recati dai camerinesi contro Y imperatore o
r impero pel castello e rocca di Pioraco.
( 12 IO, IV Kal. sept Apud Abatiam S. Salvatorìs de monte Amiata»
per maniim Gualtcrìi prothonotarìi ).
MILZIADE SANTONI 4I
3. Lictere confirmationis habite a D. Sedis apo-
stolice Legato. ( XIX ).
Guglielmo di Beramania cappellano di Onorio III e le-
gato della S. Sede, sulla petizione di Bonguadagno giudice
del comune, conferma ai camerìnesi tutto ciò che con ragio-
ne e pacificamente posseggono, salvo in tutto il mandato
del Papa.
( 1225, non. decembr. Perusii» Gentilis Latini not. ). *
4. Instrumentum venditionis castri Antici. (VII).
Brandano di Antico ed Offreduccio vendono a Venuto
di Bernardo sindaco del comune, il Poggio del castello di
Antico , co' suoi fabbricati , per devastarlo. Sottomettono il
castello alla città, e ricevono in compenso mille libre, obbli-
gandosi Brandano di far consentire al contratto il fratello
Corrado.
( 1251, die III exeunte mardo. Petrus de Sentine not. ).
5. Item. ( VII. bis ).
Corrado di Antico consente alla vendita del castello e
Poggio fatta da suo fratello Brandano, e riceve 500 libre.
( 1232, 5 junii. Qmerini. Gimbius Bacan. not ).
6. Privilegìum jurisdictionis comunis civìtatìs Ca-
merini, ubi sunt declarata castra, ville et confinia Ca-
merini. ( LV. et LXXXVII ).
n cardinale Sinibaldo Fieschi, rettore della Marca , con-
cede al podestà e popolo la cognizione delle cause civili e
criminali; T esazione degli affitti e dative; approva gli acquisti
dei castelli, ville ed altro qualsiasi. Li dichiara esenti dai tributi
alla curia romana e ai nunzi, meno del fitto di 50 libre di
Ravenna ed Ancona; e della procurazione quando la paghe-
42 n. LIBRO ROSSO DEL COMUNE DI CAMERINO
ranno le altre città della Marca. Si descrive il distretto di
Camerino, con tutti i luoghi soggetti.
( i24o^ VI KaL febmarìL CameriiiL Angderìiis not ).
7. Aliud piivilegium super dieta confinnatione.
(LX).
Gregorio IX al podestà e popolo di Camerino, conferma
la concessione del cardinale di S. Lorenzo in Lucina rettore
f
della Marca.
( i24o, VI. id nurtii. Dat Laterani an. XIH ).
8. Promissio facta per comune Camerini univer-
sitari Sefri. ( LXU bis ).
Scagno sindaco di Camerino, a nome del comune, pro-
mette a Paolo di Bartolo sindaco degli uomini di Sefiro di
mantenere e difendere le loro persone e possessioni, e fare
per essi guerra e pace, come si £u:ebbe per i buoni cittadini
abitanti entro le mura.
( i24o, die in es. novembr. Raymundus not ).
9. Privilegium confirmationis habite a Frederico
imperatore. (XVII).
L' imperatore Federico Il'considerando la fedeltà e devo-
zione de' camerinesi, conferma loro tutti i beni e possedimenti
e tutte le consuetudini approvate e vigenti, fin dal tempo
deir avo suo Federico e del padre Enrico. Condonando le of-
fese e le colpe contro gli imperiali nunzi e ministri, le pene
e le multe contro gli inquisiti e condannati.
( I24a, mense augusti. Apud s. Geminianum. ).
10. Instrumentum remissìonis facte comuni per
Robertum de Castellone. ( XXXVI ).
Roberto di Castellione vicario imperiale delle Marche
rimette agli uomini di Camerino e suo distretto, tutte le colpe.
MILZUDE SANTONI 43
Spese y pene e danni commessi contro V imperatore e suoi
nunzi. Li assolve dal pagamento di 200 libre dovute al loro
podestà Fr. del Testa e permette che in avvenire si diano ai
podestà per salario libre 300 di Ravenna ed Ancona, e fa
altre concessioni.
( 1246, 6 aprìL Apud Matelicam. B. de Caramania not. ).
11. Privilegium concessionìs habite ob eodem
impefatore. ( XVIII ).
L' imperatore Federico II riceve nella sua grazia il co-
mune e gli uomini di Camerino rimettendo e condonando
colpe e pene. Concede che si diano ai futuri podestà 300 li-
bre ravennati e anconitane per salario, ed assolve dal paga-
mento di libre 200 dovute al cessato podestà Federico Testa
di Arezzo. Di simigliante indulto vuole partecipi Ancarano,
Agolla e Sefro.
( 1246, mense martii. Capuae).
12. Privilegium confirmationis territoriì de Cafri-
lia et aliorum locorum. ( LXII ).
Innocenzo IV, essendo legato della Marca, aveva conce-
dato ai camerinesi Capriglia ed altri luoghi spettanti alla San-
ta Sede, ottenendone sanzione da Gregorio IX. Ora aggiunge
nuova conferma alla concessione primiera.
( 1246, V. id. junii. Lugduni. )
13. Privilegium confirmationis castrorum et di-
strictus Camerini.
Innocenzo IV conferma alla città i castelli, terre, ville e
possedimenti che avea da trenta anni indietro ; e nel modo
come li teneva a' tempi della discordia fra la chiesa e Fede-
rico imperadore.
( 1246, id..jim. Lugdani. )•
44 n* LIBRO ROSSO DEL COMUNE DI CAMERtNO
14. Privilegium confirmationis ipsius jurisdictio-
nis. ( LVI ).
Innocenzo IV conferma tutte le concessioni e privilegi
dati quando egli era legato della Marca, come più pienamente
apparisce dalle lettere allora spedite.
( 1247, n noo. decembrìs. Lugduni. ).
15. Privilegium delegationis super confirmatione
diete jurisdictionis, ( LVII ).
Innocenzo IV commette all' arcidiacono di Camerino che
non consenta a nessuno molestare il comune, circa le grazie
e privilegi dallo stesso pontefice concessi e confermati: ado-
perando air uopo anche le censure apostoliche.
( 1247, vn id. decembrìs, Lugduni. )•
16. Aliud privilegium delegationis super dieta
confirmatione. ( LVIII ).
Innocenzo IV commette al Priore di s. Angelo di Pro-
folio e air Arcidiacono di Camerino d' impedire qualsivoglia
molestia contro il comune, circa i privilegi ricevuti dalla Sede
apostolica, pena le censure ecclesiastiche.
( 1249, id. martii. Lugduni. ).
17. Privilegium inibitionis super dieta jurisdi-
elione. ( LIX ).
Innocenzo IV al podestà e comune di Camerino concede,
che nessuno ardisca molestarli per i privilegi ottenuti dalla
Sede apostolica.
( 1249, id. martii, Lugduni. ).
18. Instrumentum Sindaeatus ad aeeipiendum em-
ptionem de eastro Appennini. ( XLVI ).
Il consiglio generale di Camerino adunato nella chiesa
di S. Angelo, presente Rodolfo de Bussis vicario del podestà
MILZUDE SANTONI 45
Accursio de Saviola, delega Scagno a comprare da Monaldesco
Monaldeschi la metà del castello, torre, girone, edifici, borgo,
poggio, uomini e giurisdizione di Appennino e suo distretto,
per il prezzo di 600 libre di Ravenna.
(1252» die II martii. Paganellus not ).
19. Instrumentum emptionìs de castro Appenni-
ni. ( XLVII ).
Monaldesco Monaldeschi vende a Scagno sindaco di Ca-
merino la metà del castello di Appennino, come sopra, addu-
cendo cause e condizioni.
( 1252, die i4 martii. Paganellus not ).
20. Prìvilegìum declarationis super facto castri
Belfortis. ( XX ).
Innocenzo IV scrive all' arcidiacono di Luni rettore della
Marca, che il comune di Camerino reclama contro il castello
di Belforte , per alcuni atti d' insubordinazione ; e che egli
curi la osservanza dei patti e convenzioni legittime ed antiche.
(1253, II. non. julii. P^rusii. ).
21. Instrumentum emptionis facte comuni de ca-
stro Belfortis. ( XLVIII ).
Giunta d' Albertone vende a Giustizia di Giovanni sindaco
di Camerino, un terreno posto nel castello di Belforte, dove
è il cassaro, per il prezzo di 4 libr. di Ravenna ed Ancona.
( 1256, die 12 ioUL In castro Belfortis. Finaguerra. not ).
22. Instrumentum emptionis facte a lacobo Pan-
tutìe de casareno ibidem. ( XLIX ).
Giacomo di Pantuzia vende al sindaco di Camerino Giu-
stizia di Giovanni un terreno in Belforte per 6 libr. di Rav.
ed Anc.
( 1256^ die 12 julii. Belfortis. Finaguerra not. ).
46 IL LIBRO ROSSO DEL COIfUME DI CAMERINO
23. Instrumentum alterìus emptionìs £aicte de quo-
dam alio casareno ibidem. ( L ).
Maestro Accepto curatore di Giacobuzia vende al sudr
detto sindaco un terreno o atterrato posto in Belforte^ per
sei libre di Rav. ed Anc.
( 1256» die X ex. decembr. Camerini . Finagoerta not ).
24. Instrumentum emptionis castri Jovis, et juris-
ditionis Plebistorini. ( U ).
Ranieri ed Ugolino, anche a nome di Boncontuzio figlio
di Ugolino Bonconte vendono e cedono a Carsidonio Bon-
vicino sindaco di Camerino, il poggio ove fu il castello di
Giove, il borgo di detto castello, le fosse fira il castello e il
borgo, gli uomini di Giove, di Pievetorina e di Casprìano,
pel prezzo di 6000 libr. di bolognini di Ravenna ed Ancona.
( 125 7, mense apriL In Rota apud dsprianum. Finaguerra not ).
25. Instrumentum remissionis facte comuni per
dominum Anibaldum rectorem in Marchia. (XXXVII).
Annibaldo proconsole romano, nepote del Papa Alessan-
dro IV, rettore della Marca, scrive ai podestà e consigli di
Camerino, Fabriano e Sanginesio di condonare i danni arre-
cati tanto contro le curia, quanto contro il comune di Mate-
tica; e confermare lor privilegi ed indulti. Di più restituisce
a Camerino il castello di Gagliole e la villa di Aria; ritiene
Pitino per la Sede romana; cassa ed annulla la convenzione
fatta fra Sanseverìno e Matetica; promette ajuto a Sassetto
castellano di Fabriano perchè possa ricuperare sue robbe tolte
dai Matelicani.
(1258, 5 octobr. Monticull. Janninus not ).
26. Instrumentum emptionis castri Appennini,
Macerate et Piastre. ( I. XXII. LI ).
Magalotto Magalotti di Piastra vende a Migliorato Ta-
lenti sindaco di Camerino la metà del castello di Appennino,
MILZIADE SANTONI 47
cioè della torre e del girone, del poggio e del borgo; il ca-
stello di Macereta ; il castello del Poggio che dicesi Serra ; il
castello di Piastra col poggio, girone, torre, edilìzi e borgo;
pel prezzo di 6100 libr. di bolognini ravennati ed anconitani.
(1259^ ^^ ^ januar. Camerini ; Finaguerra not. ).
27. Instrumentum sindacatus ad recipiendam di-
ctam emptionem prò comuni. ( XXIII ).
Il consiglio generale, presente il podestà Saraceno Buca-
telli delega il sindaco Migliorato Talenti a ricevere da Maga-
lotto Magalotti la consegna della metà di Appennino, Mace-
reta, Piastra, il Poggio e compiere il contratto concluso col
comune.
( 1259, 8 januar. Finaguerra not. ).
28. Instrumentum promissionis facte per Petrum
domini Magàlocti de castro Appennini. ( LII ).
Pietro Magalotti riceve da Bartolomeo Bonaccorsi castel-
lano di Appennino la torre, il palazzo, il castello con sue
pertinenze e giurisdizione ; promettendo guardarlo e custodirlo
pel comune di Camerino.
(1259, 8 augusti. Canterini. lacobus qd. Bonifacii not. ).
29. Instrumentum concessionis facte de castro
ColpoUine et Corvenani. ( XL bis ).
Monaldelsco Monaldeschi cede a Gentile de Varano ca-
pitano della città, il castello di ColpoIIina e Corvenano; e
resta assoluto dai danni fatti ai camerinesi.
( 1261, 31 decembris. Camerini in ecclesia s. Venantii. Rugerius not).
30. Instrumentum emptionis a domina ymilia de
casareno posito ad trivium. ( XLI ).
Mirilia di Rinaldo Bonconte moglie di Matteo d' Uguc-
cione vende a Boncambio Talenti sindaco, una casa posta nel
48 IL LIBRO ROSSO DEL COMUNE DI CAMERINO
trivio (in margine MorrupH) pel prezzo di i8o libr. di mo-
neta nova corrente.
( 1264, die V ex. aprii. Camerini ad locum Fratnim Minorotn. Bona-
junta Paganelli not )•
31. Instrumentum emptionis a domino Meliorato
et Gratia de casareno posito ad trivium. ( XLII ).
Migliorato e Grazia vendono al comune una casa al tri-
vio, per 45 libr. di moneta nova.
( 1264, die V ex. aprii. Camerini ad locum Fr. minorunt Bonajunta
Paganelli not. ).
32, Instrumentum sindicatus hominum Percane-
stri et Ylicis, ad se submictendum comuni Cameri-
ni. ( III ).
Gli uomini di Percanestro ed Elci^ col consenso di Ra-
nieri di Ugolino, si danno al comune di Camerino; e promet-
tono pagare ogni anno 26 danari per focolare ed un cereo
nella festa dell' Assunta e di S. Venanzio ; inoltre di far guerra
e pace a volontà del comune e suo podestà, sotto pena di
mille marche d' argento.
( 1264, die 9 julii. In contrada s. Pontiani. Laurentius not ).
3 3 . Instrumentum sive lictere remissionis facte co-
muni per dominum Symonem cardinalem. (XXXVIII).
Simone cardinale di s. Martino, legato del Pontefice, fa
quietanza al podestà e consiglio di aver ricevuto cento libre
di Rav. censo dovuto alla S. Sede neir anno decorso e nel
corrente.
( 1265, Vm id. febnxarii. Corinaldi. ).
34. Instrumentum Sindacatus ad submictendum
castrum Rocchette comuni Camerini ( V ).
Gli uomini della rocca o rocchetta di Grancìgnano, con
consenso di Ugolino Ugolini, promettono soggezione al co-
MILZIADE SANTONI 49
mune di Camerino, e un tributo di 26 denari per ogni foco-
lare, oltre un pallio di seta nella festa dell' Assunta e di S. Ve-
nanzio. Essi faranno pace e guerra a volontà del podestà e
del comune, sotto pena di mille marche d' argento se con-
traweranoo.
( 1265, die IV ex. junio. Rocchettae. Laurentius not. ).
35. Instrumentum submissionis castri Rocchette.
(VI).
Giunta di Berardo Sindaco degli uomini di Rocchetta
promette a Petriolo del Castellano sindaco di Camerino ciò
che si è stipolato di sopra.
( 126$, die IV ex. junio. Camerini in ecdessia Sanctae Mariae. Ugu-
linus Clptadini not ).
36. Instrumentum subjectionis Percanestri et Yli-
cis facte comuni Camerini. ( IV ).
Angelo di Berardo Sindaco e procuratore degli uomini
di Percanestro ed Elei, notifica a Petriolo del Castellano sin-
daco di Camerino, quanto è stato come sopra stipolato.
(1265, die 1$ jidii. Camerini in ecclessia Sanctae Mariae majoris.
Laurentius not ).
37. Instrumentum vendictionis Collis s. Marie.
(IX).
Fessaluto e Rodolfuccio, in nome anche delle sorelle
Bainina e Marsi bilia, vendono a Ugolino Cittadini Sindaco di
Camerino tutte le terre del colle santa Maria ( di Cessapalom*
bo ) per 100 libr. di Rav. e Anc.
( 1266^ die Xn ex. majo. Apud collem s. Marie. Finaguerra not).
38. Instrumentum concessionis coUis podi! s. Ma-
rie hominibus de Cesapalumbo. (XXI).
Gentile da Varano podestà del comune, ed Ugolino sin-
daco, concedono il colle di s. Maria agli uomini di Cessa-
Archivio Storico li. 4*
50 IL UOMO tosso DEL COMUNE DI CAMEUNO
palombo, che promettono ritenerlo per il comuDe di Ca-
merino.
( 1266, die Xn ex. maja Apod ooQem s. Blaiiae. Finagoem ooL ).
39. Instrumentum venditionis ejusdem coUis. (X).
Filippo di Monco de Cessapalombo , per se e i fratelli ,
vende al comune di Camerino le sue terre poste nel colle
s. Maria, per edificarvi un castello, per il prezzo di 100 soldi
al modiolo.
( 1266^ die Xm OL nulo. Caiìirrini. Finagocna not ).
40. Instrumentum emptionis a Johanne Camere-
no Compangi de casareno posito ibidem. (XLIII).
Giovanni di Sonante^ Camerino di Letulo e Paganello
vendono ciascuno la loro porzione di una casa nel trivio per
40 libn di moneta nova corrente.
( 1266» 2 decembr. CamerìnL Boiia)imta Paganelli not ).
41. Instrumentum emptionis facte a Bonaventura
Thodini de territorio Mercatalis. (XLIV).
Bonaventura Todini vende a Boncambio Talenti sindaco
sette stara di un terreno posto in contrada Pianula, per 70
libr. di moneta nova corrente.
( 1266, die 2 decembr. Camerini. Bonajunta not ).
42. Instrumentum emptionis factae a Francisco
Boni de territorio Mercatalis. (XII).
Francesco Boni Ranieri vende a Boncagno sindaco dieci-
sette stara di terreno nel mercatale per 158 libr. di usuale
moneta nova.
( 1266, 9 decembr. Qmerìni* in palatio dni. Gendlis de Varano. Ray^
naldus not ).
MILZIADE SANTONI $1
43. Instramentum emptionis facte ab Accursio Ara-
velli de territorio Mercatalis. (XIV).
Accursio Aravelli vende al medesimo sindaco un pezzo
di terra ai Mercatale, al prezzo di libr. io di moneta nova
usuale, per ogni staro.
( 1266, i4 decembr. Camerini, ibid. Raynaldus not ).
44. Instrumentum emptionis facte a Marcovaldo
et Raynerio de territorio Mercatalis. ( XI ).
Marcovaldo e Ranieri d' Ugolino vendono a Boncagno
sindaco un loro terreno posto nel Mercatale, per io libr. d'u-
suale moneta nova, ogni staro.
( 1266, 16 decembr. Camerini, ibidem. Raynaldus not ).
45. Instrumentum emptionis facte a magistro Bon-
cangio et Raynerio de territorio Mercatalis. ( XIII ).
Boncagno e Raniero Ranieri vendono a Boncagno Talenti
sindaco, un pezzo di terra nel mercatale per io libr. di mo-
neta usuale nova, per ogni staro.
( 1266, 16 decembr. Camerini, ibidem. Raynaldus not. )•
46. Lictere delegationis facte domino Falconi re-
ctori Anconitane Marchie. ( XXV ).
Gregorio X nomina Falcone di Poggio - Riccardo rettore
della Marca, colle relative facoltà ed onori.
( 1271, II non. maji. Dat Laterani.).
47. Dni. Pape commissio in Ruffinum ad com-
ponendum et ad recipiendum. ( XXV. bis ).
Gregorio X nomina Ruffino da Stradiliano di Piacenza ,
tesoriere nella Marca Anconitana, Massa trabaria ed Urbino^
colle opportune facoltà.
( 1271, VI. id. aprii. Apod Urbem Veterem. ).
*
5 a IL LIBRO ROSSO DEL COMUNE DI CAMERINO
48. Instrumentum sìndacatus comunìs Sancii Se-
verini. (LIII).
II consiglio di San Severino delega Crescenzio Migliorati
a pagare al sindaco di Camerino io mila libr. di Bolognini
di Ancona e Ravenna, nel termine che stabilirà fr. Giacomo
de' Minori , e di consegnare la villa e la pieve di Aria , Cri-
spiero, Fannia o Guardia, Torricella e S. Elena.
1272, die 13 febr. S. Severini in palatio comunis. Benvenutus not ).
49. Instrumentum concessionis facte a sindaco
sancti Severini, comuni Camerini. ( XXIV ).
I sanseverinati con frequenti scorrerie avevano danneg-
giato il territorio di Camerino, come riconosce il loro sindaco
Crescenzio di Meliorato ; per compenso , transazione e concor-
dia, cedono la villa d' Aria , Crispiero , Torricella , s. Elena,
e tutti i luoghi di qua da Potenza, dal monte Crispignano,
secondo limiterà fr. Giacomo de' Minori. Di più promettono
pagare io mila libr. di bolognini di Ravenna ed Ancona: e
per garanzia lasciano in ostaggio i prigionieri; oltre la pena
di IO mila marche d' argento se contravverranno.
( 1272, die Xin ex. febraario. Camerini . Grimaldus not. ).
50. Instrumentum concessionis facte per sindacum
comunis Sancti Severini. (LIV).
Cresenzio Migliorati sindaco di S. Severino cede al co-
mune di Camerino la villa di Aria e la pieve, il castello di
Crispiero , Fannia o Guardia , Torricella e S. Elena, in com-
penso dei danni arrecati alla villa della Costa, Seppio, Meccia*
no , e Mergnano in occasione della guerra ingiustamente
mossa.
( 1272, die XIV ex. febr. Camerini. Bentevegna not. ).
MIUIÀDB SANTOLI 55
51. Instrumentum quietationis facte comuni Ca*
merini per dnum. Fulconem rectorem Marchiae.
( XXVI ).
Fulcone da Poggioriccardo rettore della Marca, presente
Bernardo eletto di Genova vicario generale della Marca e
Ruffino da Stradiliano tesoriere, fa quietanza al sindaco An-
drea di Bonguadagno per libre io mila di Ravenna, riceven-
done sole duemila e assolvendo pel resto; e ciò per non aver
restituito i prigioni di S. Severino secondo il mandato del
Papa.
( 1275, 12 decembr. Apud Montem hulmi. Benvenutus Campello de
Fulgineo not. ).
52. Instrumentum submissionis castri Urbisalie.
( XLV ).
Pietro e Rosso di Gualtieri da Urbisaglia vendono ai sin-
daci di Camerino, S. Ginesio e Montemilone, il castello e la
giurisdizione di Urbisaglia; promettendo ritenerlo in seguito
a loro nome, e fare secondo i loro ordini la guerra e la pa-
ce. Ricevono in prezzo 2 mila marche di argento; e si ob-
bligano presentare ogni anno un pallio a Camerino il giorno
di S. Venanzio, e a S. Ginesio il giorno di questo santo.
( 1276, die 29 octobr. In dstro S. Genesi! ; Pace Monaldi not. ).
53. Instrumentum quietationis facte comuni de
condemnatione facta a comune per abatem Montis
majoris ( XXVIII ).
Il tesoriere del Papa Rambatino Piovanello fa quietanza a
Martino da Firenze sindaco di Camerino per 550 libr. Rav.
e Àncon. in saldo della pena di lib. 700 cui fa condannato il
comune da Bernardo Abate di Montemaggiore rettore della
Marca.
( 1281^ i4 Marti]. Maceratae. Bonaventura qd. Ranieri not ).
54 n* uno rosso hel comuke di cameuko
54* Instnimentum emptioms iurìsdictionis Flu-
minate. (XV).
Giacomo e Bolganiccio de' Bolgarellì vendono al Sindaco
Raniero Talenti i loro uomini e vassalli di Fiominata in
piena giorisdizìone, per 2300 libre di danari Rav. ed Ancon.
con diversi patti e condizioni.
( 1282, 9. decembrìs. dmeriiii in palado Episcopatns airi moratiir
dns. Fotcstas. Salimbme not ).
55. Lictere Nicolai Pp. IV prò securitate curie.
( XXXVII ).
Niccolò IV al potesti, capitano e consiglio di Camerino
fa sapere che dovendo recarsi colla curia a Rieti , lascino li-
beri i passi a tutti i negozianti della Marca e di altri luoghi
che portino a quella citti biada, vino ed altre vettovaglie.
( 1288, V. id. majL Romae ap. S. Petrum. )•
56. Instrumentum concessionis montìs Busiti.
(XL).
Il nobile e potente signore Francesco di Bartolo di So-
mareggia vende a Giacomo Angeloni sindaco ogni ragione
ed azione sulla montagna di Buseto, colle sue selve, pascoli,
e fiumi^ per 50 libre di bolognini di Ancona e Ravenna, con-
donando se valesse di più.
( 1288, die 20 augusti. Camerini. Salimbene not ).
5 7. Instrumentum quietationis facte dicto comuni
per dnum. lohannem de Colupna. ( XXVII ).
Giovanni Colonna rettore della Marca dichiara buona la
quietanza fatta per cento marche di argento da Simone teso-
riere di S. Chiesa, al Sindaco di Camerino che pagò anche
per i comuni di Recanati, Cingoli, Montecchio, Macerata, To-
MILZIADE SAinrOKl $$
lentino, Sanginesio e Belforte, multati per armate scorrerìe e
depredazioni fatte di conserva nel territorio di Spoleto.
( 1288, 20 septembr. Montis hulmi. Benincasa not ).
58. Instrumentum si ve lictere remissionis facte
de offitialibus qui flierunt Perusii. ( XXXIX ).
Raimondo vescovo di Valenza rettore della Marca assolve
i camerinesi per aver ricettato Berardo da Varano, Gentile
Bonafede ed altri inquisiti per ragione di ufficio tenuto a Pe-
rugia.
(1292, 5 junii. Maceratae).
59. Instrumentum generalis remissionis facte co-
muni per eumdem rectorem* ( XXXII ).
Raimondo vescovo di Valenza rettore della Marca libera
ed assolve il barone di S* Miniato podestà, e Rainuzzo sin-
daco di Camerino, da tutte le censure e pene riportate dal
comune per decreto del cardinale Simone del titolo di S. Mar-
tino legato della Marca, eccettuata la multa di duecento mar-
che d* argento pel fatto di Santa Anatolia e Castel S* Maria,
del quale pende tuttora la causa.
( 1292, 2 septembr. Camerini. Andrea de Setia not. ).
60. Instrumentum quietationis facte per dnum
Raymundum rectorem Marcine. ( XXXI ).
Gli abitanti del castello di Matetica avevano occupato la
rocca di S. Maria in monte spettante ai camerinesi. Questi
unitisi agli uomini di Tolentino, S. Ginesio, Macerata, Mon-
tecchio^ Cingoli, Fabriano e Belforte si portarono contro Ma-
telica usando rappresaglie e recando gravi danni. Il rettore
della Marca Raimondo assolve e libera da qualunque penalità
incorsa tutti costoro, sulla promessa, che richiesti porteranno
le armi contro i nemici della Chiesa.
( 1293, 2) ]anuar. Cinguli. Andrea de Sena not. ).
'
$6 IL LIBRO ROSSO DEL COMtTNE DI CAMÌERmO
6i. Instrumentum quietationis facte per dominum
Raymundum rectorem Marchiae. ( XXIX ).
Raimondo rettore della Marca, attesa la fedeltà degli uo-
mini di Camerino, S. Ginesio, Sarnano e S. Anatolia, li quieta
ed assolve dalla condanna di 50 mila marche d' argento, e più
di altre mille, pena di una rubberia a danno di alcuni pesa-
resi. Rimette qualsivoglia penalità per danni e delitti commes-
si, in specie all' occasione della guerra con Matelica, Gagliole
e S. Severino; e dell'edificazione a loro danno del castello
di Terraimondo; purché si paghino ad Orlandino Pagani da
Lucca tesoriere tre mila fiorini di oro.
( 1293» 18 decembr. Macerate. Andreas de Tincosis not. ).
62. Instrumentum quietationis &cte per Orlandum
thesaurarium in Marchia. ( XXX )•
Orlandino Paganello tesoriere dichiara ricevere da Fran-
cesco Cresci Sindaco di Camerino , tre mila fiorini di oro ,
dovuti per la composizione fatta dal rettore della Marca Rai-
mondo di Valenza; ed altre 50 libre Ànc. e Rav. invece di
cinque soldati imposti al comune, per l'esercito della Chiesa
contro Cingoli.
( 1294, 8 augusti. Montehulmi. Steph. Bucolini noL ).
63. Absolutiones late prò comuni per dominum
Jacobum de Asmeria. ( XXXV ).
Giacomo dall'Aquila giudice generale della Marca cassa
ed annulla qualunque sentenza e pena a danno del comune,
per la ragione di guerra e saccheggio al castello di Matelica
e suo territorio.
( 1295, 31 januarìi. Montishulnu ).
64. Instrumentum quietationis a Donato libertini
de CIIII fior, et den. VI. fior. ( LXVIII ).
Donato libertini mercante fiorentino fa quietanza aPuc-
MILZIADE SANTONI 57
ciarello di Rainaldo Bonvicini Sindaco di Camerino per 1836
fiorini di oro in saldo di fiorini 2600 dovuti dai comune.
( 1296, 18 febniar. Perusii. Salimbeoe not ).
65. Instrumentum absolutionis fate tempore do-
mini Ofredutii de Montorio potestatis de subspen*
sione Vengiati dicti furis. ( LXIX ).
Nicola Giandonati di Pistoia tesoriere della Marca riceve
da Offreduccio da Montorio di Narni podestà di Camerino e
da altri suoi officiali fiorini 40, pena di aver preso, carcerato
e condannato un chierico.
( 1296, 26 junii. MonthulmL Nigrus de Plaza not ).
66. Instrumentum absolutionis facte de cogendo
clericos ad solutionem dativarum. ( LXX )•
Nicola tesoriere suddetto riceve fiorini io di oro dal sin-
daco Federico Maggiore, in pena di aver costretto i chierici
della città e distretto a pagar collette, dative, contro le costi-
tuzioni del Marchese.
( 1296, 26 junii. Monthulnù. Nigrus de Plaza not ).
67. Lictere delegationis facte domino Rogerio de
Placentia in Anconitana Marchia. ( XXXIII ).
Bonifacio Vili con due bolle delega Ruggero proposto
di S. Antonio di Piacenza, suo cappellano, a recarsi nella
Marca con amplissime facoltà; e ne dà notizia ai dignatari ed
officiali ecclesiastici e secolari.
( 1296, XV Kal. decembr. Romae apud s. Petrum ).
68. Instrumentum quietationis facte comuni per
eumdem dominum rectorem. ( XXXIV ).
Ruggero Catia proposto di Piacenza comanda ad Ugoli-
no d'Amelia podestà di pagare entro dieci giorni 240 fiorini
58 It LIBRO ROSSO DEL COUUNE DI CAMERmO
di QTO per composizione e transazione di ogni pena incorsa
pel fitto di Rocca s. Maria e Matetica.
( 1297, 12 maituL Maceratac. Peregrìniis de ìéatàni noL ).
69. Aliud instrumentum quietatìonis per eumdem
rectorem. ( XXXIV bis )•
Ruggero medesimo riceve da Pietro Bonifazi Sindaco^ a
nome del comune di Camerino e dell'università deUa Serra
Petrona, 240 fiorini d' oro, in saldo di molte e più gravi pe*
ne ivi designate.
( 1297, 20 martiL Maceratae. lac - Ioaimis de Tuderto not ).
70. Instrumentum procurationis domini Symonis
de Perusio ^d quietandum comuni Gunerìni super
quodam debito contracto Perusii. ( LXXI ).
Bonifacio di Simone di laconis da Perugia costituisce
procuratore suo figlio Masseo per richiedere e ricevere da
Conforto Biondi di Camerino, diverse somme di danaro do-
vute dal comune.
( 1297, 16 janiiarìi. Burgi S. Sq>ulchrì. Blasius Massei deAgello pe-
nisiiio ).
71. Instrumentum quietationis facte per ipsum
procuratorem Amialutium super dicto debito. (l-XXII).
Masseo di Bonifazio di Simone de laconis de Perugia
procuratore di Bonifacio suo padre fa quietanza a Conforto
Biondo, di 200 fiorini d* oro, e di altre somme, per obbliga-
zioni del comune.
( 1297, 18 januarìL PerusiL Acto Uguictioois not >.
72. Instrumentum quietationis factum per domi-
num Conterium de Eugubio. ( LXXUI ).
Canti Gabrielli da Gubbio nomina suo procuratore Da*
MILZIADE SAKTOKI S9
urello Cafiagi nella causa col comune di Senigaglia e Ca-
merino.
( 1299, 8 decembrìs. Eugubii. Angelus Massei not ).
73. Instrumentum quietationis de pretio Fiumi-
nate. ( LXXIV ).
Borgaruccio di Ranuzio di Burgarello, e Datarello pro-
curatore di Canti da Gubbio nipote di detto Borgarello, fan-
no finale quietanza a Mro. Mercenario camerlengo del comu-
ne di Camerino per 1150 libre Rav. e Anc. per gli uomini
e i vassalli di Fiuminata, ceduti con ogni giurisdizione.
( 1290, 18 decembrìs. Camerml. Pace Munaldi not. ).
74. Instrumentum quietationis facte per dnum.
Canter de Eugubio. ( LXXV ).
Datarello Cafiagi procuratore di Canti Gabrielli dichiara
aver fatto ratificare la quietanza di 222 libre di Ravenna da
esso ricevute, da Mro. Mercenario, per residuo di debito del
comune di Camerino.
( 1299^ 18 decembr. dmerini. Pace Grimaldi not. ).
75. Instrumentum quietationis facte per Sindicum
civitatis Fulginii. ( LXXVI ).
Mro. Giacomo da Foligno notaro del rettore della Marca
riceve da Mro. Mercenario di Macerata camerlengo del co-
mune di Camerino, 18 fiorini di oro, per alcune scritture di
assoluzione di scomunica, e cancellazione di bandi.
( 1300, 26 aprìlis. Maceratae. Franciscus Grìxii de Camerino not. \
76. Instrumentum absolutionis facte per rectorem
Marchie. ( LXXVIIl ).
David da Ferentino vicario generale della Marca libera
il comune dalle pene meritate, per essere stato condannato
60 IL LIBRO ROSSO DEL COMUNE DI CAMERINO
dal podestà un chierico a morte, ricevendo 150 fiorini di oro.
(1300, IO maji. Montehulmi. Petrus de Alatro not ).
77. Instrumentum absolutionis facte per rectorem
Provincie Marchie. ( LXXIX ).
Matteo da Rieti, rettore della Marca libera alcuni citta-
dini multati per mille libre Anc. e Rav. per ognuno, ricevendo
soli fiorini 150 di oro, ed assolvendoli nel resto.
(1300, II maji. Montehulmi. Petrus de Alatro not ).
78. Instrumentum quietationis affictus. (LXXVII),
Nicola Gualtieri di Ancona tesoriere della Marca riceve
dal comune libre 50 per corrisposta annua di un affitto.
(1300, 26 majL Maceratae. ).
79. Instrumentum pactorum habitorum cum Bo-
naventura Massei. ( LXXX ).
Bonaventura di Mosè giudeo di Camerino riceve dal co-
mune 500 libre per quanto deve avere, giusta l'arbitrato dei
capitani delle arti e di nove discreti uomini eletti dal con-
siglio.
( 1300, 5 julii. Camerini. Jacobus de Eugubio not ).
80. Instrumentum tractatus de factis domini du-
cis Spoletani ducatus. ( LXXXI ).
Bernardo da valle Godorio rettore del ducato di Spoleto,
ritenuto che i Vissani non solo hanno frodato la chiesa di
molti tributi, e negato i debiti ; ma hanno di più favorito
gli Spoletini ribelli, prestando loro soccorso e favore contro
la Santa Sede, invoca V ajuto della città di Camerino e dei
comuni alleati ad essa, quali sono specialmente Ancona, To-
lentino, San Ginesio e Sarnano.
( 1313, 25. octobrìs. Fulginii. ).
MILZIADE SANTONI él
8i. Instrumentum emptionis facte de territorio
castri Raimundi. ( LXXXU ).
Compagnuccio Brodetti da Camerino, vende al comune
e per esso a Gelachino Monaldeschi da Orvieto capitano, tutto
il territorio in contrada Rotabella e Lapidosi, in cui è fab-
bricato il castello di Raimondo, col primo e secondo fosso e
r adiacente terreno, per 360 libr. Anc. e Rav.
( 1318, 29 martii. Camerini. Thomas lacobi not. ).
82. Instrumentum emptionis facte de dicto terri-
torio. ( LXXXIII ).
Andreola di Ruguzio Paganelli vende la sua porzione di
beni in Rotabella e Lapidoso, dove si è edificato il castello di
Raimondo, per 160 lib. Anc. e Rav.
(1318, 31 martii. In castro Agelli. Thomas lacobi not. j.
83- Instrumentum submissionis ville Cese distri-
ctus Camerini. ( LXXXIV ).
Gli uomini delle Cesi adunati nella chiesa di s. Calisto
eleggono loro procuratore Paoluccio Accorroni perchè dichiari
al podestà e capitano di Camerino che 1' università e gli uo-
mini di Cese ab antiquo appartenevano alla giurisdizione di
detta città, e testé indebitamente se ne sono sottratti; e pro-
metta nuovamente soggezione e fedeltà, obbligandosi di recare
tutti gli anni un pallio di seta nella festa di s. Venanzio e
26 denari per ciascun fuoco.
( 1322, II martii. Cese ....).
84. Instrumentum ratificationis diete submissio-
nis. ( LXXXV ).
Altri uomini delle Cese e della Rocchetta ratificano la
stipolazione precedente.
(1322, 22 martii. Cese. Torellus Palmeroni de Rocchetta, not ),
62 ÌL uno tosso DEL COMUHE DI CAMERINO
85. Quedam liaere mìsse prò parte rectorìs Mar-
chie. ( LXXXVI ).
Bertrando arcivescovo Ebredunen. nunzio della Sede apo-
stolica nella Marca dichiara che per gli statuti da lui pubbli-
cati non si reca pregiudizio alle leggi e consuetudini del co-
mune di Camerino; e da fiicoltà di eleggere a podestà ed
officiali persone della città e distretto.
( 1336, 20 septembrìs. EagubiL ).
E poi la soscrìzione del notaro Angelo di maestro Barone
chiude il Libro rosso. Seguono però di altra mano altri due
documenti aggiuntivi in epoca più tarda, e sono bolle papali
di Gregorio XI e di Boni£icio IX.
Gregorio XI concede a Giovanni e Gentile di Berardo da
Varano le terre di Tolentino e San Ginesio ed altri castelli
e potesterie tolte al loro germano Rodolfo in pena di aver ade-
rito alla lega maledetta dei Fiorentini (1377. IF. KaLfebr.).
Bonifacio IX assolve Gentile di Berardo da Varano dalla
pena di ribellione contro la Chiesa, annullando ogni processo
e bando a suo danno, e gli restituisce gli antichi diritti e pri-
vilegi. In fine della bolla vi sono i nomi de' complici nella
fellonia, e dei castelli e ville restituite. ( 1390. XFL Kal.
aprii. ).
Milziade Santoni.
LE CONSTITUTIONES
MARCHIAE ANCONITANAE
BIBLIOTECNICAMENTE DESCRITTE
IN TUTTE LB LORO EDIZIONI (')
X.
1522.
CONSTITUTIONES MARCHIE
anconitane noviter emendate : cum additionìbus
novissimis usque in presentem diem:
V3 Additiones
Domini epi Tiburtini | Sixti pape quarti | Dni
Agnelli vicari) generalis | Innocenti] pape octavi |
Domini Cotonensis (sic) | Dni Antoni] de Sancta Ma-
ria I Dni Evangeliste bagarocti | Alexandri pontificis
Sexti I Dni cardinàlis Sancti Georgi].
Questo titolo leggesi nel dritto della prima carta, cioè
F.i* nel cui verso F,i** comincia:
a Tabula primi libri constitution. Mar-
cine Anconitane.
(1) Continaazioiie V. Voi. I. Fase. I. pag. Sa - 99.
64 FILIPPO tAFFAELU
della qual tavola la prima parola della prima colonna, essendo
a due colonne per pagina, è — ATTERA vicariaius — .
Questa tavola del primo libro è seguiu da quella degli altri
libri, ed in calce della seconda colonna del F. 4.^ si trova la
parola FINIS. A questo duerno, inarcato A, siegue con quin-
terno segnato egualmente A, con la sola diflerenza che V A
del duerno è in carattere gotico, come tutte le altre segna-
ture del libro, mentre VA del quinterno è in carattere ro-
mano, il che ha dato luogo a supporre, che il quinterno sia
stato aggiunto posteriormente. Detto quinterno comincia al
dritto della prima caru F. 5/ colle parole
Tabula utilis et novissima in pluribus | decisi-
va singulorum que Ubique in | loto volumine. S. Con-
stitutio I num M, Anchonitane | Comprehendun-
tur. ►J*.
Tiene dietro nel verso carta A. F. 5.**
Fabius vngarius Spoletinus: Cosmo Blan-
chino Veronefi S. D.
POTUISSEM equidem candidissime COSME, et
dum istic prudentum interpretationes in leges audie-
bam I Summulas istas ocius imprimendas ad te
dare. Verum tanta animum invaserat avaritia utpote |
utpote (sic) mihi commodissimas | non secus quam
rarum atque unicum thesaurum visceribus scrimorum
reconditas [ bue usque suppreserim quod etsi rei pre-
cium ac dignitas exigebant : Visum tamen est decen-
tius publicae potius Utilitati et authoris Amplissimo
nomini consulere. qui corporis admirabili et ingenii
magnitudine incredibili huiusce patriae ornamentum
vivit. Tu igitur pulchram absolutamque operis fa-
coNSTrrunoNES marchiae 65
ciem : non ut pictores in peius , sed ut soles vera
manu tua referes adamussim. Ita q recti Judices:
insignes patroni: clientes miseri omnisque prouincia
plurimum debere fateantur. Quorum laboriosa tempo-
ris jactura per huiusmodi capita rerum brevissima so*
latio multo repleta est. Vale. Ex umbrìe metropoli.
Kl Juliis MD • XXII.
Nel dritto della carta Ali (F.*) hawi altra lettera coti la
seguente intestazione —
D, Perhieronymus Garoforus Spoletanus.
Fabio Ungario conterraneo Juris prò | fessori Ce-
leberrimo. S. D. I Accepi studiosissime Fabi etc.
la quale lettera prende linee 15 del foglio lettera A, e questa
è seguita dalla tavola che meglio potrebbe dirsi repertorio od
indice, in cui sono disposti i vari libri per ordine alfabetico, e
che termina al verso del A, cioè F. 14.^ 1. 1% cui succede la
seguente sottoscrizione tipografica.
a FINIS I Impressum Perusie apud Leonem: ope-
ra et I industria Cosmi Veroneii, cognomento | Bian-
chini. Anno Domini. M. D. \ xxij. Die vero, xxv,
mensis | Septembrìs. ^
Ai dritto della carta 15 ( e. num. i ) (a) hanno comin-
damento gli Statuti, in testa ai quali leggesi
a Liber constitutionum sancte matris ec | de«
sic etc.
Tali Statuti sono stampati in carattere gotico a due co-
lonne, e divisi in sei libri terminano alla F. 107. ( e. num.
92 ) ultima carta stampata, mentre F. 107.^ è bianca.
Archivio Storico II. $.
66 FaiPPO RAFFÀELU
Il Manzoni sebbene nel registrare questa Edizione nel-
la sua Bibliografia Sututaria (') abbia letteralmente ripro-
dotto r articoletto, che ad istanza di lui ne fece V egregio Bi-
bliotecario di Perugia Prof. Adamo Rossi, ciò non pertanto
volle allargarne la descrizione con aggiungervi di suo, tanto
da fare, come gii notammo al N. m, un bisticcio con V altra
edizione perugina del 1502 a lui sconosciuta, e da lui igno-
rata, come da altri bibliografi; ricordata però dall' Aw. Raf-
faele Foglietti ('). Il Manzoni dopo di aver detto che questa
edizione perugina del 1522 » è in foglio, molto rara, di cui
« vide un esemplare mutilo al fine, nella Biblioteca comunale
« di Perugia, aggiunse che tale edizione la trovò anche mi-
a nutamente descritta nelle schede del dotto De Batines, che
« ebbe tra mano l'esemplare posseduto dall' Aw. Gennarelli
e di Roma, che sembra fosse perfetto, giacché il De Batines^
a nota, che alla fine del volume vi è la seguente sottoscri-
« zione del tipografo — Impressum p FranciscU Baldassaris bi^
« bliopoU de Perusio — Anno Domini Mcccccij. Die xxij. Mar-
« tij — ». Il buon Manzoni non si avvide del porro che an-
dava a prendere con dimenticare la sottoscrizione tipografica
riportata poche linee sopra — Impressum Perusie apud Leonem
opera et industria Cosmi Veroneh, cognomento Bianchini An. . • •
M. D. xxij — , e col dar luogo a quella dell' Edizione Mcccccu,
come se le due date si spettassero ad una sola. Sia pure che
quandoque bonus dormitat Homerus, ciò non ostante dovea fer-
marlo la distanza di venti anni che passava da una data all' al*
tra, ed i nomi dei due diversi stampatori; cosi dovea avve-
dersi della diversità del formato, mentre l' esemplare della edi-
zione del M. D. xxij, esistente nella Biblioteca Comunale di
Perugia da non molti anni acquistato dal Rossi a Parigi, non
è in foglio ma in 4.^ maj. g. eh: e. Sign. et ff. n. a /• // 2.
Col. U 44.
(t) Voi: I. Parte U. pag. Sg,
(a) Op: cit. pag« 37,
CONSTITUTIONES MARCHIAE 6^
Detto di questa Edizione, credo pregio del mio lavoro di
aggiungere una qualche notizia intorno al Tipografo Cosimo di
Bernardo soprannominato Bianchirlo del Leone, di cui l'illustre
e venerando Bibliotecario della Capitolare di Verona, Mons.
Giamb. Carlo Conte Giullari poco ne disse, e questo per
manco di documenti non esatto, nel suo — * Saggio Storico e
Letterario della Tipografia Veronese ('). — Dichiariamo peraltro,
che noi per non vestirci delle penne del pavone, in ciò fa-
cendo, riferiremo in parte quanto intomo a questo tipografo
ne ha lasciato scritto e stampato il diligentissimo Sig. Adamo
Rossi nelle citate sue — Nuove ricerche sopra V arte tipografica
in Perugia durante il Secolo XV e la prima metà del Secolo
XVI — ('), delle quali ci auguriamo, anzi gli facciamo calda
preghiera, a volerne continuare la pubblicazione che sin dal
1868 lasciò interrotta a pag. 64 del testo, e 72 dei documenti.
« Perugia deve la seconda tipografia nazionale al vero-
« nese Cosimo di Bernardo di Varrone, altrimenti il Bian-
€ chino, al qual soprannome più tardi si aggiunse l'altro
« del leone per un singolare officio, eh' egli qui lungamente
a ritenne. Verso la metà del febbraio 1497 regalato il co*
« mune di due lioncelli dal magnifico e generoso condottier
a d' armi Giampaolo Baglioni, la Signoria sollecita affidarne
« ad alcuno la custodia ed il governo, credette il Bianchino
e uomo da ciò e gliene diede l' incarico col salario
« vitto in palazzo e casetta assegnatagli ad abitare
ff presso la stia. Da questa casetta volgendo
« r anno 1 5 1 3 si vide pendere V insegna di un leone, posante
« la destra branca anteriore armata di spada sopra un monti-
« ticello di libri. Il guardiano della belva era divenuto tipo-
ff grafo, ed i volumi di sua stampa, tra quali tengono il prì«
e mo luogo certe curiosità letterarie di subbietto o religioso
« od erotico, si dissero impressi al leone
(1) Verona — MerlOi 1871. in 8.0 gr. pag. 73.
(3) Pag: 61
6% FIUPPO RAFPAELLI
I libri stampati con il suo nome al Leone « intorno al 1525
« scemano, finché dopo il 27 vengono affatto a mancare • • • •
fl Ad un tratto però nel 1532 Cosimo Bianchino riappare edi-
« tore , ma nel maggio 1536 le annuali ordì-
ff nanze di pagamento per la custodia dei leoni cominciano a
e recare in luogo del nome di lui, quello dei figli ed eredi,
< ciò vuol dire che Cosimo Bianchino usci di vita tra questo
« ed il maggio dell' anno precedente. »
Una parola ancora ci sarebbe piaciuto qui dire intomo al
giureconsulto Spoletino Fabio UngariOy di cui, come abbiamo
osservato, una lettera diretta al Bianchino, alla carta 5.^ di que-
sta edizione perugina delle Costituzioni Egidiane, 1522, viene
riportata. Riuscite però vane la nostre molte e replicate ri-
cerche daremo luogo invece a quanto il Minervio ci ha la-
sciato scrìtto nel secondo Libro — De rebus gestis atque an^
tiquis Monumentis Spoletì — dell' altro Spoletino Piergirolamo
Garofolo, del quale in questa istessa edizione delle Costituzioni
della Marca, vediamo alla carta 6, ( A ii ) altra lettera indi*
rizzata a Fabio Ungario. Tale estratto dal Minervio dobbiamo
alla cortesia del dotto, e benemerito Istoriografo di Spoleto,
Barone Achille Sansi, al quale vogliamo rese pubbliche e so-
lenni azioni di grazie.
« Petrus leronymus Garopholus vtr popularts et honestis pa-
« rentibus natus^ staturae adeo procerae atque immanis fuit, quod
a in omni hominum caetu semper eminenter cerneretur; sed corpo-
« ris magnitudinem virtute aequavit. Latinis literis hic optime
« institutuSf ex eloquentia gloriam reportavit. Reipublicae Spoleti-
« nae diu amator fuit , causas deinde et quamplures gravissimas
« egit, et inde popoli gratiam paravit. Seditiosus fuit, et contra
« nobiles semper stetit. In patria tanto fuit ut primus inter onh
e nes habitus sit. Gloriabatur nil detrimenti rempublicam Spoìtti-
t namy.se vivente oc consulente , a duobus exercitibus cepisse. *
Il Garofolo fiori specialmente sotto i Pontificati di Leone X.,
Adriano VL, e Clemente VII., e le sue azioni, confortate da
documenti, sono poste in luce dal sopralodato Barone Sansi,
nella seconda parte della lodatissima sua Storia di Spo-
leto.
COKSTlTUnONES MARCHIAE 69
VI.
1524.
In nomine Sancte et individue trinitatis:
Constitutionum editaram per Reverendissimum
Patrem et Dum D. Aegidium Epm Sabi-
nensem, Apostolicae Sedis Lega-
ta, et Dini Papae Vicarium
Liber prìmus incipit
Prohemium
Se questa rarissima edizione viene ricordata dal Manzo*
ni ('), dal Berlan ('), dal Foglietti Q)^ ed accuratamente nel
titolo soprariferito registrata dall' illustre Prefetto degli Archi-
vi di Stato di Bologna, Cavaliere Dottore Carlo Malagola
nella Nota II — L* Arte Tipografica in Faen:(a — inserita a
pag. 34 della sua interessantissima memoria — Di Sperindio
e delle Cartiere , dei Carro:^:(ieri ^ Armajoli^ Librai, Fabbrica'^
tori e Pittori di Vetri in FaenT^a sotto Carlo e Galeotto Mah"
fredi ( 1468 - 1488 ) (^) , nessuno mai ne ha porta una mi-
nuta ed esatta descrizione bibliografica, quale sono io oggi in
grado di presentare per benevola cortesia dell' egregio biblio-
grafo faentino Angelo Ubaldini, al quale pubblicamente rende
distinti e cordiali ringraziamenti.
(1) Op: dì: Voi. I. Parte i. pag. 17.
(a) Statuii Italiani — Saggio bibliogrqfieo etc: con giunte di Niccolò baroni
e di altri Letterati italiani etc: Venezia, tip. dal Commercio 1858 in 8.0 pag. 3,
(3> Op. dt. pag. 23 nota (34) ^ P>g: 40» nou Ut).
(4) liodena, tip. di G. T. Vincenzi e Nipoti 1883 in 8.0 — Estratto dagli —
Atti e Memorie della R, Deputazione di Storia patria per le Provincie di Romagna
^ m Sarìt. Voi. L Fase. V.
^0 FILIPPO RAFFAELLl
La presente edizione è in foglio di carte 59, delle quali
56 sono numerate soltanto recto con numeri romani, e 3 non
numerate. La prima carta numerata recto contiene il soprari-
ferito titolo, con il Pi-oemio, con il principio dei sei Libri
delle Costituzioni i quali occupano 5 1 carte, numerate recto e
versoy e la cinquantaduesima recto soltanto ; nella stessa carta
poi verso cominciano le Additiones Nove, che giungono in prin-
cipio della cinquantesima terza verso, nella quale incominciano
le Additiones Sixti Quarti Pontificis, che occupano recto quasi
tutta la carta cinquantesima sesta, in fine della quale stanno
le seguenti note tipografiche:
Expliciunt Constitutiones Marchiae Anchonitanae
cum non nuUis ad | ditionibus, cura et impensis Ma-
gnificae Coifiunitatis Fauentinae, | per lohannem Ma-
riani de Simonetis Cremonesem in eadem | Civitate
Fauentina impressae. Anno Dominicae incarna | tio-
nis M . D . XXIIII . Die Decima Aprilis. Cle | mentis-
simo Clementi Septimo Pont. Maxi | mo imperante,
Pontificatus sui | Anno Primo | ►J* | .
Siegue
Registrum
ABCDEFGH
Quatemiones omnes, praeter H qui est Duernìo
La medesima carta numerata cinquantesima sesta verso
è bianca. Vengono in fine le tre carte non numerate conte-
nente r Indice delle Costituzioni.
Esemplare di questa pregevole edizione conservasi nella
Comunale Biblioteca di Faenza, e trovasi unito con cucitura
e rilegatura al seguente non meno raro Volume degli Statuti
Faentini , pure in foglio, non registrato dal Bonaini , appena
COKSTlTUnONES MARCHIAE 7I
ricordato dal Berlan ('), non esattamente descritto dal Man-
zoni (*), ma accuratamente indicato dal Malagola ('). Noi lo
diamo come ci venne illustrato dal diligentissimo ed egregio
Sig. Ubaldini (0-
Magnificae
Civìtatis Faventie Ordinamenta Novis-
sime recognita et reformata: ac in lucem
edita Regnante Sanctissimo in
ypo patre et Dno Noro D.
Clemente Papa
Septimo .
È questo Libro, come abbiamo già avvertito, in foglio,
composto di 72 carte numerate soltanto recto con numeri ro-
mani, . e di 4 non numerate. La prima delle numerate forma il
frontespizio, il quale consiste in una incisione in legno, che
rappresenta nella parte superiore a destra S. Apollinare , e
S. Pietro, a sinistra S. Paolo e S. Terenzio^ e nel mezzo la
B. V. Maria col Bambino. Ai lati sono colonette, e nella parte
inferiore lo Stemma della S. Sede fra lo stemma di Faenza
ripetuto. £ si bella questa incisione, che il Prof. Argnani la
giudicò disegnata dal pittore faentino G. B. Bertucci il seniore.
Nel vano lasciato nel centro della incisione, è stampato il
soprariportato titolo.
Sieguono 49 carte numerate le quali contengono il proe-
mio, e Sette Libri degli Statuti di Faenza. Nella metà supe-
riore poi della settantunesima prima carta recto stanno le Addp-
fiones, e nella metà inferiore le seguenti note tipografiche =
(1) Op: cit: p«g: 37.
(s) Op: dt. Voi. I. Parte I. pagg. 17, 18.
(3) Op: cit: pag: 35.
{4; Lettera 16 Marzo 1884.
^2 FILIPPO RAFFAELLI
Expliciunt Statuta, cura et impensa Magnifi-
we Comunitatis Fa | ventiae , per Ioanem Mariani
de Sìmonetis Cremonensem | in eadè Qvitate Fa-
uentina impressa. Anno Dominicae | incarnationis.
M. D. XXVII. Die xxiiij Dece | bris. Clementissimo
Clementi Septimo Pont. | Maximo imperante. Ponti-
ficatus sui I Anno quarto.
Siegue
Registrum
ABCDEFGHIK.
Quatemiones omnes, praeter K qui est Duernìo.
La carta verso è bianca. Indi viene la carta settantesima seconda
che recto porta il fine del libro settimo degli Statuti , errore
posposituìfty come ivi si legge; il verso è bianco. Vengono final-
mente le quattro carte non numerate, nelle prime tre delle
quali recto e verso^ e nella quarta recto soltanto ( essendo an-
ch' essa bianca verso ) si trova V Indice.
Queste due ben rare edizioni uscirono, come abbiamo già
visto y dalla officina tipografica di Gio : Maria Simonetti di
Cremona, che a quanto scrive V egregio Sig. Cav. Malagola (')
fu il primo ad introdurre T' arte della stampa a Faenza
nel 1525.
Crediamo di fare cosa grata ai nostri lettori ed ai cultori
di bibliografia dare di questo fortunoso tipografo tutte quelle
notizie che ci vennero cortesemente favorite dal bibliografo
Sig. L. Zapponi di Pavia con grazioso foglio del 3 Mag-
gio 1884.
(1) Op: cit: pég: 34.
COHSTlTUnONES MARCHIAE 73
« Da ricerche fatte già da qualche tempo, io son venuto
« nell' opinione che il Nostro ( G. M. Simonetta ) sia nipote
« o pronipote del famoso Cicco, che fii segretario di France-
e SCO Sforza. Il Cicco era Calabrese, ma raccomandato dallo
« Zio Angelo Simonetta allo Sforza, visse'a questo carissimo,
« insieme col fratello suo Giovanni. £ nota la fine del pò-
« vero Cicco, decapitato nel Castello di questa Città ( Pavia )
« ad opera di Bona e di Lodovico il Moro nel 1480. Gio-
« vanni che col fratello era stato imprigionato, messo in libertà
e fu confinato a Vercelli. Ai figli di Cicco e Giovanni fu con
« salvacondotto dell' 11 Settembre 1479 concesso di poter
e recarsi ad abitare nei domini dello Stato Sforzesco , dove
€ loro paresse meglio.
« Nel decreto di confisca dei beni di Cicco sono accen-
fl nate case, che questi possedeva a Cremona : beni pure vi
« ebbe Giovanni, da cui io farei discendere il Nostro. Nelle
« famiglie celebri del Litta, all' albero genealogico del Simo-
« netta, non è fatta menzione di Giovanni Maria, ma io in-
e clino a credere ad una omissione, dipendente forse dal fatto
€ che non si era il Nostro , come gli altri fratelli , reso insi-
« gne nella prelatura, nei consigli o nelle armi. U Arusi nella
« sua — Cremona UieratOy parlando di Giovanni fratello di Cicco,
H dice: Ioannes Simonetta ^ seu Ceuhi celeberrimi^ apud omnes
ff cbronographos frater, natione Calaber , inter cives Cremonenses
e hoc anno ( 146J) una cum fruire adscriptus et in Collegium
e Notariorum receptus est, qnum hic degeret in vicinia S. ApoU
w linaris Per quel che ho detto, resta, per conto mio,
e fuor di dubbio V appartenenza del Nostro alla famiglia Ca-
e labrese. Quando poi sia nato, io veramente non so, e certo
1 molto difficile riuscirà a saperlo.
« Fu, come Ella sa meglio di me, stampatore a Faenza,
« in cui diede alla luce nel 1523 — Auscultationes in parvam
« artem Galeni — , di Antonio Cittadini faentino, edizione che
« il Deschamps non conosceva prima che il Cotton non gli ap-
« prendesse che esistevane una copia nella Boldejana di Oxford,
ff edizione del resto che il Mangeto cita nella sua -*- BibUo-
« theca Scriptorum medicorum — Voi. I. Parte 2. pag. 6o.
74 FILIPPO tAFFAEEXl
« Ma questo il Deschamps non era obbligato a sapere, tanto
« più che il Mangeto visse e scrisse un secolo e mezzo
prima. »
« Nel 1524 die aUaluce — coHsmvnoNBs marchub ah^
< CHONTTAMB i» civitate fovmHna ùnpressae — Anno dommicat
« incarnationis MDXXIIII die decima Aprilis.
e Poi — NICOLAI PETRi Opus de immortalitaie animorum —
< In fine — Ioannes Maria ex Simonettis Crenununsis impri^
e mebat Faventiae Anno Domini M. D. XXV. XIIL Col N(h
e vembris.
e Inde — oRDOiAMiESTA fnagnificae cmitaHs FauenHae -—
e In fine dei quali leggesi : — « Explidunt Stahita^ cura et im-
« pensa magnificae Comunitatis Fauentinae. Per Ioannem Ma-
e riam de SìmoneHs Cremonensem in eadem dvitaie Fauentina
e impressa. Anno Dommicae Incarnaiois MJ).XXVIII (1J28J.
€ Die XXIII Decembris. Q).
« Bujo pesto poi riscontro dal 1529 al i539«
ff E qui mi permetto, egregio Sig. Marchese, di aprire
fl una parentisi. Visse in Pavia nella prima meti del Secolo
« XVI Ambrogio Teseo de' Conti d'Albonese, uomo dottissi-
e mo, conoscitore di molte lingue. Natura piuttosto solitaria,
« chiusesi a vita claustrale nel famoso Monastero di S. Pie-
« tro in Ciel d'oro di questa Città. Chiamato a Roma du-
« rame il Pontificato di Giulio II nel. 15 12 al tempo del
« Concilio indetto dal Papa in opposizione al Conciliabolo
« che cinque Cardinali avevano scismaticamente raccolto in
« Pisa, ebbe agio di conoscervi molti illustri prelati stranieri,
« e di dar saggio di sua conoscenza nelle lingue orientali
<r specialmente nel siro -caldaico. Partitosi di là il 1521, rien-
cr trato nella sua quiete a Pavia, fu alla fine del 1526 chia-
« mato a Ravenna pel Sinodo de' suoi correligiosi. Ma presa
(s) Cr«diaiiio eqoivocatt dal Zapponi questa data, poiché tanto nella daacriiione
di questa stampa porta dal Sig. Cav: Malagola, quanto in quella favoritaci dal Sig. U-
baldini, la date segna. M. D. XXVII. Die XXuì) Decemtrit.
CONSTITUTIONES MARCHUE 75
ce Pavia dalle armi francesi nel 1527, tutto vi fu manomesso
e saccheggiato. La raccolta dei libri caldei, siri, armeni,
ebraici da lui fatta con tanto intelletto d'amore fu sper-
duta ; persino la tipografia del Monastero sperperata. S' im-
magini quanto l'Ambrogio ne fosse corrucciato. Non ebb«
il coraggio di tornare in patria. Passò da Ravenna a Ferrara
e a Venezia, dove s' incontrò col Bomberg celebre tipografo
ed editore orientalista. — E forse qui che egli conobbe il
Nostro, da Faenza probabilmente venuto sulla laguna, in
cerca di lavoro, dopo aver venduto tutta la suppellettile per
la tipografia. L' Ambrogio Albonesi che, ingegnosissimo, aveva
fatto una raccolta di caratteri, ed egli stesso ne aveva fusi
per r opera sua, lo chiamò a Pavia nel Monastero di
S. Pietro in Ciel d' Oro ove nel 1539 stampò la famosa
opera — AMBROSII THESEI EX COMITIBUS AL-
BONESn. Inrtoductio in chaldaicam^ linguatriy Syriacatn atque
àrmenicam et decem alias linguas. Characterutn differentium aU
phabeta, circiter quadragintay et eorumdem invicem conformatio
Mystica et cabalistica qun plurima scitu digna. Et descriptio
ac simulachrum ( sic ) Phagati Afranii. — In fine — Excu^
debat Papiae Ioannes Maria simoneta Cremonen. In Canonica
Sancti Petri in Coelo aureo SUMPTIBUS et TYPIS Aun
toris libri Anno a Virginis Partu IS39' ^^^* Martii. — Del
Nostro qui in Pavia non conosco altra edizione certa.
« Si crede che poi passasse a Piacenza. Negli Statuti di
quella Città si legge in fine : — Paulo III Pont. Max. Se-
dente. Uberto Card. Gambara Cispadanae Protnnciae Legato.
Almae civitatis Placen. Statuta. Impressioni opere Io. Mariae
Simonetae tradita. M. D. XLiij ab ìncarnatione. — Qui non è
indicato il luogo di stampa, non è detto che il Nostro fjc-
cudebat o imprimebat^ ma semplicemente che gli Statuti e-
rano tradita impressioni opera I. M. S. Se egli fosse stato
veramente Stampatore con officina propria non si sarebbe
« soscritto, come fece nelle edizioni faentine, e come vedre-
a mo, in quella di Napoli, e non avrebbe detto egli stesso
r excudebat o imprimebat in modo da non lasciar dubbio ? Non
« pare a Lei che sia editore, più che altro? Finché io non
I
76 FILIPPO RAinPAELU
« conosca se altri libri, omessi gli Statuti, abbia impresso in
« Piacenza, resto nell^ opinione che in questa ultima città non
« si sia recato mai e che degli Statuti abbia curata la stampa
€ qui in Pavia stessa. Né farà meraviglia, sapendosi che la
« prima edizione di essi, condotta verso la fine del Secolo XV
a è incertissimo a quale stampatore appartenga, non essen-
« dovi indicazioni né di luogo né di tipografo, e la edizione
« posteriore a questa degli stessi Statuti fu fatta a Brescia
e nel 1560.
a Dal 1543 al 1556 non é a mia cognizione l'apparimento
« di alcun opera edita dal Nostro. In quest'anno poi trovo
«r nelle mie note: — Martirani Coriolanu Tragaediae Vili • . • •
< Comaediae U — in fine : — lanus Marius Simonetta Crtmo-
« nensis Neapoli excudehat Mense majo
« MDLVL — Qui, come Ella vede, il nome si cambia. Non
a é probabile, che invece di Giovan Maria Simonetta sia que^
« sto il figlio di lui? . • • »
Noi incliniamo a credere, che lanus Marius^ sia proprio
il medesimo che Ioannes Maria^ essendo chiaro il cognome,
la patria, mentre a quel tempo che tutto si voleva paganizzare,
ossia dare la forma classica dal paganesimo, i nomi cristiani
si cambiavano accademicamente in pagani; quindi Giovanni
(Ioannes) diventava lanus o lulianus; Maria, Marius; Petrus,
Pierius; Marcus, Mercurius ut.; e la mitologia prendeva posto
anche nelle cose più sacre. Quindi Mani erano le Anime del
Purgatorio; Vestali, le Monache; Fato, la Providen:(a; Cristo, fi-
gliuolo di Giove etc: A noi adunque sembra, che Giovanni Ma^
ria Simonetta seguendo l'andazzo del tempo volesse in quella
circostanza mettere il nome accademico. Lasciamo il decidere
al non men cortese che dotto Sig. Zapponi, a cui rinnoviamo
infiniti e cordialissimi ringraziamenti, ed a cui sapranno grado
i cultori degli studi bibliografici per le soprariferite notizie
che ci favori.
CONSTlTUTtONES BCARCHIAE
77
VII-
1540
CONSTITUTIONES | MARCHIAE |
ANCONITANAE |
Noviter ab omnibus erroribus atque mendis ex-
pur I gatae cum Additionibus antiquis. Novissimae |
autem quaedam novae additiones adiaectae | fuerut
usq. in pntem die, praesertim | lulii II et Pauli III
SQ Pont, f* quae nunqua alias ab ullo | typographo im-
pressae fuerunt.
Più in basso nel mezzo.
— Eme candide lector et fruere —
Sotto a due colonne.
Domini Epi Tiburtini
Sixti Papae quarti
Dni Agnelli vicarii gnalis
Innocentii Papae octavi
Dni Coronensis
Dni Antoni de seta Maria
Dni Evagelistae Bagorocti
Ancora più in basso.
Alexandri Pontificis Sexti
Dni Cardinalis seti Georgi!
Costitutiones novae
Julii Papae. IL
Clementis. Papae. VII.
Leonis Papae. X.
Pauli Papae, IH.
M ' D • XXXX •
Questo titolo parte in carattere rosso, e parte in nero è
dentro una corniciatura. Si veggono ai lati emblemi militari:
nella parte superiore entro corona di alloro sorretta da due
putti assisi sopra basamento di fabrica che costituisce il fondo
1
78 FILIPPO RAFFAELLl
del quadro, si vede la figura di un uomo togato che pog-
gia la destra sovra libro, nel cui piatto sono le lettere M. T.
C. (Marcus Tullius Cicero J^ a destra un guerriero coronato
d' alloro con lo scettro in avanti sopra cavallo a tutta corsa.
Dietro un soldato tenente vessillo, .nel cui mezzo le lettere
S. F. ( Severus Flavius ? ); a manca altro guerriero dietro al
quale nel muro della fabrica retrostante sono le lettere A. C.
( Annihal Cartaginensis J. Sparse nel suolo sono spade, elmi
e scudi. Nella parte poi posteriore, nel mezzo si trova un
guerriero assiso sovra massi, sorreggendosi in sulla spada, li-
na larga ferita ha nella coscia destra: è in atteggiamento sup-
plichevole: il suo elmo è in terra, ove poggiato al masso tro-
vasi un cartello con le Iniziali F. M. ( Fabius Maximus ? )
A destra di lui si scorge un guerriero laureato con lo scet-
tro in mano pure in avanti sopra cavallo andante. Dietro a
questi in una targa fissa ad un tronco d' albero , leggonsi le
lettere l. C ( Julius Caesar ). Dall' altra banda altro guer-
riero paludato con elmo in testa, e dietro a lui pure in tronco
d' albero appesa una targa con le lettere A. M. ( Alexander
Macedo ).
Il verso di questa prima carta è bianco. Al dritto della
seconda segnata }^. ii incomincia una prefazione che è segui-
ta dalla tavola, la quale termina al dritto della sesta carta, il
cui verso è bianco. Nel diritto della seguente A ( seg. I )
cominciano gli Statuti che divisi in sei libri terminano al ver-
so della carta 44, essendo questa carta numerata nel dritto in
testa. Al dritto della 45 hanno cominciamento le Additiones,
alle quali precedono le parole —
Expliciunt constitutiones generales Sanctae Matris
Ecclesiae —
quindi le citate addizioni, cioè —
Incipiunt quaedam additiones novae primo addi-
tiones praefati domini Sabinensis, in quibus casibus
appellari non valet —
CONSTITUTIOKES MARCHIAE 79
Siccome le Rubriche del Sesto Libro degli Statuti sono
289 così i Capitoli di queste novae Addiiiones continuano nella
numerazione sino al N. 38, dopo rìprendesi la numerazione
di ciascuna aggiunta sino alla carta 78, in calce della quale
dopo la parola FINIS leggesi la sottoscrizione
Hoc Constitutionum sive addit. Opus Impressum
fuit. Venetiis Impensis Nob. viri Di Nicolai de Ari-
stotile civis Ferrariensis, anno a deiparae virg. partu.
D. M. XL (tfc).
Il verso di quest'ultima carta 78 è bianco.
L* edizione è in foglio. L* abbiamo registrata e descritta
sopra r esemplare esistente nella Comunale Biblioteca d' A-
scoli-Piceno, e sopra altro, presso il Ch. e Nobile Sig. Com-
mendatore Severino Conte Servanzi Colilo di San Severino
Marche. La riferisce il Manzoni (*) il quale dice di averne trovato
soltanto una copia nella Biblioteca del C. Malvezzi De Medici di
Bologna, e di aver veduta la descrizione datane dal De Batines
per le sue aggiunte al Bonaini. Con buona pace però del Sig.
Manzoni, egli non è stato esatto nel titolo riferito, perchè le
novae addiiiones adiaectae non furono di Paolo II che sali al
trono pontificale nel 1468, come egli stampò, ma di Paolo
ni, come trovasi realmente espresso nella stampa, il quale
visse nel 1534, e dopo Giulio II. Sarà forse corso errore di
stampa ! !
(I) Op. dt. Voi. I. Parte I ptff. 91 num. 11.
80 FIUPPO RAFFAEtLl
vm.
1542.
Annotationes | super Gap. IL Lib. VI. | CON-
STITUTIONUM AEGIDIARUM | Virginii de Bocca-
tiis a Gingillo I. G. Romani.
Registriamo questa edizione sulla fede del Bonaini ('), e
del Manzoni (^), i quali dicono trovarsi quest' opera inserita
col Colombeti - Consiliataribus ect Edizione, Lugduni^ ^54^- A
noi però non fu mai dato vedere questa raccolta, sebbene
replicate volte ricercata, anzi con il rispetto dovuto a quelli
egregi Bibliografi, estemiamo non soltanto dubbio, ma siamo
persuasi nel credere che non esista, mentre sappiamo che nel 1542
il Boccacci era ancora giovanissimo, né fuori di scuola da potere
scrivere e pubblicare un opera di polso , che meritò V onore
di ristampa. La prima volta, come vedremo, essa fu pubblicata
( rtunc primum in lucem edita) nel 1570, e quindi con aggiunte
nel 1581.
IX.
1545.
AEGIDIANE GON
STITUTIONES
recognitae, ac novissime
impressae.
Volume in fol. di carte 24 non numerate, più di altre
147 numerate sul recto.
(t) Op; cit; pag. 75.
(3) Op: cit: Voi. 1 Ptrte I. ptg. m N. IL
CONSTITUTIONES MARCHIAE 8l
Sotto il riportato titolo vedesi lo Stemma del Cardinale
Ridolfo Pio di Carpi Legato della Marca, chiuso in un tondo
a forma di grande suggello. In calce della pagina leggesi •*«
Cum privilegio Pauli III. Pont. Max. —
Nel verso di questa prima carta si riferisce il Privilegio
di Paolo III., con il quale accordasi a Francesco Priscianense
fiorentino di potere stampare « aegidianae constitutiones cum
novis additionibus diligenter recognitis, et hactenus non impressis »
e con inibizione ad altri di poterle per lo spazio di un de-
cennio stampare e vendere senza espressa licenza del detto
Francesco Priscianense. Nella carta susseguente retto trovasi
un Decreto del Card. Ridolfo Pio di Carpi <r agri picaeni de
laUrt legatus » con cui si ordina 1' osservanza delle costitu-
zioni rivedute e corrette con 1' ajuto dei Giureconsulti Gio :
Battista Chiappadello, Papirio Virginio, Fabio Alavolino, Giu-
liano Brolio, Ottavio Ferro, Bartolomeo Appoggio, Filippo
Gipzio (Gessi), Angelo Androtio, Francesco Giardini, Gio:
Battista Braconio, Francescbino Rodolfino, Leonardo Manci-
nello, Leonardo Blancucci, Gio: Battista Fedele, non che de-
gli Assessori di esso Cardinale, Bernardino Ruffo e Niccolò
Farfaro. Nel verso di detta carta siegue il Breve di Paolo III.
e Datum Rotnae apud Sanctum Petrum Anno Incarnationis Do^
minicae Millesimo Quingentesimo trigesimo nono undecimo Calen-
das Maii » con il quale si accordano al detto Cardinale ampie
£icoltà e privilegi per il Governo della Marca; quindi altri
tre Brevi dello stesso Pontefice Paolo III, con il primo de'
quali dato « Perusiae sub Anulo Piscatoris Die X Septembris
IS44 * ^' ingiunge 1^ osservanza delle Costituzioni Carpensi;
con il secondo « Datum Romae apud Sanctum Marcum ijj8
tertio Calendas Augusti » si porta la conferma delle Costitu-
zioni Egidiane; finalmente con il terzo del XI Gennaro 1536
« Dilectis filiis, Comunitatibus et Universitatibus Civitatum, ter--
rarum, oppidorum et locorum Provinciae nostrae Marchine Anconi-
tanae » si richiama 1^ osservanza delle Costituzioni.
Tali Bolle e Brevi hanno termine al verso della sesta
carta. Nella settima, e susseguenti sino a 14 carte viene la
Tavola delle materie alfabeticamente disposte con il titolo-—*
Archivio Storico 11. 6.
62 FILIPPO RAFF\ELLI
Tabula CansHtuHonum Marcime, -^ ed a questa Tavola siegue
quella dei Capitoli dei sei libri delle Costituzioni in tre carte,
neir ultima verso delle quali in calce dopo la parola — FINIS — ^
leggesi :
« D. Hieronyma de Girtularijs excudebat Romae
in Platea Pariohis. M. D. XLV. Mense lanuario : »
Tale Girolama, secondo 1' Alberetto della Perugina Famiglia
Cartolari datoci dal Rossi ('), fu moglie a Baldassare Cartolari
Giuniore morto nel 1543 a Roma, ove si era condotto circa
il 1540 per praticarvi V arte tipografica.
Nel retto della 24* carta è una lettera di Marco Favonio
spoletino « celeberrimo Patronorunty Causidicorumque oc TaheU
limum Agri picaeni collegio » da cui si apprende che egli fii
incaricato dal Legato alla correzione delia stampa delle dette
Costituzioni. Il verso della carta è bianco, e alla carta seguente
( segnata i. ) cominciano le Costituzioni, le quali hanno ter-
mine al verso della carta 147. colla nota dopo il registro
A — Z terniores omnes. A. duernio, B. ternio.
Romae
in aedibus Francisci Priscianensis
M. D. XLin.
L' ultima carta non numerata è bianca.
Le costituzioni sono divise in sei libri, il i^ di Capi 22,
il 2° di 55, il 3^ di 29, il 4° di 98, il 5*» di 31, il 6® di 36.
Due belli esemplari di questa non commune stampa con-
servansi nella Comunale Biblioteca di Fermo, il i^ sotto il
numero 16346 , e questo pregievolissimo per le molte po-
co Op. cit. pag. 4.9. o. 3.
CONSTITUTIOKES MARCHIAE 83
Stille Mss, e per avere appartenuto al celebre Giureconsulto
Maceratese Claudio Giardini figlio a Francesco Giardini, uno
dei Riformatori delle Costituzioni Egidiane, come lo si ap-
prende dair Indulto del Cardinale Rodolfo Pio da Carpi, che
come abbiamo detto, trovasi al retto, della seconda carta, e
dalla Biblioteca Picena ('); il 2° sotto il numero 215 12. Altri
due esemplari pregievoli pur vedemmo, il primo a Sanseve-
rino Marche presso V erede del compianto nostro amico Do-
menico Valentini, esemplare che sebbene difettoso delle ul-
time 20 carte, è assai a valutare per le molte giunte Mss.
che ricorrono lungo i margini, ed in fogli interpolati alla
stampa di dotto Giureconsulto; il 2^ nella Communale Bi-
blioteca della città d' Ancona^ ad essa venuto in dono sotto
il giorno 7 Febbraio 1882 per lascito del dotto ed erudito
Mons. Cesare Canonico Gariboldi. Tale esemplare oltre ad
essere ricchissimo di postille, porta in calce del frontespizio
il seguente originale atto notarile di publicazione — Et quia
de premissa publicatione Ego FranJ^ Ang. Notarius per R, Cam»
Ap. Rogai, feci ideo manu propria me subscripsi — .
Questa Edizione fu registrata dal più volte lodato Conte
Manzoni ('), ma ci spiace dirlo con assai poca diligenza, co-
me inesattamente venne pure ricordata dal Bonaini ('), dal
Berlan (^), dal Foglietti (5), e dall'egregio Sig. Paoli nella
descrizione che gentilmente ci favori dell'esemplare esistente
neir Archivio degli Stati Romani (*)•
Presentata tale descrizione, ora dimandiamo a noi
stessi, a qual anno si riferisce questa Edizione ? Due date, co-
ti) Osimo p«r Domenico Antonio Qoercetti 1796. in 4.0 Tomo V. pag. 77.
(3) Op. ctt. Voi. I. Parte I. pag. 18. n. V.
(3) op. cit. pag. 75.
(4) Statuti Italiani -^ Saggio Bibliografico con giunte di Niccolò Baroxxi N.
VcBtiU llp. del Commercio 1858. pag. 4.
(5) cfp. cit. pag. 40.
(6) Lettera 94 Agosto i88a.
84 FILIPPO KAFFAELU
me abbiamo osservato, in esse si trovano» la prima in calce
delia tavola dei Capitoli dei sei libri delle Costituzioni.
— D Hieronyma de Cartuiarijs excudebat Romaé
in Platea Parionis. M • D • XLV. Mense Januario — ,
la seconda in fine del Volume — Romae | in aedibus
Francisci Priscianensis | • M • D • XLIII. —
Esaminati più cataloghi e manuali, non che la descrizione
portaci di tale edizione dal Manzoni ('), tutti sorvolando so-
pra la data posta in fine della Tavola dei Libri - M * XLV, le
assegnano V anno * M * D ' XLm., e dicono il volume compo-
sto di carte 24 non numerate, di 147 numerate. Noi per altro
dissentiamo, ed in luogo crediamo dover convenire a questa
edizione la data del ' M ' D ' XLV. a fronte che i caratteri,
sieno ben diversi da quelli del testo delle Costituzioni, sieno
le linee assai meno spaziate, portando le facce piene delle
prime 24 carte linee 50, quelle del testo 40, osservata però
sempre l'altezza e la larghezza, misurando l'altezza mm. 235,
la larghezza 130. Sia pure che il Priscianense detto dal suo
biografo « honorum litterarum et graece admodum eruditus (') »
tenesse nelle proprie case, in aedibus, officina tipografica, ed
in tsst facesse dar mano alla stampa delle Costituzioni, il libro
non fu pubblicato, e molto meno ultimato a stamparsi, man-
cando il frontespizio, e quant' altro avesse il Priscianense cre-
duto necessario di dovere premettere al testo delle Costitu-
zioni. Niun esemplare da noi veduto, e per quanto da noi si
sappia, si conosce, che porti frontespizio se non diverso del
soprariferito, almeno uguale di caratteri a quelli adoperati per
il testo, e ciò ci conferma che il libro non fu ultimato a
(1) Op. dt. e 1. eit.
(a) Poccianti — Caiahg'Ut Scriptorum Florentinorum omnst generi*, quorum et
memoria extat atque locubrationet in iiterat relatae Munt ad noeira utque tempora
i^Sg — Fhrentiae apud Philippum Junctam ts9g in 8.0 pag. 69.
CONSTITUTIONES MARCHIAE Sj
Stampare e molto meno publicato e posto in vendita. Noi
invece siamo di avviso che il Priscianense, in forza del Breve
Pontificio desse facoltà alla vedova* Cartolari di far propria
di lei questa edizione, di ultimarla , di dare ad essa fronte-
spizio, e ad essa aggiungere i Brevi Apostolici, le Tavole, e
forse la lettera del Favonio che precede al testo delle Costi*
tuzioni per lui stampate nel • M • D • XLIII., e finalmente di
poter porre in vendita il libro, per sollevarla dalla disgrazia
che la incolse con la morte del marito. Spiegare diversamente
il fatto a noi non è dato fino a prova contraria. Aggiungia«
mo poi ancora, che se in fine del volume vediamo riportato
il registro dei fogli del testo, la vedova Cartolari non mancò
di registrare le 24 carte premesse al testo stesso, cioè A temo,
a, b duerno, d temo, per errore tipografico in luogo di Cy e
d duerno segnato e. Tutto adunque ci porta ad ascrivere al
M*D*XLV. la presente Edizione.
X.
I 570.
Annotationes [ super Cap. IL | Libri Sexti | Con-
stitutionum Aegidiarum Verginii de Boccatiis de Gin-
gillo I L V. Doctoris | Civis Romani :
Sotto questo titolo trovasi lo stemma del Cardinale
Alessandro Sforza, al quale, come vedremo, si dedicò questo
Libriccino. A pie del frontespizio la seguente data di stampa.
Romae apud lulium Accoltum MDLXX,
In' 12.**, di 4 carte non numerate in principio. Nella prima retto
essendo bianco il verso, il frontespizio riferito; nella seconda
retto e verso. Lettera dedicatoria al Cardinale Alessandro Far-
nese ; nella terza retto si legge un epigramma in tre distici
in lode del Boccacci, di quel distinto letterato Anconitano
86 FILIPPO ftAPPAELU
Giovanni Francesco Leoni, a cui il Caro per avere il Leoni un
naso sesquipedale, in occasione che si trovava ad essere Rè
della celebre Accademia della Virtù, fondata in Roma circa
il 1538 da messer Claudio Tolomei in casa dell'Arcivescovo
Francesco. Colonna, gli fé presente di un guardatiaso accom-
pagnato dal Trattato — La Nasca ^— , nel verso di detta
carta si riporta un brano del Mòtu- proprio di Pio V, nel
quale si encomia il Boccacci, si approva la stampa delle pre-
senti annotazioni , e si accorda privilegio per dieci anni per
non fistrsi ristampa. Tale brano di Motu- proprio ha termine
verso la metà della carta 4 retto, il cui verso è bianco. Ven-
gono poi le annotazioni sopra il detto Capitolo II del Sesto
Libro delle Costituzioni Egidiane, le quali prendono dal retto
della carta numerata i. al retto della cana 57, nel verso della
quale si legge V approvazione, o meglio il Puhliutur del Pro-
curatore Generale de' P. P. Domenicani, e Maestro del Sacro
Palazzo Apostolico, Fr. Serafino Cavalli, in data 18 Ottobre
1569. A queste 57 carte ne tengono dietro altre 12 non nu-
merate, le quali portano T — Index copiosus rerum numorabi^
lium, quae in hoc opere continentur. — Tale indice termina alla
meti del retto della carta io , nel verso trovasi T Errata a
minuto carattere; nella carta 11 retto il Registro * A — I
Omnes sunt quaterniores praeter * et l quae sunt duerniores —
Il verso di questa carta, come V intera carta 12 restano in
bianco.
Di questa Edizione ricordata dal solo Foglietti (') a noi
fii dato vederne tre Esemplari nelle Biblioteche Comunali di
Fermo e di Macerata ed a Cingoli nella privata di nostra Fa-
miglia. Peraltro T edizione non presenta rarità veruna, anzi è
communissima.
E qui si perdoni all' amore al mio luogo natale se ag-
giungo brevi cenni biografici dell' illustre Giureconsulto Cin*
golano, di cui peraltro meglio dettagliate notizie si hanno
(1) Op: cit: p«g. 42 nota (4().
CONSTITUnONES MARCHIAE 87
presso il Toppi (') , nel Mazzucchclli (*) , nelle giunte al
Dizionario Storico portatile del P. Origlia ('), e nella Biblio-
teca Picena (*).
Giovanni Boccacci di nobile patrizia famiglia Cingolana
fìi figliuolo di Sebastiano. Sin dalla giovinezza si applicò allo
studio delle Leggi, e visse in assai riputazione presso la Curia
Romana. Ignorasi il motivo per cui egli venisse cacciato a
bando da Roma. Malevoglienza, invidia più che altra legittima
causa, secondo egli ci ha lasciato scritto nella dedica del suo
— 'Tractatus de Litieris Remissionalibus, sive de dilaiionibus. et de
citatione per edkfum pubblicum eie. Romae 1587. in 4.° — ^
sembra che sia stato. Egli si parti di Roma, fece ritorno in
patria, ed i cittadini di lui lo tennero sempre in rispetto, ed in
peculiarissima stima^ valendosi del suo consìglio, dell' opera
sua in ogni più arduo pubblico negozio. Nel 1579 fii incari-
cato a rappresentare il Comune presso la Congregazione della
Provincia: il di ultimo Luglio 1580, per consulto di Achille
Simonetti, venne incaricato a raccorre tutte le antiche memo-
rie della patria, con insistenza richieste da Aldo Manuzio.
U originale autografo di queste memorie tuttora conservasi
inedito nella Biblioteca RafFaelIiana. Toltasi a moglie Panta-
silea Ferri nobile Maceratese, fissò sua stanza in quella città,
dove con sommo credito si die a patrocinare cause, e dove
venne ascritto al Collegio degli Avvocati di quella Curia ge-
nerale. Salito al soglio Pontificio il Cardinale Felice Peretti
col nome di Sisto V, al quale erano ben noti e manifesti i
meriti del Boccacci , fu questi richiamato a Roma , ove gli
durò la vita sino al 1596, lasciando a stampa più opere, al-
cune delle quali si ebbero 1' onore di ristampa e in Italia, ed
(1) Bibtiot: élapol: pag: 304*
(i) Degli Scrittori d' Italia ete. Voi: II Parte 3. pa«. 1315.
(3) P*g- *9>'
(4) Biblioteca Picena osia NoHiie delle Opere e Scrittori Piceni^ Osimo, Quer-
cctli 1790 — 179^' Tom. H. pag: 273.
88 FILIPPO RAFFAELtl
in Germania. Il Conte Mazzucchelli, ed i Redattori della Biblio-
teca Picena ci hanno lasciato, di queste^ accuratissima nota.
XI.
1571.
AEGIDIANAE | CONSTITUTIONES | cum ad-
ditìonibus | Carpensibus | nunc denuo recognitae , et
a quampluribus erroribus expurgatae, cum glossis
non minus doctis quam utilibus praestan | tissimi viri
Gasparis Caballini de Cingulo | Jurisconsulti Picentis |
Cum Indice tam Capitulorum quam Glossarum loco-
rum insignium | Cum Privilegiis Summi Pontificis (
Et Senatus Veneti.
Venettis MDLXXI ( senza nome di Stampatore ) ma dal-
l'impresa tipografica sotto il titolo — fontana a molti getti
entro cornice o cartella incartocciata — abbiamo motivo a rite-
nere uscita dalla pressa di Giovanni Zenario, perchè simile
impresa la sì trova, come vedremo al N. XVII, nell' Edizio-
ne fatta da questo Tipografo nel 1605.
L' edizione è in 4.^ di carte 8 in principio non numerate,
ma quaderno registrato alla stelletta *, le quali contengono il
frontespizio, il cui verso è bianco, la 2.* carta porta la lettera
di dedica fatta dal Cavallini — • Sanctissitno Domino nostro Pio
V Pontifici Maximo — data da Venezia « Kalendis Julij
MDLXXI J9, la quale lettera ha termine con io linee nel
verso di detta carta. Nella carta seguente 3 si nel retto, che
nel verso havvi Avviso al lettore — Ad lectorem auctor —
Nella 4/ e per la metà della 5/ retto si riportano due Brevi
di Paolo III — De confirmatione Aegidiarum Constitutionum —
il primo dato « Romae apud 5. Marcum jj}8 Tertio Cai. Au-
gusti j», il secondo « Perusiae Die X Septemhris 1J44 ». Al
verso poi della 5/ carta incomincia l' indice dei Capitoli che
CONSTITUTIOKES MARCHIAE 89
prende tutta la carta 6/ e 7/. Neil' 8/ retto si trova la de-
dica dei due primi libri delle Costituzioni e delle glosse, che
h il Cavallini al Cardinale Alessandro Farnese. Nel verso tro-
vasi incisa in legno la Giustizia coronata assisa sul dorso di
due leoni, alto tenendo con la mano destra la spada, e colla
sinistra la bilancia. Nella fascia della fronte dell' arco, sotto
coi si .trova effigiata la Giustizia, leggesi — lustitiam diligite
0 vos qui iudtcastis ierram — Seguono poi le Costituzioni ,
che prendono dalla pag. 1/ alla 412. Queste sono divise in
sei libri, il i.** di Rubriche 22, il 2.® di Rub. 55 , il 3.° di
Rub. 29, il 4.'' di Rub, 99, il 5.*» di Rub. 31, il 6.** di Rub.
38. — Ogni Rubrica, o meglio Capitolo è seguito dalle
glosse.
Abbiamo superiormente avvertito, che il 1.® e 2.® libro
delle Costituzioni venne dedicato al Cardinale Alessandro Far-
nese. Ora diremo, che il 3.° libro porta in fronte il nome
del Vescovo Tuderte Angelo Cesi con lettera data — PatavH
decitno Quinto cakndas Novembris ijyo — il 4.® libro quello
dell'Illustre e molto Reverendo Don Ferdinando Farnese con
epistola datata pur da Padova nello stesso giorno ed anno
della precedente, il 5.^ è dedicato con lettera data — Gardae
apud lacum Btnacum Decimo cakndas Novembris 1^70. Reve-
rendissimo oc illustri D. Ludovico Caesio Abbati Clarevallis Me-
diai, et Re. Cam. App. Clerico — , V ultimo libro — Super iU
lustri Regimi (sic) de quadraginta Almae Civitatis Bononiae — ^
datata egualmente da Garda sotto l' istesso giorno ed anno
della precedente.
Dopo le Costituzioni sono 12 carte non numerate, le
prime io delle quali porta V
€ Index locorum insìgnium glossarum Constitu-
tìonum 9
Tu.* retto il Registro
►$4 A — Z.Aa — Ee.
90 FOIPPO RAFFAELU
tutti quaderni tranne Ce Dd. Ee, che sono ternL Nel verso
di detta carta è riportata la figura della giustizia, come tro*
vasi al principio, al verso della 8/ carta. L' ultima carta è
tutta bianca.
Se una tale edizione fu appena citata dal Manzoni (') ,
dal Bonaini (') , e dal Berlan (') , V egregio A w. Foglietti
non si rimase alla sola citazione, ma con quel fine ingegno,
per cui tanto si distingue, volle dirci delle glosse, e del com-
mento del Cavallini per £uiie rilevare il merito ed i difetti.
Crediamo pregio di questo nostro povero lavoro riportare te-
stualmente le parole del Fc^lietti (^).
ff Gaspare Cavallini di Cingoli vedendo come Sebastia-
» no Napodano, Andrea d' Isemia, e Matteo d'Afflitto avessero
ff glossato o commentato le costituzioni del regno di Napoli;
« Niccolò Bovio, Andrea Tiraquello, Bartolomeo Cassano, Pie-
«r tro Rebuffi ed altri molti le consuetudini firancesi; Diego Co-
e vamivia le leggi Spagnuole , e con lui altri, e vedendo
« come nessuno avesse pensato a far nulla di simile per le
e Egidiane, mentre poi non credeva — cum in ditùme eule^
« siastica serventuTy quodibi non adessent viri qui et sapientia et
e longa fori experientia praedictos superarent — volle tentare
« egli r impresa — > Afferma nel suo discorso al lettore —
« costitutUmes ipsas in textu a quampluribus erroribus expurgaviy
ff invenv sententias aliquot mutilaSy quasdam supervactiis verbis
« abundare^ alibi transposita verba; ut ubique lector remorari pos-
« sit in illarum inUlligentiay rute atque ordine omnia in suam
« consonantiam reduxi, parentibus, commatibus ornavi utfestivior
« atque liberior lectio habeatur — . Questo ci pare che realmente
« l'abbia fatto; ma quanto al suo commento od alle sue
e glosse si deve riconoscere che esse non hanno alcuna im-
(I) Opt cit: Voi: I Parte I: p. 19.
(3) Op: cit: p. 75.
(3) Op: cit: p. 40.
(4) Op: dt: p. 41
CONSTITUTIOKES M ARCHI AE 9I
« portanza storica, e nulla ci dicano sopra tante cose che
« egliy più vicino ai tempi in cui la compilazione era stata
e fatta, e con tanta maggior copia di documenti a sua dispo-
c sizione, avrebbe potuto facilmente chiarire — Nella glossa
« al capitolo nono informa i lettori, che la costituzione in
e esso contenuta non era più applicabile con le tre precedenti
« nel tempo in che scriveva, perchè non vi era più nella pro-
a vincia alcun presidato — Remanserat solum Praesidatus Far^
« ftnsis, ti residebai judex Ripae Transonum — e prosiegue
« più sotto — Et ut nihil poenitus ignoretur antiquitatis. Judex
9 praesidatus multa loca sub se habebat quae loca et suos judices
« babebant cum limitata jurisdictione^ mandat haec constitutio
« etc. — Ecco qual cosa egli intendeva per una dichiarazione
• completa deli' antichità ! Il commento è tutto giuridico , e
t quale erano allora i più dei commenti, ossia zeppo di ge-
r neralità spesso estranee alla tesi, ed in genere poco interes-
« sante ed utile anche nei punti che meritano giuridicamente
« di essere chiariti. Eppure il Cavallini doveva essere un uo-
c mo di molti studi, di molta esperienza ed anche in genere,
e di molto buon senso. » ' '
E di fatto, noi aggiungiamo, era Cavallini praestantissimus
lurisconsultuSy come il dichiara il santo pontefice Pio V. in
un Breve che gli ebbe ad indirizzare il 17 Giugno 1567 —
Nato a Cingoli di Giovan Battista Cavallini e di Margherita
Boccacci prima della metà del secolo XVI, come per gli studi
di lettere fatti in patria, ebbe il padre scorto nel fanciullo ele-
vatezza d' ingegno e buona volontà di apprendere, lo mandò
a studiare giurisprudenza in Pavia ed in Perugia, da dove
passò air Università di Macerata, e da ultimo a quella di Bo-
logna, nella quale Città nel 1550 si ebbe a Precettore il ce-
lebre Gabriele Paleotti, il quale riguardò mai sempre con oc-
chio di singolare benevolenza il Cavallini. A premura di detto
precettore, il quale venne pur promosso alla Porpora Cardi-
nalizia, il Cavallini si ebbe il Governo di Savona per la Re-
publica di Genova, quello di Piombino per Giacomo di Ara-
gona Appiano, quello di Fano per Lionello di Carpi Signore
di Meldola« Dopo di avere sostenuti con assai lode tali Go-
9 a FILIPPO RAFFABLLl
verni tolse in moglie Faustina del celebre Egidio Falcetta da
Cingoli che come rimase vedovo si die alla chieresia, e per
i suoi singolari meriti, eletto Vescovo di Caurli nel Veneto,
assai si distinse nel Concilio di Trento. Mancatogli questa
di vita, il nostro Gaspare pensò d'incamminarsi per la via
ecclesiastica, e a tal fine si portò in Padova per studiarvi Teo-
logia, anche perchè il Pohtefìce S. Pio V. lo incaricò della
correzione e riforma dei due Trattati di Carlo Molines —
Commerciorum et Usurarum Dividui et Individui — Sceverati
da tante erronee proposizioni, il Cavallini questi riprodusse,
ma siccome non si vide di questa fatica guiderdonato, come
lusingavasi, abbandonò il pensiero di andare innanzi nella via
ecclesiastica. Allora passò a seconde nozze sposandosi ad An*
tilia di Giovanni Filippo Benvenuti anche essa di famiglia
air ordine dei Patrizi Cingolani. Da tali matrimoni il Cavallini
si ebbe più figli. Nel 1589 egli cessò di vivere al mondo,
non alla memoria degli uomini, che né suoi dotti libri ammi-
rano tuttora la di lui straordinaria dottrina. I benemeriti col-
lettori della Biblioteca Picena (') ci hanno lasciato di questi
grato ricordo con averne intessuto accurato catalogo.
xn.
CONSTITUTIONUM | AEGIDIARUM (Seu)
Marchiae | Anconitanae | Gap. Ut minonim, XXV. lib.
V dilucida Commentarìa in decem | Glossas digesta,
continentia quaestiones utiles in praxi | et theorica,
quae versa pagina indicantur. | A Verginio de Boc-
(1) Op: cit: Tom. HI p. 195.
CONSTITUTIONES MARCHIAE 93
catìis a Cingulo, | Jurisconsul. Clarissimo, et in
Romana Curia | causarum Patrono, | nunc primum
in lucem edita. | Cum Summarijs et Indice rerum ac
verborum locupletissimo. — Cum Privilegio.
Sotto il titolo impresa tipografica dei Giunti con le ini-
ziali al lato del Giglio L. A (Luca Antonio). Più in basso
Venetiis apud Juntas • M • DLXXVI.
In 8.^ gr. di carte non numerate 32, con registro ^ a-g
duerni, e numerate solo nel retto i - 220 con registro A • Z*
A a- E e. tutti quaderni.
Nella prima carta retto frontespizio; verso, i titoli delle
questioni sopra i Commentari svolte in dieci Glosse. La 2^
carta ed il retto della 3.» fin sotto alla metà, lettera di dedica —
S. D. N. Gregorio XIII. | Pontifici Opt. | Maximo-
que— data — Romae Kal. Aprilis Anno MDLXXIIU.
Bianco è il verso. Nella carta 4.* retto, si porta il tenore
della Costituzione — Quae forma sit servanda in alienationi"
bus et contractibus Minorum et Mulierum — , la quale costitu-
zione forma la Rubrica XXV del Libro V, nel verso il Proe-
mio. Alla carta 5* retto fin quasi alla metà del verso della
carta 32 viene V — Index copiosissimus rerum ac verborum no-
tatù dignorum^ serie alphabetica contextus. — In calce di detto
indice è il registro dell* Opera sopra riferito. Nel retto della
carta numerata i comincia il Commento alla Costituzione
XXV del Libro V sulla forma da osservarsi nei contratti dei
Minori, e delle Donne, quale Commento termina a due terzi
della carta retto 220, rimanendo poi bianco il verso. Il Com-
mento, come si è detto, viene diviso in dieci glosse : la ' i*
di Rubriche 29., la 2* di 94., la 3^ di 142., la 4* di 92., la
5* di 47., la 6* di 177., la 7* di 37., l'S* di 310., la 9* di
77., e la IO* di 45.
94 FILIPPO RAFFAELLI
Dopo quanto sul pregio di quesc' Opera ne ha scritto il
più volte encomiato Sig. Aw. Foglietti ('), non crediamo di
aggiungere parole. Accennata fii questa edizione, ma non esat-
tamente dal Bonaini (^), con fedeltà ci fu però dato il titolo
dal Manzoni ('), e dai Collettori della Biblioteca Picena (^).
xm.
I 5 76.
CONSTITUTIONES | Marchiae I Anconitanae |
Ab Aegidio olim compilatae, et | per Verginium Boc-
catium I luriscons. Clarissimum. | Nunc recens perspi-
cuis Commentarijs illustratae. | Cum Summarijs et
Indice rerum ac Verborum locupletissimo. | Cum
privilegio.
Impresa tipografica Giuntina, come alla precedente, quin-
di nota
Venetiis. Apud luntus MDLXXVI. in 4.
to
Questa edizione tanto nel numero delle carte, quanto
nella forma dei caratteri, e disposizione della materia in essa
trattata, non presenta diversità dalla edizione superiormente
descritta. La differenza trovasi soltanto nel titolo , nel non
portare nel verso della i.^ carta gli argomenti delle questioni
svolte nelle dieci glosse, nella data della lettera di dedica a
Gregorio Papa XIII. , la quale se nella edizione precedente
(1) Op. cit. ptgg: 43 e 44.» note 44 e 47*
(a) Op. cit. ptft: 75.
(3) Op. dt. Voi: I Parte I.a pag. 19. N. VII.
(4) Tomo II. pag. 374. n. a.
CONSTITUTIONES MARCHIAE 95
abbiamo veduto essere — Kal, Aprilis Anno MDLXXUII, in
questa Romat KaL Maij Anno MDLXXVI. Cosi in questa
edizione il tenore della Costituzione è antemesso al Proemio»
il quale trovasi chiuso da cornice a semplice filetto , o linea
sottilissima. Altra piccola diversità si scorge ancora nella let-
tera capitale E(tsi) della Dedica, mentre nella presente edizione
misura mm 42 X 40, ed è elegantissima negli arabeschi, nella
precedente alquanto rozza e più piccola, mm. 38 X 35*
Né dal Bonaini, dal Manzoni, né dai Collettori della BU
hlioteca Picena viene registrata questa Edizione, è ricordata
però dal Foglietti ('). Un esemplare, rattoppato nel frontespi-
zio conservasi in questa Comunale Biblioteca di Fermo al
N. 15824.
XIV.
I 6 8 I .
Annotationes | cum Additìonibus | in Constitu-
tione i Aegidiana seu L. | unica C. si de mom. | poss.
fiier. appcL | Vergimi de Boccatiis | a Cingulo I. C.
Romani | nmic primum in lucem editae. | Quae an-
tera contineantur in ( Additionibus, post sequentem
paginam demonstrabitur. | Adiecto insuper Indice | re-
rum ac verborum locupletissimo.
Sotto questo lungo titolo Stemma di Giacomo Boncom-
pagni Generale Governatore di S. Chiesa. Più in basso.
Maceratae | ex Typographia Sebastiani Martelli-
ni I M. D. LXXXI. | D. D. Superiorum licentia ob-
tenta.
(1) Op. ctt. ptg. 43. 0. 44.
96 nUPPO tATFAELU
Edizione in 4.<* Al riferito titolo tiene sonito neUa 2.* carta
lettera di dedica
Illustriss ■" et Eccellentiss."" | Domino D. Jacobo |
Boncompagno Duci Sorae | Marchioni Vignolae | et
S. R. Ecci. Generali | Gubematorì | meritìssimo.
Nella 3/ carta
Index eorum («^) quae continentur in additio-
nibus.
le quali sono 19., la carta 4.* è bianca.
In caratteri cancellereschi, come sono quelli della lettera
di dedica, viene a pagina numerata i / la Prefazione, intestata
Annotationes | cum Additionibus |
in Cap. IL Lib. FI. ( dal Mazzucchelli negli Scrittori S Ita-
lia (') per equivoco VII )
Constitutionum | Aegidiarum ] Seu L unicae C.
Sì de mom. | possessione fiierìt appellatum.
Alla pag. numerata 3/ cominciano le annotazioni con le ag-
giunte, le quali terminano quasi alla fine della pag. 88.% con
le parole
Laus et gloria perpetua sit Sanctissimae Trinitati,
et glorìosissimae Virgini Mariae.
Le susseguenti carte 8. non numerate sino al retto del*
r ultime portano.
(1} Voi. II. Parte 3.* pag. I5t3«
CONSTITUTIONES MARCHIAE 97
Index I copiosissìmus | rerum et verborum J nota-
tu dignorum quae | in bisce annotatio | nibus et ad-
ditionì I bus continentur I Serie Alfabetica.
U verso poi di detta ultima carta non numerata 8/ pre-
senta, prima il Registro * A - N.
Omnia sunt folia integra
( cioè duerni ) , quindi una linea , sotto la quale l' impresa
dello Stampatore entro cornice che misura mm. 68 X 6o,
raffigurante un tripode con sopra V incudine, due martelli, un
serpe attortigliato che brucia fra le fiamme. Fuori della cor-
nice il motto
Malleolis vincitur invidia
cioè a sinistra Malleolis, sopra Vincitur, a destra Invidia. Do-
po una tale impresa la nota tipografica
Maceratae | ex typographia Sebastiani Martellini |
M. D. LXXXI.
Poi altra linea, sotto la quale finalmente
De licentia DD. Superiorum.
Bello è r esemplare esistente in questa comunale Biblio-
teca di Fermo al N. 14865 , ricoperto a sola pergamena.
Anche questa Edizione rimase sconosciuta al Bonaini, al
Manzoni , ai Collettori della Biblioteca Picena , non che al
Sig. Foglietti. Quest' opera non è che ristampa in parte di
quella già da noi, sebbene respinta , registrata sotto V anno
1542 al N. Vili, e deir altra accuratamente descritta all' an-
no 1570. N. X. Abbiamo detto ristampa in parte, poiché in
questa sono state portate delle aggiunte, come rilevasi dal
titolo.
Archivio Storico II. ** 7*
98 FILIPPO RAFFAELLi
Annotationes cum additìonibiis etc.
E giacché la buona ventura ci ha portato innanzi una
bella ed elegante Edizione Maceratese , non possiamo rima-
nerci dal notare» avere errato il benemerito Bibliofilo redat*
tore del Dìctionairt de Geograpbie ancienne et moderne à V u-
sage du Libraire j et de ? amateur des Limes (') con aver
detto sulla fede del Falkenstein ('), che la Stamperia a Ma-
cerata risale al 1575» e che il primo ad esercitarvi T arte sia
stato Sebastiano Martellini.
Per notizie da noi raccolte sembra certo che a Macerata
non si aprisse officina tipografica anteriormente alla metà del
Secolo XVI» e che il primo ad esercitarvi 1' arte si fosse il
Mantovano Maestro Luca Bino. Troviamo in fatto nel Libro
delle Riformagioni di quel Comune dell'anno 155 1 a foglio
49 retto la convenzione che ai 14 di Agosto di queir anno
si stipulò — inter Civitatem et Magistrum Lucam de Binis Man-
tuanum impressarem conductum prò tribus annis cui assignentur
florenos viginti quinque prò pensione domus conducta Domino Ioanne
Andrea Floriano de Sancto Severino sita in quarterio S. Ioanis
iuxta Nardum Berardini et fratres ac beredes Alexandri Floriani
cum poeto quod D. Mag. Lucas habeat servitutem acque in domi-
bus novis habitatis a D. Angelo Androtio de Monticulo per Stra-
tam publicum eundo ad d. domos. — È d^ avvertire peraltro che
il Comune sin dal 1547 andava in traccia di uno Stampatore,
che potesse esercitare V arte sua in quella città, poiché in detti
libri delle Riformagioni sin dal 12 Ottobre di quell' anno si
(i) BiHt, Firmin Didotftére$ 1870 in 4. coli. 783. Sebbene oltremodo prege>
Tole Aia questo Repertorio» tuttavia oon pocbi errori ed inesattezze in esso s' incon-
trano. L' illustre ed eruditissimo Salvatore Bongi prese a lare di questo libro accurata
rassegna, che pubblicò nelIMrcA/yio Storico Italiano, Serie Ter^a, T. XI. P. II. Fh-
reu{e. Tipografia Galileiana, 1870, alla quale rimandiamo i cortesi lettori.
(2) Gecschiehte der Buchdrokerkunst in ihrer Entttehung und Autbildung, Ein
Denkmal ^ur vierten Sacular - Feier der Erfindung der Typographie. Leipzig,
Verlag und Druck von B. G, Teuhner, 1840 in 4. P. II. pag. laa. Pregevolissima o-
pera che riassume i principali scritti sino ad ora pubblicati sulla introduzione dell' arte
della Stampa nei dififerenti paesi d' Europa, e delle altre parti del mondo, cominciando
dall'AIemagna <f cu, dice il Branet Tom. II. coli. 1173 # P auteur Parrete avec une
complaitance que nout ne taurions bldmer. »
CONSTITUTIONES MARCHIAB 9<)
trova decretato — * Quod si stampator se conduxerit ad eius artem
stampe exercendanty Comunitas teneatur eidem solvere decem flore-
nos prò pensione domus prò uno anno , et in posterum quolibet
anno. —
Ci piace ancora di osservare che Io Stampatore Maestro
Luca nel 1554 fu eletto a Bidello dello Studio; che alla morte
di lui gli venne surrogato ai 13 Aprile 1569 Sebastiano di
Pietro Martellini di Macerata, allievo nell' arte tipografica di
detto Maestro Luca, del quale Sebastiano Martellini si fa ri-
cordo in una Risoluzione del 25 Agosto 1569 ('). Il Martel-
lini ebbe poi a compagno, quindi a successore nella tipografia
il veneto Pietro Ferri, ciò rilevando da altra Risoluzione Con«
siliare del 22 Novembre 1605, con la quale gli viene accor-
data per dieci anni V esenzione al pagamento delle Gabelle (^).
Cosi finalmente lo troviamo unito ad un tale Gio : Battista
Bonhomini, nella stampa — Descrittione et Dichiaratione dell* arco
eretto in Macerata nell' ingresso dell' Illustrissimo e Reverendissimo
Sig. Cardinale Pio Legato della Marca à 24 di Giugno 1621 —
In Macerata, appresso Bastiano Martellini e Gio : Battista Bonho-
mini 16 21 in 8J^ di carte 16. —
Ma non è qui luogo intrattenerci più a lungo sopra i
Tipografi, che esercitarono Y arte loro a Macerata. Essi entre-
ranno più dettagliatamente in altro nostro studio. — Sopra
V introdu:(ione dell'Arte tipografica nelle diverse città della Marca.
A noi basta V avere dimostrato che il Martellini non fu V intro-
duttore della tipografia in Macerata, ma che egli fosse il secondo
dopo il Mantovano Maestro Luca Bino.
(t) V. Riformaziooi di detto Anno 1554 fol. 143 recto — 1568 fol. 10 recto —
i$6q foK 19^ recto.
(3) V. d. Rirorm. Anoo 1605 fol. 149 recto.
100 FILIPPO RAFFAELLl
XV.
iS8s.
AEGiDiANAE j CONSTITUTIONES I cum additio-
nibus Carpensibus | nunc denuo recognitae et quam-
pluribus erroribus expurgatae | cum glossis non minus
doctis quam utilibus | praestantissimi Viri Gasparis
Caballini de Cingulo | Jurisconsulti Picentis. — Cum
indice tam Capitulorum quam Glossarum iocorumque
insignium.
Venetiis. M. D. LXXXV. Senza nome di stam-
patore in fol.
Questa edizione non è che una fedele ristampa di quella
già descritta sotto il N. XI. dell' anno 1571. È ricordata dal
Manzoni (') e sulla fede di questi dal Foglietti (').
XVI.
1588.
AEGIDIANAE CONSTITUTIONES. etc.
Non ne ripetiamo il titolo, perchè tale edizione è simile
alle precedenti 1571, e 1585. Viene ricordata dai Collettori
della Biblioteca Picena Q), dal Foglietti (♦), dal Berlan ($), dal
(I) Op. dt. Voi: 1 Ptrte I. pag: 19. n. Vili,
(a) Op. cit. pag: 44. Dota 47.
(3) Tom. III. pag. 194. n. a.
(4) Op. cit. pag. 44. nota 47.
(5) Op. cit. pag. 4.
coNSTrnmoNcs marchiae ioi
Bonaini ('), e dal Manzoni ('), il quale falsamente crede, che
la data di questa stampa sia errore tipografico, e si sia volu-
to ricordare la precedente edizione del 1585. Esemplari poi
con la data 1588 si trovano nella Biblioteca Comunale di
San Severino ( Marche ), ed in quella di nostra Famiglia a
Cingoli.
XVII.
1605.
AEGIDIANAE | CONSTITUTIONES | cum ad-
ditionibus | Carpensìbus | nunc denuo recognitae et
quam | pluribus erroribus expurgatae cum glossis non
minus doctis quam | utilibus praestantissimi viri Ga-
sparis Gaballini (51V) de Gin | gulo iurisconsulti Pi-
centis. I Cum indice tam capìtulorum | quam glossa-
ram locorumque insignium. | Cum privilegiis Summi
Pontificis I et Senatus Veneti.
Venetiis. MDCV. Apud Joannem Zenarium. in fol.
Questo titolo leggesi nel retto della prima carta fregiata
dell' insegna del tipografo , che era una fontana a molti getti
entro cornice o cartella accartocciata, simile a quella che ab-
biamo trovata nella Edizione senza nome di stampatore al
N.^ XI. Anno 1571. Il verso di essa carta è bianco. Le due
pagine della seconda contengono un discorso dell' Autore al
Lettore — Ad Leciorem Auctor , — in cui si dà ragione del-
l'opera. Seguono i brevi del Pontefice Paolo III, che confer-
mano la riforma delle Costituzioni fatta dal Cardinale Rodolfo
(1) Op. cit. pag. 75.
(t) Op. e luogo sopra citato.
102 I^ILIPPO RAFFAELtl
da Carpi, a' quali tien dietro Y Indice dei Capitoli, che ripar-
tono la raccolta. Le Costituzioni hanno principio alla pagina
numerata i, essendo tutte le precedenti senza numero, e tali
Costituzioni continuano fino alla pag. 412. Dopo, si trovano
altre dieci carte non numerate, le quali portano l'indice —
Locorum insignium, glossarum^ constitutionum — L' prdine della
raccolta non è variato nei Sei Libri; le glosse del Cavallini
sono Capitolo per Capitolo; le Costituzioni, le glosse, e gli
indici sono stampati a due colonne per ciascuna pagina.
Questa Edizione è ricordata da tutti i Bibliografi più volte
sopranominati, ed un beli' esemplare noi vedemmo nella ricca
Collezione Statutaria presso gli Archivi di Stato Romano.
Indulgentia dignus est labor arduus
Con queste parole poniamo fine alla rassegna bibliografica
di tutte le Edizioni delle celebri costituzioni della marca dette
EGiDiAKE, delle quali soltanto 9 furono note al Bonaini, 7 al
Berlan, 11 al Foglietti, 13 al Manzoni, ma da tutti non esat-
tamente e bibliotecnicamente descritte ed illustrate, come noi
ci siamo peritati di fare, portando inoltre il numero di esse
a 17. Se con questo lavoro abbiamo bene o nò incominciato
a dare una Bibliografia Storico -artistica, letteraria, scientifica,
e biografica della Provincia Maceratese, ci riportiamo al giu-
dizio dei cultori di siffatti generi di studi. Il nostro buon vo-
lere presso questi ci scusi, ripetendo ancora una volta — In-
dulgentia dignus est ìabor arduus.
UN UMANISTA FABRIANESE
del secolo XIV.
GIOVANNI TINTI
Dell* uomo, il di cui nome leggesi in fronte a
queste pagine, il tempo ha nel suo corso ravvolti di
si fatta oscurità il ricordo e gli scritti , che il ride-
star r uno ed il ricercare gli altri potrebbe da taluno
giudicarsi vana ed inutile impresa. Il timore che al-
tri esprima consimil parere non mi trattiene però
dal rendere di publico diritto i documenti che sul
Tinti mi avvenne di raccogliere; per quanto infatti
essi né siano in gran copia né di molto rilievo, pu-
re ho fede non debbano essere sdegnati da coloro,
ai quali precipuamente si rivolgono; a coloro, inten-
do, che dalle indagini istituite intorno all' origine ed
alle vicende del classico risorgimento hanno appreso
quanto mal nota ne sia ancora la storia per quel no-
tevolissimo periodo, che abbraccia le ultime decadi
del secolo decimoquarto. Quel largo movimento di
pensiero e di ricerche che, auspici i grandi dotti fio-
rentini, si diffonde in tutta la penisola sul morir del
trecento non è oggi per verità se non in poca parte co-
nosciuto, mancandoci ancora sopra quasi tutti coloro
104 FRANCESCO NO VATI
che ne furono i propagatori e gli ausiliatori più o
meno famosi, esatte e particolari notizie. Che se la
fine del sec. XIV ci offre da un lato lo spettacolo
della decadenza della letteratura volgare; se in que-
gli anni che seguono alla scomparsa del Petrarca e
del Boccaccio, il gran fiume della poesia trecentista, si
copioso d' acque, lo vediam perdersi quasi disseccato,
nelle desolate aridità dei poemi allegorici, calcati sul
modello della Commedia o dei Trionfi^ nella vacuità
monotona dei canzonieri amorosi esemplati sul petrar-
chesco; ci si presenta però contemporaneamente d'altra
parte un quadro più lieto. Questa età non ha dato veri
poeti, ma ha prodotto invece una ingente schiera di dot-
ti, non prepotenti tutti d' ingegno, ma tutti infaticabili
allo studio; talché se Leonardo Aretino, se il Poggio,
se il Loschi (per ricordarne qualcuno), adolescenti,
vincono già in dottrina, e lo sanno e lo dicono, il
Boccaccio ed il Petrarca, di ciò é da ricercare in gran
parte la cagione neir insegnamento , nell' esempio ,
nelle cure sollecite e sapienti di cui circondarono i
loro inizi gloriosi quegli uomini, dei quali la fama si
ecclissò e scomparve dinnanzi alla grandissima che i
discepoli raggiunsero. Io spero fra non molto di mo-
strar raggruppata intorno al più illustre di loro, al-
l'erede del Petrarca, Coluccio Salutati, codesta schiera
di dotti modesti e dimenticati. Dal lor numero intanto
trascelgo, né mi curo nasconderlo, un gregario: ma
in questo Archivio, indirizzato ad illustrare la storia
civile e letteraria delle Marche, ciò che noi verremo
ora esponendo intorno all' oscuro letterato fabriane-
se non troverà certo né impazienti , né sdegnosi i
lettori.
UN mSANISTA PABRIANESC IO5
L
La famiglia dei Tinti contava già nel trecento
fra le illustri fabrìanesi secoli di esistenza non in-
gloriosa. Fino dal sec. XII la sua sorte erasi colle-
gata infatti a quella dei valorosi guerrieri che dove-
vano, duecent' anni dopo, assumere il dominio della
patria, i Chiavelli: e gli storici di Fabriano ci hanno
serbato ricordo come al fianco di Ruggero Chiavelli,
quando del 1180 egli cinse Rimini d' assedio^ com-
battesse, non ancor quadrilustre, Antonio Tinti , do-
tato di cosi straordinaria vigoria di braccio che non
solo uccise cinque nemici, da lui V un dopo V altro
provocati, ma, salito il primo sulle mura della città
assediata, ne procacciò, spalancandone le porte, ai
suoi concittadini V acquisto. (')
(I) Ved. O. MARCOALDI, Guida e Statistica della Città e Comune
di Fabriano ( Fabriano, Crocetti, 1874 ), Voi. I, p. 70 e segg. Non ci è però
riuscito di ritrovare nei pochi libri, che fra i moltissimi da Fabrìanesi det*
tati ad illustrazione delle patrie glorie, uscirono sin qui per le stampe,
notìzia di altri membri di questa famiglia che per virtù militari o civili si
rendessero illustri. Del resto il nome dei Tinti ricorre raramente anche
nelle Carte Diplomatiche Fabrianesi, che A. ZONGHI raccolse ed illustrò,
le quali formano il secondo txsmo della Collezione di docum, stor. ani,
inediti ed ed, rari delle città e terre marchigiane ( Ancona , 1872 ) e van-
no dal xoii al 1299. Non è probabile infatti che alla gente, dalla quale
il Nostro discese, appartenessero cosi quel Ioannes o Ioannutius Tinti e quel
Settonus Tinti che insieme agli altri abitanti del Castello di Chiaramonte fe-
cero nel 1220 atto di sommissione al Comune di Fabriano ( o. e Doc.
LXXV, p. io4 e LXXVII, p. 107 ), dopoché Attone e Bartolo di Ugolino
ebbero ass<^ettata al detto Comune la terza parte di quel castello. Ma si
può invece riconoscere un antenato di Giovanni in quel dominus StéRu-
loé PRANCCSCO KOVATI
Che da questa schiatta di generosi nascesse Gio-
vanni ci sembra fuori di dubbio ; ma da qual padre
ed in qual anno, mal sapremmo indicarlo. E però as-
sai probabile che egli vedesse la luce nella seconda
metà del trecento, avendo noi ragione di credere che
la sua vita siasi prolungata fino al quarto o quinto
lustro del secolo seguente.
Se i nostri calcoli pertanto non vanno errati, la
adolescenza e la prima giovinezza del Tinti sareb-
bero trascorse in quel ventennio, tempo fra tutti per
Fabriano fortunatissimo, nel quale sotto la indiretta
dominazione de* più miti fra i Chiavelli, la città po-
sò, sopite le intestine discordie e le esterne insidi^,
in tanta pace, che vi <c augumentarono incredibil-
mente le ricchezze, le genti et le virtù » ('). Fabriano
andò allora altera, lo narra il Sansovino, di ospitare
entro le sue mura una eletta di patrizi e di dotti :
« v' erano ventiquattro Cavalieri a spron d' oro , al-
to Tinti, che del 1290 apparisce fra i fideiussori del G)mune verso Aga-
pito G>lonna, Vicario Generale nella Marca Anconitana ( o. e. Doc. CCLIV,
p. 289). Un Tinti appare pure fra i venditori di una casa, comperata nel 1255
dal Comune per fabbricare il Palazzo publico; ma non saprei dire se egli»
come i suoi fratelli Venturello e Bartolo e le sorelle Nuccia e Granuccia
di Marsilione di Giovanni, fosse o no della casata dei Tinti ( o. e. Doc. CL-
XXV, p. 2x5 ); giacché il nome di Tinto lo troviamo portato da molti di
famiglie diverse (ved. così o. e. p. 295, 296, 305 etc.) Forse un nepote del
Nostro fu quel Giacomo Tinti, notaio, che rogò in Fabriano dal 1454 al
i48o ( ved. MARCO AyDI o. e. p. 311 ), e che nel i48i essendo consiglie-
re del suo comune, fii eletto ambasciatore della città a Roma, per riavere
il corpo di S. Romualdo. Ved. ZONGHI. Documenti storici fàbrianesi, Fa-
briano, 1881, pag. 23 e seg. Di un altro Giacomo di Giovanni Tinti ,
esso pure nouio dal 1528 al 1549, è fatto ricordo ibid. p. 312.
(I) F. SANSOVINO, Origini e fatti delle famiglie illustri d* Italia
( Venezia, Combi, MDCLXX ), p. 303. Cfir. MARCOALDI, o. e p. 6.
tTN tlMANISTA FABRIANESE tO?
trettanti Dottori, sette eccellenti Medici; et nove Ca-
pitani con somma lode loro guerreggiavano in di-
verse parti d' Italia ("). » Ma, non men che i guer-
rieriy rendevano intanto famoso al di fuori il nome
della loro patria i dotti : dalle cattedre di vari studi
italiani suonava riverita la voce di Giovanni Bec-
chetti (*); e il doloroso senso di pietà e di racca-
priccio, che r annunzio delle orride stragi cesenati
aveva gettato negli animi degli Italiani, trovava una
manifestazione efficace nel dialogo famoso di ser Lo-
dovico da Fabriano. (') Che V amore alla scienza
scendeva e si diffondeva dall' alto : nella principesca
loro dimora i Chiavelli ragunavano una preziosa bi-
blioteca, troppo presto ed in troppo tragica guisa di-
spersa; (f) e nelle aule, dove correvano i petrarche-
schi sospiri di Livia Chiavelli, (^) cresceva queir Alber-
(1) id. ibid.
(2) Ved. O. MARCOALDI, o. e. p. 4; e TORELLI , Ristretto delle
ViU degli huomini e delle donne illustri in Santità dell* ord. Agostiniano
( Bologna, Monti, 1647 ), cap. LIX, p. 299. Cfr. anche TIRABOSCHI, Stor.
della leti, ital Lib. II, I. V, p. 121 {Modena, 1775 ).
(3) Ved. Appendice I.
(4) Alberghetto II fu amantissimo « di raccoglier libri, componendo
con ingenti somme una scelta e ricchissima biblioteca; parte della quale
fu barbaramente disthitta dalle fiamme, che i ribelli Fabrianesi appiccarono
all'archivio e alla cancellerìa de* massacrati Chiavelli nel 1435, e parte
quindi andò venduta a Federigo d* Urbino ». MARCOALDI, o. e. p. 52 e
cfr. qui p. 118.
(5) Livia Chiavelli, moglie a Chiavello di Guido Chiavelli ( f io
Gennaio i4io ) , fu donna bellissima e di molto ingegno. Un suo sonetto
che cohl:
Rivolgo gli occhi spesse volte in alto,
non del tatto infelice, è riferito dal SANSOVINO ( o. e. p. 3 1 1 ), che
ne fa ampolloso elogio. Lo rbtampò il CRESCIMBENI, Cotnm, alla st.
I08 FRANCESCO KOVATt
ghetto oc giovane di gratiosa presenza, eloquente et
di maturo consiglio, dotto di latino et di greco, a-
mator de' virtuosi e della pace » (') , che doveva
degnamente succedere nel dominio al buon fratello
Tommaso.
Il Tinti, più che all' esercizio delle armi, alla sua
stirpe prediletto , dovette sentir V animo inclinato
agli studi; e nella vicina Perugia od altrove, com-
piuto il corso delle letterarie discipline, attese proba-
bilmente alle giuridiche. Questa nostra supposizione
non è però, fa mestieri il dirlo, corroborata da alcun
documento: anzi quante volte ci verrà fatto di im-
ì)atterci nel nome del Tinti, non ci occorrerà mai di
vederlo preceduto da qualche titolo che lo accerti,
se non conventato in ambo le leggi , almeno deco-
rato di quel grado che concedevasi a chi avesse spesi
tre anni nello studio dell' ars notarla. (*) Tuttavia che
delia voìg. poesia, V. 11^ P. Il, libr. II, p. ni e III» p. I. p. 119. Cfir.
anche MARCOALDI, o. e p. 52. IL TIRABOSCHI però, (o. e. T. V,
p. 464 ) vorrebbe, e forse non a torto, spogliare del poetico alloro cosi la
Chiavelli, come V altra poetessa fabrìanese del sec. XIV, Ortensia Gugliel-
mi. Davvero, queste povere nostre poetesse antiche son poco fortunate
nelle loro relazioni coi critici!
(i) SANSO VINO, o. e. p. 310. Aggiunge il MARCOALDI (o. e.
p. 52 ) che Alberghetto a compose un libro intitolato degli elementi ( sic );
tradusse dall* originale nella lingua del Lazio la Parafrasi di Temistio f eu-
frate ( sec. IV ) (sic) » Non ci ^cciamo davvero garanti dell* attendibilità, e
sopra tutto della esattezza, di notizie date in sifiiatta maniera.
(2) Il suo nome cosi non appare in quell' Elenco cronologico de' No-
tar! fiibrianesi, che il MARCOALDI uni al suo volume (o. e p. 311 ).
Vero è tuttavia che in esso non son annoverati che i notar! de! quali i pro-
tocolli si conservano nell* Archivio di Fabriano ; il che viene a dire che
non di tutti i notari fioriti in questa città noi vi ritroviamo quindi fatto
ricordo.
UN UMANISTA PABRIANESB IO9
la congettura nostra non sia del tutto infondata é ne«
cessano affermarlo, quando rìcordinsi gli uffici dei
quali il nostro appare rivestito.
Restaci infatti, a documento di ciò, una lettera
scrìtta al Tinti da queir uomo che V Italia tutta ono-
rava allora come il più eloquente ed il più dotto del
tempo, del celebre cancelliere della republica fiorentina,
Coluccio Salutati. (') Come fra i due fosse sorta
una amichevole relazione ci é ignoto: forse il Tinti,
cedendo ad uno di que' generosi impulsi, propri della
età giovanile, aveva scritto per il primo a Coluccio
allo scopo di manifestargli la sua ammirazione, di
richiederlo della sua amicizia; e V altro con quella
sua benignità squisita che lo rendeva inclinevole sem*
pre a soddisfare quanti a lui si rivolgessero o per
consiglio o per aiuto, lo aveva lietamente accolto e
collocato nella schiera numerosa e fiorente dei suoi,
più che amici , figliuoli. Certo si è , comunque ciò
avvenisse, che la lettera, della quale discorriamo, non
può esser stata la prima che il Salutati scrìsse al
Tinti, come non fu la sola, quantunque niun' altra
al nostro diretta, si legga ora nell' epistolarìo di Co-
luccio. Orbene, dopo avere nella sua epistola soddis-
fatto alle domande mossegli dair amico intorno alla
natura di quella virtù, che dicesi della prudenza, il
cancelliere fiorentino aggiungeva: ce Se tu vuoi an-
(i) La rìproduciamo nell'Append. II, i.
XIO FRANCESCO NO VATI
dare col podestà del Chianti, (*) fa di venire a Fi-
renze e di accordarti con lui. Io già di te assente
gli tenni parola e^ quando sarai qui giunto, a lui ti
farò conoscere di persona. »
Nella sua lettera adunque, oltre che i dubbi filo-
sofici che lo molestavano, il Tinti aveva dovuto e-
sporre all' amico anche le sue inquietudini ed i suoi
bisogni d* indole assai diversa. Forse Giovanni tro-
vavasi in patria senza ufficio e le esigue sostanze
gli facevano desiderare di provvedere a sé stesso, as-
sumendone qualcuno. £ Coluccio, che di tutti gli a-
mici suoi prendevasi cura, che era divenuto, per dir
cosi, il provveditore di ufficiali e di cancellieri per
quanti Signori e Signorotti, Comuni e Republiche,
esistevano in Toscana, e non in Toscana soltanto,
erasi preoccupato di mettere a posto anche 1' amico
fabrianese.
Ma quale ufficio il Tinti poteva aver mostrato di
desiderare ? Evidentemente tale che, per quanto non
troppo elevato, non poteva esser coperto se non da
chi possedesse qualche scienza di legge. Presso il Po-
destà del Chianti al Nostro, per lasciar da parte quello
di cavaliere , non era dato tenere altro ufficio che di
giudice o, più probabilmente, di notaio. Ufficio molto
modesto, alle fatiche del quale non rispondeva il più
(i) ir Sique vis ire cum potestate Chiantis, cura ut verna s secumque
componas » scrive Coluccio. Nella stampa del RICACCI, le prime parole
suonali cosi: Siquid vis cum Potestate Chiantis Figuriamoci qual
senso se ne venga a ricavare 1
UN UMANISTA FABRIANESE IH
delle volte il guadagno; causa di molestie molte e
gravi , di pericoli fors' anche ; ma che era ad ogni
modo desiderato da coloro, i quali o la povertà o la
brama di novità rendevano propensi ad abbandonare il
luogo natale. £ talvolta da si umile stato poteva ve-
nir fatto di assorgere a più eccelse ed onorevoli con-
dizioni: e Pisa vedeva allora appunto un notaio
diventato tiranno.
Pur troppo la lettera del Salutati manca, come av-
viene quasi sempre di ogni altra sua, della data ; e
nemmeno vi occorrono indizi, dai quali sia lecito
• desumere, anche approssimativamente, il tempo in cui
fu scritta. Tuttavia, se vorremo valerci del solo mezzo
che ci si porga a determinarne la data ( mezzo spesse
volte assai fallace ) cioè tener conto del luogo
che essa occupa nelle raccolte di lettere del Salutati,
potremo congetturare che questi la dettasse nell'ul-
timo decennio del secolo decimoquarto (').
(I) Nel cod. Napolet. delle lettere di G)luccio quella al Tinti sta fra
altre due, che furono scritte o nel 1392 o nell' anno seguente. Ora, che a que-
sto tempo appartenga anch* essa è credibile e più lo sembrerà ove si tenga
conto di quanto adesso diremo. Fra i sonetti amorosi di Alberto degli Al-
bizzi e di altri a lui, che stanno nel cod. Chigiano L. IV. 131 ( copia di
mano del sec. XVI ex. di altro codice scritto in Firenze sugli ultimi del
Trecento ), se ne legge a f. 706 r uno, cosi intitolato: Risposta ( di Alberto )
a Ser Giovanni da Fabriano. Com : *
Alma gentile , onde abbondante vena
Rampolla d' Elicona, ond' io nutrisco
E stempero 1* ardor per qual perisco ,
Poich* Amor cinse a me la suo catena etc.
Ora il trascrittore prepose a questi sonetti una rubrica, riportata essa pure
nel cod. Chigiano ( i 698 r), dalla quale risulta che egli li copiò nell' otto-
Il a FRANCESCO NO VATI
Accettò il Tinti di recarsi a Firenze per unirsi
ivi alla brigata che il nuovo podestà conduceva seco
nel Chianti ? Nulla ci vieta di supporlo, giacché del suo
soggiorno in quella città abbiamo anche altre prove.
É credibile che egli conducesse cosi per vari anni,
fuori di patria, la vita errabonda e vagante che era
necessaria conseguenza della carriera da lui abbrac-
ciata: ma non potremmo affermarlo, che di nuovo
perdiamo le sue traccie. E quando le rinveniamo é in
patria che lo vediamo restituito.
Il 4 Maggio 1406 Coluccio Salutati, grave d' an-
ni, era sceso nel sepolcro; e lo accompagnava il
compianto di tutta Firenze e di quanti in Italia col-
tivavano con crescente ardore gli studi. Mai, come
in quel momento, la sua gloria aveva brillato di luce
più viva: la città, da lui fedelmente servita per più
che trent' anni, grata all' uomo che con tanto amore
erasi adoperato a renderne maggiore la fama, più ri-
spettati i consigli, sulla bianca testa del venerando
estinto aveva deposto, premio ambitissimo, la corona
d' alloro : Coluccio era ormai il terzo poeta laureato
bre del 1394 ( Cfr. A. WESSELOFSKY, 77 ?arad, degli Alberti, I, II, p. 211. )
Che sotto il nome di Ser Giovanni da Fabriano si indichi il Tinti , mi par
certo; e così anche i codici delle lettere del Salutati sogliono chiamarlo. Ma
che egli scrivesse ali* Albizzi un sonetto da Fabriano mi sembra improba-
bile ; molto probabile invece che prendesse parte alla corrispondenza poe-
tica avviata dall' Albizzi con altri letterati che dimoravano in Firenze ,
quando egli si recò in questa città. Ma se i sonetti correvano già per le
mani di tutti nell'autunno del 1394 vuol dire che per lo meno erano
stati scritti molti mesi, forse un anno, prima; eccoci adunque di nuovo al
1393, che si può quindi fissare come la probabile data ddla partenza del
Tinti per la Toscana.
UN UMANISTA FABRIANESE 1 1 J
di cui si gloriasse Firenze. (') La scomparsa del buon
vecchio colpiva di vivo dolore quanti ne avevano
potuto apprezzare Y animo, non che la dottrina ; e
al pari de' più famosi, il Poggio, Leonardo Bruni,
Pietro Turchi, sulla sua tomba aveva pianto un oscu-
ro discepolo, Giovanni Tinti. La triste novella lo
aveva raggiunto in Fabriano ove erasi ricondotto e
quivi appunto, scorso alcun tempo, gliene perveniva
un''altra, ma lieta. Antonio Loschi, che già da molti
anni aveva levato grido di sé e, fatto uomo, man-
teneva le promesse date da fanciullo, lasciata Vicen-
za, ove al minare improvviso delle fortune viscon-
tee si era rifugiato, recavasi a Roma, legato della
republica veneta al Pontefice. Ma, mentre impaziente
d* indugio si aflfrettava, desideratissimo, alla volta della
città eterna, inaspettati ostacoli lo avevano trattenuto:
i dintorni ne erano desolati dalle soldatesche di
re Ladislao e fin che queste non gli concedettero il
passaggio, gli fu mestieri fermarsi in Perugia (*).
Il Tinti, ammiratore dell' ingegno del Vicentino
(1) Ved. i Virorum eruditorum de Coìucio Salutato testimonia, premessi
al primo volume delle Lini Colucii Pierii Salutati Epistolae ( Firenze, Bni-
scagli, 1741 ) e singolarmente p. XV, XXI. etc.
(2) Ved. per queste notizie gli infelicissimi Commentarii che sulla
vita e sugli scritti di Antonio Loschi publicò il conte GIOVANNI DA SCHIO
(Padova,. 1858 ). Sebbene riboccante d'errori e di inesattezze d* ogni genere,
pure è questa V unica opera che sia stata sin qui scritta intomo ali* illustre
letterato vicentino. Sarebbe pur desiderabile che qualcuno a lui consacrasse
uno studio condotto secondo le esigenze scientifiche moderne ! I nostri grandi
umanisti attendono quasi tutti un biografo degno di loro. E che giova (verrebbe
fatto di chiedere ) dettar storie generali del risorgimento quando dei promo-
tori e operatori di esso, si hanno ancora così scarse e spesso erronee notizie?
Archivio Storico li. 8.
114 FRANCESCO NO VATI
vide propizia 1' occasione per farsi a lui noto : e la
colse, dirigendogli a Perugia il 19 Luglio 1406 una
lettera (').
€ Sia a me concesso — egli scriveva — ottimo
Signore, or che il lume dell' italica facondia per la
morte del più illustre fra i poeti dell' età nostra , di
Coluccio Salutati, si è spento, sia a me concesso ri-
correre a te, come a suo erede. Queir illustre mi a-
veva onorato della sua amicizia, benché di essa, 'co-
me della tua, ove tu volessi concedermela, io mi re-
putassi indegno. Ma quel benignissimo padre, del
quale non mi é dato ricordar senza lacrime il nome,
lion tollerava, tanta era la sua bontà! che con lui
altro titolo adoperassi , fuorché quello d' amico . . .
Tu tieni fermo però che qualunque luogo ti piaccia
concedermi nella tua benevolenza, nella tua familia-
rità, esso sarà sempre per me graditissimo ».
A questo breve ma lusinghiero invito il Loschi
non rispose che circa tre mesi dopo da Roma, ma
con una lettera lunga e altrettanto cortese. In essa^
dopo aver chiesto perdono del ritardo, il Vicentino
(I) Dal codice che l'ba a noi conservata, venne tratu e publicata
dal G)nte DA SCHIO ( o. e. Documenti ) insieme alla risposu del La-
schi ( p. 160-163). Koi ripublichiamo in Appendice (II, 2 e 3)
cosi r una come V altra , sforzandoci coli* aiuto del cod. di purgarle dagli
enormi spropositi che le deformavano nella stampa anteriore. Basti qui il
dire che perfino il nome del Tinti vi era stato trasformato in quello di
Santi! Chi del resto voglia verificar la esattezza di questo nostro, non severo,
giudizio, confronti le lezioni del cod. con quelle della stampa da noi riferite
in calce. Il cod. però è esso pure assai guasto; e all' ignoranza del me-
nante a sciupar le lettere si è aggiunta la malignità del caso: le carte sono
per umidità sofferta- divenute pressoché illeggibili.
UN UMANISTA FABRIANESE 1 1 5
respinge con modestia , forse un po' esagerata , lo
spontaneo omaggio del Tinti, ce Io temevo — egli
scrive — , poiché tu mi chiamasti erede della colucr
ciana eloquenza, di addossarmi, rispondendoti, l' onere
insopportabile di questa eredità, che a me non ap?
partiene e che le mie spalle non valgono a sostene-
re. Feci pertanto come coloro ai quali toccano in e-^
redità sostanze o per giuridiche difficoltà o per il
grave peso di debiti di arduo accesso; gran pezza ri-
flettono innanzi a ciò che la legge loro concede; e
quindi, avuta contezza delle sostanze, si decidono. > E
cosi, schermendosi in tono scherzoso, e che ci mo^
stra in lui il giurisperito, dalle lodi del Tinti con-
tinua : a Poiché il Salutati , buonissimo e dottis-
simo uomo, della latina eloquenza ai di nostri prin-
cipe, mostrò sempre il più vivo desiderio di trasfon-
dere nei concittadini suoi quanta dottrina e facoltà
di ben dire possedesse e rinvenne a ciò inclinevoli
ingegni feracissimi ; come potrei io, disceso da quei
Cimbri, che Mario volse in fuga, strappare ai fioren-
tini , uomini nati air eloquenza , Y eredità del loro
compaesano e maestro ? » Parole queste che, se pu-
re non e' inganniamo, celano forse un più recondito
senso di quel che a primo sguardo non apparisca. Che
il Loschi non poteva aver dimenticato come, tre anni
innanzi, letta la sua virulenta e ( checché altri abbia
detto (') ) non inefficace invettiva, contro Firenze,
(r) II DA SCHIO dice V invettiva del Loschi scrittura « indegna del
letterato e dell* uomo onesto .... priva di ordine e di logica . . . ricca
soltanto di sordidi insulti e sciocchi , . , » Certo non è troppo bella ; ma
2X6 FRANCESCO NOVATI
il vecchio Cancelliere della Signoria avesse ritrovato
tutto il suo giovanile vigore per schiacciare sotto
il peso dei suoi eruditi ragionamenti e delle sue sot-
tili argomentazioni, V imprudente avversario. (') La
ricordanza adunque di questa polemica che aveva al-
quanto alterate le relazioni, fin allora ottime, fra i
due dotti, non é forse senza parte nell' esplicito ri-
fiuto che con umiltà fin troppo grande fa il Loschi
della eredità attribuitagli : ma di questo sentimento
di dispetto, se lo provò, vediam tosto fatta amplis-
sima ammenda con le lodi splendide e meritate
che aggiunge all' indirizzo dell' estinto che bramò ,
ma non potè avere, maestro. Esempio questo nobi-
lissimo e degnissimo d' imitazione , che non tro-
vò però facilmente seguaci allora, né li trova oggi
in certi letteratucoli, d' animo, come' di corpo, loschi
veracemente. Ma ritorniamo al Tinti.
da ciò al giudicarla come il DA SCHIO fì, ci corre. Il quale non deve
averla mai letta attentamente, giacché non avrebbe allora scritto che «si
legge soltanto a brani nella risposta che le fece Coluccio » ( p. S9-)> meo-
tré invece neirinvettiva di questi è riportata intiera, per testimonianza espressa
dell* autore; né ha saputo comprendere 1* importanza politica che ebbero, ai
di in cui furono composti, questi scritti. È in essi infatti che comincia ad
esplicarsi quel concetto, ignoto per lo innanzi, che doveva poi acquistar
tanta importanza nelle contese politiche ; che non bastano le armi per aver
ragione; conviene anche fame convinti gli altri: che la forza non trionfa
senza la persuasione.
(i) L* Invectiva L, Colucii Salutati Reip. Fior, a secretis in Antonium
Luschum Vicentinum de ead. Rep. mah sentientem fu, come è noto, data la
prima volta in luce a Firenze per il Magheri, 1826, a cura di D. MORENI.
Tutto lascia a desiderare questa edizione : scorretto il testo, vacua e spro-
positata r introduzione.
UN UMANISTA FABRIAMESE II7
La corrispondenza sua con il vicentino, quantun-
que cosi bene incominciata, sembra però che si limi-
tasse a questo scambio di cortesie ; che continuasse
infatti noi non ne ritrovammo le prove. E mentre il
Loschi procedeva nella sua via gloriosa e alla bre-
ve oscurità, in cui lo aveva ravvolto la ruina del do-
minio dal genio di Gian Galeazzo ideato ed in parte
tradotto in realta, si sottraeva entrando, segretario di
Gregorio XII, nella curia romana, il Fabrianese, che
ne aveva con effusione di animo buono salutato il
luminoso passaggio, consumava la sua esistenza nel-
r ombra della città natale.
IL
Ma neppur qui egli si piegò a trarre inoperosi
i suoi giorni. Era a Tommaso successo nella signo*
ria quel buono e dotto principe che fu Alberghetto II;
e lui regnante il palagio dei Chiavelli dovette aprir-
si più che mai ospitale a quanti in Fabriano fosser
chiari per nobiltà, per dottrina, per ingegno. Che in
questa schiera il Tinti fosse de' primi non v' è dav-
vero luogo a dubitarne : su di lui pertanto dovet-
tero accumularsi predilezioni ed onori. Anzi la affet-
tuosa familiarità che avvìnse ai suoi Signori il Tinti
fu tale eh' egli o per proprio o per altrui desiderio si
volsQ a dar opera all' educazione letteraria e intellettuale
ri8 PRAN(ÌESCO KOVATI
di quel giovane nipote di Alberghetto ('), nel
quale con fauste previsioni, che i futuri casi dove-
vano si duramente smentire, riconoscevasi da tutti
r erede della familiare autorità ; colui che avrebbe
conservato e accresciuto V avito dominio , reso più
vivo il fulgore del domestico nome.
A Battista adunque, che doveva un giorno assu-
mere le redini dello stato, rivolse le sue cure il No-
stro; egli vagheggiò la speranza di rendere, mercè i
suoi assidui sforzi, il quadrilustre alunno Q) tale,
che si avvicinasse a queir ideale del principe fi-
losofo, rigoroso osservatore delle leggi, padre ai sog-
getti, protettore dei dotti, amante del bello, che la
meditazione delle storie e V ammirazione per gli eroi
dell' antichità presentava desiderabile e glorioso alla
sua mente, come lo suggerì del resto a quella degli
eruditi e dei politici tutti del risorgimento, pronti
sempre a ravvisare in ogni tìrannello che li accarez-
zasse un Cesare risorto. E che il buon letterato fa-
brianese un siffatto ideale non soltanto nutrisse, ma
mirasse a ridurre in eflFetto, apertamente lo ma-
nifesta quel trattato De institutione regiminis dignità-
tum eh' ei scrisse e dedicò al suo alunno ; trattato
che per essere aflfatto ignoto ed offrircisi unico do-
(i) Che il Tinti divenisse un vero e proprio precettore del Chiavelli,
BOn ardiremmo però di affermarlo, poiché il suo nome si ricerca inutilmente
in quel Liher salariatorum et aliorum famiìie Clavelie , che forma il volu-
me LVI dell' Archivio di Fabriano ( Cfr. ZONGHI, Carte dipìom, Fabr, etc
p. LXI ). Ora se avesse tenuto tale ufficio probabilmente ne avrebbe rice-
vuto adequato compenso, del quale si dovrebbe ritrovar fatta menzione.
(2) Se Battista fu ucciso nel 1435 d' anni cinquanta non poteva
nel i4o6 averne più di ventuno.
UN UMANISTA FABIUAKESE 119
cumento dell' ingegno e della dottrina del Tinti ,
non crediamo superfluo fare ora argomento di breve
esame.
Dell'opera sono giunti a noi due manoscritti ('):
é questo un indizio che ai giorni in cui vide la luce
abbia goduto di qualche favore ? Potrebbe darsi ; ma
il favore, se l'ottenne, fu passeggero ed espiato dal
(i) Di essi il primo si conserva nella Vaticana, il secondo nella biblio-
teca Comunale di Siena. Intorno al cod. Vaticano non possiamo ( e ce ne
duole ) dare alcuna notizia ; tutto quanto ne sappiamo è raccolto in queste
parole del MARCOALDI ( o. e. p. 72 ): « Vicini (sic) Tinto di Giovanni fu
buon letterato e fra i codici urbinati, poi vaticani, era un'opera di lui col
titolo — Tinti Ioannis de Ficinis (sic) de Fabriano de institutione regiminis
dignitatum Dialogus inter Baptistam Onaveìlum de Cbiavellis et libri aucto^
rem ». Dove è da notarsi V errore, non sappiamo donde provenuto, che fece
l^gere in luogo di Tintis, Ficinis ; cognome questo che non fu mai portato
da alcuna famiglia di Fabriano, e tanto meno da quella del Nostro. Ma il povero
Tinti fu disgraziato ; i due soli scrittori che lo abbiano fin qui rammentato,
il DA SCHIO ed il MARCOALDI, son andati a gara a travisarne il nome:
1' uno ne ha fatto un Santi, quest' altro un Ficini I Siccome parte dei co-
dici che formavaiK) la biblioteca Chiavelli passò a quella dei Signori d'Ur-
bino (ved. MARCOALDI, o. e. p. x8o), cosi non sarebbe punto improba-
bile che il codice Vaticano-Urbinate fosse l' esemplare di dedica, quello che
del suo libro aveva il Tinti offerto al Chiavelli.
Sul codice Senese siamo invece in grado di fornire compiute notizie,
perchè V abbiamo esaminato noi medesimi e di vari documenti, dei quali
non ci era stato concesso trarre copia, ci fu poi cortese V egregio Dott For-
tunato Donati, al quale è degnamente affidata quella Comunale Biblioteca.
G sia qui concesso rinnovargli le più sentite azioni di grazie. Il codice,
segn. G. VII 44 ( cfr. ILARI, Catal della Bibl di Siena, II. p. 108) è car-
taceo, del sec. XV, mis. 15X^2, di fogli recent, numer. 86 e contiene non
poche scritture di umanisti, ma nella massima parte già note. Le lettere
del Tinti, di cui discorriamo più oltre, ed il trattato si leggono in esso da
f. 22 t a f. 57 t. Dello scrittore del codice nulla ci é noto; ma 0 era di
pochissima coltura o si serviva di una cattiva copia , giacché al pari di
tutti gli altri scritti che il cod. contiene, quelli del Tinti sono scorrettissi-
mi e in qualche luogo cosi corrotti da render impossibile ogni restituzione*
liO FRANCESCO MOVATI
profondo oblio che poscia lo ravvolse. Oblio non im-
meritato del resto , diciamolo francamente : troppo
mediocre infatti era V opera , troppo priva di origi-
nalità nella sostanza, di elegante acutezza nella forma,
perché le fosse lecito aspirare a più gloriosi destini.
Ammaestrare il suo Signore nei doveri e negli uffic!
propri del principe : questo era V intendimento del
Tinti e a conseguirlo né il suo ingegno né, del re-
sto, i suoi tempi gli permettevano di scegliere altra
via che non fosse quella già aperta e calcata dagli
scrittori antichi. I loro volumi erano ricchi di sapienti
precetti: cosa si poteva far di meglio che con reve-
renza raccoglierli e ripeterli ? Aristotele adunque e
Cicerone, V Elica dell' uno, gli Uffici dell'altro, ecco
le guide, alla cui saggezza il letterato fabrianese si
volle affidare; delle quali accolse premuroso e ripro-
dusse i dettami ('). Ma la sua reverenza non fu cie-
ca però; né il filosofo greco né il latino avevano
delle opere loro fatto singolare argomento V insegna-
re come divenisse per V educazione ottimo un prin-
cipe: raccolti quindi i precetti che intorno a ciò ave-
(i) Ciò è espressamente afTermato nel Prologo. È del resto cosa ben*
nota come il libro di Cicerone fosse posto nelle mani de* giovanetti a
conseguire un duplice intento : quello di apprender loro il latino e nel
tempo medesimo arricchirli di morali documenti. Qualche anno più tardi
sono ancora gli Uffici che troviam fra le mani di queir infelice e calun-
niato giovane che fu Oddantonio di Urbino ( Ved. UGOLINI, Storia dei
Conti e Duchi d' Urbino, I, p. 282 ). Che la scienza dei costumi fosse fon-
damento air arte di governo è principio fermato da Aristotele ne' suoi li-
bri d' etica e più specialmente negli Ethicon Megalon, ai quali piuttosto che
a quelli ad Nicomachum crediamo abbia voluto alludere il Tinti..
UN UMANISTA PAfiRIANCSE ìlt
vano qua e là dati, rimaneva ancor molto da fare.
Rimaneva da coordinarli, disporli in un armonico
complesso, infondere nelle membra sparse lo spirito
vivificatore, mescolando alle acque incorruttibili^ sgor-
gate dalle pagane sorgenti, alcune goccie attinte alle
fonti più fresche e più pure della morale cristiana.
In questo soltanto poteva consistere la parte ori-
ginale del lavoro, e il Tinti lo comprese e tentò
di farlo ('). Come poi lo facesse apparisce da una
lettera eh' egli sul proprio libro scrisse ad un suo
protettore, il Cardinale di S. Eustachio (*) ; lettera
che, quale espressione sincera del pensiero del Tinti,
non sarà inopportuno, innanzi che procediamo più
oltre, compendiosamente riferire (').
€ Fu mio proposito, scrive adunque il Nostro ,
premesse le consuete scuse intorno all' ignoranza pro^
(i) Cod. Sen. f. 25 t. « Suppeditahit nohis ingenium si quid in am*
pkctendo eas fvirtutis) defuit Ciceroni ... ».
(2) Cod. Sen. f. 22 t. Rev. domino Alfonso Sancii Eustachii cardinali
Epistola Johannis Tinti, Intorno a questo cardinale ved. CIACCONIVS, Vitat
€t Ris Gest, Pont. Rom. II, col 745. Alfonso Carillo era spagnuolo, nato a
Conca, città delle Asturie, da Gomez che fu cameriere di Giovanni II di
Castiglia. Egli fu eletto cardinale da Benedetto XIII nel i4o8 ; ma poi si
allontanò da lui aderendo a Martino III, che non solo lo confermò nella di-
gnità sua, ma gli diede titolo di Arciprete Lateranense e ufficio di Legato
a Bologna. Governò pure Avignone ed il Contado Venosino e morì il i4
Marzo 1434 in Basilea, dove erasi recato per assistere al Concilio. Gli fu-
rono fatte splendide esequie ed il suo cadavere venne trasportato a Roma ;
quindi in Spagna. La lettera del Tinti a lui non può essere anteriore al
i4o8; r essere essa scrìtta apud urhem Florcntiam ci offre argomento a
credere che il Tinti lasciasse nuovamente la patria per qualche tempo;
ma di queste sue vicende noi siamo affatto ali* oscuro.
(3) La publichiamo per intero neir App. II, 4.
122 FRANCESCO NOVATI
pria ed al tenue valore del libro che aveva osato of-
frire al porporato suo mecenate , quello di obbedire
alla volontà di chi mi aveva tale incarico imposto e
di riuscirgli, obbedendo, di qualche utilità, col farlo
accorto come una certa istituzione intorno all' ufficio
del principe sia indispensabile a chi voglia rettamente
governare, come le private, le publiche cose. In
quella stessa guisa infatti che al nostro corpo fa
d' uopo che 1' animo ne raffreni e diriga , secondo
ragion vuole^ i moti e le disposizioni e regoli della
vita attiva le condizioni ed i tempi; in quella guisa
che ad ogni strumento, perché ne esca gradito il
suono, fa mestieri di chi sappia toccarlo maestrevol-
mente; cosi colui, il quale sarà un giorno chiamato a
reggere una famiglia od uno stato, deve apprendere
come una disciplina medesima possa si nell uno che
neir altro caso riuscirgli proficua. Per essa infatti egli
potrà a qualunque faccenda ponga mano, esaminarla
con prudenza e meditarla attentamente; e quando un
diligente esame e matura riflessione Y avranno fatto
certo dell' equità del suo operato, condurla ad efiet-
to, studiosamente evitando che qualche ostacolo sor-
ga a vietarglielo, che qualche còsa di falso o di a-
busivo vi arrechi alterazione. E nel compiere poi con
forte e costante animo ciò che avrà deUberato di fa-
re gli si aggiungeranno compagne quante virtù ren-
dono degno del suo grado il principe che le possie-
de: perseveranza e pazienza, temperanza e modestia.
Ma non meno di queste , che nobilitano V animo ,
dovrà il principe pregiare le virtù che si manifestano
esteriormente; e siccome non di rado suole avvenire
che dall' apparenza si tragga argomento a giudicare
UN UMANISTA FABRIANESE lij
il valore di un uomo, cosi alle doti dell' animo sarà
necessario rispondano la gravita del portamento, la
magnificenza non effeminata dell' abito , la nobiltà
del linguaggio; pregi tutti che dimostrano nel prin-
cipe abbondare quella dignità sapiente , la quale ai
sudditi fedeli é fonte di compiacenza dolcissima. E
di queste sue doti il principe dovrà far partecipi gli
amici, i quali eleggerà onesti e devoti ; e nel di-
stribuire i suoi benefizi avrà cura di favorire quelli
che, considerati i meriti loro, ne appariranno più de-
gni. Né trascurerà alcuna volta, messe in disparte le
occupazioni ed i tumulti della vita attiva, di abban-
donarsi al salutare ozio della contemplativa; poiché
allora, sapientemente meditando sulla instabilità della
fortuna e sulle umane vicende, potrà apparecchiarsi a
sostenere con virile animo le avversità e, sgombra
la mente dalle cure terrene , ergersi allo studio dei
più eccelsi misteri della natura e di Dio » .
Questo pertanto lo scheletro dell' opera. Vediamo
ora più da vicino come il Tinti abbia saputo rive-
stirlo di carni e di polpe. Il prologo, col quale si
apre il De inslitulione regiminis dignitatum, altro non
é in sostanza se non una lettera con la quale l'Au-
tore ofiire al Chiavelli il libro composto per lui, che
aveva espresso il desiderio di veder riassunti in for-
ma precettiva quei colloqui che non senza diletto
aveva tenuti col maestro intorno agli ufiici ed ai
doveri del principe ('). Come nella epistola al Ca-
(I) Cod. Sen. f. li r. Ioannes Tintij de Fabriano, . . Mapiifico il ge-
nerosa, Adolescenti Baptistachiaveìlo de Chiavellis de Fabriano domino suo Epi-
t±4 FRANCESCO NOVATt
rillo, cosi qui pure il Tinti confessa che dal porre
mano all' opera lo distolsero dapprima e la cogni-
zione della propria ignoranza e il ricordare come
scrittori e filosofi eccellenti V avessero in questo ar-
ringo preceduto; ma la devozione e Paffetto ch'ei nu-
triva per il suo Signore finirono col trionfare dei suoi
timori. € Ed ora, egli conclude , ecco il libro che
« tu bramavi scritto a fiigare V ozio nelle lunghe
« veglie invernali, a guisa di familiare discorso, in
« forma facile e piana, colla brevità che io potei
« conseguire maggiore. » (*)
Ma il trattato non essendo che Y eco dei discorsi
fatti tra il Chiavelli ed il Tinti, cosi parve a questi
opportuno conservargli la forma di dialogo. Il libro
perciò ha principio con il benvenuto che il giovane
principe dà al Tinti, da lui impazientemente atteso
per chiedergli spiegazione d* una lettera ricevuta il
giorno innanzi, nella quale enimciava come ad un
principe fosse innanzi tutto necessario sapere (*). Ora
stola, lussisH, magnifici et generose adoìescetts, coììata et disputata invicem de
quibusdam spectantibus ad regimen prìncipatus in formam ìibdli redigere, ut
sepe fruereris iocunditate Uh perìegendo, quam^ ut ais , suppremam ( sic ) in
ipsa coìlatione Imbuisti . . . j>.
(x) Gxl. Sen. Le... institutionis regiminis summuìam , ocii
excutiendi causa, inter htcubrationes brumales editam .... phnis familiari-
bus et quotidianis vocabulis contextam ... ».
(2) Segue al Prologus una Tabula dei capitoli , in cui il trattato si di-
vide, che sotto riferiremo, e quindi a f. 25r si legge: De institutione regi-
minis dignitatum. Collocutores Baptistachiavellus et Tintus,
( Bapt. a ) dvenisti, TintCy in tempore, TI. Quidnam est ? BA. Nequibam
te diutius expectare, adeo vehementer concitava me pridie illa tue ( sic 1. tua )
epistola, ut scis, de principe et sapere referente ( sic ) . . . » La lettera del Tinti,
alla quale si allude, era stata realmente scritta e si legge nel cod. a f. 24 1.
La riferiamo insieme alla breve risposta del Chiavelli, nell*App. U,.^ t 6.
UN UMANISTA FABRIANESE Ì2$
che cosa deve egli sapere un principe ? E meglio an-
cora che cosa é il principe ? Ecco le prime domande
che il giovanetto fa al Tinti, il quale si aflfretta a
soddisfarlo, dando la desiderata definizione. Il princi-
pe - egli dice - é colui che per consenso ed autorità
dei più potenti viene, come più sapiente, eletto quale
conservatore della giustizia e per conseguenza dell' e-
quità, alla tutela ed al governo degli altri e perché
primo in ogni cosa detto principe. Poiché é in tutto
primo chi possiede la dignità di comandare e di do-
minare > (')•
Chiede allora il Chiavelli se principato e dignità
siano una cosa medesima; ma il Tinti risponde che
no, osservando come ogni principato sia dignità, ma
non viceversa. Alla nuova domanda perché la* digni-
tà venga cosi chiamata, il Tinti dà risposta, dicendo
come tal nome derivi dalla convenienza di assumere
al governo i più degni o dall' obbligo che corre a
coloro, che a tale grado sono elevati, di operare vir-
tuosamente in guisa da mostrare che tanto onore é
ben meritato. Ora operare virtuosamente altro non
vuol dire che conoscere e fare tutto ciò che, essendo
onesto e laudabile, riesce utile alla società umana e
renderne dotti inoltre e consapevoli gli altri. Ma a
tanto non si può pervenire se non per mezzo delle
virtù, fra le quali sopra tutto sono efficaci aiutatrici
(I) Cod. Sen. 1. e. Princeps est ex muìtis unus, ut sapientior assensuet
auctoritate potentiorum (?), conservator institie et per consequens equitatis, alio*
rum tuttlU (sic) et regimini constitutus, quia prima capiat, dictus princeps. Prima
vero capii qui pruipiendi et dominandi fungitur dignitate.
126 FRANCESCO NOVATI
a raggiungere il desiderato fine, quelle che si com*
prendono sotto V appellativo di cardinali e morali, la
prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza (')
Poiché adunque tutte queste virtù non si possono
acquistare se non coli' ammaestramento e coir educa-
zione ed a nessuno più che ad un principe fa me-
stieri conoscerle e possederle, perciò il Chiavelli pre-
ga il maestro di rivolgere precipuamente sopra di esse
il suo discorso; ed il Tinti, non ostante la difficoltà
dell' argomento , acconsente e sollecita V alunno a
chiedergli quanto desidera di sapere (*). Con questa
esortazione termina il primo capitolo, che può quin-
di essere considerato quasi un esordio dell' opera; gli
fa seguito il secondo , intitolato de Prudentia e dopo
di questo altri tredici , che trattano partitamene
te della giustizia, della fortezza, della temperanza^
della maestà e del culto nelle , vesti e ne' discor-
si, della sapienza conveniente al principe, del modo
(1) Cod. Sen. 1. e ...•••. TI. Omnis principatus est di"
gnitas, non est cantra. BA. Cur dignitas nuncupatur ? TI. Qui ( sic 1. quia)
dignos ad regimina sumere expediat, ve! quod, assumpti, operatione secundum
virtutes dignos se fatiant ( sic ) principatu, BA. Quid est operari secundum vir-
tutes? TI. Que honesta et laudabilia sunt utilia humane sotietati scire et facere
et hec ipsa alias instruere et dacere, BA. Hec institutio eius ( sic } est ? TI. Hcc
eadem, BA. Quibus mediis ista fiuntì TI. Ipsis virtutihus. BA. Quibusì Ti. lUis,
que sub iis quatuor, maralibus et cardinaìibus nominatisi Prudentia, lustitia,
Fortitudine et Temperantia, complectuntur. Quorum singuìis per se annexe
virtutes plurime famulantur, ex quibus omnibus honesta et laudabilis vita com-
ponitur etc. ».
(2) Cod. Sen. 1. e. TI. Dicamus tamen hinc aliqua , quamquam per
arduissima divertamur: malo enim imperitiam meam morsui censure subicere
(sic), quam te eo diutius obscitare ( sic) : propierea quad velis exponito ».
UN UMANISTA FABRIANESE 127
di ordinar la propria esistenza, del pudore, dell' evi-
tazione de' vìzi, della circospezione nello scegliere
gli amici, della ritenutezza che il principe deve sem-
pre serbar verso i sudditi, del modo di distribuire retta-
mente i benefici, della tranquillità del saggio (*). Con
questo capitolo, consacrato a celebrare i conforti che
arrecano gli studi e la sapienza ai loro cultori, il
trattato ha fine.
Se a ben comprendere per quali vie, per quali
modi siasi operato il passaggio dal Medio Evo al
Risorgimento è a giudizio dei critici più esperti ne-
cessario, non che utile, il ricercarne le vestigia per
entro agli scritti politici degli umanisti, poiché è in
essi, per quanto mediocri tutti, che si tenta la prima
volta di aprire sulle traccie degli antichi la via per
cui sulle rovine dell' edifizio scolastico sorgeranno
trionfanti le libere ed ardite teoriche dei Cinquecen-
tisti, (*) anche il libretto del Tinti non sembrerà, per
quanto scarso di pregi, indegno dell' attenzione che
abbiamo creduto di accordargli. Ove si voglia tener
calcolo del tempo in cui fu composto, esso dovrà a
buon dritto essere considerato, se non il primo, certo
uno de' primi tentativi fatti per fondare l' educazione
intellettuale e politica su quelle basi medesime sopra
(!) Ecco r indice che si legge a f. 24 1. 1. De institutione regiminis di-
^nitaium. II de prudentia. III de iustitia. IV de fortitudine. W.de temperantia,
VI de maiestate et hahitu. VII de cuìtu orationis et vestium. Vili de sapien-
tia prittcipis. IX de constiluenda vita. X de pudore. XI de vitiis evitandis.
XII de efectione amicorum, XIII de principis consideratione in subditos. XIV
de offitiis conferendis. XV de odo sapientum.
(2) P. VILLARI, La vita e le op. di N. Machiavelli, II, Lib. n, p. 2i4.
128 FRANCESCO NOVATI
le quali V avevano stabilita gli antichi ; (') non è
pertanto a meravigliare che d* un tentativo esso serbi
tutti i caratteri e, come tutte le incertezze, tutti gli
errori. Ciò non toglie però che in quella schiera di
umanisti, i quali dovevano intorno al problema dell'e-
ducazione spendere tanto tesoro di meditazione e di dot-
trina, il Nostro non stia fra gli antesignani; e se la meta,
alla quale altri giungeranno, egli non V ha toccata, e
forse neppur nettamente veduta, nondimeno é ad
essa che egli ha mirato ed i suoi brancolamenti
son già per lui un elogio. Prendiamo la definizione
che del principato ci porge il Fabrianese e confron-
tiamola con quella che ne offrono gli scrittori me-
dioevali. Nelle parole del Tinti v'é, non lo neghiamo,
una indecisione, una indeterminatezza, che rivelano forse
un concetto non perfettamente chiaro ; ma quale enor-
me diflFerenza però fra le sue e le dottrine degli sco-
lastici (*) ! Lungi dal dare, come queste fanno concor-
demente, origine sopranaturale al? istituzione, il No-
(1) Il libro che Pietro Paolo Vergerio scrisse per Ubertino da Carrara ed
intitolò De ingenuis moribus, giovandosi anch* egli del de Officiis di Cicerone
e del libro che collo stesso titolo compose S. Ambrogio, è stato composto
alcuni anni innanzi che il Tinti dettasse il suo. Ma quantunque il Salutati,
facendone al Vergerio gran lodi, dicesse che gli sembrava « non . . adoU"
scentem instituere, sed ad omnem vile rationem et etatis humane differentias
virum perfectissimum insiituere b ( Ved. MURATORI, R. It, Script. T. XVI,
col. 230 ) esso però non aveva un intento cosi essenzialmente politico com* è
quello che ha ispirato il De institutione regiminis dignitatum. Ved. tuttavia
C. A. COMBI, Di P.P. Vergerio e del suo Epist. p. 26 e segg.
(2) Ved. per i trattati medievali sull'ottimo principe il lavoro di K.
BARTSCH, Dos Fùrstenideal des Mitielallers in Spiegel deutscher Dichiung^
Lipsia, 1868.
UN UMANISTA FABRIANESE I29
stro, pur mantenendone altìssimo il pregio, la vuol
rìtoraare però alla sua vera ed umana derivazione :
è cosi che ì fatti sociali si incominciano a considerare
ormai come puramente naturali ed umani. Il princi-
pe, secondo che egli scrive, per consentimento dei
suoi simili é innalzato tanto in alto ; é da loro, non
da Dio, che gli deriva quindi T autorità di cui vien
rivestito, E quel medesimo sentimento che suggeri-
sce al Tinti siffatta definizione del principato lo in-
duce a porre come fondamento dell' educazione di un
sovrano il sapere; la sua dignità il principe deve con-
seguire per la virtù propria o, altrimenti raggiuntala,
almeno con essa mantenerla. Quanto é già lontano
il tempo in cui, non ostante che filosofi e poeti si
a£[aticassero a dire altrimenti, si credeva indegno di
ogni uomo di nobile schiatta qualunque studio che
non fosse dell' armi 1 La querela adunque che quanto
è lunga r età media sorge incessante ed inascoltata
dagli scritti dei dotti a ricordare il dispregio in cui
la scienza é tenuta da que' medesimi che per esser
collocati in alto, più dovrebbero coltivarla e riverirla,
ha sul cader del trecento già cominciato ad essere
oziosa ed ingiusta. Essa suona, é vero, pur sempre, né
meno aspra che per il passato, sulla bocca del Petrarca,
del Boccaccio, del Salutati; ma che questi sommi, inna-
morati d' un ideale che non si poteva ancora raggiun-
gere, siano imparziali con i loro contemporanei, non
oseremmo davvero affermarlo. Essi medesimi, se alcuno
il facesse, sorgerebbero a contraddirlo, poiché sono
i loro epistolari che ci oflFrono le prove come mol-
tissimi fra quelli che li proseguirono di calda e affet-
tuosa riverenza debbansi ricercare in quella classe
Archivio Storico II. 9*
130 FRANCESCO novah
appunto della quale essi son soliti lagnarsi più ama-
ramente. Volgiamo uno sguardo alle corti principe-
sche che vanno sorgendo o consolidandosi a questo
tempo in Italia: ecco i Gonzaga, i Carrara, i Visconti,
i Pio, i da Correggio, i Malatesta, i da Polenta, i
Guidi) i da Casale, gli Orsini^ per tacer di tant' altri,
i quali nelle lor corti o sontuose o modeste, negli
splendidi palagi cittadineschi o nei forti castelli sorgenti
fra le colline, offrono grata ospitalità agli studiosi, ga-
reggiano con loro nel comporre versi e prose, vanno
in traccia di manoscritti, si prestano gli uni cogli altri
i raccolti, alla lettura dei classici alternano quella dei
romanzi cavallereschi ; appassionandosi ormai non
meno per i greci che per gli eroi francesi, decorano
le loro aule di pitture, per le quali chieggono ispi*
razioni alle memorie dell' antichità ed ai dotti del lor
tempo consigli per renderle più pregevoli e versi per
dichiararle. Tenui principi, è vero, né mancano al qua-
dro, di cui ora ho sbozzato le parti luminose, le ombre.
Ma è cosi che l'aura dei tempi nuovi entra finalmente
nelle reggie e che nei petti dei signori italiani sorge
quel fuoco che trapasserà, divampando, in quelli
dei loro figliuoli, dei loro nepoti.
III.
Al Tinti però la fortuna volle negata quella ri-
compensa che le durate fatiche meritavano ed alla
quale sopra tutto egli dovette aspirare : il conforto
UN UMANISTA FABRIANESE I3I
di vedere coronata di lieto successo V impresa, a cui
aveva consacrato con tanto ardore il suo ingegno.
In Battista Chiavello quella brama di gloria, quella
sete di dottrina, che il Tinti aveva per ogni modo
cercato di suscitare, ben lungi dall' accrescersi e farsi
cogli anni più intense, andarono invece spegnendosi,
soffocate dall' irrompere violento di ogni più disor-
dinata passione. L'uomo mancò a tutte le speranze
che r adolescente aveva fatte concepire ; troppo con-
corde é su questo punto il giudizio de' contempora-
nei, perchè sia lecito dubitare della veracità del ri-
tratto che di Battista essi ci hanno lasciato. Forse la
soverchia autorità che egli consegui per la avanzata
età del padre, il quale lo volle associato al governo
della publica cosa giovanissimo, (') contribuì a svi-
luppare in lui que' rei germi che V educazione non era
riuscita a sradicare; ma certo si è che egli si appa-
lesò ben tosto violento e dissoluto, fastoso più che
il suo grado non lo comportasse; tale insomma da atti-
(I) « Erat enim naiu grandior oitategue iam conjectus Thomas ClaveUus,
qui oppido dominahatur, cuius filius aeiate major BapHsta patris induJgentia
mufura fere omnia ohibat, » I. SIMONETAE, Rer, Gest. Fr, Sfortiae Lih. Ili
in MURATORI, R. IL Scr. t. XXI, e. 247. E cfr. SANSOVINO , o. e.
p. 311 : MARCOALDI, o. e. p. 7. GRAZIOSI, Storie di Fabriano t. V,
p. $1-52 (citato da G. VALERI, Della Signoria di F, Sforma nella Marca
in Arcò. Stor. Lomb, XI, p. 37). Fra i volumi dell' Archivio di Fabriano
ve ne ha uno ( il LV: ved. ZONGHI, o. e. p. LVI ) in cui sono registrate
omnes gratiae et compositiones facte per magnif. d. Thomam de Clavellis Fa»
briani prò S. R. Ecclesia Vicarium et Baptistam eius natum sub anno domini
MCCCCXFI II tempore domini Martini P. P. Ora noi sappiamo che nel ' 3 5
quando Battista fu ucciso, toccava i cinquant* anni ; suo padre pertanto lo
fece partecipe del governo non ancor trentenne.
132 FRANCESCO NOVATI
rare ben tosto sovra di sé e dei suoi V odio dei
Fabrianesi. Dispregiatore delle leggi divine ed umane
lo chiama un contemporaneo ed aggiunge : la sua
libidine non risparmiava nessuno ; nessuno la sua
cupidigia. (')
Tutto ciò è rigorosamente conforme al vero?
Non si potrebbe sospettare che le colpe di Battista
siano state fatte anche più gravi per diminuire in
qualche parte, dacché cancellarla era impossibile, l'in-
famia di cui si macchiarono i Fabrianesi con il mo-
struoso eccidio dei Chiavelli? Noi non ci sentia-
mo in grado di rispondere a sifiEatte domande; ma
certo si é però che per quanto grandi fossero stati
gli errori di Battista essi non bastarono a giustifi-
care la strage deir intiera sua casa, nemmeno agli
occhi de' contemporanei, che della sanguinosa cata*
strofe sentirono profondo ribrezzo. Persino il pane-
girista di Francesco Sforza (che Dio sa se immune
di complicità nel delitto) ('), Giovanni Simonetta,
un di coloro che più duramente rimproverano a
Battista d'aver con i suoi vizi provocata la distru-
zione della sua famiglia, non sa frenare la pietà e
lo sdegno e chiama la uccisione di Battista e dei
(i) Is ( Baptista ) supra facidtates eìatus animo, cum opes non suppeU-
rent, plurima per tyrannidem exercebat, nequs rapinae, neque libidini , cui-
quam parcibat: omnia divina bumanaque permiscebat, SIMONETTA o. e. An-
che gli altri scrittori fan sopratutto carico ai Chiavelli della loro crudeltà
ed avarizia.
(2) Ved. VALERI, o. e. p. 37, dove si citano vari storici che sospet-
tano non estraneo lo Sforza alla congiura. È ben noto come poscia Fabriano
passasse in suo dominio.
UN UMANISTA FABRIANESE 133
suoi orribile ed inaudita strage , fatto atrocissimo,
scelleraggine cosi negra, che non parrebbe credibile
siasi potuta consumare quasi nel centro d' Italia , ed
in età in cui accresciuta s' era la mitezza dei co-
stumi (*).
Comunque ciò sia, ben nota è T orrida tragedia.
La mattina del 25 Maggio 1435, mentre nel coro
di S. Venanzio i Chiavelli ascoltavano i divini uf-
fici, ecco alle parole del Credo : el incarnalus est de
Spiri tu SanctOj irrompere sopra di loro, inermi, una
schiera di congiurati. Sotto i ferri omicidi cadde
prima Tommaso II, quasi ottuagenario , e dopo di
lui Battista e con lui il fratello, i figli e nepoti (*).
Né r ecatombe di S. Venanzio bastò a sbramare
la sete di sangue negli assassini. Corsi alle case dei
Chiavelli a cinque altri giovanetti toglievano la vita ;
delle donne alcune perdevano insieme la vita e T o-
nore; altre salvava il pensiero di serbarle quasi os-
taggi contro chi tentasse vendicare i trucidati con-
giunti ('). Poco dopo l'impresa era coronata col
(i) « Caedes horribilis ìnauditaque, atrocissimum factum» scrive secondo
la stampa. Ma nel cod. aggiunse: Quum ne accidere quidem posse vedere
tur tam tetrum scelus in ipso quasi Italiae umhilico et in hac tempestate,
qua mitiora vigurent ingenia j> o. c. col. 248. Fa strano contrasto con V in-
dignazione, che speriamo sincera, dello storico lombardo, la indifferenza con
cui 1* orrido delitto fii registrato nella sua Cronaca dal gubbiese ser Guer-
riero di ser Silvestro: « In Fanno 14 jj li homini di Fabriano ama^aro ìi
loro Signori vechi et giovani ». E basta 1 Ved. questo Arch. Stor. per le
Marche, e per T Umbria, I, p. 427.
(2) Vcd. SANSOVINO, o. e. p. 312, MARCOALDI, o. e. p. 7 e le
note a p. 180.
(3) MARCOALDI, 0. e. p. 180.
X34 FRANCESCO KOVATl
saccheggio del palazzo degli uccisi signori, di quello
del Podestà ; coli' arsione della Cancelleria e dell' Ar-
chivio ; anche gran parte della eletta biblioteca, a for-
mar la quale ingenti somme avevano consacrate i
Chiavelli, peri allora preda delle fiamme. (') Agli
ottanta congiurati la Comunità fu larga di privilegi
e d' onori l
A Giovanni Tinti, cui il dolore di aver gettate
al vento tante cure e di vedere cosi diverso da quel
eh' egli aveva sognato il prediletto discepolo, dovette
amareggiare gli ukimi anni , la fortuna risparmiò
molto probabilmente questo supremo cordoglio; egli
non vide sparire in cosi orribile guisa quella fiorente
famiglia in cui tanto affetto aveva riposto. Assai
prima di quell'infausto giorno egli certo aveva tro-
vato riposo nelle pietose braccia della grande, dell' u-
nica consolatrice di tutte le umane sventure.
Francesco Novati
(i) MARCO ALDI, o. e. 1. e. Anche a Serrasanquirico del resto, ap-
pena giunse la notizia dell* assassinio de' Chiavelli, la popolazione si affrettò
ad abbruciare 1* Archivio: « Quella Comunità ha ahrusiato tutti loro scartapel-
lari, libri et ragiuni » scriveasi nel Capitolato fatto poco dopo con lo Sfona
Ved. G. VALERI, V Archivio di Serrasanquirico, in questo Arch. 1, p. 718.
m lAIANISTA FABRIANESB I35
APPENDICI
L
SULL' AUTORE DEL DE CASU CjESENjE.
Il curioso abbozzo o tentativo drammatico, ispirato dal
doloroso sentimento di raccapriccio che in tutta Italia suscitò
il racconto delle orride stragi consunKite nel 1377 in Cesena
per comando del sanguinario cardinal di Ginevra, non venne,
come è ben noto, alla luce, se non in tempo a noi vicinissimo
per opera di un egregio erudito toscano, G, Gori. (') if dia-
li) D^ eccidio urbis Caesenae anonimi auctoris coaevi comoedia in Arch.
Stor, ItaL, t. Vili. P. II. ( 1858 j. Non credo inutile avvertire che il titolo,
sotto il quale dal GORI fu divulgato il dialogo, si deve al solo suo arbi-
trio e non è, molto probabilmente, quello di cui V autore insigni il suo com-
jponimento. Quale esso fosse non possiamo con certezza affermarlo, perchè
il dial<»o in due dei tre codici che Y hanno conservato è anepigrafo ; ma
però è tacile venire a verosimili conclusioni. Noto anzi tutto che nel codice
corsiniano il dialogo è chiamato tragedia quedam de casu Cesene : non già
de eccidio e questa voce casus si ripete anche in quell* Argumentum, che in
tutti e tre i codd. leggesi preposto al dialc^ e manifestamente è dovuto
ali* autore medesimo : Argumentum est veUe significare casum infelicis dvi'
toHs Cesene. Si aggiunga infine che anche nella lettera di A. Casario al
Ferretti, più sotto citata, il dialogo è detto de f infelice et miserabile caso di
Cesena, evidente reminiscenza del titolo che esso aveva nel codice dal Ga-
sarlo veduto. Ove* si tenga conto di tutte queste osservazioni ed a esse si
unisca pur V altra che la voce casus è di latinità buonissima, non credo
vi sarà alcuno che rifiuti di sostituire al titolo proposto dal GORI, quello
con cui noi indichiamo il dialogo: De casu Caesenae^ che assai probabil-
mente è il solo con cui V autore si piacque chiamarlo.
13^ FRANCESCO NÒVATI '
logo però ( che del titolo sia di commedia sia di tragedia non ci
par davvero lecito onorare si sconnesso componimento (') )
godeva già da tempo di una certa fama, poiché la attribuzione
che il codice gaddiano - laurenziano, il solo sin qui conosciu-
tone, ne fa al Petrarca, aveva gii dallo scorso secolo attirata
su di esso, benché in modo assai superficiale, V attenzione dei
dotti. Ne discorsero cosi, dopo lo Zeno, il Mehus, il De Sa-
de, il Tiraboschi, 1' Andres e, più tardi, il Levati; i quali tutti, o
presso che tutti, non sollevarono contro la pretesa paternità pe-
trarchesca, alcuna obiezione (^). a Or crederà, scriveva il Gori,
inviando al Vieusseux il dialogo perché lo publìcasse nel-^
r Archivio Storico^ crederà essere più chiaro e lampante che il
sole, che tutti questi barbassori, sulla cui parola generalmente
giurasi in fatto di letterari giudizi, hanno parlato di questa
Commedia senza averla letta? » (') Che se essi si fossero
data questa pena, avrebbero tosto riconosciuta V assoluta im-
possibilità di poter credere quel componimento sceso dalla
penna di messer Francesco. Se alla Commedia infatti^ scrittu-
ra grossolana e scorretta tanto che a priori doveva parer as-
surdo r attribuirla al Petrarca, non porge argomento V asse-
dio che della fortezza di Cesena fece nel 1357 il cardinale
Albornoz, come si era ripetuto ; (^) ma in quella vece V ecci-
dio ordinato in odio della infelice città dal prelato che
doveva poco dopo, usurpando il nome di Clemente* VI, assor-
gere al soglio pontificio ; come il Petrarca poteva aver deplo-
(i) E r uno e 1' altro però furongli dati dai contemporanei; ved. la
nota preced.
(2) I luoghi in cui dai citati eruditi si ricorda il De Casu son diligen-
temente raccolti e discussi dal CORI, o. e. , p. 4 e segg.
(3) Op. e, p. 6.
(4) E si è continuato a ripetere: ved. per esempio, CARDUCCI, Le stan^
Te etc. di A, Poliiiano ( Firenze, Barbera, i86j ) p. LXI, dove sulla fede del
GIUDICI, Stor, del teatro in ItaL, cap. VII. $. 7, n. i, si fa risalire la mi-
oa di Cesena al 1351 (?). Le conclusioni del Cori son invece state accolte
dal D'ANCONA, Origini del teatro in Italia., II, p. 154.
* *
UN UMANITÀ PA&RtANCSE I37
rato un avvenimento compiutosi nel 1377, cioè tre anni dopo
la sua morte ?
Uno solo fra i dotti, che nello scorso secolo si occuparono
del Dt casu Caesenae, giudicò doversi negar fede all' opinione
che ne faceva autore il Petrarca: e questi fu il Tiraboschi, il quale,
ebbene non avesse avvertita la confusione avvenuta fra le due
sventure che in meno di cinquanta anni aveano funestata Ce-
sena, pure con quel suo mirabile acume sospettò V errore ed
inchinò ad accogliere la affermazione di un dotto cinquecen-
tista che il De Casu fosse invece opera di Coluccio Salutati. (').
A questa ipotesi però il Gori si oppose risolutamente perchè gli
pareva assai agevole mostrarne la poca solidità; il che infatti egli
fece mettendo a confronto con il dialogo la nobilissima lettera,
che a nome del popolo fiorentino aveva scritta in esecrazione
della nefanda strage il Salutati a tutti i principi d' Italia ed ai
sovrani stranieri (^). Dal confronto apparve ben manifesto come
fosse impossibile ammettere che i due componimenti fossero
usciti da una unica penna, a Se lo stile della lettera, conclu-
de il Gori, non può dirsi purgato e colto ( pregio che sareb-
(i) Ecco le parole stesse del TIRABOSCHI : « La Commedia ossia il
« Dialogo sulla espugnazione di Cesena senza ragione attribuito al Petrarca y
e pare anzi che debba credersi opera di Coluccio Salutato. Cosi almeno cre-
« aevasi nel sec. XVI, ed io lo raccolgo da una lettera di Antonio Casario
ff a monsignor Ferretti Vescovo di Lavello scritta da Cesena ; e che , co-
« munque non abbia data, dovette certo essere scritta al più tardi nel
e i$57, in cui il Ferretti mori: « Mando a V. S., dice egli, il Dialogo
« cV Ella desiderava de f infelice et miserabil caso di Cesena nel tempo, che
e fu cosi crudelmente da* Britoni minata, dal quale conoscerà quanto in pie-
e ciolo stato fosse allora la Lingua Latina, et pur il Collutto, che n* è T autore,
e era de' buoni della sua età estimato, » Stor, della leti, ital. t. IX, p. 71 ( Mo-
dena, 1775 ). Dalla lettera del Casario, stampata fra le Lettere volgari di
diversi < Venezia, 15 64, Lib. Ili, p. 39) noi possiamo ricavare una prova
diretta dell' esistenza di un cod. cesenate, certo assai importante, del dialogo
e una indiretta della poca probabilità che il Salutati ne sia stato 1* autore;
ciò, attesa la rozzezza del componimento, pareva strano al Casario medesimo.
(2) Questa lettera Regibus atque Principibus, scritta il 21 febbraio 1377,
era già stata data alla luce , ma assai scorrettamente, dal MURATORI ,
Rer. Jt. Script. XV.
138 FRANCESCO NOVATI
be indiscretezza pretendere dagli scrittori di quel secolo di
ferro, pure non solecìzza e non barbarizza, come ad ogni tratto,
la squacquerata sintassi della Commedia ». (')
Al Gori però era rimasta ignota una testimonianza che,
venendo in appoggio delle affermazioni di Antonio Gasarlo ,
potrebbe a primo aspetto conferire all' opinione del Tirabo-
schi una maggiore parvenza di verità. E la testimonianza è
quella di un codice, scritto sul cader del trecento, nel quale
pure il dialogo , invece che al Petrarca , è attribuito al Salutati :
il Gorsiniano 33. E. 23 , (*) in cui il comp<mimento , del qua-
le ci occupiamo, va da f. 86 r. a 91 r. ed è preceduto da que-
sto titolo : Tragedia quedam de Casu Cesene edita per ColuHum
de Salutatis de Stìgnano Cancellarium Flarentinum* Introducun-
tur conlocutares Joannes et Corradus. (')
Dinnanzi a questo argomento, che vien certamente a rin-
forzare r opinione abbracciata dal Tiraboschi , ed alla quale
ora i più propendono, che dobbiamo noi fare? È egli proprio
necessario riconoscere nel De Casu Caesenae un frutto, poco
felice, dell' ingegno del celebre cancelliere fiorentino ?
Se dobbiamo svelare francamente il nostro pensiero, di-
remo non parerci permessa neppure la più lieve esitazione
sulla bontà degli argomenti addotti in contrario del Gori. Ghe
dalla penna del Salutati potesse esser caduto si rozzo compo-
nimento, a fatica ci saremmo indotti a crederlo ove fosse statò
lecito attribuirlo ai suoi anni giovanili; agli anni in cui scri-
veva quelle declamazioni sulla morte di Lucrezia, che otten-
nero ai suoi giorni, ed anche nel pieno rifiorire degli umani
(i) 0. e. p. 7.
(2) Di questo cod. ho già avuto occasione di discorrere (ved. Gìom.
Star, della UtU i/a/., I, 63 ): basterà pertanto qui il notare che la parte
di esso, ove si legge il nostro componimento, appartiene agli ultimi anni
del sec. XIV, se non forse ai primi del seguente.
(3) Allo scrittore sono rimasti nella penna i nomi degli altri due in-
terlocutori, del Cesenate cioè e del Messo. AI dialogo, che com. con le pa-
role di Johannes : Si loqui cepero moìesius sum . . . non segue alla fine ninna
didascalìa: tu et geruìus ite Jelices et omni prò re tene me tuum. Amen.
VH UMANISTA FA&RIAKESE Ì39
Studi, tanto ( e tanto poco meritato ! ) favore. (') Ma quando
fosse neoesario, come lo sarebbe, ascrivere tal componimento
alla virilità di Coluccio, piegarci ad opinione sifiatta ci diviene
addirittura impossibile. Q) Noi dividiamo quindi intieramente la
credenza del Gori e l'attribuzione del cod. corsiniano non ha agli
occhi nostri maggior valore di quella del ms. laurenziano. Cosi
come il copista di questo si lasciò sfuggir dalla penna, Dio sa
perchè, il nome del Petrarca, cosi il trascrittore di quello ap-
pioppò il De Casa Caesenae al Salutati. Il componimento correva
adespoto; il capriccio degli amanuensi lo battezzò col nome
del più illustre letterato contemporaneo che lor soccorresse
alla memoria : e una volta toccò al Petrarca, un' altra al Sa-
lutati. Né per V uno, né per V altro, del resto, il caso poteva
reputarsi nuovo. (')
(i) Questa opinione, che noi nutriamo da lungo tempo, la vediamo
con piacere divisa dal VÓIGT, il quale in un suo recente e bel lavoro
Uber die Lucretia-fahel und ihre literarischen Verwandten ( in Berichte ub,
die Ferbandiung, der K. Sachs» GeséllscL der Wissensch, ^u Leipiigy HisU
PbU, CLy 1883, I, II, p. 2$ ) giudica le declamazioni scrìtte da Coluccio
óhne Zweifel in jùngeren lahrm. Il numero dei codici che le racchiudono
è addirittura straordinario: esse furono stampate, come opera del Piccolo-
mini , prìnu ancora che nell' edizione di Basilea , come scrìve il VOIGT,
in una edizione milanese del sec. XV delle Epistolae Aeneae Siìvii. Ad ogni
modo la paternità di Coluccio non si può mettere in dubbio e le due ora-
zioni, sebbene scrìtte con uno stile sonfìo ed ampolloso, sono però senza
confronto superìorì alla rozza latinità del De Casu,
(2) Ved. anche VOIGT, 1. e
(3) Al Petrarca ouello stesso cod. laurenziano, che gli attribuisce con
tanta franchezza il De Casu , dà pur la paternità di una lamentazione di
Medea, opus nobiUssimum, che egli certamente non scrìsse mai ( ved. GORI,
a e. p. 4 ) Son del resto ben noti i lamenti che il grande uomo faceva
con r amico Lelio intomo alla facilità con cui gli si attribuivano molte scrìt-
ture, e in latino e in volgare, delle quali e* era da arrossire soltanto a
sentirsene sospettar autori I Epist. Senti. II, X. Al Salutati poi son state
regalate opere che non esistettero mai, oltre alcune che realmente possedia-
mo. Non essendo questo il luogo di tessere il catalogo degli scrìtti apocrifi
del Cancelliere fiorentino, basterà ricordare come il LAMI nel Catalogo della
Riccardiana, e tutti gli altri dopo di lui , T abbian fatto autore di un' Ars
dictandij che si leg^e nel cod. riccard. 808, la quale risale ad un secolo
prima ed è probaKlmente , come le lettere che ad essa sono unite, uscita
dalla scuola di Giovanni Bondi d' Aquileja I
140 FSANCESCO MOVATI
Si dovrà adunque rinunziare decisamente aHa speranza di
rinvenire il vero autore dei De Casu Caesenae ì
Ben al contrario; era necessità sgombrare il cammino
dagli ostacoli che ci impedivano di arrivare alla meta e ciò
noi abbiamo voluto fare innanzi tutto. Ed ora che la via è
aperta, la meta ci apparirà non lontana, perchè, se pur non
ci inganniamo, teniamo questa volta in pugno la chiave del
piccolo problema.
Il De Casu Caesenae^ oltre che nel cod. laurenziano e nel
corsiniano , ci è giunto anche in un terzo manoscritto , sfug-
gito esso pure , per quanto sembra , alle investigazioni . degli
studiosi. È questo il Chigiano H. IV. 3, (*) che un Pietro di
Giovanni Nardi , nativo di quella città, la quale contese ad Ur-
bania il vanto di esser la prima fra le terre della montagnosa
Massa Trabaria, scrisse dal 1470 al 1475» mentre seguiva nelle
sue guerresche imprese il magnifico Federico di Montefeltro. (')
Qualunque fosse V ufficio , eh' ei teneva presso colui , che fu
il primo duca d' Urbino, (') certo il Nardi non era privo di
(i) Il cod., segnato anticamente ii4o, è di mano del sec. XV, di
fogli recentemente num. i4o, più 4 in principio orìffinarìamente bianchi.
Mis. i4 X 21: ed è l^ato assai nccamente in pelle verde con gli stemmi chi-
giani. Lo precede un indice assai incompiuto, di mano moderna. I primi
quattro fo^Ii e gli ultimi quattro ( i)6t- i4or), che lo scrittore aveva la-
sciati vuoti, furono da una mano diversa, ma antica, riempiti con alcune
rime volgari, adespote: sonetti, sestine, capitoli. Noto fra questi il capitolo
ben conosciuto dei Forestani:
O specchio di Narciso, o Ganimede,
che si legge a f. 137 t
(2)Ciò rilevasi dal s^;uente ricordo che il copista appose a f. 24 r, dopo
aver cioè trascritto il Catilinario di Sallustio : FINIS. TE AQ2 (sic). Hja
Tempore Pauli secundi die 6 may bora uero nofie ego petrus Johannis nardi
hunc librum de sancto Angelo in Vado sub stipendio Dni dni comitis federigi
perfeci. S. Angelo in Vado, capo luogo delle venti terre, fra città e castella,
poste nella regione superiore del Metauro, che formavano lo stato de* Bran-
caleoni, era passato nel 1437 in potere di Federigo d* Urbino, come dote
della di lui moglie Gentile, unica erede dell* ultimo Brancaleoni. Ved. UGO-
LINI, Storia dei Conti e Duchi S Urbino ( Firenze, Grazzini , 1859 ) '^omol,
p. 282, dove a lunso si descrive S. Angelo in Vado.
(3) Le parole che usa il ì^sirdi f sub stipendio domini comitis fedmgi )
farebbero credere eh* ei militasse sotto le insegne del Conte d* Urbino.
UN UMANISTA FABRIANESE 14!
una certa cultura letteraria, giacché soltanto la propria soddi-
sfazione deve averlo indotto a raccogliere per vari anni nel suo
zibaldone quante scritture gli venivano alle mani; d' antichi e di
moderni, classiche e teologiche, poetiche e prosaiche. (') Ora
è appunto in mezzo a questa selva che il Nardi col suo ca-
ratterino stentato, minutissimo, spesso indecifrabile, ha trova-
to posto anche per il De Casu Caestnae. (') E ad esso ha fatto
precedere 1' Argumentum , già noto a noi per il codice lau-
renziano, ma libero però da quella goflPa aggiunta che ivi sem-
bra fare del Gerulus e di Francesco Petrarca una sola persona;
(') e lo segue poi, dopo T Amen di rito, il seguente ricordo,
del quale è facile veder l'importanza:
Hoc fecit S^ Ludouichus de Fabriano anno domini
M. ecc. LXX. VIJ in Ciuitate Perusij et isto anno et
tempore fuit quod supra narratum est: mense autem
prout in opere supra concluditur.
(i) Cos\ dopo le storie dì Sallustio il Nardi ha ricopiate tre orazioni
di Cicerone ( f. 25 r - f. 34 r ), le celebri invettive apocrife di Sallustio con-
tro Cicerone e la risposta di questi ( f. 80 r - f. 83 1 ), V Or alio Senecae ad
Neroném ( £. 84 r. ) e dei Flores auctoritatum Senecae (f. 90 r-91 t ), etc.
Fra gli scrìtti di età più recente , oltre che molti versi e prose senza indi-
cazione d' autore, sono a notarsi una lunga scrittura grammaticale, che va
daf. 34ra f. 4or; un trattato teologico sulla immacolata concezione
( f. 4i r - f. 50 1 ), la traduzione fatta dallo Zambeccarì delle Epistole di Liba-
rne ( f. 59 r - f. 79 t K una lettera del Petrarca ( Sen, XIII, i f. 92 r ) ; una
bizzarra epistola di Satana a Giovanni Dominici, il celebre cardinal Ragusino
( f. 99 r - 99 t ), il divulgatissimo epitafìo scritto per la tomba del Visconti,
arcivescovo dì Milano, da Gabrio de* Zamorei (Quam fastus, quam pompa
ìtvis etc, f. 102 r ), una orazione Dominici Sabini de uxorum commodis et
incommodis ( f . 105 t - f. ix4 t ), etc.
(2) f. 96 t - f. 98 t.
(3) Diciamo cosi, giacché noi non crediamo che scrivendo : Collo-'
quitores (sic) introducunlur Johannes et Conradus Cesanensis et Gerulus D,
F . Petrarca, lo scrittore del cod. laurenziano intendesse identificare il Petrarca
col messo , ma sibbene indicar V autore della commedia , come più aperta-
mente faceva poi nella nota di chiusa.
X42 FRANCESCO NOVATI
Ecco adunque apparir sulla scena, reclamando la paternità
del dialogo, un personaggio finora sconosciuto: ser Lodovico
da Fabriano. Le sue pretese meritano di esser prese in consi-
derazione? Vediamolo.
Sarà per ciò necessario esaminare quanta fede possa essere
attribuita alla didascalia del cod. chigiano : è dessa da reputarsi
un' arbitraria aggiunta del Nardi o invece fedel trascrizione di
quanto egli leggeva nel cod. che esemplava ? La prima ipotesi
si può tosto respingere e con piena sicurezza di non cadere in
errore. È inammissibile che il Nardi cavasse dal suo capo le noti-
zie che nella rubrica son date in forma cosi precisa ed esplicita;
egli, scrittore, come per altre prove lo sappiamo, diligentissi-
mo ('), non ha fatto che riportare nel suo libro una nota che
nel codice da lui ricopiato seguiva al De Casu Caesenae.
Ma a questo codice, di cui il Nardi si giovò j quale au-
torità può essere conceduta ? Quando e dove e da chi sarà
stato trascritto ? Risaliva esso al secolo decimoquarto ? A tali
domande non riesce, conie ben si capisce, agevole troppo il
dare «una risposta. Non sarà tuttavia inutile il tentarlo.
Notiamo innanzi tutto che il Nardi deve aver ricopiato
il De Casu Caesenae in Roma nel 1475. Di ciò noi siamo
edotti da un ricordo che egli, come era solito di fare, (^) ap«
pose in calce ad un trattatalo teologico che aveva trascritto; (')
()) Ved. la nota a pag. 143.
(2) Abbiamo già riferita 1* annotazione del 1470, che si legge a f.24r.
Eccone una seconda di cinque anni dopo , che sta a f. 79 t (e ciò mo-
strerebbe forse come nel!' intervallo tra il 1470 ed il 1475 il Nardi non
avesse trascritto alcuna cosa nel suo volume): Finis. MCCCCLXXV die
1} KprUis manu mei Peiris Joannis de sancto angelo in nodo. Una terza, più
breve a f. ii4t, si limita a ricordare il tempo in cui il N. terminò di rico-
piare r orazione del Sabino : Finis, die prima februarij 147 s» IQ ^Itre due lo
scrittore toma a far menzione della persona propria : così a f. 132 r, dove
chiude certe lettere dicendo : Finis, 14JS die 8 aprilis. Manu mei petri de
sancto Angelo in uado ed a f. 136 t dopo V Or atto in qua continentur non-
nulle matrimoni laudes : Tecos (sic), Amen, Manu propria mei petri de sancto
Angelo in uado ss, die 22 Aipriìis 147S-
(3) Il trattato, che com. a f. 112 così: In libro decreti 24} e. Resecando,
dicitur : Resuande sunt putride carnes et scabiose . . . à volto a dimostrare
UN UMANISTA FABRUNESE I43
dal quale risulta che egli trovavasi ospite della eterna città
nel febbraio di queir anno. E siccome aggiunge che al-
lora trovavansi pure in Roma il Re di Napoli ed il Duca
d' Urbino e noi sappiamo eh' egli era ai servigi di quest' ul-
timo, cosi è molto probabile avesse da Napoli seguito alla
corte di Sisto IV il suo Signore. (') Vero è che in calce al
dialogo il Nardi non si è curato di indicare, secondo il suo
solito, il giorno e il mese e 1' anno in cui aveva compiuta
la sua fatica; ma il trovar noi collocato il De C^ff fra scritti
esemplati in Roma dal febbraio all' aprile del 1475 ci concede
di stabilire con sicurezza che in quella città e in quel tem-
po dovette venir anch' esso trascritto.
Ma che il Nardi trovasse o no in Roma il codice che
conteneva il De Casuy è questione di poca importanza; ben più
utile sarebbe per noi il conoscere donde questo codice prove-
nisse. E su tal proposito ci sia concesso manifestare un so-
spetto , forse non del tutto infondato , che 1' esame dei vari
opuscoli riuniti dal Nardi nel suo zibaldone ha fatto sorgere
in noi. Dicemmo già come il buon uomo facesse tesoro an-
b falsità della opinione teologica sull' immacolata concezione, la anale vien
definita heresis pexima. Anche in teologia, tempora mutantur,.! A e 50 1,
dove il libro finisce con queste ^sltoìg: doctores eius ubi ostendant privilegium,
il Nardi aggiunse: Nota quod in ilio exempìari non inumi plus et sicut m-
ueni ita scripsi nec hoc credo esse completum opus: nobisque nunc satis est hoc
scripsisse. Deo gratias et nobis infundet gratiam suam ut de hoc uerum habea-
mus. E sotto : òcriptum fuit hoc opus a me Petro Johannis de sancto angelo in
uado anno domini 14JS die ^ Februarij tempore sanctissimi pape Sixti 4 nec
non tempore quo rome indulgentia plenaria aderam et ilio tunc erant ibi Rex
Sicilie ac etiam Urbini dux quos deus secundet iuxta vota et contra paganos
vires (?) eorum dirigat.
(t) Federigo, fatto nel '74 duca d'Urbino, passò sui primi del se-
guente anno da Napoli a Roma, dove fu con grande onore ricevuto dal pon-
tefice: assistette alle nozze di Giovanna, sua seconda figliuola, con Giovanni
della Rovere, nepote di Sisto IV, e non lasciò la corte pontificia se non per
andar a fare V impresa di Città di Castello tenuta da Niccolò Vitelli. Ved.
MUTIO, Historia de' fatti di Federigo da Montefeltro ( Venezia, Ciotti, 1605 ),
Libr. Vili, p. J71, LITTA, Famiglie celebri. Conti del Montefeltro, tov. Ili,
UGOLINI, Stor. de' Conti e Duchi £ Urb. I, p. 507.
144 FRANCESCO NOVATI
che di scritture contemporanee; e studiosamente raccogliesse
quelle orazioni , epistole , metriche composizioni , che dalle
penne degli umanisti scesero in tanta abbondanza. Ora la più
parte di questi scritti è disgraziatamente priva del nome dei
rispettivi autori; ma fra i pochi, che invece ne sono fregiati,
riappariscono insistentemente i nomi di scrittori perugini. Cosi
è. di un perugino, il celebre Francesco Maturanzi, quell'ora-
zione in lode delle arti liberali che leggiamo ai 51; (0
cosi i versi latini di un G. C. Farnese, che trovansi a f. 102,
sono diretti ad un nobile perugino, a Guido della Comia(');
i quattro epigrammi, che si rinvengono altrove, deplorano una
sventura perugina , la morte di una fanciulla di quella città »
Urbana, vittima di maritale gelosia, (') etc.
Questa riunione di scritti , composti da perugini o a pe-
rugini diretti, nello zibaldone del Nardi deve imputarsi a pura
(i) Francisei Mataratij perusini or atto in omnium artium que liheralgs
dicuntur Jaudes edita. Com.: Non mediocri animum meum ìetitia. Term. f. $St:
Excidet, ingenti stat sine morte decus. Questa orazione è ricordata dal VERMI-
GLIGLI (Biograf, degli scrittori ùerugini, Perugia» Battelli, 1828, t II, p.
109 - 12 X ) colà dove tesse il catalogo degli scrìtti dtl Maturanzi, ma sotto
il titolo di Oratio hahita Perusiae prò meliorandis studiis. Che però non si
tratti di diversa scrittura Io attesta il VERMIGLIGLI stesso, affermando
esister essa nel codice cliisiano del Nardi ( p. 117). Il vero cognome del-
la famiglia da cui nacque i umanista perugino era, come risulta da una per-
gamena vista dal V., Mataraccio ; latinizzato poi in Maturantius assai strana-
mente. La rubrica del cod. chigiano viene a porger di ciò nuova conferma.
(2) Julius Cesar Farnesius (?) ad Guidonetn Corneum Civem Perusi-
num. Com :
Guide, decus Latii, patrie proavumque iuorum,
IL VERMIGLIGLI ( o. e. I, p. 349-359), mentre ricorda vari illustri per-
sonaggi appartenenti alla famiglia della Comia, non fa menzione alcuna
di questo Guido.
(3) Apprendiamo ciò dal VERMIGLIGLI, il quale, dopo avere asse-
rito che l'orazione surricordata dal Mamranzi si legge nel nostro codice,
continua : « E poiché ci occorre di rammentarlo, aggiungeremo, che in es-
« so si trovano pure quattro epitaffi metrici in morte di Urbana perugina
a moglie di un Fabricio, e vi si dicono raccolti da un Pier Giovanni l&rdi
« (sic), e da essi si apprende che questa giovane morì avvelenata per so-
ft spetto di infedeltà; uno di quegli epitaffi è forse simile ad altro che si
« legge nel cod. misceli, della pubblica biblioteca di Perugia, num. 60 ».
0. e. II, 117.
UN UMANISTA FABRJANESE I45
bizzarria del caso? Potrebbe darsi; ma potrebbe darsi pur
anche che la cagione fosse a rinvenirsene altrove : che il
Nardi spigolasse da un codice scritto in Perugia o per lo
meno da un perugino e da esso, come gli scritti già citati,
togliesse pure il dialogo di cui ci occupiamo. Ove si ammetta
questa ipotesi, alla didascalia che accompagna il De Casu nel
cod. chigiano si viene a riconoscere non lieve importanza:
scritta in Perugia, essa ci offre T eco di una tradizione locale,
degna di fede. Ma la esattezza della didascalia, che del resto
presenta caratteri manifestissimi di genuinità, può essere
confermata anche per altra guisa. In essa si afferma che la
commedia non soltanto fu composta in Perugia, ma lo
fu nel 1377 , vale a dire subito dopo V eccidio. Che
questo nuovo particolare debba esser conforme al vero
nessuno vorrà negarlo; non è infatti punto probabile che
il Nardi, o la sua fonte , V avesser inventato a capric->
ciò; non se ne vedrebbe alcun plausibil motivo. Nondi-
meno anche la esattezza della determinazione cronologica si
può facilmente dimostrare. Scrìve il Gori essere da certe pa-
role pronunciate da uno degli interlocutori concesso arguire
che il dialogo a fu scritto nell'anno stesso che segui Torri-
e bil caso ; giacché non si fa alcuna allusione, né alla morte
« di papa Gregorio successa ai 28 di Marzo del 1378, né
e* air esaltazione al triregno del feroce Cardinale di Ginevra,
a avvenuta il 20 Settembre dell' anno medesimo. » (') Che
il Gori fosse pienamente nel vero, la rubrica del cod. chigiano
ora lo conferma; la commedia fu certamente scritta nella
primavera del 1377 (*).
Ma, domanderà forse qualcuno, quali argomenti ci pos-
sono dar la certezza che un ser Lodovico da Fabriano vivesse
(i) o. e. p. 25.
(2) Anzi, se crediamo alla rubrìca, nel febbrajo; giacché il i di quel
mese avvenne T eccidio (ved. GORI, o. e p. 22).
Archivio Storico II. io.
14^ FRANCESCO NOVATI
realmente nella seconda metà del sec. XIV? E se egli ha
esistito, non riuscirà facile rinvenire qualche menzione di lui
nei documenti del tempo?
Anche a questa esigenza la fortuna ci offre modo di po-
ter dare soddisfazione. Si conserva nelF Archivio comunale di
Fabriano un volume di strumenti diversi a favore della fami-
glia Chiavelli, che dal 17 Settembre 1362 giunge fino al
maggio dell'anno successivo. Orbene: tra questi documenti
sta un frammento di codice cartaceo, una novantina di fogli,
vergato di proprio pugno dal notajo Lodovico dei Romani
da Fabriano ('). Non sarà certamente temerario da parte
nostra identificare il notaio che rogava del 1363 per i Chia-
velli con colui che quattordici anni dopo piangeva sulla mina
della forte città romagnola.
La questioncella sorta intomo all' autore del De Casu Cae-
senae può quindi (o ci illude il desiderio?) considerarsi ormai
come risolta. Ai nomi di Albertino Mussato, di Giovanni Man-
zini della Motta, di Antonio Loschi, di Laudivìo da Vezzano,
di coloro insomma che primi tentarono rialzare in Italia il
teatro civile, ci sembra ormai lecito aggiungere anche quello
di Lodovico Romani da Fabriano.
(I) « Voi. LI. Dal 17 Settembre 1363 al io Ma^o 1363. Chiavelli.
I. Istrumenti diversi a favore della famiglia Chiavelli. Frammento di un
cod. cartac. che incomincia dalla pas. CCI e termina CCXLVI, num. da una
sola parte, scritto tutto dal notaro Ludovico de' Romani da Fabriano con
inchiostro nero su carta di lino con marca rappresentante un arco teso ar-
mato di freccia sul punto d* essere scoccata : alto e. allargo 21, carattere
sbiadito in diversi punti: è di paz. 86 ». A. ZONGHI, Carte Dipìomat
Fabrianesi, p. LV. Il nome di Ser Lodovico si ricerca però inutilmente nel-
r Elenco cronologico àé Notari, i protocolli d/ quali si conservano nelV Archi-
vio di Fabriano^ compilato dal MÀRCOALDI ( o. e. p. 311 e segg. ).
UN UMANISTA FABRÌANESE I47
n.
DOCUMENTI
I.
COLUaUS SALUTATUS lOHANNI DE FABRIANO (')
Queris, imo dubitare uideris , frater karissime , nunquid
uirtus, quam prudentiam dicimus, haberi possit ab homine, an
potius sit res ita diuina quod ab homine penitiis haberi non
possit. Que quidem dubitatio longius atque profundius radices
s habet, quam ut a me ualeat explicari. Nec occupationes meas
in deprecationem adduco, uel causam, nel fauorem, quamuis
cum hac ingenii mediocritate , que quam citra medium sit
(i) Questa lettera fu, come dicemmo^ publicata nel volume II, p. 75*
77, delle L. Colucii Pierii Salutati Epistoìae ex cod, mss, nunc primum in
lucem editae a lOSEPHO RICACCIO bibliopola fiorentino ( Florentiae, I. B.
Bniscagli, MDCCXXXXII ). Il Lami, che fu, come è ben noto, il vero editore
di tal volume, la trasse dal cod. Riccardiano 84$, dove si legge a f 26 1 Questo
cod., che contiene la silloge più copiosa di lettere del salutati che noi co-
nosciamo, è però scorrettissimo : e nella stampa del Rigacci agli strafalcioni
dell* amanuense antico aggiuntisi quelli del nuovo, è agevole comprendere
che sia divenuta la lettera. Noi ne emendammo il testo coU'ajuto di due buoni
manoscritti: il Chigiano E. IV. 74, dove leggesi a f. 37 t-38 r. e il Na-
poletano F. V. 1 3 , f. 4 t: r uno e V altro ddla fine del sec. XIV. Indi-
chiamo colla sigla R. la stampa del Rigacci ; con C. il cod. Chigiano; con
N. il Nap.
lókamni de Fabriano R. C. Insigni Viro lohanni de Fabriano amico cariuimo
N. I immo R. — frater liberatitsime mihi, quid ( del ) R. 9 ab homine poitit ha"
beri N. 3 penitus non pouit haberi R. G. 7. quae quidem R.
148 FRANCESCO NOVATI
mecum ipse cognosco, ipsam queam uere, nedum probabiliter,
allegare, sed solam questìonis in se Cum magnitudinem, tum
difficultatem. Nam, si uoluerimus, ut satis rationabiliter dici
potest, ipsam haberi non posse, frustra uidebuntur cunctorum
' mortalium ingenia laborasse: frustra sapiens, frustraque tradita
nobis Christiane religionis saluberrima disciplina. Sin autem
ipsam haberi posse dixerimus, fateri oportet ipsam alieni con-
tigisse : frustra siquidem potentia est que numquam deduca-
tur in actum, uel saltem, quod certius est, ipsam omnino su-
10 besse non possumus affirmare. Ceterum si fuit in aliquo per*
fecta prudentia, fuerint necesse est et cuncte virtutes, quando
quidem quelibet uirtus ex omnium uirtutum diuitiis et, ut
ita loquar , supellectili componitur, quarum si qua desit,
nulla possit uirtus omnino constare. Nam ut de prudentia di-
'^ sputemus, quam rectam rationem definiunt agendorum, si tollas
ab ipsa iustitiam, que poterit tsse prudentia, si non insta?
Hoc idem licet de ceteris afErmare. Si desit enim fortitudo,
qua contra pericula muniamur, ubi colligi poterit agibilium re-
ctitudo, cum formido terribilium cuncta perturbet? Cumque sine
'^ carnalibus affectibus non uiuamus in corpore, quod animam ag-
grauat et sensum multa cogitantem, si toUatur temperantie
frenum, quomodo poterit mens commota et quasi nubibus
passionum ofiuscata , ut ueraixi rationem inueniat, serenari ?
Quo fit ut concludere nos oporteat, nedum in aliquo nun-
*$ quam fuisse aliquando prudentiam, sed quod omnino nequeat
reperiri. Nec micbi de mediatore nunc Dei et hominum ser-
mo est, sed de puris mortalibus, qui nature uiribus relinquan-
tur. Scio quidem Deum per gratiam supplere posse quod no-
bis non potest per naturam contingere : nec negauerim in
'^ sanctis patribus ac martyribus nostris perfectam fuisse uirtu-
tem, quos legimus nedum patienter tollerasse tormenta, sed,
quod consumatam philosophiam ^sst uoluerunt, etiam intrepide
s cum magnitudine difficultatem R. eum . . . tum . . . N. 4 uidebimur N. 5 mo-
ralium R. 7 nabere N. duxerimut R. 7-9 aiicui- ipsam om. R. in cui si legge :
iptam omnino tubeste quod non poisumu»/ \% componuntur N. 16 iniutta R. 18 mu-
niatur R. 30 aggrauat animam R. C. 35 afìquando fuitte R. C. s6 mediatione C
a 6 hominum nunc N. a 7 purit et R. 38 tuplere patte per gratiam R C. 39 contingere
per naturam R. C. 30 atqueVL, C 33 contummatam et physicamB,,
IO
UN UMANISTA PABRIANESE I49
mortem, quamuis terribilem, expectasse : imo, quod plus est,
ad illam, cum non appellarentur uel fugere possent, uoluntarie
cucurrisse: adeoque amore Christi succensos, prò cuius con-
iessione nominis moriebantur, quod liberationem in mediis
tormentis oblatam recusantes, Deum prò perfectione martyrii
rogauerunt. Nec tamen, sicut non negauerim perfectam in
in ipsis fuisse uirtutem, sic consummationem earum ipsos ha-
buisse confirmem, postquam apostolorum maximus de se scrip-
sit : ego autem carnalis sub peccato sum uenundatus: et post ali-
qua: condelector enim legi Dei secundum interiorem hominem; video
autem aliam legem in membris meisy repugnantem legi mentis mee.
Qui quidem status non est eius qui uere consummateque di-
ci debeat uirtuosus. Prudentia igitur, que, sicut dixi, recta
agibilium ratio definitur, aut Dei donum est, aut non potest
'^ ab homine usque ad perfectionis terminum possideri. Quis
enim adeo lynceis oculis adeoque perspicacis uiuidique intel-
lectus, qui de preteritorum ratione nouerit presentibus formam
tradere uel futuris regulam exhibere ? Possumus tamen esse
uirtutis huius participes plus et minus : ex quo fit ut alter
^® altero prudentior habeatur ; nam si adusque perfectionem
ascendi posset ad equalitatem et, ut ita loquar , equilibrium,
quotquot ad illam uenissent deberent non impariter comparare
De Seneca nero, quem ita mordes, alias sermo fiet. Vale; si-
que uis ire cum potestate Chiantis, cura ut uenias secumque
^^ componas. Ego quidem iam te sibi tradidi absentem et, cum
hic fueris, presentabo. Florentie, decimo octauo Kalend, fe-
bruarii.
t Immo R* 3 sueeensos amore Christi R. C. 4 nominis om. R. C. 7 eonsumatio-
nem C 9 uenumdatus sub 11 autem R. PAVL. Epist, ad Rom. Vii, 14, 33, 24 I3
eius Olii. R. C. consumateque C. 13 debeat dici R. G. 16 uel uiuidi R. C. 17 pre-
tiorum N. 3o aà usque N. 31 potest R. C. 3a uenissent ad illam R. C. 33 vero om.
N. quae ( sic) R. 24 siquid vis cum Potestate ( sic 1 ) R. 25 tradidi sibi lòdecimosep-
timoC xvuin.
15^ FRANCESCO NOVATI
2.
JOHANNES TINTUS ANTONIO LUSCHO (')
lam nunc, uirorum optime, extincto lumine italice facun-
die prouentu mortìs eui nostri clarissimi uatis, Coluti! Saiutati,
cuius dudum amicicia, seruili tamen subiectione potito, michi
liceat ad te, tamquam hereditarium sibi, recurrere et munus
$ mutue beniuolentie legatario competat in heredem. Sciebam
equidem et noscebam indignum me, qui meritus fuerim tanti
uiri beniuolentiam , nec minus quod apud te munus hoc prò-
merear, cum minimo superioris arrogare amicicie locum sibi
non liceat : sed equa seruitus debito obsequii gradu uirtuti
'® pedissequetur. At ille benignus pater, cuius nusquam sine la-
crymis occurrit memoria, non patiebatur alio me erga eum
quam amici uti uocabulo: tanta erat prestans eius et immensa
benignitas! Sique modo hac fiducia te uirum clarissimum quan-
doque dominum, quandoque patrem, quandoque amicum accerse-
's ro, sit tamen tibi firmum mentis mee propositum, omnem michi
(I) Questa lettera fu edita la prima volu da GIOVANNI DA SCHIO
nei suoi Commentari sulla vita e sugli scritti ài A* Loschi vicentino etc.
(Padova, tip. del Seminario, 1858) a p. 160, Doc. II, con questo titolo:
Lettera di òiovanni Saluti ( sic ) da Fabriano ad Antonio Loschi e risposta del
medesimo. Il DA SCHIO, la trasse dalcod. Ambrosiano B. 116 sup. (non
119, come egli scrive ), dove si legge a f. 127 r. ( numer. antica CXLVIII).
Il codice Ambr., secondo il quale noi ristampiamo, correggendo gli infiniti
svarioni del DA SCHIO le due lettere, è un ms. cartaceo di ff. 157, di
varie mani del sec. XV, assai guasto per umidità: forse è del numero dei
codd. pinelliani, salvati dal mare. Le pagine, in cui si leggono le due let-
tere, son molto sciupate e in qualche parte V inchiostro è scomparso : ciò
?uò scusar alquanto il DA SCHIO, o chi ha trascritto per lui i documenti
loi indichiamo con A le legioni errate del cod : con S auelle della stampa.
Celeberrimo uiro domino Antonio Luscho, Missiva, A. S.
s prò eventa morte eivie ( sic 1 ) S. 3 potine ( tic ) tum, liceat S. 4. accurrtre
S. etenim Jue (sic 1 ) S. 5 competit S. 7 apud te numquam hoc S. p equua A. om.
5. debita S. 10 pedieequitur S. is amico A e S. 13 potestae (sic) S. la parola é però
quasi cancellata 1 ) tiquid S. 14 quidquid . • • quidquid • • . quidquid S. a Dopo accer
Mero un punto fermo S. meae mentis S.
UN UMANISTA PABRIAN&SE t$t
apud te gradum et locum familiaritatis et beniuolentie gratum
esse. Veiis ergo ex nunc me tuum tibi uelle, qui ex proposito
tuus sum et raihi precipere et si quando occupationes cesserint,
aliquid ad mei consoiationem et in signum expectate beniuo*
$ lentie rescribere. Vale. Fabriani, XVIIIJ Julii MCCCCVI.
Tuus, quicquid est, Johannes Tinctus
de Fabriano.
£0
3
ANTONIUS LUSCHUS. lOHANNI TINTO
Dubius aliquando fui, frater et amice carissime, an illi
tue breuissime quidem, sed facundissime epistole responsum
esset, quam Fabriani datam duodecimo kalendas augusti, Pe-
rusii ego paulo post habui. Urgebat bine eloquentia tua et
honesta prouocatio piena beniuolentie et caritatis, ut non re*
spondere et superbi et inhumani uideri posset ingenii: acce-
debat et promissio mea nuncio tuo facta: cum illic ad iter ac-
'^ cincto non esset rescribendi otium, promisi ex urbe me esse
* responsurum ; ita ut si nec ex urbe rescripsero, me non su-
perbie solum, sed et fidei non servate crimen subeundum
esse uideatur. Verum enim timui rescribendo, quia me here«
I gratìuM S. 5* prtcipe A. quando S. 5 retcribe S. 7. SanetUM (sic) S. A ter^o,*
Celeberrimo viro laurea digno domino Antonio iuscko patri et domino meo, A. om. S.
Retponsiua A. f. 127 r. S« p. 161 • 23 uideri uiberi A.» 24 cum enim S.
152 FRANCESCO NOVAtl
dem colutiane eloquentie appellauisti, id onus ìmportabilis here-
ditatis adirem, quod et meuni non esset et ego sustinere non
possem. Feci igitur quod hi, quibus suscepte uel ob iuris legi-
timi difficultatem, uel ob alieni aeris grave pondus, hereditates
$ obueniunt : multo enim ante deliberant quod ius tribuat ; deinde
quod per leges liceat, exploratis bonis, consilium capiunt. Ego
itaque cum essem a te opulentissime ac onerose (?) hereditatis
heres appellatus, paruitatis mee, cum in omni uirtute atque
scientia, tum maxime in eloquentia mihi . conscius , substiti :
'^ mecum in silentio reputans quam multi essent quam me, qui
ad tanti nominis successionem iure anteirent : quibus, si me
anteponere auderem, preceps nimium et inconsultus merito pos-
sem iudicari. Cum enim optimus ille uir atque doctissimus,
Colutius Salutatus, nostris temporibus latine eloquentie prin-
'^ ceps, singulari studio semper exarserit in ciues suos quan-
tum in se erat doctrine et facultatis in dicendo transfundere
et ad hanc rem fuerit ingenia optima nactus; egone, homo
cimber ( id est in ea terra natus, que a profligatis, Mario duce,
Cimbris, inter adriacum mare et Athesim flumen Venetie eulta
^° fiiit, florentinos homines, ad eloquentiam natos, de civis et niagi-
stri sui hereditate depellerem, in eo maxime, in quo nonnuUos
ingenio et arte prestantes sibi adoptasse in suis optimis studiis
atque artibus uisus est, quos tibi nominare superfluum esse pu-
taui, quia, cum se notissimos sua uirtute fecerint, obscuritate
^^ patrie ignoti esse non possunt ? Si ergo uerum et legitimum (?)
heredem queris eloquentie colutiane, illum inter eos quere,
quos studiorum doctrineque participatio conuictores et assidua
et domestica consuetudo persimiles efficere potuit; me nero hoc
pieno oneris nomine libera, quia amaui hominem profecto, sed
'° tamen magistrum directoremque non habui, sicut, nisi obstitisset
fortuna, a teneris annis optaueram atque prouideram, cum ad
illum adolescentulus, sola addiscendi cupiditate accensus, de
9 adire S. 6 ^uod p&r leges fuerit S. Il fuerit è quasi illeggibile 7 Fuerim heu"
plentitiime (sic) ac generate S. Qoasi smarrite le parole. 9 mihi conaiut tubtitti A^
in consiliis subitili mecum, S. 11 successorem S. 14 elequentiae S. 16 doctrinae fa^
cultates S. 17 optimum fuerit ingenium S. 19. Adriaticum S. si depelleremf in eo
S. . . multot S. 15 luminosum S. ao Eguidem amavi hominem tametsi S. 30 (nam
obst. foru ) ( sic ) S.
UN UMANISTA FAftRIAKESE 153
Verona, ubi tunc degebam apud principem ciuitatis, Floren-
tiam accesslssem. Sed rerum illius patrie repentina mutatio
coegit me, posthabita ratione litterarum, necessitati tempo-
rum parere. Consideret etiam atque eiiam oportebit, quisque
^ hoc hereditarium munus sibi amplectendum esse cxistimabit,
quantìs se debitis obnoxium faciat: que si soluenda non fuerint ,
declinare cum ipsa hereditate consultius puto, ne, delusus, ino-
piam detegat, quam occultare potuisset. Fuit enim ille in stu*
diis humanis locuples et in dicendo copiosus et ad omnes,
'^ qui ad eum scriberent, exiniia quadam benignitate liberalis, ut
nemini, uel minus docto, epistolas rescribere refertissimas sua-
uitatis atque doctrine dedignaretur : que omnia multaque alia
ab illius eloquentie herede desideranda uidentur. Me autem
apud te, qui ad me honoris gratia nomen hoc a dignioribus
'5 transtulisti, illum non esse profiteor : quare nolim a me pe-
tas beniuolentie munus , ut legatarius ab herede , quemadmo-
dum scribis; sed petas uelim, ut amicus ab amico, atque hoc
uno tibi nomine respondendum esse putaui, sic ut nec essem
muneri hereditatis aliene obnoxius, nec item superbus et fedi-
*" fragus a te iure uocari possem. Habe igitur hanc breuem epi-
stolam erga tuani caritatem mee testem uoluntatis ac , uelut
quemdam amicitie none chirographum, ut in reliquum tem-
pus me uti iure tuo posse te scias. Vale. Dat. Rome, prope-
rantissime, dum ad recessum festino, apud edes pompeianas,
*5 octauo Kal. Nouembris.
«
Tuus Antonius Luschus uicentinus
I Alile afftbam, apui Principem ciuitatis Florentiam S. 3 uero illius S. 6 solvendo
par non fuerit S. Ma j»r non e' è nel cod. 7 redonare eum ipsum haereditatem ( sic ! )
S, 8 inopia delegai quod S. 12 denegarci S. 14 primum tibi qui ad me S. Ma nel cod.
000 c'è tibi e primum fu cassato. 17 Sedpetas ... S. 19 quidem hereditatis (sic) S.
fidefragus A.... forte S. aa cirographum A. 33 Romae, om. datum S.
154 FRANCESCO NOVATE
lOHANNES TINTUS ALPHONSO S. EUSTACHII CARDINALI.
Quod iucundum gratumue sii tibi, tam rudis eloqui!, tam
incondite orationis opusculum, quod nouiter edidi, de institu-
tione regiminis dignitatum, nisi forte delectet te materie dignitas,
uel fidelis solertia animi, non puto alia ratione contingere. Sed
$ utinam foret iudicio tuo dignum ! Ego quidem proprii ingenii
conscius, non fallor; erubesco prodisse in lucem ignorantie
mee chaos. Àt, si quid est quod possit uel hebetudinem ex-
cutere uel torporem ab animo addereque uires ingenio, tue
procul dubio dignitatis auctoritas afflat calamo meo fiduciam
'° subeundi onus uiribus meis impar. Quare animus feruens radio
humanitatis tue, supra errorum et defectuum pungentes acu-
leos celeri preteritione deambulans, non sentit, quas reliqui
uident, creberrimas compuncturas. Sed omnia nenie et correc-
tioni tue subjicio; fuit namque mihi propositum illi, a quo
'^ iniunctum hoc munus fuerat, in quantum facultas suppeteret,
morem sue gerere uoluntati et obsequendo aliquid prodesse,
dum ostenderem qualiter^ uel in rei familiaris uel in rei
publice gubernatione, circa agende ulte seriem opus foret pre-
ferre quoddam magisterium princìpatus. Nam et ita ut corpori
*° nostro organico opus est moderatore animo, qui ulte actiue
dispositiones, conditiones et tempora, congruenti ordine ra-
tionis coerceat et demandet; quemadmodum in reliquis in-
strumentis, ubi tactu et pulsu decentibus et sonoris tinnitibus
redditur gratum melos; sic qui futurus est rei familiaris uel
*5 rei publice gubernator, hanc eandem disciplinam noscet in
utroque proficere. Quoniam quis, vite multorum ductor, ut
sit peritissimus est necesse : uidelicet ut quodcumque sit ne-
gociuni aggressurus, prudentia circumspiciat : que ipsum do-
cebit illud gravi consideratione discutere, donec memoriter
'^ rem capessat et consequenter intelligat qualis sit et quibus mo-
3 ciuitatum 7 tiquid 14 tubicio 2% tynnitu 30 quale.
UN UMANISTA FABRIANESE I55
dìs disponi et accomodari oporteat per meditationem et ra-
tionis intelligentiam providendo: postea id ex omni premedi-
tata materia quod iustum equumue fuerit eligere et preferre
et tanta illud religione amplecti^ut in re nulla par pietas ha-
^ beatur , acerrime defendendo ne quid in contrarium propo-
sito astruatur nel modo aliquo uioletur. Et in hoc toto animo
et uiribus incumbere , obseruando custodiendoque , ne quid
abusiuum nel mendacium comprehendat. Deinde premedi-
tatum [ equum ] iustumque forti et constanti animo sustinere,
'^ efiectuique mandare , ratio commendat et exigentia summe
poscit, ut magnifico et excelso animo ac fidenti serio rem
disponat, nec oppositis contrariis deuincatur: sed laudabili
patientia et perseuerantia non desistat : imo uirtute illud et
animo magno et libero exequatur ; subsequenter inter alia
*5 prepensando ut ea res, que exequenda est, temperantia cir-
cumscripta nulli inclinet parti , sed medio constituta , conti-
nenti ratione ac clementi operatione modestoque pudore con-
sideat, ut conceptum et prepensatum negotium fine laudabili
daudatur. Que omnia principem dignum faciunt principatu. Sed
*** quedam exigit ratio dignitatis cultui suo necessaria et de-
cora quibus quodam modo ministrantibus agens curruni
sui regiminis, subsistentibus quadrigis uirtutibus, ulte et eius
incumbentiis subministrat. Primum equidem ex exterioribus
habitibus inteme mentis indicia propalare maiestatis suis qua-
'^ litatibus exomata uisa est partem priorem principis occupare.
Cui succedit uestium cultus, non tamen ornatui instructus
quam decentie dignitatis, cum uerborum conuenientia, graui-
tatis humanique decoris habentium maiestatem. Ex quibus ex-
primitur inesse illi sapientie dignitatem, que gaudio complet
** intimo corda fidelium subditorum ; maxime si uitam, sapientie
documento constituat, cum pudore uirgineo modestoque ha-
bitu uitia inherentia profugare: partiendoque hoc summum
bonum cum amicis et honestis uiris allectis premeditatione
6 abttruaiur 9 dopo prtmeditatum v* è una lacuna nel cod. 18 congeptum ig/atiunt
14 kabentibus 27 eumvenientia 30 et intimo subdictorum 32 habente 33 altectus.
t$6 FRANCESCO MOVATI
dilìgentissima et matura, principis consideratione tamen digne
merentibus prò beneficio conferendum ope et contemplatione
salutaris otii sapientis. In quo princeps ipse et eius rei quili-
bet curiosus reperiac in fortune et humanorum casuum mise-
^ ria certissima ac salutaria documenta et totius uite actiue et
uirtuosarum actionum suauissima libamenta, nec non et uite
contemplatine diuersorium summe gratum: ubi, semotis pas-
sionibus et afiectibus rerum humanarum, animo expedito et
libero dei et nature misteria perscrutatur. Hec, uirorum hu-
'^ manissime, continentia quam breuiter totius nostri opusculi
argumentum, in excusationem mee imbecillitatis, imparis tante
rei, preferre constitui. Tu nero fidei mee benignus interpres
potius quam ingenii mei esto et munusculum hoc meum , si
paruitati mee ignoueris, tua illud summa benignitas non re-
'^ cuset. Apud urbem Florentiam, pridie idus iulias.
Fidelis tuus lohannes Tintus de Fabriano
5-
JOHANNES TINTUS BAPTISTACHIAVELIO DE CHIAVELLIS.
Omnium, quibus nitimur ratione corpusque tuemur et
^^ alimus disciplinam, sicut princeps natura nos docuit, ita nostrum
scire est ab eaque discere singula per se meantia duce indi-
gere uel principe, nec potest alterum sine altero, utpote sine
auriga currus, existere : quemadmodum in corpore humano ,
caput totius corporis et singulorum membrorum regnum ha-
'^ bens, non sola ui agere consulit, sed prouidentia et intellectu
defensat et dirigit. Cuius exemplo quid apprime principem
deceat scitum est: nam si aliqua ex parte corruptum uel di-
minutum sit, maxime cerebro, cuius est mentem ac corpo-
ream machinam rationi et intelligentie conseruare, inepte agetur
3^ quasi dissonum et incompactum suis partibus instrumentum.
Si igitur inferiorum omnium accidentium princeps, ut caput
membrorum, curam et diligentiam habiturus est, ut sine de-
UN UMANISTA FABRIANESE I57
fectu sii et sciat quid, quomodo et quando conueniat, necesse
est. Ergo eum oportet quod primum studio animus liber am-
piectitur et id honesto ocio perlustratum exequitur opere, quod
pretium rei est: parum nempe foret dicere et eadem ultro
negligere. Qaibus uero partibus distributa sit regendi diligentia,
erit nobis materia inutilis otii replendi in emolumentum di-
uitie lectoris. Cuius hodiemum sit priucipem sapere oportere.
Vale.
Tintus.
so
6.
BAPTISTACHIAVELLUS lOHANNI TINTO.
Nec dictu £sicile nec lene esser calamo comprehendi quam
gratas habuerim tue epistole de principe rationes et de eo,
quod ad eum pertinet , sapere. Que tanto lepore me , quasi
lapideum, demulxere ut, ceterarum curarum osor, totus trahar
et omnibus ad id percipiendum afiectibus. Sed, quoniam circa
rationum et uerborum tuorum summas occurrunt mihi quam
multa querenda et dubia, ut postremo intelligam quo se refe-
*5 rat, quid exigat illud a principe sapere, quod hebeti non ca-
pio intellectu ; uellem tecum hec ipsa in presentiarum disse-
rere. Ideo ob hanc rem quanto poteris citius bue adesto. Vale.
3 ampleUtur 7 iectionis 35 que.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
DE SANCTIS PAOLO. Noti:(te Storiche del Mona-
stero di S. Salvatore Maggiore e del Seminario di Rieti.
Rieti, Tip. Trinchi, 1884, in 8.° di pag. 112-xxxvi.
È un lavoro distinto in due parti: nella prima si parla
del Monistero 0 Badia di 5. Salvatore MaggiofCy nella seconda
del Seminario di Rieti; o per dir meglio sono due lavori rac«-
colti in un volume , che per intendimento dì unità Y autore
ha intitolati parte prima e seconda. Ma veramente unità non
e' è ; imperocché nesso sufficiente fra la prima e la seconda
parte non può essere il fatto , che a giorni nostri la badia o
monistero antico di S. Salvatore Maggiore sia addivenuta vil-
leggiatura del seminario reatino unitamente a quello di Pog-
gio Mirteto.
L' autore, nella dedica a Mons. Egidio Mauri Vescovo di
Rieti, cosi scrive : — « Giacché a nostri tempi si studia tanto
cf a trarre dalla polvere e dall* oblio per mettere alla pubblica
a conoscenza i documenti antichi ed i fatti, talvolta anche
« turpi e disonoranti, della patria ; non sarà, io credo^ stima-
«f to inopportuno e disutile T aver in' uno raccolte le cose più
« degne di ricordo sopra due delle più notevoli fondazioni
ff nostrali, che furono il Monistero di S. Salvatore Maggiore
« ed il Seminario di Rieti». — E cosi scrive giustamente;
però ci sembra che il fatto non risponda appieno all' inten-
zione. La materia storica del Monistero di S. Salvatore Mag-
giore é troppo diluita e nello stesso tempo non é senza la-
RIVISTA BIBLIOGRAFICA I59
cune ; quella del Seminario di Rieti è troppo scarsa. Si accenna
air istitutione, notando bene a ragione, come a titolo d' onore,
che il seminario reatino fu il primo ad essere aperto dopo
che il concilio tridentino raccomandò la fondazione de' semi-
nari : ma poi quasi di pie pari si salta a controversie recenti
per la chiusura ordinatane dal Natoli ministro per la pubblica
istruzione nel regno d' Italia. Ci sembrano fuggevoli troppo
le notizie date rispetto agi' insegnanti. E V insegnamento dato
nei vari tempi non doveva essere esposto e dilucidato ? E gli
allievi, che non dovettero essere pochi^ non meritavano affatto
r onore di un cenno ? E le leggi che governarono T istituto
quali furono , quali vicende toccarono ? Salvo che il Semina-
rio reatino sìa sempre vissuto senza infamia e senza lodo, lo
che non crediamo, una narrazione storica doveva meritarla,
come avviene di quasi ogni istituzione. Ora è. indubitato che
chi si faccia a leggere il lavoro del Desanctis con la speranza
di conoscere la vita del seminario reatino, rimane ingannato.
Dobbiamo inoltre notare che V esposizione non procede
sempre con quella rigidezza, che la storia, specie se fatta co-
me oggi si vuole ^ cioè tutta basata sui documenti, principal-
mente richiede. La passione, per quanto ispirata da sentimenti
personali lodevoli , spesso trasmoda ; e quindi anche le locu-
zioni sono senza la dovuta urbanità. Nella calma della storia
non può intromettersi il bollore della polemica. E più pole-
mica forse che storia è il lavoro del canonico Desanctis. Ed alla
polemica potremo perdonare quello che davvero non potremo
perdonare alla storia, la quale si troverà meravigliata di vedere
data come cosa a lei appartenente i capitoli — Risposta ad al-
cuni economisti, — // Seminario Diocesano — Doveva il vescovo
Carletti accettare la ispe:(ione ? Di questi capitoli, tranne il tono
declamatorio, si potrà dire : pulcre, bene, recte ; ma è necessario
aggiungere ancora : non erat hic locus.
I difetti che abbiamo riscontrato nel testo, si riscontrano
eziandio nelle note , delle quali alcune ' sono opportune , altre
non hanno a che fare punto con la materia. E avrebbero do-
vuto essere meglio collocate. L' autore interrompe il testo con
la citazione dei libri, ai quali qualche luogo si riferisce^ e con
l60 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
la indicazione delle note con la forma ce Nota N. i, 2 ecc. »
Era più semplice e più comunemente usato il sistema- di fare
indicazione con un numero nel testo, e dì riportare a pie di
pagina le note e le citazioni dei libri , che pur esst sono note,
e dopo il testo i documenti.
Concludendo: a nostro avviso il libro ci sembra che sia
stato fatto con buona intenzione ma con difetto di arte. Sa-
rebbe pregevole se T autore facesse quello', che secondo V e-
spressione dantesca, Giustiniano fece delle leggi, togliesse cioè
il troppo e il vano.
Michele Maroki
GUERRINI ANTONIO. Storia della Terra di Fratta
ora Utnbertide dalla sua origine fino air anno 184$^
completala da GENESIO PERUGINI. Umbertide, Tip.
tiberina, 1883, in 8* di pag. 368 , con quattro ta-
vole e una pianta.
Se il Municipio di Umbertide invece di decretare nel
marzo dell' 82 la stampa della storia del Guerrini, avesse più
tosto deliberato di collocarne il ms. nell' archivio comunale ,
avrebbe compiuto opera degna e procurato che la stima, che
il Guerrini, secondo il Mezzanotte suo biografo, s' era procac*
ciata con altri scritti di varia indole, non fosse per nulla sce-
mata dalla publicazione postuma di questa storia. A compi-
larla il Guerrini aveva, a quanto pare, speso tanta cura e fa-
tica, che sul punto di morire ne raccomandò la stampa al
Perugini, suo consanguineo : « a me (narra il pietoso editore)
raccomandava fervidamente quest' ultimo frutto de' suoi studi....
e mi confortava al complemento di quello, dietro le tracce da
Esso Lui vergate, spirando pago (ielle mie assicurazioni. Quan-
tunque sentissi che le mie forze non fossero corrispondenti al
grave pondo (!) non potei coscenziosamente mancare a quella
solenne promessa j». E H Perugini , compiendo questa promessa,
fece mostra di troppo fervido zelo; che certe volontà, anche
se espresse da un morituro, non dovrebbero mai mandarsi ad
effetto \ tanto, come in tal caso, dalla stampa dell' opera del
RIVISTA BIBLIOGRAFICA l6l
Guerrini né trae alcun profitto la storia italiana, né viene
illustrata quella della sua patria.
I fatti politici di Umbertide, fino alla prima metà del
sec. presente, non offrono alcuna speciale importanza; questa
piccola città sorse probabilmente sulle rovine di Pitulo a vit-
tima ( secondo T a. ) della barbarica devastazione » (?) ; e ,
accettando T opinione di « molti scrittori rinomati » devesi ai
figli d' Ariberto duca di Borbone attribuire «r la munifica im-
presa della riedificazione di Fratta circa Tanno 796» (pag. 30 ).
« Nei tempi primitivi ( !! ) la Fratta si era governata con le
proprie leggi e particolari statuti e se ne ebbero fin dall' anno
1362 » ( pag. 34 ). Nel 1326 i perugini con quelli della Fratta
vinsero le soldatesche di Guido Pietramala ; il suo territorio
fu corso e messo a ruba dal conte di Landò nel 1359 ; i pe-
rugini, che possedevano Umbertide, la perderono nelT 85 e la
riacquistarono nelT anno dopo, munendola di una rocca e di-
fendendola dalle ire de' Michelotti: nel 1396 la Fratta fii sot-
toposta a Bonifacio IX, e, dopo le guerre suscitate da Braccio,
iu beneficata con un sussidio di 200 fiorini da Martino V per
la restaurazione dei dannr sofferti nelle trascorse vicende ; nel
1479 fu gravemente offesa dall' esercito fiorentino, ostile a Pe-
rugia; nel 1503 sostenne gravi questioni contro Montone, le
quali non sappiamo in qual maniera fossero composte coli' in-
tervento dei perugini; si difese validamente contro Francesco
Maria duca d' Urbino, che, privo del ducato per opera di Leo-
ne X, r avea stretta d' assedio ; si dimostrò tanto umilmente
fedele a Paolo III che questi le indirizzò un breve ed encomi;
fa ceduta da Giulio III ai figli di Nicolò Vitelli nel 1550, e
nel 16 IO fu danneggiata dalle acque del Tevere. Sono questi
i fatti più notevoli della storia di Umbertide fino al 1683. Di
eguale importanza storica sono quelli occorsi dall' ultimo ven-
tennio del sec. XVIII fino al 1845. L^ a. si deve essere accor-
to che la scarsezza della materia era tale da non poter pro-
durre un' ampia storia, senza uscire arbitrariamente dai confini
del breve racconto dei fatti successi in Umbertide; quindi ri-
corse al solito mezzo delle inutili digressioni. E narrò, non
dico con quanta verità storica, le invasioni barbariche (pag. 17
Archivio Storico IL ii.
l62 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
e segg. ), il dominio dei Longobardi ( pag. 29 e seg. ), un po'
di storia perugina, giovandosi del Pellini, del Mariotti, del
Campano, del Cristiani e degli annali decemvirali (pag. 37
e segg. ); quella delle teorie di Lutero e di Calvino ( pag. 93
e segg. ) ; della rivoluzione francese e delle republiche cispa-
dana e cisalpina ( pag. 996 segg. ) ; di Napoleone I e delle
sue gesta in Italia ( pag. 115 e segg. ) e finalmente delle ri-
volte del 1830 ( pag. 149 e segg. ). Curiosa poi è la maniera
onde V a. introduce questi vaniloqui di digressioni nel racconto
della storia politica di Umbertide; ne cito un esempio. Esposti
certi fatti avvenuti nel sec. XVII, V a. impotente a tirare in-
nanzi la sua storia per deficienza di materia e non sapendo
come pur colmare questa lacuna, cosi scrive : a Non offrendo
questo lungo periodo di decadenza cose notevoli da essere
memorate, anche per meschinità di notizie, daremo invece un
rapido sguardo alle cagioni che preparavano il morale e poli-
tico sovvertimento dell' Europa ed a quei sintomi che ne fa-
cean presagire funestissima e non lontana la trista afiezione »
(pag. 93). La citazione delle date e Y esposizione dei fatti è più
d' una volta espressa con particolare indecisione ; relativamente
alla guerra insorta tra i perugini ed i fiorentini nel 1479, l' a.
nota che i due contendenti « col consenso e mediazione del
papa si strinsero di nuovo in lega nel terminare del suddetto
anno (1479) o pure nel 1480 o nel 1482» (pag. 55);
quasi che non fosse proprio possibile il fissar 1' anno preciso
di codesta lega. A pag. 24 riportando certe inscrizioni romane,
scoperte, facendosi alcuni scavi e risarcimenti, in Umbertide,
per dimostrare 1' antica origine di questa città, riferisce, tra
un* iscrizione ricordante Q. Petronio Birronio ed un un' altra
che dovette appartenere ad un tempio sacrato a Giove ottimo
massimo , questa inscrizione medi evale : MCCCIV. H. S.
FECER. FILH. S. FRACISCL BENVENVTL DE FLO-
RENTIA. P. AIA. DNE. DAVINE. MATRIS. SVE. HIC.
SEPULTE. Ci vuol poco a capire che P a. ha reputato ro-
mana questa inscrizione collocandola fra le altre due d' epoca
romana e V ha riprodotta con quelle per attestare la vetusta
origine della patria sua. A pag. 29 è detto con tutta fran-
RIVISTA BIBLIOGRAFICA l6$
chezza che «r a compiere V esterminio delle desolate città ai
Goti successero i furibondi longobardi da Narsete chiamati
alla conquista d' Italia »; a pag. 138 Napoleone I è chiamato
il « Guerriero Dominatore, di battaglie di conquiste e di san-
gue giammai satollo». O non aveva io ragione quando fin
da principio diceva che sarebbe stato meglio che codesta sto-
ria fosse rimasta ignorata nell' archivio comunale della Fratta,
più tosto che, dedicandola ce ai benevoli .... concivi », pu«
blicarla ? Che se il Perugini, per mantenere la a solenne pro-
messa » fatta al suo buon parente, avesse, invece di stamparla
per intero, estratto dalla storia del Guerrini quelle parti che
riferisconsi alla pura storia d' Umbertide, rimaneggiatele e rab*
berciatane la scorrettissima veste, allora forse T opera sua sa-
rebbe stata di qualche vantaggio, e quella fatale promessa egli
avrebbe più degnamente e coscenziosamente adempiuta. In tal
caso non vi avremmo Ietto periodi sgrammaticati e troppo
rei, quasi a ogni pagina ; od altri periodi gonfi di boria reto-
rica come questo : a Affinchè poi nell' avvenire perenne ri*
manesse monumento della ricuperata Terra e non rinnovassero
i Vitelli pretensioni sopra di Lei ( la Fratta ) , o non addive-
nisse più guiderdone d' altri Magnati per sanguinose gesta fa-
mosi . . « . » ( pag. 7 1 ); o come questo : « Il puro Cielo
d' Ausonia , che sorrideva alla soavità di aure tranquille , ben
presto si vide annubilare al sorgere d' un nembo, che tutto
ingombrava con rutilante fragore il pontefical reggimento » :
o pure bolzi come questo : « Il secolo XVII nel fosco suo
tramonto lasciò 1' Europa sopra il cratere d' immenso vulcano,
al cui tremendo scoppio poco mancherà che dessa non resti
dalle vorticose fiamme distrutta» (pag. 95): o idropici come
quest' altro : « Sembra però indubitabil cosa , che il modo
con cui i Vitelli presero possesso della Fratta, se die sentore
di befiardo orgoglio indegno d'illustre prosapia, offri motivo
del pari alla disgradevole reazione di un Popolo^ che, conscio
della propria dignità tollerar non voleva soperchiere ed awi-
lifflento » (pag. 70). A pag. 159 1' a. scrive: «Nel merco-
ledì santo il Sole col primo raggio illuminava un trionfale
Vessillo , ove scorgeansi effigiati il mistico Calice d' oro , su
lé4 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
cui innocenti colombe curvavano pietose il candido collo, la
sovrastante splendida cometa , V autorevole feltro gentilizio e
gli astri scintillanti ; vivi simboli di religione, di mansuetudine,
e di possanza » : 1' a. con questo perìodo , fregiato di tredici
aggettivi insulsi, ha voluto dire che la Fratta nel marzo del
1830 ritornava sotto il dominio pontificio. Il Mezzanotte nella
biografia del Guerrini affermò che questi fu anche dicitore in
rima : anche senza leggere codesu biografia me ne sarei accor-
to dai molti versi, sparsi in questa brutta esposizione della
storia frattese. Qua dentro ve n' ha di svariate armonie e mi-
sure; piani, come questo; «dal perugino General Consiglio»
( pag. 52): tronchi, come questo; «per dar notturno assalto
alla città» (pag. 55): sdruccioli, come quest' altro ; «dal vit-
torioso Fiorentino Esercito» (pag. 55 ). E qui basti. Ma, tanto
per compiere il dovere, dirò che in questo volume oltre alla
storia politica (pag. 17 e segg. ), e* è la civile (pag. 167 e
segg. ), e una raccolta di schizzi biografici degli uomini più
cospicui d' Umbertide : in principio e in fine del libro sono il
ritratto del Guerrini e una pianta della città ; e nel corpo del
testo tre tavole, rappresentanti il Foro Bovario, il ponte sul
Tevere ed Umbertide dalla parte di Nord - est.
Giuseppe Mazzatinti.
SAINT FRANCOIS D] ASSISE. I. Vie de saint
Franfois. II. Saint Francois apris sa mori. Paris,
C. Plon, Nourrit et C. 1885. Voi. in foglio, di
pag. 440, con 250 incisioni nel testo, e 35 tavole.
Volendo restringere in poche parole un giudizio conve-
niente sopra questo volume, ci sembra giustissimo ed esattis-
simo quello che se ne dà in un breve annunzio che lo ac-
accompagna, ove si legge che esso è un monument splendide
itevi par les Frires Mineurs Capucins de Frante d la gioire de
leur siraphique Pire, saint Francois d^ Assise. E veramente il
libro, considerato come splendido monumento^ merita senza dub-
bio questo titolo, imperocché il numero, la bellezza dei dise-
gni, delle incisioni, delle tavole, delle cromolitografie di ogni
epoca, di ogni scuola, di ogni genere, edifizi, statue, scolture.
RIVISTA BIBUOGRAFICA . l6$
fac - simili di vecchie stampe, di antiche edizioni, di sigilli, di
stemmi, di arazzi, di affreschi ecc. in somma di tutto quanto
potè dar V arte, specialmente in Italia, da Giotto a Raffaello,
da Raffaello al Rembdat al Murillo, fino al Duprè e al Pas-
saglia^ tutto questo insomma vi è riprodotto con diligenza e
con amore singolare, e, trattandosi specialmente di monumenti
pittorici del Xin e XIV secolo, vennero questi disegnati in
modo da riprodurre egregiamente il carattere degli originali,
dai quali non si discostano di un punto. Merito questo dei
padri Cappuccini della Francia, specialmente del padre Luigi
da Porrentruy, che diresse la parte illustrata di questo libro,
e degli altri valenti artisti ivi nominati, fra i quali si notano
parecchi religiosi del medesimo ordine. Abbiamo esaminato
questo volume, e delle pitture di Giotto, abbiamo trovato che
se ne publicarono poco meno di 40: ed oltre a queste ve ne ha
di Cimabue, di Giunta Pisano, del Berlinghieri, e di altri pit-
tori itaUani e stranieri dall'epoca di san Francesco fino ai
giorni nostri. Notevoli le riproduzioni in cromolitografia di
alcuni dipinti sul vetro e di qualche arazzo, bellissime poi le ta-
vole di alcune terre cotte dei della Robbia, esistenti special-
mente in Toscana. Del resto, a voler parlare di tutto, non ci
sarebbe posto davvero in una breve rivista, e per numerare solo
questi 300 disegni ci vorrebbero pagine non poche. Però onde
avere un'idea della parte artistica del volume, basta notar
questo, che cioè, mentre il testo ( ne parlerò qui presso ) rac-
conta la vita di san Francesco, cominciando dal descriverne
la città quale era a tempo della sua nascita (1182), e poi
narrando del suo battesimo, descrivendo il luogo ove ricevè
questo sacramento, ecc. ecc. fino alla sua morte e alla sua cano-
nizzazione, la parte illustrativa serve di perpetuo commento al
testo medesimo, mettendo sotto gli occhi i luoghi e i monu-
menti dei quali si parla se questi esistono ancora, sia pure
in mina, ed ove non esìstano dando di essi un disegno rica-
vato da monumenti dei più celebri maestri, specialmente di
Giotto, il quale in Firenze e in Assisi lasciò tanti dipinti
sulla vita e sui miracoli del santo patriarca. Quindi, per dare
un esempio, parlando di Assisi a tempo di san Francesco, si
1^6 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
riproduce una vecchia incisione ove si vede disegnata la città
quali si crede che fosse nel XII secolo : venendo alla sua na-
scita e al suo battesimo, ecco la bruna fronte del san Ru6no
ove fu recato per ricevere quel sacramento, ecco il rozzo
fonte battesimale ove lo ricevette: parlando dei suoi antenati
eccone l'albero genealogico, eccone i blasoni della famiglia
ricavati a fac-simile da un intaglio del XVI secolo, e cosi via
via fino alla sua morte ed a suoi funerali, dei quali ultimi
fatti vengono dati analoghi disegni di tre pitture di Giotto,
di una di Rubens, del Zurbaran, di una scoltura di Benedetto da
Maiano ecc. E tuttociò nella sola prima parte, che è la bio-
grafia di san Francesco, poiché la seconda parte che racconta
le vicende dell' ordine Francescano , ne ricorda i membri
più illustri, e considera san Francesco e la sua influenza nel-
r arte, è una sequela della prima, ove i più insigni monasteri
Francescani, le persone che nell' ordine si distinsero per pietà,
per dottrina ecc. i monumenti più belli che trattano di san
Francesco, sono tutti qui riprodotti con la esattezza e con la
diligenza notata di sopra. In conclusione, questo volume, per
la parte artistica, è un museo, un album, ove i capolavori e
le rarità di pittura, scoltura, di palegrafia, di incisione, di
sfragistica, di oreficeria, che hanno relazione con san Fran-
cesco, si succedono e si moltiplicano con una frequenza e con
un lusso più unico che raro. Certo, qualche imperfezione e
qualche lacuna vi si riscontra ( e quale è l' opera umana che
non ne abbia ? ), onde invano vi abbiano cercato^ per addurre
un esempio, qualche disegno del tempio di Minerva in Assisi,
ove san Francesco avrà più volte avuto da fare e da dire coi
suoi allegri amici della gioventù (forse, fu innanzi a quel portico
che un uomo stese le vesti sotto i suoi piedi); anche, l^immagine
della Porziuncula, dipinta nel 1383 da prete Ilario da Viterbo,
che vi avrebbe trovato suo posto^ non vi si vede, né fra i nume-
rosi sigilli francescani dei secoli XIV e XV che riproduconsi
a fac - simile, ve ne é alcuno dei conventi d' Italia ( essendo
quasi tutti francesi ) se ne ecettui quello di Gubbio. Ma que-
sti sono nei , in un' altra edizione , che sentiamo essere già
pronta, facilmente rimediabili, e che poco o punto tolgono al
RIVISTA BIBLIOGRAFICA I67
valore di questo libro, il quale è 'in vero uno splendido monu-
mento ideato con un criterio estetico molto elevato, eseguito
con magnificenza e con lusso, degno invero di esser consecrato
alla memoria di uno dei più gran Santi che ricordi la chiesa.
Tale è la parte artistica di questo libro: se noi non pos«
siamo commendare egualmente la parte narrativa dello stes-
so, ciò non vuol dire che questa sia priva assolutamente
e di qualunque merito; questo nò davvero, solamente ci
pare, che, trattandosi di un opera cosi poderosa, si fosse pò*
tuta scrivere una vita di san Francesco , che anche per la par-
te critica e storica come per la parte figurata ed artistica, poca
speranza avesse potuto lasciare di poter far meglio. Il qual
merito non ci sembra che al Saint Francois in discorso con-
venga troppo. Il libro' è diviso in due parti , e di queste , la
seconda è suddivisa in tre sezioni che formano quattro parti
ben distinte che dobbiamo esaminare, sia pur brevemente,
l'una separata dall'altra.
La prima parte comprende la vita di san Francesco; co-
me è naturale, occupa la maggior parte, circa tre quarti, del
volume ( pag. i - X]0 ). Ne è autore il padre Leopoldo Che-
rancè Cappuccino, il quale in questo volume ha ripublicata e
corretta una sua vita di san Francesco^ della quale possede-
vamo anche una versione italiana (Venezia, 1882). Lo Cherancè
ha scritto una bella vita di san Francesco, e questo non si
può negare: vi sono belle pagine, buone considerazioni di
vario genere, il carattere di san Francesco vi è ritratto felicemen-
te, quantunque, specialmente in alcuni capitoli, vi si riscontri
una imitazione abbastanza fedele della vita dello Chavin de
Malan, del quale sembra abbia avuto sotto occhi più volte la
poetica narrazione. Ciò per altro non prova che la Cherancè
si sia fondato esclusivamente su quel libro, né che per scri-
vere il suo non abbia ricorso spesso alle fonti primitive della
storia sanfrancescana , imperocché di questi fonti si é ser-
vito continuamente. Dispiace peraltro di veder trascurato qual-
che istorico il quale gli avrebbe potuto recare gran lume e
in qualunque modo gli avrebbe giovato, assai, specialmente
per la cronologia ; per esempio Giordano da Giano, Tommaso
l68 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
Eccleston, ecc. Mancanza questa abbastanza notevole, quan-
tunque non si debba ascrivere molto a sua colpa, imperocché
considerando che lo Cherancé, nello scrivere il suo libro^più
che fare un lavoro critico, cercò di dettare una vita del Santo
principalmente con scopo morale^ si comprende bene come
tanti elementi di storia^ di cronologia e di altro siano stati
da lui trascurati, pago di attenersi agli storici che 1' aveano
preceduto. Difatti, appunto perchè questo libro ha uno sco^o
morale, non vi è in esso un punto della vita di san Francesco
che sia stato esaminato criticamente, e, nei luoghi dubbi, di-
chiarato e illustrato anche quando il farlo, specialmente per
uno scrittore francese, era cosa non difficile. Per esempio,
( comincio proprio da capo ) lo Cherancè a chiusi occhi as-
serisce che la madre Pica fosse dei conti di Bourlemont di
Provenza, come scrisse il Frassen, e come sulla sua fede ac-
cettò il Papini , e forse il Cristofani. Orbene , giustamente
fa qui osservare il Bonghi che se Pica fu veramente dei
conti di Bourlemont, e se è vero che nell' archivio domestico
di quei signori si conserva il contratto nuT^iale fra lei e Pietro
Bernardone, sarebbe bene che questo scritto si pubblicasse. Desi-
derio giustissimo, perchè questo documento sulla genealogia
di san Francesco ancora cosi incerta, recherebbe moltissima
luce, e farebbe scomparire molti dubbi e molti errori che vi
sono. Ora, come non venire in mente allo Cherancè il pub-
pubblicare questo interessantissimo documento? Chi- avrebbe
potuto farlo meglio di lui, che per tutta la Francia, per l'I-
talia e fuori, mandò cercando dai suoi correligiosi ricordi e cimelii
francescani di ogni genere ? E notate, che parlando dell' origi-
ne francese della madre di san Francesco, egli cita appunto
il Frassen.
Prosegue lo Cherancè, narrando i prodigi che accompa-
gnarono la nascita di san Francesco, il suo battesimo ecc. le
quali cose noi siamo ben lungi dal voler ri6utare, specialmente
senza esame. Ma intanto, io domando se è buona regola di
critica quella di certuni — e lo Cherancè è fra questi , che ,
ricordando questi fatti , si contentano di un' asserzione dei
Waddingo, di un monumento del sec. XVII, o al più al più
RIVISTA BIBLIOGRAFICA 1^9
dell'autorità di Bartolomeo Pisano nelle sue conformità. San
Francesco non ci guadagnerebbe più, se, scartando tante giunte
arbitrarie, leggermente asserite e più leggermente accettate,
la sua vita sapesse più di storia e meno di leggenda ? È stato
già notato, fra gli altri dal Castelar nei suoi ricordi (T Italia^
come nei posteriori biografi di san Francesco si riscontri una
continua e ben determinata intenzione di rassomigliare in tutto
e per tutto la vita di lui a quella di G. C, la quale intenzione
ci diede con Bartolomeo da Pisa, che fu forse il più antico
propagatore di essa, il libro delle conformità tessuto mira-
bile di cose vere circondate da moltissime leggende. Orbene,
questa benedetta ed esagerata conformitày è stata se non l'u-
nica certo una delle prime cause per le quali la storia
di san Francesco merita in tanti punti di essere esaminata e
discussa* Difatti, avendo le Conformità incontrata la fortuna di
piacere ai più, impinguarono la vita del Santo con una quantità
di cose poco o nulla dimostrate, forse colle migliori inten*
zioni del mondo, sul che io non discuto, ma certo con danno
notevole della vita vera e genuina di lui , la quale se fosse
tale, cioè vira^ sarebbe tanto più bella. Tommaso da Celano,
i tre compagni. Giordano da Giano, san Bonaventura, le let-
tere e gli opuscoli di san Francesco e pochi altri documenti
ed istorici, ecco i fonti sinceri della vita di lui; onde è che
chi scrivesse questa vita, e non usasse la cautela di servirsi
o nulla o molto parcamente dei soliti fioretti ^ delle conformità^
delle cosi dette tradizioni ecc., correrebbe rischio di far pas-
sar per vere cose o false o alterate, e cosi renderebbe a san Fran-
cesco un gran cattivo servizio. E fra i suoi biografi, lo Cha-
lippe, lo Chavin de Malan, il Palomes e il nostro Cherancè
e cent' altri, non se ne sono guardati quanto dovevano. Per
la qual cosa noi siamo in questa ferma opinione, che cioè
una vita vera di san Francesco d' Assisi sia ancora una cosa
da farsi. Il Papini mezzo secolo fa era forse al caso di intra-
prendere questo lavoro, e lo esegui, ma oltreché riesci assai
sciamannato, come lo chiama bene il Cristofani, in efletto
poi riuscì tanto difficile ed esigente nell' accettare un fatto,
che da una eccessiva buona fede, cadde, ci sembra , nell' esa-
170 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
gerazione contraria e non corrispose certo al fine che un
buon isterico si deve proporre.
Veniamo alia seconda parte del libro, intitolato : San Fran-
cesco dopo la sua morte. Il padre Enrico da Grèzes parla del-
l' ordine di san Francesco , narrandone lo sviluppo, il dilatarsi
per r Italia, per l' Europa, fuori di questa, accennando le divi-
sioni e suddivisioni, le modificazioni e le riforme, per le quali
il grande albero francescano rimase separato in tanti rami di-
stinti, di ciascuno dei quali ricorda i meriti, le opere, le fa-
tiche spese a prò della Chiesa, della società, delle lettere, delle
arti , le persone che si segnalarono per virtù , per dottrina ,
terminando l' utile lavoro con alcuni dati statistici sullo stato
attuale dell' ordine. / figli di san Francesco è il titolo di una
serie di brevi biografie di illustri francescani, tanto del primo
ordine nelle varie divisioni, che del secondo e del terzo. In-
cominciando dai primi seguaci di san Francesco giù giù per
sei secoli fino ai giorni nostri, il p. Ubaldo da Chanday cap-
puccino ha potuto facilmente presentarci una serie di nomi il-
lustri in ogni classe di persone, dandoci quasi sempre di
ognuna di queste i ritratti migliori che se ne conoscano, rica-
vati da tele, da tavole, da affreschi ecc. o riprodotti da vecchi
intagli, da libri, da silografie del quattro o del cinquecento.
Va da se che fra i Francescani figura il nome dell' Alighieri
come ascritto al terz' ordine, e va pure da se che il p. da
Chanday non si è molto curato di giustificare V asserzione con
un esame critico dei documenti che ci restano, poiché è cosa
nota che per accettare fatti anche di qualche interesse , basta
per certuni che siano stati scritti senza poi curarsi molto del
come e del quando. Io ritengo probabile assai che V Alighieri
si cingesse della corda francescana, ma devo ancora leggere
un libro dove almeno questa probabilità venga bene accertata.
Fra i francescani, e questo è certo, figura il nome di laco-
pone da Todi la cui scarna e severa figura viene qui ripro-
dotta la prima volta da un affresco del XIV secolo, testé sco-
perto a Prato, sotto al quale si legge: beato. Iacopo, da. todi.
Segnaliamo questo dipinto agli studiosi della vita e dei
versi del Tudertino, il quale dal vecchio artefice toscano fu
RIVISTA BIBLIOGRAFICA I7I
disegnato con un libro aperto nella sinistra^ ove sta scritto: Ke
farai frate lapone Hor se giunto al paraone (*).
L' autore dell' ultima parte del libro è un signor M. che
ha parlato di san Francesco nelV arte^ e ne ha parlato assai fe-
licemente, avendo dato un rapido sguardo alla storia dell' arte
riguardata in tutte le sue diverse produzioni, in tutte le quali,
in tutte le epoche, di ogni scuola , di ogni epoca, e quasi di
ogni artista ha trovata una chiesa, una statua, un monumento, un
dipinto, magari un sigillo, una medaglia, lavorata per san Fran-
cesco e per i francescani. Le incisioni e i disegni intercalati
nel testo per tutto il volume, e che non servirono da illustra-
zione al testo medesimo, vengono opportunamente ricordati in
questa ultima parte del magnifico volume^ la quale è un vero
museo, una vera galleria francescana, malgrado qualche lacuna
e qualche nome che fu trascurato. Fra queste lacune, conviene
accennarla, quella dei dipinti del Gozzoli in san Francesco di
Montefalco è invero troppo notevole, poiché fra i libri del
Rio, dell' Ozanam e di altri, qualche ricordo di quelle bellis-
sime storie, nelle quali per dirla coli' Owerbek, Benozo cantò
con note colorate il poema della vita di san Francesco, l'avrebbe
certo ritrovato.
Concludendo questo nostro cenno, ripetiamo le parole
scritte in principio, che cioè il saint Francois d'Assise è uno
splendido monumento innalzato dai minori cappuccini alla
gloria sua. Se allo splendore ed alla ricchezza della parte ar-
tistica non corrisponde interamente l' esattezza della parte sto-
rica, che, per le nuove esigenze della critica, merita nuovo
studio ed accurato esame, questo è un difetto al quale potrà
certamente ( e lo speriamo e ce lo auguriamo ) rimediarsi in
una seconda edizione di questo libro , edizione che insieme
ad una versione italiana sappiamo si stia già preparando, la
prima, di 3000 esemplari, essendo già esaurita.
Michele Faloci Pulignani.
(1) Cfr. Panfilo da Magli ano. Storia compendiosa di S. Francesco e dei Fran-
cescani', RoauL, 1876, voi. 2, pag. 279-380.
17^
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
Antoka - Traversi Camillo. La Salma di Giacomo Leo-
pardi. Recanatiy tip. Simboli, 1884, in i6.° di pag. 88.
Si sa che morto il Leopardi a Na-
poli, il Ranieri potè fame deporre il
cadavere in san Vitale fuori Grotta
ove riposa tuttora. Oggi si vuole da
taluno estrame le ceneri, per riporle
in più degno sepolcro; ma dove? in
santa Croce? a Recanati? V*ha chi
pensa nel primo e v* ha chi pensa
nel secondo modo, anzi in Recanati
si è air uopo costituito un opportuno
comitato cne lavora del suo meglio
per riuscire. C* è poi un terzo par-
tito, per dir così, il quale non pensa
né in uno né in un altro modo, e
propugna il princìpio di non rimuo-
vere affatto 1 cadaveri dal luogo ove
furono prima deposti. Nel passato
anno i884 si suscitò in proposito in
alcuni giornali una vivace polemica,
che in quest* opuscolo del sig. An-
tona - Traversi viene ordinatamente
riassunta, colla publicazione di mol-
tissimi articoli, comunicati, lettere ed
altro che allora si scrissero. L'Antona-
Traversi che nella polemica ebbe
parte, espone con molta calma ( a
difTerenza di parecchi scrittori molto
vivaci dei quali ristampa le lettere )
la propria opinione, la quale sarebbe
di poter vedere onorato il Leopardi
in santa Croce a Firenze, ove il Ra-
nieri desse per ciò il suo consenso.
Antona - Traversi Camillo. Un capitolo inedito dell* au--
tomografia di Monaldo Leopardi. Kecanati, tip. Simboli, 1884,
in 8.° di pag. 8.
È questo capitolo la prima parte
di un lavoro autobiografico, che non
sembra andasse più in là del mede-
simo. Avvertiamo che desso non ha
nulla che fare coir autobiografìa pu-
blicata dair Avoli, e della quale si
parlò pure in quest'Archivio I, p. 100
In esso il Leopardi, col fitok) Della
mia patria^ parla molto severamente
di Recanati, del quale considera lo
stato politico, economico, religioso ec.
lamentando le cattive condizioni di
2uel tempo, e prevedendone peg^ori.
* Antona - Traversi publicando il ca-
pitolo inedito da un manoscritto di
casa Leopardi, in una nota a pag. 5,
scrive a carico del Wogel una cosa,
che presa assolutamente come é, non
sappiamo quanto sia vera; almeno nel
Wogel non V abbiamo letu.
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
173
Bianconi Giacomo. Morte e funerali del IV Malatesta
Bagliani. Assisi, tip. Sensi, 1884, in 8.^ di pag. 20.
tezza quei documenti e quegli scrit-
tori accennati o molto vagamente
o alla peggio. Per ts.. FroUiere; Vedi
Tesorieri mss.; Archiv. Municib. di
Bettona. ecc. Ecco come segnò le ci-
tazioni il Bianconi , il quale , al-
meno per questo lato non merita
certo r applauso dei dotti , i quali ,
air occorrenza, chi sa quanto dovran-
no cercare prima di trovare il docu-
mento che egli indica, ma non cita
esattamente. A pag. i4 il Bianconi
promette il catalogo dei vicari ponti-
fici, conti, luogotenenti, potestà ecc.
di Bettona, e noi ci auguriamo di
veder presto pubblicato questo scritto^
che per la storia di quella terra do-
vrà certo riescire interessantissimo.
Questo opuscolo dovea intitolarsi
piuttosto : Bettona e i Baglioni, poiché
dei funerali del IV Malatesta in Bet-
tona, 24 Dee. 1531, si parla appena
per cinque pasgine, essendo il resto
occupato da alcune appendici che a
Malatesta si riferiscono poco o nulla.
La narrazione di questi funerali è
una pa^na notevole dei costumi del
secolo XVI, ma in essa non trovia-
mo cosa alcuna di nuovo , tutto es-
sendo destmto dalle vecchie cronache
penane che si hanno a stampa.
Utili invece sarebbero le ab bendici,
se in esse al buon volere di illustrare
la storia della terra di Bettona, aves-
se corrisposta un pò* di diligenza nel
cercare, disporre ea indicare con esat-
BoNGHi Ruggero. Francesco di Assisi. Studio. Città di
Castello, Lapi editore^ in 16.^ di pag. 116.
Non vi è stato giornale, più o
meno letterario, che di questo studio
del Bonghi non abbia fatto rivista in
vario senso. E certo in vario senso
è necessario che se ne facciano, poi-
ché siamo persuasi che il bellissimo
studio sia piaciuto a molti, dispia-
ciuto a non pochi. Diciamo di più.
Sarà ben difficile trovare uno studio-
so, al quale in questo libro non di-
spiaccia leggere alcune cose, alcuni
giudizi , alcuni fatti che non si pos-
sono accettare sotto un aspetto o
sotto un* altro. Escludiamo la parte
teol(^ca e la morale, che qui non
ci riguardano, ma sulla parte storica
e crìtica, parecchie cose avremmo da
notare, alle quali certo non possiamo
aderire. Il Bonghi fa nascer san Fran-
cesco nel 1181, non nel 11 82, perché
gli antichi biografi non parlano di
questa data, e perché i Fioretti reca-
no la prima. C!he sia nato neli* 81
può essere, ed anche qualche storico
ci crede, ma che sia nato proprio in
queir anno, perché lo dicono i Fioret-
ti, é cosa tm pò ardua ad accettare.
Del resto poi, che 1' 82 sia la vera
data della nascita , si cava bene da
un calcolo molto semplice. Ed infat-
ti il Da Celano, narrando della mor-
te di san Francesco (1226) , la dice
avvenuta 20 anni dopo la sua con-
versione, e questa, 25 anni non com-
piti dopo la nascita. Si tratta di una
somma. Poi il Bonghi toglie a s. Fran-
cesco il cantico dei soie, che i codici
ecc. attribuiscono a lui, e gli assegna
due laudi , che ai più sembrano del
Tudertino. Ma con che fondamento?
Intendiamoci però: non creda il
lettore che lo studio del Bonghi sia
cosa di poco pregio, perché, anche in
fatto di critica, contiene delle inesat-
tezze. Le contiene é vero, peraltro il
suo studio é lo studio più completo
che oggi abbiamo sulla vita di san
Francesco e sui primi biografi di lui,
degno invero di studio e di esame, e
da non trascurarsi mai da chiunque
voglia tornare a scrivere sulla storia
francescana, con una larga conoscen-
za delle fonti e dei monumenti più
antichi.
174
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
Castelli Giuseppe. Una colonia Ascolana in Corsica. Ascoli
Piceno, tip. Cesari, 1884, in 16.** di pag. 76.
Il signor dstelli vuol dimostrare
in questo breve scrìtto che nel seco-
lo XIII un Pietro della Scala fuoru-
scito ascolano, navigò nella G>rsica
con alcuni seguaci, ed ivi fondò una
colonia, intitolando Asco la nuova
città, ed Asco intitolando parimenti
la valle ove questa si trova. I molti
indizi e le molte ragioni che si pro-
ducono, fanno ritener quasi per sicura
se non la andata in Corsica di Pietro
della Scala per fondare la città di
Asco , certo la immagrazione di un
manipolo di Ascolani in quell' isola :
peraltro, un documento sicuro di que-
sto fatto non fu ancora prodotto, e
tutti ^li istorici del sec XVII sono
autorità troppo recenti per meritare
su ciò intera fede. Il Sig. Castelli fa-
rà bene ad insistere sulla cosa, cer-
cando di quesu un documento fide-
d^;no, indagando su qual documento
cronologico si fondasse TAndreanto-
nelli, su quali il Marcucci, di che
epoca sia stato il Filippini ecc. Forse
ulteriori ricerche potranno condurlo
a dare al suo racconto quel grado di
certezza che non ci sembra sìobia an-
cora raggiunto.
Feroso C. Guida di Ancona e dei suoi dintorni con pianta
topografica della città. Ancona, Morelli editore, 1884, in 16.^
di pag. 154.
Augusto Conti ragionando poco fa
(Ved. Rassegna Naiionah, Firenze,
16 Ottobre i884. ) sulla proposta di
una nuova Guida Ì Italia composta da
Italiani^ ed accennando la necessità
e r utilità di tale lavoro , suggeriva
anche il modo col quale la nuova
guida si potrebbe compilare, affine di
renderla piacevole non solo ma istrut-
tiva eziandio. Naturalmente egli ri-
chiede, come lavoro preparatorio, la
stampa di molte guide parziali , e
2ueste, non intende sieno un elenco
i cose e di nomi, ma sibbene un
libro di istruzione, ove la storia , T ar-
te, la poesia, tutto insomma debba
avere, i suoi ricordi, le sue pagine, le
sue considerazioni di vario genere. Il
sig. Feroso (diciamolo subito, questo
signor Feroso^ nostro collaboratore,
non è altri che il sig. avv. Michele
Maroni) senza conoscere lo scritto
del Conti che fu pubblicato dopo, ha
messo in pratica il desiderio e il pro-
getto suo, e per quanto riarda An-
cona, ha compilata una Guida proprio
secondo le idee del professore fioren-
tino. La guida del Feroso, non è un
indice- catal(^o, come lo è un altra
guida di Ancona della quale diremo un
altra volta, ma è un vero manua-
letto di cose piacevoli che si riferi-
scono alla storia di Ancona, ai suoi
monumenti^ ai suoi illustri cittadini
alle sue memorie civili, religiose, let-
terarie, a quanto insomma può inte-
ressare il viaggiatore studioso e in-
telligente, cui piace conoscere le cose
più notevoli delle città che va per-
correndo. Quando il lettore ha fatte
col signor Feroso le cinque passeg-
giate in città, e le due gite nei din-
tomi (una di queste, a Loreto^ è un
pò brevina veramente), può essere
sodisfatto. Egli senza sforzo ha im-
parate parecchie cose, ha lette belle
pagine, ha fatto conoscenza con molti
nomi, e, sul fine, stringerebbe volen-
tieri la mano all' amico Feroso , che
gli ha fatta cosi lieta e piacevole com-
pagnia. Va da se che il libro non è
un libro di notizie critiche, e però vi
cercheresti invano note, documenti,
indicazioni ecc. Che peraltro ogni co-
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
175
sa asserita, sia stata asserita con fon-
damento, con diligenza, con esattez-
za, può fiacilmente arguirsi da chi
conosca 1* erudizione in cose patrie
del sig. Feroso, della quale erudizio-
ne questo nostro Archìvio ha dato e
darà parecchi saggi. Del resto, chi vo-
lesse anche conoscere gli scrittori
della storia, dell' arte ecc. di Ancona,
può ricorrere in fine, ove il Feroso
con ottimo pensiero ha raccolti i ti-
toli di circa 170 libri di storia anco-
nitana, bibliografìa questa assai più
completa che quelle del Ranghiaschì,
del Ciavarini ecc.
Ffrretti Corrado. Il cognome e quattro lettere di Pasqua-
lino d' Ancona ingegnere militare del sec. XV I. Ancona, Morelli
editore, 1884, in 8.° di pag. 32.
gnere civile e militare, e ce lo fanno
conoscere uscito dalla famiglia Buoni
o Boni tuttora esistenti. Il sig. Ferretti
trovate le quattro lettere nell' Archi-
vio Mediceo, e riprodottele diplomati-
camente, non pure le annotò e le
commentò con paziente diligenza, ma
attesa la cattiva forma nella quale
furono dettate, le ristampò anche in
buona lingua, fatica questa che ci
sembra soverchia, poiché riteniamo
che nessuno studioso di cose d' arte
e di storia possa aver difficoltà a
leggere e comprendere una lettera del
cinquecento , per quanto sia stata
scritta barbaramente.
Nelle Memorie storico - critiche dei
pittori anconitani del conte Ferretti
(Ancona, Morelli, 1885 ) delle quali
fu fatto un cenno anche in questo
Archivio I, p. 670 si legge registrato
anche il nome ai un Pasqualino d'An-
cona, del quale, per difetto di docu-
menti, potè dirsi tanto poco, che di
un artista ricordato pernno da Ben-
venuto Cellini, non sì potè nemmeno
trovare la famiglia alla quale appar-
tenne. Oggi però le nuove ricerche
del eh. Ferretti hanno dato un buon
risultato, ed alcune lettere di lui scrit-
te dal 1540 al 1556 al duca Cosi-
mo I, ce K) rivelano valente inge-
Raffaelli Filippo. Sigillo di Mercenario da Monteverde.
Camerino, Tip. Mercuri Succ. Borgarelli. 1S84. in 8.° di pag. 8.
È un brevissimo scritto, sotto forma
di lettera al Comm. Severino Conte
Servanti Colìio, pubblicato dal eh. Si-
gnor Filippo Raffaela, bibliotecario
della comunale di Fermo, nel Bulìet-
tino di Numismatica e Sfragistica ( An.
II. n. 3. 4. i884), dal quale venne
estratto. Del sigillo di Mercenario si
dice che venne non ha guarì disot-
terrato in contrada Monteverde, che
è posseduto dal sig. Gaspare Rosetti,
che nel mezzo ha lo scudo a targa
triangolare con leone rampante sor-
reggente nelle zampe im ramoscello,
ed in giro ha la scritta Mècenarius,
D. Mòtevtde. E di più non si po-
teva dire. Laonde tutto lo scrìtto, ol-
tre air accenno di un* altro sigillo di
Mercenario conosciuto e descrìtto dal
Catalani nelle Memorie della Zecca
Fermano^ si diffonde nelle notizie
biografiche di Mercenario di Fide-
smtdo da Monteverde, cui dà impor-
tanza un diploma o lettera di Lodo-
vico il Bavaro diretta a Mercenario,
documento inedito, ed invero assai
interessante.
il6
SPOGLIO
DELLE PUBBLICAZIONI PERIODICHE
DEL SECONDO SEMESTRE i884.
ANNUARIO BIOGRAFICO UNIVERSALE - TO-
RINO.
Voi L disp. 2. BAUDANA VACCOLINI C, Giuseppe
Fracassetti ( Breve biografia di questo letterato Fermano, alla
quale è soggiunta una lunga serie dei suoi scritti, tolta da un
lavoro del RafFaelli , del quale si parlò in questo Archivio,
1,125.). — TECCHIO S. Pompeo di Campello (Invece della
biografia di questo patrizio spoletino , si riproduce la com-
memorazione fattane dal Tecchio in Senato. Non ci pare che
questo sistema di tesser la biografia dei valentuomini sia da
lodarsi in un* opera che, come il titolo dice , dovrebbe dare
biografie, non discorsi rettorici. E per fortuna dell* Annuario
fosse questo un caso isolato !). — Disp. 3. ROUX O. An-
gelini Annibale ^Pittore nato a Perugia il 12 Maggio 1880,
ed ivi morto il 19 Luglio 1884.). — Magner Eusebio (^Cap-
puccino di Potenza Picena, morto vescovo di Orvieto il 15
Agosto del passato anno. ).
ARCHIVIO DELLA R. SOCIETÀ ROMANA DI
S TORI A PA TRI A - ROMA.
An. VII, fase. Ili, IV. TOMASSETTI G. Della campa-
gna Romana nel Medio Evo ( A pag. 357 si discorre di Givi-
SPOGLIO DEI PERIODICI X77
fella, piccolo comune sulla via Flaminia, al 26 miglio da Ro*
ma> da Eugenio IV infeudata a Giorgio e Battista Ridolfini
da Narni. ). — Comunica:(ioni dell' Archìvio Storico Comunale di
Roma ( È notevole un documento dell' antico comune di Roma,
4 Gennaio 1396, diretto a molti castelli del territorio^ e fra
questi alla città di Amelia ).
ARTE E STORIA - FIRENZE.
An. Ili, num, 28. RICCI C. Ritratti di Raffaello (A
proposito del libro del Muntz: Les Historiens et les critiques de
Raphael). — Num. 29. CASTELLI G. Una colonia Ascolana
in Corsica (Continua nei num. 30, 31. Cfr. Bullettino Biblio^
grafico pag. 174.).— Num. 31. CAFFI M. Un opera dei Mu-
ratori lombardi ntlV Umbria ( È ricordata in un' iscrizione della
chiesa parrocchiale di Càscia, ed ha la data 1589. ). — Num.
34. ANGELINI A. Ricerca di una tavola dipinta in Arcevia da
Luca della Robbia. — Num. 37. BINDI V. Alcune inedite noti:(ie
intorno al? artista abru^ese Cola dell* Amatrice ( Continua
nel num. seg. ) — Num. 38. MARGUTTI A. Cose di Sini-
gaglia. — Num. 39. X. Le pitture del Domenichino (In Fa-
no.). — Num. 42. FALOCI PULIGNANI D. M. Le pitture di
Nicolò Alunno in 5. Maria in Campis (Continua nel num. se-
guente. ). — Num. 47. CANTALAMESSA G. Pietro Perugino
dal J4^j al ijo) ( Continua fino al num, 51. ). — Num. 48.
VACCAI G. // castello di Gradara. — Num. 49. LUZI E.
/ Restauri nel Duomo di Ascoli Piceno. — Num. 51. ANSEL-
MI A. Di un quadro di maiolica nelV eremo di Monterubbio presso
Pergola.
A TENEO ITAUANO - MILANO.
An. Vili. fase. 5. DEFILBOAT L. Farfalloni degli antichi
Istorici ( È questo un Libro di D. Secondo Lancellotti monaco
Olivetano di Perugia, del quale il Defilboat dà dei saggi ed
altri ne promette. ).
Arckirio storico IL 12.
1/8 SPOGUO DEI PEUODia
ATTI DELLA R. ACCADEMIA DELLE SCIEN-
ZE DI TORINO 'TORSSO.
Voi. XIX, disp. 5. PEYRON B. Note di storia letteraria
del secolo XVI tratte dai manoscritti della Biblioteca Nazionale
di Torino ( Uno di questi codici, che appartenne all' Accade-
mia degli Invaghiti^ contiene le rime di Curzio Ardii^o da
Pesaro, letterato del sec. XVI, e vi sono premessi due sonetti
di T. Tasso, T uno per le rime dell' Ardizio , e fu stampato,
r altro per la sua impresa, che era un'aquila, e che il Feyron
ritiene inedito. ).
BULLETTINO DELL ISTITUTO DI CORRI-
SPONDENZA ARCHEOLOGICA - ROMA.
1884, num. VII. Luglio. Iscri:^ione di Fossombrone (È quella
pubblicata già in questo Archivio^ I, 380.). — Num. X. Otto-
bre. Viaggio dell' Ètruria ( Fu fatto nell' 81 dal prof. Helbig,
il quale parla di Perugia e dintorni. ). — Num. XI. Novembre.
Antichità di Castellone di Suasa ( Si descrivono dell' Helbig. ).
BULLETTINO DI NUMISMATICA E SFRAGI-
STICA - CAMERINO.
Voi. n, num. 3, 4. PILA CAROCCI L- Della luca e
delle tnonete Spoletine, in rela:(ione alla storia delle epoche um-
bre , romana , ducale e pontificia ( Sotto un titolo cosi
ampio , monsignor Pila Carocci non fa che la enumera-
zione delle sessanta monete spoletine della sua collezione ,
non avendo alcun valore T inutile ed inopportuna prefazione
premessa a questo catalogo. Nessun documento egli produce
sulla storia della zecca spoletina , sui maestri della stessa ,
sulle monete che vi si coniarono. È cosa singolare, che, ci-
tando gli scrittori spoletini, trascura o non conosce i recen-
tissimi volumi del baron Sansi, mentre in compenso, per con-
ferma di quanto asserisce, cita spesso una sua storia di Spo-
leto, ed un suo codice diplomatico spoletino manoscritti am^
SPOGLIO DEI PERIODICI I79
bedue III). — RAFFAELLI F. Sigillo di Mercenario da Monte^
verde (Cfr. il Bullettino, pag. 175. )•
CRONACA MARCHEGIANA - CAMERINO-
Ad. IX, num. 17. Visso (Si fa la rivista degli Statuta
comunis et populi di questa terra, publicati dal prof. M. San-
toni. ). — Serrasanquirico ( Una grotta, testé scoperta, viene de-
scrìtta dall* ing. Paolo Matteucci, ). — N. 22. Ascoli Piceno.
I restauri del Duomo ( Articolo del sac. Emidio Luzi. ).
DEUTSCHE REVUE-BKESLAU UND BERLIN.
An. IX, fase. 9. MINGHETTI M. Die kt^te Periode
RaffaeVs (L* ultimo periodo di Raffaello. 1517-1520. La fine
nel fase. 11. ).
ETRUSCKISCHE FORSCHUNGEN UND STU-
DIEN- STUTTGART.
6, 18S4. DEECKE W. Sùd-Etrurien (Tombe ed iscri-
zioni di alcune città della bassa Etruria, fra le quali di Or^
vieto. ).
FANFULLA DELLA DOMENICA - ROMA.
An. VI, num. 32. ONUFRIO E. Due paesaggi ( Con-
fronto della lettera di Plinio sul fiume Clitunno, con 1' ode
del Carducci sul medesimo fiume.). — Num 38. RICCI C.
Un altro libro per Raffaello ( È quello dei Signori Crovve e
Cavalcasene, al quale si muovono parecchi e notevoli appun-
ti.).— Num. 40. SALVIETTI A. Gli ultimi anni di Giuseppe
Balsamo ( Nei Castello di san Leo ). — N. 45. BORGOGNONI
A. La can:(pne del Leopardi alla sua Donna ( Nega che in questa
canzone si lodi la libertà. ). — 48. ANTONA-TRAVERSI C.
// natio borgo selvaggio di G. Leopardi ( Ricercasi la ragione
onde il Leopardi abbia sdegnosamente parlato della sua città
natia in alcuni versi delle Ricordan:(e. J.
l8o SPOGLIO DEI PERIODia
GAZZETTA LETTERARIA - TORINO.
An. Vni, num. 34. BRUZZONE P. L. Tre rife//i (Vin-
cenzo Alfonso e Ferrante, Signori di Città di Castello, Mon-
tone ecc. ). — Num. 45. GIAN MARTINO S, Giacomo Lea-
pardi ( Di nessun conto. ). — Num. 50. CLARETTA G.
( Recensione dello scritto di G. Venturino da Fabriano estratto
dalla Rassegna Naiionaìe^ e del quale vedasi V Archivio, 1, 686.).
GIORNALE ARALDICO - PISA.
An. XIII, n. 3 -4. Recensione del libro del conte S. Servanzi
CoUio sullo statuto Municipale di Serra Petrona del quale cfr.
Archivio, I, 768, e della guida di Orvieto del conte T. Picco-
lomini- Adami. (Favorevole per ambedue gli scritti.). — Num.
6. Recensione della storia della Fratta del Guerrini della quale
vedasi sopra a pag. 160 e seg. La recensione è favorevole.
GIORNALE DEGÙ ERUDITI E DEI CURIOSI-
PADOVA.
An. n. N. 56. FABRETTI F. / BecchetH nella Storia di
Perugia. — Num. 59 - 60. ASfcLLUS . Eugubini e Veronesi
Matti. — ìium. 61. MORSOLIN B. B. Angela da Foligno —
Eugubini e Veronesi Matti. — Num. 62. CATTANEO G. C.
E. Angela da Foligno. — FALOCI PULIGNANI D. M. Pro-
verbi ammirativi di Luoghi ( Si parla di Perugia, Sinigaglia, Pe-
saro, Ancona, Urbino, Ascoli, Recanati, Foligno e Fano) —
Num. 62. RENIER R. Tommaso Un^io. — Num. 64. FALOCI
PULIGNANI D. M. Proverbi ammirativi di luoghi ( Si parla
del proverbio : Foligno dalle strade inzuccherate.)
GIORNALE STORICO DELLA LETTERATU-
RA ITALIANA - TORINO.
An. IL voi. IV. fase, io- 11. GIAN. V. Ballate e strani-
botti del secolo XV tratti da un codice Trevisano ( E il cod.
SPOGLIO DEI PERIODICI l8l
43 della biblioteca comunale di Treviso, miscellanea conte-
nente opuscoli diversi, dei quali il VI, di scrittura del sec.
XVI, è intitolato: Fideli Almerico da Pesaro^ Le essequie di
Messer Thomasio Avveduto Fanese. Selva. Comincia: Ove V o^
scura tomba e 7 duro sasso. Finisce: Demmo quella sant* Alma
in pace a Dio. FiwiV. j. — Fase. 12. MEDIN A. Poesie politiche
nella cronaca del Sercamhi (In una ballata del 1397, si crede
di trovare ricordata la beata Angela ( non Angelica ) da Fo-
ligno , nei versi : Nel sangue sparto per nostra salute — cha
quella da Fuligno scoppio il core etc. ).
IL BIBLIOFILO ^BOLOGìi A.
Ad. V, num. 7. Recensione del libro del can. Zonghi :
Le antiche carte fabrianesi ecc. che si giudica assai favorevol-
mente. — Num. 8-9. BERTOLOTTI A. Varietà archivistiche
e bibliografiche ( Il numero XCIX tratta della relazione di An-
drea Bacci medico di sant'Elpidio con la corte di Mantova).
— Num. IO- II. FALOCI PULIGNANI D. M. Tre antiche
stampe del Giardinetto ( Una di queste stampe minutamente
descritte, fu eseguita in Foligno nell'officina Colaldi-Canta-
galli, poco dopo il 1560.). — BERTOLOTTI A. Varietà Ar-
chivistiche e bibliografiche ( Il num. CV parla di un libro dedi-
cato alla Marchesa di Mantova da Guido Postumo de' Silve-
stri di Pesaro. Nel num. CIX intitolato un Cappuccino poeta
si pubblica una lettera di Fra Serafino da Senigaglia poeta
del sec. XVU. ). — Num. 12. PIERGILI G. Dalle ir cento
confessioni » attribuite a Carlo Leopardi. — Recensione dello
scritto del Mecchi, pubblicato in questo Archivio^ I, 161 - 187,
e dell'opuscolo di Mgr. Zonghi, del quale cfr. Archivio I, 769.
IL DIRITTO 'ROMA.
An. 1884, num. 259. OLIVELLI V. Il pessimismo di G. Leo-
pardi.
l82 SPOGLIO DEI PERIODia
IL PAESE - PERUGIA.
Àn. IXy nutn. 45. S. Carlo Borromeo a Perugia ( Noti«
zie conosciute , alle quali potevasi aggiungere qualche docu-
mento o lettera, che certo non dovrebbe mancare. ).
IL POLIFONO - FOLIGNO.
An. II, num. 37. RAIMONDO PICENO. Gubbio ( Ar-
ticolo di poco conto, ove molte osservazioni sono inesatte,
molte non sicure. ). — Num. 40. Ad onore di un Folignate
( Si riproduce come sconosciuta l' iscrizione onoraria posta a
Brera in Milano alla memoria di G. Piermarini, la quale per
altro era già stampata più volte. Questo si fa notare nel nu-
mero seg. ) — Num. 41. PADOVAN G. (Recensione dello
scritto di Af. Faloci Pulignani intitolato: Le arti, e le lettere
alla corte dei Trinci in Foligno, pubblicato nel Giornale storico
della letteratura italiana. Favorevole. Vedi lo spoglio di que-
sto periodico nell' Archivio, I, 150. ). — Num. 43. In lode
della città di Foligno ( È una breve poesia di Gasparo Murtola
pubblicata nel 16 18. L'editore avrebbe fatto bene a indicarci
il libro ove la trovò. ). — Maestro Nicolò di Liberatore ( Ar-
ticolo di poco conto su questo pittore del secolo XV. ). —
Num. 44. CAPPELLETTI L. La can^^one di Giacomo Leopar^
di a un vincitore di pallone. — Num. 46. RAIMONDO PI-
CENO. Todi.
IL PRELUDIO - ANCONA.
An. Vili, num. 13-14 URBINI G. Per i natali di Sesto
Proper^iio, nuova Polemica ( Cfr. Archivio, I, 671. Num. ). —
17-18. FERRETTI C. // cognome e quattro lettere di Pasqua-
lino d'Ancona. ( Cfr. in questo volume il Ballettino biblio-
grafico, pag. 175 Segue nei num. 20-21). — Num. 22-23-24.
VANZOLINI G. Alcune lettere inedite di Pietro Giordani (So-
no dirette al conte Domenico Paoli di Pesaro, morto nel
1853. ). — ZERBINI E. La Can:(pne del Leopardi « alla sua
St»OGLlO DE! PERIODICI 183
donna » ( Conferma con nuove osservazioni , la sentenza da
lui altrove proposta, che questa canzone sia politica, non a-
morosa. J.
IL PROPUGNATORE - BOLOGNA.
An. XVII disp. 4, 5. — PÈRCOPO E. Le laudi di fra
lacopone da Todi nei mss. della Biblioteca na:(ionale di Napoli,
contributo alla edizione critica ( Neil' intenzione di riescir u-
tile per la a desiderata edizione critica delle laudi del Todi-
no » il Pèrcopo ha tratte diligentemente le varianti di tut-
te le laudi che nei manoscritti della Biblioteca Nazionale
di Napoli sono attribuite al beato lacopone. Il cod. XIV, C,
38, ne contiene 49, e di ciascuna, prima di dare le varianti,
dà utilissime indicazioni bibliografiche sui codici e sulle stampe
che la contengono , terminando coli' indicare la stampa con-
frontata col ms. napolitano. Il lavoro di Pèrcopo è cosi mi-
nuto e diligente, che forse era quasi meglio, anche per como-
do degli studiosi, pubblicar le laudi interamente. In questa
dispensa si danno le varianti delle laudi I - XXI contenute nel
codice citato. ). — CAPPELLETTI L. Osservazioni ecc. sulle
fonti del Decamerone ( A proposito della nov. 2. della VI gior-
nata, si discorre di Matteo d' Acquasparta. ). — MIOLA A. Le
scritture in volgare dei primi tre secoli della lingua ricercate nei
codici della Biblioteca naj^ionale di Napoli ( Cod. XII, F, 47.
Contiene la Scala del Paradiso di san Giovanni Climaco, tra-
dotta in italiano da fra Gentile da Foligno. Fu edita nel 1875
dall' ab. Ceruti, e forma parte della collezione Romagnoli. —
Cod. XII, F. 48. Contiene il cosmografo di Tommaso da Rie-
ti. — Cod. XII, F, 56. Contiene la quadriga spirituale di fra
Nicola da Osimo. ). — Disp. 6. PÈRCOPO E. Le laudi ecc. di
fra lacopone da Todi ( Continuazione. Dallo stesso cod. XIV,
C, 38, si danno le varianti delle laudi XXII - XXXVI. ). —
RUBERTO L. Le egloghe edite ed inedite di B. Baldi (Conti-
nuazione e fine. Discorre delle Egloghe miste 0 ten:^ioni bucco-
Ikhe, delle allegoriche, e delle borghesi. Il Ruberto, come può
vedersi in principio del suo studio ( Cfr. Archivio. I, 678. )
184 SPOGLIO DEI PERionrci
conosce del Baldi le sole edizioni di Venezia 1690, di Parma
(è un'egloga sola) 1707, e di Firenze 1859: ma la sua enu-
merazione è incompleta. Il Camerini stampò alcuni versi del
Baldi in Ancona nel 1843 , ai quali premise una bella prefa*
zione, indicando anche un edizione di Parma per Erasmo
Viotti^ 1606, in 4.^ ).
LA DOMENICA LETTERARIA - ROMA.
An. Ili, num. 26. CIMBOLI G. // Cardinale Ruffo emi-
grato ( Nel 1806 y essendo esiliato da Napoli, si ritirò nello
stato pontificio, prima, verso la fine di Maggio, sembra in
Foligno, poi in Amelia. Il Cimboli pubblica lettere del Car-
dinale scrit:e da questa ultima città. Continua nel num. 30. ). —
Num. 47. Un capitolo inedito della autobiografia di Monaldo
Leopardi ( Vedi il Bullettino hibliograficOy pag. 172. ).
LA NUOVA UMBRIA - SPOLETO.
An. VI. Num. 29. SANTONI M. / restauri del tempio
di Macereto. — Num, 31. // reliquiario di 5. Euti^^io. — N. 32.
Sonetto di Giacomo Leoncilli da Spoleto a Baldassarre Olimpo da
Sasso/errato {D^ un'edizione perugina del 1522.). — Num. 34.
Madrigale di Giovanni Campelli sopra il bacio di Giuda ( £ del
sec. XVII ). — Num. 35 SORDINI G. Epigrafia ( Si pubbli-
ca un' iscrizione romana, che si dice non avvertita da nessu-
no. ). — Num. 42. Recensione del libro del Sansi : Storia del
Comune di Spoleto ( Favorevole in parte , ma con parecchi
appunti in cose secondarie. ). — Num. 47. SORDINI G. Epi-
grafia ( Si danno altre epigrafi romane inedite. Continua nel
num. seg. ) — Num. 52. Antichità ( Sotto questo titolo si
traduce parte di una dissertazione latina del Bormann, il quale
prova che 1' antica via Flaminia non passava per Spoleto. ).
L' APPENNINO - CAMERINO.
An. IX, num. 25. SANTONI M. L* arco di S. Agostino
( Si descrive quest' arco novellamente scoperto. ). — Num. 26,
SANTONI M. La Statua di Sisto V ( Accenna ai lavori per
una nuova base. ).
SPOGLIO DEI PERIODICI 185
LA RASSEGNA ITALIANA - ROMA.
An. IV. voi. Ili, fase. III. GIANUIZZI P. La chiesa di
5. Maria di Loreto. — Voi. IV. fase. I. G. B. Due nuove
pubblicazioni del prof. Mil:(iade Santoni ( Recensione della Vita
spirituale della b. Battista Varano, e del Commentario ecc. sopra
sant' Ansovino. ).
L' ART' PARIGI.
An. X, Num. 14. MICHEL E. Les Mattres italiens au
Music de Munìch ( Fra i quadri del Museo di Monaco , ve
ne ha pure del Perugino. ).
LA SCUOLA ROMANA - ROMA.
An. Il, num. io. CUGNONI G. Giuseppe Vera ( Buon
letterato, nato in Amelia nel 1778 e morto nel 183 1 in Alvo
presso la sua patria. ).
L ATENEO . TORINO.
An. XVI, num. 21. GAITER L. La politica di S. Fran-
cesco d* Assisi ( Cenno sopra la vita di san Francesco, scritta
dal p. Anastasio Bocci, col titolo : il vero amico del popolo.).
L ECO DELLA S. CASA - LORETO.
An. IV, num. 39. Storia delia S. Casa di Loreto di Ora-
:^io Tursellini Gesuita ( Questa vecchia istoria fu scritta in la-
tino, ed- ora il prof. Quatrini tradottala in italiano, la pubblica
in questo periodico, non aggiungendoci del suo che la firma
a pie di ógni brano. Che utile cavi la storia della S. Casa
da questa riproduzione , non sappiamo. Fu cominciata col
n. I, e proseguirà chi sa per quanto tempo. ). — ANSELMINI
R. DeW autenticità della S. Casa di Loreto ( Continuazione e
fine. Pubblica documenti dei sec. XIIL e XIV. ). — BARTO-
LINI D. Osserva:(ioni storico - critiche ecc. (Anche questa è una
inutile riproduzione di un dotto scritto dal card. Bartolini ,
stampato omai son quattro lustri. ). — Effemeridi Loretane
( Sotto questo titolo si raccolgono , desunte da documenti
l86 SPOGLIO DEI PFRIODICI
autentici, notizie di vario genere, storiche, artistiche, religiose^
disposte con ordine cronologico mese per mese, ma riferen-
tesi tutte alla storia, o al culto della Santa Casa. In questo
numero di Luglio vanno dal 141 1 al 1447. Queste effemeridi,
come tutti gli altri scritti annunziati, sono cominciate nei fa-
scicoli precedenti e continuano nei seguenti. ). — Num. 40.
Storia della S, Casa del Tursellino ( Continuazione. ) BARTO-
LINI D. Osserva:(ioni storico - critiche ecc. ( Continuazio-
ne. ). — Effemeridi Loretane ( Agosto - Settembre dal 141 1 al
1450. ). — Num. 42. ( Contiene il seguito dei tre scritti pre-
cedenti. Le Effemeridi^ sono di Ottobre, e vanno 1418 al
1440. ). — Num. 43. ( Continuazione dei due scritti del Tur-
sellino e del Bartolini. ). — N. 44. ( Contiene: il seguito dello
scritto del Tursellino ^ un documento del 1741 relativo alla
disamina fatta in quell' anno della S. Cappella, e le Effemeridi
di Novembre Dicembre, dal 141 8 al 1444. ).
LE LIVRE - PARIGL
An. V. num. 55. N urologie (Fra queste vi ha quella
dello Spoletino Pompeo di Campetto. )•
U ITALIA - ROMA.
An. IL num. 18-19. CANTAL AMESSA G. Il Perugino
e Raffaello ( Continua fino al numero 23. In questo studio ,
il Cantalamessa nega, contro V asserzione dei Sigg. Crovve e
Cavalcasene, che Raffaello abbia esercitata una influenza sul
Perugino.). — Num. 20-21. FALOCI PULIGNANI D. M.
// chiostro di Sassovivo ( Con illustrazione. ).
L ORDINE - ANCONA.
An. XXV, num. 284. — R. Istituto Tecnico e R. Scuola
Nautica di Ancotia ( Si parla anche di G. Benincasa cartografo
anconitano del sec. XV, del quale vedasi T Archivio I. 363.)- —
Num. 291. // B. Antonio Fatati (Notizia del culto di questo
vescovo anconitano del sec. XV. Continua nel num. seg. ove
si legge la cifra C. F. iniziali di C. Feroso, o meglio del-
l' avv. M. Maroni che si nasconde sdtto quello pseudonimo.). —
Num. 331. Marchese Cesare Benincasa (Cenno necrologico.
SPOGLIO DEI PERIODICI 187
scrìtto dal nominato e. F. di qae^o patrìzio anconitano, morto
il 29 Nov. 1884, coi quale si spegne la sua illustre fami-
glia. Di alcuni antenati di questa si fa ricordo. ).
V UNIONE LIBERALE - PERUGIA.
An. in, num. 53. FUMI E. Guelfi e Ghibellini ( In que-
sto giornale il Fumi illustra con ricordi storici - biograBci le
vie e le pia:(xe di Orvieto, illustrazione che incominciò con
Ranieri della Greca nei num. 35, e 36, e con i Monaldeschie
Filippeschi nei numeri 39, 44 e 45. L' articolo Guelfi e Ghi-
bellini comincia col num. 49, e prosiegue nei numeri 53, 61,
62, 63, 64, 65, 66 e 67. In questo lungo articolo si narrano
le vicende di questi due partiti in Orvieto. ). — Num. 72.
FUMI L. Beffati e Malcorini (Contin. nel num. 73 ). —
Num. 74. FUMI L. / Ranieri ( Con questo numero riman-
gono sospesi i belli articoli storici del Fumi, il quale però
sappiamo che, raccolti in un volume, li pubblicherà tutti in
edizione separata.). — Num. 85. ROSSI A. (Lettera al Sin-
daco di Perugia, relativa alle origini del palazzo del comune
di Perugia. ).
MISCELLANEA DI STORIA ITALIANA - TO-
RINO.
Voi. XXIII. SOMMI PICENARDI C. Trattato fra Barnaba
Visconti^ il Conte Antonio di Montefeltro^ la republica di FirenT^e e
h comunità di Urbino e Cagli il /.° febbraro i}js ( Da una
copia AtW Oliveriana di Pesaro, cod. 374.).
MITTHEILUNGEN DES INSTITUTS FÙR Ò-
STERREICHISCHE GESCHICHTS FORSCHUNG -
INNSBRUCK.
V. I. WICKHOFF. F. Recensione dell' opera dei Signori
Crowe e Cavalcasela sopra Raffaello ; critica severa nel com-
plesso e in molti particolari.
NAPOLI LETTERARIA - NAPOLI.
An. I, num. 28. CURTI C. Camerino e i suoi dintorni
(Lungo vaniloquio per indicare che il prof. A. Conti ha pub-
blicata una guida di Camerino.).
l88 SPOGUO DEI PERlODia
NUOVA ANTOLOGIA - ROMA.
Voi. XLVI, fase. XIII. VISCONTI VENOSTA E. Una
nuova critica dtlF antica pittura italiana. ( Largo rìassimto
dell'opera Die Werkt italieniscbtr Meister in den GaUrim von
MùncbeUf Dresdtn und Berlin. — Ein Krisiecber Fersucb von
Ivan Lermolìef. Leipsig, 1880 , tradotta testé col vero nome
dell' autore, sotto il titolo Italian Masters in German Galleries
hy Giovanni Mortili ^ membor of the italian Senat. London, 1883.
Giovi segnalare il cap. IV. completamente consacrato a com-*
pendiare quanto il Morelli con larga dottrina ha scrìtto sa le
scuole umbra e marchigiana, e su la vita, gli studi e le opere
di Raffaello. Vedine altre recensioni in The Atheneum, 2944,29
marzo, e in The Academy novembre decembre di C. Mon-
kousi. ).
POLYBIBLION ( Partic littèraire ) - PARIGI.
An. XX, fase. 4. PAWLOWSCKI G. Les historiens, et les
critiques de Raphael. 1483- 1883. (Recensione di questo libro
di Eugenio Muntz, che si giudica ottimo, ma nel quale qualche
aggiunta si può fare. ).
RASSEGNA CRITICA - NAPOU.
An. IV, N. 6. SCHERILLO M. Recensione del libro di
F. Colini , su Pergolesi e Spontini ( Sfavorevole : cfr. Archi--
vio, I, 358.).
RIVISTA CRITICA DELLA LETTERATURA
ITALIANA - ROMA.
An. I, num. i. G. SETTI. Rivista del libro di F. Lesler.
Poesie di G. Leopardi scelte e commentate per uso delle scuole.
Ascoli, Cardi, 1883. — Num. 3. E MONACI. Per la storia
della Ballata (Riproduce un'iscrizione di Foligno del 11 90,
edita in questo Archivio^ voi. i, pag. 26, osservando che in
essa trovasi lo schema più antico che si conosca, vuoi della
ballata, vuoi della lauda.).
RIVISTA STORICA ITALIANA - TORINO.
An, I. fase. 3. GENTILE I. Publio Fentidio Basso Ascolano
( Sotto questo titolo il Gentile ha raccolte con molta dili-
SPOGLIO DEI PERIODICI 189
genza tutte le memorie che si hanno negli antichi scrittori
sulla vita e sulle gesta di questo valoroso soldato italico. ). —
Fase. 4. VENTURI A. / primordi del rinascimento artistico a
Ferrara (Teniamo conto di questo scritto, perchè in esso vi
sì ricorda Gentile da Fabriano e la sua presenza a Ferrara. ). —
FABRETTI A. Nota storica sulla battaglia cosi detta dei sassi,
tratta dagli antichi statuti di Perugia (Riproduce la rubr. 117,
lib. III. degli statuti del 1342, e la rubr. 107. del lib. III.
parimenti degli statuti del 1366. Infine aggiunge un cap. de-
gli statuti del 1279. ).
STUDI E DOCUMENTI DI STORIA E DIRIT-
TO - ROMA.
An. V, fase. 4. DE ROSSI G. B. La biblioteca della sede
apostolica ed i catalogi dei suoi manoscritti (A pag. 320 ecc.
si parla della biblioteca dei duchi di Urbino. ).
THE ACADEMY - LONDRA.
An. 1884, Num. 638 HESSELS. J. H. Titles of the first
Books from the Earliest Presses established in different Cities ,
Tawns, and Monasteries in the Europe before the End of the Fif-
thentb Century ( In questa pubblicazione fra le fotografie che
riproducono vecchi incunaboli italiani, una ve ne ha (13) che
riguarda un' edizione di Foligno del 1470. ). — Num. 640.
MERCER W. The Blenheim Raphael ( Notizie nel quadro di
Raffaello ^- La Madonna degli Ansidei — dipinta nel 1505
per r altare di S. Nicolò di Bari in san Fiorenzo di Perugia,
d' onde fu tolto nel 1764 ed acquistato da lord Spenser, che
poi lo cede al duca di Malborough. ). — Num. 645. RICH-
TER I. P. Raphael as an architect ( Recensione del libro del
GeymùUer: Raffaello San:(io studiato come architetto. J.
THE CONTEMPORANY REVIEW. - LONDRA
1884. Luglio. Si dice giovevole alla storia d' Italia la
pubblicazione delle ^Storie dei suoi tempii I4TJ - ijoon di Si-
gismondo de' Conti da Foligno, di cui cfr. Archivio I, 638 e
seguenti.
190
VARIETÀ E NOTIZIE
* Stimiamo cosa utile indicare ai lettori dell'i4rcAi-
Pto ì codici Ashburnhamiani che rìferìsconsi alla storia ed
alla letteratura umbro-marchigiana. Togliamo queste indica-
zioni dalla Rela\ione alla Camera dei Deputati per t acqui-
sto di Codici appartenenti alla biblioteca Ashbumham^ Ro-
ma^ tipografia della Camera dei Deputati^ 1884.
Cod. 89. Reguìa Fratrum Minorum. a Questo sono indulgenze con-
cesse a quelli i quali visitano le chiese di tutti li frati de V ordine de Sete
Francesco. » Cod. membran. in 4 picc del XV secolo.
Cod. 92. FormuJae in Regulari Observantia servandae, editae per Fr.
David. Cod. Membran. in 4 pie. del secolo XV.
Cod. 151. Gentilis de Fulgikeo. Expositio super canones Avkennae*
Cartaceo, sec. XV. ( i462 ) in foglio grande.
Cod. 203. Oratio in funere Io. Fontani. Cod. cart. del sec. XV. ia
ottavo.
Cod. 215. Legenda Seraphici Patrìs Francisci et aliae. Membranaceo,
sec. XV, in fol.
Cod. 245. Libro dicto Quadriga Spirituale. Cod. Cart. Membran. in
ottavo, del XV sec. (1458) — %uali e contemporanei sono i due cod.
246 e 247 in 4. del sec. XV, contenenti lo stesso libro.
Cod. 253. Trattatalo dicto Compendio di salute, composto per frate Ni-
colò DA OsiMo. Cart. e membran., sec. XV, in fol. Eguale è il cod. 254.
Cod. 258. La regula et la Vita de Frati Minori. Cod. in 4, sec. XV.
Cod. 302. Cecco d* Ascoli. U Acerba. Cart., sec. XV in fol.
Cod. 304. F. Prezzi. // Quadriregio. Cart., sec. XV. in fol.
Cod. 355. Iacopone. Laudi. Cart, sec. XIV, in foi.
Cod. 477. Sposi^ione degli Evangeli di Fra Simone da Cascia. Cod.
Cart. in fol. sec. XV.
Cod. 497. Vita e miracoli di S. Francesco. Cart., sec. XIV, in fol.
Cod. 597. Fioretti di S. Francesco. Cart, sec. XIV, in fol.
Cod. 600. Ordine della Vita cristiana di fra Simone da Cascia. Cod.
cart. in quarto del sec. XIV.
VARIETÀ E NOTIZIE I9I
Cod. 612. TrattaUHÌo dd ben morire, composto dal cardinale di Fermo,
Cart, scc XV in 4.
Cod. 899. Campani Iohannis Antonu. Vitae Bracci Perusini et oratio
fumris prò Baptista Sfortia Urbini Comitissa* Membran., sec. XV, in fol.,
con miniature.
Cod. 992. Severi Minervi Spoletini. Opera. Cod. Cart. in fol. sec.
XVni, voU. 2.
Cod. 1002. Iacopone. Laudi. Membran., sec. XV, in fol.
Cod. 1061. Nic. Perotti ad Pirrum nepotem de Ceneribtis Metrorum,
Cod. cart. in quarto sec. XV.
Cod. 1088. Fioretti di s, Francesco. Cart sec. XV. (1469), in 4.
Cod. Il 50. Cecco d' Ascoli. L' Acerba, Membran., sec. XIV, in 4.
Contiene anche vari componimenti poetici attribuiti allo stesso autore.
Cod. 1152. Cecco d'Ascoli. L' Acerba, Cart., sec. XV, in 4.
Cod. 1213. F. Frezzi. // Quadriregio. Cart., sec. XIV, in 4.
Cod. i448. Due libri di Herone Alessandrino, della macchina da se
operante, tradotti da Bernardino Balbi da Urbino. Cod. autografo, cart. in
4 piccolo del sec. XVI.
Cod. 1719. Diario di Federico Buono, Conte d' Orvieto (del se-
colo XI y in dialetto romano ), Cod. cart. in fol. sec. XVII, in parte inedito.
* Annunziammo già ( Cfr. Archivio, l, 583 ) che era
in corso di stampa una biblioteca recanatese ael rev. D. C.
Benedettucci. Ogei quel volume è pubblicato, e contiene un
tesoro di notizie letterarie, bibliografiche, storiche, geneolo-
giche ecc. Ne riparieremo: ora sappiamo che il medesimo
autore sta lavorando intorno ad una amplissima appendice
al suo lavoro, appendice che non conterrà meno di 200 pa-
fine in 4^, e che per la massima parte sarà dedicata alla bi-
liògrafia leopardiana, poi alla ricerca sulla patria del Vin-
ciguerra ecc. ecc.
* U Archivio di Stato in Roma si è arricchito di una
pregevole raccolta di persamene dal secolo IV al XVI ( circa
un mmliaio), una parte delle quali si riferiscono alle Marche.
Sarebbe ottima cosa, che qualche studioso marchigiano resi-
dente a Roma, si prendesse la cura di far conoscere di que-
ste pergamene marchegiane almeno un indice, il quale po-
trebbe certo esser causa di moltissime scoperte.
* A Macerata^ nell'Aula Massima di quella R. Università
V Avv. Raffaele Foglietti ha iniziata una serie di conferenze
sulla Storia Antica delP attuale territorio maceratese , la
192 VARIETÀ £ NOTIZIE
S)rima delle auali è intitolata : Gli AriL Siccome queste con-
èrenze si puolicano in tante puntate^ cosi appena stampato
un primo volume^ ne terremo parola.
* A Torino è sorta una Società Bibliofila TorinesCy la
quale ^ a cura delP editore A. Gustavo Morelli di Ancona^
SI propone la pubblicazione di cose rare e inedite^ e che
sieno importanti per la storia della nostra letteratura. Fac-
ciamo plauso alla nuova Società^ alla quale auguriamo F esito
il più felice.
* L' Antologia della nostra Critica letteraria moderna
del Prof. Morandi, edita dal Lapi di Città di Castello^ fra
gli altri scritti di storia letteraria contiene quello del Mo-
naci: una Leggenda Araldica e P Epopea Carolin^ nel^
r Umbria^ ed un altro del D^ Ancona : Le Ediiiont e i Cri-
tici di lacopone.
* Il noto bibliofilo Comm. Lozzi annunzia la pubblica-
zione di un lavoro bibliografico di molto valore^ cioè la de-
scrizione analitica degli Statuti e storie municipali, libri e
opuscoli di ogni genere antichi e moderni riguardanti t /-
taliaj che fanno parte della sua ricca collezione. Siccome
questa collezione per la storia delle Marche è assai nume-
rosa^ ci proponiamo occuparci del libro appena apparirà^
cosa che ci auguriamo sollecita.
* A. Quaracchi in Toscana, i padri Francescani di quel
collegio di san Bonaventura hanno pubblicato un primo vo-
lume di Analecta Franciscana, nel quale sono compresi an-
che documenti di molto valore per la storia delP ordine di
san Francesco. Notiamo la cronaca di fra Giordano* da
Giano nelP Umbria (1207- 1238), quella di fra Tommaso
Eccleston, contemooranea alla pnma, ed una Parva ckro^
nica Provinciae Éeraphicae reformatae.
* Fra poche settimane si pubblicherà a Berlino un Ar^
chip fur die Litteratur-und Kirchengeschichte des Mit"
telalters herausgegeben von P. i/. Denijle O. Pr. und
F. Ehrle S. I: nel quale, fra i primi lavori, compariranno
anche parecchie nuove osservazioni sui manoscritti della bi-
blioteca di san Francesco in Assisi, aggiunte a quelle del
Benthmann dal padre Francesco Ehrle.
Edizioni di SCIÌ?IONE LAPI Editore
CITTA DI CASTELLO
Bonghi Ruggero. Francesco d'Assisi. In i6, di pag. ii6 L. i, 50
Mannucci Eugenio. Guida storico - artistica di Città di Ca-
stello. In 32 di pag. 232 con una pianta . . » i, 30
Rara. ( Biblioteca dei bibliofili ). Del Governo della Corte di
un Signore in Roma ecc. In 16 carta a mano, espres-
samente fabbricata, di pag. xxx-84 . . . » 4, —
MoRANDi Luigi. Antologia della nostra critica letteraria mo-
derna. { Vi è compreso: Monaci. Una leggenda Araldi-
ca nell' Umbria: BartoìL Origine del Dramma in Ita-
lia: ly Ancona. Le edizioni e i critici di lacopone ec. )
In 16 di pag. 672 » 4, —
Edizioni di ANNESTO NOBILI Editore
PESARO
Vaxzouki Giuliano. Storia delle Maioliche Metaurensi ed
attinenti ad esse. ( Contiene la storia delie maioliche di
Pesaro, Urbino, Casteldurante, Gubbio, Ferrara, Faen-
za ecc. ) Volumi 3 j» 20, —
Marcolini Camillo. Notizie storiche della provincia. di Pe-
saro e Urbino. VoL in 4. di pag. 472 , con molti di-
segni e tavole d 20, —
Edizioni di A. GUSTAVO MORELLI Editore
ANCONA
Ferretti Corrado. Memorie storiche critiche dei pittori
Anconitani del XV al XIX secolo. Voi. in S di pagi-
ne vili - 112 » I, 50
Feroso C. Ancona. Biografìa degli illustri anconitani. In 16
di pag. i4o » 2, —
— Spigolature biografiche di Francesco Podesti. In 8 di
pag. 120 . . . ... . . . . » 2, —
— Guida di Ancona. i884. In 16 di pag. 154 .con una '
pianta » 3, —
D^Ancoka Alissakdro. Studi sulla letteratura italiana dei
primi secoli* ( Vi è compreso lo studio : lacopone da
Tedi il giullare di Dio del sec. XIV). In 16. di pag 464 » 5, —
AI NOSTRI ASSOCIATI
Il nostro Archivio Storico per le Marche e per l'Um-
bria incomincia con questo quinto fascicolo il II volume
della sua pubblicazione. Abbiamo inviati i primi fascicoli
a molti studiosi, invitandoli ad incoraggiare colla loro
adesione una pubblicazione che alle regioni nostre man-
cava, e che forse qualche utilità sarà per recarla ; però ,
a differenza di molti altri periodici, non abbiamo rite-
nuti per associati che coloro soli, i quali ci rimandarono
firmata la scheda di abbuonamento, o in altro modo di-
chiararono espressamente di associarsi. Siccome però al-
cuni fra questi non hanno ancora fatto il proprio do-
vere, chiediamo ai medesimi che vogliano sollecitamente
porsi in regola coirAmministrazione dclV Archivio^ avendo
noi risoluto, per evitare inutili spese, di pubblicare nella
copertina del prossimo fascicolo e di comunicare a tutti
i periodici congeneri, la nota di quegli associati^ i quali
mandarono la loro adesione^ e poi non fecero ancora il loro
dovere. Facciamo conoscere come il periodico nostro^ fra
quelli di qualche entità^ è forse unico in Italia che si reg-
ga solo con il sacrifìcio dei promotori e con le contri-
buzioni degli abbuonati^ senza aiuti o incoraggiamento
alcuno di Comuni, di Provincia^ o di Governo, senza ap-
poggio di un editore. L' unico nostro appoggio essendo
il numero e la diligenza degli abbuonati, attendiamo da
questi sollecitamente V adempimento dell' impegno che
hanno assunto.
Foligno, Stab. Tip. Pietro Sgariglia i8 Aprile 1885:
ARCHIVIO STORICO
PER
LE MARCHE E PER L' UMBRIA
DIRETTO DA
M. FALOCI PULIGNANI,
G. MAZZATINTI, M. SANTONI.
Volume IL Fàtekoh VU
^ ,~\ u.^ ; / -r'^s.
/.
V ' - '•^■' . -. w_ .
' . /
< ■ ' l^ •
>.. • .IV.'',-'
FOLIGNO
2KE^0 LA DIREZIONE
iSS^.
INDICE DI QUESTO FASCICOLO
MEMORIE E DOCUMENTI
FALOCI PULIGNANI M. Vito di S. Chiara da
Montefalco {fine) Pag. 193.
SANTONI M. Sisto V e la sua statua a Camerino » 267.
VALERI G. L' Archivio segreto di Serrasanquiri-
co (finej ... . ^ . . • 294.
FALOCI PUUGNANI M. Cronaca di Foligno di
Buonaventura di Benvenuto . . . . » 317.
FRATI L. Federico Duca d' Urbino e il Feltro
dantesco » 360.
GREGOROVIUS F. Il libro dei documenti della città
di Orvieto ....•••» 368.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
CAVALCASELLE G. D. e CROWE I. A. Raffael-
lo, la sua vita e le sue opere. (A. Mancinelli) » 376.
MARCOLINI CAMILLO. Notizie storiche deUa pro-
vincia di Pesaro e Urbino (A, MancmélU) . » 378.
ORLANDO GENNARO. Storia di Nocera de' Pa-
gani. ( M. Faìoci PuUgnani) . . . » 380.
PILA CAROCCI L. Della zecca e delle monete di
Spoleto. ^ M, Faìoci Puìignani ) . . . » 382,
SANTONI M. Stotuto comunis et populi civitatis
Vissi. ( L. Pacciareìli ) ...... 384.
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO.
VARIETÀ E NOTIZIE » 394.
L'ARCHIVIO STORICO PER LE MARCHE E
PER U UMBRIA si pubblica in fascicoli trimestrali di
varia mole^ da formare però in fine di ogni anno un
volume non minore di 800 pagine.
Il prezzo di associazione annua per l'Italia è di £ 15.
Per tuttociò che riguarda la Direzione e l'Ammini-
strazione y rivolgersi in Foligno al Sig. D. M. Faloci
PuLIGNANI.
j
VITA
DI S. CHIARA DA MONTEFALCO
SCRITTA
DA BERENGARIO DI S. AFRICANO (')
74. Et in quadam alia uisionc fuit Giare ostensum quod
quidam uirì iniqui prodictionaliter educebant de monasterìo
Collis floriti fratem lacobum ejusdem monasteri) capellanum
et per locum alium educentium complices ueniebant. Qui
manus iniecentes in eum prope cancellum dicti monasteri)
Collis fioriti capiebant eumdem et carceri mancipìebant. Et
post uisionem | predictam circa semestri temporis ( f. 3,.»
lapsum^ dictus frater lacobus fuit captus modo et loco qui-
bus Giare fuerat reuelatum (').
75. Frater (') quidam ordinis minorum in corde suo reti-
nuerat quoddam secretum^ sic sub silentìo retinens quod
extra se ad nullius notitiam potuerat peruenisse. Deliberauit
autem in animo super temptationem huiusmodi loqui Giare.
Cum autem quadam die dictus frater Qare loqueretur ad
(i> Contimiftzione; vedi voi. I. ptg. 557-695.
(a) Neil' Umbria, che io conosca, non esiste alcun convento di Colfiorìto abitato
da Franceacani. Però preeeo il castello di Colfiorìto, fra i monti di Foligno esisteva un
piccolo convento, detto di Brogliano, ove ebbe principio la riforma dei M. O. e forse
è di qnesto convento che parla Berengario. Vedi il Iacobilu L. Vita del Beato Paolo
Trinci. Foligno, 1617.
(3) Dal processo del 1318 ( fol. 177 ) apparisce che si chiamava /ira ter lacobui.
In margine si lei;ge. Fratri minori abdita paudit.
Archivio Storico IL 1 3*
194 MICHELE FALOCI PULIGNANl
cratem^ et spirituali colloquio uerbis tantum comunibus con-
tulisset^ surrexit frater predictus se a Clara licentians ut ahi-
ret. Qara interrogauit dicens: habes mihi aliquid dicere? Qui
ait^ non. Clara dixit. Vide bene quia aliquid habebas mihi
dicere. Et tunc frater predictus cum assertione negauit di-
cens: uere dico tibi quoniam nil amplius habeo tibi dicere.
Clara dixit. Sede parum adhuc. Et dictus frater sedit. Clara
autem cum quodam femore spirìtus dixit. Miser homo^ tu
cogitationem tuam quamdam mortiferam in tua mente diu-
tius occultasti^ et modo uis a me id abscondere^ quasi nesci-
rem. Et tunc Clara cogitationes fratris illius referre cepit
per ordinem et eam totam sic integraliter retulit quod fra-
ter ille plenius nequisset referre. Ex quibus frater predi-
ctus nimium admiratus et pre uerecundia stupefactus^ ea
que Clara dixerat nera esse negauit. Et tunc Clara dixit. Et
si ante reuelatione et a me tibi factam (sic) \ ista nega- ( f . 3,.
ueras, modo tamen post meam reuelationem taliter men-
tiendo plus peccas. Putas ne me Deus deceperit? Et tunc
frater predictus cum uerecundia culpam sui mendatij et
Claram ueritatem dississe humiliter recognouit , et Clare
Consilio et orationibus ex tunc a predicta temptatione dam-
pnabili (?) extitit liberatus. xj\
76. Caterina sepe fati monasteri) monialis fratrem carna-
lem habebant in ordine fratrum minorum (*) . Et qua-
dam die ipsa Caterina in presentia Clare dixit: libenter lo-
querem fratri meo. Clara nero ipsam^ eo quod consan-
guineos suos nimis diligeret , reprehendit et adiunxit. Fac
bonum ut ipsum possis in paradiso uidere ^ quoniam in
hoc mundo eum amplius non uidebis. Mors autem fratris
illius a sorore non uisa et post tempus modicum sub-
secuta^ ostendit se fuisse Clare anna ( antea ? ) reuelatam.
(t) In margine; de fratre minore.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO I95
77. a Alius frater eìusdem ordinis ( * ) die quadam Giare
uLrgini loquebatur. Cuius salutem in Deum Clara desiderans^
secundum facte sibi reuelationis ordinem ei dixit. Nisi a pecca-
tis que brutaliter operaris abstineas preter diuinum iudicium
carcerale obprobrium in tuo ordine. Sustìnebis Te enim in
quadam reuelatione uidebam esse Eugubij et prò peccatis
huiusmodi carceri mancipiari. Dictus autem religiosus habitu
doctrine uirginis prophetantis oblitus et suis uoluntatibus
turpiter inuo | lutus post aliquod temporis spatium ( f.32».
in conuentu Eugubij, sicut Qara predixerat, sententiam carce-
78. ris a suo superiore recepit. Q Frater quidam ordinis predica-
torum lector in theologia quadam die uenit ad monaste-
rium quod sibi penitus erat ignotum. Clara autem in illa
bora tenens capitulum et dominabus inde seruitio instruens^
subito stetit fixa et loqui obmisit aliquantulum facie eleuata.
Et cum post modicum temporis spatium ad se fuisset reuersa^
cuidam ad rote custodiam deputate que tunc erat in capitulo
iniunxit. Uade ad rotam quoniam frater talis de ordine pre-
dicatorum incontinenti est ibi et sibi respondeas. Et ad domi-
nas conuersa dixit. Recipiatis eum caritatiue, homo est enim
boni spiritus, et cui poteritis loqui confidenter. Cumque
domina illa rotarla abbatisse obediens perrexit ad rotam ad
quam aliquid petentibus est consuetum in ipso monasterio
responderi, dictus frater pulsauii ad rotam. Quem rotarla
interrogans quis esset, adiunxit. An esset frater talls de or-i
dine predlcatorum. Ad culus dicti frater nlmlum admlratus^
eo quod nedum In monasterio In quo numquam alias fuerat,
sed nec In terra Illa umquam consueuerat conuersarl, pre-
sertlm quoniam per muri et rote Interposltlonem , Ipsum
uldere nequluerat, quin etlam sì uldisset nuUatenus cogno-
vlsset. Et dixit frater. Quomodo uos me tallter cognoulstis?
Rotaria respondlt. Ego nuUatenus uos co | gnosco ( f. 53.
sed Clara In splrltu uos cognouit, et nunc loquens In capi-
tulo mlhl ut uobls responderem Inlunxlt. xij.
(1) Id margine: de eodem ordine.
196 MICHELE FALOCI PULIGNAKI
79* Bernardus etiam de Pesarìs alia uice ad monasterium
ueniebat et Qara quasi in ipsius aduentu dominabus mo-
nasterìj hoc predixit (').
80. Quadam die uidit Clara in oratione existens qiiamdam
stellam pulcerrimam que habebat trium stellarum magnitu-
dinem^ et splendorem maximum sicut solis^ et stella ipsa
super suum monasterium stabat fixa^ ad cuius stelle splen-
dorem plures populi de diuersis mundi partibus confluebant.
Stellam vero predictam Clara retulit^ ut extimabat, repre-
sentare aliquam animam sanctam, in ipso monasterio per-
mansuram. Et quamuis Qara hoc non expresserit^ de se
ipsa comuniter tamen creditur ipsam fuisse signatam in
stella.
81. Uacante sede apostolica per obitum domini Benedictì
xi. quidam frater minor (*) tractabat et^ ambasciatas por-
tabat prò quodam prelato ad summum pontificatum prò-
monendo. De quo Clara dixit. Talb frater, quem nomi-
natim expressit, habet conscentiam maganiatam quoniam
de ambasciata quam portat utilitatem temporalem expectat.
Deus autem a suo desiderio non respondebit hac uice xiij.
82. Dominus Angelus de Tinnosis de urbe presbiter et late-
ranensis canonicus locuturus Clare uersus Montem Falco-
nem direxerat gressus suos. | Et in die quo Mon- ( f. 33».
tem Falconem debebat intrare, Clara non humana reuelatione
edocta, sed reuelatione divina, uidit predictum dominum
Angelum ad suum monasterium uenientem. Et uisionem
referens dominabus, fecit prò ipso ferculum preparari. Cum-
que eodem die quasi post iter trium miliarium monasterium
83. aduenissit comestionem reperit preparatam. Q Domino Tome
canonico Eugubino ^frequenter similia in omnibus conti-
gerunt.
(1) Ignoro chi fosse questo Bernardo da Pesaro, e perchè salisse a Montefalco:
però doveva essere assai ricco, poiché nel processo del 1318 (fol. 183') si legge che vi
sali multis comitantibui equit. Vedasi il num. 107. in nota*
(a) In margine : Defratre minore.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO I97
84. Quedam de monasteri) dominabus personas quasdam
que super hec eam rogauerant Gare, recomendauit^ ac-
tente personas tamen non exprìmens nec causam. Et ecce
Qara in crastinum eidenii domine satisfaciens causam recom-
mendationis et personas nominatim expressit.
85. Cuidam bone reputalionis uiro de Spoleto^ Clara uerbo-
tenus die quadam iniunxit^ ut magne orationi uacaret et se re-
traheret ab hominum coilocutionibus^ quibus se nimium
occupabat. Qui per dies iiij.^'^ in domo propria se recludens^
Gare preceptum studiose seruauit. Die autem V. cum ad
locum fratrum minorum de mane prò audiendis diuinis of-
fitijs accessisset^ post missam^ cum fratrìbus uerbis se impli-
cans^ usque ultra tertiam collocutionibus quamuis de se
alias non iliidtis se inuoluit. Et recordatus se precep-
tum I quod Gara mandauerat non seruasse^ ad ( f. ^
domum propriam redijt cum dolore Gare correctionem ex-
pectans. Usitata experentia edocente cognoscens sue locu-
tionis defectum fuisse Gare a domino reuelatum. Et ecce
post paucarum horarum diei illius spatium^ Gare nuntius
uenit ad prefatum uirum sibi precipiens^ ut uenirét ad Ga-
ram. Qui uocationis causam in se considerans coram Gara
uerecundus comparuit^ et super sua locutìone uerìssimo or-
dine Gare reuelationis audito^ se super huiusmodi locutio-
nìbus de cetero non offensurum promisit. Sed humana fra-
gilitate deuictus post paucos dies iterum et modo consimili
loquendo defecit^ quod et in ipso instanti fuit Gare a do-
mino reuelatum. Et cum post redisset ad eam^ Clara de
locutione et eius circumstantijs ipsum monitionibus castì-
gauit. Frequenter alias quam sepe fatus uir ad monasterium
ueniebat quicquid cogitauerat ueniendo per uiam^ loca in
quibus se fixerat^ Clara ei referebat (*) quam idem sciuissct
86. referre, Q Nam sicut dominarum sui monasteri) conscentias
cognoscebat^ sic aliarum personarum prò quibus orabat euen-
(1) Forse manca meliut.
198 MICHELE FALOCl PULIGNÀNI
tus, cogitatus^ facta et opera prophetìco spiritu preuidebat^
ut futura eis precerit (?) secreta cordium reuelaret et deno-
taret euentus designando quando loca^ tempora^ cìrcunstan-
tias et personas. | ( f . jV .
87. Si contra constitutiones monasteri) fìebat aliquid in con-
Aientu quando, antequam ad Claram in cella iacentem de-
nuntiatio peruenisset reuelatione humana, ipsa defectus hu-
iusmodi corrigebat, occulte tamen, si defectus occulti fuerant,
sin aulem corrigebat presenti bus dominabus. Sed sic caute
in quantum cum Dei honore poterat, quod non proderat se
88. per spiritum hoc sciuisse. Q Cogitabat quando (') quod domine
monasteri) personis exterioribus coUoquentes Claram de san-
ctitate laudarent, Clara uero nullo mortali sibi referente sed
reuelatione diuina de hijs habens notitiam dominas que ipsam
commendauerant, increpabat. Et quando dicebat. Que uerba
loquiminj ? O quam male me cognoscitis ! Istam enim con-
«centiam de me habeo, quod peior sum omnibus creaturis.
Quia quamuis de statu uestro uel aliarum personarum quam
quam (sic) aliquid uideam, non credatis tamen, quod hoc ex
mea bonitate procedati sed hoc est ratione oflBtij et orationibus
dominarum aliarum bonarum personarum. Et quamuis
Deus erga me se gratiosum exibeat et benignum, ego ta-
men prò parte mea omnia mala et disolutiones commisissem,
nisi dominus me defendisset, et ego Dei benefitiis sum nimis
ingrata. Et dum benefitia Dei penso et meam ingratitudinem
sentio, non uideo quod alicuius persone quantumcumque
inordinate malitia possit mee miserie adequari, nam respectu
ingratitudinis omnia uitia quasi prò nichilo | repu- ( f. 35.
tantur. Cogitetis sorores, quod si Deus nos dimicteret, nos
prò parte nostra maium et non aliud faceremus. De quo
ergo possumus commendari?
(1) Forse converrà correggere : contingebat quando, per aliquando, come si
legge più volte.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO I99
89. Quamuis autetn Clara dominarum sui monasteri) sancti-
tatem cognosceret in Dei seruitio radicatam, unum tamen
principaliter formidabat ne falsi religiosi et ypocrite familiari
colloquio sub uirtutum similitudine niterentur seducere ali-
quam dominammo presertim cum aliquas personas sanctitatis
famose nomine premunitas audiuisset plures in defectus pes-
simos talium familiaritatibus cecidisse. Et ideo cum huiu-
smodi deceptores sub sanctitatis pallio^ ad monasterìum ue«
niebant, Qara eorum aduentum multotiens predicebat, et
in aduentu aliquorum dicebat: Infra breui temporis spatium
habebitis hic personam in tali quem designabat habitu in-
cedentem , que inter uos errores sui spiritus nititur semi-
nare. Ecce iam per tantum temporis se fraudolentis cogi-
tationibus preparauit^ uolens ostendere coram uobis se esse
quam nunquam actingit (*)^ et inuenire si poterit^ reprehensio-
* nis occasionem in uobis. Ab eius ergo confabulatone attendite^
nulla sibi loquatur^ nisi quod per me iniunctum extiterit. Ta-
lium etenim personarum antequam uenirent ad monasterìum,
interdum nomina exprimebat, interdum circumstantias per-
sone et habitus designabat Tempus etiam earum sic expri- .
mens, quod quando dienri et horam antea predicebat in
omnibus sic se habens sicut | sibi fuerat a domino (^). ( f. 35».
Et sic ne tali perìculose superuenienti persone aliqua domi-
narum ex improuidentia loqueretur, Clara eam uocatam ex
nomine ad se faciebat uenire et ipsam ab illium conuersa-
tione compescens defectum eius et causam prohibitionis col-
loqui reserabat. Dei honore in omnibus et fama proximi
in quantum cum Deo poterat obseruatis. Q Et ut unum
90. quod pluribus fuit notum ad literam exprimatur, quoniam
domine que in monasterio post Clare transitum remanse-
nint, nolebant aliquam personam infamare super hijs que
solum in monasterìo nota erant, Clara die quadam loquens
(1) Forse mmca: talis perfecHonit,
(1) Aggiungasi; reyttatum.
200 MICHELE FALOCl PCLIGXANI
sòrorìbus suis dixit. Duos tales rdigiosos^ quos nominatim
expressit^ in sue religionìs habitu uidi ad monasterìum hoc
uenire^ ab eoruin conuersatione quelìbet uestrum absdneat
nullam (sic) umquam eonim alìcui loqui ' quomodocumque
presumat Unus enim eonim in lupi rapacis specie ueniebat.
Alter uero in forma porci et quasi porcus efiTectus caudam
maximam et reuolutam ferebat. Lupus rapax animas Deo
subtrahere nititur. Porcus autem propter caudam retinens
odìum ad inmiunda opera machinatur. Et ecce firatres pre-
dicti eadam die ud in proximo simul ad monasterìum ac-
cessenint. Quibus Clara ad cratem ueniens post aliquale col-
loquium dixit. Nolo fratres quod in tsto monasterìo conuer-
sationem aliqualem habeatis nec est uestram | offi- ( f. 36.
dum £amiliarìtas dominanim. Cumque dictis firatrìbus tur-
batìs in animo^ lupus ille signa humilitatis ostenderet et cau-
sam quare Qara conuersationem eonim ndebat, quereret
ìnportune^ Qara eis retulit uisionem addens quod nolebat
in monasterìo aliquem conuersarì nisi illas personas ad qua-
rum officium pertineret.
gu Non solum autem uiuis dominabus suo prophetico spi-
rìtu prouidebat sed etìam defunctis. Nam aliquando (') de-
cessisset^ recomendabat eam in capitulo et quando dicebat.
Talis quam exprìmebat domina patitur in purgatorìo ma-
gnas penas; et quando dicebat^ regratiemini Deo^ quoniam
talis domina paradisum intrauit. Q Vuientes autem dominas
92. ab insidi js demonum liberabat et demones indignati mul-
totiens et maxime diebus uenerìs de nocte post factum ca-
pitulum Qare apparebant in cella multis terrorìbus eam
occidere comminantes^ eo quod ipsonim facta et opera sic
fìinditus uertebat. Et tantum odium id creuit quod quadam
nocte etìam corporaliter eam suffocare uolebant ad quorum
rumorem et strepitum domine monasterìj que audierant
(i) Maoet: ti atiqua domina
VITA DI SAKTA CHIARA DA MONTEFALCO 201
concurrentes^ Claram fatigatam nimium inuenerunt et eam
sicut poterant iuuerunt. Clara autem conualescens amplius
contra eos^ quamuis ab eis frequentes molestias pateretur
temptationes eorum et uincula disrumpebat^ et conseruans
dominas in Dei seruitio de demonibus frequenter trufiaba-
tur et ipsorum malitias detegebat. (f.36'.
93. Retulit Qara sancta domino Thome canonico eugubino
confexorì suo quod ipsa, vij. annos sic posita fuerat demo-
num potestati quod eam terroribus, percussionibus, infirmita-
tibus et alijs afflictionibus offendebant. Et ipsa in odium sui
et ut demones possent liberius eam percutere^ exibat de nocie
in claustrum monasteri) extra dormitorium ne ipsi demones
possent in percutiendo eam alijs dominabus monasteri) im-
pedir!^ dicebat etenim ipsa Clara multum fuerat luctata cum
eisdem. xpij\
94* Quidam legum doctor de Spoleto habebat filium male
uite et male dispositionis, quem Clare orationibus commen-
dauit Clara nero post dies aliquos oratione facta ad Deum
prò eo, patri )uuenis dixit. De uestro filio nuUatenus dubi-
tetis quonìam Deus eius saluti prouidit. luuenis autem post
aliquale temporis spatium ordinem fr^trum minorum ingres-
sus et ibidem laudabiliter conuersatus^ demum in ipsa reli-
gione cum magna peccatorum contrìtione et bona disposi-
tiene decessit (*).
95. Vir quidam de ciuitate Fulginei qui in malis et disso-
lutis operìbus exp^ndebat dies suos fuit a Deo infìrmitate
grauatus^ quod de salute desperabatur ipsius. Cuius soror
ipsum Clare orationibus commendauit cum magno affectu.
Et malo grauatum (^) quoddam assumptum de arbore | ( f. 57.
quam manibus suis Clara plantauerat^ fratri infirmo inscia
(1) In margine: Gratta a beata Clara in malum ad ordinem fratruum minorum
bonum mutatus.
(a) Si traduca; melo granato, come si legge nella Tersionc di fra Antonio ( pag.
137 ). Sopra un albero piantato da santa Chiara, cedasi il codice yallicelliano u, a8,
202 MICHELE FALOCI PULlGNANl
tamen Clara transmisit^ sperans fiducialiter eum Giare oratio-
nibus et pomi illius perceptione spiritualiter et corporaliter
liberari. Et ecce post paucorum dierum lapsum homo ille
ab infirmitate corporis conualescens uenit ad Claram et ei
de salute sua regratians a uita sua inhonesta et pessima est
correctus ac deinde religionem fratrum minorum ingressus (*).
96. Alius iuuenis ciuitatìs eiusdem inordinatus et lusor per
eius sororem et matrem Giare oratìonibus commendatasi
suam uitam subito sic correxit^ quod ludos fugiens uixit
mansuetus humilis ac modestus, ut etiam posset per matrem
ac si esset puer paruulus castigati.
97. In quodam festo natalis domini refulxit subito qui-
dam claritatis radius sicut sol in facie et in oculis sancte
Giare. Et Giara leuauit oculos et uidit quod iste radius de
Xpi facie procedebat ad eam. Et in ista claritate uidit Giara
subito totum mundum sicut uidisset unam acum. Xus au-
tem sedebat in celo et pedes tenebat terre proximos, sed
terram pedibus non tangebat. Et sic existens peccatoribus
minabatur. Et facto crucis signaculo^ suos benedixit amicos.
Quo facto xps in celum receptus est. Et Qara uidit et in-
tellexit^ quos dieta benedictio contingebat. | ( f. 37».
98. Quidam frater ordìnis minorum tunc ipsius monasteri)
capellanus (^) habebat filiam Andriolam nomine eiusdem mona-
steri) monialem que graviter infirmata^ demum quadam no-
cte tractus faciens morientibus solitos expirauit. Gum au-
tem domine ad uocem infirmarle concurrentes puellam
mortuam reperissent^ ita quod uultu palido^ labijs et ungu-
lis quasi nigris membra puelle effecta frigida ruguissent (')
ceperunt domine nimium conturbari^ quoniam pater puelle
monasteri) capellanus^ ad mortem sue filie non fuerat requi-
(1) Questo frate si chUmara Corraduecio, ed aveva una sorella, monaca con san-
ta Chiara, di nome Tomatta. Fra Corraduecio nel 1 3Ì8 era già morto* ( Proc. Ì3Ì8,
Fol. 136 ).
(s) In margine : Capellanu» moruuterii b, Clare Frater minor.
(3J Forse : reperiittent.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 2O3
situs. Clara autem uenit ad locum ubi corpus iacebat et do-
minabus dixit. Oretis Deum quia huic corpori dominus red-
dat uitam. Potens enim est Deus dare uitam et spiritum ,
ne dum huic corpusculo^ sed etiatn uni ligno. Et tunc Cla-
ra prope corpus mortuum genuflectens dominum exorauit.
Cumque de oratione surressisset post aliquale temporis spa-
tium cepit puellam (sic) membra mouere et recuperare loque-
lam: mane autem facto pater puelle uenit ad monasterium
et fìlie fuit satis spatiose locutus^ et cum puella cibum ali-
qualem sumpsisset et de suis peccatis confessori quicum pa-
tre uenerat suam culpam dixisset, circa horamnonam ejus-
dem diei decessit. Nullos tamen fecit tractus morientibus
solitos sed potentie sensuum corpus simpliciter relin-
quere. (») xix. { f. 38.
99. Puella quedam de Stanhano Vicola nomine quedam die
ueneris (sic) sancta de mane uenit ad monasterium, et ante
portam ipsius in claustro exteriori lUuminatam seruitricem
inueniens uel reperiens eam suppliciter exorauit ut cum ab-
batissa et dominabus receptionem ipsius Uicole procuraret.
Desiderabat enim se Dei et dicti monasteri)' servitio deputa-
re. Et cum post precum Instantiam nil proficere potuisset,
demum repulsa ab Illuminata predicta uelut desperatà, tri-
butata recessit plorando. Interim Clara autem in sua cella
existens talem habuit uisionem. Uidebat enim quamdam ui-
tis propaginem pulcra et quasi magnitudinis fasciculi cum
frondibus saramentorum. Hec propago inter monasterium
desiderabat transponi, et alibi quam in ipso monasterio ra-
dices mietere aut uiuere non ualebat. Uidebat etiam ipsa
Clara quod Illuminata seruitrix propaginem illam proiecit
extra monasterium, propter quod ipsa propago cepit mar-
cescere et etiam desiccari. Cum igitur Clara die eodem Illu-
minate et alteri domine causam scire desiderans^ uisionem retu-
(ij Queito frate si chiamava Andrea, e prima che entrasse in religione fuerat
primo iudex, et homo tatit .hónoratui in mundo tic, (Proc. 1318, fol. 197)*
204 MICHELE EALOCf ^ULICKANl
Usset predictam et posmodum que dieta puella (sic) acciderant
audiuìsset^ mìsit statim Dluminatam eamdem predicte Uicola
et sic eodem die incontenentì ut uenit in monasterìo est
recepta | et Xpiana nomine proprio trasmutato uocata. (r. jr.
loo. Inter alias reuelationes quas Qara frequenter habebat j
quadam nocte uidit quamdam nebulam maxime obscurìtatis
super in aere fluctuantem. In cuius nebule medio quidam
in similitudine crucifixi iacebat et circa multìtudo uirorum
et mulierum religiosanim et secularìum ex quibus Clara co-
gnouit quamplurìmos qui illi crucifixo et infra ipsam nebu-
lam assistebant. Qui crucifixum illum totis uirìbus adoran-
tes et ipsum Deum esse erronee oppinantes^ calorem ma-
gnum sed inordinatum de ipso sentiebant Qara autem ab
illis misérìs inuitata ut crucifixum illam una cum eis ut do-
minum adoraret^ fraudis diabolice subtilitatem agnouit^ et
ad illum adorandum accedere noluit^ quin immo ab eius
assistentia se retraxit cognoscens quod crucifixi illius uisio ,
non influebat spirìtualem anime unctionem , et quod amor
calidus quem de ilio adorantes sùmebant in apedtus illici-
tos^ et impudicas camis libidines uertebatur. Que Qara su-
per omnia aborrebat. Ex quibus Qara crucifixum illum esse
demonem recognouit qui sibi credentes ad hanc perfidiam
et mentis excecationem deduxerat ut eis camalis dele-
ctatio et immunditia licite uiderentur. Interim autem ( f. 39.
cum Clara unum de illis adorantibus uìrum sanctitatis famose
diuulgato sermone, apud homines nominatim preceteris no-
tauisset quidem demon alius cepit dare retraere sic dicen-
do. Vnum habemus de tuis. Clara dixit : de meis non^ nec
de tuis fuisset^ si meis locutionibus credidisset.
loi. Post modum autem processu temporis quidam frater
ordinis fratrum minorum (') ad monasterium ueniens^ trìa ipsi
Clare proposuit^ quasi peteret consilium super eis que a fra-
tre eiusdem ordinis de Eugubio de sanctitate tunc temporis
(1) In margine: ùubia bcatae darai a /taire minare propoiiia.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 205
plurimum commendato se audiuisse^ et super eis se dubitare
dìcebat^ scilìcet^ quod homo potest facere quicquid uult^ et
quod infemus non est^ et quod anima potest perdere desìde*
rium in hac uita. Qara autem quoniam uerba huiusmodi
sibi uidebatur uenenum erroris habere et pregnantia {')
intellectu^ subito non respondit sed uerborum intelligentiam
per prolixe orationis feruorem nocte sequenti a domino re-
quisiuit. Qua habita in crastinum eidem fratri respondit:
uerba illa super quibus me consulueras uenenum pessimum
in se gerere nisi intelligatur discrete. Inferus ìgitur non
est ad bonorum dumtaxat supplicium. Et homo potest fa-
cere que uult hoc modo uidelicet quod eius uoluntas sit or-
dinata in Deum. Est ei possibile quod Deus sic ordinat uo-
luntatem alicuius persone quod uoluntatem propriam homi-
nis sibi aufert et dat ei uoluntatem ordinatam suam^ scilicet
ipsius Dei I et uoluntatem talis persone Deus sue uo- ( f. 39 .
luntati taliter coaptat ut nil appetat quod diuine possit esse con-
trarium uoluntatL Et tunc talis persona potest facere quic-
quid uult^ quoniam nelle ipsius aliud non est nisi quod Deus
uult. Et Uli qui dicunt se posse facere quicquid uolunt^ non
dicunt ueritatem^ nisi talem statum haberent ut dixi. Àni-
ma nero perdit desiderium isto modo: non quod nihil appe-
tebat in hoc uita existens^ sed est possibile et contingit in-
terdum quod anima in contemplationis femore per raptum
uel aliam eleuationem in Deum inmersa et reposita coniun-
ctìone mirabili in dilecto quiescit^ quod in ilio puncto quo
anima in ilio statu consistit nil aliud appetat quam que ha-
bet. Frater autem predictus auditis Giare sermonibus erro-
res quos tenebat in animo non detexit^ sed obmutescens
102. abscessit Q Et post aliquod tempus ambo fratres predicti
scilicet Bentiuegna heresiarca ae magister erroris (') et
(1) Forse manca pravo, o altra parola.
(>) Questo Bentivenga è il frate eugubino nominato di sopra. 11 popolo, atteso il
suo zelo ed i] suo contegno, lo chiamava apotiolo, (Proc. i^^i foU 335 }. In margine
si legge; Nota hoc.
206 MICHELE FALOCl PULIGNANI
lacobus dus discipulus^ tunc occulti quorum uterque predì-
catìonis officium in ordine habebant et inter ceteros de pro-
uincia illa de sanctitate commendati in reuerentia habeban-
tur et maxime heresiarca prcdictus quodam sero deliberato
animo loqui incipiens^ asserebat quod anima perdit deside-
rium et quod homo sine timore aliquo offensionis diuine
potest camalia desideria adimplere et licite com mietere quic-
quid uult^ nulla habita differentia cuiuscumque peccati^ et
uerba que ipsemet | antea dixerat iuxta sensum ( f. 40.
licteralem et absque determinatione credens^ intelligens et
assummens^ uilipendebat expositionem uirginis supradictam.
Qara dixit. Ànima numquam perdit desiderìum in hac vita.
Numquam fìdelis anima potest stare fìxa in hac uita ut
non moueatur in gratia sibi data uel infusa a Deo^ quin sem-
per appetat maiora et altiora cupiat querat et inueniat.
De necessitate enim opus est quod anima aut crescat de uir-
tute in uirtute^ aut non sitiat hec quod decrescati quoniam
amor Dei nescit existere otiosus. Et si peccandi libertas da*
retur anime^ hoc non esset libertas sed subiectio et seruitus
dyabub'; homo enim peccando dyabuli seruus efficitur et a
Dei deuiat uoluntate^ et ideo anima contra uoluntatem Dei
faciens peccat et peccando sic efficitur subiecta dyabuli et
anelila.
103. Q In huius modi autem colloquio quamuis Clara uerba
heresiarce predicti affirmantis que prius dixerat^ errores esse
cognosceret^ quoniam tamen frater ille multum honorabilis
in suo ordine habebatur et de sanctitate commendabatur
plurimum nec error illius usque adhuc erat detectus, ideo
sibi mite , et cum quadam nerbali reuerentia loquebatur.
Et in quodam dubio posita utrum heresiarca predictus er-
rores illos ut dicebat crederet et sentiret, an temptando
forsitan loqueretur sibi, in tantum loquebatur modeste quia
ueritatem defendens impugnabat errores et turbationem ani-
mi non I mostrabat. Verum quia noctis propinqui- ( f. ^o'.
tas non patiebatur colloquium ampliar! recesserunt predicti
heretici et ad suum conuentum ut uenerant redierunt. Clara
uero nocte ipsa orationi insistens uidit Xpm dominum sibi
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 2O7
turbatam faciem ostendentem eo quod nimis moUiter pre-
dicto heretico fuerat coUocuta et ipsius erroribus feruentiori
audatia non duxerat resistendum. Certificauit etenim X eam
quod ìUi miseri sic turpi ter erant iapsi quia errorcs quos as-
104. severaverant esse ueritatem credebant taliter excecati. Q Mane
autem facto hijdem fratres monasterium redierunt et here-
siarca predicto errores huiusmodi asserente, Clara eis auda-
tius solito respondebat Ex quibus heresiarca miratus et
turbatus eo quod Clara suis erroribus non credebat, ipsam
interrogando dixit. Potest ne homo mulierem cognoscens
carnaliter mane corpus X recipere ? Hec dicens dictus here-
ticus etiam si absque excusatione matrimoni) ex sola carnis
libidine cognoscatur. Clara nero quamuis ex uerborum tur-
pitudine turbata fuisset tamen propter defensionem fidei et
iieritatis: respondìt, non. Heresiarca dixit: posset hoc facere: (*)
Clara respondit. Deus non est auctor peccati et si peccatum
faceret Deus non esset, hoc autem peccatum esset. Et tunc
heresiarca predictus quasi eam et eius nerba despiceret sub-'
ridens | ait. Permictit hoc Deus? Clara respondit. ( f. 4,.
Permictit. Heresiarca dixit, nichil fit nisi domino permictente
quoniam secondum scripture testimonium non cadit etiam
frondes arboris super terram, nisi permissione diuina: ergo
postquam Deus hec permictit, est bonum, quoniam Deus qui
bonus est, nichil permicteret nisi bonum. Clara dixit. In hijs
duo sunt. Est enim in homine peccati prohibiti operatio, que
semper est mala, et est in dicto permissio, que semper est bona.
Unde quod Deus ita facit est bonum scilicit ista permissio,
et bonum inde sequitur quoniam fructus et mobilitas (sic) uir-
tutis melius apparet propter uitij uilitatem. Demum memo-
ratus heresiarca ad sui fulcimentum erroris per modum in-
terrogationis adiunxit. Cum Magdalena maioris sit meriti
quam Agnes, quid domino placuit plus aut Agnetis uirginitas.
(1) Qtti forse nuinca Deu»,
208 MICHELE FALOCl PULIGNANI
aut corruptio Madalene? Clara respondit: non dubito quin
Àgnetis uirginitatis domino placuit^ et domino displicuit
corruptio Magdalene^ nec nego per hoc quin maiorìs meriti
possit esse Magdalena quam Agnes^ quoniam in Madalena
post peccatum potuit esse tanta contrìctio^ tantus deuotionis
et carìtatis feruor tantaque plenitudo uirtutum quod potuit
in merito super excedere uirginitatem Agnetis. Non quod
peccatum Deo placuerit^ sed bona post modum obsecuta.
Heresiarca uero predictus quoniam rationibus Claram non
poterat superare se ad scripture et sanctorum auctorìtates
conuertit. Et plures auctorìtates allegans^ plures sanctos
et I scrìpturas eius oppinionem erroneam fundasse ( f. 41'.
dicebat Clara respondit. Ego scrìpturas non didici et ea
que dico non assero quia relegerim in scrìpturìs sed quo-
niam uerìtatem quam assero^ michi dominus reuelauit et a
catholicis predicatoribus non audiui contrarìum. Et sum certa
quod me dominus non decepit et ea que ego assero pos-
sent scrìpturarum et sanctorum testimonia comprobare. Tu
autem miser per malitiosum et falsum intellectum exponis
scrìpturas aut non intelligis^ et desipis cum sic sapis. Hoc uolo
te etiam non latere^ quod sancti quos sic allegasti frequen-
terà honestatem non esse seruandam^ et alios errores quos tu
asseris non dixerunt. Quos si dixissent sancti non essente
nec talibus erroribus unquam crederem nec credam^ a tali
sum edocta magistro: quin imo si omnes mundi homines
dicerent et crederent que tu dicis^ ego sola ab ista uerìtate
quam mihi ostendit dominus et quam asserui nuUatenus
declinarem. Modo etiam me uidere presentialiter reco-
gnosco que mihi dominus dudum releuauit per uisum.
Videbam enim quod quidam spirìtus eccitate percussus et
utroque oculo excecatus mihi locuturus ad istud monaste-
rìum ueniebat Et nunc cognosco presentialiter quod tu
es ille taliter excecatus. Heresiarca dixit. Verum dicis quod
ille mei spirìtus quem in uisione uidebas tibi cecus
utroque oculo uidebatur, quoniam curto intellectu sis
grossa subtilitatem et profunditatem ] mei spi- ( f. 43».
ritus non attingis. Clara dixit. Ego tui spirìtus subtilata-
VITA DI SANTA CHIARA DA MOKTEFALCO 2O9
tem intelligo et errorem^ sed ipsum non sequor : tibi mul-
tum compatiens qui sic turpiter es et prolaxus et a do
nùno separatus. Et tum Clara ex compaxione et dolore
erroris et dampnationis illius cepit plorare planctu amarissi-
me et dixit. Doleo de tua perfidia obstinata^ doleo et de
labore quem prò te ingrato dominus substinuit in hoc mun<-
do. Heresiarca autem fortiter ridere cepit dicens. Rogo Deum
qui spiritual quem ego habeo tibi donet. Clara dixit. An-
tea permitat Deus omnes tribulationes que possent in hoc
mundo contingere super me si sibi placuerit euenire^ et
certa sum quod dominus tantum dispendium mee anime
non permictet. Tunc heresiarca dixit. Si ea que de meo spi-
ritu sentio, possem publìce predicare infra brevi temporis
spatium totum mundum rectificarem et conuerterem ad mei
spiritus uirtutem. Clara dixit. Quare ergo non predicas? He-
resiarca respondit. Quia timeo. Clara dixit. Ergo meus spi-
TÌtus est melior tuo et dominus meus quem ego diligo il-
lum quem tu diligis superat et excedit. Ego enim nuUum
timorem habeo et prò defensione ueritatis quam assero non
dubitarem in aliquo mortis subire discrimen. Nam Deus meus
cui amore inhereo est spiritus ueritatis qui eum habentibus
audadam et constantiam tribuit et tanto audacior et con-
stantior quis efificitur est securior^ nec corporis penas timet
quanto quis appropinquatur | amplius domino Deo ( t^^*,
meo. Spiritus autem tuus est spiritus falsitatis^ qui timore
subìacet et est miser uilis. Cumque hijs et aliis pluribus ser-
monibus quos labilis dominarum memoria retinere non po-
tuit^ disputando fuissent diutius immorati adeo quod dies
hora nona transacta ad uesperum declinabat^ memoratus he-
resiarca de loco in quo sedebat surrexit et ad altare ap-
propians appodiauit se ei. Et cum ibi aliquantulum sic ste-
tisset reuersus ad cratem unde recesserat dixit Clare. Dominus
mihi modo dixit quod non est demon alius nisi ipse. Demon
est enim sapientia^ et Deus est sapientia. Vnde Deus est de-
mon. Clara dkit. Deus est summa sapientia^ demon est
105. summa malitia. Q Post hec autem heresiarca predictus quo-
niam uirtute spiritus qui loquebatur in Clara resistere am-
Archipio storico U. 14*
210 MICHELE FÀtOCl PULIGNANI
plius non ilalebat abscessit. Clara uero conuersa ad dominas
dixit eis. Ego non di]à me isto homine meliorem eo quod
in me aliquam sentiam bonitatem^ sed solum ad honorem
io6. Dei et contra errorem illius. Q In quadam uisìone Xus appa-
ruit ipsi Giare oranti. Et Xps nudis pedibus incedebat ueste
longa indutus, et ipsa uestis erat in tantum candida quod
eius comparatione nix uideretur obscura. Clara uero agno-
scens dominum genuflexit et pedes eius obsculari desiderans
inclinauit. Xps autem sua ueste candida proprios pedes ope-
ruit et sic opertos obsculari permisit et Claram benedicens
disparuit. Et Clara ex uisione huiusmodi intellexit Xpm | (f. 4,.
in honestitate et pudicitia quam ipsa semper dilexerat dili-
gendus. Et quod Deus habet odio istos hereticos de secta
spiritus libertatis qui tenent opera inhonesta et turpia non
107. esse peccatum. Q Et ex tunc post disputationem predictam
inhabitam cum prefatis hereticis^ uirgo Clara zelatrix catho-
lice fidei in persecutionem diete secte hereseos sic fìdeliter
laborauit^ quod eos et credentes eisdem quamplures denun*
tiauit ordinis sancii Dominici et alijs quibusdam prouintie
ducatus prelatis nec non et aliquibus sancte romane ec*
clesie cardinalibus qui in illis partibus tunc temporis mora-
bantur donec super predicto crimine fuìt formata inquisiti©
contra eos et reperti culpabiles^ condemprati fuerunt ac per-
108. petuo carceri mancipiati. (*) Q Nec sine magna fiducia
optinende destructionis eorum talia procurabat. Viderat
enim sibi domino reuelante quod de medio obscurìtatis
cuiusdam diluuij grandinosi, quidam fluuius rapacissimus
ueniebat per prouinciam et ducatus tuscie^ et cum illa gran-
dine tanto impetu discurrebat quod pulcerrimas arbores de
uirgultis delitiosis euellens poma que dum erant in ipsis ar-
(1) Risalta dal processo del 1^18 (fol. 193 ttq., fol. a6s seq. ) che santa Chiara
per mezzo di Bernardo da Pesaro, nominato di sopra ( n. 79) accusò questo fra Benti-
Tenga al Cardinale Legato Napoleone, forse Orsini, e ad altri : che lo accusò di molti
delitti a fra Andrea da Perugia inquisitore, onde poi fu preso e con altri suoi compagni
messo in carcere.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 211
boribus uidebantur pulcerrima sua ingluuie absorbebat. Et
poma illa quamuls essent delectabilia in aspectu dum ad-
huc super arbores existerent^ post quam absorta in fluuium
fìierant comprobata in sui apparitìone apparebant esse uana
et uacua, nil aliud con | tinere nisi abominabilem {{4^.
feditatem.
109. Quadam die quedam sancta domina Marina nomine
socia Giare a pueritia usque ad obitum^ super gratia etuir-
tute sacramenti altaris et ipsa Clara inuicem conferebant.
Cui domina Clara dixit. Credis tu quod sit in consacrata hostia
corpus Xpi? Atilla respondit. Credo. Clara dixit. Et ego credo.
Tempus ftiit in quo ego hunc hec tantum per iSdem crediti^ sed
nunc et uisione. Marina dixit. Quomodo Clara? Que respondit.
In quadam uisione mihi dominus reuelauit quomodo panis
et uini substantiatur in corpus et sanguinem Xpi, et quo-
modo omnes hostie mundi a diuersis presbiteris uno alij nul-
lum impedimentum prestante in ictu oculi possunt confici
corpus Xpi. Hec enim per reuelationem diuinam sicut etiam
alias dixit habuerat quadam die dum missam in oratorio au-
diebat. Modos predictos et quomodo Xs in qualibet hostia con-
secrata et in qualibet parte diuise hostie est totus, Clara per
uerba altissima retulit. Sed Marina intellìgere et quedam que
intellexerat in memoriam tenere nequiuit.
no. lohanna tunc sepe fati monasteri) monialis et abbatissa
per (sic) transitum Clare sancte infirmitatem tisicam patieba-
tur sic grauem, quod pulmonem mixtum sanguini expuebat
et nimia debilitate corporis adgrauata per quatuor medicos
de sollemprionibus | ducatus erat totaliter deffi- ( f. 44.
data, ita quod uirtutem naturalem perdiderat et medicine
subsìdio, mortem euadere non ualebat. Clara uero per alias
dominas monasteri) exorata ut prò salute lohanne rogaret
dominum dixit eis: sola utilitas quam sentio de lohanna mo-
nasterio prouenturam me afficit erga eam et cognosco quod
uirtute orationis potest solummodo adiuuari. Et ideo ore-
mus prò ea dominum ut ipsam liberet ab ista infirmitate
tam gravi. Et post modicum temporis spatium lohanna pre-
dieta Clare ex orationibus extitit liberata.
212 BirCHELB FALOCl PUtlGNAKl
m. Cum quadam die Qara super suis defecdbus et ingra*
titudine cogitans ploraret in cella et sibi ipsi multum uilis
et pessima uideretur^ cum dolorìs ipsius amaritudine iuit ad
oratorìum diuinum officium auditura. Et dum missa in ora-
torio dicebatur Qara spiritualiter eleuata uidit dommum in
se et se in domino uelut in speculo et se domino uidebat
unitam inenarabili unione. Erat enim mirabilis illa unio qua
ipsa Clara sic se Deo uidebat unitam quod vix poterat se
ipsam cognoscere^ et sic erat in Deo reposita quod ipsa honor
uel uituperium non tangebat. Sed quamuis se totam uide-
ret in Deum absortam et Deum uideret etiam in se ipsam^
perfectione ipsa tamen sibi ipsi uidebatur quodam modo
quasi nihil respectu infinitatis diuine^ ymmo ut secundum
aliquam similitudinem exprìmatur^ uidebatur quasi esset
unum beccerium | in medio maris mersum plenum ( f. ^*
112, acqua et infra ipsam aquam absortum. Q Quando dum
per sancte romane ecclesie cardinales aut prelatos alios per-
sonas alias honorabiles ipsi dare recommendationum litere^
elemosine aut ensema mictebantur (') aut nona aliqua leta
uel trìstia occurrebant^ Clara ex aliquo accidenti nuUam exhi-
larationem aut turbationem monstrabat nec in aliquo mu-
113. tabatur. Q Cappellanus illius monasteri) ordine fratrum mi*
norum (^) quodam die Claram reprehendit super eo quod sibi
fuerat nuntiatum secreto aliquid reprehensibile fuisse in ipso
monasterio perpetratum. Clara nero in aliquo non turbata^
dixit ei. Quis talia nerba dixit? Cappellanus respondit: hoc
nolo dicere quoniam ille qui mihi retulit^ imposuit prò secreto.
Clara dixit. Post quam uos mihi non uultis dicere ego uo*
bis dicam. Nouerat enim sibi diuino reuelante (')• Et dixit.
(1) Fri questi doni, il più volte citato processo, nomina dei fiorini di oro che il
cardinale Giacomo Colonna mandò alla santa per mezzo di Tommaso canonico di Gain
bio : anche yi si legge che vescovi e cardinali, fra i quali V Ostiense, che era stato ve-
scovo di Spoleto, le mandavano elemosine, la regalavano di doni, le scrivevano lettere
(Proc. 1318, fol. 46,* 80, i6a ).
(2) In margine: Frater minor Cappellanut, Questi si chiamava frater Ioannet
de Fulg'ineo (Proc. 1318, fol. 375).
(3) Probabilmente manca tpiritu.
VITA DI SANTA CHIARA DA MOKTEFALCO 213
Si cogitatum fuisset malum huiusmodi^ Deus potuisset fir-
miter reuelare. Sed dictum diabolus ('). Sed quoniam nec fuit
cogitatum nec dictum non fìiit Deus qui reuelauit^ quo-
niam dominus non mentitur, nec fuit diabolus per se^ sed
fiiit homo qui dixit suggestionem illius. Et in continenti
Clara hominem illum qui capellano illa falsa dixerat exprì-
mens nominatim adiunxit. Si mali hujus infamia me so-
lam tangeret non me excusarem^ quoniam infamia non cu-
rarem, sed quia monasterium totum tangit, excuso et dico
114. imposita falsa esse ('). Q Quando etiam ipsa Clara dicebat:
o quot sunt qui contra me mac | hiijiantur. Tem- ( f. 45,
pus fuit in quo turbabar in tribulatione et uerecundia:
tempus in quo turbabar in honore et prosperis , modo au-
tem nec de uno nec de alio curo quidquid.
115. Dominus Thomas canonicus eugubinus interrogauit eam
dicens. Qara quomodo dominus ad Moisen dississe legitur:
posteriora mea uidebis, faciem autem meam uidere non po-
terìs^ cum tamen frequenter sanctis personis in hac ulta
apparuisse legatur? Qara respondit. Quicquid in hac ulta
de Deo uidetur, Dei tantum posteriora dicuntur ostendi non
quia in Deo proprie sit anterius uel posterìus, sed per quam-
dam similitudinem quodam modo loquitur^ quoniam ea
que in hac ulta de Deo uidentur^ posteriora dicuntur^ uiderì
respectu eorum que in gloria uidebuntur. Circa tempus trien-
num ante suum obitum Clara acquisito breuiario ordinauit
quod continue in ipso monastério secundum consuetudinem
romane ecclesie diuinum officium diceretur. Et a se ipsa in-
cipiens officium deuote dicebat^ alias dominas legere et offi-
cium dicere edocebat. Quam scientiam dicitur habuisse a
(i) Qui pare manca qualche parola : fra Antonio (pag. 155 ) traduce : e se
questo male fotte ttato detto, P avrebbe potuto rivelare il diavolo . . .
(2) Fra Giovanni da Foligno, cappellano del Monastero, e che veniva chiamato
il continente, riferi alla Santa, che per Montcfalco si andava spargendo la voce chele
Monache del suo Monastero avevano cantato e ballato con secolari, con molto scandalo
dei buoni. La quale falsa voce, la ^anta giustamente sdegnata chiamò infamia. Cosi
si legge oeUa vita del Piergili.
214 MICHELE FALOCI PULIGKAKI
Deo infìisam potius quam per exercitium^ lectìonis^ quia
quamuis tempore puerìde vu. psalmos et unam lectìo-
nem matutìni et non plus didicisse dicatur^ non ob hoc tar
men ex humano ingenio officium scire potuit^ et à sciuisset
propter diutumitatem temporìs oblìuìoni tradere debuisset.
Maxime quoniam libri in quibus officium legeret usque
ad hoc tempus in ipso monasterìo non fuerunt. Et inspirata
diuinitus I Gare scientìa a quocumque perito ( f. 45»
fiicile poterat deprehendi quoniam cum Qara alias nec
libros legisset nec scientias didicisset lectoribus et predicato-
ribus in theologia de quibuscunque dubijs et profundis
questionibus sufficientissime respondebat ('). et diuinum of-
ficium raro librum respiciens a dicto tempore in antea quam-
uis non didicerat^ ordinate dicebat et dominas edocebat.
116. Mulier quedam de Monte Falcone Helena nomine filium
paruulum in tribus diebus percutiebatur XIIU uicibus infir-
mitate predicta et propter infìrmitatis illius paxionem frequen-
tem et fortem iam habebat oculos reuolutos a qua etiam infìr-
mitate nullo modo poterat liberar!^ sed erat morti (proximus)
iudicio medicorum. Mater autem et avia pueri ipsum reco-
mendauerunt devote monasteri) dominabus. Et paucis die-
bus postmodum quadam nocte^ Caterina eiusdem monasterij
monialis et matertera (') pueri supra dicti uidit per reuelatio-
nem quod puer in monasterìo intromìssus erat. Giare uir-
tute et orationibus liberatus. Quod cum matrì sue et auie
pueri retulisset, Clara non humana sed diuina reuelatione
(t) Fra questi che interrogaroao li Santa, furono Angelo Tignosi canonico di
san Gto- Laterano poi Vescovo di Orvieto, don Pietro Colonna, don Bartolo da Spo-
leto, fra Giacomo Bonzy, fra Pietro da Perugia ed altri (Proc. 1318, fol. Si', 161 ecc.).
(3) Il testo dice mater tenera e fra Antonio traduce parente (pag. 159 ). dubito
quindi se si debba leggere matertera, se pure Berengario non abbia dato a questo pa-
rola altro senso da quello che ha, cioè di madrigna. 11 bambino di cui qui si tratta,
e che, come si legge altrove ( Proc. 1 518, fol. si8' ) chiamavasi Vannalut , t^^eti un anno,
ed era figlio Alivardi de Montefalcone, Non potea aver madrigna, avendo viva la ma»
dre sua, chiamata Eiena, Un pò più sotto apparisce che Caterina era la zia del barn*
bino, non la matertera.
VITA DI SANTA CHIARA DA MOKTEFALCO :ìI5
de hoc habens notitiam, ipsam Caterinam fortiter reprehen-
dit dicens. Vadis tu sommando et postea refers tua somnia
matri tue, Postmodum uero mater et auia pueri cum fide
quod si Clara eum tangeret puer esset plenarie libera^
tus I eum ad monasterium detulerunt et Tomasiam (f. 45.»
et Catarìnam et alias dominas que sibi loquebantur. ad era-
tem affectuose rogauerunt^ ut puerum deferrent ad Claram
quia sperabant eum Giare mentis liberari. Tomasia uero
pietate commota, quamuis de hoc fortem correctionem spe-
raret eo quod non esset in ilio monasterio usitatum ali-
quem puerum intromicti accepit, puerum alijs dominabus
hoc non audentibus actemptare. Et sibi puerum deferenti,
quasi in ipso celle introitu Clara de pueri intromissione
turbata dixit. Quid est hoc quod fecisti ? Tomasia dixit
Clara mea, prò amore Dei non maledicas mihi, quoniam
miseria et pietas me commouìt et domina Branchina ma-
gnam fidem habet, et puer infirmitate gravissima crucia-
tur. Quibus auditis Clara puerum recipiens decoloratum
diu respexit in facie, et compassione commota dixit: o domi-
ne iam habet hoculos reuolutos. Et deinde leuauit oculos
uersus celum et dixit. Domine qui multitudinem infirmita-
tum curasti, rogo ut tibi placeat curare istum puerum ab
ista infirmitate tam grauj. Et hijs dictis Clara faciens signum
puerum benedixit et quamdam crucem ligneam sibi do-
nans eum Tomasie redidit et remisit. Et in illa bora dictus
puerulus precibus Clare sic extitit liberatus quod ex tunc
nec dieta infirmitas nec infirmitatis | illius inditia ( f.46.
potuerunt in puero deprehendi.
117. Margarita prouintialis existens die in maiori ecclesia
spoletana, quoniam multa que sibi mirabilia uidebantur de
sanctitate Clare audiuerat, super hijs cogitabat nec credebat
ita magna et ardua sicut dicebantur de Clara a plurìbus esse
uera. Et timens credendo uel non credendo Deum offendere,
cum uellet suam uoluntatem Dei beneplacito coaptare ro-
gauit ut ei dominus ueritatem ostendere dignaretur. Et ecce
eadem Margarita in quadam extasi posita et raptu spirituali
absorta,' uidit quemdam puerum delicatissimum omnem spe-
2l6 MICHELE FALOa PULIGKANI
ciem decorìs mirabilis transcendentem et in conspectu illius
quedam pulcerrìma domina existebat que erat niue candi-
dior et maculam nullam habens. De predicto autem puero
splendor quidam mirabilis et clarìtatìs radij emicabant quod
ignis nel solis claritati non erant similes^ sed multo amplius
clarìores mirabiliores^ et tota clarìtas procedens de puero in
illam dominam recipiebatur sic integraliter^ quod aliorsum
se non diffunderet sed solum ipsam excessiue claritate mi-
rabili illustraret. Et domina illa clarìtatem difiiindebat pre-
dictam in dominas monasteri) sancte Crucis de Monte Fal-
cone^ quasi ab ipsa diffluerat ad easdem. Margarita | (f.47.
nero in ipsa uisione considerans quenam domina illa
esset que X.'' puero sic dilecta tot gratijs totque uirtutibus
refulgebat^ audìuit et ueraciter intellexit hec esse Clara ab-
batissa monasteri) sancte Crucis. Et Margarita ad se reuersa
nesciuit tunc uel ex post facto discemere utrum in corpore
uel extra corpus predicta uidisset : hoc tamen comperiit quod
se erectam in pedibus reperit et rìgidam sic effectam quod
etiam (') columpna erecta. In qua ubione certificata extitit
Margarita predicta Gare uirginis supradicte^ et ex tunc ma-
lora de ea credidit^ et prò certo habuit que a gentibus di«-
ceretur (sic).
118. a Eidem etiam Margarite plurìes fuit a domino reuelatiun
quod Qara uirgo predicta paxionis Xpi insignia habebat in
corde. Sed ipsa Margarita ipsam reuelationem intelligebat
de mentali consideratione quod scilicet Clara haberet in corde
memoriam passionis. Et ideo Margarita nemini retulit uisio-
nem donec audiuit post Clare obitum crucis et paxionis insi-
gna in corde Qare fuisse reperta.
ng. lohanna leprosa et reclusa sancti Bartholomei de
Monte Luco in quodam sui raptu uidit omnes dominas mo-
nasteri) sante Crucis eleuatas quasi per duorum brachiorum
altitudinem supra terram et Clara stabat eleuata adhuc al-
(1) Forte: quasi ettct.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO ±1')
tius super eas^ in qua uisione lohanecta predicta cognouit
quod Clara in se sanctitatem | habebat et dominas ( f 47».
monasterìj ad Dei seruitium actrahebat. xxi.
120. Uirgo quedam purissima de ciuitate Spoleti sanctitate
uite et diuinis reuelationibus usitata^ uidit reuelatione diuina
unam magnam societatem iuuenum decoris mirabilis^ franco-
rum consuetudine indutorum^ qui bino ordine incedebant et
aliam societatem religiosarum uirginum eodem ordine sub-
sequentem. Et tunc predicta in uisione hac admirata appro-
pinquauit cuidam ex illis uirginibus interrogans quid hoc es-
set. Et ìlla respondit. Nos sumus fili) et filie sancte Giare de
Monte Falcone. Et tunc illa oculos suos leuans uidit post uir-
ginas predictas camelos sequentes^ quibus concha quadam
seu peluis aurea et maxima superstabat. In cuius medio co-
lumpna quedam pulcerrìma apparebat erecta et in summi-
tate alia concha erat mirabiiis minor tamen quam persona.
Et in iilius conche medio columpna alia in inferioris oppo-
situm stabat recta in sui summitate aliam concham habens
adhuc columpnam tertiam erectam desuper substinentem. Et
in predictis peluibus sine conchis undique flores et lilia co-
lorìs aurei et fulgentis de quibus miri odores et fragrantia
emanabat. Verum illi flores seu lUia tanto maiorem pulcri-
tudinem | et fulgorem habebant quanto conchis altio- ( f. 48.
ribus iungebantur. In columpne autem tertie summitate sta-
bat beata Clara predicta in decore mirabili et fulgore. Que
in ilio uirtutum sublimium trono sedens^ dixit uirginibus
supradictis. Hec est filia mea. Et iussit statim dictam uirgi-
nem hec uidentem per illas uirgines ad se adduci. Quam
' ^bi datam deobsculans et amplectens^ in tantum consola-
tone dulcedine et odore repleuit^ quod exuberantiam iilius
gaudi) naturalis potentia non poterat substinere. In qua re-
uelatione dieta uirgo pienissime intellexit quod Clara' uirtu-
tes uirtutumque ornatus et perfectiones haberet ac gradus
earum uirtuosis gressibus conscendisset. xxiL
121. Abbatissa monasterìj sancti lohannis de Colle consilij
dum quadam die super Clare sanctitate de qua multa dici
audiuerat cogitaret^ uidit in spiritu quoddam torticeum cer-
Ìl8 MICHELE FALOCI PULlGNANl
rum et accensum pulcrum nimis et tante magnitudinis,
quod non uidebatur per unum hominem ambobus brachijs
posse amplecti. lUud autem torticeum ardentem flammam
habebat maximam et ascendebat directissime uersus celum.
Cumque ad celi introitum propinquasset triade se eduxit capita
et tres flammas. Et cum ad Trinitatis presentìam cursu ue-
locissimo ascendisset Xpus Dei filius | in carne hu- ( f. 4^».
mane existens ipsum torticeum facie exhilarata recepit et
conversus ad Paulam que predicta uidebat dixit. Istud en-
semum Clara de Monte Falcone transmisit. Ego ipsum reci-
pio cum amore, xxiij.
122. In anno quo Clara de hoc mundo transiuit quidam bone
actionis uir di Spoleto interrogauit Claram dicens. Clara quo-
modo stat? Que respondit: licentiam a Deo habeo tibi reue-
landi que dicam. Et dixit. Omnia mihi sunt ad equalitatem
reducta^ itaque anima mea ex aliquo facto extrinseco nuUam
mutationem admictit. Si quis-me in flumen proiiceret^ uel
aliam ofFensam inferret^ tam uilem me sentio quod propter
conscientiam quam haberem non possem dicere quod me
dimicteret aut iniuriam non inferret. Et si mihi fieret totum
mundi uituperium uel etiam totus honor, mutationem ali-
quam non haberem^ immo etiam si essem cum angelis uel
cum sanctis, non ob hoc mutationem haberem, cum habeam
uisionem ìllius a quo sancti et angeli consolationem acci*
piunt et quietem.
123. Interrogata etiam, ut prefatus uir asseruit, ab eodem si
ipsa Clara a Deo petebat aliquid quod sibi dominus non fa-
ceret sic respondit. Quicquid peto, dominus mihi fecit. Deus
tamen sic meam disposuit uoluntatem, quod nihil uolo quod
domino displiceret.
124. a Semel interrogata a quodam religioso quomodo est
possibile anime uoluntatem implere, respondit. Quid est no-
stra modicitas respectu infinitatis diuine ? \ (f. 49.
125. Minus anno ante Clare uìte transitum temporis, ipsa in
nocte profunda orante in cella, diabolus quidam maximus in
statura post se ducens plurimos alios demones se minores
ter successive omnia hostia monasteri) circuiuit ipsa Clara ui-
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 219
dente. Cumque post fortes conatus et plurimum fatigatus
nuUum de hostijs monasteri) potuisset intrare uenit ad hostium
celle Qare per quam ibatur ad claustrum, et iratus^ ut uerbis eis
utamur ad literam, dixit. Clare^ tu mihi totum hoc fecisti quod
intrare non possum, sed ego tibi ordiar talem telam quod
habebis satisfacere tu et qui prò te erunt. Et tunc diabolus
cum predìctis suis sequentibus ab inde recedens ad quem-
dam alium locum religionis^ Clara uidedte accessit, ubi die
sequentì et frequenter in antea fuerunt contra Claram et
eius monasteriuni plura illicite machinata.
Et postmodum per dies aliquos cum Clara suo capellano
retulisset uisionem predictam , capellanus dixit. Tua uisio
fuit uera. Nam me presente talia, que capellanus expressit ,
fuerunt contra te et tuum monasterium ordinata: ego tamen
ea ut potui impediuj.
126. Quidam frater de Meuanea ordinis minorum (') ueniens
quadam die ad monasterium Inter alia dixit Clare. Quid est
hoc Clara ? Ego quandam personam reperii que in tanta pace
et quieti consistit quod ex facto aliquo non turbatur. Clara
dixit. Si illa persona de | qua tu loqueris peccatum (f. 49».
commicti et Deum ofiFendi uideret numquid ex facto huiu-
smodi turbaretur? Dictus frater respondit. In nullo moue-
retur. Clara dixit. Non potest dici quod illa persona in se
pacem habeat uel quietem, immo est mortua spiritualiter et
non uiuit, quoniam sicut corpus quod est mortum nihil
sentita ita anima que non sentit, et non mouetur ac turba-
tur quando Deus oflfenditur est mortua spiritualiter nec po-
test dici quod pacem habeat uel quietem. Et ad hec Clara
adiecit. Proba modo super illam personam quam sta tu m
tantum se putat habere^ et da ipsi unam alapam in maxilla^
aut cum lapide unum ictum^ et tunc uidebis quod nec habet
(1) Io margine.* Frater Minor, Questi, come si ricava dal processo del 1318
( fol. 178, 348 ), si- ctiiamfiya Frater Ioannutius,
220 MICHELE FALOCI PULIGNANl
pacem nec patientiam quoniam nec spiritum Dei habet.
Quod si forte non vis personam illam percutere, saltem eam
interroga an turbaretnr si quis eam percuteret^ et tunc ui-
debis quid dicet. Frater iile dixit. Modo ista intelligo^ sed
numquam alias intellexi : et de responsione Qare se conten-
tum ostendens abscessit. Et post recessum illius Clara cepit in
animo suspicari quod idem frater fuisset de se locutus.
Et suspitionem concipiens contra eum quod mentem ha*
beret corruptam et esset de heresi secte spiritus libertatis^
dixit aliquibus dominabus. Timeo quod iste sit de isto spirita
libertatis errato. Et compatiebatur sibi quamplurimum ac
etiam uerba et signa displicentie ostendebat eo quod diu-
tius I eidem fratri non fuerat coUocuta et ad hoc ( f. 50.
27. subtilius non inuestigauerat quid sentiret. Q Postmodum
uero dictus frater ad monasterium redijt et Qara propter
suspictiones quas conceperat^ fortius contra eum zelo fidei
orthodoxe accensa cepit loqui eum magno femore spiritus
de perfectione anime et de statu ipsius ad Deum^ uerba sua
continuans illis super quibus fuerant antea collocuti. Et am-
bobus inuicem conferentibus^ Qara coUoquium ampliabat ut
per uerba illius saltem per aliqua inditia posset cognoscere^
an dictus frater in heresim esset lapsus. Et durante colloquio
frater predictus dixit. Clara ego fili per annos m. in qua-
dam pace maxima et quiete, quod ex facto aliquo turba-
tionem uel mutationem aliquam non accepi, et fuit mihi
datus post ea quidam status quod me in tanta perfectione
uidebam et cognoscebam dominum in omnibus et continue
delectabar in eo. Clara autem intelligens quod frater ille in
sicuro stare credebat dixit illi. Caue cane frater, quoniam tu
credis stare in alto, sed caueas de descensu, et quomodo de-
scendes. Qui respondit Faciat Deus ascensum suum, quo-
niam non curo siue auferat siue donet. Et tunc Qara ma-
gnam supitionem habuit contra eum, tamen adhuc noluit
indicare. Nam ymaginata est sicut postea retulit dominabus
quod posset aliqua anima tante humilitatis existere quod
non turbaretur si Deus auferret | sibi gratias quas ( f 50'.
consueuisset habere eo quod Dei benefitij uideret et cogno-
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 22 X
sceret se indignam, Verum quoniam dicto frani uidebatur
quod Gara sibi non crederei in predictis adiunxit. Or uide
Qara si homo aliquis in aiiqua domo esset in qua domo
lumen quoddam existeret et nihil alium preter lumen^ homo
iile nil posset uidere aliud preter lumen cum nil aliud esset
ibi. Clara dixit. Fateor quod aliquando anima est sic Deo con-
iuncta et eleuata et absorta in Deum quod in ilio puncto
non uidit nec sentit aliud nisi Deum. Sed in hoc mundo
non potest durare continue^ quoniam persone que statum
et gratiam istam habent^ modico tempore in hoc statu con-
sistunt et cito redeunt ad se ipsas. Et post quam ad se
redierunt^ statim anima talis cuiuscumque persone timori
subiacet^ et debet etiam de se ipsa timere. Et hijs dictis fra-
ter predictus recessit. Et post recessum illius^ Clara nerba
illius fratris considerans et timens quod in heresim esset
lapsus^ dixit quibusdam monasteri) monialibus que ibi tunc
presentialiter secum erant. Ego piene non possum cogno-
scere an iste frater in errorem sit lapsus, Ipse enim dixit
aliquando nerba bona et sancta^ et interdum in suis locutio-
nìbus nerba alia interposuit que uidentur suspecta etiam de
iste spirìtu maledìcto^ et post modum si quid suspectum
dixerit recoperit et palliat nerba sua. linde nec eum
possum tenere infirmo. (*) Verum quoniam ipsum suspec-
tum habeo uehementer^ quamuis nondum piene possim
discemere | casum eius^uos tamen ut in sicuro possi- ( f. 51.
tis exitis (sic) existere ab eius locutionibus abstinete et uos
128. ab eo tamquam ab uno pessimo homine custodite. Q Et
post modum cum Clara infirmata fuisset infirmitate qua de
mundo transiuit^ uenit predictus frater ad monasterium a
suo superiore transmissus ut Qare confexionem audiret. (') Et
(i) Ab» posMO tenere le tue ^enten^e ferme, n legge nella versione, pag. 171.
(3) Qui fra Clemente possessore del codice, che scrupolosamente avea notato nel
margine tutte le menzioni che tì sono dei frati minori ai quali egli appartenne ed ai
quali ritencTa appartenesse santa Chiara, scrìsse .* Nota hoc quia ostendit ordinem
b. dare.
222 MICHELE FALOCl PULIGKAKI
quamuis idem frater nondum hereticus ab aliquo diceretur^
quoniam tamen Clara contra eum ut dictum est, inceperat
suspicari in ipsa confexione Clara predictam resumpsit ma-
teriam et ea que ipsi alias dixerat, adhuc denuo quamuis
infirmitate grauata in feruore spiritus asserebat. Cui frater
dixit. Clara ego fateor me credere ut tu credis. Clara dixit.
Ista est mea credulitas atque fìdes quod quelibet anima
que diu in hoc seculo cum corpore suo uiuit Deum potest
offendere, et offenderet si Deus eam dimicteret sibi ipsi. Et
ideo quanto maior est , tanto debet timere amplius et
cauere ne cadat. Et post recessum fratris illius, Clara retu-
lit dominabus prescripta et alia que dieta fuerant inter eos,
quamuis ipse domine plura nequierint retìnere.
129. In eadem infirmitate Clara .x. diebus quasi contìnue mira-
biles (uisiones) habuit et sequentibus ipsos .x. plures de supra-
scriptis visionibus retroactis a domino sibi factis seriose retulit
sui monasteri) dominabus. Quod non sine ordinatione diuina
creditur esse factum, ne tante gratie facte a Deo uirgini supra-
dicte remanerent | occulte presertim quoniam sanitatis (f. 51.»
uel infirmitatum etiam aliarum temporibus talia referre non
consueuerat nisi forte aliqua et illa rarissimo et truncatim
et in accusationem sue uilitatis et ingratitudinis, atque con-
cludebat, uel quando in quantum ad instructionem et
custodiam dominarum sui monasteri) faciebat. Ex quarum
eleuationum attitudine quia Clare corpori naturalem po-
tentiam auferebant, medici et domine monasteri) time-
bant in huiusmodi raptibus Claram mori, cum alias for-
titudo infirmitatis illius et qualitas mortalis non esset, imo
erat debilitata infirmitas et digesta ma (sic) sicut medici asse-
rebant. Ad predictarum autem eleuationum diffugium, fe-
cerunt medici fieri quemdam lectum portatilem cum quo possit
Clara per monasterium circumferri. Et quando domine uo-
lebant ponere eam super illum, Clara facie exilarata dixit:
lectum istum cito rehabebitis quia ego modico tempore hic
130. morabor. Q Altera autem die eleuata in Deum dominabus
que sibi aderant dixit. O quot gentes? eiciatis eas: miror quod
hic potestis morari. Et tunc quedam domina interrogauit eam
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 223
dicens. Habes timorem Clara? Que respondit. Ego nullum ti-
morem habeo, quoniam crucem domini Yhi Xpi crucifixi in
corde meo porto. Et tunc lohanna manu fecit crucis signacu-
lum super eam. Cui Clara dixit. Soror, quare me signas? Ego
exteriori cruce non egeo^ | quoniam crucem domini mei ( f. 52.
Yhu Xpi crucifixi impressam habeam cordi .meo. Et hec
uerba frequentius iterauit.
131. In festo autem sancti Laurentij Clara exilarata plurimum
facie membra sua que antea per plures dies mouere nequi-
uerat^ cepit ducere et mouere. Et in eleuatione spiritus,
sanctorum societates sibi astantes inspiciens ac sui uoca-
tionem ad paradisum agnoscens sicut ex eius sermonibus
poterat deprehendi ait, Dicite sancte Marie quod accipiat
animam meam. Et ad dominas conuersa dixit. Exultemus
omnes in domino et cantemes Te Deum laudamus quo-
niam dominus meus Yhs Xpus ducere me uult secum. Omnis
enim uita eterna et celestis societas prò mea receptione se
parat, et ego totum mundum uellem ad istas nuptias inui-
tare. Loquebatur etiam uerba aliqua quasi sanctis persona-
liter loqueretur inter alia dicens. O fraternitas ulte eterne ! Et
deinde ad dominas conuersa ait. Ego hic non possum am-
plius permanere. Uos quid facitis? Ecce uita eterna prò mea
receptione paratur quia me uult^ et sanctus Franciscus (') et
omnes sancti ad ducendum me secum ueniunt^ quia dominus
meus Yhs Xpus me uult. Et posta liquod temporis spatium
ejusdem diei in spirituali eleuatione dicebat. Video Dei iu-
stitiam in omnibus exerceri et uideo quod omnia creata
sunt bona^ et nihil malum nisi unum. Et tunc quedam de
dominabus monasteri] | interrogauit eam dicens. Sum ( f. 52.»
ego id malum Clara ? Clara autem illi domine non respondit
sed uerba ista que prius dixerat in tanto resumens dixit.
Video omnia que sunt bona et nihil malum est nisi unum.
(1) Qaeste parole sono sottosegnate nel codice, e io margine si legge.- Nòta prò
ordine Minorum, Per altro se il buon postillatore francescano avesse letta la relazione
dei tre cardinali, citata di sopra, avrebbe letto che la Santa in fìn di vita diceva ancora:
Ecce domina mea cum virgtnibus, ecce Apostoli, ecce sanctus Augustinus et omnes
sancti, eie. ( Positio super virtutìbus. Il, 251.
224 MICHELE FALOCl PULIGNANI
quod est peccatum. Verum quia Qara in eleuatìone huiu-
smodi ex membrorum motibus pati uidebatur doiorem, lohan-
na parare (iussit) unguenta quedam prò remedio dolorìs yliaci
quem Clara alias quando habuerat. Cui Clara dixit. Tolle
bta. An putas quod dolores de fianco meo sentiam? Soror
non existens (i) me sentire dolores. Et cum paululum sic ste-
tisset uertit se ad latus alterum et quasi demonibus presen-
tibus loqueretur, audacter tamen et cum magno feruore eos
increpando dicebat. Creatura maledicta tuum dare uel tuum
recipere ego nolo. Et addebat dicens. Dicis quod mihi dare
iiolebas. Tolle te bine creatura maledicta. V.« milia anno-
rum sunt et amplius quod fuisti maledictus a Deo^ et ego
te etiam maledico: et ad dominas conuersa dixit. Dicebat quod
mihi dare uolebat: suum dare uel suum recipere ego nolo.
Dominabas autem que ibi aderant intelligentibus quod Qara
cum diabulo contemptebat^ una ex eis quamuis Clara cum secu-
ritate maxima loqueretur^ interrogauit eam dicens: habes timo-
rem Clara? Que respondit. NuUum. Et adiunxit: de quo timerem
ego cum habeam crucem domini meiYhuXpi crucifixi in-
tus in corde meo? Et tunc quedam de | dominabus ( f. 53.
que ibi aderant uoluit eam manu eleuata signare. Cui Clara
dixit. Quare me signas? Num quid non dixi uobis quoniam
ego crucem domini nostri Yhu Xpi habeo intus in corde meo?
Et paulo post fecit dominas cellam in qua iacebat exire^
lohanna tamen cuius presentia non uitabat etiam in quibus-
cumque gratijs quas sibi dominus faciebat ibidem remanente
cum ea. Et cepit dulci noce mediocri cantare. Amor mi
Yhu X^. qui me aspicis^ tantum animam meam tuo aspectu
purissimo^ actraxisti quod amplius continere non potest quin
ueuiat ad te. Et post modum ad lohannam predictam que
in cella remanserat se conuertens^ faci e leta dixit. Obuiauit
anima mea dilecto meo fidelissimo Yhu Xpo qui mihi etiam
dixit quod ueniam ad eum. Ex cuius uerbo anima mea est
(I) Cosi nel coiicc: la versione dice: non pensare (pag. 177.)
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 22J
tantum refdeta dulcedine et inebriata, quod amplius continere
non poteste quin uadat ad eum. Et in'illa eleuatione diei
illius Qara plura alia denota et altissima nerba dixit , que
labilis dominarum memoria non potuit retinere, Ea autem
que retenta sunt^ ego hec scrìbens sic orìginaliter conseruaui
quod in eis ni! addidi uel mutaui.
132. Post dies autem aiiquos quedam domina in Giare iacentis
oppositum posuit quamdam crucem. Quam cum Qara uì^
disset dixit. Quare est ibi posita crux ista? Et fuit per unam
dominarum responsum. Clara | istam crucem ibi ( «.53.*
posuimus propter Xpi crucifixi similitudinèm et quoniam
plures res optime (reliquiae?) sunt in ipsa. Clara dixit Soror
non opus per me crucem deferre quoniam ego in corde
meo habeo crucem Xpi. Et hec nerba submissa uoce frequen-
tius iterauit.
133* In festo autem Assumptionis beate Marie^ biduo ante
suum obitum Clara fecit ad se omnes dominas monasteri)
euocari^ et eas in Dei seruitium instruens et confortans inter
alia dixit eis. Filie mee karissime et sorores^ ego omnes uos
et meam animam in morte Xpi Dei crucifixi commendo^ et
uos et laborem quem in uobis substinui domino reassigno.
Vos autem estote humiles obedientes patientes et in amore
unite^ et faciatìs sic^ quod Deus laudetur in uobis et quod
non pereat opus quod dominus Deus est operatus in uobis.
Et sic dominabus ex instructione et inflammatione prolixa^
per dictis uerbis et pluribus alijs ad deuotionem accensis^
Qara cum sermonem in femore spirituali fecisset^ sacram
unctionem quam antea petiuerat deuote suscepit.
134. Altera autem die Clara in mentis eleuatione dicebat:
dimictates me ire. Medicus uero qui ad eam uisitandam in-
trauerat dixit: quo uis ire Clara ? Que respondit^ ad dominum
meum. Et quoniam medicus ita preceperat^ Marina et alia domi-
na a cogita I tìonibus huiusmodi Claram retrahere ( f. 54.
nitebantur et ideo ipsam si possent colloquis implicare uole-
bant. Clara autem ad lohannam sibi secretariam se conuer-
tens. Quid dico ego lohanna? Que respondit. Clara mea dicis
multum bene^ iste tamen domine uellent te ab illis cogita-
Archivio Siorko \U 15.
226 MICHELE FALOCl PUL2GNANI
tionibus ad presens retrahere et post quam esses fortificata
posses melius de Deo cogitare. Clara autem cum quodam
magno spìrìtus feruore respondit. Putatis ne sicut cogita-
tiones mee? Non sunt cogitationes mee soror. Quod ideo
Claram dixisse ereditar , non quod ipsa non cogìtaret in
Deo ^ sed quia non solum cogitationes^ immo et ueras
uisiones habebat et Deum et sanctos ac glorìam sibi para-
tam uerissinie cognoscebat. Et paulo post Gara dixit: proi*
ciatis me et percutite. Et demum rogauit dominas quod
aliquas de horis canonicis prò ipsa dicerent^ quas ratione
infirmitatis diebus aliquibus se obmississe dicebat. , Quibus
horis adhuc per dominas non completisi omnium suorum
defectum remissionem sibi factam a domino cognouit et ce-
lestem gloriam preparatam. Cuius immensam pulcritudinem
stupendo considerans cum magna ylaritate et spiritus fer-
135. uore dicebat. Q Nimis est nimis est domine magna retrìbutio
paradisus. Aduesperascente iam die misit Clara prò fratre suo
frate Francisco tunc fratrum minorum in valle spo | ( f. 54.»
letana custode ut ueniret ad eam. Cui custos predictus
mandauit si posset in crastinum expectare. Clara respondit.
Nisi cras uenerit bone mane non oportebit eum prò me de
cetero hic uenire (').
136. Mane uero diei sabbati quo Clara de mundo transiuit
suas sorores monasteri] uocauit et fecit se in predicto lecto
portari ad oratorium cum magna alacritate. Et cum domine
eam in oratorio posuissent fecit se in alium locum eiusdem ora-
toris quem notanter designauit transferri et ibi cum magna
corporali quiete dormiuit. Et in ilio eodem mane^ quedam
domina monasteri) sancte Illuminate prope Spoletum mo-
nialis profexa ac in puntate uirginitates et sanctis epe-
rìbus laudabiliter antiquata de infirmitate Clare nuUam
(1) Fra FranccRCO nella taa stessa deposizione dice che egli quel gierno non potè
muoversi perchè aspettava il ministro provinciale nel convento di Spoleto ( Proc. 131*»
fol. 340 ).
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 227
habens notìtiam uenit ad oratoriuni sui predicti mona-
steri) ut oraret . Cumque iuxta cratem ferream per
quam domine loci illius corpus X inspiciunt et ecclesiastica
percipiunt sacramenta^ uersus altare aliquantisper orasset^
uidit in esteriori parte ipsius oratori), ea scilicet parte (ubi)
per clericos celebrantur diuina tres pueros per omnia similes^
equales et cohetaneos et ultra quod referri ualeat mirabiles
et decores, capilli eorum flaui facies decolarate ut rose, fa-
cies manus et membra cetere omnem albedinem omnenque
pulcrìtudinem eccedebant. Vestes eorum | candi- ( f . 55^
dissime et auro conteste mirabiliter refulgebant. Cumque
predicta domina ipsos pueros predictos diligentius inspexisset
et diuinis reuelationibus uisitata eos non esse mortales homi-
nes cognouisset, uidit quod illi tres mirabiles puerì interdum
in unum solum puerum coniucti, interdum in tres ab inni--
cem discreti in tanta equalitate tantaque similitudine consi*
stebant quod quilibet illorum trium a duobus alijs personaliter
separatus equalis erat in magnitudine et in omnia simili illi
puero qui ex hijs tribus pueris coniuctis solus aer a (sic) re-
sultabat. Et ille puer qui ex tribus pueris coniuncti iunctus
resultabat nullum de tribus distructis excedebat in aliquo séd
erat per omnia similis cuilibet discretorum. Et similis cum
pueris memoratis in ipsorum pulcritudine cogitando uidit
predicta domina super altare ipsius ecclesie uel oratori) ar-
borem quandam pulcherrimam depensam ramis et frondibus
diuersorum generum et uirtutum. Nam in ipsa et circa ar-
borem erant rose et lilla palmarum et oliuarum ramusculi,
flores herbe et rami arborum uirtuosi et odoriferi qui to-
tum altare ex sua contempsitate replebant. Et ecce angelo-
rum exercitus sub ipsam cepit intrare ecclesiam quorum ordo
pulcherrimus binos et binos eos incedere protendebat. Ad
huiusauctem uisionis altitudinem, predicta domina admira-
ta de loco in quo iuxta cratem sedebat surrexit. Et uo-
lens I alias dominas monasteri) tanti boni fare participes (f. 55/
uoluit in claustrum exire ut eas ad uisionis huius intuitum
euocaret» Et descendens gradum illum in quo sedebat cir-
cumque per interius oratorium incedebat, sed nullo modo
228 MICHELE FALOCI PULIGNANI
in claustrum exire poterai nec dominas euocare quin immo
ex altitudine uisionis tantum proueniebat illi domine senti-
mentum spirituale in anima^ quod nec dominas clamare po-
terai et cum difficultate maxima ac sui pondere ambulabat.
Et tunc unus de pueris X scilicet quem domina cognouit^
uocauit ex nomine dicens^ nil mutato addito uel remòto.
Bartolutia ueni uide et noli timere quoniam nos sumus qui
uadimus ad Qaram de Monte Falcone que debet uenire no-
biscum^ et in corde suo reperientur res sicut gemme mar-
garite. Et tunc ad Xpi uocem predicta domina confortata
ad cratem unde recesserat redijt et uidit illam angelorum
innumerabilem multitudinem binario ordine adhuc ecclesiam
memoratam intrantem. Et post ipsos angelos sanctorum
confessorum societas et deinde exercitus martirum suis di-
stinctis ordinìbus successine et demum apostoli intrauerunt.
Gognouit etiam domina supradicta post comunem sanctorum
omnium uisionem aliquos sanctos specialiter de quolibet ordi-
num predictorum. Intrabant autem sancti predicti ipsam excle-
slam unus quisque in suo ordine et in ipso | cum di-( f. 36.
uersis ornatibus incedebant. Àliqui incedebant religioso ha-
bitus ali) militari omatu. Àlij diaconali^ ali) sacerdotali appa*
ratu pollebant. Alij etiam pontificali dignitate fulgebant. Et
sic sancti culti diuersis apparatibus processionaliter ecclesiam
supradictam intrabunt. Repleuerat autem ipsam ecclesiam
angelorum et sanctorum multitudinis quedam supematu-
raKs et mirabilis plenitudo, quod tota ecclesia erat piena.
Et ipsam adhuc intrabat continue sanctorum innumerabilis
multitudo^ et tamen multitudo eorum qui ecclesiam ipsam
totam plenam intrauerant^ impedimentum aliquod quo minus
posset recipi adhuc intrantibus non prestabat^ et multitudo
intrantium eos qui antea iam intrauerant quominus spatiose
existerent non artabat. Postremo nero quedam maxima
uirginum multitudo in splendore ac decore mirabili ad ipsam
peruenit ecclesiam subsequentius. In quibus multitudinis
medio beata uirgo mater Dei incedebat omnes santos et san-
ctas alias excedens magnitudine et decore. Que in ipsius
ecclesie existens adhuc limitibus sanctos alios allocuta dixit.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 22^
Eamus ad Claram de Monte Falcone que debet uenire nobis*
cum. Et statini de precepto uirginis gloriose audito^ sancii
et sancte predicte ad altare ipsius ecclesie accesserunt et ra-
mos singulos de illa condempsitate florum et arborum sin-
guli assumentes ordinatim sicut uenerant ab inde | (f. 56/
processionaliter recesserunt Et domina illa que predicta ui-
debat cognouit quod quilibet sanctorum et sanctarum^ pal-
mam^ nunum uel florem acceperat et portauit secundum
proprietatem uirtutum quas habuerat in hac uita. Ipsa au«
tem Bartolucia que uisionem et reuelationem habuerat su-
pradictam praesertim quoniam de Giare infìrmitate nullam
notitiam ante habuerat^ tetnpus^ diem et horam uisionis istius
signanter notauit^ et eodem die^ circa uesperas notitiam ha-
buit quod Clara ilio mane paulo post tempus uisionis pre*
diete transierat de hoc mundo.
137. Et cum Clara fuisset exitata a somno predicto^ frater
Franciscus custos predictus^ (*) petijt a medico qui eam uisita-
uerat monasterium exeunte qualiter Clara staret. Qui in arte
phisica eruditus respondit. Credo eam liberatam omnino et
nisi propter timorem raptuum quos sic habet frequentes^ de
salute ipsius nullum potest periculum imminere. Frater Franci-
scus dixit. Volo ergo redire quoniam non opus (est)^ ut extimo^
me intrare. Clara uero in oratorio memorato existens^ et uer-
bum fratris non corporali audito sed diuina reuelatione in-
telligens seruitrìci monasteri)^ que sibi aderat^ dixit Vade et
die fratrì Francisco quod intret^ alias de cetero me non ui-
debit. Vocatus frater Franciscus, intrauit cum fratre Toma
monasteri) capellano^et Claram sedentem super lectum cor-
pore ereeto reperiens dixit. Clara | in uerìtate liberata (f. 57.
es. Clara autem ipsis fratrìbus firma noce ac si nullam in-
firmitatem haberet, sapienter et disertissime loquebatur. Et
post modum ad fratrum et dominarum instantiam cibum
cepit. Et sedens supra lectum erecta colore pulcherrimo
(1) lo margine : Nota per totum.
230 MICHELE FALOCI PULIGNANI
et facie exilarata manebat sic quod uires corporis reassum-
psit quod nullam infirmitatem habere et liberata penitus ui-
debatur. Propter quod fratres et domine circumstantes leta-
bantur dicentes. In uerìtate Clara liberata est. Gara aliquan-
tulum subrisit^ et ad predictum custodem se conuertens alt.
Istud monasterium tibi spiritualiter recommendo et tu geras te
bene et esto bonus. Et incontinenti sine aliquo intermedio uoca-
uit fratrem Tomam monasterij capellannum presentem ibidem
et dixit ei. Ego culpam meam dico Deo et tibi de omnibus
defectibus quos contra Deum commisi quamuis alias pluries
et morose in ista infìrmitate confessa fuisset. Et ad dominas se
conuertens dixit. Vos faciatis cum Deo quoniam cum ego (sic)
uado ad eum. Et hijs dictis in ipso instanti Clara sedens
erecto corpore et nullam mutationem membronim uel sen-
suum faciens^ emisit spirìtum ipsum cum tanta letitia Deo
reddens quod corpus in recessu anime ^ nec in anxietatem
substinere perpendi potuit nec dolorem. Fuit enim mirabilis
ista corporis et anime separatio quod corpus non fecit tractus
morientibus solitos^ non duxit fauces uel labia^ oculos non
reuoluit non paluit ipsius | facies, nec membra cor- ( f. 57/
poris riguerunt, quin immo nec caput etiam ad partem aU-
quam declinauit sed suo colore roseo non mutato, oculis
tantum mediocriter eleuatis absque omni doloris indino tran-
smigrauit. Transiuit autem Clara uirgo clarissima ex huius
mundi tenebris ad celestis gloriam claritatis anno domini M*
lU*" VIU^ die sabbati. XVI. Kalendis septembris circa horam
tertìam parum ante (*).
138. Et in eadem die et bora Paula abbatissa monasterij san*
cti lohannis supra Spoletum in suo existens monasterìo, ui«
dit quamdam uirginem indutam candidis uestibus innume-
rabilì sanctorum multitudine sociata per angelorum ministe-
(t) Qui in marinine si legge questa nota di fra Nicolò da Montefalco antico posi
sorc del codice: An. Uni M 1308 die gabbati XVI Kl' septembn'9 mortua ett beata Cla-
ra montis falchi j, orni» minorum.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 23 1
rìum sursum per aerea deferrì ad celum. Cuius uirginis
inenarrabilis pulcrìtudo tantum uidentis domine actraxit ani-
mum^ quod ad specialem cogìtationem sanctorum uirginem
predictam associantium sue mentis intuitum non conuertit.
Videbat enim uirginem illam tanta claritate fulgere quod ipsa
niue candidior maculam nullam habens sic uidentis domine
se imtuitu supernaturaliter exibebat, quod dum inspicieba-
tur exterius interìus etiam uidebatur. Et dum a posteriori
parte inspiciebatur ab anteriori etiam uidebatur. Sed ne pre-
dieta Paula uisionis istius aliqualiter esitaret et de Giare a-
scensu posset audatius testimonium peribere^ duobus diebus
sequentibus | eamdam habuit uisionem. Et quamuis ( f. 58.
de infirmitate Giare antea nullam notitiam habuisset^ audiuit
tamen post ea dici a gentibus^ quod Giara die sabbati supra-
dieta circa horam tertiam transierat de hoc mundo^ quibus
die et hora ipsa Paula uisionem habuerat supradictam. Et
Deus die tertia et in tertia uisione diete Paule loquens in
anima dixit: quod illa uirgo quam uiderat erat Glara^ que
ad uitam eternam tunc temporis sic gloriosissime ferebatur.
139. Steterat autem Giara usque ad horam nonam uel am-
plìus tota erecta et uix post multa exsperimenta facta per
medicum mortua credebatur. At ubi constitit post prolixi
temporis interuallum ex pallore et frigiditate corporis ipsam
esse defunctam , corpus ejus super lectum per dominas uio-
lenter extensum extitit^ cum ad adhuc nec caput eius ad par-
tem aliquam declinasset.
140. In ciuitate Spoleti Sibilla uirgo etate prouecta^ morum
grauitate composita uiteque sanctitate famosa, dum in sua
domo orabat, uidit diuina reuelatione duos angelos totidem
anìmas domino presentantes ac beatam Glaram cum multis
alijs uirginibus domino assistentem. Gonuersus autem domi-
nus^ respexit alium de astantibus sibi angelis qui statim at-
tulit quamdam uestem, qua fuit Giara precepto domini mox
induta« Vestis autem predicta erat coloris aurei et quasi
istoriata mirifico opere et refulgens | ut stelle eia- ( f. 5».»
rissime, que in firmamento existunt, omniumque uirginum
aliarum uestes pulcritudine excedcbat. Sibilla nero dcsidcrans
232 MICHELE FALOCI PULIGKANt
scire quid hec essente audiuit dominum desiderio responden-
tem. He due anime sunt conuerse et saluate per Claram, et
ideo ei super additur ista uestis. Sibilia ergo cum nihil de
dare obitu uel infirmitate audisset^ diem uisionis notauitet
audiuit in crastinum Clara de mundo transisse^ die scilìcet
quo ipsa habuerat uisionem.
14T. In sero die dominice crastine subsequentis fìiit apertum
cor Giare uirginis (')^ in quo thesaurus crucis sicut ipsa predi-
xerat^ quamuis uerba ipsius intellecta non essente et paxionis
Xpi cuncta insigna erant reposita sed occulta. Habebat enim
hec uirgo legis euangelice renouatrix signa omnia Xpi paido*
nis in corde et in loco fellis quod durum et arrìdum do-
mine corpus aperiendo repererant insigna Trinitatis. Nam in
corde predicte uirginis erant in neruorum durorum carnea
similitudine^ ex una parte crux^ tres claui^ lancea^ spongia et
rundo^ ex altera uero columpna frusta^ seu flagellum cum
V, funiculis et corona. In fellis autem loculo nuUus liquof
remanserat^ sed ibi erant tantummodo tres lapides rotundì
spirici (sferici?) per omnia similes coloris fusci sicut credo
indesignabilis^ et nuUius specialis coloris mixti^ quodam modo
inter omnes colores^ qui lapides representabant uerisimiliter
Trinitatem. | ( f. j^.
142. Similitudo uero predictorum insignum talis erat. Cor
ipsius uirginis grossum quasi caput alicuius puerì parucchint
ex parte anteriori sic erat pinguedine cohopertum quod nil
macre carnis intrinsece uidebatur. Et in parte interiori con-
cauum erat et uacuum^ et quod habent corda aiia^ ullum
intermedium carnis habens^ nisi quod in ipsa concauitate
predicta insigna continebat. In cuius cordis aperitione, unum
ualde miraculosum apparuit quod^ illa domina que cor ipsum
apperuit nequisset rasorium ad dextram uel sinistram etiam
per unius crossi turonensis spissitudinem deuiare^ aut prò*
(I) In margine: De aperitione cordis.
VITA DI SANTA CHIARA DA MOKTEFALCO 2$)
fundius mietere quin aliquod de predictìs insignijs destra*
xisset« (sic)
143. Cnix uero in similitudine tam facta pedem seu stipi-
tem habebat quasi similem pollici digito uirili in grossitu-
dine et longitudine muliebri. Et crucis brachia subtìliora
predicto stipite alicui mediocri digito in grossitudine equa«
bantur. Et unum quodque ipsorum habebat longitudinem
duorum digitorum cor in intransuerso. Pes autem et bra-
chia supradicta ea parte qua insimul iungebantur et circa^
erant grossiora sed subtiliora in extremitatibus et inter ipsa
crucb brachia de super in stipitis crucis^ oppositum caro
equalitatem brachiorum transuersalium excedebat quasi ca-
put domini morientis inclinatum ad partem dexteram desi-
gnaret. Sed ipsa | brachia inter se equalitatem ( f. 50 »
omnimodam non habebant sed incipientes a stipite extremi-
tates eorum mediocriter in altum et dexterum brachium
grossius erat sinistro. Sinistrum uero subtilius dextrus (sic) et
longius^ sed non multum. Insuper ipsa etiam crux a summo
usque ad pedem erat diuisa per medium in colore^ et pars
dextera erat rubea quasi bruna^ pars uero sinistra ad colo-
rem albedinis actrabebat. Et fratres hoc testimonium periben-
tes iUam partem dexteram esse intelligunt non crucem ipsam^
immo uerius species humani corpuscoli crucifixi quae sub con-
iunctione brachi) in latere quamdam aperturam habebat quasi
representaret Xpi plagam uulneris lateralis. Et pensatis omni-
bus crucis illius circumferentijs^ potius uidebatur crux illa
representare Xpi crucifixi cum cruce similitudinem^ quin tantum
modo lignum crucis* Et dominus Tedericus de Urbe ueteri
tane miles et paulo post ordinem predicatorum ingressus (')
(1) Di questo Teo4orico da Viterbo si hanno alcune notizie da un antico necro-
logio del CooTento dei Domenicani di Viterbo, scritto fra il 1330 e il 1 348 da fra Matteo
Coccia, e che fa cooanltato dal MAMACHI ( Annalium Ordini* Praedica forum, tom. I.
KooMe, MDCCLVI, praefatio, pag XXXVU, num. XI ) e teste dal eh. padre MASETTI
i hhmumenta et antiquitates etc, ord, Praedicatorum. Voi. 1. Romae, 1844 > pag. 31 ).
Questo dotto religioso ha volato gentilmente comunicarmi la memoria di questo fra
234 MICHELE FALOCl PULIGNANI
et dominus Bartolus de Perusio et testes alij fide digni mirati
dixerunt se uidisse et cognouisse in Illa cruce formam hu-
mani corporis crucifixi et etiam hucnanorum lineamenta
membrorum. Quamuis domine monasteri) de hoc non de-
posuerint sic distincte^ (') nec ego qui inspexi plurìes et palpaui
membrorum minutorum lineamenta cogiioui^ sed tantum cru-
cem et formam | humani corporis crucifixi. Crux etiam ( f. eo.
ipsa ceteri carni cordis ipsius in aliqua sui parte nuUate-
nus iungebatur^ nisi quod ex una parte illius seu cellule in
carne cordis stabat reposita et impressa^ ac si in aliqua cassa
sibi consimili et conformi reposita estitisset. Que e qualitate
carnis cordis et crucis ac si (sic) cellule ac dispositione superfi-
cie! et soliditate facilime poterat deprehendi et ad oculorum
Teodorico esistente nel necrologio citato, e che qui riferisco. Sta a paff. 61 di detto ne*
crolo4Ìo. Frater Teodorieut de Zaccarie Sacerdot, et predica tor. Fuit nepos camaiis
venerabilii patri* Dui Roderici de Urbeveteri tituis Prenettini Epi Cardinali*. Hic
gratia sui patrui plurimorum Qirdinaiium extitit Domicelìu* : qui et uxorem duxit
de nobili prosapia de Civitate aspectu venustam, hoc est honoratam. Qui tactus do-
lore intrinsecus de preteriUs, si quid mali egerat contra Dominum, Jàctus miiex
Beate Marie virginis, pluribus annis existens in domo paterna cum sua uxore, et
nunquam'diem pretereundo, in quo officium tam diurnum quam noeturum diceret
sollicite, et devote in breviario Ordinis, necnon omni die nostram Ecclesiam visita^'
bat. Qui et perfectiorem vitam agere volens eonsilium servavit Salvatoris dicen-
tis: qui non reliquit patrem, et matrem, et uxorem, etfilios non potest meus esse
discipulus. Cujus eonsilium tenens et preceptum quam citius potuit executioni mau"
davit Nam suos genitos nondum provecte etatis adultos seculo derelinquens, ac
suam coì^ugem sanctis exortaiionibus inducens, ipsam reclusit prò moniali in mo-
nast^rio Sancii Bauli nostri Ordinis. Fecit etiam, et quidem mentis quemadmodum
pietatis opus ; nam quamdam juvenculam nobilem genere, sed omni modo divitiis
destitutam, et ea utroque parente orbatam , de bonis propriis dotando pariter cum
sua conjuge in supradicto monasterio collocavit. Et modico tempore quo in Ordine
fuit, et ante ingressum plurimas, et largas elemosinas pauperibus erogavit. In Do-
mino autem requievit apud Viterbium sub MCCCXVIII, et in Ordine vixit annos Vii/,
Da queste ultime pATo\e si ha un nuovo argomento per escludere, come ho detto
nella prefaxione a questa vita di santa Chiara, che Berengario 1* abbia scrìtta nel 1310
come vogliono il Piergili, il Waddin^o ecc. Fra Teodorico infatti mori nel 1318, ed
essendo vissuto nell'ordine otto anni, il suo ingresso sari accaduto nel 1311. Ora,
quando Berengario scriveva, fra Teodorico era gii entrato neir ordine, dei predicatori^
dunque egli dovea scrivere al più al più nel 1311 , mai nel 1310." ma poi abbiamo già
detto che scrisse alcuni anni più tardi.
(1) Tuttavia nel processo del 1318 suor Tomassa di M.o Giacomo di MonteCalco
depose quod ex latefe dextro distingui poterat et distinguebatur quaedam concauUa*
sive foramen et modum plagae { fol. 95* ), cosa questa che depose anche suor Tomassa
di M.o Angelo (fol: 213').
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 235
se aspectum manifestissime apparebat. Habebat tamen crux
ipsa in inferiori sui parte neruiculum quoddam subtilissi*
mum quasi filum per quem inferiori parti cordìs tantummodo
iungebatur. Creuerat etiam crux ipsa tantum in corde uir-
ginis supradicte quod sumitates crucis et transuersalium
brachiorum uoltam superiorem cellule cordis inuaserat y
etiam in carnem superiorem cordis ipsius stabant reposite et
cor ipsum in totum perforatum extiterat ab altero brachio-
rum. Pes crucis siue stipes partim discoopertus partim in
longum repositum infra carnem et concaua cordis cellula
«xistebat.
144. Ek crucis autem opposito stabat quidam neruusrotun-
dus et durissimus quem ego ipse palpaui stringendo digitis
nec uidebatur de facili posse flecti et ille neruus partim erat
repositus infra carnem partimque cordis concauitate detemptus^
et erat unius comunis digiti uirilis in | longitudine ( f. 60/
et grossitudine quasi minus grosse penne anseris seu mino-
ris digiti pueriti], Nerui autem illius summitas habebat v.
neruiculos diuisos ab inuicem et nodatos^ non quod in
ipsis nodi manualiter essent facti^ sed quia caro in ali*
quibus locìs equalitatem comunem neruiculorum illorum
subtilium in grossitudine ad modum nodi aliquantulum ex-
cedebat ac si nodi in alicuius flagelli seu fruste funiculis es-
sent facti. Ex quibus neruis illa frustam (sic) qua Xpus flagel-
latus extitit representare per omnia uidebatur. Frusta autem
huiusmodi in sui parte inferiori carnem habebat mollem la-
tam et tenuem ac si caro illa representaret corrigiam per
quam frusta aliqua consueuit appendi. Funiculi etiam fru-
stre seu flagelli ipsius in parte superiori cordis sicut et
crucis summitas stabant absconsi repositi et reflexi. Quorum
color brunus quasi rubedinem attingebat^ ac si fuissent per-
cussionibus sanguine rubefacti. Color uero nerui seu baculi
supradicti quasi esset lignum ad albedinem actrahebat. In
nulla autem sui parte frusta seu flagellum predicta alteri
carni cordis in aliquo se tenebat^ sed stabat ipsa reposita et
partim discooperta quasi in aliqua cassa sibì consimili sicut
de cruce superius est predictum. | ( f 61.
2}6 MICHELE FALOCI PULIGKANI
145. In crucem autem et frustam predictas sed propinquius
ipsi fruste quidam neruus durissimus et equalis grossitudi*
nis minorìs digiti puerilis bruni colorìs quasi ad nignim
actraheret stabat rectus^ columpnam iliam ad quam Xpus
lìgatus et flageliatus extitit ut uidebatur per omnia represen-
tans. Cuius infirmitas (sic) parti inferiori cordis ipsius firaiiter
se tenebat^ summitas uero quasi esset ligata funibus supe-
riori carni ipsius cellule iungebatur. Erat enim in summitate
columpne quedam neruiculorum subtilium adunata conge-
ries per quos ipsa columpna parti superiori cellule iungeba^
tur. In partibus autem intermedijs columpna predicta expe-
dita et libera existebat^ et nulli carni alteri iungebatur,
146. Ad pedem uero columpne ipsius quidam neruus subti-
licr ad modum semicerculi apparebat coronam que Xpi ca«
piti fuit imposita representans. Nam circa se undique habe-
bat neruiculos nigros subtiles et breues sibi contiguos^ spinas
ex sui dispositione et omnibus circumstantijs representantes.
Et hoc etiam nerui illius forma rotunda et disposino osten-
debat. Corona tamen huiusmodi non erat a carne columpne
separata^ sed neruus ille equalitatem carnis alterius in spinee
corone similitudinem excedebat. | ( f.6i.'
147. Ex parte uero crucis erant tres claui nigri^ carnei quidem
ut creditur^ sed durissimi^ uolte seu testudini scilicet carni
suprastanti cordis cellule sic appensi^ quod ipsorum capita
rotunda oblonga grano frumenti aliquantulum grossiora^ rei
alieni non coniuncta pendendo versus partem inferiorem ipsi
cellule existebant. Et pars clauorum subtilior^ scilicet puncte
ipsorum , quibusdam fìlis carneis subtilissimis quasi essent
fila huiusmodi dicti claui per punctas existebant appensi: non
quod singuli claui fìlis singulis sint uel essent appensi^ sed
unusquisque clauorum duobus £lis discretis ab inuicem^ sibi
tamen inuicem propinquissimis pendebatur. Per clauos au-
tem predictos claui quibus Xps extitit crucifixus nobiliter de-
signatur. Nam et unus eorum clauum peduum significans
erat et est grossior^ et existens remotus ab alijs fìlis longiorì-
bus pendebat^ sed alij duo claui minores tertio fìlis appensi
breuioribus sibi inuicem uiciniores existunt. Ex quibus ueri*
VITA DI SAKTA CHIARA DA MONTEFALCO 2}^
similiter creditur quod ille maior et remoticr clauum pe-
dum et isti duo uiciniores clauos manuum representant.
148. Et iuxta subtusque fila clauorum^ quidam neruus du-
rìssimus et acutus ita | quod fiecti non poterat de ( f. 63 .
carne cordis egredi uidebatur. Et habens in puncta colorem
nigrìdinis sicut ferrum^ per concauitatis cordis medium quasi
in ymum declinans transuersaliter tendebatur. Ex cuius di-*
spositìone et forma potest facile dcprehendi quod iancea
cum qua X extitit uulneratus designat.
149. Ex latere uero crucis et in parte inferiori cordis ipsius
erat quidam (') quasi grossitudinis unius calami pene amseris^
carni cordis coniunctus et camis cetere equalitatem ad mo*
dum baculi uel arundinis erecti in altum excedens^ et in
ipsius arundinis summitate quadam subtilium neruiculorum
quasi in forum (') congeries existebat^ spongiam aliquam super
immtssam arundini ex sua dispositione et colore designans.
Ex quibus cognoscitur quod ista significant spongiam et
anindinem quibus Xpus fuit portatus in cruce.
150. In fellis autem loculo tres lapides fuerunt reperti quo-
rum quilibet grossitudinis unius auellane mediocris seu pol-
licis mulieris. Forma eorum rotunda sperica^ color medius
inter obscumim et pallidum qui colori alicui speciali ut ex-
timo assimilari non potest. Ex quorum forma numero simi-
litudine^ et colore diuinarum personarum Trinitas ydonee de-
signatur^ presertim quoniam predicti lapides | tanta ( f.6s.>
similitudine sibi ad inuicem adequantur quod uix aliqua
differentia discernitur inter eos. De quibus etiam post proli-
xum studium medicorum et naturalium talis sententia ema-
nauit^ quod nullo modo potuerant per naturam scd solum
hoc Sciente diuina potentia generarì.
(t) In questo luogo manca certo la parola nervus.
(2) ProtMibilineiite in/ormium.
238 MICHELE FALOCl PULIGNANI
151. Predicta insigna in dare corde et corpore per dominas
-ex proposito non fuerunt quesita^ sed statim post Giare
transitum in mentem omnium et singularum monasteri) do-
minarum quedam cum feruore maximo inspiratio superuenit^
ut corpus Clare^ per quod tot sancta opera erant facta^ si
possent penitus conseruarent. Et ideo exterìora extrahere
uoluenant. Cor autem ejus in quo tot inspirationes diuine^
tot sancte considerationes^ et proposita fuerant^ corruptioni
tradere noluerunt^ sed potius conseruare. Et dum prò con-
seruando ea corpus et cor predicta parabant^ sine suo pro-
posito in corde paxionis misterium in predictis insignis Xpi
et post modum in loculo quo fel secundum naturam icsse
debuerat^ predictos tres lapides repererunt Nam quamuis an-
te cordis incisionem loculum fellis durum et arìdum a iecore
primitus auqlsissent quoniam tamen Dei uirtute^ et quod ibi
latebat misterium ignorabant^ per plures dies lapides in lo-
culo integro ex negligentia dimiserunt^ donec post publicata
cordis insigna^ de medici Consilio (') aperuerunt loculum et la*
pides repererunt. Ipsi autem | lapides extracta de ( f. 63.
loculo insimul se tenebant^ sed dum nino per dominas laua-
bantur absque tamen omni uiolentia ab inuicem ( seiuncti
sunt ). xxpj.
150. Quidam ulta et ordine frater minor ad predicandum
in Giare exequis destinatus^ sermonem suum composuit sicut
prò aliis mortuis consueuerat predicare ('). Et fundare propo*
suit suum sermonem super hoc temate: Mulier gloriosa inuenit
gloriam. Gum autem ad locutorium ascedisset et secundum te-
ma uellet proponere^ subito propter feruorem aduenientis sibi
(1) Simone da Spello fa il medico che per primo vide ed esaminò queste pietre
(Proc. 1318, fol. 919 ).
(3) Laudet eius (k, Clarae ) in funere prò conclone celebrava lacobu» Gom'
tiut Lector Franciscanut. Cosi il Waddingo (Annate» Minorum. 1491, Dum« LXVL
Tom. XIV, Romae,ML>CCXXXV, pag. 533 ). Come si vedrà in seguito. e<ii era lettore
del luoj(o di Bevagna. Qui il solito annotatore segnò in margine: Oralor funerù
b, Ctare frater Minor,
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 239
spiritus uehementer mutatus^ uìres maximas ad eam laudan-
das (sic) assumpsìt^ et ut uitam eius et transitum aliqualiter
commendando referret^ et predicta inspiratione accensusnil
de precogitatis dicere potuit^ nec de beata Clara sicut de
^js mortuis facere consueuerat predicare. Ex qua dictus fra->
ter accensus^ quid de beata Clara sicut de sancta etiam uir*
gine predìcaret^ nulla cogitatione super hijs prehabita in
-ilio femore proposuit: Que est ista que ascendit de deserto
delidjs ai&uens innixa super dilectum suum ? Pro ternate au-
tem dixit. Secundum nomen ita et laus tua. Et tunc sermo*
nem suum incipiens predicationem sicut de sancta etiam uirgi-
ne textuit et continue in ilio femore perdurans laudes et com-
mendationes altissimas quas numquam antea precogitauerat
in ista predicanone proposuit et extitit prosecutus audac-
tius I fementius et eloquentius quam umquam de ( f. 63/
sancto aliquo consueuerit predicare. Ad cuius nerba altissima
religiosi quam piures qui de diuersìs ordinibus ibi tunc ade-
rant indignati^ (') et presertim sui ordinis supradicti cepemnt
centra eum alij inter caputia cachinari^ alij toruis oculis intuerì^
ali) ducebant capita alij facies diuertebant aliqui etiam colloquen-
tes ad inuicem dicebant eum modum excedere in laudan*
do. Et sic diuersimode signa dispicentie ostendebant. Quorum
gestus tedia et dispicentias dictus predicator agnoscens^ quam-
uis sibì illorum turbatio alias displiceret^ non tamen ob hec
obmictebat dicere que in laudem predicte uirgi'nis sibi do-
minus ministrabat. Immo in laudes ipsius uirginis^ non ex
fratrum audientium tedio^ sed in honorem Dei et uirginis
supradicte amplius animatus^ profundiora et altiora in eius
laudibus predicabat. Et ipsam Claram modo stelle^ modo lune^
modo soli, modo uirge floride, modo rebus alijs pretiosis
(t) Riferì nel procesto del 1318 ( fol. 343) fra Francesco di Damiano fratello della
Santa 9 che al faocre di lei, non chiamati, intervennero da 30 frati, il che fa stimato
cosa prodigiosa , ^ v/Vi quando venerani duo vel quatuor /orentet , muitt etiam re-
fmtantnr.
240 MICHELE FALOCI PULIGKANI
assimilans^ laudum eius relatione sue mentis desiderium non
poterat satiare. Ardebat namque quidam femore maximus
deuotionìs in mente fratrìs predicti quod omnes timoris
species a se abiciens de fratrum gestibus non curabat. Sed
in carìtatis firmitate fundatus ueritatem intrepidus predi-
cabat^ I et in spiritualis unctionis femore quem dicando ( f 64.
(predicando ?) sentiebat continue que non precogitauerat siÙ
' dominus inpremeditate omnia in laudem predicte uirginis mn
nistrabat. In fine autem predicationis impremeditate conclusiti
Bonis et nostris precibus Clara beata non indiget sed nos
qui eius auxilio indigemus ipsam suppliciter deprecemur ut
153. ipsa prò nobis ad dominum intercedat. Q Post modum
autem cum ex predicanone huiusmodi et alijs plurìbus lau-
dibus per eumdem fratrem in honore predicte uirginis pre-
dicatisi in quibusdam predicationibus post modum subsecutis
linguas suas detractiones predicti et emuli acuissent adeo
quod ipsius fratrìs conuentuales sotij intulissent ei plura nerba
non modice pungitìua cepit dictus frater in animo anxiari
et reprehensiones fratmm et nerba (qiiae) in predicationibus
dixerat diutius considerans Inter semetipsum dicebat Mul-
tas fratribus oblocutiones et scandala multam contra me re-
prehensionis materiam excitaui et nescio utmm Deo et eius
sancte uirginis (sic) sit acceptum. Et quedam die cum propter
multa que audierat plus solito trìbulatus recessisset a fratri-
bus quomm nerba non poterat substinere^ cellam suam in-
gressus cepit super lectum sedere. Et ecce fratre predicto
in ilio cogitatu quasi aliquantulum dormitante^ Qara uirgo
mirabili claritate | refulgens cellam predictam intra- ( f. 64.'
uit et in fratris dormitantis oppositum sedens cepit eum
ylarissima &cie intuerì. Et allocuta est ad eum dicens. In-
spice et die si id quod de me predicasti tibi nimium ui-
deatur. Cum autem frater predictus ad cogitationem nerbo-
rum huiusmodi se uertisset^ subito de claritate illa uirginis
memorate quoddam aliquid per modum luminis quasi es-
set scintilla aliqua ignis clarìssima emanauit et animam fra-
tris illius cum magna spirituali tetigit unctione. Ad cuius
scintille tactum dictus frater subito in instanti omnes pre-
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 24 1
dicationes et omnia que in iaudem predicte uirginis dixerat
uidit sic memorìter^ et sic clare^ quod ipsa uidebat clarius^
intelligebat iierius^ et plenius cognoscebat^ quam apprehen-
derìt aliqua que possent corporalibus oculis intuerì. Et
tunc frater predictus ad uirginis ( verba ? ) interrogata
(sic) respondens ait Vere est modicum quicquid dixi. Ga-
ra autem cum delectabili quodam risu subiunxit. Verum
est quod ea que dixisti fuerunt modica et etiam in dicendo
ea modum debitum non seruasti. Non enim ea asserebas
sicut asserere tenebaris. Dum autem dictum coltoquium age^
batur^ anima fratris ipsius lumine quod a Clara receperat il-
lustrata uidebat premium Giare uirginis in altum coscen-
dere et transcendere multos ordines angelorum. Sed quoniam
eius premium cursu celerrimo | ascendebat et pre- ( n 65.
dicti fratris uirtus et intelligentia non poterat idem sequi^ ne-
quivit apprehendere dictus frater in quo supernorum spiritum
ordine remaneret. Et claritate tam et uelocitate ascensus ip-
sius credit et intellexit dictus frater in uisione predicta quod
154. Clara ascenderet ad suppremum. Q Et post modum dictus
firater cum appodiatus existeret ad ceruical^ Clara super cer-
uical predictum se posuit ad sedendum^ et inter coUum fra-
tris, qui leuitur obdormierat, et ceruical manum suam et
brachium interponens, cum manu altera percussit fratrem
dulciter et leuiter in superiori maxilla dicens. Inspice modo
et uide si sum pulcra. Frater autem predictus quoniam in
multitudine delectationis absortus loqui non poterat, intra
se tamen non per uocem exprimendo dicebat. Mirabilis pul-
crìtudinis es sancta uirgo. Et eleuans caput suum, Claram
inspicere et uidere si posset corporalibus oculis nitebatur.
Tanta uero fulgoris habundantia tantaque clarìtas de Clara
uirgine emicabat, quod ipsius fratris oculi corporales ipsam
non poterat (sic) substinere, immo illius luminis reuerberati
fulgore stupebant, et repercussi naturalem uidendi potentiam
amictebat (sic). Clara uero eumdem fratrem iterato leuiter ut
antea fecerat in maxilla percussit dicens. Respice me et re-
spondas si sum pulcra. Ad cuius uocem dictus frater cor-
pcK-aliter | confortatus respondit uerbum illud quod ( f. 65.'
Archivio Storico II. i6.
242 MICHELE FALOCI PULIGKAKI
prò themate suae predicationb antea assumpserat et ore
loquendo dixit. Tota pulcra es amica mea et macula non est
in te» Et tunc frater predictus cepit in animo cogitare cui
rei color ipsius uirginis assimilari ualeret. Et cum omnia in
comparatione illius pulcritudinis . et splendorìs deficere uide*
rentur^ occurrit sibi consideratio coloris celi in occidentali
parte post solis occasum sereno tempore et nulla interposi*
tione nubium obfuscato. Et isti colorì fulgorem Giare qui
continue durabat assimUans colorem alium qui interdum mu-
tationem uidebatur recipere^ colorì aurì purìssimi et fiilgentis
congrue similabat. Interim autem dum dictus frater talia
cogitabat^ Qara eum tertìo repercussit interrogans an pul-
cra sicut predicauerat uideretur. Et manum supra maxillam
fratris ipsius quam dulci tactu percusserat^ firma quadam
appositione tenens^ diutius securitatem maximam eius anime
influebat. Et tunc firater predictus eandem auctorìtatem in
tanto resumens dixit. Tota pulcra es et cetera. In tactu nero
manus predicte uirginis idem frater delectatìonem quamdam
indicibilem sensit emanantem ab ea^ ita quod anima dicti fra-
tris et corpus ac cuncte partes ipsius corporis replete fiierunt
consolatione et delecta(tione) mirabili^ et que referrì non pos-
set nisi hoc | tantum^ quod etiam pedis articulis (sk) et ( f. 66.
cetera corporis membra que de sui natura et modo nullas
uel modicas consueuerunt in se consolationes recipere uel sen-
tire^ tunc supernaturaliter sic de consolationis illius habundan-
tia delectationis plenitudinem auriebant^ sicut lingua uel ocu-
lus aut membra aliqua que de sui natura consolationem et
delectationes consueuerunt recipere et sentire. Omnes etiam
sensus et uirtutes corporalium sensuum suas delectationes
et consolationes proprias sentiebant Et tunc frater predictus
ex tanta consolatione et familiarìtate Giare uirginis securìta*
tem et robur accipiens^ cepit ipsam diligentius intueri. Et in
aspectu cognouit quod ipsa Giara in quacumque sui parte
contra quamcumque modica uideretur^ tota integraliter uide-
batur. Erat autem sic transparens et clara quod dum inspi-
ciebatur exterìus et ab una parte , intrinsecus etiam ex parte
altera uidebatur. Vestimentis autem aliis non uidebatur in-
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 243
duta^ sed erat tantum induta clarìtate illius luminis et splen*
doris. Et cum Clara ibi diutius sic stetisset^ fratri supradicto
iniuncxit ut istam uisionem cuidam fratri tunc guardiano loci
fratrum minorum de Monte Falcone quem dixit, sicut ^rat
sibi contrarìum diceret et referret
155. Uir quidam de Monte Falcone infirmitatem quamdam gra-
uissimam patie | batur tunc temporis^ quam per an- ( f. 66.'
nos XIIU erat passus et etiam tempore ampliori^ habebat
enim in parte sinistra a summitate cosse et infra , scilicet
a iunctura intra crus typiam atque pedem dolorem fortissi-
mum^ et infirmitatem incurabilem iuditio medicorum^ ita
quod nec habebat potentiam ordinatam. Quando enim
ibat pedem sinistrum transferre non poterat^ sed trahe-
bat predìcte cossam et tybiam supradictos (sic) et longitudo
cruris et tybie patientis illius erat per spatium duorum digi-
torum et amplius breuiata. Paucis autem diebus post transi-
tum beate Giare uirginis supradicte elapsis^ audiens die qua-
dam dictus infirmus quod crux et alia passionis Xpi insignia
in corde Clara sancte reperte fìierant et apud eius mona-
sterium debebant ostendi^ ad que etiam uidenda potestas et
offitiales et populus Montis Falconis unanimiter coniluebant
('), cepit cuncta despicer^ et quasi prò nihilo reputare et iter
arrìpuit ut cames emeret ad macellum. Cumque paululum
ambulasset tactus in corde diuinitus^ doluìt eo quod Dei uir-
(i) Questa ▼isiti solenne dd podestà e del popolo di Montefalco al monastero
della Santa per vederne il cuore, accadde il ss Agosto, e ne abbiamo il documento an*
tentìco, che qui riportiamo sebbene già noto. Lo togliamo dal processo del iSfis (Sum-
marium uovum. num. V. pag. 51-54 ), ove si dice ancora ( Memoriale super dubto
an et de quihuM miracults etc. pag. 84-86) che fu trovato nell* Archivio della S. C. dei
Riti in un foglio di pergamena che 1 paleografi ( Summarium novum^ pag. i ) giudica-
rono della prima metà del secolo XIV. EÒrone la copia:
In nomine domini Amen. Anno domini millesimo treoenteximo octavo, indictione
iota, tempore domini Clementls Pape Quinti, die vicezimo secnado mensis Augusti»
244 MICHELE FALOCl PULIGKANI
tutem et sanctitatem predicte uirginis contempsisset^ retroces*
8Ìt et iuit ad monasterìum predicta insigna cum alijs gen-
tibus inspectiuiis. Sed quoniam predicte infirmitatìs dolorìbus
impeditus simul cum alijs illuc eumtibus non poterat am«
bulare alios tamen | tantum euntes claudicando si ( f. 67.
poterat sequebatur. Cum autem cnix in corde uirginis su-
pradicte reperta per quemdam fratrem minorem publice
Hec est forma cniasdam iaramenti corponliter prestiti conin dopno Bordono presbì-
tero et retore Ecclesie unte Marie de turrì de Montelalco spoletane Dioc. Vicario in
dicto castro et districta Yen. patria Domini Petri Eletti Spoletaoi et Chlero Montis£alco
et nobili Tiro Angelo Gentile domini Ugolini de Gilibertis de Spoleto potestate Montis
Falco, eiosque officialitma et priore et officio quactaor et notar populi diete terre» frate
Francisco Custode Vallis Spoletane ordinis minorum, et aliis plurìbus religiosis et bo-
nestis et discreptis viris, et maltioe ( multitudine ) copiosa hominam et malierum de
de dieta terra, et etiam alionde congratis < congregatia ) in Ecclesia Monasterii Sancte
Crncis de Montefalco, et extra ipsam Ecclesiam in Qaustro et yia, cum Ecclesia non
esset cspsx tantamm gentium que occnrrerant de diTersts partibas et locis propter reve-
rentiam Oey omnipotentis» lesa Christi, et gloriose Virginis Marie dus Matrts, et Ec-
clesie Sancte Crucis, et propter reverentiam et honorem et devotionem Beate Giare
Virginis Deo dedicate, nane in dicto loco migrantia ad Dominam» in qao loco, et qoi-
bos gentibns miracola et beneficia Salvatoris nostri lesa Christi obstensa fuemnt in-
veta ( inventa ) in corpore et corde beate Tlrglnis Giare, et paUice ipsi popolo ob-
stensa. Sdlicet cor ipsius Beate Qare, in qao corde inventa foit qncdam crnx de carne
ad modum Theo, in latere dextro dicti cordis in qaodam loco depresso in ipsa carne
ad modum diete Crucis, nec infiza erat cum ipsa carne cordis, set separata per se sta-
batf nisi quod in pede diete crucis erat quidam filos carnius satis ezilis, qui ex ima
parte conganctus (conjunctus) erat cum pede diete crucis, et ex alia parte natus ti-
debatur in ipso corde et ipsa cruce. Ex latere ipsius erat quodam foramen parvuncu-
lum ad modum percussionis lande. Ex parte vero sinistra prefitti cordis erat quedam
fasta de carne lùtbens in sumitate quinque nenranculos, que in nullo congancta erat
enm ipso corde. In ipso etiam corde ex interiori parte breviter continebatur totnm mi-
sterinm Passionis, sdlicet lancia et davi, omnia de carne dicto cordi continebantnr. In
felle ipsins Giare inventi foeront tres lapides crossi ad modum avellane , non nlmia
crossa rotondi, ex ima parte erant plani, eiosdem croasitodinis et coloris sìne alìqaa
homiditate. Qniboa omnibos coram dictis gentibos et popolo obstensia aoUepniter et
rcverentcr visis, soror Johanna Abbatissa dicti Monasterii, et alia sororcs dicti Maw^
steri!, sdlicet aoror Marina, soror Thomassa, soror Lucia, soror Agnes, soror Francar
aha, soror Katartna, soror Margarita, soror Allominata, aoror Christina, soror Jsaya,
soror Constantia, soror Francescha, soror Angeloccia, soror Massiola, soror Jacovoda,
et soror Alena Monialea prefati Monasterii ad certitodinem populi predici! et gentium
illuc oocorentiom et fidem tantorum miracolorom ob devotionem Dd , et Beate Marie
et Beate Giare Virginia predicte, que naper ad Dominom migraverat, corporaliter tacto
Ubro, poblioe ad Sanctt Dd ETtogelii iunTcmiit iti foiaac at aapeiios cat Damtnm
VITA DI SANTA CHIARA DA MOKTEFALCO 245
populo monstrabatur (') sensit dictus infirmus motum quem*
dam deuotionis in anima^ iet feruore spirituali accensus dixit
Sancta Clara benedicta rogo te per ista seruitia que Dee
adìcicntes et decUrantes cansain eoram motns, qnare ause fuenint dictum cor sdodere
et prò talibos rìmarì, diceotes primo Dei voluntatem fuisse, secaodarìo quia dum dieta
beata Clara iaceret infirma prope transitum saum, aliquando ereta spirita in tanta ala-
criute et iocunditate existebat ut facies dus resplenderet mirabiliter , dicendo , or
( lege oh ) ducatis me ad locum diutius dessideratum, et dolcissime canebat , et verba
alta et profnndissima loquebatur. Aliquando cum demonibas videbatur esse in conflictn,
dicendo, ite maledicti, quia ego nolo vestrum accipere» nec de meo vobis aliquid dare,
nec hic habetis quicquam facere , quia Dominus Jesus Christus maledixit vos jam sunt
quinquemilia anni et plus, et ego vos maledico adeo, et a me ite viam yestram et rece-
di te. Et cum hec diceret ut eias sorores audierunt» sorores dicti Manosterii celariter
Tenernnt ad eam , quarum una dixit ei , Clara times tu ? et illa respondit , non timeo ,
nec reoolo qnod adhuc timuerim, et Illa soror que quesierat extendit manum versus eam
volens eam signare signaculo Cruds, et Beata Clara Virgo dixit ei, quid vis £icere? et
illa respondit, volo te signare Cruce, et Beata Clara respondit, non cxpedit, quia Cru-
ccm Domini Nostri Jean Chrìsti inflxam habeo cordi meo. Et propter hec et alia qne
ab ea andierant mote sunt ad rimandum et videndum cor ipsius et viscera, dicentes in-
tro se, ipsa beata Clara defuncta talia nobis dixit, nec unquam ab ea andìvimus qnod
esset mcndadum vel vsnum , unde rimemur et videamus prò predictis que nobis dixit.
Et hec omnia et singula iuraverunt, ad sancta Dey Evangelia ita fuisse et esse vera ut
superius sunt narrata. Ad hec Ma^^ister Symon de Spello medicus fissdce (sic) qui cu-
ravcrat in sua infirmitate dictam Beatam Qaram Virginem, presens existens, tacto libro
corporaliter , coram omnibus predictis ad Sancta Dey Evangelia iuravit, se statim post
ciasuram (sic) dicti cordis ad fenestram gratis ferree dicti Manosterii sancte Crucis de
recente vidisse omnia et singula supradicta, prout demonstrata et narrata sibi fuerunt
per dominas predictas.
Actum in Ecclesia Sancte Crucis de Montefalco inxta gratem ferream Monasteri!
■ancte Crucis prefate presenti bus Domino Gentile Domini Ugolini de Giiibertis de Spoleto
potestate Communis Montisfalco, domino Angelo Gentilis de Monteleone eius indice et
dicti communis magistro Ciappo Spoletoni de Spoleto eius Notano, Puccuro Palmaroni
de Montefalco priore populi diete terre, magistro Joacùe de Spello Notarlo dicti populi
Castri prefati, Matheo Lancsocti, Paulicto Marconi, Cripsuro Benetendi, et Leonardo
Patri de Montefalco, qnactuor qui presunt populo diete terre, Nardo Siccapopuli, Gn-
rarducdo domini Musey, Juliano Pauli, Petro Andree, et Petrudo Symonis Andree de
Spoleto , fratre Francisco Custode Ordinis Minorum Custodie Valli» Spoletane , eiusd.
Ordittis, fratre Andrea Fingiaoni, fratre Jacobo Magistri Gontii lectore loci Meanee, et
fratre Joanne Minudo Pulcini de Mevanea de Ordine Minorum, domino Periohanne do-
mini Raynerii milite, domino Egidio Viviani, domini Jacobi, domino Munualdo Jacob!,
et domino Andrea Raynerii iudidbus, domino Thoma Angeli . frate Jacobucio , domini
Jacobi, dopno Pantulo Scorne, dopno Nicola Andree, dopno Petro Raynl, et dopno Ray-
nucdo Johaiinauri presbiteris domino Joanne Canonico Spoletano, Leonardudo domini
Goilli, Pudo domini Jacobi, Magistro Jacobo Hngolini, et Petrucio Pucxuri de Monte-
falcone, et plurìbus aliis testibus ad hoc vocatis et rogatis
(Siffnum). Ego Angelus Joannilli de Montefalco imperlali auctoritate notarius, et
index ordinarìns prefittis iuramentis interfui, et ut saprà legitur, rogatus scribere, scripsi
et pablicavi.
(1) Il solito vecchio annotatore in margine scrisse: Intigna patsionit reperta in
corde b, dare a fratrt minore populo ottenduntur.
^4^ MICHELE PALOa PULIGKAKl
feàsó, ut me liberes ab infirmitate quam passus sum ita
dire. Et in sua oratione adiecit quod si liberaretur a pre-
dieta infirmitate ocream ceream longitudinis suorum crurìs
tybie ac pedis in honore prediate uifginis ad eius mona-
sterium deportaret Qua oratione completa incontanenti an-
tequam inde recederet quidam sudor maximus emanauitde
infirmis crure et tybia in ocream quam calciatam portabat^
et dum inde recederet homo ille^ quamuis adhuc non esset
a predicta infirmitate plenarie liberatus^ sensit tamen quod
dolor eius erat aliqualiter diminutus^ et pes crux (sic) et tybia
supradicti erant quasi totaliter consopiti. Nocte nero diei illius
dictus infirmus in domo sua decumbans uidit in sompnis
quod in monasterio sancte Giare predicte^ quod uocatur mo-
nasterium sancte crucis^ quidam fons amenus et pulcerrimus
emanabat^ ad cuius pulcrìtudinem et ut de aqua ipsius bi-
berent^ innumerabiles populi confiuebant. Non tamen uenien-
tes de fonte ilio | bibere poterant^ sed biberant ali- ( r. 67.'
qui Inter quos semetipsum uidebat^ et se de aqua fonds illius
bibere cognoscebat. Et post paucos alios dies^ cum fuisset
in dicto monasterio de sanctitate Qare et de predictis insi-
gniis predicatum^ nocte diei illius uidit in sompnis dictus in-
firmus totam domum suam in qua iacebat mirabiliter illu-
stratam et clarìorem sole reuerberante in meridie posset esse
(sic). Et simul cum ista claritate^ uenit ad eum uirgo Qara,
clarior sole et qualibet clarìtate^ que iacenti infirmo appropians
sue manus tactu dulcissimo totam infirmitatem eo sentienti
abstulit ab eo. Et ipsi infirmo uidebatur quod sancta Clara
sic eius infirmitatem auferret sicut aufertur corium ab an-
guilla. Et tunc Clara recedens^ eum piene liberatum dimisit.
Ipse nero liberatum se sentiens fortiter et alta noce de sua
loquens infirmitate^ clamauit dicens. Portas ne eam tecum^
portas eum tecum? (sic) et adiunxit. Verum est quod portat
eam? Quidam autem conuicinus ipsius^ audiens dictum in-
firmum sic clamantem^ increpauit eum dicens. Miser^ quid
clamas ? Sunt ne fures qui portent tua quod eis dicas quod
portant ? Ad uocem autem ipsius dictus eger euigilatus ui-
dit domum suam adhuc clarìtate predicta mirabiliter | {ics.
VITA DI SANTA CHURA DA MONTEFALCO 247
illustratami et se sensit sic plenarie liberatum^ ut nec dolor
aliquis nec infirmitatis cuiusquam indida remansissent in eo^
ymmo rehabebat perfecte potenriam ambulandi et breuitas
cruris ac tybie predictarum ad magnitudìnem et equalitatem
partis alterìus beate Giare uirginis mlraculosa operatione red-
dita (erat). Et hoc miraculum constat notorie esse uerum^
quoniam infinnitas prefatì egri erat et fuerat per annos XIIU
et amplius omnibus hominibus de contrata illa notorie ma-
nifesta^ et nulla infirmitatis predicte indicia in eo post mira-
culum remanserunt Eidem etiam egro quando interdum
uolebat peccato alicui consentire^ antequam caderet, Qara
uirgo in sonpnis apparuit et ne peccato fiendo consentirei
precépit^ et alijs modis pluries ne in peccatum caderet^ sicut
ipse asseruit^ custodiuit.
156. Die illa qua predicta insignia populo monstrata fìierunt^
quidam uir arte sua lateres ad conquendum disponebat in
filmo. Et uidens suam uxorem uenire^ dixit ei: unde uenis?
Que respondit. Ego uenio de sancta Clara ^ quoniam crux
et firusta sunt in ejus corde reperta^ et modo omnibus sunt
ostensa^ multaque miracula fiunt ibi. Vir uero predictus ce-
pit ridere ut cachinari de uerbis uxoris et detrahere ac
uerba pare ( sicy suae ? ) uxoris uerbo fatua increpare.
Viro autem taliter detrahente quidam de lateribus quos
in furno | posuerat saltauit subito et in brachio (f. 68.'
eum magna ictu percussit. Ex qua percussione magnum do-
lorem sensit et dolor ille continue grauabatur. Et in sero
diei illius cum iam dolor nimium excreuisset^ reuersus est
uir predictus ad conscentiam et congnouit quod ista per-
cussio miraculosa extiterat^ ex eo quod detraxerat sancte
Qare. Quod ea ratione cognouit^ quoniam nondum in fur-
no ignis fuisset accensus^ later crudus saltare nequiuerat nec
tantum ictum et dolorem inferre etiamsi coctus et multo
maioris quantitatis fuisset. Cognoscens ergo quod malefecerat^
recommendauit se uirgini sancte Clare^ et uouit eius uisitare
sepulcrum^ credens prò certo ea que de ipsa audiuerat esse
uera. Et ecce statim subito sensit uir predictus^ quod eius
brachium in loco dolorìs sancta Clara tetigit manu sua^ et
248 MICHELE FALOCl PULIGMAKI
. in tactu totum dolorem abstulit et lesuram. Et sic uir pre-
dictus statini fuit plenarie liberatus.
157. Et dum predìcta insigna in corpore Qare reperta po-
pulo monstrabantur^ quedam domina piena diebus et in san-
ctis operationibus laudabiliter antiquata Beatrìx nomine^ si-
mul cum alio populo erat in monasterìo memorato^ et recta
existens in suis pedibus uidit quamdam societatem innume-
rabilem angelorum sanctorum parìter et sanctanim. Erant
autem induti diuersis modis et | colorìbus uestium ( r. 69.
et inter eos beata Qara predicto decore fulgens inenarabUi
existebat. Et uestes eius erant colorìs rubei que tantam de-
corìs pereminentiam ostendebant quod in toto ilio celi exer-
cim non apparebant nisi duo sancti alij qui essent cum Qara
sic decoris uestibus conuestiti. Et ex aspectu uirginis domina
Beatrìx predicta quasi in quodam raptu femore accensa se
continere non poterat sed clamabat dicens. Sancta Clara^
138. sancta Clara. G Alia etiam uice eidem domine Beatrici in
domo propria existenti Clara uirgo cum clarìtate mirabili
apparuit et audiente predicta domina Beatrice ipsi beata
Clara (') quic quid uis^ quoniam quic quid petieris optinebis.
159. Q Alia etiam die cum tertio sibi apparuisset in sue appa-
ritionis discessu Clara crucem quamdam pulcerimam in co-
spectu domine Beatricis reliquit^ ad cuius crucis intuitum
dieta domina se signauit, et ipsam crucem sic uidebat da-
rissime^ quod etiam suam neptem que in domo habitabat^
cum ea uocauit ut et secum uideret pulcritudinem diete cru-
cis. Nepte nero uocata statim antequam ueniret disparuit
crux predicta.
160 • Apud Bonegium in cenobio sancte Agnetis perusine dio«
cesis erat quedam domina que ibidem ulta et habitu lauda-
biliter diutius fuerat conuersata: hec infirmitatem quamdam
grauissimam per multos annos et tempora | passa ( f. 69.'
(1) Forse manca .* dixitì die quiequid vis etc.
VITA DI SANTA CHIARA DA MÒNTEFALCO 249
fuerat per omnia corporìs sui membra unde debilitata erat
nimium et acerbis dolorìbus uexabatur. Caput eius motu
continuo nec saltem per aliquam morulam instabilitate uel
quiete stare poterat uel teneri. Manibus etiam cibum ori
nequibat apponere^ sed oportebat quod pasceretur ab aliqua
dominarum. Pro liberationis autem benefìcio optinendo ab
infirmitate predicta ipsa ipsa {sic) domina diu fuerat Consilia
medicorum secuta et insuper sancti Francisci et sancte dare
de Asisio ed aliorum sanctorum plurìum se intercessionibus
recomendans^ uota sua emiserat ut posset a predicta egritu-
dine liberari. Et ex predictis petitis sunt fragijs (') uel eorum
aUquo nullam melionitionem corporìs sentiebat , immo ipsa
infirmitas uidebatur continue aggrauarì. Die autem octaua
a transitu beate Giare de Monte Falcone ista domina sic in-
firma iacens in suo grabato^ de mane ante tertiam die sabbad
orationi instabat^ et audiuit subito quamdam uocem prout
prò certo credidit angelicam uel diuinam sibi dare dicen-
tem : Auoue te sancte dare. Auoue te sancte Giare et eris li-
berata. Ipsa nero domina sic infirma quae sancte Giare de Asi-
sio se deuouerat, recordata super nerbo uocis illius quam au-
diuerat^cumadmiratione maxima cogitabat^presertim quoniam
aliam sanctam Glaram quam illam de Asisio numquam alias
au I diuerat nominari nec de beata Giara de Monte ( f. 70.
Falcone aut sanctitate ipsius numquam habuerat notitiam
nec de morte. Ad cuius infirme recogitatum^ quamuis nihil
loquendo proferret uox predicta respondit. Sancta Giara de
Asisio magisterìum habuit temporale^ sed sancta Giara de
qua loquor magisterìum habuit spirituale* tantummodo non
terrenum^ et adiecit: Hodie sunt Vili dies quod hec sancta
Qara de mundo transiuit^ et eius humanitas est pura sicut
humanitas sancti lohannis^ et ipsa uocabatur sancta darà
(1) Forse: sufragiis»
250 MICHELE FALOCl PULIONANI
de cruce. Et tunc ipsa domina sic infirma dixit Ego nescio
que sit ista sancta Clara^ neque umquam alias audiui aiiquid
dici de ea. Et uox predicta itenim locuta dixit. De ista sancta
Qara Bona de mane de Perusio loquitiir et te instruet que
sit bta. Et hijs dictis infirma predicta ad se redijt^ et uocans
retrìcem loci^ ei et quibusdam alijs dominabus eiusdem^ pre-
dieta que audiuerat incontinenti per ordinem retulit et ipse
domine ad Bonam de mane perusinam statim sine inter
medio temporis transmiserunt monasterii seruitrìces. Cum-
que Bona de mane seruitricium relationem audisset^ subi-
to in spirìtu eleuata quamuis nil de transitu beate Gare
predicte alias audiuisset^ clamauit dicens : Clara sancta tota
diuina tota cum Deo unita. Verum est^ uerum est quod
hodie sunt Vili, dies quod transiuit Hec est Clara sancta
condam abbatissa | monasteri) sancte crucis de ( f. 70/
Monte Falcone. Et cum seruitrices ad monasterium redissent^
infirma predicta ipsarum relatione audita^se recommendauit
prò sua liberatione beate Clare de cruce. Et uoto emisso
statim sine aliquo intermedio temporis fìiit plenarie li-
berata, xxviij.
161. Frater quidam de Spoleto ordinis predicatorum per men-«
Sem cimi dimidio duplici tertiana grauatus^ cum post auxilia
medicorum plurìum santorum patrocinia inuocasset^ nondum
tamen poterat liberari. Audiens uero miracula diete Clare et
quod in ea reperta erant X. insignia paxionis recommendauit
se uirgini supradicte. Et cum febris accensionem expectaret
surrexit de lecto et genuflexit coram ymagine crucifixi
dicens. Saluator mundi rogo te ut meritis et precibus istius
sancte Clare que hijs diebus de mundo migrauit^ febris ista
me amplius non affligat^ et ego promicto hoc publice pre«
dicare. Quo uoto emisso statim hiit plenarie liberatus quod
nec febris redijt ad eumdem. xxptitj.
162. Quedam mulier de Monte Martano in sanctitatis ope-
ribus et assiduis operationibus antiquata^ die quadam spirì-
tualiter eleuata uidit beatam Qaram ante presentiam Trini-
tatìs claritate qualibet clariorem^ et crucem quamdam au-
ream cum crucifixo in manibus | deferentem ( f. 71.
VITA m SANTA CHlAftA DA MONTEFALCO 25 1
et in ipsius Giare capite coronam aureatn refulgentem
XXX.
163. Venerabìlis pater dominus lacobus de Columpna (') sa-
crosancte romane ecclesie cardinalis qui in urbe romana tunc
temporis residebat^ romana curia in ultro montanis partibus
existente^ audita fama . celebri dare uìrginis et insignum pre-
dictorum crucem et frustam et cor cum ceteris passionis
Xpi insignis ac predictos tres lapides^ fecit Romam a se in-
spidenda deferri. Quibus omnibus per eum ac uenerabilem
patrem dominum Neopolionem sancti Adriani diaconus car-
dinalis (sic) una cum pluribus honorabiiibus et fide dignis per-
sonis plures diligenter inspectis^ aliqui de astantibus Dei uir-
tutem et predicta insigna in corde Giare uirginis memorate
reperta cum deuotione animi cognoscentes se affectuose pre-
diete uirgini commendabant predicta {') insignia fìcticia facta
esse. Ali) asserebant ea misteriorum paxionis Xpi ueram
representationem et similitudinem non habere. Et sic diuer-
simode uilipendebailt predicta insignia et prò nihilo reputa-
bant. Aderat autem die quadam dum ostendebantur pluribus
insignia supradicta^ uir quidam ordinis {^) fratrum minorum
uite exemplaritatis et fame predicator famosus et eloquens
et lector in theologia excellens cappellanus et &miliaris do-
mini Neapoleonis predicti. Hic per annos XVU et amplius
rupturam in inguine [ dextera passus erat in tantum ( f. 71.*
grauissimam^ quod quamuis ad subleuationem sue infirmi-
tatis predicte lumbar ferreum continue deportaret, frequenter
tamen intestina eius ad inferiora non obstante lumbaris
ostaculo^ descendebant nec poterant ad interiora reduci nisi
manuum oppressione reductione coacta fratre predicto fre-
(1) Iq margine: Noia bene. Del Card. Colonna vedi i numm. 63 e 73.
(a) Qui certo devono mancare aìcane parole, che nella versione di fra Antonio di-
cono: Alcuni altri facendoti beffe, e perseguitando la virtii di Dio, con temerario e'
pa^XO ardire dicevano, i predetti segni esser fittici. Pa<i. 340.
(3) Parole sottolineate nel testo, ove nel margine si legge : profratribus minor
ribms.
^5^ MICHELE FALOCI PULIGMAKl
quenter in terra ud super lectum pimitus (?) de necesatate
prostrato. Et quamuis pluries insignia antea supradicta ui-
disset fidetnque et deuotionem in Clara sanctitate habe-
ret^ unquam tamen prò sua liberatione ab infirmitate
predicta rogauerat^ nec per uirtutem beate Giare ut pre-
dictorum insignum petierat se sanari^ uolens^ sicut idem
frater asseruit^ uoluntati diuine sic sue mentis desiderium
coaptare^ quod erga personam suam nihil omnino a Deo po-
terete sed per omnia iìeret quod secundum suo desiderio
diuina dispositio ordinaret^ presertim quoniam dolores quos
patiebatur frequenter ratione infirmitatis prediate^ àbì apud
Deum meritorios extimabant. Infirmitas autem eius pluribus
fidedignis personis sui ordinis et alijs etiam religiosis et se-
cularìbus nota erat et propter dolores quos inde patiebatur
frequenter eis qui sibi conuersabantur diutius occultare nequi-
uerat^ quin ad eorum notitiam deueniret. Cumque frater pre-
dictus quosdam de astahtibus detrahentes predictis insignis et
formis eorum^ alios nero despi | cientes quasi haberent ( f. 7,.
prò nihilo predicta insignia conspexisset ipse tamen in Dei et
predicte uirginis deuotione uirtuosa^ quedam influentia ulte-
rius spirìtus domini insiluisset in eum^ mirabiliter infiamma-»
tus ait ad uirginem supradictam : Virgo clarissima^ te hac*
tenus nolui prò mee infirmitatis liberatione rogare ne saluti
mei corporis essem soUicitus prouideri. Nunc nero in testi-
monium tue sanctitatis et ueritatìs istorum signorum in tuo
corde repertorum et ut bora (ora) detrahentium obturentur^
et eo in meis predicationibus possim audatius sanctitatem tuam
et uerìtatem istorum insignum predicare^ rogo et uolo ut
me a ruptura quam patior liberare digneris. Quibus dicds
in continenti absque omni temporis interuallo ruptura pre-
dieta sic extitit solidata sic quod ab infirmitate predicta dic-
tus frater extitit liberatus quod intestina ipsius ad partes in-
feriores ex tunc descendere nequiuerunt^ nec modo dolores
aliquos sensit quomodocumque predicto lumbàrì deposito
alta uoce clamaret aut diuinum officium decantaret. In hac
autem miraculi operatione notoria et stupenda et de astan*
tibus detractores et increduli conuersi ex tunc firmiter ere-
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 2$$
diderunty et qui credebant antea in uerìtate predicta fuerunt
amplius confortati (')• xxxi. '
164. Quidam presbiter nimio dolore dentium uexabatur. Au-
diens autem quod Deus operabatur | multa miracula ( f. 7,.»
mentis diete Giare quodam sero circa defectum diei conuersus
ad eam dixit Sancta Qara nona rogo te ut te (sic) ab isto do^
lore me liberare digneris. Et emisso noto de sepulcro ipsius
uirginis uisitando in continenti super maxillam in qua patie-
batur dolorem fortius^ sensit dulcem tactum manus uirginis
supradicte et statim fuit sine omni temporis interuallo a do»
lore predicto plenarie liberatus. Et eodem sero dum super
sua liberatione cum mentis letitia cogitabat presbiter supra-
dictus quasi dulci sopore respersus non tamen dormiens^
sicut dixit^ audiuit uocem quamdam nullo tamen uiso cor-*
pore sibi dare dicentem: sancta Clara liberauit te. xxxij.
165. Domina quedam febre fortissima aggrauata dum prò sua
liberatione beatam Claram rogauit et statim fuit et subito
liberata. Cogitauit ergo in animo suo dicens: Vadam ad
monasterium et miraculum reuelabo. Mutauit tamen propo-
situm in corde suo et dixit: febris forsan adhuc reuertetur
et non sum plenarie liberata^ uel forsitan sum liberata ple-
narie nec tamen micaculose sita uirtute nature. Qua su-
pra cogitatione sic habita febris redijt ad eamdem. Ipsa nero
quoniam uirtuti sancte Giare dubia et incredula fueraj^ pe-
nituit et plorauit amare ^ uotum emisit recommendauit ite-
rum sancte Giare et in mane sequenti re | pperit ( r. 83.
piene liberatam nec febris amplius redijt ad eandem. xxxiij.
166. Abbatissa monasteri) sancti Nicolai de Nursia (') dum in
die natalis beate Marie^ oraret sensit subito odorem maxi-
(t) Nd procetao del 1318, fol. 414 si legffe che l« Sanu liberò dallo stesso male
fratrrm Franciicum Damiani de Monte Falcone de ordine Fratrum Minorum e Fra«
ttem Vbertinum de Casali fune Ordinit Minorum, ted nìtnc Monachum nigrum.
(t) Manca questo monastero nella enumerazione dei monasteri di Norcia &tta da
F. Patrizi -FoBTi nelle sue: Memorie Storiche di Norcia, Norcia, 1S691 Lib. V ,
i. XllJ, pag . 3a|o.
254 MICHELE FALOCl PULIGNANI
mum ipsius uirginis matrìs Dei. Et paulo post in spirìtu
eleuata uidit ipsam beatam uirginetn habentem secum sub
* sua clamide sanctam Glaram. Cui abbatìsse beata Maria
dixit. Ecce Claram filiam meam. Et uirgo Qani subsequen-
ter adiumxit. Modicum fuit tempus meum ut mererer existere
sub clamide matrìs Dei. Domina autem illa que ista uidebat^
quia an esset Gara de Asisio dubitabat^ interrogauit eam
dicens: est ne uerum quod tu es Qara de Monte Falco-
ne? Clara sancta respondic Tu dixisti uerum quod sum.
xxxiiij.
i66. Apud Perusium puer quidam decennis per multum
temporis epilecticum morbum passus dum accessione laboris
illius arrìpiebatur^ cadebat impreuidenter quando et frequenter
in die et per hos (os) spumam emictens oculos quando reuol-
uens inembrorum omnium potentias amictebat Quadam
autem die dum percussione predicta fortissime uexaretur^
eius mater ipsum cum deuotione beate Clare predicte uir-
gini commendauit, et noto per matrem emisso, puer fuit
statim plenarie liberatus nec amplius morbi predicti acces-
sione uexatus. xxxv. \ ( f. ^y*
167. Puella quedam de Asisio auditum perdiderat et per
plures annos prò surda ab omnibus comuniter habebatur; per
patrem suum buie sancte uirgini commendata recuperauit
auditum. xxxv. (sic).
i68. Puerum quemdam de Castro Litaldi inuasit quedam in*
firmitas qua loquendi potentiam subito perdidit et fuit
membrorum potentia destitutus ex quo parentes illius de
ulta eius penitus desperabant^ presertim quoniam antea Inter
XV. dierum spatium ex infirmitate consimili duos alios fi-
lios perdiderant et nepotem. Mater autem recommendauit
dictum puerum sancte Clare^ et puer fiiit subito liberatus
in totum.
i6g. Quidam presbiter fuit xl. duobus diebus febre continua
aggrauatus et in tantum quod publice per plures dies prò
mortuo habebatur. Ipsa autem infirmitate durante recom-
mendauit se sancte Clare. Et ipsa santa V^ dominabus alijs
sociata et in habitu quem portauerant sui monasteri) mo-
VITA DI SANTA CHIARÌ DA MONTEFALCO 255
niales sibi apparuit et eum terdo benedixit Et ex inde con-
ualuit supra dictus presbiter. xxxvij.
170. Quidam per annos. Vili, passus fuit dolorem in anca
quod ensem cintimi portare non poterat et doiores maximos
sentiebat^ ita quod uix poterat ambulare^ super quibus se
beate dare recommendauit deuote. Et quodam mane extra
contratam | ire uoluit^ et ense etiam se accingens^ sui (f. 74.
oblitus, cepit facere iter suum. Cumque extra terram uiam
perageret ad se reuersus mirabatur quod ensem accinserat
et nulium dolorem penitus sentiebat. Et sic uirtute beate
Giare se repperiit plenarie liberatus. xxxpiij.
171. Quidam bouem suum habebat infirmum. Quem die
quadam reliquit in campo mortuum et prò mortuo firmiter
ut credebat. Et cum die eodem redisse t ad campum ipsius
facere excorìare bouem sanum et piene liberatum inuenit
Ipsum enim recommendauerat sancte dare.
172. Uenerabilis uir dominus Angelus de Timosis (sic) latera-
nensis Canonicus et tunc rector fraternitatis cleri urbis Rome^
qui etiam paucis diebus post obitum sancte Gare uidit cor
eius crucem et alia passionis Xpi insignia et cellulas cordis in
quibus fuerunt quasi in ipso principio dum erant recentia^
et dominabus, consuluit ista non esse celanda^ cum in ani-
uersario transitus diete sancte Giare ad celebrandum diuina
et predicandum populo inuitatus fiiisset^ aliquid prò sermone
meditarì indpiens febricitare incepit. Et future infirmitatis
signia fortissima sentiens non credebat posse diebus pluribus
liberarì^ se tamen predicte uirgini recommendans eam sup-
pliciter exorauit^ ut saltem sue infirmitatis accessio | ( f. 7^.'
in diem alterum trasferretur ne ofiGcium quod facere cepe-
rat contigeret inpediri. Et ecce statim in ipso momento
sompno arreptus quanto tempore dici posset mediocriter
unus psalmus^ et sudore magno ante pleriam rioris (?) inuasio-
nem et ante calorem insolito more sudans^ dum diceretur
semel pater noster^ fuit totaliter liberatus ita quos febris ad
eum non redijt nec puisus percussio in eo remansit.
173. In die eiusdem anniuersarij dum passionis Xpi et Trini-
tatis insignia populo monstrabantur^ domina Beatrix mulier
2^6 MICHELE FALOCI PULIGNAKI
•
sanctitatis femose dixit. Ego ueliem ista magis spadose et
secreto uidere^ non enim mihi sufficiunt istud uidere. Et in
crastìnum dum ipsa missam in loco fratrum minorum au-
diret {') Sia altare exterìus subito quasi extra se posila et spi-
ritus eleuatione accensa dixit. Vade uade^ due me due me.
Quedam autem alia domina et sancte uite que diete domine
Beatricis sanctitatem a magnis temporibus nouerat dixit ei«
Quo^ domina Beatrix ? Et ipsa dixit: Et non uidisti sanctam
Claram? Modo modo transiuit bine Inter me et presbiterum^ et
dixit mihi quod ueniam et uideam eam quantumcumque uolo.
174. Et nidi eam in tanta pulcritudine quod referre non possum. Q
Ipsa etenim domina Beatrix dum in extremis laborabat dixit.
Ecce saneta Clara uenit^ et est magis ornata quam aliqua
sponsa et pulcrìor omni rosa. | ( f. 75.
175. lohanna que sancte dare in offitio abbatie immediate
successit in nocte Natalis domìni^ dum post matutinum orabat^
uidit subito sanctam Claram portantem Xpum in brachio in
specie pulcherrimi puerì paruulum^ ex quo fuit nimium
stupefacta. Et statim fuit sibi inspiratum in mente quod ille
erat filius sancte Clare. lohanna nero intra se cepit in ani-
mo cogitare. Quomodo est hoc^ quoniam Clara* fuit uirgo ?
Est statim Clara ad eius cogitationem quasi cum quodam
magno spirìtus femore respondit dicens. Amor eum me
fecit concipere. Amor eum me fecit parere^ et Amor eum
me facit perpetuo possidere. (')
176. Quidam monialis sepefati monasteri) sancte crucis qua*
si per trane (') scilicet temporis spatium ab uno latere a
sun;imitate cruris et infra per tibiam et per pedem dolorem
maximum continue fuit passa^ ita quod ambulare non potè*
<i) In mirgine: Pro ordirne minorum uitio. Di questa Beatrice, vedi sopra Q
nana. 6i e i numm. 156-158.
(3) Qui il solito annotatore marginale tctìu/ti juxta iUud: Quiftcerit molunta-
tem putrii mei etc,
(3) Cgsj il testo: il traduttore voltò: grande tpa\io di tempo. p*g. 151.
VITA DI SAKTA CHIARA DA MONTEFALCO 2j^
rat. Et post multas medicorum experìcntias nuUam metiora-*
tionem babebat Die autem quadam lohanna abbatissa ipsiua
monasteri) dixit ei : Ysaia uoueas sancte Qare et quidquid
ei promiserìs ego soluam. Ysaias dixit Nolo prò salute cor-*
porali rogare^ sed rogo Deum et ipsam Qaratn quod det
mihi tantummodo quod sit prò salute anime. Abbatissa
dixit. Soror uoueas te^ quoniam credo quod Deo placebit et
quod promiseris ego soluam. Et tunc ipsa Ysaias Deum et
sanctam Qaram rogauit ut | si esset anime sue uti- ( f. 75/
litas^ eam ab infirmitate huiusmodi liberaret. Contingit autem
quasi post dies IIU'''. ipsam Ysaiam die quadam in suo gra-»
bato obdormire et exitata adhuc dolorem illum continuum
sentiebat. Et statim iterum obdormiuit. Et dormiens sen«»
sit optimum et magnum odore m , consideransque unde
sibi odor huiusmodi perueniret^ intellexit sensit et cognouit
quod odor ille a beata Gara uirgine procedebat^ uidebatur
tamen ipse Ysaie predicte^ quod esset quidam murus Inter--
medius inter eas^ et sancta Clara interim sibi dixit: a me
tìbi odor iste procediti Et statim in muro ilio intermedio
quedam magna sibi apparuit apertura^ quasi ibi fenestra ali-
qua esset facta. Et tunc Ysaias uidit beatam Qaram candi-*
dissimis induta uestibus sociatam duabus alijs dominabus.
Ysaias uero in illa uisione interrogauit Qaram que domine
ille essent. Sancta Qara respondit. Una est lohanna altera
est Frandsca. Et tunc Qara Ysaie approprians^ cepit ipsam
tangere manu sua. Et a collo incipiens et eam deobsculans
ducendo manum per corpus a collo et usque ad pedes eam
tetigit manu sua. Ysaias dixit. Clara^ ne facias: ego huiusmodi
non sum digna. Sancta Qara dixit. Dimicte me facere quo-»
niam benefacio. Interim antem quedam alia domina per
dormitorium iuxta cellam | Ysaie transiuit. Et ipsa ( f. 76.
fedt a somno et uisione huiusmodi excitata (sic) . Surrexit sta-
tim et secundum suam consuetudinem cepit ambabus ma*
nibus quamdam perticam ligneam^ et se ei appodians uenit
usque ad caput scalarum Ignorabat enim adhuc se esse li*
beratam^ et ex infirmitate predicta fuerat liberata debilitata
taliter et grauata^ quod nec cum baculo potuerat actenus ambu-
Arckivio Storko II. i ?•
258 MICHELE FALOCl PULIGNANI
lare ('). Cumque ad caput scalarum taliter aduenisset^ cepit sca-
las descendere ad unum assidem se tenendo^ uero asside supra-
dicto descendit recta gradus superstites nuUum laborem sen-
tiens uerdolorem. Et existens in ciaustro ad se redijt et se
esse cognouit uirtute beate Gare uirginis plenarie liberatam.
Quod uidentes alie domine monasteri) occurrerunt eidem.
Et prò magnitudine gaudi) plures ex eis non poterant la-
crìmas continere. Ysaias dominabus retulit uisionem et recta
sine dolore ex tunc sicut cetere mulieres incessit xl.
^77* Quidam frater minor anno ilio monasteri) capellanus^
dolores ilìacos multis temporibus fuerat passus grauissimos
et frequentes ('). Quadam autem die cum eisdem dolorìbus
fortissime uexaretur cum deuotione dixit. Sancta Clara bene-
dieta rogo te quoniam multos infirmos curasti^ quatenus et
me liberare digneris. Nam et sorores tue possent dampnum
ex mea infirmitate habere. Et | ecce ststfim frater ( f. 76/
predictus super loca in quibus patiebatur sensit quasi manus
alicuius dulcem tactum^ et audiuit uocem sibi dicentem. Sur-
ge^ quoniam liberatus es. G}gnoscens uero quod tactus et
uox fuerat sancte Gare dixit: quomodo sum liberatus cum
ista fortiter patiar ? Gara dixit. Immo curatus es, surge mo-
do. Et exurgens nuUum dolorem sensit et se piene libera-
ratum cognouit. Et ex tunc unquam fuit predictis dolorì-
bus uisitatus.
178. Paula quondam abbatissa monasteri] sancti lohannis su-
per Spole tum mulier in sanctitatis operìbus antiquata et di-
sciplinis monasterialibus a sua puerìtia enutrìta, dum adhuc
uiuebat in seculo diuersis temporibus post Gare obitum in-
frascriptas habuit uisiones sicut suo adhuc uiuens asseruit
iuramento, non ut suam proderet sanctìtatem sed ut uirtu-
(1) Come apparisce facilmente, qui P amanuense dovè alterare V ordine di qualche
perìodo: forse manca qualclie parola.
(a) In margine : Cappellantu S* Crucù, siue beate Clare patt eia» ohiium
fr, minor.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 259
tem sanctitads beate Giare uirgìnis in hijs que nouerat re-
uelaret. Quadam ergo die dum circa horam nonam de X
transitu cogitabat^ uidit solem subito obscurarj et etiam
totum mundum. Et statim contra suam consuetudinem fuit
ei mutata uisio et quedam lux ad cor tetigit ipsam Paulam,
cum qua luce fiiit ducta subito ante presentiam Trìnitatis^
ubi uidit quod Qara erat in Trìnitate, et tota Trinitas et que-
libet persona diuina per se discreta ab alijs in Clara uirgine
existebat et Clara edam in qualibet earumdem. Addidit
etiam dieta Paula | quod modus unionis predicte ( f. 77.
Clare ad diuinam essentiam et ad quamlibet personarum in-"
179. telligere poterat non referre. Q Alio tempore dum ipsa
Paula cibum de sero prò corporis substentatione summebat
uidit in parua temporis morula successine tres ignes. In-
telligens autem ex usitato euentu raptum reuelationem uel
eleuationem aliam spirìtus affuturam^ uolensque tunc euitare
si posset uel saltem in superuenienti mutatione has socia-
rum conspectui celare^ surrexit de cena et suam cellulam est
ingressa. Ubi post salutationem beate uirginis^ adhuc orationi
insistens uidit IIU^^ ignes quasi pretereuntes prioribus simi-
les^ et post eos uidit adhuc tres alios maiores prioribus
ascendentes in celum unum post alios successine. Sentiens
autem Paula predicta quod eius anima ad sequendum tres
ìstos ignes ultimos diuinitus traehebatur^ desiderauit scire in
animo unde tres ignes huiusmodi perueniret. (sic) De quibus
hoc solummodo scire potuit quod primus qui maior alijs in
ascensu duos alios procedebat erat oratio cuiusdam uidue
prò anima sui fili) iam defuncti. Constitutis autem predictis
ignibus ante presentiam Trinitatis Xps inspexit placito uultu
Claram. Et ipsa cum ornatu et pulcritudine mirabili consti*
tuta in presentia Trinitatis quadam inclinationem cum reue-
rentia fecit dicens. Domine tres captiui in pressione | (f. 77/
tue iustitie detinentur^ prò quibus deuoti et fideles mei me
intime rogauerunt. Precor te clementissime quatenus eos
liberare digneris. Et ecce statim unus angelus de quodam
ordine superiore^ quia Paula predicta alium ordinem non ui-
debat^ et quem superiorem credebat^ et post eum duo alij
a60 MICHELB FALOCI PUUOKANI
de inferìorìbus ordinibus successine , et subito in purgato*
rìum descenderunt Angelus autem prìmus quemdam cleri-
cum secularem maximo igne constrìctum et adustionibus
deformatum^ secundus uero unum fratrem minorem (') ardenti
aqua detentum^ tertiusque virum quemdam de ordine con-
tinentium serpentibus et alijs ferìs lecto pieno iacentem
scorpionibusque subter pannos corrosum^ subito in quem-
dam pratum amenissimum de purgatorio eduxerunt. Ubi
depositis deformitatibus quibuscumque post aliqualem mo-
rùlam nimia claritate fulgentes effectì ac demum singuli per
singulos angelos eleuati in celum et ante Deum cum canto
et honore maximo presentati^ sedes in suis ordinibus hono-
rabiies acceperunu Non tamen equalis honore (sic) per omnia
fuit exibitus animabus predicds. Nam predicto clerico secu-
lari sole clariori efiPectu Xpus dominus assurrexit {sic) eum fedt
sedere ad dextram eiusque capiti candidam coronam inpos-
suit et ei sedem mirabilem in superiori ordine assi- (f.78.
gnauit. Et Paule predicte scire desideranti quisnam clerìcus
Ale esset fuit a X responsum illum fuisse cuiusdam uidue
fìlium qui XXX anni uixit in seculo et a x anno super tenpta-
ptiones cuiusdam peccati plurimas habuit et numquam Deum
super ipsum offendit. Paula dixit. Quare ergo clericus su-
stinuit tantas penas? Xpus respondit. Propter peccata alia
que commisit. Nam et adhuc debebat pati penas magnas
in purgatorio, v. annis sed sunt sibi Qare precibus relexate.
Intellexit igitur dieta Paula quod tres anime supredicte fue*
runt intercessione beate Qare uirginis a penis purgatori} li-
berate. Alia autem die Paula predicta uidit Xm ligatum uin-
culis ad columpnam duris percussionibus flagellari et ita
fortiter quod sibi uidebatur sonum percussionum audire. Et
paulo post^ uisione mutata^ uidebat Xpm pendentem in cnice
et sanguinem eius spaigi qui emanabat de Xi uulnerìbus
(1) In margint: Nota hit fra itrdim wUmoruwu
VITA m SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 26 1
super taram. Et Xps conversus ad Paulam dixit: vis tu ui-
dere illam que piene meam paxionem uidit? Et ipsa Paula
statim sibi domino ostendente uidit Claram uirginem qua^
esset infra crucem quamdam reposita et in ipsa crucemira*
biles delectationes babentem. Erat enim crux ista quasi es-
set de cristallo transparens et Paula uidebat Claram cum
delectatione maxima ibi esse. Et Xps dominus dixit Paule.
Clara | crucem et passionem meam uidit et in hìjs ( f. 78.'
i8o. delectata est et ego in ipsa delector. Q Die alia dum ipsa
Paula quasi bora VK horabat uidit subito uiam quamdam
strìctam et coopertam desuper et quedam manus deuauit
eam paulisper et corporaliter super terram sed fortius men*
taliter uersus celum. Et cum portas cèlestis glorie quas uidit
scultas auro et lapidibus pretiosis intuisset^ uidit beatam
Claram ante presentiam Trinitatis. Et ecce quidam angelus de
ordine superiori scilicet seraphym rubeus plurimum qui cu-
stos Clare extiterat in hoc mundo^ uexillum quoddam mire
rubedinis in suis manibus deferens appropinquauit Clare uir«-
gini et ad latus eius dexterum fixus sed autem ante Qare
presentia in eius premium tres corone pulcerrime existebant^
quarum una candidissima^ stellarum alia^ sed tertia erat palme
in qua litere plurime erant scripte. Et cum coronis predictis
erat arbor quedam pulcerrima piena speculis in quorum quo*
libet Trìnitas apparebat^ in cuius arbor medio erat flos qui-
dam pulcerrìmus et rotundus niue candidior et in magnitu*
tudine alieni papilioni equalis. Et circa florem predictum
erant rami arboris frondosi et recti et omnem arboris cuiu-
scumque pulcrìtudinem excedebant. Paula autem quid ista
àgnificarent scire desiderans responsum accepit. Albus flos
arboris et corona candida | uirginitatem Qare ( f. 79.
significante corona stellarum eius obedientiam^ corona palme
eius uictoriam significata quoniam multi martiri] fuit passa.
Qua corona ideo coronata apparet^ quoniam Clara fuit zela-
trix fidei et magistra. Rami autem frondosi arboris uirtutum
eius plenitudinem denotante quoniam Clara in cunctis suis
'81. operìbus extitit uirtuosa. Q Alia uice uidit Paula Claram
quasi egrederet deTrinitate et facta inclinatione cum reue-
262 MICHELE f ALOCl PULTGNAKI
rentia ante Deum rogauit Qara prò temperamento furorìs
Dei^ ìratus enim contra populum uidebatur. Et in alia ui^
sione consimili uidit ante presentiam Trìnitads indutam pallio
fubeo in quo uirtutes Giare uirginis apparebant quasi essent
istoriate ibidem^ et tota celestis curia admirata in pulcrìtu-
dine illius pallij letabatur. Et Qara prò cìuitate Spoleti tunc
dominum exorabat dicens : domine rogo te ut custodias ci-
uìtatem istam ne pereat. Nam ego multos amicos' ibi habeo
et deuotos (').
182. Cecilia retrix loci sancte Agnetis de Bonegie perusine dio-
ce^ (') specialem sicut asseruit deuotionem habebat ad beatam
Claram predictam cognominatam de cruce^ et se (et) locum
predictum frequentiusrecomendabat eidem. Eratautem quo-
rumodam religiosorum ad dominas dicti loci quidam (?) con-
uersationis larga qui de colloquio non contenti eas ad cratem
uidebant frequentius et tangebant quod est | dete- ( f. 79/
rius inhoneste^ et quoniam predicta Cecilia conuersationem
huiusmodi prohibebat^ quidam frater minor qui postea apo-
statauit ab ordine^ dedit consilium dominabus quod darent
sue retrìci uenenum ut sic de se aliam possent eligere que
eas taliter non artaret^ se obligans dictus (') ad penitentiam
prò facto huiusmodi peragendam. Ad cuius fratris consilium
quedam de dominabus predictis dederunt tosicum cum pa-
nico insufranto (^) Cecilie supradicte ex quo lingua eius digiti
manuum et pedum articuli fuerunt facti nigrì quamplurì-
mum et inflati et etiam totum corpus^ et quod mortem non
(i) In margine : Pro Ciyitate Spoltti aàmt,
(3) Cfr. di sopra il oom. 160. 11 McAitstero di tanta Agnese di Boneggioai tfo-
YaTa edificato in una amenissima collina a quattro miglia da Perugia, presso paesello di
questo nome.
()) Probabilmente manca la parola frater. Qui l' annotatore scrisse : Nota que
licentiote uiuere volunt moniales ad inttar monaci qui uenenum Benedieto porre-
xerunt,
(4) Panico intu/ranto cioè, come si lenge nella Tersione (pag. 370) pane in-
^affaranato. Un codice di questa versione mostratomi dal siij. P. Valenti di Trevi (è
del sec. XV ed e di assai bella e corretta scrittura ) che nella prefazione a questa vita
non ho nominato perchè acefslo e mutilo in più luoghi, dice in^qfUranato, cioè fatto
col zaiTarano.
VITA DI SANTA CHIARA DA MONTEFALCO 263
posset euadere ab omnibus credeb^tur. Beata uero Clara
cui frequenter se recommendauerat^ instante mortis articulo
sibi apparuit et eam plenarie liberauit.
183. Pluries et ipsa beata Clara diete retrici apparuit eam
instruens informans quod honestitatem in se ipsa seruaret
strìctissime et faceret per alias dominas obseruarì. Et quando
dum aliquam de dominabus loci illius alieni persone forin-
sece turpiter confabulabatur ad cratem aut tangendo coUu*
debant uel etiam conuersabatur modo aliquo inhoneste^ beata
Gara in ipso instanti hec reserabat, quando nerbo tenus re-
trici predicte eam uirtualiter edocens quomodo deberet de-
fectus huiusmodi emendare. Et semel una de uicibus quibus
ei apparuit dixit ei : | Ego istam seruaui consuetudi- ( f. so.
nem, quod numquam uoluj substinere in monasterio persone
alicuius secularis uel religiose aliquam conuersationem fa-
miliarem nec quod aliqua domina loqueretur frequenter
persone alieni nec secrete^ sed quod honestas seruaretur
strìctissime^ et me fecit honestatis dilectio et custodia unam
deam. Cecilia dixit : ego uellem dominas istas fugere et re-
cedere de hoc loco. Beata Clara dixit : honorem habuisti pre-
terito tempore hoc loco ^ et operam ( opus est ? ) quod
hic tribulationes plurimas patiaris. Istas autem que te tur-
bante tu ipsa ad tuum consortium recepisti : sed de cetero
caueas ne recipias aliquam nisi eam prius in mente con-
cipias parias et cognoscas.
184, Francisca magistrì Ermandi de Fulgineo monialis sepe
fati monasteri) sancte crucis^ per annum et amplius fuit
passa infirmitatem quamdam fortissimam et dolores ex la-
tere sinistro quod coste eius exibant ultra modum natura-
lem exterius^ spuebat sanguinem^ perdebat anhelitum ita quod
uix poterai respirare^ et de uita ipsius medici et ali) diffide-
bant. Nam et eius consanguinei plattum (^) prò ea fecerant si-
(5) Forse plantum: la TersioDe (pag. 172) dice: il corrotto ed il lamento: però
potrebbe dire anche plattum^ cioè piatto, pietanza, secondo il costame di quel tempo.
1
26/^ MICHELE PAt.OCl PULIGKAKl
cut prò mortuis fieri consueuit. Cumque fuisset plus solito
aggrauata quod dormire non poterat e% morti proxima ere»
debatur^ quedam de monasteri! dominabus dedit pannum
unum quem sancta Clara dum uiuebat tenuerat super caputa
et incontinenti quieto dor | miuit. Postmodum (f. go.*
uero deuouit se sancte Clare^ habita prìus licentia abbatisse^
et incontinenti accessit ad cassam sancte Qare^ desuper ob-
dormiuit. Post dies aliquos adueniente festo seu anniuersario
sancte Qare ceperunt per latus sinistrum ubi dolorem habe-
bat exire quasi innumerabilia ulcera dolorosa^ que totum
latus predictum a loco corrigie et a medio pectoris usque
ad medium spatularum occupabant^ per que Francisca pre-
dieta post dies aliquos expurgata^ uirtute et meritis sancte
Giare se liberatam cognouit.
195. Francisca quondam Bernardi de Pesaris que monialis
eiusdem monasterìi fuerat et ante sancte Claram biduo de hoc
mundo transiuit (') Constantie (sic) et moniali leuiter infirmanti
annis aliquibus post Clare transitum euolutis^ apparuit dicens:
ueni nobiscum. Intelligens autem Constantia quod Francisca
eam a seculo euocabat^ respondit. Nolo ire. Francisca dbut:
sancta Clara ueniet prò te. Et ecce statila sancta Clara (a) dieta
Francisca et plurìbus alijs dominabus sodata uenit ad Con-
stantiam dicens. Para te filia et ueni nobiscum. Et stadm
Costantia ad se rediens^ dominabus monasteri) retulit uisio-
nem^ et se in proximo morituram predixit, et V.* die sequenti
in festo anniuersarij transitus sancte Clare discessit.
186. Ego idem qui suprascripta de ulta et miraculis bea-
te I Clare uirginis recollegi^ die quadam huiusmodi ( f. fsi.
{M'osecutione durante^ quadam mane aliquantulum ante pri-
mam leui somno respersus uidi unum altare album et pul-
cerìmis omatibus apparatum et sacramentum quomdam candi-
(i) Di Benardo da Pesaro padre di inor Francesca , vedasi il oam, 79 e n mi-
mero 107. Ndla nota al num. 79 scrissi che ignoravo la causa dal viaggio di Itti a Mon-
UtaJcoi non ricordando che avca questa figliuola monaca nel monastero di aanta Croce.
VITA Di SANTA CHIARA DA MOtrTEFALCO 26$
dissimum nondom redactum (') in speciem sacramenti spar-
sum per terram. Anxius ergo sparsum hujustnodi coUigebam.
Interim fuit dictum. Non dum consecratio facta est. Quo
audito fuit nimia anxietas temperata sed ob hoc coUigere
non obmisi. Et cum id quod coUigeram ad aitare portassem^
reperì sacramentum huius ^arsum et per altare a comu
desterò anteriori et usque ad lapidem consacratum qui in
altaris medio existebat (').
187. Angelictus lacobitti de Spoleto durante guerra spoletano-
rum in conflictu quod fuit apud Ck>rtimanum^ fuit per quem-
dam militem lancea sic transfixus quod ipsa lancea per uen-
trem ejus Inter intestina et retro ad renes ultra plus quam
per unum brachium pertransiuit. Et miies predictus auulsa
lancea eum in campo prò mortuo dereliquit. Angelictus au-
tem magnam effusionem sui sanguinis et mortis agoniam
cognoscens^ se recomendauit intime sancte Giare. Et ecce in-
continenti^ qui morti erat proximus^ uires corporis mirabiliter
reassumpsit. Et surgens intestina propria que effusa per
plagam | uentris fiierant^ in suo pannorum gremio ( f. %t\
recoUegit et plusquam per uu°^ miliaria scilicet usque Meua-
neam absque omnis corporis tedio currendo^ et citius deportauit
quam tempore quo sanus extiterat^ incedere potuisset. Ibique
totis intestinis et in uentre remissis infra paucos dies uirtute
beate Qare fuit plenarie liberatus (').
i88« Puer quidam de duitate Spoleti infirmitatem habebat
fortissimam qua ipsius oculi extra locum debitum usque ad
genas ceciderant^ radices discooperte desupere uidebatur^ pru-
nelle uisus erant consumpte et penitus deuastate^ (^) uisum per-
(i) Forse eonseeratum, perchè dove poco sopra il testo dice ioeramenium, la
Tei sione ( pag. 275 ) dice ostia, e qui il redactum del testo é tradotto consecrata .
(1} Questa visione di Berengario che non ha nuHa a vedere con santa Chiare,
viene però interpretata da fra Antonio suo tradattore, il quale vi trovò una relazione
ooUa viu di tei, come può vedeni nella soa versione a pag. 375 e 376.
(3) Può aver relazione con questo fatto quanto si legge nella Storia del Comune
di Spoleto ( parte prima» Foli^^no, 1879, pag. 180 ) del eh, Sig. A. Sansi, il quale cita
M ihqprép cap. 4-5, e il Hergili, par. 4. cap. ta .
(4) Prunelle uisut, cioè il bianco dell' occhio. Cosi la versione, pag. 173.
266 MICHELE FALOCI PULIGKANl
diderat et proxitnus morti erat Quadatn autem nocte patri
dicti pueri dormitanti uelut in extasij posito^ apparuit quedam
domina subgolata cum habitu quem gerunt sepefati mona-
steri) moniales. Que dixit ei: due ad me puerum et erìt
liberatus. Et hijs dictis disparuit. Pater uero predictus mox
ad se rediens iuit ad locum ubi puer iacebat et domine
que custodiebant puerum morientem. Nam et candelam be-
nedictam accenderant^ uisionem et que audierat retulit ordi«
nate. Et statim quedam domina cuiusdam milids relieta re-
spondit Ipsa domina que tibi apparuit fuit sancta Qara. ) (f. sa.
In crastinum ergo positus est puer super tumulum sancte
Giare et panno cooperti sunt eius oculi^ quoniam eorum de*
formitas uidentibus inferebat orrorem. Et cum modìcum
dormiuisset per se excitatus sanus et piene liberatus inuen-
tus est. Et panno eleuato nulla infirmitatis inditia appare-
bant^ sed miraculose eius oculi erant reducti ad loca debita^
erantque linpidi atque clari ac si numquam infirmitatem
aliquam habuissent.
189. Paulictus Matheoli de Spoleto uocatus a consanguìneis
ut ad obitum sui filij in extremis laborantis ueniret reco-
mendauit eum uirgini sancte Giare. Et eodem die ad do-
mum rediens puerum piene liberatum inuenit. Ibique de
tempore liberationis inquirens^ reperìt quod illa bora qua ìpse
puerum recomendauerat sancte Glare^ puer subito non per
temporis interualla fuerat liberatus. Deo gratias (').
(1) Delle annotazioni che qoi furono icritte nel 1591 e nd 1585 ai è ditcorao
nella prefazione, e qoi è inutile riprodurle. Sui molteplici fiitti raccontati in qucat* ni*
tima parte della Tita, aarebbe atato facile &rc annotazioni diverse, sulle persone nomi*
nate, sui luoghi, sul tempo ecc. poiché ciascun iatto dette luogo ad un processo abba-
stanza diffuso: per altro, tutto questo non solo ci avrebbe fatto moltiplicare assai la
note, ma alla vita della Santa nulla avrebbero aggiunto di nuovo. Chi desidera concH
scerle, può rinvenirle nd processi più volte citati.
SISTO V. E LA SUA STATUA
A CAMERINO
La sera del 25 aprile 1585 dovè essere per i Ca-
merinesi assai splendida e festosa. Era giunta da Roma
la staffetta colla nuova della elezione a Sommo Pon-
tefice del cardinal Montalto, seguita il giorno pre-
cedente. Fra Felice Peretti, il nuovo sovrano, godea
qua di grandi aderenze e rispettose simpatie, anzi
era in conto de' più illustri concittadini. Giacché fin
dal 1568, quand' egli fu eletto vescovo di S. Agata,
il consiglio si affrettò a conferirgli la nobiltà con
questa risoluzione: Si videbitur concedere etiam simile
privilegium ( civilitalis ) 2?."'' D. EpJ" s. Agalhae nun-^
cupato MonsJ MontaltOy cum ex latere matris sit ex
nostris de slatu — obtentum per pali LXKV affirma-
tivas , una negativa non ohstante. (') Ma chi era la
madre di Sisto V. ?
Senza fermarci punto a ricordar le favole del
Leti che alla madre del Pontefice, nato secondo lui
(r) Riformante del Comune 4 luglio 1568 pag. 551.
2é8 MILZIADE SAKTOKl
alle Grotte di Castro di Farnese, pone il nome di
Gabana ; (') diciamo non esservi per gli autori dub-
bio alcuno sul nome di questa donna, che si chiamò
Marianna. 11 Ciacconio dice Sisto Peretti de Monteallo,
et Marianae de Camerino filius. E il Tempesti rac-
conta che il genitore di Sisto, Pìergentile detto anche
Peretto, sposò Donna Mariana di Camerino : ne alle-
ga la testimonianza del Cod. Vaticano 5563, ove é
scritto ce maire vero Mariana ex Camerina urbe; e
del Gallesini il quale narra che i Camerinesi statuam
aeneam erexere, in memoriam Marianae Malris optimae.
Ma sopra tutti vale il racconto del cardinale di Santa
Sevcrina che lasciò scritto nel suo diario ce Sanclitàs
sua dixit quod sua mater duxit originem a civilate
Camerini quia ibi nata est^ cosi aveva ascoltato in
pieno Concistoro li 20 decembre 1589. (*).
Di qual famiglia fosse però Marianna, il Tempesti
non potè asserirlo di certo mancandogliene il fonda-
mento. Riferi peraltro che V autore anonimo del Cam-
pidoglio accennò alla voce di alcuni che la dissero
dei Riconvi. (') Il qual cognome ignoto presso di noi,
forse può essere errato con altro, e precisamente con
quello dei Riccucci, come vien detto dal Moroni nel
suo dizionario, citando il Novaes. (*) Questi Rìccuccì
(1) Il Gintù dice chiaramente: La vita scrittane da Gregorio Leti è
un romanzacelo. V. SU Univ. V. 416.
(2) Vitae R. Pontificum, et Card, in Sixto V.
(3) Tempesti, vita di Sisto V. $ XIL del libro primo.
(4) Dìz. di erudiz. Storico -ecd: tomo 67, pag. 76.
SISTO V. E LA SUA STATUA 269
erano di Camerino, e di loro era stato un frate Gio-
vanni conventuale valente umanista e teologo, morto
nel 1546. Vedremo più innanzi quali parentele avesse
lasciato Marianna fra noi, e come riconosciute. Qui
non voglio nascondere, per amore di verità, come
nelle sue Memorie hktoriche^ ancora mss., Raniero
Mariani non dubitasse registrare che sua madre ^ di
Sisto V, fu da Frontello, o Frontillo, villa dello Stato
di Camerino^ nella quale villa dimorò anco lungo tem-
po, riconoscendo da quel luogo la sua genetrice e la sua
educatione. (') Il Mariani potea saperne qualche cosa,
essendo stato in quei tempi notajo ( 1598-1623).
Per contrario una vecchia tradizione indica anche
oggi in Gimerino stesso 1' abitazione della fortunata
Marianna in quella casa che é la prima a sinistra di
chi dalla piazza del Duomo entra in via Varino Fa-
vorìno, e che ritiene fino ad oggi intatta la sua mo-
desta e antica forma architettonica.
U cardinal Montalto era anche il protettore della
città ; e sempre che si fosse ricorso a lui in tutte le
brighe di multe, di tributi, di soprusi e prepotenze ,
si era concluso buon accordo. É facile adunque ima-
ginare la gioja di quella serata in cui si sparse la
novella dell' elezione. Molti del Consiglio di creden-
za si adunarono al palazzo di città, coi magnifici
Priori e super nuperrime audita creatione SSmi. novi
Pontificis Sixti V. dixerunt fendas esse maximas he-
(i) Ho avuto questa notizia dair ing. L. Mariani, che gelosamente con-
serva il codice del suo antenato.
ì^0 MILZIADE SANTONI
titias publicas, et per M. D. Priores de denariis appaU
tus punis albi impendendum quantum opus fuerit. (').
Dopo tre giorni la cosa era portata innanzi ai
generale consiglio, ove si propose « quel che par di
fare in nome publico in visitar S. B., renderle la de-
bita reverenzia et obedienza ,• et anco in esporre e
trattare occorrenti opportuni negozii di questa città
e suoi popoli. (') » Si elessero ambasciatori per ciò
Girolamo Pierbenedetti pel terziero di Sossanto e
borgo, il capitano Lucantonio Guglielmi pel terziero
di mezzo , e Flaminio Attoni medico per quello di
Muralto. A costoro si stabili la provisione dì uno
scudo al giorno, con obbligo a ciascuno di condurre
seco un servitore e una cavalcatura. Eglino doveano
brigare per ottenere un aggio sulla moneta, 1' abbuono
di un quattrino per libra sulla carne, il reintegro delle
battaglie e delle porte , V erezione di un molino , e
r aumento de' magistrati. Con siflfatte istruzioni pre-
sero la via a di 6 maggio ; ma non è noto cosa
concludessero, o quali speranze facesse loro nudrire
r austero Papa ; è certo che il 22 maggio il consi-
glio decretava che i deputati fossero richiamati , e a
tale effetto si spedisse a bella posta un servitore di
palazzo con scudi dieci pel loro ritorno.
Nello stesso mese di maggio Sisto V. tenne il
primo concistoro, nel quale die la porpora al proni-
pote Alessandro appena quindicenne. I camerinesi fii-
(i) Rifor. Com. lib. 1584-86 pag. 630.
(2) Ivi ad 28 aprii, pag. 630.
SISTO V. E LA SUA STATUA 27 1
rono solleciti ad eleggerselo cardinal protettore,
e fargli presente di un ricco bacile e boccale di
argento.
Sembra intanto che nel popolo si manifestasse
il desiderio di eternare con qualche monumento la
fausta memoria di quanto era accaduto, e il consi-
glio generale nella domenica 14 luglio ebbe ad oc-
cuparsene. Il progetto sopra tutti degno del gran
Papa fu quello di Ottaviano Savini, il quale arringò
e Item si faccia* una statua, mullotiens reiterando^ al
santo nostro Pontefice, per il santo proceder suo, et
per li favori et benefitii che si degna fare alla città
nostra. (') » Ma la proposta per quanto onorifica e
grandiosa, non trovò immantinente favore. I priori
si limitarono ad ordinare che si innalzassero gli stem-
mi pontificii, secondo questo memoriale, che si vuol
qui riferire perché contiene menzione di un nostro
pittore già noto nell' arte. Memoriale M. T). Priori-
bus. Procurare et agere quod Magister Camillus Ba-
gùT^^octus Pictor juxta solitum in locis itineris per
vallem et aliis locis nostri Status arma Smi pon-
tificis pingat expensis comunitatum dictorum loco-
rum, cum literis et ordine Rthi D. Gubernatoris ad
id exequendum, cum composi tione (si fieri possit ) ad
rationem unius scuti et expensarum victus prò quibu-
slibet armis. (*).
Pochi giorni appresso si ebbe un breve pontificio
(i) Ivi pag. 663.
(2) Ivi pag. 671 ad i4 augastL
272 MILZIADE SANTONI
che portava alcune delle desiderate concessioni in
questa forma* (*) e Sixtus Papa Quintus.
Sixtus Papa Quintus.
Ad perpetuam rei memorìain. De singularum civitatum Nostro et Romanae
£cclesiae temporali dominio subditarum statu salubrìter dirigendo sedali
meditatione soUiciti, ad ea quae non solum eanim dispcndiis , et abusibus
occurrì,' verum etiam profectibus consuli possit libenter intendimus, ac aliis
quae propterea facta fuisse dicuntur, ut firma perpetuo et illibata persistant
cum a Nobis petitur Nostrae confìrmationis praesidium favorabiliter impar-
timur. Sane Comunitas et homines Civitatis nostrae Camerìnen. quae dum
in minorìbus eramus sub nostra protectione existebat, Nobis exponi fece-
nint quod cum retroactis temporibus in dieta ci vita te nonnuUi abusus circa
interpetrationem Constitutionum et Capitulorum hactenus per Gubematores
dictae Civitatis quoad solutionem mercedis Officialibus dictae Civitatis et
illius Curìae factorum, aut forsitam alias inolevissent, Venerabilis firater
Carolus Episcopus Anconitan. tunc ejusdem Civitatis Gubemator, (2) qua-
sdam Constitutiones et Capitula per dilectos fìiios Deputatos a Consilio ge-
nerali ejusdem Civitatis ad hujusmodi abusibus obviandum facta, et condita,
ac per eumdem Carolum episcopum prius diligenter discussa et examinata,
tamquam justa, honesta et licita ac juri consona die XVI junii anni Domini
MDLXXXV approbavit et confìrmavit: quodque licet comunitas et homines
praedicti ex antiqua et approbata, hactenusque pacifìce observata consuetu-
dine, aut alias consuevissent eligere quatuor capitaneos cives ejusdem civi-
tatis qui absque stipendio aliquo praeessent militiae civitatis, et illius di-
strictus, nihilominus postmodum dilectus fìlius lacobus Boncompagnus nobilis
vir Dux Sorae, et tunc S. R. Ecclesiae Generalis contra dicum consuetu-
dinem in locum istorum quatuor Capitaneorum, unum Capitaneum foren-
sem assignato sibi stipendio super focularìa dictae civitatis, in ejusdem
civitatis non modicum gravamen sufFecit et surrogavit. Quodque cum co-
munitas et homines praedicti quingentas salmas grani prò abundantia eju-
sdem civitatis per bon: mem: Berardum olim Episcopum Camerìnen. elec-
tum, ut similis memoriae Ioannem ab Austria una cum nonnullis aliis
nobilibus viris dieta civitate iter facientem de mandato feL recordationis
Gregorìi Papae XIII praedecessonis Nostri cum applausu exciperent, in
sumptus tunc necessarie faciendos^ et forsan nonnulla alia ejusdem Civita-
(i) Dall' originale neir Archivio Segreto B. 18.
(a) Era questi Carlo Conti romano, eletto da Sisto vetcoTO di AncoMi e poi da
Clemente Vili cardinale.
SISTO V. E LA SUA STATUA 273
ds beneficia erogassent, (i)ne dieta Comunitas in posterum benefìcio dictae
abundantìae frustraretur, fuit post modum de mandato ejusdem praedeces*
sorìs eidem civitati et illius districtui imposita quaedam collecta prò resar-
ciendis dictis quingentis salmis grani, et quamvis fere omnes dictam colle-
aam solverìnt vel saltem se solutoros prò rata eos tangente infra brevem
terminum in anpliori forma Camerae Apostolicae sese obligaverìnt, nihilo-*
minus nonnulli hominum civitatis et districtus praedictorum solutionem il-
lius coUectae recusent, et forsan Inter eos super solutione coUectae hujus-
modi lis , et causa coram certis judicibus pendeat indecisa, ac comunitas et
homines praedicti antiqua illorum Stamta, seu privilgia Nostrae confirma-
tionis patrocinio communiri summopere desiderent; quarc iidem Comuni-
tas et homines Nobis humiliter supplicarì fecerunt, ut in praemissis oppor-
tune providere de benignitate Apostolica dignaremur. Nos igitur abusibus
hujusmodi occurrere, et indemnitati ejusdem civitatis consulere vòlentes, ac
comunitatem et homines praedictos, et illorum singulos a quibuscuraque
excomunicationis, suspensionis, et interdicti, aliisque ecclesiasticis sententiis,
censuris et poenis a jure vel ab homine quavis occasione vel causa latis si
quibus quomodolibet innodati existunt ad effectum praesentium dumtaxat
consequendum harum serie absolventes et absolutos fore censentes , nec
non Constitutionum et Capimlorum praedictorum per dictum Carolum Epi-
scopum confirmatorum, veros et totos tenores praesentibus de verbo ad
verbum prò expressis et insertis habentes, hujusmodi supplicationibus in-
clinati easdem Constitutiones et Capitula per dictum Carolum Episcopum
m praefertur approbata confìrmamus. Nec non antiqua Statuta et privilegia
praedicta quatenus licita et honesta sint, et contra libertatem ecdesiasticam
non tendant, auctorìtate apostolica tenore praesentium approbamus et inno-
vamus; nec non comunitatem et homines praedictos in antiqua m eorum
possessionem eligendi quatuor capitaneos ex civibus dictae civitatis, qui eis-
dem militiis praesint, atque absque salario deserviant restituimus, reponi-
mus, et reintegramus, ita quod in posterum dictae militiae non amplius
per unum, sed per quatuor capitaneos, ut prìus^ regantur; ac comunitatem
et homines praedictos totius illius districtus, terrarum, et castrorum homi-
nes nemine prorsus etiam praetextu cujus vis exemptionis, aut recomanda-
donis excluso, prò rata ad solutionem dictae coUectae prò reemendis, et re-
sarciendis dictis quingentis salmis grani . omnino teneri, et ad id sub censu-
ris, et etiam pecuniarìis poenis cogi posse statuirous et ordinamus. Mandan-
tes prò tempore exlstenti dictae civitatis Gubematori, ac omnibus aliis ad
qttos spectat, et in futurum spectabit, ut praemissa omnia observent et ob-
(1) GiovanDi d' Anstria fa due volte di passaggio per Camerino e per il suo Stato,
od 1576. Conducet seco 150 cavalli, che si doverono veRovagliare, essendo destinati
contro i banditL II comune spese non meno di scudi 4000.
Archivio Storico li. i8«
274 MILZIADE SANTONI
servari mandent, ac comunitatem et homines praedictos appiobadone, con-
firmationc, innovatione, restitutione, responsione, reintegratione, statuto, et
ordinatione Nostris et aliis praemissis pacìfice frui et gaudere, non penni-
ctentes comunitatem et homines praedictos a quacumque desuper molestrai,
contradictores quoslibet et rebelles per censuras , et alias de quibus ds vi-
debitur poenas compescendo, adhibito etiam ad hoc, si opus fiierìt, auxilìo
brachi! saecularis. Non obstantibus quibusvis constitutionibus et ordinatio-
nibus apostolicis, nec non dictae civitatis juramento confirmatione aposto-
lica, vel quavis fìrmitate alia roboratis statutis et consuetudinibus, ac novis
reformationibus, ceterìsque contrariis quibuscumque. Datum Romae apud
S. Mar^um, sub annulo Piscatoris, die XDC augusti MDLXXXV. Pontifica-
tus Nostri anno primo. Io: Baptista Canobius.
Di questo singolare privilegio di comandare le
proprie truppe erano assai gelosi i camerinesi, e su-
bito se ne valsero nominando i quattro nuovi capi-
tani che furono Girolamo Bonapasta, Lucantonio Gu-
glielmi, Alessandro Altini e Venanzio Muzi. La
magistratura de' cinque Priori avea titolo e funzioni
di colonnello. (')
Ciò valse a richiamare i sentimenti di gratitudine.
Infatti il consiglio di credenza recava innanzi al con-
siglio generale, il martedì io settembre, la seguente
mozione (*).
€ Essendo a principio di questo pontificato, alli
28 di aprile p. p. risoluto dal general Consiglio do-
versi fare alcune arme in pietra a memoria et honore
della S. di N. S. et poi considerando esser bene di
fare qualche dimostrazione maggiore a perpetua me-
moria di un tanto Pontefice nostro amorevolissimo.
(x) Sparapani St ms. %. 374.
(2) Rìf. Com. pag. 679-
SISTO V, E SUA STATUA 2T$
come questo é già più giorni penetrato in Roma a
notizia di molti de' signori padroni, et perciò il
cav. Gio: Battista della Porta statuario partito ulti-
mamente da Roma per la volta di Loreto si sia qui
presentato quasi rinviato et indirizzato da alcuni si-
gnori della Camera et accompagnato con lettere di
Monsignor Reifio di Martorano ('), et del nostro
agente con mostrare et lassar qui alcuni suoi disegni
fatti da esso circa il. far qui una medaglia di S. S."
con alcuni ornamenti, largamente bora si propone
quel che par di fare in nome pubblico di questa città
per dimostrazione memoria et devozione più degna
che sia possibile verso S, Santità. »
Il primo consigliere estratto per dire il suo pa-
rere in proposito fu Vincenzo Ugolini, il quale si
espresse in questi termini. € Si deve, et si ha da ho-
norare la S. di N. S. quanto più sia possibile a per-
petua memoria di S. S. Et per mostrarle la vera de-
vozione et confidenza di questa città se le faccia
una statua di bronzo da collocarsi o nella piazza della
Corte, o del palazzo Priorale, o altrove a giudizio
de' periti, mai più non sì potrà forsi bavere una oc-
casione tanto bella degna et honorata quanto que-
sta. € Anche gli altri del consiglio, posposta l'idea
del medaglione di marmo^ suggerita dai credenzieri,
favorirono unanimi V erezione di una statua. Pompilio
(i) Questi è il nostro Mariano Perbenedetti eletto da Gregorio XIII
vescovo di Martorano, e da Sisto V. Governatore di Roma e poi Car-
dinale.
2^6 MILZIADE SANTONI
Rodolfino aggiunse e che la statua si metta dentro
il nostro palazzo. » Mariano Cella e che la statua
si faccia intera, perchè si vedano le braccia et li
piedi, da pigliarsi il modello in Campidoglio, e Ot-
taviano Savini, quegli che abbiam visto imaginare per
primo il monumento, anch' egli parlò : » si facci ( la
statua) a S. S. a giudizio dei periti da collocarsi
parimenti a giudizio loro: et per la spesa li signori
Priori et Credenza con Monsignor Rifio Governa-
tore mettano una tariffa d' impositione secondo sarà
bisogno. » Ed Ercole Polini confermava : ce si faccia
una statua bella di bronzo. Et per li denari attesa
la nostra povertà et strettezza si domandi et procuri
col mezzo di Mons. Rifio Governatore, di poter met-
tere una honesta impositione. < Finalmente Rambotto
Vicomanni, approvando il già detto, desiderava : « che
si eleggano tre cittadini uno per terziero dalli Sig.
Priori et Credenza con Mons. Governatore quali ab-
biano cura, assunto, et diligenza di far fare la statua
nel miglior modo sarà bisogno , et di far sopra
ciò opportuna provisione di denari. » E fii messo il
partito sulla proposta dell' Ugolino, coli' aggiunta del
Vicomanni € et obUnta per palluclas sexagintaquin"
que repertas affirmativas, nulla reperta negativa ».
Nel giovedì seguente i Priori e il consiglio di
Credenza, secondo la facoltà demandata eleggevano
i commissari all'affare della statua ('). <ìc Vacando
(i) Rif. Com. pag. 6S4.
SISTO V. E LA SUA STATUA 2^^
prius electioni faciendae deputatorum super negotio
statuae aeneae S. D. N. erigendae, juxta ordinem et
decretum praecedentis generalis concilii, vigore dicti
decreti post colloquia et considerationes in superstites
et deputatos dicti negotii elegerunt et nominaverunt
infrascriptos cives in scrutinio tunc probatos ....
Io: Baptistam Laurum, Raphaelem Salimbeni, Curtium
Puccittum. »
I Camerinesi in tal guisa furono i primi a decre-
tare al Pontefice Sisto V. gli onori della statua di
bronzo; e il loro esempio credo, valse a destare
r emulazione di due altre città marchigiane Fermo
e Loreto; quella nei comizi del 24 novembre 1585
fissò la dedica della statua, la quale al dire di un
consigliere avrebbe dovuto essere non di bronzo, ma
di oro; « jurans dixit quod si possibile foret fieri esse
dehet de puro aureo (sic) (') •. Loreto più tardi nel
1588, come sta scritto nelF iscrizione della base.
Roma anch' essa elevò in Campidoglio eguale monu-
mento, ma più oltre dopo che le riforme e le muni-
ficenze del gran Papa avean levato dovunque altissi-
ma fama.
Tornando ai camerinesi, sembra che i sopracciò
cosi eletti subito s* intendessero coli' artefice Tiburzio
Vergelli nostro cittadino, che dimorava allora a Re-
canati, ed era già celebre per i suoi lavori di scul-
tura e fiisione in bronzo. Di lui ci occuperemo in ap-
(I) Cosi il De Minicis ntViì Alìmm di Roma, voi. VII del 9 gen. i84t.
27B MILZIADE SAKTOKI
presso dopo esauriti i ricordi dei pubblici libri del
Comune. Cominciano ora gli assegni di pagamento
e le provvigioni del danaro.
L'ultimo di settembre del 1586 i deputati per
la statua riferivano al consiglio generale (*) € per
più presta spedizione se par di pigliare delli denari
dell'abbondanza vecchia rimasti in mano di messer
Cruciano, et il resto delli detti denari oltre il bisogno
di pigliare se. 500 per la prima paga della statua, se
par di ripigliare et metter nel giro della nostra ab-
bondanza per maggior polso di essa abbondanza, o
farne altro Offitio. » Fu consultato dal capitano An-
sovino Cambi che < li medesimi deputati sopra la
statua debbiano in qualsivoglia modo eflFettuare il ne-
gozio della detta statua per ogni rispetto. Et non
bastando l' autorità già data loro di pigliar denari co-
me si è già confermata, et pienissimamente raggiunta
con ogni autorità et obbligatione di questo pubblico
et bene della comunità et di tutto questo consiglio,
come sia in qualsivoglia modo necessario. Et possano
li detti deputali in detto nome per tal conto pigliar
sino a Mille scudi, in qualsivoglia modo, et in qual-
siasi sorte d' interesse ». Su tale proposta fu chiesto
il partito per voti segreti « et ohienta per palluctas
quinquagintanovem affirmativaSy quatuor contrariis non
obstantibus. Quindi il consiglio di credenza a di pri-
mo di ottobre (*) stabiliva « ad provisionem dena-
(1) Rif. Cotti. 1586 pag. 849.
(2) Ivi pag. 854.
SISTO V. E LA SUA STATUA 2^$
riorum prò statua S. D. N. PP. si scriva a Jesi a
messer Ottaviano M.'' di casa di Mons. Volta, per li
denari del fratello da darsi a censo per averli et pi-
gliarli, et interim si cerchino altre occasioni per ve-
nirne al fine. « Ma tutte queste ricerche non dovet-
tero tanto presto approdare a buon risultato ; mentre
due altre volte, li 31 ottobre e li 17 novembre il
consiglio di credenza si occupò della stessa necessità
di danaro » attesa la molta instantia fatta da messer
Hor.** Vergelli in nome del M.* dell'opera. » (')
Al 27 di febbraio 1587 per altro la tesoreria era
in grado di far fronte a un primo pagamento. Q).
a super mercede solvenda prò factura statuae S. D. N.
dicatae sequens fuìt facta deliberalo. Scudi cinque-
cento delli 2 mila pigliati ultimamente a censo in
Roma si habbiano a dare, et si diano all'Artefice
maestro della statua a buon conto di prezzo della
fattura di essa; et sia bora deliberato che questo
abbia effetto, norr ci essendo massime per bora biso-
gno per l'Abbondanza, potendosi per servizio di essa
abbondanza venir riscuotendo li crediti, et vendendo
delli grani che ci sono. Et fuit obtenta, et firmata
per pali. XII affìrm. et III contrar. non obstant. »
Questa delibera fii notificata al Consiglio generale li
8 marzo « et omnes Conciliarii coniicuere ».
Una vecchia ambizione solleticava l' animo de'
camerinesi, ricordantisi di essere stati retti e gover-
(i) Rif. 1586-87. p. 9 e i4.
(2) Ivi p. 55.
2%Q MILZIADE SANTONI
nati altre volte da magistrati dinastici e perpetui.
Dopo i Varano, aveano obedito a Odoardo Farnese,
il nipote di Paolo III ; un' altro Pontefice Giulio III
aveva loro dato a Governatore perpetuo Balduino
del Monte suo fratello; ora con un Papa che rite-
nevano cittadino, si lusingarono ottener di nuovo
un* ombra di sovrano in un suo parente. E nel con-
siglio generale del io marzo dello stesso anno 1587
se ne tenne parola « Super novo Gubernio de aliquo
de sanguine Siìii D. N. prout sanctitati suae videbitur
et placebit. » E si stabili di far chiedere al Papa un
Governatore perpetuo fra i suoi parenti ; e per ciò
ottenere si vollero impegnati il cardinale Peretti, An-
nibale Giovio, e Monsignor di Martorano Governa-
tore di Roma. Vedremo più tardi come i costoro
desideri fossero appagati.
Seguitiamo ora a registrare i pagamenti ordinati
per la statua al Vergelli, e troviamo che al 14 marzo
il consiglio di credenza di nuovo si occupava degli
scudi 500 da pagarsi in conto. (") « Per pagare a
buon conto se. 500 per la statua, cioè per la sua
fattura, si piglino et riscotano subito delli denari del
fìtto et appalto del pan bianco. Et se in tutto non
basti, di quei denari che ci saranno di crediti della
cotìiunità per compire alli se. 500, se pigile per il
compimento delli denari dell'abbondanza con rimet-
terglieli quanto prima, data cura et autorità alli detti
(x) Ref. Com. ad an. pag. 66.
SISTO V. E LA SUA STATUA 28 1
Sig. Priori di riscotere con prestezza pagare detti
denari al Maestro della Statua per mezzo del Camer-
lengo, e con li soliti mandati, et con &re prima che
detto Maestro dia idonea sicurtà, per li detti et
altri denari, fino ali* intero pagamento; et anco
per r effetto della statua a senso dell' istromento
già sopra di ciò tatto. Et fuit obtentum per pali. 17
affirm : una tantum contrar. non obstant. »
Il completo disordine in cui si mantengono an-
cora, quasi interamente, le carte e i libri dell' ammi-
nistrazione antica del comune di Camerino, non mi
ha reso possibile verificare con esattezza i denari
spesi per la statua, come dovrebbero esser stati re-
gistrati nei conti del camerlengato e della tesoreria.
Cosi r istromento che venne certamente stipolato tra
il comune e il fonditore Vergelli anch' esso é sfug-
gito alle mie ricerche, per quanto non le abbia ri-
sparmiate sugli atti municipali e sui protocolli nota-
rili. Forse il contratto si rogò a Recanati, ove
dimorava l' artista : ed io debbo lasciare questa parte
senza maggiori schiarimenti, augurando che altri di
me più fortunati possano completare le notizie ac-
cennate.
Proseguo adunque a spigolare nei Volumi delle
Riformanze; e veggo che a di io novembre 1587
nel consiglio di credenza (') « Parlandosi in mate-
ria della statua si restò in questo, cioè si mandi uno
a vedere se la statua sia in essere finita^ prima che
(r) Pag. 118.
282 MILZUt)B SAKTONI
àlPArtefice si diano altri denari. Et se gli diano poi
quando prima 200 scudi, e fin in 300 se. quando la
statua sia finita da potersi condurre; et per dar que-
sti denari se ne piglino dal fitto del pan bianco. Et
fuit deliberatum nulla pariter contraria reperta. »
E ai 3 di marzo del seguente 1588 e Dicendo-
si delli denari che resta bavere ms. Tiburtio Vergelli
per la statua (') fii risoluto che se gli dovessero
pagare dal Camerlengo se. 200, oltre alli se. 300
pagabili dall' Appaltatori del pan bianco , et questo
s' intendesse che l'Abbondanza li presti alla Comunità
per questo bisogno. Et fuit obtentum nulla contraria
reperta. »
Finalmente 1' ultima memoria dei pagamenti l'ab-
biamo nel consiglio di credenza del 5 agosto 1588
(*) ove « Fu ragionato et viva voce referito che a
ms. Tiburtio Vergelli se debbiano dare se. 100, che
resta avere dell' opera della statua di N. S. con far-
neli il mandato et procurare de rescuoterli dall' Ap-
palto del pan bianco, et sollecitare esso ms. Tiburtio
a finir di consegnare quanto si resta per il fine del-
l' ornamento della statua. »
E qui sospendo il racconto di quanto fecero i
nostri padri per compire e pagare il capolavoro della
statua di Sisto V; dirò poi del collocamento e della
iscrizione, che mi sembra ora tempo intrattenere il
(1) Ad an. 1588. p. 32.
(2) Ivi pag. 74,
SISTO V. E LA SUA STATUA sSj
lettore intorno al nome e alle opere del fonditore
Tiburzio Vergelli.
La famiglia Vergelli era oriunda da Camerino.
Domenico di Nicola esercitò l'ufficio di notaro
del 1548 al 1579 ed ebbe cinque figli, Gio: Battista
il quale seguitò la professione paterna dal 15 91 al
1629; Tiburzio il nostro fonditore, Emilio, Ersilia ed
Ippolita. Da Gio: Battista nacque un Francesco, e da
costui Giuseppe, Olimpia e Tiburzio giuniore che vi-
vevano ancora nel 1663. Ho anche memoria di un
Venanzo di Francesco Vergelli consobrino di Tibur-
zio seniore, pel quale stipolò un istromento nel
1591 ('). E poi ricorrono negli atti contemporanei
e nei libri battesimali anche altri nomi della stessa
famiglia che non ho potuto raggruppare in discen-
denza ordinata (*). La casa di loro proprietà era si-
tuata nel terziero di Muralto, e precisamente nel luo-
go ove sorse dipoi il palazzo dei Pierbenedetti (').
Tiburzio Vergelli fin dalla sua età giovanile senti
r animo disposto allo studio delle arti belle ed in
prìncipal modo a quello della scultura in marmo ed
in bronzo. La fama che a quei giorni avea di sé le-
vata la scuola recanatese per opera dei fratelli Lom-
bardi di Ferrara, venuti qua per i lavori della Basili-
ca di Loreto, lo consigliò a partirsi dalla patria e
(1) Prot di Gio: Battisu Vergdii i8 dee. 1591.
(2) Un Emilio era anche cappellano della Cattedrale nel 1583; ed è
forse diverso dal fratello di Tiburzio che si ammogliò due volte.
(3) ProL ed Istrom. citato più sopra.
2^4 MILZIADE SAKTOKI
Stabilire la sua dimora a Recanati; ed attendere pri-
ma sotto il magistero di quel profondo conoscitore
del disegno, dell' arte statuaria, ed esperto fonditore
di bronzi Girolamo Lombardi; e morto costui presso
il non men celebre recanatese Antonio Calcagni (').
Sostenne Tiburzio a Recanati pubblici incarichi e fra
gli altri il priorato del comune nel 1606; una reca-
natese dei Vitali fu sua moglie e n' ebbe due figli
Gio: Battista ( n. e. 1588 -♦■ 1651 ) che continuò
r arte paterna del getto onoratamente , e Giuseppe
egregio anch' esso nel gettare i bronzi e per soprap-
più architetto e pittore (*).
Ignoriamo Y anno preciso della morte di Tibur-
zio, ma è certo che nel 16 io avea cessato di vive-
re, come apparisce dall' istrumento riportato dal Ric-
ci, la cui vera data è il 7 aprile 1610, secondo ho
potuto far verificare nei rogiti del Botani recanatese
a pag. 212.
Dei pregi altissimi di Tiburzio Vergelli nell* ar-
te , perenne testimonianza sono le opere che tut-
tora rimangono: cioè la porta minore dell' ingresso
a sinistra verso il campanile della Basilica lauretana,
istoriata a bellissimi comparti e bassi rilievi, tutta in
bronzo: il superbo battistero dello stesso tempio mo-
numento di getto grandioso con putti e statue, e
(i) A. Ricci: Le arti e gli artisti nella Marca II. 6i: e F. marchese
Rafiaelli nella relazione alla G>mm. de' Mon. di Macerata intomo alla ne-
cessità di rinnovare la base della nostra statua. Verb. 2 giug. 1880.
(2) A. Ricci 1. e. II. 28. 62. Calcagni p. 257.
SISTO V. E LA SUA STATUA 285
festoni e quadretti: e un ciborio di metallo a Reca<>
nati. Ma nella nostra statua può dirsi che il Vergelli
riepilogasse tutta la sua arte , e la conducesse con
queir amore e quella finitezza che sola avrebbene
anche potuto mandare il nome ai più tardi posteri.
Sta il Pontefice, maestosamente seduto nella cat-
tedra intagliata tutta a fogliami ed arabeschi classica-
mente condotti e che lasciano nei voti laterali il po-
sto ad un genio esprimente la fama. L* appoggio
posteriore si risolve in una voluta, e V anteriore in
una testa di leone allusivo allo stemma di Sisto V.
Egli é vestito papalissimamente^ come direbbe il Mi-
lizia: sopra il camice, che resta scoperto sul dinanzi
e fa dolci pieghe sul grembo, porta un pluviale ric-
chissimo, messo interamente a ricamo, e scompartito
nello stolone in tanti medaglioni che recano effigiati
alcuni santi. Fra questi meritano essere osservati i
due primi in alto con i santi Apostoli Pietro e Pao-
lo, e i due seguenti con i patroni della città S. Ve-
nanzio e S. Ansovino. Sul razionale eziandio é rile-
vata la figura della Beata Vergine: la fimbria é tutta
firangìata. L' aspetto del Pontefice benedicente , co-
perto di camauro e triregno, è maestoso, severo, pro-
fondamente espressivo, e ciò che più monta somi-
gliantissimo al vero. Il cappuccio del pluviale, che
resta scoperto nel dorso della statua interamente, co-
stituisce da se solo un quadretto a basso rilievo, ove
sta espresso il Redentore che dà a S. Pietro la po-
destà delle chiavi in presenza di tutti gli Apostoli.
Compiuta adunque nel breve termine di due anni la
fiisione del monumento non restava che collocarlo in
cospicua postura. Ed ecco che il consiglio di credenza,
a8é MILZIADE SANTONI
li IO novembre 1587 proponeva: < essendola statua
come si dice già finita si propone quel che sia bene di
considerare e risolvere circa il luoco dove si habbia
a collocarla, et altro che in questo negotio si debbia
fare. Et nulla reperta contraria paUucta, fiiit hujusmodi
proposita ad generale Concilium translata. » Il gene-
ral G>nsiglio alcuni giorni appresso (') stabiliva :
« Super negotio statuae : Si metta la statua nella
piazza maggiore di S. Maria in luoco et come pare-
rà alli sig. Priori, ali Deputati sopra essa statua, et
alli Periti. Et duabus palluctis repertis contrariis non
obstant. fuit deliberatum. » I voti contrari forse furo-
no quelli di Gio : Battista Lilii, che aveva arringato
ce et se parrà bene se metta nella piazza di S. Maria
nel cantone del pozzo : » e di Antonio Bellucci che
disse : < si metta la statua nella colonna appresso al
pozzo della chiesa di S. Maria. t>
Pare pertanto dall' esposto che la statua fosse
collocata in piazza del Duomo fra il finire del 1587
e il principio del 1588. Ma questo collocamento fu
provvisorio per due capi: cioè per non essersi ancora
potuta innalzare una base conveniente e per mancare
le iscrizioni e gli ornati che in essa dovevano figu-
rare. Leggiamo quindi nel Consiglio di credenza del
3 luglio 1588, essere stati scelti tre cittadini per le
iscrizioni e furono : « Excell. dnus Laurentius Pichel-
lus ex tertio Subsancti et Burgi. Excell. d. Joannes
(i) Ris. pag. 124. del 19 nov.
SISTO V. E LK SUA STATUA 287
Maria Calcalara ex tert. Medii ; Excell. d. Democritus
Perbenedictus ex tert. Muralti honorandi J. V. Docto-
res fuerunt electi et deputati super inscriptionibus ìm-
ponendis sub statua aenea Siìii D, N. Sisti V. cum
auctorìtate eligendi secundum eorum vota et pruden-
tiam, unam de iis quae missae fuerunt Romam in mani-
bus Ulifii et Rmi Dni Card. Cosenzae, et fuerunt ap-
probati per suflfragiis, uno contrario non obsante. » E
neli' ottobre, ai 14, si discuteva ancora in Creden-
za (') € an videatur permutare statuam SS, Dni Nostri;
et visura fiiit eam permutari debere, et eam collocari
in loco ubi erat puteus apud ecclesiam S. Mariae, prout
melius videbitur Rei&is DD. Episcopo et Gubernatore,
et fiiit firmatum, nulla contraria reperta. ..
E questo pel luogo ; in quanto alla base il mi-
nor Consiglio sanciva , li 1 5 novembre : « che il
piedistallo per la statua di N. S. si faccia secondo il
disegno più nobile e bello mandato in carta da M.
Tiburzio Vergelli, et dell' opera et fattura che ci an-
derà li Sig. Priori recapino quel che sia per il me-
glio, per la perfetione dell' opera, et accettino le prof-
ferte delli maestri, che miglior partito proferiranno ,
et per questo bisognando abbiano autorità de pagar
denari. Et fuit firmatum nulla contraria reperta pal-
lucta. » Portato il negotio al Consiglio generale, se
ne occupò li 27 marzo 1589: ((Essendosi nel mese
di ottobre passato dal Consiglio della Credenza ben
considerato et assoluto che sia bene tramutar la sta-
tua de N. S. in altro luogo, con V occasione al pre-
(1) Refi pag. 102.
«^
288 MILZIADE SAKTONI
sente dell' ornamento venuto di bronzo, et del pie*
distallo da farsi, affinché si venga alla perfettione di
quest' opera, si propone che sia da farsi. • Il consi-
gliere Girolamo Forti arringò : « Neil* iscritione da
porsi nella statua si debba far memoiia del Gover-
natore presente e non d* altri . » Ottaviano Savini
rifletteva : e La statua non si muova dal luogo dove
sta al presente : né si faccia nella iscritione mensione
di Governatore alcuno, ma se pure vi si ha da met-
tere il nome, ci si pona del presente. • E fu delibe-
rato : » Li sig. Priori et Credenza con intervento di
Mons. lUmo Governatore et li deputati che ci sono
al presente risolvano quanto bisognerà per il luogo
et iscrittione della statua^ con autorità di poter fare
bisognando li doi deputati che ci mancano. Et fuit
hoc firmatum, quatuor contrariis. »
L* ultimo atto che ho trovato nelle nostre Rifor-
magioni é quello del 4 agosto 1589 (*) ove « di-
scorrendosi sopra quanto manca per la perfetione di
erìggersi la statua, parse che non si dovesse mutare
dal luogo, et che sia rimesso ad essi tre deputati di
poter correggere et mutare V iscrittione scolpita già
in bronzo, et di più che possano farci fare il piedi-
stallo come li parerà, et il tutto risolvano et confe-
riscano con Mons. lllifto Governatore: et firmatum
fiiit per palluctas XVIII affirmat. nulla contraria re-
perta. » (*)
(i) Res. pag. 242.
(2) La base della statua fu rifatu pib volte. Mentre scrìviamo si sta
rinnovando dal Municipio sui dis^;ni dell' ing. architetto Luigi Qeomene
Petrini, colla spesa di lire circa 3000, essendo la vecchia in istato di totale
ruina. Il ministero della P. L contribuisce per un terzo di questa somma.
.^
SISTO V. fi LK SUA STATUA 289
Sarà curioso il lettore di conoscere con maggiori
particolarità qual mai fosse la cagione dei dibattersi
de' consiglieri per mantenere e cangiare le iscrizioni
della statua. Ed io credo essere in grado di soddi-
sfarlo, tanto più volentieri quanto é varia la leggenda
che la fantasia popolare vi ha sopra costruito. Al pie-
distallo che dovea sostenere la statua aggiunse il
Vergelli quattro targhe parimenti gettate in bronzo.
Le due ai lati e la posteriore in un contorno con
cartocci, conchiglie e puttini racchiudono tre allego-
rie della sicurezza, della tranquillità e della letizia.
La prima è espressa da una campagna con casolari
e piantagioni, con in alto il motto securitas ; V altra
é una prateria con strada e fontana, ed in lontanan-
za un gran tridente, e sopra tranquillitas ; V ultima
ha tre ninfe danzanti e la parola Lilaritas. (*)
Sul dinanzi la targa é maggiore , e dividesi in
tre parti. Al disopra un grande ovale porta lo scudo
pontificio del Peretti sormontato dal triregno e dalle
chiavi sostenute da putti con volute e un mascherone.
In mezzo, similmente incomicinta da ricci e foglia*
mi, questa iscrizione
SISTO • V • PONT • MAX •
CAMERTES • VNDE • MATERNAM
ORIGINEM • DVXIT •
IVRE • OPTIMO POSVERVNT •
PONTIFICATVS • SVI • ANNO • I •
• M • D • Lxxxvn •
(i) GB steasi concetti e gli stessi motti s* incontrano nelle medaglie
e monete di Sisto V.
Archivio Storico \U 19
290 MILZIADE SANTONI
In basso Io stemma del comune di Camerino,
anch' esso in uno scudo ornato di finissimi rilievi. I
puntini della sesta e settima linea, neir originale sono
due righe cancellate a scalpello: e una vecchia tradi-
zione ha divulgato che ivi fosse stato scritto satirica-
mente Pater ditnilU illiSy non enim sciunt quidfaciunt:
motto allusivo ai disinganni che avrebbero avuto i
Camerinesi delle grandi speranze concepite per il pon-
tificato di Sisto V: il quale anzi che favorire questa
città, come le altre delle Marche, (') le diminuì la
diocesi, smembrandone Sanseverino e Tolentino. Ma
oltre che, come ben nota lo Sparapani, (') questi
censori non riflettono che la statua fii decretata ed
eretta nei primi anni, quando mal poteasi prevedere
r avvenire ; dimenticano pure che Sisto beneficò la
città col decorare della porpora cardinalizia Evange-
lista Pallotta e Mariano Perbenedetti entrambi di Ca-
merino, compensò la diocesi diminuita da un lato,
coir accrescerla dell' altro a scapito della Spoletina, e
istituì nel Collegio Montalto da lui fondato a Bolo-
gna tre posti per giovani camerinesi. Di più l' ìndole
di Papa Sisto non avrebbe facilmente tollerato il sar-
casmo, e r avrebbe vendicato nello scultore o nel
magistrato. Sappiamo invece che il Vergelli lavorava
e seguitò a lavorare nella basilica di Loreto agli sii-
ci) Tutti gli storici parlano della predilerìone di Sisto perle città delle
Marche, specialmente per Fermo, Macerata, Loreto, Tolentino, Sanseverino
e la sua patria Montalto.
(2) Ist. mss. S 372*
SISTO V. E LA SUA STATUA 29 1
pendi del Pontefice. Quella tradizione é dunque una
favola: e riandando le ultime decisioni dei consigli
maggiore e minore chiaro apparisce che nell'iscri-
zione si era inciso il nome di un governatore; e ta-
luno voleva, che se di governatore si fosse voluto
parlare, V onore toccava a quello che reggeva la città
air epoca della dedicazione del monumento. Dal 1585
al 1588, durante il lavoro della statua, si erano suc-
ceduti nel governo di Camerino quattro prelati : Carlo
Conti; Marcello Acquaviva; Marsilio Landriani; Mar-
cantonio Marsilj Colonna; ora nessuno di costoro
aveva avuto parte a tutto l'andamento del negozio,
ma chi aveva veduto il principio, non aveva egual-
mente assistito al progresso e al fine.
Meno di ogni altro il Landriano meritava di es-
ser ricordato, perchè giunto al governo li 15 giu-
gno 1587 e partitone nel settembre del 1588; e per-
ché la sua presenza avea destato in città una quistione
di partiti per un litigio fira lui e il vescovo Girolamo
de' Buoi; per la qual cosa era stato richiamato a Roma
e molto avea dovuto brigare per iscolparsi. Lo scul-
tore ignaro di quanto accadeva, e forse eseguendo le
avute istruzioni, aveva inciso il nome del Landriano
come di colui che sarebbe dovuto esser presente al-
l' inaugurazione. Giacché guardando bene addentro al
senso della epigrafe si vede subito che fra la prima
e la seconda pericope v' é un dissenso cronologico.
Essa, come é rimasta, dice che la statua fu dai Camerti
posta il primo anno del Pontificato.... nel 1587; mail
primo anno sarebbe stato invece il 1585; dunque v'é
difetto di dizione che indichi un secondo tempo, e
dovea leggersi il primo anno per il decreto di ere-
292 MILZIADE SANTONI
zione, il terzo per la dedica: ossia Posuerunt an. L
et Marsilio Landriano Gubernatore D. D. an. i^8y.
Né questo è tutto mio supposto: lo Sparapani (') lo
narra e nel piedistallo fu inciso il nome del Gover-
natore Landriano, ma senza sapersene la cagione fii
cancellato ». E prima assai di lui il Massarelli in un
foglio volante fra le carte del Lilii (*) aveva trascrìtto
r integra iscrizione con queste parole : < Sixto V. Poìir
tifici Maximo Camertes unde Matemam originem duxit
J. optimo posuerunt Pontificatus sui anno i. tem-
pore Gubernij Illmi D. Marsilij Landriani Mediolan.
MDLXXXVIL et poi fu cancellato la causa non si sa >.
Per noi questa cagione non è più un mistero.
L'omaggio della statua eretta dai camerinesi fii
altamente ^adito dal Pontefice, il quale poco stante
ricordevole del voto di questo consiglio di avere un
Governatore perpetuo fira i suoi parenti die quel ti-
tolo e potere a Marcantonio Colonna duca di Pa-
liano gran contestabile del regno di Napoli. Egli
aveva sposato una delle pronipoti di Sisto. Ciò ac-
cadde nei primi del 1589; e nell'agosto dell'anno
medesimo s' ebbe notizia che sarebbe passata per
Camerino Camilla, la sorella del Papa, accompagnata
dalle sue pronipoti Flavia moglie di Virginio Orsini,
e Orsina sposa del contestabile nostro governatore
perpetuo. Esse eran dirette a Loreto. La letizia dei
cittadini non ebbe limiti : si disposero archi trion£di,
(1) L. e. S- 37^-
(2) Varìor. Camilli Lilii tom. V. 9$ mss. nella BibL Valcminiana.
SISTO V. E LA SUA STATUA 2$$
si armarono tutte le milizie, si apprestarono sontuosi
conviti, eleganti comedie^ ricche danze, si ordinarono
cacce di tori, corse di barbereschi. Le feste durarono
cinque giorni, quanti si trattennero gli augusti ospiti.
Camilla, dice lo Sparapani, (') « ad ogni momento
vantava essere essa di Camerino. Mariano Perbene-
detti, allora Governatore di Roma, era presente a
tali espressioni, le confermava, ed aggiungeva che in
realtà il padre di Sisto V. sposossi Marianna Perbe-
nedetti .... (*) Parti Camilla da Camerino piena
di gratitudine verso li Camerinesi.. Ed in realtà ne
sperimentarono essi i benefici effetti, quali si furono
l'estrazione de* bestiami dalla Marca senza gabella,
l'abolizione del dazio di un quatrino per libra sulla
carne. Crediamo ancora che la medesima molto con-
tribuisse alla promozione di Mariano Perbenedetti al
cardinalato. »
Sisto V. mori li 24 agosto 1590. (')
(1) L. e $. 380.
(2) La parentela de*Peretti coi Perbenedetti, se non fu tanto stretta»
come qui si dice, non fu certo molto più lontana. Il p. Tempesti ricorda
a proposito la benevolenza del Papa per Mariano che egli stesso volle con-
secrar vescovo, tenne presso di se come governatore di Roma e donollo
poi della porpora.
(3) in altre due brevi memorie pubblicate nella Cronaca Marchigiana,
dell'aprile di quest'anno, mi sono intrattenuto intomo ad altri fatti del
pontificato di Sisto V, in relazione con la storia di Camerino.
U ARCHIVIO SEGRETO
DI
SERRASANQUIRICO
(I)
CLASS. XXI.
Solutiones Cameralìbus factae a dieta Ctmmuni
Pergam. I. pag. 36. An. 1277. Solutio facta Comuni, quod
supra, Thesaurario librarum 8. prò affictu S. Romanae
Ecdesiae debito.
Pergam. II. pag. 36. An. 1278. Solvuntur ipsi Thesaurario
per Commune praedictum aliae librae 8, prò eodem
affictu.
Pergam. III. pag. 37. An. 1282. Acceptilatio dicti Thesaura-
rii ob aliam solutionem librarum 9, ei factam ut supra.
Pergam. IV. pag. 37. An. 1286. Alia solutio 8. librarum The-
saurario facta prò eodem affictu ab ipso Communi.
(0 Contlflouione V. Voi. I, fase. IV, pjg. 710 - 744.
l'archivio di serrasa){q.uirico 295
Pergam. V. pag. 37. An. ia88. ÀlteFa solutio librarum 8.
pariter prò affictu S. Romane Ecclesiae debito facta The-
saurario ab eodem Communi.
Pergam. VI. pag. 37. Àn. 1289. Alia solutio 8. librarum prò
eodem affictu Thesaurario facta ab ipso Communi.
Pergam. VII. pag. 38. An. 1291. Solvuntur Thesaurario pa-
riter 8 librae prò eo affictu a Communi praedicto.
Pergam. Vili. pag. 38. An. 1294. Acceptilatio Thesaurarii de
8 libris Ravenn. ei solutis a dicto Communi prò eodem
affictu.
Pergam. IX. pag. 38. An. 1295. Alia acceptilatio a Thesau^
rario facta eidem Communi ob consuetam solutionem li-
brarum 8. prò ipso affictu.
Pergam. X. pag. 39. An. 11 97. Alia acceptilatio Thesau-
rarii de solutione ei facta per Commune predictum 8.
librarum prò affictu annuo debito Romanae Ecclesiae,
seu Rectori Provinciae.
Pergam. XI. pag. 39. An. 1299. Idem Commune solvit The-
saurario 50 libras Ravennat. et Ancon. prò Vicario ge-
nerali Marchiae.
Pergam. XII. pag. 40. An. 1301, Alia solutio 8. librarum ab
eodem Communi £icta Thesaurario prò affictu ut supra.
Pergam. XIII. pag. 40. An. 1302. Acceptilatio praedicto Com*
muni facta a Thesaurario solutione 8. librarum
de eodem annuo affictu.
Pergam. XIV. pa. 40. An. 1309. Alia Thesaurarii acceptilatio
de consuetis 8. libris Rav. et Ancon. ab eodem Com-
muni solutis.
Pergam. XV. pag. 41. An. 13 13. Alia acceptilatio Camera-
lium dicto Communi facta prò solutione 125. librarum.
Pergam. XVI. pag. 42. An. 13 16. 14 Aprii. Alia acceptilatio
Vicarii generalis Praesidatus Camerinensis Communi prae-
dicto ob solutionem illi factam 8. librarum.
Pergam. XVII. pag. 43. An. 13 16. 14 Maji. Altera ejusdem
Vicarii acceptilatio facta eidem Comuni ob consuetam
solutionem 8. librarum prò affictu ut supra.
Pergam. XVIII. pag. 44. An. 13 18. Alia Thesaurarii accepti-
2^6 GlOACtItKO VALERI
latio dicto Communi ob solutionem ab hoc factam 8. li-
brarum prò eodem affieni.
Pergam. XIX. pag. 45. An. 13 18. Alia ejusdem Thesaurarì
acceptilatio eidem Communi facta ob consuetam solutio-
nem 8. librarum.
Pergam. XX. pag. 46. An. 13 18. Idem Commune solvit The-
saurario 29. florenos auri prò Dno Rectore Marchiae seu
prò affictUy ut supra.
Pergam. XXI. pag. 47. An. 1322. Idem Commune die XVII
Augusti solvit Thesaurario Dni Marchionis prò portione
talliae impositae subsidii militaris 32. florenos auri. Item
die 4. Septembris ejusdem anni dictum Commune solvit
prae&to Thesaurario alios 32. florenos auri prò comple-
mento supra dictae talliae.
Pergam. XXII. pag. 48. Ad-. 1357. Acceptilatio aVicethesau-
tarlo Marchiae facta Communi praedicto ob solutionem
166 ducatorum auri prò alia Tallia imposita per Dnum
Legatum hujus Provinciae praedictae.
Pergam. XXIII. pag. 49. An. 1358. Alia acceptilatio eidem
Communi facta ab eodem vicethesaurarìo ob solutionem
aliorum 166 ducatorum auri prò Tallia, ut supra.
Pergam. XXIV. pag. 50. An. 13 $9. Altera acceptilatio
ab ipso Vicethesaurarìo facta praedito Communi ob
solutionem aliorum 166, ducatorum auri prò eadem
Tallia.
Pergam. XXV. pag. 51. An. 1359. Idem Commune dicto Vi-
cethesaurarìo solvit 200. ducatos auri prò parte subsidii
solutionis facte Gentibus iniquae societatis secundum or-
dinationem Dni Legati.
Pergam. XXVI. pag. 51. An. 1364. Alia acceptilatio dicto
communi facta a Thesaurario ob solutionem solitam 8.
librarum prò affictu, ut supra.
Pergam. XXVII. pag. 52. An. 1365. 21. Aprìl. Alia accepti-
latio communi praedicto facta a Locumtenente Thesaura-
rii ob solutionem 8. librarum prò eodem affictu.
Pergam. XXVIII. pag. 52. An. 1365. 26. AprìL Idem Com-
mune solvit Procuratori Depositarli Camerae S. Ro. £c-
L^ ARCHIVIO DI SERIUSAK(XUIR1C0 ^97
clesiae in Civitate Anconae 150. diicatos auri prò primo
termino subsidii dicto Communi impositi.
Pergam* XXIX. pag. 53. Àn. 1365. 31. Maji. Commune prae-
dictum solvit eidem Depositario Camerae alios 150. du-
catos auri prò complemento subsidii, ut supra.
Pergam. XXX. pag. 53. An. 1365. 30. Julii Idem Commune
solvit Procuratori Depositarii, qui supra, alios 50. ducatos
auri prò parte alterius subsidii dicto Communi impositi.
Pergam. XXXI. pag. 54. An. 1365. 18 Augusti. Solvuntur ab
eodem Communi memorato Procuratori Depositarli Came-
rae alii 50. ducati auri prò complemento subsidii praedicti.
Pergam. XXXII. pag. 55. An. 1366. Acceptilatio a Locum-
tenente Thesaurarii facta praedicto ob solutionem 8. li-
brarum, prò affictu ut supra.
Pergam. XXXIII. pag. 56. An. 1367. Idem Locumtenens ac-
ceptilationem facit dicto Communi ob receptas alias 8.
libras prò eodem affictu.
Pergam. XXXIV. pag. $7. An. 1368. Locumtenentis praedicti
acceptilatio facta eidem communi solventi ei 8. libras
prò ipso affictu.
Pergam. XXXV. pag. 57. An. 1371. Procurator et Locumte-
nens Depositarli Camerae recipit a dicto Communi 15.
ducatos auri prò stipendio 5. famulorum peditum, quos
idem Commune transmittere debebat ad custodiam civi-
tatis Perusii.
Pergam. XXXVI. pag. 57. An. 1372. Commissarius Thesau-
rarii generalis Gregorii Papae XI. recipit a dicto Com-
muni 150. ducatos auri prò parte subsidii impositi.
Pergam. XXXVII. pag. 58. An. 1372. Idem Commune solvit
Commissario praedicto 125. ducatos auri prò part« se-
cundi termini subsidii ut supra.
Pergam. XXXVIII. pag. 58. An. 1372. Praedictus Locumte-
nens Thesaurarii recipit ab eodem Communi 8. libras
prò consueto affictu.
Pergam. XXXIX; pag. 59. An. 1372. Idem Communi solvit
praedicto Commissario 103. ducatos auri prò secundo
termino alterius subsidii impositi.
298 GIOACHIKO VALERI
Pergam. XL. pag. 59. An. 1372. Commune praedictum solvit
eidem Commissarìos alios 103 ducatos aurì prò altero
termino subsidii, de quo in precedenti Pergam. XXXIX
fit mentio.
Pergam. XLI. pag. 6ò. An. 1373. Idem Commune solvit su-
pradicto Commissario 185. ducatos aurì prò alio subsidio
imposito ob Camerae necessitates occasione guerrae Lom-
bardiae contra Vicecomites de Mediolano.
Pergam. XLII. pag. 60. An. 1373. Commune praedictum sol*
vit eidem Commissario alios 185. ducatos aurì prò sub-
sidio ut supra.
Pergam. XLIII. pag. 61. An. 1473. Acceptilatio a Locumte-
nente Thesaurarii facta Communi praedicto ob solutio-
nem 8. librarum prò consueto affictu.
Pergam. XLIV. pag. 61. An. 1374. Idem Commune solvit
supradicto Commissario Thesaurarii 109. ducatos auri
prò parte primi termini alterius subsidii nuper impositi.
Pergam. XLV. pag. 62. An. 1374. Commune praedictum sol-
vit eidem Commissario 100. ducatos auri prò parte su-
pradicti alterius subsidii.
Pergam. XLVI. pag. 62. An. 1375. Acceptilatio a Thesaura-
rio facta eidem Communi ob solutionem consuetam 8.
librarum prò affictu ut supra.
Pergam. XLVII. pag. 63. An. 1375. Idem Commune solvit
dicto Commissario Thesaurarii ducatos auri 209. cum
dimidio prò primo termino subsidii nuper impositi.
Pergam. XLVIII. pag. 63. An. 1406. Acceptilatio a Thesau-
rario facta Communi praedicto prò solutione 25 ducato-
rum, et 18. Anconitanorum de 7. annis inceptis a 1399.
Pergem. XLIX. pag. 64. An. 1407. Commune praedictum
solvit Procuratori magnifici Capitanei Pauli de Ursinis du-
catos 408. prò talea praefatum Commune tangente prò
stipendio septimae conductae ejusdem magnifici Capitanei.
Pergam. L. pag. 65. An. 1418. Commissarius Thesaurarii re-
cipit a dicto Communi 14. ducatos, et 16 Anconitanos
prò affictu annorum 1415, 1416, 1417 et 1418. ad rationem
3 ducarorum et 14 Anconitanorum prò quolibet anno.
L* ARCHIVIO Di SERRASANQ.UIR1C0 299
Pergam. LI. pag. 66. An. 141 9« Gregorii Papae XII. Com«
missarias recipit ab eodem Communi 24. ducatos prò
affictu 8. annorum, videlicet 1407, 1408, 14091 14 io,
1411, 1412, 1413 et 1414.
Pergam. LII. pag. 66. An. 1420. Idem Gommane solvit The-
saurario prò afiìctu hujus anni ducatos 3 , et bonone-
nos 28.
CLASS, xxn.
Soluthnes ab eodem Communi factae aliis variis personis.
Pergam. I. pag. 67. An. 1289. Senio Bartholomei filio de
S. Severino propter latrocini a contra eum facta in con-
trata meragi, pecuniae a Gommuni praedicto restituuntur.
Pergam. II. Pag. 68. An. 12 11. lunii. Facultas datur a Con-
silio Serrae S. Quirici solvendi creditoribus dicti Gom-
munis ob subministratos ei coppos, Ugna, calcinam in
Palatii pubblici restauratione. Sequitur aliud instrumentum
sub die trigesima ejusdem mensis et anni, quo Deotalleve
Petri Syndicus ipsius Gommunis solvere - promittit Ugu-
tio Ranaldutii 15. liuras, 4. soldos, et 6. denarios bine
ad festum S. Mariae Augusti, prò cuppis, calcina, planel-
lis etc. emptis ab eo prò Palatio Gommunis praedicti.
Pergam. III. pag. 69. An. 1295. Idem Gommune solvit Alle-
vono Ioannis 3. libras prò tabulis ligneis, quas dedit in
servitio dicti Gommunis.
Pergam. VI. pag. 70. An. 1297. Gum fures 400. librarum
dotis Dnae Gorradinae filiae Leonardi de Ancona fuerint
per ipsum Leonardum capti in finibus predictae Serrae
eademque pecunia tradita fuerit dicto Gommuni, ab hoc
modo restituitur praefatae Gorradinae.
Pergam. V. pag. 71. An. 1297. Idem Gommune solvit Bru-
ninto Gattarelli 34. soldos prò pretio ferraminum ipsi
Gommuni factorum.
300 GIOACHINO VALERI
Pergam. VI. pag. 72. An. 1297. Ranaldonus preco dicti Com-
munis se obbligai solvere Mattheo Actonis Blanci 4. li-
bras et 14. soldos, ob expensas ab hoc factas prò eodem
Communi in curia Dni Marchionìs.
Pergam. VII. pag. 75. An. 1298. Quietatio facta dicto Com-
muni per Zutium Dni Natumguerrae ob receptas 30.
libras.
Pergam. Vili. pag. 74. An. 1298. Quietatio facta dicto Com-
muni per Nicolaum Dni Pauli de Podio vice et nomine
aliorum interesse habentium ób receptas 40. libras.
Pergam. IX. pag. 75. An. 1298. Quietatio facta dicto Com-
muni per Zutium Thomasii vice et nomine aliorum in-
teresse habentium, ob receptos 47 soldos Anconitanorum
grossorum de argento.
Pergam. X. pag. 76. An. 1298, Quietatio dicto Communi
facta per lacomictum de Podio, et Pioctium Brunelli ob
receptas I2. libras.
Pergam. XI. pag. 77. An. 1298. Quietatio facta dicto Com-
muni per Raynaldutium PiczoU ob receptas 170. libras ,
8. soldos et 3. denarios.
Pergam. XH. pag. 78. An. 1298. Quieutio dicto Conrniuni
facta per Allevonum Ioannis Martini ob receptas 3. libras
Ravennates.
Pergam. XIII. pag. 79. An. 1298. Consilium praedictae Ser-
rae per speciale mandatum procurae facultatem facit
Syndico ejusdem communis solvendi Raynaldono lohan-
necti mercedem prò ambasciatis etc.
Pergam. XIV. pag. 79. An. 1298. Instrumentum, quo S3mdi-
cus praedictus obligationem facit favore dicti Raynaldoni
solvendi ei 30. soldos prò mercede ut supra.
Pergam. XV. pag. 80. An. 1299. Consilium dicue Serrae de-
cemit dari debere Accorrecto Zuchae 45. soldos propter
obligationem quamdam, quam is fecit prò eodem Comuni.
Pergam. XVI. pag. 81. An. 1299. Consilium praedictum sol-
vi mandat lacomello Benedictoni 23 libras.
Pergam. XVII. pag. 82. An. 1300. Syndici ejusdem Commu-
nis solutio 200 librarum. Cum pergamenam hanc vetustate
L^ARCHIVIO DI SERRASAKaUIRICO 3OI
jam corruptam accuratius perscrutaverim , ibi notari de-
prehendi, Commune Castri Domi ob rubarias in eo Ca-
stro perpetratas ab hominibus dictae Serrae eamdem sutn-
mam recipere. Itaque documentum hujusmodi ad annum
13 12 spectare censeo. Videatur Pergamena XV. Class,
XVL Tom. IV. pag. 68. Instrumentum ante Septem-
brem mensem iuisse exaratum, constat ex obiigatione,
quam facit Syndicus praefatus sol vendi alias xooo. libras
in Kalendis mensis ipsius.
Pergam. XVIII. pag. 83. An. 1300. Solvuntur a dicto Com-
muni Tinto Mathaei 15. soldi prò pretio mediae salmae
ordei.
Pergam. XIX. pag. 84. An. 1302. Mandatum Vicarii Serrae,
praedictae, quod solvantur ab eodem Communi Gratioli
Bentevengne 2. Anconitani grossorum.
Pergam. XX. pag. 85. An. 1302. Procura Monachorum S.Bar-
tholi de Castanea ad rècipiendas 8. libras Raven. et An-
ton, ipsis a praedicto Communi debitas prò tunicis.
Pergam. XXL pag. 85. An. 1304. Mandatum ludicis dictae
Serrae, quod praefatum Commune solvat Matthaeo Ac-
cursii 5. soldos.
Pergam. XXII. pag. 86. An. 1307. Idem Commune solvit 30.
libras prò stipendio 4. equitum cum 4. equis Dno Mar-
chioni debito.
Pergam. XXIII. pag. 87. An. 13 12. Procura eiusdem Com-
munis ad restituendas Mathaeo Magistri Accursii 25. li-
bras ipsi Communi mutuatas.
Pergam. XXIV. pag. 88. An. 1312. Procura Gentelutii Ben-
venuti de Saxoferrato ad exigendas 25 libras dicto Com-
muni ab eodem mutuatas.
Pergam. XXV. pag. 89. An. 13.... Acceptilatio de libris 8. de-
nariorum in Marchia currentium ab eodem Communi
solutis.
Pergam. XXVI. pag. 89. An. i3.... Alia acceptilatio facta di-
cto Communi, seu Dno Benvenuto ejus Vicario a quo-
dam Magistro Ioanne prò 40. soldis habitis ab ipso lo-
anne de Fulginio notario curiae de Instrumento compo-
302 GlOACHniO VALERI
sitionis per eum factae occasione Monasterìi S. Victorìs
de Clusis.
Pergam. XXVII. pag. 90. An. 13.... Acceptilatio eidem Com-
muni facta a quodam Salvicto de sua. mercede habita prò
servitiis ipsi Communi factis.
TOM. IV.
CLASS. XXIIL
Solutlones salariarum factae a Comuni Serrai predìctac
Pergam. i. pag. i. An. 1286. Instrumentum quietationis prò
accepto salario factae Camerario dicti Communis a Villa-
nutio Dni Ugi Symonetti de Valle Potestate
ejusdem Serrae.
Pergam. 11. pag. 2. An. 1287. Acceptilatio mercedis prò of*
fìcio Potestariae dictae Serrae quo functus est Simone-
ctus de Valle Esinus.
Pergam. III. pag. 3. An. 1292. Consilium Serrae praedictae
de Salario 100 soldorum solvendo Dno Michaeli Syndico.
Pergam. IV. pag. 4. An. 1292. Dnus Deutalleve de Tolentino
ludex recipit a dicto Communi 3 libras prò compositione
etc. cum Abbate S. Victoris de Clusis.
Pergam. V. pag. 5. An. 1297. Dnus. Benedictus Dni Thebaldì
de Spoleto Potestas ejusdem Serrae recipit a Communi
praedicto 30 Libras prò salario.
Pergam. VI. pag. 6. An. 1296. Mandatum ipsius Communis
ad accipiendam quietationem de Dno Philipputio Dni Bali-
gani de 50 librts Ravenn. et Ancon. buie solutis prò of-
ficio Potestariae dictae Serrae.
Pergam. VII. pag. 7. An. 1296. Tani Philipputii Dni Baligani
l'archivio di SERRASANaUIRlCO 303
acceptilatio facta eidem Communi ob libras 50 receptas
de Salario Potestariae quondam Philiputii sui Patris.
Pergam. Vili. pag. 8. An. 1296. Mandatum praedicti Com-
munis ad solvendam mercedem Raynaldono praeconi prò
bannimentis factis. Sequitur obligatio Deutalleve Alberti
Sindici Communis ejusdem solvendi dicto praeconi bine
ad Kalendas Septembris 100 soldos.
Pergam. IX. pag. 9. An. 1297. Memoria de itineribus prò
Communi predicto factis a Matthaeo Palmectae ipsius
Communis bajulo.
Pergam. X. pag. io. An. 1297. Solutio salarii potestariae di-
ctae Serrae facta ab eodem Communi Dno Nallo Dni Pa-
raneno de Tuderto.
Pejgam. XI. pag. ii. An. 1297. Alia solutio salarii potesta-
riae ejusdem Serrae facta a dicto Communi nobili viro
Rogerio Dni Gregorii de Anagnia.
Pergam. XII. pag. 12. An. 1298. Consilium Communis prae-«
dicti de mercede solvenda Raynaldono ejusdem Commu-
nis tubicini.
Pergam. XIII. pag. 12. An. 1298. Aliud Consilium ut supra,
ubi decernitur quantitatis mercedis, idest 7 librarum et
9 soldorum prò dicto tubicine.
Pergam. XIV. pag. 14. An. 1298. Procura praedicti Commu-
nis ad mercedem solvendam pluribus Personis, quae ser-
vitia fecerunt eidem Communi.
Pergam. XV. pag. 15. An. 1298. Index dictae Serrae solvi
jubet Magistro Ioanni de Camerino 20 sold. prò quibu-
sdam scripturis praedicto Communi factis.
Pergam. XVI. pag. 15. An. 1299. Quietatio a Magistro Fran-
cisco Berardi facta eidem Communi prò accepto salario
de patrocinio et syndicatu gestis prò ipso Communi.
Pergam. XVII. pag. 16. An. 1299. Praedictum Commune sa-
larium solvit Dno Ranaldo Bonijohannis Vicario et. Fre-
derico Berarductii Syndico.
Pergam. XVIII. Pag. 17, An. 1301. Idem Commune solvit
salarium magistro Petro Nicolai recipienti prò Dni Guai-
terii de Verulis Potestate dictae Serrae.
304 GIOACHINO VALERI
Pergam. XIX. pag. i8. An. 1303. Magister Benvenutus Mer-
catutii de Cingulo, ut Syndicus Communis ejusdem Ser-
rae se obligat solvere Symonello Rigotii 20 soldos de
mercede ipsius laborum. prò dicto Communi.
Pergam. XX. pag. 19. An. 1304. Procura Dni Bonjohannis de
Montelupone Advocati Maceratensis prò eodem Communi
ad recipiendam mercedem a Communi ipso de officio
advocationis dicti anni.
Perg. XXL pag. 20. An. 1304. Martinus socius magnifici viri
Pandulphi de Malatestis mandatum procurae facit ad exi-
gendum salarium sibi debitum prò Potestaria praedictae
Serrae.
Pergam. XXII. pag. 21. An. 1305. Magister Ioannes de Penna
quietat dictum Commune de salario habito, de praestito
patrocinio favore Communis ipsius in Curia generali.
Pergam. XXIII. pag. 21. An. 1306. Quietatio Dni Guezelli
nepotis et Domiceli! magnifici viri Dni Ramboldi Comitis
Tarvisii et Marchiae Anconitanue Rectoris , livore dicti
Communis ob receptum salarium de Potestaria ejusdem
Serrae.
Pergam. XXIV. pag. iz. An. 1308. Praedictus Dnus Bonjo-
hannes ludex et habitator castri Maceratae recepisse te-
statur a praefato Communi io libras de salario patrocinii
a se prestiti favore Communis ipsius in Curia generali
Dni Marchionis.
Pergam. XV. pag. 23. An. 13 io. Quietatio eidem Communi
facta per supra dictum magistrum Ioannem magistri Ro-
gerii de Penna prò recepto salario sibi debito. .
Pergam. XXVI. pag. 25. An. 15 12. Bemardinus de Arìmino
Index dictae Serrae, accipit ab eodem Communi compie-
mentum salarli sibi debiti.
Pergam. XXVII. pag. 26. An. 13 13. Quietatio facta per P.
magistri Raynaldi de habito salario prò patrociniis prae-
stitis dicto Communi.
Pergam. XXVIII. pag. 27. An. 13 13. Sententia lata per ludi*
cem Provinciae Marchiae de solvendis 138 libris Doo
Vagno de Montefalco de salario ipsi debito a Communi
l'archivio di SERRASANQ.UIRICO $0$
predicto ob officium Vicariae in dieta Serra habitum.
Pergam. XXIX. pag. 38 An. 13 18. Acceptilatio Dni Deutal-
leve advocati de receptis 100 soldis prò salario antiquo
ex promissione sibi facta per Compagnutium de Cingulo
syndicum dictae terrae Serrae.
Pergam. XXX. pag. 29. An. 13 18. Acceptilatio Dni Deutajute
de Cingulo Camerarii generalis Terrarutn amicitiae de
Marchia facta Communi praedicto de libris 9 sold. io et
denariis 6 habitis prò salario ambaxiatorum , qui iverunt
ad Curiam Romanam.
Pergam. XXXI. pag. 29. An. 13 18. Idem Comune solvit
praedicto Deutaiute Camerario generali 76 libras et 13
soldos prò salario ambaxiatorum qui sunt et modo de
novo ire debent ad Curiam Romanam.
Pergam. XXXII. pag. 30. An. 1357. Commune praedictura
solvit 22 florenos et 15 Anconitanos Dno Blascho Per-
randi de Belviso Militi Dni Rectoris Marcliiae prò officio
Potestariae ejusdem Serrae.
Pergam. XXXIII. pag. 31. An. 1360. Quietatio facta eidem
Communi de Salario Potestariae Serrae ipsius a Dno Bar-
tholomeo Lutii de Narnia.
Pergam. XXXIV. pag. 32. An. 1362. Quietatio dicto Com*
muni facta per Ser lacobum magistri Lambertini de Ma-
cerata notarium de accepto salario prò terrarum appassu
in finibus dictae Serrae et Rotursii. Ibi dicitur, eumdem
Ser lacobum venisse cum Dno Cosa de S. Victoria Com-
missario Dni Rectoris Marchiae Anconitanae ad ttrtnìnan"
dum territorium et confinia in ter Commune diete Serre et
Commune Castri Rotorsii. Sequitur aliud Instrumentum pa-
riter quietationis factae Communi Serrae praedictae a
Phylippo lohannis de Monte alto Bajulo Curiae generalis
prò recepto salario sibi debito, sub eodem anno 1362
22 lunii.
Pergam. XXXV. pag. 33. An. 1363. Ser Andreas Francioni
de Montiluco accipit a dicto Comuni salarium ipsi debitùm
prò patrociniis favore ejusdem Communis ab eo prestitis
in Curia generali.
Archivio Storico II. 30.
3o6 GIOACHIKO VALERI
Pergam. XXXVI. pog. 33. An. 13 . . . Acceptilatio facta eidem
Communi a Dno Francesco de Matetica Indice et Advo-
cato de 3 iibris Raven. et Ancon. ab eo habitis prò par-
te salarii.
CLASS. XXIV.
Alimatianes factae per idem Commune
Pergam. I. pag. 34. An. 1289. Comune Serrae S. Quinci aiie-
nat Dno Angelo Abbati S. Helenae quoddam splateum.
Pergam. II. pag. 35. An. 1388. Dictum Commune vendit pe-
tium terrae arativum positum in districtu ejusdem Serrae
et in fundo de streparellis juxta res dicti Communis ras
S. Mariae de Grocta etc. Ioanni et Ciccho Nutii de dieta
Serra pretio 4 florenorum auri, ad solvenda debita et sti-
pendiarios milites Anconam missos prò recuperatione Cas-
sari prefatae Civitatis.
CLASS. XXV.
Obligationes dicti Comunis et aliorum prò Communi ipso
Pergam. L pag. 36. An. 1289. Idem Commune se obiigat,
qpod cuidam Servo Bartholomaei filio de S. Severino
reddetur quaedam denariorum summa ipsi rapta in di-
strictu dictae Serrae et in contrata Meragi.
Pergam. II. pag. 37. An. 1294. Consilium ejusdem Serrae
procuratorem facit magistrum Raynaldum Deutallevi ad
promittendum nomine dicti Communis creditoribus sum-
mas eis debitas.
Pergam. m. pag. 38. An. 1294. Vigore ipsius Consilii idem
procurator se obligat prò soldis 27 favore Simonelli
Verdianae.
l'archivio di SERRASAKaUIRlCO 307
Pergàm. IV. pag. 39. An. 1294. Obligatio dicti Communis
favore Guascantuli Benedictoli prò 4 iibris denariorum prò
operibus praestìtis molendinorum Communis ejusdem.
Pergam. V. pag. 40. An. 1298. Consiiium dictae Serrae pro-
curatorem facit Raynaldonum banditorem ipsius Commu-
nis ad se obligandum nomine ejusdem Comunis favore
Zutii Dni Natumguerrae prò Iibris 31 denariorum.
Pergam. VI. pag. 41. An. 1298. Vigore dicti Consilii idem
Raynaldonus se obligat favore ipsius Zutii de dieta summa
ei solvenda, qui hic summam eamdem Communi mutuavit.
Pergam. VII. pag. 42. An. 1300. Obligatio per idem Com-
mune facta Matthaeo Accursii prò una salma vini ab hoc
vendita Communi praedicto.
Pergam. VIE. pag. 43. An. 1300. Syndici dicti Communis
obligatio de solvendis 8 soldis cuidam Symonello prò re-
siduo cujusdam porci eidem Communi venditi.
Pergam. IX. pag. 44. An. 1300. Obligatio praefati Syndici
favore P. Georgii de Saxoferrato Prioris S. Bartholi de
solvendis buie prò dicto Communi io soldis prò tonicis,
et aliis 20 soldis prò duplerio dari solito in festo S.
Bartholi ut in statuto continetur.
Pergam. X. pag. 45. An. 1300. Obligatio dicti Communis de
31 soldis favore Angeli Mercantoni.
Pergam. XI. pag. 46. An. 1300. Obligatio ejusdem Commu-
nis de solvendis 20 soldis Servolo Albrici prò servitiis ab
hoc factis occasione cujusdam homicidii.
Pergam. XII. pag. 47. An. 1300. Obligatio Syndici praedicti
favore cujusdam Butalini Blance de 12 soldis ei solvendis,
quod ipse laboraverit in vallato dicti Communis.
Pergam. XIII. pag. 48. An, 1302. Obligatio ejusdem Syndici
facta Bartholutio Deutalleve de restituendis ei io soldis
mutuo habitis.
Pergam. XIV. pag. 48. An. 13 io. Obligatio dicti Syndici fa-
vore Angelini Salvonis et aliorum de ville Forclusae in
summa 60 librarum ab eis datarum eidem Communi.
Pergam. XV. pag. 49. An. 13 io. Obligatio dicti Communis favo-
re Bentevenie Gilii de pedemonte de summa 100 librarum.
308 GIOACHINO VALERI
Pergam. XVI. pag^ 50. An. 13 12. Obligatio ejusdem Com-
munis favore Dni Francisci Contutii de Pyro prò 91 li-
bris 8 soldis et 7 denariis ab hoc Communi ipsi mutuatis.
Pergam. XVII. pag. 51. An. 13 13. Obligatio dicti Communis
favore Ranaldutii Andrutii de summa ei solvenda 3 li-
brarum et 4 soldorum.
Pergam. XVIII. pag. 51. An. 1360. Bartholutius Thomassutii
se obligat favore Syndici praedicti Communis colligere
dativas et coUectas omnes ab eodem Communi impositas.
Pergam. XIX. pag. 53. An. 15 17. Obligatio facta per dictum
S}mdicum favore cujusdam Dni lohannis stipendiarli Illu-
stris. Dni Laurent ii de Anguillaria prò 100 ducatis auri.
CLASS. XXVL
Ahsolutioms et CondemnatUmts
Pergam. I. pag. 54. An. 1290. Absolutio facta a Dno Rectore
Marchiae de quibusdam damnis datis, favore Gandolfini
de Genga.
Pergam. II. pag. 55. An. 1292. Absolutio et quietatio facta
per Dnum Vicarium generalem Dni Rectoris Marchiae ,
favore Serrae praedictae ob excessum perpetratum occi-
sionis cujusdam bajuli curiae Dni Marchionis, mediante
solutione 30. florenorum auri.
Pergam. III. pag. 56. An. 1296. Absolutionis sententia favore
cujusdam Compagnicti exbanditi.
Pergam. IV. pag. 57. An. 1297. Absolutio obtenta a praefato
Comuni solutione 100 florenorum auri, propter bella ge-
sta contra Terras Staphuli et Rochaecontratae castrumque
Perosariae.
Perg. V. pag. 58. f An. 1298. Absolutio lata per Dnum
Commissarium Apostolicum favore
Pere VI pae ^q y diete Serre et omnium habitatorum in
' ^ ea a cunctis condenmationibus , sen-
tentiis, vel bannimentis contra ipsam
latis.
l'archivio di SERRASANaUIRlCO 509
Perg. VII. pag. 60. An. 1299. Absolutio Compagnicti de pre-
dieta Serra exbanditi.
Pergam. Vili. pag. 61. An. 1300. Absolutoria Dni ludicis ge-
neralis prò Dno Rectore Marchie favore Syndici diete
Serre, quìa non adsignaverit euidam bajulo upradieti
Communis alium qui eum doeeret fungi suo offieio.
Perg. IX. pag. 62. An. 1300. Contra dietum Commune pro-
eeditur, eo quod Fabrianensis quidam fiierìt oeeisus in
eontrata S. Marie doliole in via publiea.
Pergam. X. pag. 63. An. 1300. Dnus Rector Marehie eum
antea Serranos absolvìsset ob bellum et rebellionem, aliis
quibusdam delietis reseryatis, nunc absque alia reserva-
tione eos pienissime absolvit.
Pergam. XI. pag. 64. An. 1300. Absolutio data per ludieem
Curie generalis in Presidatu Camerinensi Communis diete
Serre Syndieo quod non eapi feeerit quosdam fiires.
Pergam. XII. pag. 65. An. 1303. Absolutio favore Potestatis
et Communis predieti ob inquisitionem eontra eos fae-
tam, eo quod erga nonnuUos se gesserint eontra formam
statutorum diete Serre ete.
Pergam. XIII. pag. 66. An. 1304. Absolutio ab exeommuniea-
tione data predieto Communi et partieularibus ejusdem
Serre a Dno Reetore Marehie.
Pergam. XIV. pag. 67. An. 1307. Absolutio data a ludiee
Curie generalis in Presidatu Camerinensi ludiei, aliisque
offieiàlibus dieti Communis ob eorum ineuriam in non
proeedendo eontra quemdam homieidam.
Pergam. XV. pag. 68. An. 13x2. Quietatio sive remissio om-
nium eondemnationumfaeta favore Communis etspeeialium
personarum Serrae prefatae, eo quod sesc rebellaverint Pon-
tifieii ae depopulaverint et ineenderint Castrum Domi.
Pergam. XVI. pag. 69. An. 13 12. Copia authentiea predietae
Pergamenae XV.
Pergam. XVII. pag. 70. An. 13 13. Absolutoria sententia
favore hominum diete Serre, quia ipsi non eeperunt, ne-
que eonsignaverunt Curiae quemdam, quia delietumper-
petravit in eorum jurisdietione et villa Foreluse.
310 Gioachino Valeri
PergaoL XVIIL pag. 70. An. 1374. Absolutio £ivore Consilii
diete Serre ob non captum occisorem cuiusdam Vagnoli
de eadem Terra.
Pergam. XIX. pag. 71. An. 13. • . • Absolutio favore Serre
S. Quinci, que non cepit Phiiipputium de Cingulo ban-
ditum.
Pergam. XX. pag. 73. An. 1362. Absolutio favore nonnul-
lorum de dieta Serra in causa contra Lenum Nutii de
Retursio.
Pergam. XXI. pag. 74. An. 1399. Absolutio data per Dnum
Vicarium generalem Dni Rectoris Marchie, favore Co-
munis ejusdem Serre, eo quod exbanditum quemdam re-
ceptavit.
Pergam. XXII. pag. 74. An. 1434. lohannes Dni Accursi de
Camerino capitis sententia condemnatur.
Pergam. XXIII. pag. 74. An. 1450. Copia Consilii diete Serre
super quamdam supplieationem de pene remissione.
CLASS, xxvn.
Liga Amicorum Marchie.
Pergam. I. pag. 75. An. 13 15. Puccius Franeisci de Auximo
Camerarius Lige Amicorum de Marchia recipit a Com-
muni prefate Serre 32. libras Ravenn. et Ancon. prò
parte contingente dicto Comuni.
Pergam. II. pag. 76. An. 13 15. Consilium Lige Amicorum
de Marchia habitum Cinguli statuit , quo ( ? quod ) die-
tum Comune Serre teneatur eidem Lige prò 400 fu-
mantibus.
Pergam. III. pag. 77. Varie summe denariorum solute a Com«
muni predieto Lige amicorum annis 13 13, 13 15 et 13 16..
Pergam IV. pag. 78. An. 13 18. Memoria de Salario prò ser-
vitiis ejusdem Lige Amicorum.
Pergam. V. pag. 78. An. 13 18. Alia solutio prò dieta Liga
Amicorum ad quam pertinent etiam Pergamene XXX,
et XXXI Classis XXIIL pag. 29, Tomi hujus.
L^ ARCHIVIO DI SERRASaK^UIRICO 3ìt
CLASS, xxvm.
Capitula cum ano. Sfortia.
Pergam. L pag. 80. j An. 1435. 16 Augusti. Capitula Serre
> S. Quinci indulta a Duo Franci-
Pergam. II. pag. 83. ) sco Sfortia Comite.
CLASS. XXDC.
Comitatensium contrada.
Pergam. I. pag. 86. An. 13 10. Quidam de Villa Meragi, de
villa Saxi etc. districtus diete Serre accipiunt a Gualleru-
tio Fabri ecc. mutuas libras 100. Ravennates.
CLASS. XXX.
De Castro Saxi.
Pergam. I. pag. 87. An. 1250. Quidam Manza Actonis Thad-
dei de Castro Saxi obtinet castellaniam Serre S. Quinci.
Pergam. II. pag. 88. An. 1250. Eamdem Castellaniam habet
Prior Tbaddei lannucoli de Castro Saxi.
Pergam. m. pag. 89. An. 1250. Castellania ipsa potitur Guido
quondam Gregorii Atriczoli de Saxo.
Pergam. IV. pag. 90. An. 1250. Praefata Castellania Serrae
datur Actoni quondam Henrici de Saxo.
Pergam. V. pag. 91. An. 1260. Mandatum procurae Consilii
hominum et universitatis Castri Saxi in magistrum Acto-
nem VoUionis et lohannem Guidonis ad faciendum datio-
nem, traditionem et cessionem Syndicis Communis Ser-
rae S. Quirici recipientibus nomine et vice dicti Communis
Serrae de Castro Saxi, curia et districtu ecc.
Pergam. VI. pag. 92. An. 1260. Mandatum procurae Consilii
et Communis dictae Serrae, ad recipiendam nomine Com-
munis ipsius praedictam dationem et cessionem Castri Saxi.
^11 GIOACHINO VALERI
Pergam. VII. pag. 93. An. 1260. Instrumentum quo praedicti
Syndici et Procuratores Communis Saxi dant, cedunt,
tradunt etc. Syndicis et Procuratoribus prefati Communis
Serrae idem Castrum Saxi cum tota curte et Senaita et
villis et jurisdictionibus ipsius Castri.
Pergam. Vili. pag. 94. An. 1260. Indictione III. LXXX. ho-
mines de Castro Saxi Syndicis praedictis Communis Ser-
rae QssQ perpetui castellani ipsius Serrae, fidelitatemque ,
obedientiam et obsequium erga eamdem Serram juramento
promittunt etc. die 17 Novembris.
Pergam. IX. pag. 95. An. 1260. i. Xbris. Homines plurimi,
videlicet alii quadraginta de Saxo promittunt ut in prò*
xime praecedenti Pergamena Vili, quibusdam adjectis
opportunioribus circumstantiis.
Pergam. X. pag. 96. An. 1260. die X exeunte decemb. £a-
dem, quae supra in pergamenis Vili, et IX. promittit
Syndico Communis Serrae Nartinus langni de Saxo. Se-
quitur aliud Instrumentum anni 1261. et diei22 exeunte
lanuario, ubi eadem, quae supra ipsi Serrae S. Quirici
Syndico promittit Laurenzonus Romerii de Saxo.
Pergam. XI. pag. 97. An. 1268. Die 13 lanuarii intrantis.
Copia authentica instrumenti venditionis Castri Saxi
una cum hominibus, et Vassallis de dicto Castro fa-
ctae favore Communis ejusdem Serrae a Dno Simonecto
Dni Ranerii Capzi, et Dna Risabeila ejus uxore, de
AEsio.
Pergam. XII. pag. 98. An. 1268. Die 13. lanuarii intrantis,
Instrumentum autographon, italice originale, venditionis
ut supra in Pergamena XI. proxima.
Pergam. XIII. pag. 99. An. 1268. 13 lanuar. intrant. Alia co-
pia praefati Instrumenti venditionis.
Pergamen. XIV. pag. 100. An. 1272. Die ultima februar.
Quietatio facta ad favorem ejusdem Communis Sefrae a
praedictis Dnis venditoribus ob receptas 500 libras Ravenn.
et Ancon. pretium de Castro et hominibus Saxi dicto
Communi venditis.
Perg. XV. pag. loi. An. 1297. Locatio terrae in fundo Sa-
l'archivio di SERRASANdUlRICO 313
xonis, idest Castri Saxi facta Adjudutio Moricoli a Com-
muni praedicto.
Pergam. XVI. pag. 102. An. 13 13. Instrumentum de Castel-
lania, et aliis juribus, ac obsequiis praestandis a Commu-
ni Saxi erga Serram S. Quirici. Cum ad accuratiorem
trutinam Pergamenam hanc revocaverim, novi esse frag-
mentum Instrumenti venditionis paulo supra descripti,
Pergam. XI. pag. 97. Hujusmodi fragmentum apographon
erat, italice copia, manu Ser lohannis lacobi Notarii.
DE CASTRO MERAGI
Meragum esse intra terminos Districtus, Territorii ac lurisdi-
ctionis Serrae S. Quirici, constat e luribus finium inter
Serram ipsam, et Roccam contratam. Videatur Tomus i.
Pergam. I. et II. pag. 24 et 25. Item monumenta finium
inter eamdem Serram et Civitatem AEsii, eodem To-
mo I. Class. IV. Perg. I. pag. 26.
Pergamenae, ubi de Merago hujusmodi extant notitiae, spar-
sim in Classium praecedentium opportunioribus respective
locis habentur. Eas hic tantummodo indicamus.
Anno 1250. Grimaldus et Martinus Bende voli de Merago a
Serra S. Quirici Castellaniam obtinuere. Cit. To. I. Per-
gam. V. pag. i8y eodem jure quo ipsam habuit Angelus
Rollandi da Carpineto, et alii Tom. I, ut supra, Class. III.
Perg. Vin. pag. 20. an. 1263. etc.
Alia de Merago reperitur mentio ad annum 1278. diemque
decimam octavam Septembris, qua de mandato Dni ludi-
cis dictae Serrae, debitor quidam citatur per septém ba-
julos septcm villarum Serrae ejusdem. Ita Perg. I. Tom.
III. Class. XIX. pag. 26. et 27. ubi haec leguntur verba
— CUmentinus Actonis bajulus villae Forcluse^ Venutus
Porcarius bajulus Ville Meragi, Petrus Actonis bajulus ville
montis Forcluse, etc.
Monumentum alterum de Merago occurrit anno 1289, dieque
nona lulii ex Tom. IV. Class. XXV. Pergam. I. pag. 36.
3t4 GIOACHINO VALEIl
Ibi loquitur de Inqaisitioiie quadam ad iasrantiam Servi
quondam Bartholomei de S. Severino £icta e cantra Com-
munc et bomincs Castri Serrae S. Qtnriciy et ipsius Ornimu-
nis Syndicum, eo quod . . • • dum predictus Servus transitum
faceret per territarium dicti Castri^ et recederei de Castro
predictOf et tenderet versus Esium^ quidam latrmes . . . . in
territorio et districtu Castri eiusdem in contrata Meragi in-
sidiati fueruni eidem. etc.
Ad annum denique 13 io. 18 Septembrìs Meragi fit mentio in
Instrumento oblìgationis cujusdam, quam nonnulli de Co-
mitatu praedictae Serrae faciunt , bis verbis , Bentevenia
Gilii de villa Pedis moniis, Accoronus Ubaldi de villa Me-
ragi, Marcus Ugucii de villa montis Forclusi etc.
Haec tantum de Merago in Pergamenis omnibus, quae supra,
scrìpta inveniuntur. Unde jure merito confici potest. Me-
ragum ipsum saeculis tertiodecimo et quartodecimo limi-
tes non excessisse villae, contratae et quarterii, ejusdem-
que prorsus fiiisse condirionis cum Fordusa, Pedemonte,
Monte Forclusae, Corrozumo, Castellariis novis, Villis
Saxi, Carpenito etc.
Ad chartacea scripta quod attinet, in bis Meragum ipsum ad
Castri dignitatem non evectum cemimus ante annum 1425.
Consule primum Reformationum praefatae Serrae Librum
fol. 170 ad diem vigesimam Maji anni insequentis 1426.
Ibi dicitur : « Item prò Bartholomeo Munaldutii Capitano
Castri Merghi prò sex mensihus proxime preteritis videlicet
Novembris et Decembris 142 j^ et lànuariiy et FebruarH^
Marta et Aprilis 1426. Ducat. VI. (') Itaque hujusce Ca-
stri primordia non verosimilius, quam circa Saeculi quin-
tìdecimi initium statuenda videntur. Sed haec de Merago
satis superque dieta sufficiant.
(1) Hic noUndum, Serram praedictam io Meragum acqae ac in Castrum Saxi
jna summam semper, tamqoam io rem suam, exercaisse, Capitaneos ad eoa minendOf
illos obligando ad Palliiun ferendum in festo S. Qairici, ( Vide laudai am libnun i. Re-
•formatìonum fol. XXV. atergo sub die a 8 luaii 1360^ et cetera hujasmodi.
L^ARCHIVIO DI àERRASANdUIRlCO Jlj
CLASS, XXXL
lura dicti Communis in officia notariatutn^
Causarutn Cìvilium et Criminalium oc damnorum datorum
An. 1567. 2. ybris. Instrumentum ma-
nu Hieronymi Ceccholi Camerae
Apostolicae Notarli, quo Commune
praedictum emit ab eadem Rev. Ca-
mera Apostolica officia Notariatum,
causarum civilium et criminalium,
ac damnorum datorum, pretio scu*
torum 200 de juliis XI prò quoli-
bet sento.
Pergam. I. pag. 105.
Pergam. II. pag. 107.
CLASS. XXXIL
Nundinarum privilegia.
Pergam. I. pag. 117. An. 1638. 21 9bris. Privilegium Emi
Antonii Cardinalis Barberini S. Romanae Ecclesiae et S.
Memoriae Urbani Papae Vili. Camerari!, quo conceditur
Communi et hominibus Terrae S. Quirici facultas faciendi
publicas Nundinas in dieta eorum Terra seu ejus Terri-
torio in « die Festruiiatis S. Bartholomaei Apostoli 2/ tnen'
sis Augusti cum aliis duohus praecedentibus^ et aliis duobus
subsequentibus diebus cujuslibet anni in perpetum. »
Pergam. II. pag. 119. An. 1693. 13. Martii. Privilegium lUmi ac
Revmi Dni losephi Paravicini S. Memoriae Innocentii Papae
XII et Rev. Camerae Apostolicae, Thesaurari generalis,
quo conceditur Communi et hominibus praedictis Terrae
Serrae Seti Quirici facultas faciendi pubblicas Nundinas in
Terra ipsa, ejusque Territorio^ diebus vigiliae et Festivitatis
5. Luciae Virginis et Martyris 12 et 13. Xbris quotannis
in perpetuum.
3ié CiOACHiKo Valeri
Monumentum III. pag. 121, An. 1716. 18 lanuari. Privile-
gium chartaceum Emi Io. Baptistae Cardinalis Spinula S.
Romanae Ecclesiae, et S. Memorìae Innocenti! Papae XII
Camerarìi, pubblicas Nundinas praedictas S. Luciae Vir-
ginis et Martyrìs ad alios 8 dies proximos et immediate se-
quentes dictae festivitati 5. Luciae cujuslibet anni in perpe-
tuum prorogans et extendens.
Hìc explicit Tomus IV. Petgamenarum Serrae S. Quirici sanctiorìs
Archivi per me Franciscum Menicuccium Cuprensem Montanum Diplonur
ticae Professorem Facultatis elegandus commodiusque redditi atque instructi.
Konis Martii An. a Xp. S ot. natali die ci3.i3.cc.xcvm. opus sum aggressus,
idque VI. Idus Maji anni ipsius ad umbilicum perduxi, D. O. M. opem fe-
rente, cui laus, gloria et gratiarum actio in saecula saeculorum. Amen. ^
CRONACA DI FOLIGNO
DI
BUONAVENTURA DI BENVENUTO
(1198-1341)
Questa cronaca non è inedita. Per primo la pub-
blicò nelle Antichità Italiche Ludovico Antonio Mu-
ratori (*) , sopra una copia inviatagli da Giustinia-
no Pagliarìni, il quale la trasse da un codice della
biblioteca del Seminario di Foligno antiquis characte-'
ribus exarato j che recava sul dorso le parole : Scritto da
Bonaventura di Mastro Benvenuto da Foligno nel ijoo
sino al 1)4$. Questa stampa fu eseguita nel 1741,
e pochi anni appresso , cioè nel 1 748 , fu ripro-
dotta dal Tartini negli Scriptores Rerum Italicarum (*),
ove, rimanendo identico il testo come si trova nella
(i) Antiquitatis italicae medii aevi. Mediolani» MDCCXLI, tom. IV,
coL 132 e seg.
(2) Rerum itaUcarum scriptores. Florentiae, MDCCXLVIII , tom. I ,
coL 847 e seg.
1
3l8 MICHELE FALOCl PULIGNANI
Stampa muratoriana , alle poche note che vi pose il
Pagliarini , se ne aggiunsero parecchie altre di
Domenico Maria Manni assai più numerose delle pri-
me. Non parrebbe quindi necessario riprodurre per
la terza volta la cronaca istessa, la quale per le edi-
zioni che ne furono fatte, è già abbastanza cono-
sciuta. Peraltro, come io accennai alcuni anni indie-
tro ('), le due edizioni che ne abbiamo essendo as-
sai scorrette e incomplete, ho creduto che una stam-
pa migliore non solo potesse essere utile, ma fosse
invece necessaria eziandio. Poiché infatti potei avere
sotto gli occhi il manoscritto autografo di Buonaven-
tura di Maestro Benvenuto autore di quella cronaca, e
potei confrontarlo con le stampe che ne abbiamo ,
mi avvidi anzi tutto che il codice stesso ( trascu-
rando altre materie che non riguardavano avvenimenti
istorici ) conteneva notizie e documenti di valore non
dispregevole, che nella stampa furono ommessi, e che
in secondo luogo la stessa parte pubblicata non era
scevra in molti punti di lezioni sbagliate, che altera*
vano il senso in modo tale, da produrre nel rac-
conto confusioni notevolissime. In conferma di che,
basterà solo che io qui metta a confronto un brano
della stampa, ed un brano del codice, per vedere
quanto differisca Y uno dall' altro. Scelgo solo il
principio della cronaca.
(i) Vedi // Bibliofilo, Firenze, 1881, an. II, num. IV, pag. 52 e seg.
CRONACA DI BUONAVEKTURA DI BENVENUTO
319
EDIZIONI
Anno domini MCXCVIII. Sanctus
Dominicus incepit Ordinem
Fratram in Civitate et partibus
Tholosanis, ubi contra Haere-
ticos verbo et exemplo praedi-
cabat. Eodem anno Dominus
Flascone Potestas fuit per uno
Anno.
Anno MCC. Dominus Bemardus
de Tuderto prò uno anno. Fuit
facta confusio Spoletanorum et
aliorum suorum sequacium ca-
stramentantium apud Filectum:
in ^uo confusione le nocte ve-
nerunt in auxilium ad stipen-
dium Fulginatum quamplures
Nobiles de Marchia.
MCCI. Dominus Raynutius de
Lenzo.
MCCII. Dominus lacobus Custo-
dis de
MCCIII. Dominus Rodulphus Be-
nincasae de
MCCIV. Dominus Philippus Ro-
dulphi.
MCCV. Dominus Rusticus Ray-
naldi.
MCCVL Dominus lacobus de Ra-
macza accepit Ordi-
nem Fratrum Minorum ....
annos conversionis suae.
CODICE
Anno domini MCXCVIIJ. Anno
domini Millesimo clxxxxiij —
sanctus Dominicus incepit ordi-
nem fratrum predicatorum in
partibus tolosanis ubi contra
hereticos verbo et exemplo pre-
dicabat. dominus RainutiusVic-
zarani prò j anno.
Anno MCXCVIIIJ — dominus
Flascone prò j anno.
Anno MCC -— dominus bemardus
de Tuderto prò j anno, fuit
facta confusio spoletanorum et
aliorum 'suorum sequacium ca-
stra metantium apud Filectum
in qua confusione de nocte ve-
nerunt in auxilium ad stipen-
dium fulgin. quam plures no-
biles de Marchia cond
de sancto Angelo in pantano
quia desce de comite
Gerardo de Vingnole.
MCCJ — dominus Raynutius de
Zenzo.
MCCIJ — dominus lacobus Cu-
stodis et G
MCCIIJ — dominus Rodulfus Be-
nencase de
MCCIJJ — dominus PhylippusRo-
dulfì.
MCCCV — dominus Rusticus Ra-
ynaldi.
MCCVJ — dominus lacobus de
Ramaczano incepit
ordinem fratrum minorum pro-
pe annus conversio-
nis sue qui ante Johannes. . •
Anno quieuit in
Christo.
320 MICHELE FALOCI PULIGNANI
Come si vede, la differenza é notevole assai, spe-
cialmente neir ultimo periodo, ove la stampa fa cre-
dere che il podestà Giacomo di Ramaczano si facesse
frate, mentre nel codice, ricostruendo e restituendo le
parti che sono mancanti per un angolo della carta che
fu lacerato, si legge che san Francesco, il quale pri-
ma si chiamava Giovanni, in un certo anno deUa
sua conversione che non si legge più, incominciò
l'ordine dei frati minori presso Assisi, e che riposò
nel Signore in un anno che anche esso andette
perduto.
In quanto poi alle parti omesse nella stampa,
anche sotto questo aspetto non si rende meno ne-
cessaria una nuova edizione della cronaca. Di fatti,
le prime quattro carte del codice, che sono fra le ine-
dite, contengono il registro delle tasse che si paga-
vano in Foligno dal 1300 al 1346, documento inte-
ressantissimo per conoscere le condizioni economiche
ed amministrative, di questa città, che fra i comuni
italiani del medio evo non tiene certo l'ultimo po-
sto. Il quale documento, che per qualunque città è
di molto valore, riesce per Foligno di importanza
più grande assai, imperocché si riferisce ad un epoca
della quale disgraziatamente non abbiamo quasi no-
tizia veruna, e quelle che abbiamo, monche e som-
marie, sono tolte per lo più dalle cronache e dagli
archivi delle vicine città. Invece, gli elementi che si
ricavano da questo registro delle tasse comunali del
XIV secolo, se non sono abbondanti, sono però tali
da poterci far su qualche studio, e sono sufficienti
per rischiarare in qualche modo le tenebre che rico-
prono, anche nel basso medio evo, la storia civile
CRONACA DI BUONAVENTURA DI BENVENUTO 32I
del nostro libero comune. Per questa ragione ho cre-
duto ben fatto publicare anche questo registro, alter-
nandolo sotto i diversi anni colla cronaca stessa, per
comodo maggiore di coloro che vorranno esaminarlo,
i quali altrimenti avrebbero dovutp studiare contem-
poraneamente sopra due cronache , le quali poi in
conclusione non sono che una sola.
Premesse le ragioni le quali mi hanno consigliato a
ripublicare la cronaca di Buonaventura , sarà opportuno
di descrivere il codice, e dar qualche cenno intorno al
cronista.
Il codice é cartaceo, misura cent. 21x16, nume-
ra carte 41, segno evidente che ne manca qualcuna,
il che si deduce anche da altri indizi che qui non
occorre di esporre. La carta è di straccio assai con-
sistente, nella filagrana ha ordinariamente impresse
tre linee orizzontali non sempre ben visibili , due
volte una croce, ed una volta una figura che forse
è quella di un arco. Questa carta però é cosi im-
perfetta, reca tante tracce di una lavorazione inci-
piente, che non credo di ingannarmi, affermando che
essa provenga da qualche cartiera che incominciava
allora a lavorare, e che per la prima volta metteva
in commercio questo prodotto cosi meschino. Il co-
dice incominciò a scriversi nel primo o nel secondo
lustro del XIV secolo, onde la carta colla quale fu
composto deve provenire da una cartiera che inco-
minciava a lavorare fra il 1300 e il 1305. Non oso
dire che questa cartiera, la quale sarebbe una delle
più antiche di Italia, fosse una delle cartiere di Foli-
gno, ben conoscendo i titoli validissimi che hanno
per la priorità di tempo i consimili opifici della
Archivio Storico IL ai
322 MICHELE FALOCl PULIGNAKI
vicina Fabriano ('), gioverà però conoscere il fatto di
un notaio di Foligno, (come Vedremo, Buonaventura
era notaio) che nel 1305 o poco dopo scriveva i
i suoi ricordi in una carta assai male fabbricata, a
pochi chilometri dalle ville di Belfiore e di Pale ove da
più secoli il fiumicello Menotre mette in moto pa-
recchie fabbriche di carta e molini diversi.
Tornando a descrivere il codice, esso si trova in
condizione assai cattiva per il lungo uso che ne fìi
fatto da chi lo scrisse e da chi poi se ne servi. Gli
angoli sono quasi tutti logorati^ mancano in parte le
carte i e 5, ed in più luoghi si vedono manifeste
tracce di altri fogli lacerati e sottratti. Aggiungansi a
questo i danni cagionati dalle tignuole, da un certo
glutine che vien prodotto dai cerasi e col quale furono
impiastricciati alcuni fogli, dalla quaUta dell' inchiostro,
talvolta leggibile, spesso assai languido ed in più
casi impercettibile, e si vedrà che le condizioni ma-
teriali del codice sono assai poco sodisfacenti.
In quanto alle materie in esso contenute, so-
no queste di genere differentissimo , una vera mi-
scellanea, la quale però è scritta intieramente dal
nostro Buonaventura dall' anno 1300 o poco dopo, al
1346. Di carattere diflferente non vi ho trovato che
poche parole e cifre di Ludovico lacobilli in diversi
luoghi, e nel retto della carta 38 la sola data: In
(i) Vedi il bello scrìtto del canonico Zokghi Aureuo. Le antiche
carte fàbriamsi alla esposizione na\Umale di Torino. Fano, x884.
CRONACA m BUONAVENTURA DI BENVENUTO 323
nomine domini. Amen. Anno domini M" CCCO
XXXX", come principio di un atto che poi non fu
più scritto.
Enumeriamo adesso le diverse materie che furo-
no scritte dal nostro Buonaventura.
Dalla carta i alla carta 4, si trova, come si é
detto, il registro dei dazi dal 1300 al 13^46: dalla
carta 5 alla carta 14 la cronaca di Foligno, della
quale diremo poi; dalla carta 15 al retto della 24
trovansi alcuni conti di amministrazione che si ri-
feriscono agli anni 1314- 13371 e che probabilmente
riguardano il patrimonio privato di Buonaventura, Le
carte 24 t, 25 r, contengono formole superstizio-
se, orazioni devote, ricette mediche, ad vineam pian-
tandam, ad vindemiam faciendam, ad dolor em capitis^ ad
domum hedificandum, ad partum mulieris , prò furto ,
ad sompnia ecc. ecc. Sono cose di poco conto, che
ho voluto accennare , perché rivelano in parte e ci
fanno conoscere la capacità, e le idee di chi le scris-
se. Siegue nel verso della carta 25 un brano della
leggenda di san Cristoforo che io pubblicai altrove,
(*) ed alcuni versi che non si capisce a che alludano,
ma che, come vedremo, non sono i soli che abbia com-
posti o trascritti il nostro Buonaventura.
Una seconda cronaca, ma di nessun valore, tro-
vasi nelle sette carte che sieguono, e va dalla 26
(I) Notizia delT eremo di S. Maria Giacobbe presso Foligno. Foli-
gno, 1879, pag. 26 - 27.
324 MICHELE FALOCi PULIGNAKl
alla 32, incominciando con questo titolo: Infrascripte
iunt quedatn scripture exemplate de Cronica domini Ni-
colay pape tertii facta per fratrem Marlinum de ordine
predicatorum penilentiarium el cappellanum dicii domini
pape. La quale cronaca, informe accozzaglia di notizie
trascritte dalla cronaca di Martin Polono, va dalla
creazione del mondo sino a Carlo Magno, parlando
della fondazione di Roma, degli imperatori e dei
papi y seminando ogni passo con leggende di vario
genere, quantunque non manchi talvolta qualche cita-
zione classica, che non saprei dire se debba attribuirsi
a Buonaventura che compilò questa cronaca, o a Mar-
tin Polono dal quale la trasse. È certo però che
qualche cosa di suo Buonaventura ce lo inserì: per
esempio, all'anno 184 (e. 30 t. ) scrive: hic (Eleu-
tero papa ) heatum Felicianum fulginatem consecrauit
presbiterum; e poco appresso, air anno 200 : hic ( Vit-
tore papa ) consecrauit episcopum heatum felicianum.
(') Parlando poi di Decio imperatore (e. 31 r.) scrive:
(i) Non sarà inutile qui 1' esaminare brevemente un punto della
vita di san Feliciano, il quale è un' errore manifesto, causato appunto dalla
cattiva lettura che fu fatta di queste parole del nostrq codice. Nella vita di
questo santo pubblicata dal lacobiUi f Vita di S, Feliciano ecc. In Fuligno,
Alteri], 1626, pag. 53 ) e tradotta dal Bollando (Acta Sanctorum lanuarii,
ad diem XXIV, Parisiis, 1863, tom. III. col. 169 ) si legge che questo
santo venne in Fuligno nel giorno di Pasqua, del che io non seppi mai
rendermi ragione, mancando questa particolarità nei vetusti codici che con-
tengono gli atti di questo santo, e che, parte editi paìte no, si conservano
a Treviri, a Metz, alla Vaticana, alla Casanatense, in Foligno, nella biblio-
teca capitolare di Spoleto ecc. Ora, V errore è nato da un passo di questo
codice mal letto, o meglio, mal diviso. Come ho detto, parlandosi di papa
Vittore nel codice si legge : Hic consecrauit episcopum heatum felicianum, e
CRONACA DI BUONAVENTURA Di BENVENUTO 3^5
beatus felicianus apud suam ciuilaUm fulminei martirio
coronatur iussu dicU cesaris^ tunientis de persia et ro-
me redeuntis. Le quali parole, come pure il ricordo che
fa ali' anno 527 di sant' Ercolano vescovo di Perugia,
(e. 3 1 t, ) non si trovano certo nella cronaca di
fra Martino.
La carta -330 occupata da altri conti amministra-
tivi che si riferiscono all' anno 1332, e dalla carta 34
alla 37 il medesimo Buonaventura registrò V ammini-
strazione della chiesa di santa Maria in Campis pres-
so Foligno, ove oggi é il pubblico cemetero della
Città. Di questa Chiesa possediamo una cronaca com-
posta nella metà del secolo XVII dal nostro lacobilli('),
e siccome la medesima contiene parecchie pregevoli
cose di arte, cosi alcuni scrittori ne hanno parlato, ed
io ancora vi ho fatto su qualche piccolo studio, ri-
chiamando in un breve scritto le parole di tutti colo-
qul finisce il senso: poi, parlandosi sempre del nominato pontefice, si ag-
giunge: et constituit diem pasquatis die dominko secundum cursnm lune celebrarù
Ora che accadde ? Il lacobilli che ebbe in mano questo codice, e, come di-
remo, lo possedè, leggendo queste parole, e non ripensando alla celebre
controversia che ebbe il santo pontefice Vittore con gli asiatici per ca-
gione del giorno della Pasqua, confuse i due fatti, scrisse in margine
al codice, per mostrare che l'avea letto, la parola S, Feliciano , richia-
mò su di esso r attenzione dello studioso con un segno di indicazione
marginale, e sottolineò le parole: hic consecrauit episcopum beatum f elida-
num et constituit diem pasqualis die dominico. La grammatica e la sintassi
non reggono più, ma è un fatto che egli trasse da queste parole il suo rac-
conto, lo divulgò, lo fece accettare dal Bollando, ed oggi ancora si accetta
da molti, ma con quanto poco fondamento si vede chiaro. 11 lacobilli al-
lora, conviene dirlo a sua discolpa, avea 25 anni soli.
(i) Cronica della Chiesa e Monastero di S, Maria in Campis, Fob'gno,
Alteri j, 165 j.
32é MICHELE PALOCI PULlGNAKl
ro che ne hanno fatto ricordo (')• La Chiesa di san-
ta Maria in Campis, della quale si ha memoria fin
dal 121 6, si chiamava, e si chiama ancora dal con-
tado, santa Maria Maggiore (*), però non é molto
esatto il lacobilli quando asserisce che questo titolo
lo ebbe circa il 1391 ('), imperocché nelle particole
deir amministrazione di esse, scritta da Buonaventura,
e che vanno dal 1307 al 1345, si legge due volte
questo nome, che per conseguenza è di molto ante-
riore al 1391 prodotto da lacobilli. Difatti, al foglio
34 si legge : In Christi nomine amen. Anno Eiusdem
Millesimo trecenteximo septimo indiclione X tempore
domini lohannis pape XXIJ. Infrascripti sunt denarii
dati mihi bonauenture magistri benuenuti prò opere Eccle-
sie Sancte Marie maioris per subscriplos homines. Lo
stesso si ripete al foglio 36 sotto la data del 1321.
Mettendo da un lato le memorie artistiche che pos-
sono cavarsi da questa parte del manoscritto di Ben-
venuto, e delle quali qualche saggio detti altrove (^)
r interesse di queste notizie consiste appunto nella
lacuna che riempiono nella storia della Chiesa, della
quale durante il secolo XIV si conosce tanto poco.
(x) Le pitture di Nicolò Alunno in S, Maria in Campis. Firenze, tip. della
Pia Casa, iS84.
(2) Bartoloni Boca B. Frammenti di cronaca religiosa, Foligno, ^-
riglia, 1868, pag. 7.
(3) Cronica^ pag. 4.
(4) Ricerche storico - artistiche sulla basilica di S. Maria Infra 'portas
di Foligno. Foligno, Tomassini, 1876, pag. 39. Notizia delf eremo di S. Ma^
ria Giacobbe presso Foligno, Foligno, Campìtelli, 1880, pag. 15.
CRONACA Di BUÓNAVENTURA 01 BENVENUTO 327
che il lacobilli stesso non ci seppe indicare
nulla di preciso. Ora da questo codice noi impa-
riamo che la chiesa si restaurava e si ampliava nella
prima metà del secolo, cioè verso il 1 3 3 1 , nel quale
si parla di rinnovazione del tetto, di erezione del-
l' abside ecc. Di Todino di Giovannuccio Priore e
rettore della chiesa, nominato in una bolla di Gio-
vanni vescovo di Foligno del 1373 (*) troviamo men-
zione fin dal 1330. Questi, secondo il lacobilli sareb-
be morto nel 1373, ma se nel 1330 non era ancora
rettore di quella chiesa, lo era però certamente nel
1342, perché cosi ve lo troviamo nominato. Perché
poi il nostro Buonaventura si occupasse nell' ammini-
strare la fabbriceria di questa chiesa si spiega facil-
mente, potendosi supporre che gli venisse aflSdata da
Todino rettore, o da altri, se pure non vogliamo sup-
porre che egli se ne occupasse d' officio, e per conto
del Comune, considerando che su quella Chiesa il
Comune stesso avea dei dritti particolari , (*) e che
forse egli , in qualità di cancelliere o di camerlengo
del Comune, come diremo, veniva naturalmente inca-
ricato della cosa.
Restano ad esaminare le ultime quattro pagine
di questo codicetto, le quali sono veramente curiose,
poiché contengono prose e poesie simboliche, delle
quali mi é stato impossibile cavare senso alcuno. So-
(1) Cronica, pag. 5, 4i.
(2) Bartolohi Bocci B. Frammenti ecc. pag. 7, 21, nota io e^.
3^8 MICHELE FALOCI PUT.IGKAKI
no profezie, allusioni, allegorie, delle quali difficile é
xii trovare la chiave, difficilissimo indagarne il senso.
Per esempio, la prima prosa comincia cosi: Fulginei
ciuitas sacro sancUte matrts ecclesiae filiae in corde per-
sislens stabilis erit. Varij putaminis hodiosa , iwlalum
non impedtal auis exlensutn, quod si gaudehit de Auis
conflictu sub nomine pardi ( qui pardus toìleiur el per-
dent a superficie terre cum fuerit conlra Ecclesiam illius
superbia elala in fl^ore) coque perdilo, verendam iactu-
ram recipiel ab eodem, etc. Che senso può dare que-
sto periodo? Né chiarezza migliore si ricava dalla
prosa che siegue , e che per giunta è acefala per
mancanza di una carta alla quale cominciava e che fii
tolta. Segnaliamo questi due brani a coloro che vo-
lessero ingolfarsi nello studio delle allusioni politiche,
delle previsioni che si facevano nel secolo XIV sugli
avvenimenti di quel tempo , allusioni e previsioni
delle quali abbiamo qui notevoli documenti. La
poesia che siegue e che é l'ultima parte del codice,
si compone di 44 esametri , e tratta della materia
stessa che si contiene nelle prose che la procedono,
e come esse é oscura, ambigua, indecifrabile. Termi-
na in modo da farne supporre autore il famoso aba-
te Gioacchino, ma per quanto io so, fra le poesie di
lui non si legge. Comunque, riferisco per saggio la
conclusione, la quale dice cosi :
. ... et tu Ioachim calamo et mente notabis
luce millena centena viena que terna
post orlus (?) eius uidebunt talia gentes.
Le quali parole darebbero la data del 1323, con
la quale termina la poesia ed il codice ove si trova.
CRONACA DI BUONAVENTURA DI BENVENUTO 329
E con questo esame del codice abbiamo anche
raccolte quasi tutte le notizie che ci rimangono sulla
vita e sugli scritti di Buonaventura. Di coltura non
comune per quel tempo, egli nel suo codice miscel-
laneo ci lasciò notizie che ci rivelano non solo V uo-
mo ma r epoca, colle sue tendenze , colle sue su-
perstizioni, colle sue virtù, coi suoi difetti. E che
egli andasse fornito di una certa istruzione, lo si
può certamente dedurre da questo , che cioè, come
ho accennato, egli dovè coprire nel suo comune qual-
che impiego abbastanza elevato, forse di cancelliere,
forse di camerlengo, poiché né il registro assai mi-
nuto e diligente delle tasse comunali, né l'elenco
completissimo dei Podestà di Foligno , dall' epoca
nella quale fu istituita questa carica fino al suo tem-
po, avrebbe egli potuto compilare se non avesse
avuto modo opportuno di consultare a tutto suo agio
registri e documenti dell'archivio comunale. Ed an-
corché egli fosse stato un semplice cittadino, pur
nondimeno, il fatto solo che radunò nel suo libro
tante cose e tanto svariate, prova sempre a suo fa-
vore qualche cosa. Peraltro , intendiamoci , non fu
davvero gran che, e gli errori che, quando non si
trattava di cose locali, inseri nella cronaca della sua
patria, sono argomento non dubbio delle sue cogni-
zioni istoriche abbastanza limitate. Non direi cosi
quando parla di avvenimenti cittadini, nei quali vuoisi
naturalmente supporre che egli fosse più esattamente
informato, la quale cosa si può anche presumere dal
fatto della lodevole diligenza che pose nello scrivere
la sua cronaca , per la quale non risparmiò corre-
zioni , aggiunte , abrasioni , postille, che intralciano
330 MICHELE PALOCI PULlGKAKl
talvolta il senso in chi legge, ma lo assicurano anche
sulla veracità di chi scrìsse, il che toma a non piccola
lode di Buonaventura.
Che altre notizie abbiamo di lui? Il lacobilli
scrisse che egli mori nel 1341 (*), ma questo, come
vedemmo esaminando il codice ove si trova anche
la data del 1346, è falso, e del resto abbiamo anche
un altro documento. É stato accennato di sopra che
egli fu notaio, e di questo abbiamo sicuro argomento
in una pergamena dell'archivio comunale che con-
tiene un atto rogato da lui, nel quale, colla data di
Agosto del 1293 si legge il suo nome cosi: ego
bonauentura magisiri hmuenuti massei auctoritaU im-
periali notarius. (*) Col suo nome trovasi in quella
pergamena anche la sua cifra notarile, ed io ho vo-
luto qui riprodurla come ricordo di un
concittadino benemerito, il quale con
la sua diligenza ci lasciò gli annali
del comune nostro per lo spazio di un
secolo e mezzo. Altro argomento poi
che egli fosse notaro, lo si cava anche
dallo statuto dell'arte dei Notari della
città di Foligno, ove si legge del pari
il suo nome : MagisUr bonauentura tnagistri benuenu--
ti ('). La quale sottoscrizione, che apparisce fra quelli
dei notari che compilarono quello statuto, ci dà an-
co Discorso delia città di Folipto. Foligno, Alterij, i646, pag. 60.
(2) Archivio comunale. Pergamene, busu i, num. 8.
(3) Archivio Comunale, Capitoli dei Notari, fòl. 28.
CRONACA DI BUONAVENTURA DI BENVENUTO 33 1
che un' altra notìzia sulla vita sua, cioè ci sommi-
nistra un argomento che egli, contrariamente all'as-
serzione del lacobilli, viveva ancora nel 1346, poiché
questo statuto rimonta precisamente a quest'anno.
E forse il 1346 fu 1' anno emortuale di lui.
Nel nostro codice si legge più volte questa data, ma
tutte le parti di esso terminano sempre col 1346.
D* altronde , apparendo egli notaro fin dal 1293 ,
cioè 53 anni innanzi, se non mori proprio in quel-
la anno 1346, certo dovè sopravvivere di poco, e
senza dubbio, quando il vecchio notaro si recò ad
approvare lo statuto che i suoi colleghi avevano re-
datto, si sarà potuto consolare colla fiducia di lasciar
ben regolata una professione che era forse tradiziona-
le nella sua famiglia ( anche il padre suo sembra fos-
se notaro ), ma non potea certo ripromettersi di pro-
vare i benefici effetti delle nuove costituzioni, egli
che per circa dodici lustri avèa esercitata quell'arte.
Morto maestro Buonaventura, è cosa inutile e forse
impossibile l' indagare a chi pervenisse questo codice.
Un secolo dopo la sua morte, cioè nel 1446, si volle
profittare di una carta bianca di esso per scrivervi
un atto, ma poi, come ho. detto di sopra , non si
andette oltre la sola scrittura della data. Neir anno
1638 il codice era posseduto da Durante Dorio da
Leonessa, allora domiciliato in Fuligno, il quale Io
citò più volte, e lo indicò espressamente apud me (*):
(i) Storia delia famiglia Trinci. Foligno, Alterii, 1638, pag. 107, 134,
139, i4i.
5^2 MICHELE FaLOCI PULIGKAKI
poi nel 1646 lo possedè il lacobilli ('), il quale fin
dal 1618 se ne era procurata una copia, che ora si
conserva in uno dei suoi manoscritti della biblioteca
del Seminario di Foligno (*). Morto il lacobilli nel
1663, il codice passò con tutta la sua libreria alla
nominata biblioteca del Seminario cui egli la legò
per testamento, ed ivi nel 1725 lo trovò il Boccoli-
ni ('); poi, come si é detto, il Pagliarini che lo tra-
scrisse e lo mandò al Muratori. Oggi , dopo molti
viaggi e traslochi, si trova ancora nella indicata bi-
blioteca del Seminario, e su di esso abbiamo potuto
eseguire fedelmente la presente ristampa.
La quale, per dirne in ultimo una parola, abbia-
mo curata con qualche diligenza, perchè riuscisse
esatta e completa al possibile. 11 registro delle tasse
che nel codice sta separato dalla cronaca^ ho diviso,
come ho accennato di sopra, anno per anno, ed ho
collocato a suo posto per comodo maggiore dello
studioso. Per la stessa ragione di riescire più comodo
e più utile, i nomi dei podestà ho scritti con carat-
teri differenti, e per non far credere mie le note al-
trui, ho lasciata a quelle del Pagliarini la lettera P
che le distingue nella stampa del Muratori, la Ma quelle
del Manni inserite nella stampa del Tartini, ed ho
posta la F alle mie, le quali sono poche, e per giunta
(1) Discorso ecc. pag. 60.
(2) Discorso della città di Foligno, MS. fol. 103 -in.
(3) Vedi il Prezzi F. Il Quadriregio ecc. Foligno, Campana, 1725 ,
voi. 2. pag. 238, 348.
CRONACA DI BUON A VENTURA DI BENVENUTO 333
non contengono che indicazioni bibliografiche, rite-
nendo che se avessi voluto documentare ed illustrare
ogni nome ed ogni fatto registrato da maestro Bo-
naventura, questo commento sarebbe dovuto riuscire
prolisso e minuto oltre ogni credere.
Dopo tutto, se questa nuova edizione della cro-
naca del nostro Buonaventura non reca nuova luce
alla storia della nostra città, ne farà però conoscere
uno dei più importanti documenti in una forma mi-
gliore e più esatta, che pel passato non sia stato fatto.
Michele Faloci Pulignani
FRAGMENTA
FVLGINATIS fflSTORIAE
( 1198. 1341)
In Nomine domini amen. Infrascripti sunt potestates Ci-
uitatis Fulginie qui fuerunt in Regimine ipsius temporibus
subscriptis.
Mcxcvni. Anno domini millesimo CLXXXXvni — Sanctus
Dominicus incepit (') ordinem fratrum predicatorum in parti-
bus tolosanis ubi contra hereticos nerbo et exemplo predi-
cabat.
Dominus Rainutius VicT^arani prò i anno.
Mcxcvnn. - Dominus Flasscone prò i anno.
Mcc. - Dominus Bernardus de Tuderto prò i anno. Fuit facta
confusio Spoletanorum et aliorum suorum sequacium castra-
metati apud Filectum in qua confusione de nocte venerunt in
auxilium ad stipendium Fulginatensium quamplures nobiles de
Marchia et d de sancto Angelo in pantano quia
descen .... comite Gerardo de Vignole (*)
(1) Error plorium Historiconim: qaioimmo circa tnDQin MCCXV. S.
■liqaot Pretbiteria ■tecnlaribas sibi socfis, et coadiutoribos itm adscitU, apud Ecdoiam
S. Romani Tholosae ddem ab Episcopo cum omoibaa pertinentiis, et taribns donatam ,
prima ani Ordini» fundamenta iecit, qaem paalo post Honorius HI, oonfirmaYit. Afaiui.
(a) Cfr* Samsi A. Storia del Comune di Spoleto. Foligno, 1879, parte I, pag. 33. F.
CRONACA DI BUONAVENTURA DA BENVENUTO 355
Mcci. - Dominus RaynuHus de Zen^^o.
Mccii. - Dominus lacohus Custodis et G
Mccin. - Dominus Rodulfus Benencasa de (')
Mcciv. - Dominus (') Phylippus Rodulfi.
Mccv. - Dominus Rusticus Raynaldi.
Mccvi. - Dominio lacobus de Ramac:(ano incepit
ordinem fratrum minorum prope annus conuer-
sionis sue qui antea lohannes anno quieuit
in Christo.
Mccvii. - Dominus Carsedonius de Fulginio.
. Mccviii. - Dominus Carsedonius predictus.
Mccix. - Dominus (') Odoriscius Leonardi de Fulginio. Domi-
nus Oddo Imperator quartus fuit a Domino Innocentio Papa
tertio coronatus Romae non electus comuniter a principibus.
Mccx. - Dominus Marianus Raynntij Getij.
Mccxi. - Dominus Carsedonius. (f) Fuit coronatus Honorius
papa tertius.
Mccxii. - Dominus Andreas (5) Leonardi.
Mccxiii. - Dominus Rainutius Symonecti de Florentia.
Mccxiv. - Dominus Mercurius de plano Fulginie. Fuit de-
structum castrum Trcuij per Spoletanos et postea facta ibi
arce per eos a Fulginatibus rehabitum et reparatum fiiit. (*)
Mccxv. - Dominus Pareniius de Roma. Q) Sanctus Dominicus
et sanctus Franciscus simul prò eorum regulis Rome iuerunt
et confirmate sunt.
(i) Rodalfus Beoincasa de Falgineo tono isii erat aniu tx consulibas Falgind.
Vide UcoBiLU L. Cronica di Sattovivo. 1q Foligno, Alterii, 1653, pag. 315. F.
(3) De lioc Pliilippo D. Rodulphi ex Comitibus de Coccorono plura scrìbit Durane
tea Dorìus Leonissanua in Historìa Trìncioram Lib. 3» M.
(3) Odorìaiua Leonardi Comitia de Puatignano filioa. Vide Durantem Doriom in
Hiatoria FamUiae Trine. Ub. 3. M
(4) De hoc Caraedonio, qni hoc anno tenia tìcc mnnere poteatariae (ìmctiia eat,
vide docamentum in chronico Saxivivi aupra citato, pag. 314-317. F.
(5) Andreaa Odoriaii praedicti frater. M,
(6) Cfr. SANar, op. cit. pagg. 39, 40. F.
(7) Dominus Parentioa Poteataa Urbis an. MCCIII, et MCCXIX. M. Eiua virarìoa
erat quidam Bonifadus. Vide ducumentum huius anni in Archivo Comunis Interamnae,
capsula A, num. 7. F.
33f MICHELE FA.LOCI PULIGNANI
Mccxvi. - Domìnus Parentius predictus.
Mccxvii. .- Dominus Acto (') Index de Ttiderto.
Ufcwu' Jjìominus Acto predictus.
xMCCXiv. - Dominus (*) Rodulfus Odoriscij Leonardi. Dominus
Fredericus imperator secundus fuit Rome coronatus et expulit
supradictum. Oddonem de imperio^ quia prìus resisterai sibi in
regno Sycilie, et quia non fuit ab officialibus imperii concor-
diter electus , quia . aliqui de officialibus elegenint comitem
Phylippum filium primi Frederici, qui comes electus febre su*
perueniente decessiti et Oddo statim Romam uenit et fecit se
coronari in Imperatorem et iuit contra regem Sicilie Frìderi-
cum y qui Fredericus reuersus Alamaniam fuit concorditer
electus.
Mccxx. - Dominus Albricus de Tuderto.
Mccxxi. - Dominus Andreas Parentii. (5)
Mccxxn. - Dominus Benencasa de Fiterbio. Sanctus Dominicus
inuentor ordinis predicatorum et magister migrauit ad • . .
Mccxxui. - Dominus Ugolinus Salomonis.
Mccxxiiu. - Dominus (*} Phylippus Rodulfi de Fulgineo.
Mccxxv. - Dominus Phylippus predictus.
Mccxxvi. - Dominus Ope:(^inus et Hermannus.
Mccxxvu. - Dominus Q) Oddo Petri Gregorij.
Mccxxviii. - Dominus Berlengerius lacohi. Venit rex lobannes.
Mccxxix. - Dominus Andreas Parentij.
Mccxxx. - Dominus Nicolaus Custodis. Beatus Franciscus de
Asisio quieuit in Christo. (^)
Mccxxxi. - Dominus Raynaldus Melioris.
' (i) Anctor fortas Fraocisci Andreae Acti Episcopi Fiorentini, ac S. R. C. Cardi-
nalis titali S. Marci. Dominimi Actonem filiam alterios Actonis appellai Dorantes Do-
rins. M.
(') Odorìsiiy de quo sopra, filiiis. M. Cfìr. docamentum interamnense, ad an. 1115. F.
(3) Fuit et Potestas Urbis Veteris ann MCCXXXVII et MCCXXXIII. M.
(4) Vide quae adaotaWmus ad ami. MCCIV. M.
(5) De Oddone fit mentio a Simone delta Tota in Annal. snb. ann. MCCXXII*
tempore manere fangetwtur Potestatis Florentiae M.
(6) Mimine hoc anno, sed anno t3>6 b. Franciscus migra vit ad Dominum. F.
CRONACA IH BUONAVENTURA DI BENVENUTO 337
MCCx^cKii. - Dominus Thomas petri Manentis de Trento. Fue-
runt coequate turres magne ad turrem strate.
Mccxxxiii. - Dominus Acto (') Index de Tnderto. Sanctus Do*
minicus per Gregorìum papam IX. Reate canonizatus fuit.
Mccxxxiv. - Dominns Gnillelmus de FolianOé
Mccxxxv. - Dominus Mathens Pectij.
Mccxvi. - Dominus Andreas Tiberij.
uccxxxvii,- Dominus Bartholus Pauli. Fuerant debellati tu-
dertini ab urbeuetanis (') et ibi fuerunt capti xlv fulginates
de missis in seruitium tudeninorum fugientium et dimitten-
dium blginates in campo in contrada Lungnani.
Mccxxxviii. - Dominns lacohus Palmerij, Fuerunt debellati
Urbeuetani et facta vindicta de predictis in pede Urbisueteris.
Mccxxxvnii. - Dominus Thomas (') Odoriscij. Obscuratus est
sol per totum orbem de mense lunii die ueneris tertia circa
horam nonam, et stetit obscuratus per horam et fuit in renoua-
tione lune.
MCCXL. - Dominus Rodulfus de Paringnano. Uenit Fulginie
imperator Fridericus secundus in octaua beati Feliciani. (^)
MCCXLi. - Dominus Gnillelmus Crispns.
MCCXLu. - Dominus Berardus de Ledo.
MCCXLui. - Dominus Amadore de Fano.
MCCXLiv. - Dominus Ceianus Q) de Florentia.
MCCXLV. - Dominns lacoìnnus de Rangnona. (^)
(1) Vide quae lopn ad aontim MCCXVII. adnotaTimas. M.
(a) Vide, si lubet, Monaldum Monaldeschimn in Gommentariis Historicis Urbis Ve-
terìa Ub. VI. M.
(3) Nepos Andreae* qui eaDdem Pretoram exercait ann. MCCXII. ac frater Rodai-
phi, de quibos sapra. M.
(4) Eias festam celebratar die XXIV. lanoarii. Pagi. De hoc addenta Frìderici
▼ide : MsMoozzi G. Della lecca di Fuligno^ Bt^ogna, 1775. pag. V. F.
(5) Legcrcm: Catalanas. M. Venim, codex habet Ceianut, F.
(6) Hic anno MCCLX. Mense Maii fait Potestas, at aiunt, Florentiae, ezindeqoe
Mense Septembri reperitor in castris Plorentinoram apud Moatem Apertam ; anno vero
MCCUV, Poteataa faerat Boooniac. M.
Archivio Storico II. 23.
33$ MICHELE PALOa PUUGNANt
MCCXLVi. - Daminus Bernardus de Vn^ola. Fuit facta confiisio
die sabati penultima martii ante dominìcam palmarum.
LcczLViL - Dominus Amadeus de Castello.
MCCXLVin. Dominus Do (sic) Guido de Eugubio. Fuit deuasta-
tum Nucerìum.
MCCXLix. - Dominus Amadeus de Castello. Uenit exercitus de
Arzoni.
MCCL. - Dominus Rugmus de Pic^is. Obiit imperator Frede-
ricus (*).
Mccu. - Dominus Thomas Petri et Dominus Paullus de Roma.
Fuit factus papa Alexander papa tenius natiuitate campanus.
Mccui. - Dominus Paullus predictus.
MCCLiii. - Johannes Magistri et Bene Raynaldi et lacobus
Angeli de Fulginio. Stetit exercitus perusinorum supra Fulgi-
nium per VII septembris et mutauit cursum fluminis (') uer-
sus Spellum et tunc apparuit aqua in puteo platee ueteris
ante Ecclesiam beati Felitiani, usque ad uoltam putei erat ple-
num aque, et redeunte exercitu et fiumine labente uersus Fulgi-
nium aqua putei diparuit ita ut nichil aqua erat in puteo. (')
MCCLiv. - Dominus (^) Martinus de Reate et dominus Q) Boni-
fatius de Foliano. Fuit facta pax cum perusinis de mense augusti.
MCCLV. - Dominus Bonifatius de Foliano supradictus.
MCCLVi. - Dominus Paulus Acerbi de Perusio. Perusini fecerunt
exercitum contra eugubinos cum quibus iuerunt fulginates et
alii de contrada et fuit magna caritudo frumenti.
MCCLxii. - Dominus Paulus predictus.
MccLVin. - Dominus Oddo de Perusio. Fuit militia nobilium
de Serrone (?)
(i) Die XUI. Dccembrto. M.
(a) Ncmpe Topini. M.
{)) Cfr. BoNAzzi L. Storia di Perugia. Perugia» 1875, toI. I. pagff. S99 et leq. F.
fìilt Index Appellationnnii ut Tocat, Execntionnm, Vectigaliommqne CtTÌtatis Floren-
tiae. M.
(4) Porte fortnna pater Domini lobannis, qui sex mensium spatio, anno MCCCXVU.
($) Rector Ducatos Spoleti a Durante Dorio dicitar. M.
CRONACA DI BUONAVENTURA DI BENVENUTO 539
Mccux. - Dictus daminus Oddo. Fuit deuastatum Camerinum
sine guerra et insultu et ciues diviserunt ciuitatem et eorum
potestas Raynerius comes sine ciuibus manens eorum ciuita-
tem ygne destruxit ('), et fueruot debellati fiorentini et lucani a
januensibus et fuit militia domini Nepoleonis domini Bran-
caleonìs.
uccLX." Daminus Lìbrioctus de Perusio. Homines se fustibus
gastigarunt.
MCCLXi. - Dominus Gualfredutius de Perusio (^) Die mense
maji circa finem papa Alexander quartus obiit Viterbij.
MCCLXii. - Dominus Raynaldus de filiis Vrsi. Fuit inceptum
' palatium comunis, fuit factus dominus Vrbanus papa quar-
tus de augusto • • . • •
MCCLXiu. - Dominus Franciscus de Pierleonibus.
MCCLXiv. - Dominus Angelus Centii de Roma. Fuit factum ca-
strum Popule, de mense septembris in fine papa Vrbanus
obiit.
uccLXY.- Dominus Petrus Herrici. Fuit completum palatium
comunis et fuit emptum castrum Verchiani prò duobus m. lib.
cortonensium, de mense februari fuit creatus papa Clemens
quartus.
MCCLxvi. - Dominus (') Johannes BoccamacT^a. Venit rex Ka-
ralus II, obiit rex Manfredus.
uccuiVìi. " Dominus Vita de Anagnia.
HCCLXVUi. 'Dominus Angelus Centii. Obiit Conradinus filius
regis Conradi fili] imperatoris Frederici secundi, et de mense
nouembris in fine obiit papa Clemens quartus.
MCCLXviiu. - Dominus Egidius Arconi. Fuit factum castrum
Collis fioriti.
(t) Hniiu eTenionis per RAynerinm Domini Ugolini factae, mAnnoream epigra-
plien ezstare aiont parietibni adfixam Cathcdnlis Ecclcsiae eiosdem Civitatis. M.
(s; Goalfredncctns de Perusio foit de Oddis, et ann. MCCLXXI. Pistorienaem
Praeturam exercoit M.
{%) D. lohannes Boccamaza S. R. E. Cardinalia anno MCCLXXI V. creatus, obiit
anno MCCOX. M.
340 MICHELE FALOCI PDLICNANI
uccLKX. ' Dominus Symeon Boccamac^a.
uccLXxu " Dominus Besconte Cactus.
MCCLxxii. - Dominus Baynus Palastrellus. De mense februarì
fiiit factus papa Gregorius X.
uccLXXiiu- Dominus Saracmus de Perusio.
MCCLXxiv.' Dominus Htrmannus de Suppoìinis.
uccLXXV. ' Dominus Henrigus ejus filius. X milites &cti
sunt in
ìiccLXx^u-Dominus Lucas de Sabellis. Fuerunt canate carbo-
narie in palude, et obiit de mense lanuarìi (') Gregorius papa X.
et XI Kalendis Februarii (') fiiit factus papa Innocentius V
et obiit de mense Augusti dicto anno et dicto mense in fine
fiiit factus papa Johannes XXI (').
MCCLXxvu. - Dominus Oddo de Perusio. De mense maji in
fine obiit papa lohannes XXI et de mense lunii factus papa
Nicolaus III sede vacante Vili diebus.
MCCLXxvni. - Dominus Egidius de Palommara.
uccLXxix." Dominus Nicolaus de Monteflascone per daminum
Vrsum. Fuerunt mangni terremotus et primus terremoms man-
gna vi fiiit die dominico post uesperas ultimo mensis Aprilis.
MCCLXXX.'Dominus Paulus de N arnia. Fuerunt factae noue(^)
carbonarie circa ciuitatem Fulginie et obiit de mense decem-
bris papa Nicolaus tertius.
viCCLXXxu ' Dominus Tiburtius de Reate et dominus Soldus
de Pistorio. Fuerunt facti pontes supra fiuuium inuta carbona-
rias et fiiit factus exerckus per dominum ducam supra Spole»
tum de mense Septembris et in fine mensis Q) februarii fiiit
factus papa Martinus IIII.
(i) Nempe IV. Id. lanoarii iozu Io : Vfllaoiam, ac Sosomenam. M.
(a) Scilicet Xllf. Kal. Februarii» nt aiont VUlaoias, ac Sosom. M.
(3) Io : Viltaniusy aliique discrepant. M.
(4) Usqae adhoc Carbonaria nuncnpatur ampia Forea prope moenia CiTltatit. Vide
exempia collecta per Da- Cangiam in Gloasarìo ad Scriptores mediae, et Infimat latioita-
tif, Terbo Carbonaria, cotumn* 833. Adi etiam» ai label, DiMertationem XXVI. de
Militia. PagL
(5) Scribunt alii die XXII. Vitcrbii electam faissc. M.
CRONACA DI BUONAVENTURA DI BENVENlTrO 34I
MCCLxxxii. - Dominus (') lohannes de Soldaneriis de Florentia.
Venit exercitus perusinorum et spoletanorum, asisinatum, nuce-
rinorum, et aliorum de nalle Spoletana supra Fulginium die III
lunij cum magna multitudine equitum et eorutn sequacium et
stipendiariorum credentes ciuitatem capere, non potuerunt ve-
nire usque ad carbonarias sedentes per XV dies nullus fulgi-
nas fuit impeditus. Et comune de Nursia sine requisitione
misit pedites in auxiiium ciuitatis intrantes plorando creden-
tes in ea mori et leti postea exierunt carbonarias cum qui-
busdam fìilginatibus contra inimicos. (^)
Dicto anno Dominus Gan:(plinus de Auxitnio fuit factus cdr^
pitantus Guerre et stetit per annum anno predicto.
MCCLxxxiii. - Dominus Ofredutius de Fallarone. Venit secun-
dus exercitus perusinorum de mense maij in fine et de mense
octobris fiierunt debellati yn milites stipendiarli cum spella-
nis in contada Pasiane, et perierunt ibi LXXX stipendiarij et
aliqui capti dixerunt quod statim cum uiderunt uesillum in
quo erat ymago beati Feliciani apportatum ibi per presbiteros
apparuit eis maxima carbonaria Inter eos et Fulginium et sic
terga verterunt credentes in carbonariam precipitare.
ìiccvsxxvf.^ Dominus lohannes Cencii de vrbe per dominum
Martinum papam. Obiit rex Karolus primus rex Syciliae circa
principium mensis januarij (^).
MCCLxxxv. - Dominus Egidius de Tuderto per dictum dominum
papam. Venerunt Fulgineum fratres predicatores et ceperunt lo-
cum juxta plateam sanctae Marie {^)y et decessit Perusij papa Mar^
(ì) De to mentioncm fecit Io: Villanios Lib. XII. M.
(1) De conflicta folginateosium cum omnibas fere alUs Umbriae cÌTÌtatibasy vide
pnaerdffl CuirorAm A. Delle ttorie di Aititi, Assisi, 1875. voi. I. pag. 184. Patri-
n-PoRTi F. Memorie ttoriche di Norcia. Norcia, 1869, pag. 158-159. Lioini L. Me'
morie ttoriche di Todi. Todi» 1860, pag. 334. Thbinir A. Codex diplomaticut Satt-
etae Sedie. RomBey i8òi» voi. I. pag. 373* 383, 385, et BoNAZZiinop. cit. pag. 314 et
icq. ubi perosina moDumenta pluries indicantnr. F.
(3) Nempe postrìdie Festum Epiphaniae Domini. M.
(4) Veram, sopra ianaam ecclesiae S. Dominici, in platea S. Mariae, legitar haec
sculpta in lapide inacriptio : A. D. MCCU. Factum ett hoc oput tempore prioratut
fratrie Benedieti Georgi de Fuglineo. Cfr. Bartoloni Bocci B. Frammenti di erg-
naca religiota, Foligno, 1868, pag. 35, F.
34^ MICHELE PALOCI PULIGNàNI
tinus de mense marti): post paucos dies de dicto mense (') eie-
ctus fuit dominus Honorìus papa quartus Romae coronatus qui
prìus uocabàtur dominus lacobus de Sabello.
MCCLxxxvi. - Dominus lacobus Parentii de Roma per dominum
Honorium papatn. Fuerunt facta molendina rotaria prò comune
juxta pontem cauallum et fuit factum catastum libre per do-
minum Matheum de Camerino (').
uccvsxawiu ' Dominus lacobus de Capoc:(inis. Dominus dux
prouinciae ducatus iuit contra Nursiam et dum staret aput
castrum montis sancti Martini misit exercitum suum contra
liursinos ad aliam partem comitatus Nursiae, et nursini uene-
runt ad dictum castrum domino ignorante et ceperunt domi-
num et duxerunt Nursiam et castrum deuastaverunt. De mense
aprilis • • • • • dominus Honorìus papa quartus obiit.
MCCLxxxviu. - Dominus (Q Farrata de Fulginio prò primis
duobus mensibus dicti anni,
Dominus Conradus (^) domini Trinciae prò x mensibus dicti
anni. Venit exercitus die XXII junij et tudertini sederunt ab
alia parte fluminis et fuit tam magna plenaria fiuminis quod
bladum repositum prope flumen arrìpuit aqua et deuasta-
ùit molendina rotaria ita quod uidebatur ibi nunquam facta fuisse.
Fulginates uidentes tam magnani plenariam exiuerunt per por-
tam Contrastangne et cum uenissent in campo juxta sanctam
Catàrìnam ueterem, plenaria incepit minuere ita quod pons san-
cti Manni erat discoopertus ab aqua et perusini uenerunt per
pontem in auxilium tudertinorum, fulginates nero ultra acces-
serunt et in dicto campo fuit mortuus dominus lacobus do-
mini Marci de Tuderto, qui multum preerat inter tuder-
tinos, quem dominus Raynaldus domini Napoleonis fecit ho-
(I) Sive, nt mtlant aiii, die prima Aprilb. M.
(3) Vide infra, ad an. 1308. P.
(3) Nempe D. FerraU Cresciarelli Elmi. M.
(4) Dominiu Conradus Domini Trìndae de Fulitioto anno MCCLII. a Cgorado Im-
peratore Regnornm saorum Pinceroa, Capitaneus, et Magister lustitìarina a porU Ro-
seo, usqoe ad Farum, et per totam Siciliam elijtitar. M.
CRONACA DI fiUONAVENTORA DI BEKVENOTO 343
norifice sepelliri Fulginiae. De mense februarii fiiit factus
dominus Nicolaus papa quartus.
MCCLxxxviiii. - Dominus Trincia ('), dominus Bos et dominus
Johannes, item dominus Munaldus de Serrone, dominus Viuanus
et dominus lacobus, item dominus Trincia (^) Gualterillus et Benino
casa lacobi, item dominus Margante, dominus Alhertinus et dO'
minus Criscius. Venit exercitus penisinorum et tudertinorum
die XVII maji et recessit die v junij. Item dominus Berardus do*
mini Stelluti. luit exercitus perusinorum et camerinensium, de
mense lulii ad castrum Collisflorìti et in fine dicti niensis
aperta janua castri per casteilanum intrauerunt et destruxerunt.
Item dominus Contenarius. Fuit facta pax cum perusinis de mense
Augusti. Omnes de Fulginio per vii mensibus et per v mensibus
dicti anni fuit dominus Raynaldus de Monteuiride.
ìiccLxxxx.'Dominus Hermannus domini Uidonisproij mensibus.
Dominus lohannes Centii de Roma prò x mensibus per do-
minum Petrum de Columna Cardinalem. luerunt cruce signati
ultra mare ad ciuitatem Acon de mense maij.
ìiccacu ' Dominus Fredericus Man:^ola de Pisis. Fuit capta
ciuit^ Acon a saracenis de mense maij et (notum?) fuit Fulgi-
nei die xx julij, comune Fulginie emit molendina.
Mccxcn.-Z)jmm(^ Gerardus de BucT^olinis de Mutina. Die vini
martii sanctus lohannes de Casalina uenit Fulginium ad ue-
niam (') beati Feliciani et stetit Fulginium et die xiii martii
(1) Dominai Trincia de Trinciit Gibellinae (kctionis Dnx rapndicti Corradi frater
foit. M.
(2) Pilios Boncontit de Trinciis. M.
(3) Anno MCCXCII. lalias Cardìnalis titalo Sancti MarcdU Legatns in Italia Eo-
genti III. Papae, in dicto Concilio Provinciali in Civitate Fnlginiae , solemni ri-
to Cam Patribna dicti Concilii consecravit Ecclesiam Cathedralem Sancti Feliciani ,
dosdem Civitatis Patroni, die X Martii. Et Indulgentiam nnius Anni » et quadraginta
dieniffl de ininnctis poenitentiis impertitas foit, aingulis annis in perpetuum visitanti-
blu dictam Eccleaiam Anniversario die Coosecrationis. Originale Diploma usqne adhuc
uservator in Arcliivio Capitulari. Et ex eo corrigendas venit Ughellios Italiae Sac.
Episcop. Folginat. nnm. 34. qm refert Consecrattonem Cathedralis einsdem fìictam anno
MCXLVI. Ad hanc Veniam, sen Indulgentiam accessit Beatua lohannes de Caaalina,
ceotum qnadnginta septem annis post ipsam Consecrationem. Pa^L
J44 ' ' MttHBtE PALOCr POLtCNAItt -
ia^paceirequieuit, et sepultus est et
mense aprilis obiit dominus Nicolaus papa quartus.
: ìiCOiCiiU'DofhinUs Gerardus de Mutina supradictus.
uccTiCinU'Dominus Fredericus de Marohactinis deAretìo. Fuit
eletctus . papa Celestinus quartus a cardinalibus in Perusio de
mense iulij » qui papa de mense decembris apud Neapolim
renuntiauit papatum in manibus cardinalium, qui cardinales ibi
elegehint papam Bonifatium octauum qui iuit coronatus Ro-
me in die conuersionis sancti Pauli de mense ianuarii se-
quentis.
Mccxcv. - Mangninus (*) de sancto Miniato.
Mccxcvi. - Bindus Hugolini de Baschio prò sex mensibuSy dih
tninus Conte de Bononia prò aliis sex mensibus. Fuit expulsa pars
Guelfa de Tuderto, et die XV mensis maji decessit dominus
Berardus episcopus Fulginie (*).
uccxcviu - Dominus Gualardus de Rocca Lucensi prò FI
mensibus. Stefanus de Columna abstulit unam salmam tesauri
domini Bonifatij pape et papa excomunicauit omnes de Co-
lumna et priuauit . cardinales de Columna eorum beneficio
et ipsi cardinales et filii domini lohannis de Columna per VII
annos passi sùnt guerràm pape«
Dominus lacòbus de Aqua pendenti prò aliis sex mensibus.
Dominus papa misit .exercitum centra Nepe et Columna (') et
terrasi Qobiliuni: de Columna.
uccnofiii.- Dominus Andreas de Cesis (^) ludexper dominum
Petrum de Piperno cardinakm.
(i) Immo Mangione de MangUtdoribos, qui Cremonae postea Praetunun gcrau» a
Cremonenaibns interfectns est. M.
(1^ Ex Comitibus Antigaani. M.
(3) Carolus Senator Strozza chartulam vidit anni MCCXCVU. absolutioDts ab
ezcommunicatione Civitatis Nepesinae, et iiloram, ut vocant, de Patrìmonio, qui recep-
tanint lacobum, Tocatum Sciarram de Columma, et auzilium dederunt in rebellione
einsdem CiTitatis ab Ecclesia et Summo Pontifice. M,
(4) De Aodreae Caesio Praeside Romandiolae vide Gu'tarìain in Syllabo Advoca*
W. Consistorial. M.
CRONACA DI BUÒNAVENtimA DI BENVENUTO ^45
Mccxcviiii. - Di^/f/i dominus Andreas per dictum cardinal
km prò FI mmsibus.
Crisus domini (') Fortsi$ de Adimaribus de Florentia prò aliis
sex mensibus.
uccC'Dictus Crisus (•) prò VI mensibus. Fuit Rome per
totuDi annuin pienissima Indulgentia omnium peccatorum et
die XXin mensis mai) fuit a Gebellinis captum Eugubium
et die XXni junij per ducam ducati et perusinos rehabitum
et ab eis bonis mobilibus priuatum.
Dominus Petrus Varanus de Roma prò aliis sex men-
xi^. Fulginates miserunt in montanis in seniitium spoletano-
rum centos milites et pedites et soluerunt prò soldo ipsorum
quinque millia et ducentum libras denariorum cortonesium et
spoletani habueruut prò magno bona et hec obliti fuerunt ad
MCCCV ut infra patet dicto anno MCCCV.
Fuit collectum dadum ad rationem XI fl. prò centonarìo.
Mccci. - Dominus Appilglaterra de Cangnulo. Quia non bonus
stetit per annum reformatus in o£Bcio,
Mcccii, - Dominus Conradus de Pira prò sex mensibus. Venit
Karolus Senzaterra frater regis Francie et iuit mandato domi-
ni pape contra dominum Fridericum regem Sycilie, captus ab
eo pacem fecit cum eo inscio papa.
Ioannes de Appossatis de Podio bono prò aliis sex mensibus.
Mcccin. - Tictius (') domini comitis de Collevalliselse. lacobus
de Columna dictus (^) Sciarra cum domino Guillelmo milite Ke-
gis Francie intrauerunt Anagniam ubi erat papa Bonifatius et
captus papa stetit ibi per tres dies et uenit Romam et obiit
de mense Octobris et de dicto mense non post multos dies
fi) Domlnas Forese de AdimaribuB Eqnes fuit, et Capitaneas Gaelforum Floren-
tioor. anno MCCLXIII. De eo vide Ammiratum ad annum MCCXCV. Ceterum prò
Crìsio Carsam lego, nempe Bonaccursum. M.
(3) Cursus, ut puto. M.
(5) Forte Credua, sive Tancredus, M«
(4) In Hlstoriis pcrcellebris. M.
54^ MICHELE PALOCI PULlCNANI
fuit electus et coronatus Rome papa Benedictus undecimus qui
papa obiit anno sequenti de mense lulij in ciuitate Perusie.
ucccw.'Iacobus de Cancellariis de Prato prò sex mensibus.
Dominus Gyrallus de Collevallis prò aliis sex ntensibus. Obiit
Perusii dominus Benedictus papa XI de mense lulii et diete
mense obiit dominus (') Bartholomeus Episcopus Fulginii et
vacauit Episcopatus Fulginei fere per ini annos.
Mcccv. - Dominus Michael de sancto Geminiano prò sex tnen^
sibus. Cardinales stantes Perusii elegerunt (') de mense lulii
in papam dominum Brectandum Archiepiscopum burdegalensem
commisso sibi decreto iuerunt ad eum in Vasconia in ciui-
tatem Burdegalensem. De mense junij perusini et spoletani ad
auxilium Guelforum fecerunt exercitum contra Tudertinos,
et fulginates ad petitionem perusinorum miserunt centos milites
et pedites et euntes in exercitum statim spoletani uenerunt
contra Fulginium dicentes, moriantur patareni Gybellini: et
fulginates proprio loco se constrinserunt dicentes ad invicem:
uiriliter defendamus nos et non moriamur sine inimicis, et
tunc spoletani steterunt ante lanceas fulginatum et perusini
statim posuerunt Fulgin. cum eorum exercitu ab alia parte
exercitus. Item die penultima lunij et die prima lulij de ma-
ne intrauerunt plateam ueterem et multi fulginates secuti sunt
eos et populus elegit in capitaneum populi Nailum domini
Trincie et ceperunt palatium populi cum turre et ex eo
expulerunt consules populi circa tertiam et tunc (') Conradus
Anestasij exiuit ciuitatem et iuit tudertum.
De mense junij fìiit collectum dadum ad rationem XII fi. et medi!
prò centonarìo.
(i) Bartholonueui de Cajetanis, antea Monachas, atqae Abbas Snblacensìs. M.
{%) Scìlictt V. Non. lulit elegernnt eum in Summum Pontificem nomine aemcn-
tem V. M.
{%) Forte Michtel Dacci Eqaes, Capitaneus Tudertì tnno MCCCXX. ac sequenti
Interamnae. M.
(4) Conradus Anastasii Fulginatensium Gibellinorum caput, Hermanni postea Pi-
atoriensis Episcopi frater. M.
CRONACA DI BtJONAVENTURA DI BENVENDrO 547
VfrtduHm (*) de Aluiano prò aliis sex mensihus,
Mcccvi.-(*) Dominus Phylippus de Coccorano provno anno.
Fuit exercims perusinonim et sequacium contra tudertinos de
mense lunij et stetit usque in diem XVII lulij et deuastavit
castrum CoUispepi.
Item dicto anno fiienint augmentate Fulginie mensure
biade ad pondus XXXIII vnciarum ad mensuram III jumellis
(') et media ad mans iuxtas nel ad manus juxti hominis.
De mense octobrìs ftiit collectum datium ad ràtionem unlus denarìj
prò libra.
Mcccvii. - Dictus Dominus Phylippus prò sex mensibus.
(^) Dominus Gabriel de Piccolominis de Senis prò aliis sex
mensÙms.
Mcccvni. - Dominus (f) Gaytanus de Pilglis de Florentia prò
vno anno. Die prima lunij venit Fulginei (^) dominus Bartholo*
minus de Pistorio Episcopus Fulginas et decessit anno domini
MCCCXXVI die XI mensis lulij ut infra patet dicto anno.
De mense octobrìs fuit collectum datium ad ràtionem duorum den. prò
libra. Supradicta datia collecta sunt secundum libram catasti ueterìs . . . .in
cartis pecudinis facti per domìnum Matheum Bonauenture de Camerino. (')
ucccìx. ' Dominus (^) Cardolus de N arnia prò sex mensibus.
Obiit mense maij Neapoli rex Karolus secundus.
Dominus Juciius de Raynaldinis de Senis (') prò alii sex mensi-
bus. Die sancti lohannis de Augusto fuit tam magna pluuia
(•) Offirednccius Comes de AWitno. M.
(a) Idett D. Philippiu Bigaxioi Civis Peratinas Coocoroni Comes, io VexUlifer
Pcnisùe. M.
(3) Vulgo giumelle, et Yslet : qusntnm cstÌs manibus cootinetur. M.
(4) Fuit et Potestas VoUtemmm am» MCCCV. M.
(si De mmeadamim &dt Scipio AmmiratiisHistor. lib. 4 ad ano. MCCXCVm. M.
(^ Ijsie: DoadBiis Bartholomaeus de SigUbandia Piatoriensia, Cini celeberrimi IC
«e Foetae patruus» ex Episcopo Piatorìenais Kulgioenais Epiacopaa effectas, inxta Ughel-
liom in Ital. Sac. M.
(7) Vide aopra, an. 1386. F.
(8) Legerem : Cardnloa de Vicardia de Nsrnis , cuiua fiiiua Dominna Quirìcus
fiiit Potestas Florentiae anois MCCCXLVII. et MCCCXLVlIi. M.
(9) Legerem: Giacomotiua de Raynaldinis. Hic enim ab Urbe Sensrum exulans Po-
testas faerat Perasii anno MCCXCllI. sed multis honoribus cumulatus in patriam re-
▼ocatnr ann. MCCCXI. ut ait Ugurger. M.
34& BIICHELE FALOCI PULIGNANl
cum grandine quod deuastauit quasi omnes vineas^ venit plena-
ria Topini prope plateam usque ad domum Massuri Mercati.
ìnccai. " Franciscus Q) domini Zaflaglt de Vrbeueteri prò sex
tnensibus. Fuit expulsa pars guelfa de Spoleto die sancte Ma-
rie de mense marti], et die sequenti uenerunt milites Gebel-
lini de Spoleto. Intrantes Trevium expulerunt inde Guelfos. Die
tertla sequenti a militibus de Perusio et fulginatibus fuerunt
inde expulsi et fuerunt depredati Trebianos Guelfos et Gebelli-
nos, sed Guelfi tenuerunt postea castrum et mense lunij fuit
exercitus perusinorum et sequacium contra Spoletum et se-
dit (*) juxta Venes.
De mense lanuarìj fuit coUectum datìum XIL fl. et VI. den. pio cen-
tonarìo.
Dominus lohannes de sancto Vitali de Parma prò aliis sex men-
sibus. Fuit exercitus perusinorum contra Tudertinos juxta pon-
tem nulium et milites Tudertini iuerunt in auxilium pontis
tenentes turres pontis permiserunt perusinis transire per pontem,
tudertini fugam coeperunt et ibi dux ducatus periit quia erat ibi
eo quod non bene tractabatur in ducatu, quia erat cum spo-
letanis et pons cum turribus fuit deuastatus.
Dicto anno imperator Henricus uenit in Lombardiam et
recepii Q) coronam Lombardie in loco consueto comitatus me-
diolanensis, et cum staret in Ciuitate Mediolani quidam nobiles
prouincie ordinata proditione contra dominum de die insulta-
verunt eum ad palatium eqatsfsic) teutonicis et populo mediola-
nensi accurrentibus fugierunt usque Brisiam et comune Brisie
receptans et tenens eos contra domini uoluntatem pluries et
plurìes requisiti a domino in sequenti anno passi sunt exerci-
tum imperatoris per plures et plures menses , et se in manus
domini posuerunt totaliter : multa prius persecuiones passa silicee
quia stetit supra ciuitatem composuit exercitum suum de mense
(i) Filios Domini Zacliariae, ut puto; ac frater Domini Raynerii Vicarìi Ducali»
Civitatis Florentiae anno MCCCXXVI. M.
<3) Sdlicet Fontem Clitunni« Tulgo le Vene di Pitcignano, PagL
(3) Recepit coronam ferream in Ecclesia B. Arobrosii in die Epiphaoiae. M*
CRONACA DI BUONAVENTURA DI BENVENUTO 349
maij et de mense octobris fecerunt mandata domini et destru**
cte fuerunt multe ciuitates.
Mcccxi. - Daminus Catenatius de Anagnia per Regem Robertum
prò sex primis tnensihuSy et quia non uenit in termino regerunt
ut rectores fere duobus mensibus dominus Philippus de Pasano,
Gentilis Thomae et Mathiolus (') Hermanni. De mense lulii
fuerunt quasi omnes vinee Fulginei a grandine deuastate scili-
cet die festi sancti lacobi.
Dominus Karolus de Montecchio prò aìiis sex mensibus. Peru-
sini fecerunt exercitum ad castrum • ... de Vlmeda et
destruxerunt ipsum.
De mense lanuarij fuit coUectum datium V. fi. prò centonarìo.
Item dicto anno de mense maij III fi» et III den. prò centenario.
Item dicto anno de mense lulij III fi. prò centenario.
Mcccxii. - Dominus Ugolinus de Amelia prò primis sex mensi-
bus. Die XXVI mensis februarij dominus Blaxius stans Treuii
caput centum Glarillorum ad soldum contrate contra Spoleta-
nos iens cum suis et Guelfìs de Spoleto contra Spoletum ma-
lam strenam prope Spoletum intulit spoletanis Gebellinis.
Item dicto anno die mensis maji imperator Henricus
sextus intrauit Romam et coronatus est in lateranensi Eccle-
sia die sancti Petri de lunio.
Item fuit exercitus perusinorum et aliorum de contrata
contra spoletanos et sedit juxta Berroytum.
Dominus Pellajus (^*) de sancto Geminiano prò aliis sex
mensibus. De mense septembris venit dominus Henricus im-
perator Tudertum cum mille ducentis militibus teutonicis et
cum dictis militibus iuit per comitatum Perusii et stetit in eo
quatuor diebus et destruxit Marscianum et alia castra prope
suam uiam et pervenit Aretium et cum dictis militibus post
paucos dies iuit contra Florentiam et posuit ibi exercitum pro-
pe ciuitatem in qua dicunt fuisse XXXVI centonaria equitum,
(i) Forte fortana : de Anattasils. M. e. 859.
(3) Idest Bertas Pdiarìus, de quo infra. M.
350 MICHELE FALOCI PULIGNANI
et cepit Monteuarchi (^) et tunc creuit ejus exercitus, deinde
cepit multa castra in comitatu Florentie et stetit in pluribus
campis circa Fiorentiam per plures et plures menses.
De mense septembris fiiit reparata carbonaria uetus.
De mense februarìi collectum fuit datium unius denarìj prò libra.
Mcccxin. • Munaldus de Castro durante de Romandiola prò
primis sex mensibus. Fuit facta Fulginei Gabella (') et stetit a
die prima mensis ÀprilLs usque in XXII dies dicti mensis
quia non placuit popularibus non ultro duravit.
Dominus Raynutius domini Abrunamontis de Euguhio per se et
dominum Francischinum ejus fratrem aliis sex mensibus. Die XX
mensis Augusti fuit expulsa pars Gibellina de Vrbeueteri et
ibi obiit Bindus de Baschio et multi milites et pedites utriu-
sque partis.
Item die XXIIII mensis Augusti apud montem Cassia-
num Q) de Senis imperator Hericus VI (f) obiit et milites
teotonici portaverunt ejus corpus Pisas et ibi modo imperiali
sepelierunt eum honorifice cum magno fletu pisanorum.
De mense februarìj (fuit collectum datium ) XII fi. et VI den. prò cen-
tonarìo.
Item dicto anno de mense mail XII den. prò centenario:
Mcccxiiii. 'Ugolinus de Alviano prò primis sex mensibus. Obiit
Guasconie papa Clemens quartus die XXII mensis Aprilis et
notum fuit Fulginii die XVI mensis maij: de dicto mense maij
reintrauit pars Guelfa Spoletum facta pace cum Gybellinis.
Dominus Raynerius domini Saxi de Eugubio prò aliis sex
mensibus. Durante suo officio obiit Eugubii et ejus loco rege-
runt dominus Odoriscius domini Margantis, Sommeus Loterij
et Martinus Thome ut rectores Fulginei, et dominus lustinel-
(I) Vide loh. Vnian. Ub. IX. cap. XLIV. M.
(a) In co6titationibu8 Siculis, aliisque eiuadem temporis mooameotis legitur Ca-
tella. Sigitlam Vectiffalium Comuais Senarum habet KABELLE. M.
(3) Nos: Saoctam Cassiaoum ; Yerain Impcratorcm obiisse feroot in loco» qui did-
tnr Bonconvento. M.
(4) Inuno VIL cuios cadaver in Ecclesia majorì cum inscrìptionc sepuUiun est. B€*
CRONACA DI BUONAVENTURA DI BENVENUTO 35 1
lus de Firmo prò duobus mensibus de dictis sex ultimis men-
sibus. Die dominico XX mensis octobris quinque de principa-
libus electoribus Imperatoris elegerunt Lodouicum quartum.
De mense februarij ffuit coìUctum datium ) XII fl. et VI den. prò
centenario.
Item dicto anno de mensibus nouembris et decembrìs unius dcnarij
prò libra.
Mcccxv. - Dominus lusHntllus predictus prò primis sex mensi-
bus. De mense luiii dominus Phylippus princeps Taranti filius
regis Caroli secundi juit Florentiam cum maynada militum con-
tra pisanos et lucanos ut capitanens panis Guelfe totius con-
trate et si optinebat in bello erat rex Tusciae et usque Apuleam
et tunc regebat Florentiam dominus Petrus e jus frater.
Dominus lohanms domini (') Brodarij de Saxoferrato prò
ultimis sex mensibus per se et dominum Karolum ejus fratrem.
Die veneris xxix mensis Augusti dum pisani et lucani obsedis-
sent Montem Catinum cum maynada teutonicorum predictis
principes et dominus Petrus ejus frater uolentes pisanos et lu-
canos de campo expellere ibi periit dominus Petrus et filius
principis et multi nobiles et milites cum campo exercituspe-
rierunt.
Mcccxvi. - Dominus Johannes de Sancto Geminiano (^) prò
primis sex mensibus,
Dominus Thomas de Suppis de Firmo prò ultimis sex mensi-
bus. Die dominico xvim mensis septembris fuit Fulginei publice
in ecclesiis celebratum officium electionis domini Ihoannis
pape xxii facte in Guasconia die xxi mensis Augusti.
De mense marti) (fuit coUectum datium ) v. fi. prò centenario.
Mcccxvu. - Dominus Mannus (') de Egubio prò primis sex
mensibus.
p) Ltgt : Dominiis lobannes Domini Petri Brodarii, qnem male Portenarins in
FtOdt. Padnae Patrom Brondadom appellai. lohannes an. MCCC. Florentìae, umquam
PdtctUs praefiiit, seqnentibus PoUrio, Bononiae» et Urbi Veteri. Is etiam fait Vicarius
Regiot Plorentiae anno MCCCXX* M.
(3) ForUtaii D. lohannes D. Doris Moronti Eques, Potestas Prati anno MCCCXII.
qoandoque Capitanens Escali, ac Potestas, et Gapitaneos Pistorii anno MCCCXIII.
Nnrsiae denique praefuit» Castro Sancti Miniati, atque Eugubio. M.
(3) Jdest Dominns Mannus Domini Conradi de la Branca de Eugubio yir non me-
diocri Tiriate praeditos, at ait Michael Angelus Salvi in Histor. Pistor ad aonam
352 MICHELE FÀLOa PULIGNANI
Dominus Andreas de Marchìs de Firmo prò aìiis sex mensibus.
De mense februarìj (fuit collectum datium) v. fi. prò centonarìo*
Mcccxviit. - Dominus Bertus de Pellariis de sancto Gemi^
ninno (') prò primis sex mensibus.
Dominus Amelinus domini Andrea de Massa prò aliis sex
mensibus.
De mense julij (fuit collectum datium) xn den. prò centonario.
De mense septembris xu den. prò centonario.
De mense decembrìs vm. den. prò centonario.
Mcccxvnii. - Dominus Fumus (*) de Bustalis de Aretio prò prir
mis tribus mensibus.
Hugolinus de Aluiano prò aliis nouem mensibus. Perusini po-
suerunt exercitum contra Àsisium de mense Octobris et die
prima mensis decembrìs fiiit expulsa pars Guelfa de Spoleto
et de mense lanuarii sequentis fulginates reinceperunt facere
carbonarias novas circa civitatem.
De mense octobris fuit collectum datium xvj. den. prò centonario.
Item dicto anno de mense nouembris vi. den. prò centonario.
Item dicto anno de mense decembris xvui. den. prò centonario.
Mcccxx. - Ugolinus de A Mano prò primis sex mensibus.
Dominus Thomas de Suppiis de Firmo prò ultimis sex memi'
bus. De mense septembris fuit per perusinos destructum Ca-
strum Ynsule de plano Asisij.
MGCXCII. in quo Manaus fait Defensor Ubertatis Pittorìeiuiaiii, tioati annit MCGCL
et MCCCII. Capitaoeas Urbis Veteris» atque ann. MCCCX. Potestas Pistoni ; qaea
quidem oflBciam gessit et Tarvisii anno MCCCX V. ut patet ex Actis B. Henrìd snb
die X. Inni! apnd Bollandist in qaibns uocator D. Magnus. Fait et Potestas Florentiae
anno MCCCXXIII. M.
(I) Hic anno MCCLXXXVIII. Orator millitur ( ut lego ) ad Rempablicam Floren-
tinam, nec non extitit Capitaneus Eugubii anno MCCCVII. Anno vero MCCLXXXIII.
tnunere Potestas Prati fnnctus erat. Anni MCCCXIIf. primis sex mensibus Falginii>
aliis sex Boooniae Potestas dicitur a Io: Vincentio Goppio in Annal. Geminianens. M.
(3) Lege : de Bostolts, quamquam alii : de Boscolis. Hic filins D. Alberti anno
MCCCX V. fiierat Capitaneus, et generalis Officialis, ut Tocant, Ciritatis, Comiutns,
et Distnctus Florentiae super generali custodia, fòrti6catione , defensione , reparatkHie,
et padiicatione ipsius Ciritatis. Furamnm vocat Michael Angelus Salvi in Histor. Pi-
storiens. Praetura fnnctum esse, pauloque post Vicarìum extitisse prò Carolo Rege a4-
firmat. M.
CRONACA DI BUONAVENTURA DI BENVENUTO 3S5
De mense mai) (fuit coìleclum datium) xxvi. fior, prò miliare.
Irem dicto anno de mense Julij in. fior, prò centonarìo.
Item dicto anno de mense septembris prò peditibus ad soldum missis
contra Asisinates ad ysulam infra duas vices x. den prò. centonarìo.
Item dicto anno de mense octobris m. fior, prò centonarìo.
Mcccxxi - Dominus Raynerius de Burgo prò primis sex mensir
bus. De mense lulij in vigilia sancti lacobi Apostoli circa ho-
ram vespertinam fiiit magna piuuia cum grandine multa et
deuastauit vineas multarum contratarum et durauit tempus
pluuiosum per mensem et ultra ita quod multe segetes in metis
remanserunt ad tritandum de mense septembris et fulginates
destruxerunt castrum Orzani.
De mense januarìj fuit coDecmm datium ui. fior, et vi. denar. prò
centonarìo.
Item de mense marti] dicti anni, xv. den. prò centonario.
Item de mense aprìlis dicti anni, xv. den. prò centonario.
Item dicto anno mense maij, u. fior, prò centonario.
Item dicto anno et mense Junij. ii. fior, prò centonario.
Item dicto anno in principio mensis septembris, ii. fior, prò centenario.
Item dicto anno de mense nouembrìs x. 1. (?) den. prò centonario.
Andreas de Montebono de Aretio prò aliis sex tnensibus. In
fine mensis augusti Asisanates uenerunt ad concordiam perù-
sinorum et postea discordauerunt et tempore subscripti pote-
statis fecerunt mandatum perusinorum de mense martij.
Mcccxxii. - lohannes de Stro:(^is de Florenlia prò primis sex
mensibus.
Dominus Guasta de Radicofano {') prò aliis sex mensibus.
De mense septembris die vii comune Fulginei hostiliter ad ca-
strum Cammuri accesit et quia in montanis nostris obfende-
rat funditus eum euellit die viii mensis predicti, et fuit fa-
cta mutatio uiiioris monete de cortonensi in perusinam de
mense martii.
De mense februarij fuit collectum datium. xx. den. prò centonarìo.
Item dicto anno de mense maij xxijden. prò centonarìo.
(i) Dominus Guasta Domini lacoboni e Radicofano fuerat Capitanens, et Defensor
Populi Fiorentini anno MCCCII. prò sex mensibus. M.
Archivio Storico II. 33.
554 MICHELE FALOCI PULIGNANI
Item dicto anno de mense julij x. f. den. prò centenario.
Item dicto anno de mense novembrìs m. fior, prò centenaria
Mcccxxiii. - Munaldus de Radicofano prò primis sex tnensibus.
Dominus Franciscus de Nursia prò aliis sex tnensibus. Dicto
anno de mense lulij die lune decima octaua dicti mensis San-
ctus Petrus (') filius Petri Criscij de Fulginio obdormiuit in
Cristo et die martis sequentis a Clero et populo Fulginei in
majori Ecclesia fuit honorifice sepultum.
De mense februarij fìiit collectum datium, m. fi. prò centonario.
Item dicto anno de mense martij, xn, den. prò centonario.
Item diao anno de mense aprilis impositum et de mense mai] coUe^
ctum, m. fi. prò centonario.
Item de mense Julij impositum et collectum prò parte, m. fi. prò cen-
tenario.
Item de mense nouembris dicti anni» xn. den. prò centenaria
Mcccxxiv. - Petrus (sic) de Bulsena prò primis sex men-
sibus
Porcellus de Rossis de FhrenHa prò sequentibus sex merh
sibus.
De mense Januarij fuit collectum datium ad rationem xln. fior, prò
centonario.
Mcccxxv. - Gentilis de Aquila prò primis sex mensibus.
Dominus Nicolaus de Angelo prò ultimis sex tnensibus.
De mense Julii fuit collectum datium ad rationem xxx. den. prò cen-
tenario.
Item dicto anno de mense septembris fiiit collectum datium ad ratio-
nem xn. den. prò centonario.
Mcccxxvi. - Leonellus de Montetnarte prò primis sex tnetisibus,
et prò nn aliis mensibus priores populi Fulginei et prò aliis
duobus mensibus Guido potestas. Die xi mensis lulii deces-
sit (^) dominus Bartholominus Episcopus Fulginei et die xu
(t) Nobilis FulfiiBtSy vir mlrae stnctiutis, Inter patrìoc lares tamcn in Erano
▼izit, et obiit clanu miracniis. De eo Ferrarius in Catalogo Sanctomm luliae, et la-
coblllus inter Sanctoa Pulginiae. Ai^/. Eius legendam mutilam a I. Cupero excuaam
(Aeta SS. lulO'. Ven. MDCCXLUI, tom. IV» dica XIX, pag. 663 et $eg. ) iotegram
exhibet codex valUcelIianna H, ). P.
(1) Sancte decessit, ait Ughell. M.
CRONACA DI BUONAVENTURA DI BENVENUTO 355
dicti mensis fuit comuniter electus in Episcopatum Fulginei
dominus Paulus filius olim nobilis viri Nalli domini Trinciae,
Infrascripta datia sunt coUecta secundum libram catasti noui iacti per
notarìos de Fulgineo.
In nomine domini amen. Anno domini millesimo cccxxvi de mense
Mai) junij et JuHj coUectum fuit datium secundum catastum nouum ad ra-
tionem xij Hbr. prò centonarìo.
Item dicto annum ad rationem xij. fior, prò centenario.
Mcccxxvii. - Guido de Pantaleonibus de Vrbe prò primis sex
mensibus
Petrus de Monte sancto prò aliis sex mensibus. De mense la-
nuarij Lodouicus quartus electus a principibus in imperatorem
intrauit Lombardiam ueniens uersus Romam centra uolantatem
domini pape et die dominico xvii sequentis lanuari a populo
romano coronatus est in Imperatorem ut infra patet.
De mense Marti) (fuit collectum datium) ni. fior, prò centonarìo.
Item dicto anno de mense junij, n. fior, prò centonarìo.
Item de dicti mense, xx. den
Dicto anno de mense
Anno domini Mcccxxvn, die xxiij mensis augusti
Item dicto anno de mense nouembrìs in principio, xii. den. prò cen-
tonarìo.
Item dicto anno de mense Decembrìs fuit impositum datium ad ra-
tionem medii denarii prò libra, 1 den. prò centenarìo. (?)
Mcccxxvui. - Dominus Nicolaus de Aquila prò primis sex
mensibus.
Dominus Johannes de Paparonibus (') de Senis prò aliis sex
mensibus. Die dominico xvii mensis lanuarij Ludovicus quartus
Rome a populo in imperatorem coronatus est, et de mense de-
cembrìs sequentis fuerunt multi terremotus ex quibus nursini
magnum receperunt dampnum, et inceperunt die quarta dicti
mensis de mane circa auroram et durauerunt per menses.
Fuit impositum datium de mense Marti] ad rationem xu. den. prò
centonarìo.
(1) Lege : de Paparonibus* Fuit et copiarum Dux. Vide Ugurgerium par. II.
Ut. 39. num. 94. M.
35^ MICHELE PALOCI PDUGNANI
Item dicto anno de mense aprìlis in fine ad rationem. v. fior, prò
centonario.
Item dicto anno de mense Angusti ad rationem xxx. den. prò cen-
tonario.
Item dicto anno de mense Octobrìs cir6a prindpium v. fior, et vi.
den. prò centonario.
Mcccxxix. - Dotninus Eugmius de sancto Gcminiano prò pri-
mis sex mensibus.
Pbilippus de Fortiuerris de Senis Q) prò aliis sex mtnsUnis.
Fuit facta gabella die xini Aprilis et de mense marti] fuit in*
ceptus murus (?) comunis in carbonarìa nona juxta pontem
cauallum.
De mense Nouembris in fine fìiit impositom datium i den. prò libra.
Mcccxxx. - Tillutius domini Baldinocti de Vulterra prò pri-
mis sex mensibus.
Dominus Raynerius de Morontis (') de sancto G eminiano
prò aliis sex mensibus. Die xvi mensis lulij bora diei prope
uesperum sol obscuratus est quasi per medium a latere sep-
tentrionis et stetit obscuratus quasi per horam et fuit hoc in
renouatione lune.
De mense Augusti fuit impositum datium in principio mensis ad ra-
tionem V. fior, et VI den. prò centonario.
Mcccxxxi. - Predictus dominus Raynerius prò primis sex men»
sibus.
Dominus Meliadus (') de Esculo prò aliis sex mensibus.
De mense Martij fuit impositum datium ad rationem XXX. den. prò
centonario.
Item de mense Maij dicto anno ad rationem lUJ fl. et VI den. prò
centonario.
(i) Pbilippus Petri de Forteguerrìs dnctor copianun Senensioffl ano. MCCCXLI.
ac Capitaneoi Popoli Perusinonim an. MCCCXLVII. M.
(i)Legerem: de Morontis. Hic Cooservator Pads Pistorii extitlt an.MCGCXXXVL
M.
{%) Ab aliis scriptoribos Meliadus appellatur, praecipue vero loqoeotibiis de Pbte-
statib. Floreotiae, atque Urbis Veteris, quo duplici munere functns est, Meliadassmn,
sed male, vocat Io: Vinceotius Coppius in AnnaU Geminianens, mentionem iaciens de
ipso» utpote qui in pariete exteriori palatii Potestà t. Florentiae maximo cum dedecore,
una cum Duce Athenarum, depictns est. M.
CRONACA DI BÙONAVENTtRA DI BENVENUTO ^57
Item de mense octubrìs circa prìndpium, ad rationem i. den. prò
libra.
Mcccxxxii. - Dominus Petrus de Bulsena prò primis sex meri'
sihus.
Nuccillus de Baschesibus de Vrheueteri prò àliis sex men*
sihus.
De mense Maij (fuit coUectum datium) ad rationem n. fior, prò cen-
tonario.
Item dicto anno de mense Nouembrìs quasi in fine, nij. fior, et ix.
den. prò centonario.
ìAcccxxxìiu ' Nellius domini lohannis de Esculo prò primis
sex mensibus.
Putius lohannis de Monte sancto prò àliis sex mensibus.
De mense Martij (fuit impositum datium ad rationem ), xx. den. prò
centonario.
Item dicto anno de mense Maij, xij. den. prò centonario.
Mcccxxxiv.-Z)(7mmtt^ Hugolinus de Trincis Q)pro tribus meth
sibus primis.
Làllus de Aquila prò sex sequentibus mensibus.
Puctius Petri de Monte sancto prò tribus ultimis mensibus.
Die IV mensis decembris obiit papa lohannes xxii et notum
fiiit Fulginei die xvi dicti mensis et die xx dicti mensis fuit
electus dominus Benedictus papa xi.
Fuit impositum de mense Marti! datium xxx. den. prò centonario.
Item de mense Maij dicti anni fuit impositum datium vuij den. prò
centonario.
Item dicto anno de mense Julii
Item diao anno de mense Septembris
Item dicto anno de mense Nouembrìs.
Mcccxxxv. - Puctius Petri de Monte sancto predictus prò sex
mensibus et
Nicola Nuctii de sancto Augelo in Pantano prò aliis sex
tnensibus.
Fuit impositum datium de mense lanuarìj vmj. den. prò centonario.
Item dicto anno de mense Martij fiierunt imposita datia ad rationem
vmj. den. prò centonario.
(I) D. Ugoliniu NaIIi de Trinciii Eques, et Dominus FuUgoii. M.
35^ MICHELE FALOCI PULlGNilNt
Item dicto anno de mense Maij.
Item dicto anno de mense lulij.
Item dicto anno de mense Septembris.
Item dicto anno de mense Nouembris die xxvj. fuit impositum da-
tium ad rationem xn. fi. et vi. den. prò centonario.
Mcccxxxvi. - Domintis Raynerius domini Conradi (') de Ma-
telica prò sex mensibus.
Petrus Petri Comes de Montemarta prò aliis sex mensibus.
De mense Maij fuit impositum datium ad rationem u fior, prò cen-
tonario.
Item dicto anno de mense August. xvi. den. prò centonario.
Item dicto anno de mense Septembris die xvi, vn. den. prò cento-
nario.
Item dicto anno de mense Octobris circa principium, vmj. den. prò
centonario.
Mcccxxxviu - Dictus Petrus prò primis sex mensihus.
Dominus Porcellus domini Baronis de Rossis de Florentia prò
aliis sex mensibus.
Die ultima lanuarij fuit impositum datium ad rationem v. soldorum
prò centonario.
Item dicto anno die xiu. mensis lulij, xij. den. prò centonario.
Mcccxxxviii. - Nicolaus domini Guillelmi de Senis de Monte
sancii Sauini prò primis sex mensibus.
Guidutius domini Farolfi de Monte sancii Sauini prò aliis
sex mensibus.
Manusroccus domini Meliadi de Esculo prò aliis sex men-
sibus ? ?
ucccxxxix.-Dominus Bartholomeus de Barolis de Florentia prò
primis sex mensibus.
Lectus (') domini Ihoannis de Saxof errato prò aliis sex mensi-
bus. Die VII mensis lulii fuit renouatio lunaé in bora xvuii
uel circa.
In fine mensis lanuaril fuit impositum datium ad rationem octo den.
prò centonario.
(t) Conradi Domini Mathelicae filiut inxta Compagnooum in Reg. Pie. par. L et
Potestatts Urbis Veteris, ut ait Durantes Dorius. M.
(9) (/octam, lego, vel Locteringum D. lohannis de Saxoferrato Capitaneum Populi
Fiorentini annis MCCCXLVI. et MCCCXLVII. nec non Poteatatem t* lorentiae anno
MCCCLXVll. et MCCCLXVIIl. denique Romae Senatum MCCCLXX. M.
CRONACA DI BONAVENTURA DI BENVENUTO 359
hicccxL. - Dominus Albanus Q) de Friscobaldis de Florentia
prò primis sex mensibus.
Manusroccus (^) domini Meliaducis de Esculo prò aliis sex
mensibus.
Die X mensis Augusti ftiit impositum datium ad rationem vuii soldo-
rum prò centonarìo.
McccxLi. - Dominus Conradus (') Malli de Trinciis de Fulgineo
prò iribus mensibus.
Dominus Mucata (f) domini Gabrielis de Piccolomìnibus de
Senis prò nouem mensibus.
Die xviiij. mensis Augusti fiiit imposimm datium ad rationem den.
prò libra.
Item dicto anno de mense Nouembris, i den. prò libra.
Anno Domini Mcccxbj. de mense Maij circa principium iij fi. prò
centonarìo. ^- Item dicto anno de mense Augusti circa prìncipium ni.
fi. prò centonarìo. — Item dicto anno de mense Nouembris, iij. fior, prò
centonarìo.
Anno domini mcccxIuj. de mense lulij die xx, xij. den. prò cento-
narìo.
Anno domini mcccxLuj. de mense lunij fuit datium xi den. prò cen-
tonarìo. -^ Item. dicto anno de mense Augusti fuit collectum datium iiij.
fL prò centonarìo. — Dicto anno de mense Nouembris fuit collectum da-
tium xviii. den. prò centonarìo.
Item dicto anno mcccxIv. de mense lanuarìj fuit colkcmm datium
ad rationem xviij. den. prò centonarìo. — Item dicto anno de mense Mar-
tij, xviij. den. prò centonarìo. — Item dicto anno de mense Mai) xij. den.
prò centonario. — Item de mense lunij, iij. fior, prò centonarìo. *-Anno
domini Mcccxlvi, de mense Februarìj, xlinj. den. prò centonario.
(i) Forte Dominus Albertus, vocatus Bertusde Frescobaldis, qui ana. MCCCXLIII.
fuit Potestatis Florentiae Locumtenens. De eo nonnulla apud Scipionem Ammiratum
in Histor. Fior. M.
(3) Eius pater D. Meladius D. Phtlippi de Trìbianis de Esculo fuit Capitaneos
Populi Fiorentini an. MCCCXIX. ac Potestas Florentiae anno MCCCXLII. tempore
Gualterii Ducis Athenarum. M.
(3) Anno MCCCXXIIl. electus fuerat Capitaneus, et ludex Urbis Veterìs. anno
yero MCCCXXXVIII. Vextllifer lustitiae .Populi, et Partis Guelforum Fulginu. M.
{4) Fuit et Dux copiarum Senensium circa annum MCCCXXXII. Potestas Eugubii
an. MCCCXL. atque Capitaneus Populi Perusinornm anno MCCCXLVII. M.
FEDERICO DUCA D' URBINO
E IL VELTRO DANTESCO
L' acquisto che i Fiorentini fecero di Volterra ri-
bellatasi nel 1472 fu dovuto al senno e alla prudenza
di Federico da Montefeltro Duca d* Urbino, che seppe
condurre tale impresa per guisa che a' Fiorentini par-
ve eh' egli avesse fatto quello che non era possibile,
conosciuta la difficoltà del luogo e la mala disposi-
zione de' Volterrani.
Al suo ri tomo in Firenze ( racconta il suo bio-
grafo Vespasiano da Bisticci ('), che visse per qual-
« che tempo alla corte di Federico ) < tutti i citta-
« dini gli andarono incontro e fugli apparecchiata la
e casa del patriarca, e fatte le spese a tutta la sua
« famiglia. Non si poteva fare uno maggior onore
« che feciono al Duca. Gli donarono due pezzi di
« broccato d' oro , e dua bacini di quegli della Si-
(i) Vite di uomini illustri del secolo XV scritte da Vespasiano da
Bisticci y stampate nuovamente da A, Bartoli. Firenze, Barberà, i^S9t
p. 86.
FEDERICO DUCA D^ URBINO 3^1
« gnoria che valevano mille ducati e più. Di poi in
e segno di questa vittoria gli donarono il palazzo
« di Ruscano, con tutte le possessioni appartenenti
« al detto palazzo. Tutti i cittadini di condizione
a r andarono a visitare a casa. Istato alcuni di , gli
« feciono fare le spese per tutti i terreni de* Fioren-
€ tini, e fu accompagnato da tutti i principali citta-
« dini per tutti i terreni loro. »
Tra coloro che vollero in singolare modo addi-
mostrare gratitudine ed ammirazione al valoroso Du-
ca fu un Giovanni di Bartolomeo Ciai fiorentino (*),
che gli diresse una bella lettera accompagnata da
cento versi in terza rima , celebrando V acquisto di
Volterra e in pari tempo le virtù del Duca d' Urbi-
no, nel quale egli volea ravvisare
quel veltro
di cui fa Dante assai chiara menzione^
venuto a non cibar terra né peltro
ma sapienza, giustizia e ragione,
amore e gran virtute
Ciò non può arrecare alcuna meraviglia a chi
abbia qualche conoscenza delle lodi amplissime che
di Federico da Montefeltro si leggono presso i suoi
biografi, i quali ce lo rappresentano come tale che
di tutti i personaggi che illustrarono nel corso di
(r) Potrebbe esser figlio di quel Bartolomeo d' Agnolo Gaj, che fii
Priore nel settembre e ottobre 1431, e nel marzo e aprile 1437 ( v. Delizie
degli eruditi toscani, XIX, 96 e x64 ).
562 LODOVICO FRATt
tre secoli la forte stirpe di Montefeltro, sopra gli al-
tri come aquila volò; vincendo tutti per giusto im-
perio, benignità, protezione alle lettere, magnificenza
e maestria di guerra, da niun capitano de' suoi tem-
pi superata. (*)
Ninno vorrà pertanto attribuire col Ciai ai versi
danteschi una virtù profetica che non possono avere;
ma ciò non toglie, a mio avviso, che questo curioso
documento abbia pur qualche valore, siccome tale che
può aggiunger fede ad una osservazione che il eh.
prof. D' Ancona molto opportunamente fece (*) a
proposito de' seguenti versi d' un sonetto di Men-
ghino da Mezzano : (')
Già voi ^ credeste ( Carlo IV ), e volsi nominarlo^
Quel veltro a dar salute a Italia umile ^
Che terra o peltro non dovea cibarlo;
Ma veggiolo rìmaso ingrato e vile^
ecc.
per dimostrare come il veltro dantesco fosse sempre
atteso e come 1' appellativo trapassasse via via da un
personaggio all' altro.
Lodovico Frati
(1) Ugouni. Storia dei Conti e Duchi d* Urbino. Firenze, 1859,
voi. I, p. 294.
(2) Studi di critica e storia letteraria. Bologna, Zanichelli, 1880, p.87
nota 70.
(3) Fu pubblicato la prima volta dal signor Adolfo Borgognoni nel-
r opuscolo intitolato Della Epistola aUo Scaligero tribuita a Dante, Studio
terzo. Ravenna, 1866, p. 8 e 9.
FEDERICO DUCA D* URBINO 363
Inchotnincia una lettera e dento versi in ter^^a rima che
fecie Giovanni di Bartolommeo ciaj cittadino fiorentino e piando-
gli al nobile e llustro chonte d* Urbino, chomincia chosi, (').
Sentendo io o nobile e illustro chonte d' Urbino e singniore
potentissimo messere federigho da mmonte feltroongni laide
chantare a grandissimo onore delle vostre maravigliose e ssin-
ghulari virtù, delle quali la umanità di vostra nobiltà chopio-
sissimamente risprende mi doglio che io non sono a voi di-
mesticho o familiare però cheppiù volte òppensato iscrivervi,
ma Ila verghongnia m^à inpedito che non vi sendo noto
presumessi lo scrivere, pure intendendo che a ongniuno vi
prestate humanissimo ò preso ardire larvi le presenti lettere
e appresso insino in ciento versi in terza rima a vostra chon-
solazione e a mmemoria della vostra ottima ettema fama
riducendovi alla mente el salutifero riacquisto della città di
Volterra alla nostra Repubrica fiorentina dalla quale merita-
mente voi ricievesti il bastone sicchome amantissimo di tutto
il popolo suo e sicchome sperto e pprudentissimo chapitano
di grandissima reputazione di elitta (sic) fortuna e cchostu-
tissimo in tutti i vostri portamenti II perchè a voi dengnia-
mente si può attribuire quel nome che a Scipione africhano
cioè specchio de' romani ma voi specchio de' fiorentini e delle
Italiche gienti d'arme e pertanto sendo nemiei versi non ri-
spondo quanto si chonviene alle vostre eccielse virtù inchol-
patene la mia debole fachultà che a tanta altezza non può le-
varsi ma in quanto mi fia possibile cholla mia diritta e
ottima intenzione e chon fede sinciera e ppura me afforzerò
alle più dengnie parti sopprire ch'io potrò. Deo grazias.
(1) Debbo It copia esatta di questo documento dal cod. Ambrosiano C 35 sop.
(car. 391 r ) alla cortesia del mio caro amico prol. Francesco Nomati.
3^4 LODOVICO FRATI
Inchominciano i dento versi in ierT^a rima
Chorrendo gli anni già dì Giesocristo
nel mille quatrociensettanta due
firenze di Volterra fé racquisto
Che mmirabile impresa al mondo fue
tanto risiede ben sopr'alto monte
cinto di valle e schogli in su e' n giue
Talché la lupa jnvan v' alza la fronte
dappoi eh' ella vi vede entrar quel veltro
che vi mosse veloce el nobil chonte
D'urbin singnior gientil da mmonte feltro
di chui fa dante assai chiara menzione
venuto a nnon cibar terra né peltro
Ma ssapienza, giustizia e ragione
amore e gran virtute e mmira fiso
lieta fortuna e prender suo bastone
A rrifiorir sua fama in chanpo eliso
chonvienti inllustre floride e sserene
e ddi quel ch'apre e sserra il paradiso
Le quali insieme tutte accholte bene
li più che ventimila per marzoccbo
di subita vittoria aveano spene
Che cchon pregiati arcier da pporre in broccho
Bajardo (') chonduttor d'ongni pedone
e il marchese a mmonte il fiero stoccho
Preson subitamente un bastione
fatto da volterran che v'eran tratti
pocho avanti alla porta onde chagione
(i) Cosi legge il codice. Non saprei veramente qual capitano possa essere, se non
forse quel Bernardo Corbtnelli che rappresentava la signoria de' Fiorentini su Volterra
quando questa si ribellò nel 1472.
FEDERIGO DUCA d' URBINO 3^5
Fu agi' uomini drento el chieder patti
di che se ne cessor le gravi offese
e cquei ne mandor due a ccio più atti
Da quali in lungha pratica s'intese
che ssi levassi intomo a Uor la ghuerrra
volendone ei paghar fin li le spese
E cche racchomandata anchor Volterra
restassi chome prima era a Firenze
a cchonpangnia eh' un sol voler disserra
Che non v' acchonsentir U' enntelligienze
che questo pratichoron perchè tema
avien che nnon chiamasse altre potenze.
Ma cchonsiglior che dentro ella si prema
chon gran fortezza a trame ongni periglio
che Ha schiuma nettar pingniatta sciema
Chosi preson que' savi esto chonsìglìo
dissono agli orator: tornate e ddite
che marzoccho le vuol ficchar l'ardiglio
E per tesser le tele in chanpo ordite
due nostri chommessari fiorentini (')
chon bellici strumenti e cchon pulite
Cieme di molti nostri chontadini
agli essercizi lor parati e pronti
che ben parean possenti paladini
Dissono: omai chonvien che ssu si monti
choUe bonbarde grosse e bbonbardelle
palle e polvere assai che le raffronti
E mmolti saettumi e spinghardelle
chon bricchole e trabocchi e gravi pondi
che gli ributtin beq l' anpie scharseUe
Si dentro alla città che vi si sfondi
(I) Boogfanni GUDfigliazzi e Iacopo Guicciardini furono i due commias^rti inviati
da Firenze all' assedio di Volterra.
366 LODOVICO FRATI
tutte le torre e cchase e suoi palazzi
finché tutta Volterra si profondi
O cche '1 popol si levi e cche nn' ammazzi
cholor che vi si fer simile a ghano
e Ili soldati loro fino a raghazzi
E voi le date fuori la battaglia a mmano
o nobil giente d' arme addoma e bbella
ben chonfortata qui dal chapitano
Che ppar cesere armato in sulla sella
pien di buon ardimento e ddi valore
chontr'a cquesta città eh' era ribella
Ma ora è rriavuta (') inn un furore
nel qual saria tutta ita a ssacchomanno
se nnon che '1 chapitano ne die terrore
Non ch'ella non n'avessi alquanto danno
di che son fatti esenti i volterrani
chi r n terzo grado e echi per alchun anno
E pponsi alle lor doglie anbo le mani
chon beningni righuardi e dolci effetti
chome mediho sperto a ffargli sani
E cchome madre a' suoi figli diletti
quando gli vede o ssente tribulati
che ssi rende piatosa a loro aspetti
Chosl la mia fiorenza à rrichiamati
choloro che da Volterra eran fuggiti
per nonn essere de' primi i mal (^) trovati
E àglialla lor patria riuniti
e chanciellata loro ongni discordia
e ddi novello amore gli à rivestiti
E a tutta la terra di chonchordia
renduta al modo usato la salina (')
e tutto giorno n'à miserichordia
(1) Il cod. riauifta,
(s) Il cod. mali.
(3) É noto come a Firenze fosse doynti nna parte delle rendite che il cornane di
Volterra ritraeva dalle miniere di sale, di aliarne, di zolfo ecc., e come le eccessive
pretese de' Fiorentini a danno de' Volterrani, mossero questi a ribellarsi.
FEDERICO DUCA D* URBINO 367
Quest'alma graziosa fiorentina
che die il bastone al chonte federigho
chonfortandosi in suo virtù divina
Ond'io Giovanni ciai anchor mi brigho
spieghare al mondo Talta sua vittoria
ben dritta chome qui miei versi righo
A pperpetua laulde e gran memoria
del suo buon nome etterno e ddi choloro
che cchon filicità e ssomma gloria
Porton le palle e gigli a schudo d' oro
Ftnts
Vostra humile creatura Giovanni di Bartolomnuo ciai cit"
tadino fiorentino.
Al nobilissimo chonte d Urbino e. S. potentissimo messer fe-
derigho da mmonte feltro specchio delle gienti £ arme ecc. sopra
deir acquisto di Volterra.
IL LffiRO DEI DOCUMENTI
DELLA
CITTÀ DI ORVIETO (")
Dalie sommità deiia coiiina rocciosa sopra la valle del
fiume Paglia^ risplende la facciata di musaico del Duomo
di Orvieto^ come uno scudo d' oro sopra il sottoposto pae-
saggio^ visibile da lontano^ come il Partenone sopra l'Acro-
poli d' Atene. La prima pietra di questo nobile monumento
del medioevo fu posta dal Papa Nicola IV Panno 1290^ e
la fabbrica durò più di 200 anni. Grandi pittori^ Luca
Signorelli^ fra Beato Angelico^ Gentile da Fabriano^ Benozzo
Gozzoli^ il Perugino^ ornarono l'interno della chiesa con
rinomati affreschi^ e maestri esciti dalla scuola di Nicola Pi-
sano coprirono i pilastri e i piani con rilievi pieni di arte.
Il Duomo è stato il solo importante fatto storico di
quella piccola repubblica guelfa. Tutta la sua forza vitale
sembra avere fluito in quest' opera artistica^ così che in
essa si esaurisce^ simile all'Agave la quale muore quando
ha elevato in alto la sua splendida fioritura. Anche in altri
Comuni di Italia vi sono catedrali da considerarsi come
sarcofagi dove sta seppellita la loro vita artistica.
Senza la Catedrale, Orvieto non possederebbe un ran-
go maggiore di Todi o di Narni , di Amelia o di Bolse-
na^ città che nessuno visita^ se non sia l'artista che os-
(i) Demmo gii in questo nostro periodico (I 753) un cenno dell' interessante vo-
lume del Fumi : Codice diplomatico della città di Orvieto. Documenti e Regetti dal
tee, XI al XV e la carta del Popolo ecc. Firenze, G. P. Vìesseux , 884 — Ora cre-
diamo bene far conoscere al lettore il giudizio che teste ha recato di questo libro F.
Gregorovius nel Zeittchrisft fùr Allgem* Getchichte, 1885, VI. — Af. </. i>.
IL LIBRO D£I DOCUMENTI DI ORVIETO $6^
serva le nascoste pitture del 400, e il sapiente che ricerca
gli antichi documenti degli archivi cittadini. Orvieto non ha
eoa rimarchevoli chiese e palazzi come Perugia e Siena,
ma offre un insieme di architettura di infinita attrattiva :
antiche basiliche cristiane, case, strade pittoresche e bizzarre,
le quali anche presentemente, ciò che è solamente il caso
di poche altre città, hanno conservato tutta l^ impronta del
medio evo. 1/ origine della Città è oscura. I suoi scogli, se-
parati, rapidi e larghi, i cui ruvidi precipizi rendono quasi
non necessarie le mura, dicono, come quelle di Civita Ca-
stellana e Volterra, avere portato dai tempi antichissimi, abi-
tazioni etrusche, ma il suo nome è sconosciuto. Dai primi
tempi del medio evo si chiamava Urbs vetus. Come tale è
ricordata fin dalle guerre di Goti, e questo ci insegna non
solamente che allora passava per molta antica , ma ancora
che si erano conservati grandi gruppi di rovine delle sue
acropoli e di altri antichi i&bbricati.
I longobardi vi trovarono già queste rovine, quando
nuovamente colonizzarono la Tuscia, dopo che la maggior
parte delle popolazioni etrusco romane di questo paese fu-
rono scacciate nella terribile guerra dei Goti, La Ùrbs vetus
che già nel 6 secolo viene indicata come vescovato, appar-
tiene alla Tuscia Longobardica e vi comandarono i Conti
di questo popolo. Documenti dei suoi archivi cittadini, spe-
cialmente dell' XI e XII secolo sono pieni di nomi longobardi,
come Benzo, Bonizo, Teuzo, Rainero, Farulfo, Wircisi, Wido,
Udigo, Ildibrand. Il vescovo della antichissima catedrale di
san Costanzo nell^anno 1029 si chiamava Sigifriedus. La più
ragguardevole famiglia de^ Signori della Città, quella dei Mo-
nald ( Monaldi, Monaldeschi ) era longobarda, come è anche
oggi nel suo ereditario palazzo vivente la famiglia patrizia dei
Gualtieri, cioè Walteri. I potestà Udebrandi dominavano per
lunghi secoli più in basso nelle tusche marche, e vi fondarono
le grandi contèe degli Aldebrandeschi, il cui dominio si estese
da Acquapendente sopra le marittime, fino al capo Telamone.
Nel principio del XII secolo la Città colP aiuto del Ve-
scovo di Bann suo conte, si mise in libertà, e vi si costituì
Archivio Storico li. 34.
570 FERDINANDO GREGOROVIUS
un Comune con i Consoli alla sua testa^ del quale^ fin dal
1137 sono visibili i documenti. Quantunque il Papa 20 anni
dopo ottenesse il dominio sopra Orvieto, la città rimase
tuttavia anche sotto V alto dominio della Chiesa, una repub-
blica autonoma con un Potestà elettivo con il suo grande
e piccolo consiglio delle civiche corporazioni. Condusse guer-
re con i suoi vicini e colle republiche di Toscana ed Um-
bria^ oppure si alleò con esse: sottomise i castellani e i
conti al suo sistema daziario, e colla potenza delle armi con-
quistò tutta la feconda valle del lago di Bolsena (valle del
lago ): e la stessa casa degli Aldebrandeschi fu sottomessa do-
po accaniti combattimenti. Anche in Orvieto durarono le
civiche guerre dei Guelfi e dei Ghibellini, dei Monaldeschi e
dei Filippeschi per luogo tempo. Devono essere anzi state
molto violenti, poiché Dante nella celebre apostrofe di Bor-
dello citò proprio i nomi delle fazioni di Orvieto, insieme
a quelle di Verona, per stimatizzare le furie dei partiti delle
città italiane
Vieni a vede Montecchi e Capuletti
Monaldi e Filippeschi, uom senza cura
Color già tristi, e costor con sospetti.
Per queste interne querele, e per molte altre guerre fu
la città poco a poco rovinata nella sue forze, e nelle sue fi-
nanze. Le sue forme libere di governo caddero sotto la
pressione dei vicari Pontifici e dei Tiranni, già alla fine del
XIV secolo. Nel principio del XVI era, la già potente guelfa
repubblica, discesa nella più grande miseria, ed il Papa Ge-
mente VII lo costatò, quando fuggito da Castel S. Angelo
e dalla violenza dei Landstenetti di Carlo V, vi prese di-
mora nel deserto palazzo episcopale. Clemente non era il
primo Papa che cercò asilo in questa guelfa Città. Durante
i procellosi secoli del medioevo vari altri aveva essa ricove-
rati dentro le sue mura
La storia di Orvieto è stata finora imperfettamente trattata.
Molte croniche, gli annali medioevali del commune, la cro-
nica dei Podestà, vari Diari, e storie manoscritte della Città
IL LIBRO DEI DOCUMENTI DI ORVIETO 37!
del secolo XIV sono perdute, e di quel tempo non rimane
altro di più di quello che hanno pubblicato Muratori, e
Gualterio. Questi public© il più importante di tutti i Cro-
nisti, Montemarte di Corbara ( abbracciando dal 1333 fino al
1400 ). Quello oltre le effemeridi anonime di Orvieto ( 1342
fino a 1363 ), disgraziatamente anche il giornale di Ludovico
di Bonconte Monaldeschi, che è stato riconosciuto come una
falsificazione. Io ho daprima fatto avvertire la non autenti-
cità di questa opera spuria, e Labruzzi lo ha dipoi, in un
trattato speciale, interamente messo in evidenza : ma tutta-
via si riscontrano ancora qualche volta nei libri le medesi-
me invenzioni per le cerimonie nel coronamento del poeta
Petrarca, e del gran combattimento dei tori nel Colosseo di
Roma nell^ anno 1332 — Oltreché V opera storica dì Cipriano
Manente ( Venezia 1561 - 1565 ) è piena d' invenzioni.
La storia di Orvieto potrà solamente ora essere scritta
dopoché i resti dei materiali autentici e originali sono riu-
niti, e questo é stato precisamente fatto nell' importante vo-
lume che mi é davanti.
La pubblicazione di un libro di documenti proprio di
questa Città sorprenderà colui che ha una idea dello
straordinario disordine, nel quale é stato trovato quello ar-
chivio comunale fino a poco tempo fa. Nel 1863 '^ stesso lo
vidi nel medesimo stato, nel quale T aveva lasciato il marchese
Filippo Antonio Guaherio. (*) Questo insigne cittadino dì
Orvieto e patriotta italiano vi lavorò 1' anno 1843 ^ ^^ ^^
vette disperare di porvi ordine. Nella introduzione a Mon-
temarte ( 1846 ) lamenta egli 1' incredibile confusione di
quei lavori, vergognosamente lasciati alla putrefazione, e la
dispersione di tanti documenti, ma si consolava col fatto che
erano state conservate ancora più di 100 j pergamene, e
più centinaia di brevi, mentre che il protocollo del Con-
siglio del XIV secolo , ( come generalmente negli archivi
d' Italia ) si trova quasi senza lacune. Gualterio alla sua edi-
(1) Io ne informai allora il Ministro della pubblica istruzione, Aniari,
37^ FERDINANDO GREGOROVIUS
zione del nominato Cronista premise una sene di impor-
tanti e inediti documenti ; e lo stesso aveva fatto già prima
di lui Guglielmo della Valle nella sua storia del Duomo di
Orvieto. I lamenti di quelP uomo, ed anche del Bonaini, por-
tarono i loro frutti, appena colla nuova Italia si risvegliò lo
zelo per la conservazione dei Documenti scritti della storia
patria. U ordinamento degli Archivi, tanto quanto potè esse-
re eseguito fino ad oggi, è merito di un giovane cittadino,
signor Luigi Fumi il quale impiegò diligenza istancabile di
molti anni a questo onorevole compito. I cittadini delle
città italiane sono dunque ancor sempre capaci, per amore
della loro storia, di tali opere di civile sacrificio.
Il frutto delle fatiche di Fumi è 1^ estesa collezione dei
documenti di Orvieto, un volume in quarto in bella edi-
zione, di 857 pagine, compreso Vindice, a cui ancora si
aggiunge 1^ introduzione di pag. 43.
U editore ha in questo osservato che la raccolta dei do-
cumenti cittadini, nel corso del tempo, per guerre civiche,
incendi, e negligenza, è divenuta notevolmente sottile. U ar-
chivio communale, e quello dei nota) hanno perduto quasi
tutti i documenti anteriori al XIII secolo. Il più antico archi-
vio del Duomo fu nel 1154 da un incendio distrutto. L'ar-
chivio del nuovo Duomo, che fu fatto fin dal 132 1, non ha
sofferto perdite minori. Degli archivi dei Conventi della
Città non è rimasto nulla.
L'archivio communale ha sempre dato il più grosso
materiale, nominatamente dai manoscritti dei nota) i quali
per ordine dei potestà, o pure capitani del popolo ai suoi
tempi redigevano i Regesti del popolo. Fumi attinse varie
cose dell' archivio del Duomo e della Cancelleria Vescovile,
e utilizzò ancora gli archivi di Todi, Perugia, Spoleto, Vi-
terbo, Firenze, Siena e quello del Vaticano.
Come suo scopo, egli indica, per mezzo di tutti i do-
cumenti possibili, dare una giusta idea della costituzione po-
litica, della giudiziaria ed economica, e le relazioni di Or-
vieto con le altre Città, in particolare colla Santa Sede. Così
spera di avere gettati, con quest' opera, i solidi fonda-
IL LIBRO DEI DOCUMENTI DI ORVIETO 373
menti per una futura storia della sua nativa Città ; ed in
questo Egli non si è ingannato. Noi dobbiamo attenerci a
questo programma e non dobbiamo desiderare altro che il
possibile complemento dei materiali. Tuttavia avrei io desi-
derato, nella introduzione, un colpo d'occhio della storia
politica del Commune nelle sue • fasi più importanti. Per
questo mezzo i gruppi dei documenti, che sono posti in
ordine cronologico, avrebbero ricevuto ancora le loro ca-
tegorìe storiche. Io desiderai inoltre una lista dei Podestà, e
dei capitani del popolo, quantunque questa avesse potuto
riescire incompleta, e qui ricordo P utile Catalogo dei Podestà
di Todi di Ottaviano Nicolini. I documenti della Città del
XIII ed una parte del XIV secolo offrono sempre una serie
rispettabile di Podestà : tra questi è il ben notevole gruppo
di quelli che si ha scelti Orvieto dalla romana nobiltà dei
Parenzi, Colonna, Annibaldi, Orsini, Cenci, Stefaneschi. I
loro nomi si trovano nella stessa epoca della potenza della
Città di Roma nelle liste dei Podestà di vari luoghi dell' Um-
bria e della Toscana col pomposo titolo, Proconsules Roma"
norum.
Disgraziatamente tutto il tempo delle contee longobarde
non ci ha lasciato nessun documento. Fumi comincia la se-
rie dei Regesti con una donazione dell'anno 1029, e tutto
il XI secolo è rappresentato con soli sei documenti, il XII
né può" mostrare 18, in seguito se ne aumenta il numero con
notevole progressione.
U anno 1157 tira per Orvieto una linea di demarcazione
storica, perchè allora il Papa ottenne la sovranità sopra que-
sta Città. La Convenzione tra Adriano IV e il Commune
fii nel febbrajo 1157 conchiusa tra due Consoli, due No-
bili, e sette Cardinali. Questo documento manca evidente-
mente degli Archivi della Città, ma l'editore avrebbe potuto
farlo ristampare dal Muratori (Antiq. It: YV, 36 ) o da Thei-
ner ( Cod. Dipi: I, 17 ). Non ha egli peraltro negletto, là dove
mancavano, importanti documenti e bolle, ricercate in Boh-
mer e Ficker, o in Baluzi e Theiner.
I documenti raccolti da Fumi non potrebbero pel mo-
374 FERDINANDO GREGOROVlUS
mento offrire un completo registro della storia della Città:
presentano tuttavia una massa imponente e rischiarano in
molte maniere la Costituzione del Comune^ la sua vita di
partiti^ le sue relazioni colla chiesa^ le alleanze e le guerre
con molte Città e Signorie, l' accrescimento del potere della
Città con la conquista e la sottomissione di Comuni, e Conti.
Molto copiosi sono i documenti che riguardano Orvieto e
gli Aldebrandeschi. Le Geneologie di questa celebre casa
potrebbe con essi essere completata. Il contratto di divisione
deiranno 1216 dà uno schizzo di tutte le possessioni terri-
toriali di questa grande contea.
La più antica bolla papale, del 17 ottobre 1156 è una
conferma dei beni dei capitolo del Duomo di san Costanzo, di
Adriano IV. Con Gregorio IX i brevi e le bolle che si rap-
portano ad Orvieto diventano molto numerose. Una gran
parte di documenti riguarda la persecuzione degli eretici
nell^anno 1268, nel quale Orvieto era pieno di Ghibellini
Patereni. Bonifacio Vili entra come suo speciale amico
nella storia della città con una lunga serie di bolle e brevi.
Egli la conferma nel possesso della Valle del lago. Dopo la
sua morte si impossessò benanche della contea degli Aldo-
brandeschi.
Dei diplomi imperiali, solo sei, tutti già conosciuti, sono
stati messi nella collezione. Col XIV secolo comincia Orvieto
a declinare. Nel mezzo dei violenti combattimenti , vi en-
trarono daprima come tiranni i Monaldeschi , quindi se ne
impadronirono i prefetti di Vico , finché il gran Cardinale
Albomoz la ricondusse di nuovo alla chiesa. Fumi ha stam-
pato la risoluzione della sottomissione della città sotto que-
sto cardinal legato del 24 Giugno 1354^ che manca in
Theiner. Io non so se non ancora alcuno degli istrumenti
relativi ai Prefetti di Vico siano stati qui raccolti. In una
nota per la storia della città di Roma nel medio evo ( VI
5 344 ) ho osservato ciò che segue: « U archivio della città
di Orvieto possiede più pergamene del tempo di Giovanni
di Vico, il quale vi si chiama illustris civitatis comitatus
ac distnctus Urbis veteris liberator et dominus generalis.
IL LIBRO DEI DOCUMENTI Dt ORVIETO 375
Anche del tempo di Albernoz vi sono molte pergamene,
ma questo prezioso materiale trovai io in uno stato dispe-
rante, come strami affastellati in una cesta. »
NelPanno 1368 Urbano VI tolse la città dalle ammini-
strazioni del Rettore del Patrimonio di S. Pietro, e la mise
immediatamente sotto il Vicario papale. Vi fece fabbricare
la rocca. Neil' anno 1377 decretò Gregorio VI 1' erezione di
uno studio, o di una università in Orvieto. Di tutte queste
relazioni, come ancora dei tempi dello scisma, le intraprese
delle bande generali e del re Ladislao, è riunito un ricco
materiale di documenti. Fumi si servì del medesimo per la
sua monografia. « Braccio in Roma , lettere di Braccio e
del Cardinale Isolani, Siena 18 jj. »
Il volume dei Regesti si chiude con una Bolla di Pao-
lo II del 13 aprile 1466. Come appendice, vi sono stampati
i statuti della città, o piuttosto la carta del popolo , la cui
origine rimonta fino al 1209. Questo codice rimarchevole,
giurato da quel capitano del popolo^ è una magna carta di
Orvieto, ed è più antico dello statuto del Comune (Statu--
torum Civitatis Urbis Veteris Volumen. Romae 1581 ).
U editore ha, con questa preziosa coUezzione di sor-
genti, reso un desiderato servizio alla storia del medioevo
italiano, ed innalzato alla sua città nativa in particolare, un
durevole monumento. Io spero che Egli tirerà da questo la
conseguenza, e scriverà la sua storia. U suo volume dei Re-
gesti è r ottavo nella serie de' Documenti della Storia Ita-
liana, che la deputazione dei studi della storia patria , per
le Provincie di Toscana, Umbria e Marche sotto la direzio-
ne di Marco Tabarrini ha finora publìcato, e questi volumi
rendono questa testimonianza, che Firenze anche dopo la
riorganizzazione d^ Italia è rimasta quello che essa^ a sua
grande gloria , era stata nel periodo difficile di transizione ,
un solido focolare e punto centrale delle ricerche storiche
italiane.
Ferdinando Gregorovius
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
CAVALCASELLE G. B. t CROWE L A. iJa/-
faello , la sua vita e le sue opere. Edizione originale
italiana. Voi. I con io tavole d' incisioni. Firen-
ze, Successori Le Monnier, 1884, in 8.° di pagi-
ne XII, 416.
A leggere il solo titolo di questo bel volume, si ve-
de facilmente che non è una delle solite biografie che
vengono tuttodì compilate dei nostri insigni artisti ; e neppu-
re un semplice saggio critico delle opere loro. Il lavoro del
Cavalcasene e del Crowe è V una e 1' altra cosa : comprende
le notizie biografiche e le notizie critiche ad un tempo. Anzi
queste aiutano quelle in modo da, non dirò ricostruire, ma
sibbene, rifondere la vita artistica del nostro Urbinate. È vero
che i capolavori di Raffaello hanno in tutti i tempi occupato
gì' ingegni di moltissimi critici e artisti, ma nessuno fino ad
oggi aveva saputo abbracciare con tanta maturità di senno e
con tanta competenza tutto V intero insieme che si riferisce a
questo sommo scrittore. Vi fu infatti chi pose studio a fare
rilevare 1^ influenza esercitata su di lui dall' Arte classica anti-
ca e contemporanea. Altri si restrinse a giudicare i suoi dise«
gni e i suoi cartoni per rilevare poi sui lavori eseguiti coi
RIVISTA BIBLIOGRAFICA 377
quadri e con gli afireschi la maggiore o minore connessione
fra di loro. Non pochi presero ad esame le sue Madonne,
poiché Raffaello in questo genere apparisce ed è eccellentis-
simo. Ma studiare la storia del progresso che fece T artista
durante la sua vita, troppo breve, eppure lunghissima per
r arte, era riserbato ai nostri due autori, dei quali cerchiamo
dare un cenno bibliografico, più che una rivista critica.
Non può negarsi che tanto amore per l'Urbinate non
abbia immensamente giovato alla storia sua e deir ane. In-
fatti da per tutto si cercano, e assai spesso felicemente, docu-
menti e notizie che valessero a dare maggior lume alla sua
vita d' artista. E bene spesso un non nulla è bastato per riem- '
pire una laguna, e cosi dare continuità di giudizi e di critica
a quelle produzioni che oggi formano V ammirazione e sono
il più splendido e pregiato ornamento delle pinacoteche di
tutto il mondo civile. I nostri due autori ( va da se ) si sono
mirabilmente giovati di tutto quanto il materiale preparato
in un modo o in un altro da scrittori che li hanno preceduti.
Anzi in più di un luogo mettendo a confronto i pareri per
avventura discordi di due difierenti autori^ con severissima
critica hanno saputo cavar fuori la luce vera della questione,
come appunto la scintilla da due correnti elettriche di nome
diverso. Per conseguenza il lettore, specialmente italiano, vede
con compiacenza verificate inesattezze, lumeggiate circostanze,
fissate epoche e date con esattezza, starei per dire, matemati-
ca, e in suo cuore ringrazia T opera, veramente degna di lode,
dei due egregi critici dell' arte pittorica.
Saremmo quasi tentati di riprodurre Y indice dei VII ca-
pitoli che compongono il primo volume, affinchè i nostri let-
tori potessero da sé stessi formarsi un concetto anche più
esatto di quanto abbiamo cercato di fare noi, intomo alla
importanza di questo libro, la cui edizione italiana, fissata già
per la ricorrenza del Centenario di Raffaello, per circostanze
indipendenti dalla volontà degli scrittori , fu ritardata fino al
passato anno 1884. Accenneremo però soltanto che il lavoro
giunge fino all' epoca della Fondazione del san Pietro, ed alla
venuta a Roma di Raffaello, chiamato dal pont. Giulio II.
378 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
Come sì vede, manca ancora la parte che prende ad esa-
me i lavori che Raffaello esegui in Roma ; periodo splendidis-
simo di attività e di maestria insuperabili, al solo rivolgere il
pensiero agli affreschi della Farnesina e delle logge del Vati-
cano. Ci auguriamo che il seguito dell' opera dei Sigg. Caval-
casela e Crowe non tardi più oltre a venire alla luce. In
tal modo V arte possederà compiuto un monumento di più, e
per giunta importantissimo, di critica artistica.
Antonio Mancinelli
MARCOLINI CAMILLO. Notizie storiche della
Provincia di Pesaro e Urbino dalle prime età fino al
presente. Seconda edizione, riveduta ed ampliata dal-
l'Autore ed illustrata da molte incisioni. Pesaro, 1883.
Stabilimento A. Nobili, in fol. di pag. 472.
Ci è grato segnalare il nome di un patrizio, che spende
il suo tempo scrivendo notizie storiche della sua provincia
nativa, e (quel che più monta) non si addormenta sugli al-
lori acquistati con la prima edizione, ma studia, cerca, fruga
dovunque, perchè il suo lavoro raggiunga tutta la perfezione
possibile. Tale ci si è dimostrato il conte Camillo Marcolini
col volume in 8.^ grande di pagine 472 che ora ha visto la
luce. Egli ha diviso 1' opera in cinque capi : il primo va dalle
età più remote all' anno av. G. C. 281 , in cui avvenne la
disfatta Galli Senoni al lago Vadimone : il secondo dalla di-
sfatta dei Senoni alla caduta dell' impero romano; il terzo
dalla caduta dell'impero al primo sorgere della potenza dei
Signori del Montefeltro : il quarto seguita tino alla devoluzione
di Urbino alla Santa Sede : ed il quinto ci conduce fino al
1867. La distribuzione come si vede non poteva essere più
RIVISTA BIBLIOGRAFICA 379
logica e razionale^ giacché la vicenda stessa degli avvenimenti
sembra richiederla. Seguono infine tavole cronologiche e genea-
logiche, e fra queste ultime, quelle dei Conti poi Duchi di
Urbino, dei Della Rovere, dei Malatesti e degli Sforzeschi di
Pesaro^ importantissime perchè si collegono con la Storia ge-
nerale d^ Italia. Altra cosa, che non possiamo non lodare ab-
bastanza, si è quella di avere intercalato nel testo e precisa-
mente alla prima pagina d' ogni fascicolo, le illustrazioni dei
personaggi e dei luoghi, dei quali 1' A. si è dovuto occupare
nel corso dei suo lavoro. E per citarne alcune, nomineremo
il passo del Furio, il ponte Mallio presso Cagli ( opera Um-
bra restaurata dai Romani), la facciata della Chiesa di san Mi-
chele in Fano ( an. 1493 ), la tribuna del Duomo di detta
Città, la tomba di Bianca moglie di Pandolfo III dei Malate-
sti (an. 1378), la fontana nel Palazzo dei Consoli in Gubbio,
il palazzo Ducale di Urbino, e i ritratti di Isotta degli Atti,
dei Duchi Federico e Guidubaldo, del Commandino, e di tanti
altri che sarebbe qui troppo lungo enumerare.
A mettere insieme questo libro il benemerito Marcolini
ha dovuto faticare e non poco per raccogliere notizie, per ret-
tificare fatti, per fissare date certe, e per raddrizzare giudizi
ed opinioni. Ce ne sono prova bastante le numerose note a
piedi di pagina, in molte delle quali si accenna ai fonti a cui
egli ha attinto.
Dalla lettura che abbiamo fatta del libro, ci sia permesso
di notare che talvolta lo stile ci è parso un pò troppo studiato.
Ciò appunto sta ad indicare, secondo quanto abbiamo accennato
di sopra, che V amore che il Marcolini porta alla patria, non è di
quello sterile che a molti empie la bocca, a pochi il core, ma è
operoso, intenso, tale in una parola che sarebbe fortuna d' Italia
se fosse posseduto da maggior numero di cittadini che real-
mente non sia. Il che fa conoscere che V egregio patrizio
della Prov. di Pesaro e Urbino non è uno di quelli che si
contenta di far qualche cosa, tanto per dire che ha fatto , ma
procura d' impiegarvi tutte le sue forze e tutto lo studio di
cui egli è capace.
Abbiasi pertanto il conte Marcolini le nostre più vive
380 RIVISTA BlBLIOGRAnCA
congratulazioni per quanto ba fatto finora, quasi a sicuro pre-
sagio di quant' altro sarà per fare a maggior decoro ed illu-
strazione del suo paese» degli studi storici, e della buona eru-
dizione.
Antonio Mancinelu
ORLANDO GENNARO. Storia di Nocera de' Po-
gani. Voi. I, Napoli, Casa editrice Tocco, 1884, in
S."" di pag. XX -400.
Una storia di Nocera de' Pagani può interessare anche noi
qui neir Umbria, poiché qualche cosa che abbia relazione con
Nocera Umbra vi si dovrebbe certo rinvenire. Ed è per que-
sto che neir Archivio nostro facciamo cenno di un libro che
esce dai confini impostici. Noi quindi sul valore del libro non
diremo parola, molto più che i meriti e i difetti del medesi-
mo sono abbastanza difiusamente esposti dal prof, de Petra
neir Archìvio storico napoletano ( an. IX, fase. Ili ) e dal si-
gnor Schipa nella Rivista storica italiana ( an. II, fase. I. ) ai
quali rimandiamo il lettore che volesse conoscerli particolar-
mente. Per dovere di giustizia dobbiamo avvenire, che agli
appunti mossigli dal primo censore, V Orlando rispose in uno
scritto intitolato : // professore De Petra e la mia storia di Nocera
( Napoli, Tocco, 1885, in 8.® di pag. 96 ). Premesso questo
veniamo a noi*
Due sono i punti che ci riguardano. Quale è V etimolo-
gia di Nuceria ? Come si vede , questa indagine è utile anche
per noi, e certo il futuro istorico di Nocera Umbra qualche
buono ed utile indizio nella storia dell' Orlando ve lo potrà ri-
trovare : peraltro, se la nuova etimologia che egli propone
(Nu-Kria, cioè: nuova Criajy è ingegnosa e possibile, non sembra
tale però che possa davvero accettarsi come certa. Aggiun-
gasi che è monca. Egli crede che la Nuceria della Campania,
sia la Nuceria Alfaternia nominata da Tito Livio e da Diodoro
RIVISTA BIBUOGRÀFtCA 381
Siculo, e, senza sospettare che la parola Alfaternia possa appar-
tenere ad un'altra Nocera, trascura afiatto di cercare T etimo-
logia di questo nome. E pure non dovea qui trascurarsi che
anche la Nuceria dell' Umbria pretende chiamarsi Alfateria^ o
meglio Alphathenia^ e che di questo nome può dare una giusta
etimologia dal fatto che trovasi edificata presso le sorgenti del
fiume Topino, da Strabone e da altri detto Tinta o Theneas,
onde alpha - theneas^ origine del Tenea. Noi ci baderemo be-
ne dal risolvere qui la quistione, questo diciamo però, che il
non aver toccato e discusso questo punto, rende incompleta
e difettosa la sua ricerca.
L' altro punto che ci riguarda, è il martirio dei santi Fe-
lice e Costanza (a. di C. 54 ) che egli ritiene accaduto nella
Nuceria della Campania, ed altri nella Nuceria degli Umbri. Pre-
mettasi che egli sugli atti di questi due martiri non fa alcuna
critica, e crede di esser giunto ad una conclusione certissima^
col recar solo le tesimonianze dei martirologi, senza esami-
narne il valore , e senza dividerli in famiglie come si doveva.
Quindi la storia di questi santi, sieno essi dell' una o dell' al-
tra città, poco ha guadagnato dal nuovo studio dell' Orlando,
il quale in materia di erudizione ecclesiastica non si mostra
gran che fondato. Esaminando poi a quale delle due città
appartengano questi martiri, egli ci somministra una serie di
errori abbastanza notevole, per essere autorizzati a credere che
il soggetto r abbia studiato molto leggermente. Di fatti , egli
fa umbro 1' Ughelli che era di Firenze; il lacobilli che era
di Foligno lo fa di Nocera; la sua morte avvenuta nel 1664
anticipa di due lustri; vuol vedere fra 1' Ughelli e il lacobilli
delle contradizioni che non esistono punto, ecc. Noi vorrem-
mo esaminare la controversia, e vedere come la risolva 1' Or-
lando , ma considerando che egli per terminare la questione
definitivamente ( la parola è sua ) produce come argomento
ineluttabile un decreto della Sacra Congregazione dei Riti
(5 settembre 1639 o 1739 ) emanato in materia liturgica,
si perde la pazienza per discutere^ e si chiude il libro.
Michele Faloci Pulignani
382 BIVISTA BfBUOGBAFICA
PILA CAROCCI LUIGI. Della Zecca e delle M(h
fiele di Spoleto in relaiione alla storia delle Epoche
Umbra^ Romana^ Ducale e Pontificia. Camerino, Tip.
Mercuri, 1884, in 8'' di pag. 60, con sei tavole.
Di questo lavoro di Mons. Pila Carocci, si dette gii un
cenno sommano nello Spoglio del BulUttino di Numismatica
t Sfragìstica a pag. 178, ora, avendone ricevuto l'estratto in
fascicolo separato, torniamo a dire sullo stesso poche parole,
o, meglio, ne daremo un cenno sommario. Lo scrìtto del
Pila -Carocci fu letto alP accademia degli Arcadi il 4 Giugno
1884, e certo come cosa arcadica potè passare e meritare be-
nigna indulgenza: non cosi come dissertazione erudita, ove si
consideri che, all' infuori della enumerazione di sessanta mo-
nete che il Pila Carocci asserisce tutte di zecca spoletina, del
resto non vi è nulla che illustri il suo soggetto che pure si
presterebbe tanto ad uno studio storico artistico, fecondo ceno
di belle ed utili scopene. Veniamo ai fatti.
Fino alla pag. 18 non si parla mai di monete o di zec-
che spoletine. Si comincia ab ovo, cioè dalla numismatica in
relazione colla mitologia, poi si parla delle monete degli an-
tichi popoli italici, umbri, etruschi, poi delle monete romane,
poi si fa un cenno sommario della costituzione politica e ci-
vile dell'impero, della sua caduta, delle invasioni dei barbari,
di quando in quando si nomina Spoleto, ma di zecca spole-
tina o di monete spoletine in quanto alle prime due epoche
non si fa punto parola alcuna. E allora, perchè metterla nel
titolo ?
Di monete spoletine il Pila Carocci entra a parlare quan-
do viene a discorrere dell' epoca ducale, e certo produce molte
e belle monete : peccato che non appartengano tutte a Spoleto.
Egli infatti aggiudica a Spoleto le monete di Guido Re d'I-
talia, perchè Guido era stato duca di Spoleto : per la stessa
ragione gli aggiudica quelle di Lambeno imperatore , e cosi
moltiplica le monete che è una meraviglia. Giunto con que-
ste monete ducali a pag. 26, fino alla pag. 34 fa cenno della
RIVISTA BIBLIOGRAFICA 383
Storia di Spoleto, basandosi, non mica sulla storia recentissima
del Sansi che non pare che conosca, ma bensi sui manoscritti
compilati da lui stesso, che cita in nota con una frequenza
ed una ingenuità che fa piacere. Segue la descrizione delle
monete pontificie, fino alla pag. 44 : per altro , questa parte
interessantissima sulla quale era cosa facile ed ovvia a produrre
documenti dagli archivi pontifici o spoletini , non dice nulla,
proprio nulla di nuovo. Per giunta, le monete sono talvolta
male lette. Difatti, inesatta è la lezione del num. 23 (una
delle più interessanti), quelle dei numm. 28, 30 e forse di
altri che non abbiamo confrontati. Quella, cosi pregevole, se-
gnata col num. 25, fu edita dallo Strozzi, perchè non dirlo ?
Di tante altre monete la descrizione è inesatta, o incompleta,
né stiamo a constatar altre inesattezze, per es. che il num. 43
non corrisponde al num. 36 del Cinagli, come non corrisponde
al num. 52 il num. 44 ecc. E poniamo che sieno sviste, que-
ste però sono tante, che la dissertazione del Pila Carocci, da
uno scrittore coscienzioso non si potrà accettare senza il be-
neficio deir inventario. E poi, perchè non indicare sempre gli
scrittori che parlano di monete spoletine? per esempio il
Fioravanti ? e il Cinagli perchè indicarlo quando si e quando
nò? Andiamo ancora innanzi.
Da Leone X a Pio VI il Pila Carocci non trova monete
spoletine, ma, tanto per far dissertazioni arcadiche, occupa do-
dici pagine (44-56) indovini un pò il lettore ? A discorrere
e a divagarsi parlando di ceremoniali pontifici, di istituzioni
politiche e finanziarie del governo papale (di numismatica
nemmeno una parola ) di tribunali, di procedura^ insomma de
omnibus rebus et de quibusdam aliisy in modo da far ridere i cap*
poni. Ma, Dio buono ! se volete discorrere e far polemiche, e
cantare apologie, vi ha proprio bisogno di impasticciare con
queste frasche una dissertazione di numismatica? E mancano
i giornali? Povera numismatica!
Il Pila Carocci parla ancora di poche monete di Pio VI,
della republica romana, e poi fa fine, augurando alla sua na-
tiva città di poter aver la fortuna di trovare altre monete, onde
altri possa trattare in appresso con maggiore erudizione e piA
3^4 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
completamente lo stesso soggetto. Anche noi facciamo questo
voto, poiché, malgrado lo scritto del Pila Carocci e tutta la
sua buona volontà, la zecca 4i Spoleto è ancora un campo
inesplorato, nessuno ancora avendoci prodotto il nome di un
zecchiere, nessuno avendo publicato un documento sulla zecca,
sui suoi dritti, sui suoi pesi, insomma tutto essendo scono-
sciuto, meno gli aridi elenchi dei collettori, per esempio dei
Cinagli, questo del Pila - Carocci ecc. Nella seconda metà dei
secolo passato si occupava a Spoleto a rintracciar notizie su
quella zecca V abate Antonio Acqua, il quale stava in relazione
col Bellini, e col Mengozzi, come ricavo da alcune lettere che
ne possiedo; gli studiosi spoletini potranno cercare se questo
abate Acqua nulla conchiuse, e in caso positivo potranno ve-
dere quali studi e documenti su questo bellissimo soggetto
sieno stati per avventura adunati.
Michele Faloci Pulignani
SANTONI MILZIADE. Statuta comunis et populi
civilatis Vissi antiqui et fidelis, iussa vel disposila anle
an. MCDLXI. Edidil M. SANTONI camers, IIII vir-
tnonumenlis Provinciae Maceralensis adservandis. Came-
rino, Mercuri, 1884. in fol. di pag. XVIII -140.
L' ingegnoso ed eruditissimo prof. Milziade can. Santoni,
membro della Commissione provinciale per la conservazione
dei monumenti, raccoglitore ed illustratore indefesso delle me-
morie archeologiche e storiche delle Marche, e specialmente
della provincia di Macerata, ci à dato un nuovo e prezioso
frutto della sua intelligente ed industre operosità.
È da poco tempo che sono venuti in onore fra noi gli
studi critici sulla storia del nostro diritto intermedio, ancora
avvolta in tante e tanto misteriose incertezze. Ci manca una
storia del diritto italiano, e quel che è peggio, ci mancano i
RIVISTA BIBLIOGRAFICA. 385
materiali per farla. Imperocché gli Statuti dei nostri gloriosi
Comuni giacciono per la più parte ignorati nelle tenebre e
nella polvere degli Archivi , ed aspettano sempre la mano
amorosa e sapiente, che li salvi dall'oblio perpetuo, e li re-
stituisca alla luce della pubblicità e della scienza.
Qualche cosa invero si è fatta,, ed alcuni di tali Statuti
furon dissepolti e divulgati da dotti e valenti uomini. Tra i
quali va ora annoverato il (an. Santoni , che col decifrare e
dare alle stampe gli Statuti di Visso, antica e storica città
deir alto Appennino Marchigiano , à reso un segnalato servi-
gio alla nostra regione, e portato un cospicuo contributo alla
futura storia del diritto italiano medioevale.
In una bella prefazione, sobria di parole ma densa di no-
tizie e d' idee, V A. tocca con mano maestra delle origini e
delle vicende di Visso, accenna ai più notevoli monumenti
che vi si ammirano ed agli uomini più insigni che vi nacque-
ro, e poi scende a parlare di queste leggi statutarie, descri-
vendo il codice che le conserva, narrando il come e il quan-
do vennero compilate e promulgate, esponendo T ordine e la
partizione, illustrandone le più importanti disposizioni, e di-
chiarandone infine le voci arcaiche o dialettali.
Seguono gli Statuti, preceduti da un breve proemio, che
dopo le solite invocazioni sacre , si chiude con le energiche
parole, in cui si compendia tutto il pensiero del legislatore,
riportate dal Santoni sul frontespizio a modo d' epigrafe : Et
ut Vissani vivant sub propria eorum lege.
Sono divisi in quattro libri o parti, che portano i titoli
seguenti : I. De offitio dominorum Priorum; II. Super civilibus
causisi III. Super criminalibus causis;\W. Super extraordinariis ^
et damnis datis. Ogni parte o libro si suddivide in Rubriche.
ciascuna delle quali à in fronte T enunciazione dell' argomento
di cui tratta.
Troppo lunga riuscirebbe un' esposizione, anche compen-
diosa, delle regole di diritto pubblico e privato e di proce-
dura civile e criminale, che in questi Statuti si contengono.
Oltre di che, sarebbe senza scopo di pratica utilità, ove non
le si ponessero a raffronto con quelle degli altri Statuti ita-
Archìvio Storico li. 35.
386 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
liani deir epoca. Ciò che non è qui il luogo né il tempo di
fare* Diremo solanto che la lettura ne è interessantissima, e
che gli studiosi vi troveranno una miniera molto ricca' di no-
tizie e di osservazioni della più alta importanza.
Al merito intrinseco del libro si accompagna V eleganza
e la correttezza dell' edizione ( di soli cento esemplari nume-
rati )» uscita dalla tipografia C. Mercuri successore Borgarelli
in Camerino. È un ^bel volume in 4.® grande , di pagine
XVIII - 139, impresso su carta distinta, con nitidissimi carat-
teri elzeviriani, curato con intelletto d' amore e con squisito
senso di arte.
Luigi Pacciarelli
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
Antona - Traversi Camillo. // Conte Carlo Leopardi.
Roma, tip. Fratelli Centenari, 1885, in 16.** di pag. 16.
Parliamo chiaro : che piacere ci
sia, e che utilità si ricavi dal met-
tere in publico i difetti di Carlo Leo-
pardi, sul quale la fama del fratello Gia-
como getta appena di riverbero un po'
di luce, non si comprende. Imperoc-
ché se Carlo Leopardi non avea Gia-
como per fratello, nessuno invero si
sarebbe curato di lui, che, trascurato
e ignorato, sarebbe rimasta quale è
una figura abbastanza comune, e non
meritevole certo di venire studiata.
È dicasi il medesimo della vedova
di lui, la contessa Teia. Del resto,
se r Antona - Traversi, che de micis
leopardianis è collettore diligentissi-
mo, con questa pubblicazione ha a-
vuto qualche fine, tanto meglio per
lui: noi però dichiariamo di non co-
noscerlo questo fine, se pure tale non
sia il voler ricantar per la centesima
volta che il paese nativo di Giacomo
fu chiamato da lui un horgQ selvag-
gio ecc.
BoNFiGLi Clodomiro. U igiene publica nel secolo XV.
Milano, Stab. Civelli, 1885, in 8.° di pag. 8.
Questo breve scritto del eh. dot-
tor Bonfìgli, è estratto dal Giornale
della R. Società Italiana d' Igiene
( an. VII, n. 3.) e ne facciamo breve
ricordo, perchè contiene tre decreti di
Ferdinando I. Re di Napoli, scrìtti
nel 1487 e segg. dal celebre letterato
umbro Giovanni Fontano^ che fu suo
segretario. Di questo si fa cenno a pa-
gina 6, dubitando se la sua patria
sia Spello o Cerreto, il che fu riso-
luto dal Si^. C. Fontani di Orvieto
suo discendente, in uno scritto sulla
famiglia di lui inserito nel Saggiatore.
Roma 1845, an. II, voi. Ili, pagi-
ne 193 e seg.
Claricetti Celeste. // ponte aquedotto detto ponte delle
torri di Spoleto. Milano, tipo - litografia degli Ingegneri, 1884,
in 4.^ di pag. 16 con una tavola.
È questo il primo lavoro ben
£atto sm celebre ponte spoletino,
detto delle torri, lungo 230 metri,
alto poco meno di 77. Il Claricetti
fu a Spoleto, esaminò questo ponte,
e il risultato dei suoi studi ce lo co-
3^8
BULLETTmO BIBLIOGRAFICO
municò in questa memoria, nella
quale, misuratene le dimensioni, mo-
strati gli errori nei quali incorsero i
vecchi scrittori non spoletini che né
parlarono, dimostra come, escluse le
congetture, poco o punto probabili,
che lo attribuiscono al Re Teodorico
o al cardinale Albemoz o ad altri, la
sua erezione possa riportarsi al se-
colo XIII, a tempo cioè del libero co-
mune. Veramente questa memoria
non ci dice nulla di nuovo, piace
però di trovar radunate tutte le te-
stimonianze che se ne hanno in un
corpo solo, con utile evidente di chi
vuol conoscere, almeno in parte, la
storia di questo ponte. Una cosa fa
brutto assai, cioè gli errori continui
dei nomi propri. Bonyinina perPon-
zianina: Giaytolo per Giustolo: Al-
herna per Albemoz: MonUlucco per
Monte Luco: Tampolino per Zampo-
lino ecc.
Cherubini Claudio. Biordo Michelotti e Bettona. Tori-
no, 1885, stamp. del Unione Tip. editrice, in ^.^ di pag. 8.
Nelle nozze Bianconi -Morelli, il
sig. Cherubini ha pubblicati questi
brevi frammenti storici estratti dai
manoscritti di fra Stefano Tofì scrit-
tore Bettonese del sec. XVII. Questi
frammenti vanno dal 1380 al 1390,
ed ha fatto bene il Cherubini a pu-
blicarli: però a nostro giudizio, a-
vrebbe fatto meglio a indicarci dove
si trova il manoscritto del Tofì, e
meglio ancora se a questa notizia bi-
blio^afica, una biografica ne avesse
aggiunta suU* autore, il cui nome non
è certo notissimo, nenuneno nel-
r Umbria.
Foglietti Raffaele. Storia per uso del popolo di san Giu^
liano V ospitatore patrono principale di Macerata. Macerata , tip.
Bianchini, 1885, in 16.^ di pag. 16.
La leggenda di san Giuliano é
abbastanza curiosa, e il eh. sig. av-
vocato Foglietti la racconta senza
sforzo di erudizione, contentandosi
di scrivere un libricino popolare, che
tale è veramente. Ma è singolare
che in un libro popolare si trovi an-
che una bibJiografiay cosa niente af-
fatto popolare. Peraltro ha fatto bene
il sig. Foglietti di far seguire alla
vita del santo la sua biblic^rafia, la
quale almeno sarà gradita agli studiosi
che la leggenda stessa volessero fare
oggetto 01 ricerche e di osservazioni
di vario genere. L* opuscoletto ( del
quale V autore ha anche dato una
versione francese) è intitolato parte
prima, promettendo V autore fra poco
una seconda parte, nella quale par-
lerà del culto di san Giuliano a Ma-
cerata.
Fratini P. Giuseppe. Spello -Decimateria pagina di storia
Patria. Foligno, 1884, tip. Sgariglia, in 8.° di pag. 68.
Questa decimaterza pagina con-
tiene settantacinque similitudini e-
stratte dalla Francisciade del Mauri
( ® 1572 ) minorità conventuale di
Spello, con la versione di un Acco-
rimboni sacerdote anche questo di
Spello defunto nel secolo presente.
La parte letteraria non interessando
BULLETTINO BlBUOGRAFlCO
389
i nostri lettori, accenneremo solo che
alle similitudini del Mauri il suo cor-
religioso p. Fratini ha fatte precedere
alcune notizie sulla vita di lui, ben-
ché egli stesso ne avesse già publi-
cati alcuni cenni bibliografici ( Assisi,
Sensi, 1880 ), e il prof. Urbini ne
avesse stampate poco dopo alcune
ricerche critiche ( Foligno, Campitelli,
1881 ). Il ricordare le opere e le
virtù dei nostri concittadini è sem-
pre opera commendevole, e ben fa
il p. Fratini a publicare di tanto in
tanto queste pagine di istoria patria,
nelle quali riassume notizie storiche,
artistiche, letterarie, religiose, per la
patria sua di molto interesse.
Giudici Giacomo Maria. Vita del ven. servo di Dio Tom-
maso Antonio Arhuatti dell' ordine eremitano di S. Agostino.
Roma, tip. della pace, 1884, in 16.^ di pag. 256.
Tommaso Arbuatti nacque in
Loreto il 1673, e morì in Oslmo nel
1^46. Egli entrò nell'ordine agosti-
niano, ed esercitò in Ancona, in Li-
vorno, in Venezia ed altrove molte
virtù, per le quali godè fama di san-
to religioso, ed oggi si cerca di in*
nalzarlo ali* onore degli altari. Al
caso nostro poco interessa parlare
di questo libretto, scritto con iscopo
morale nel 1748, ed oggi ristampato
con notevoli aggiunte.
Guida di Ancona descritta nella storia e nei monumenti
con indicazioni utili al forastiere. Ancona, Santoni editore, 1884,
in 8.° di pag. I- Vili- 1,-336 con due tavole.
Di questo pregevole libro po-
co dobbiamo dire, non essendo esso
che il volume stesso stampato nel
1870 del Cherubini, col titolo: An^
cona descritta nella storia e nei ino-
numentiy ed al quale, tolto il vecchio
titolo e sostituitone uno nuovo, fu
alla fine, per circa 30 pagine, ag-
giunto dal eh. Ciavarìni quanto per
parte loro aveano scritto fino al 1870
il Ciavarìni stesso, il Bevilacqua, il
Maroni, ed i defunti Gariboldi e De
Bosis. Non è quindi un lavoro nuovo,
ed agli anconitani ed ai forestieri
che vanno in Ancona, dovendosi ra-
gionevolmente supporre che sia già
noto, non occorre dire di più, le
numerose indicazioni commerciali ag-
giuntevi in fine, non essendo cosa
che ci riguarda.
Monti Vincenzo. Un sonetto sconosciuto. Recanati, tip. Sim-
boli, 1885, in 16.® di pag. 24* ;
In occasione delle nozze Cecca-
roni -Voglia, il eh. D. Benedettucci
ha ripublicato un sonetto sconosciuto
del Monti, edito già in Macerata nel
1791 per nozze Mazzagalli - Amici.
Precede una erudita notizia del Be-
pedettpcci sulla relazione fra il Monti
e il Leopardi, ove si nota che il so-
netto del sig. abate Vincenzo Monti
fu appunto composto per le nozze
della Marchesa Isabella Amici so-
rella maggiore dalla madre di Gia-
como.
390 BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
MoRSOLiN Bernardo. La ortodossia di Pietro Bembo. Ve-
nezia, Antonelli, 1885, in 8.^ di pag. 44.
Il eh. prof, abate Morsolin che
da qualche anno va raccogliendo i
materiali per una larga monografìa
del cardinal Bembo, ha esaminato in
questo dotto studio, quanto di vero e
quanto di falso si trovi nelle antiche
e nelle moderne accuse che suir or-
todossia deir insigne letterato hanno
mosso parecchi scrittori. È con un
esame accurato e minuto, special-
mente delle sue lettere, ha potuto chia-
ramente dimostrare che le accuse di
opinioni in disaccordo colle dottri-
ne cattoliche, come vennero enun-
ziate, sono talvolta infondate, spesso
leggere, e formulate sempre da spi-
rito di parte che non ne intaccano
punto la fede. Dell* erudito lavoro
aeir ab. Morsolin in questo Archivio
facciamo appena questo cenno, e certo
non avremmo avuta nemmeno opportu-
nità di parlarne, se il nome del Bembo
non si collegasse con V Umbria no-
stra e più specialmente eoa la città
di Gubbio, della quale fu nominato
Vescovo nel 15 51.
Nuova guida di Ancona e suoi dintorni arricchita da ij fo-
tolitografie dei principali edifici e monumenti. Ancona, Santoni
editore, 1884, in i6.° di pag. 92.
publichi, di commercianti, di ban-
che ecc. La vera guida è una cosa
breve assai, e certo poca fatica ha
richiesta da chi V ha compilata, poi-
ché, per dare un esempio, collo
scrìtto solamente del Maroni inserito
neir Ancona descritta ecc. edito nel
1870, ha potuto fornire pressoché
tutte le notizie e le indicazioni che
somministra ai lettori.
V editore Santoni di Ancona,
oltre la Guida di questa città della
quale si é dato cenno nella pagina
precedente, ne ha stampata una se-
conda, minore e di minore interesse,
scritta a preferenza per i commer-
cianti, a quanto sembra, imperocché
di un libretto di circa 90 pagine, la
metà é occupata in indicazioni utili
al forestiere, indicazioni cioè di uffici
Pagliari Vittorio. Età della pietra in Gubbio. Firenze ,
tip. Cooperativa, 1885, in 8.° di pag. 22 con tavola.
Il can. Pagliari ha pubblicato
questo suo lavoro, per le nozze Della
Porta - Rossi Scotti. In esso pren-
dendo le mosse dalla sentenza del
Lanzi, che i resultati de^li studi
preistorici non saranno mài assolu-
tamente generali, se ciascuna città
non rechi il proprio sussidio: espone
il riassunto delle sue osservazioni,
per r epoca della pietra, nella plaga
eugubina. A queste prepone alcuni
cenni generali sulla genesi e la mor-
fogonia degli oggetti litici; e divide
in conseguenza la sua esposizione in
due parti. Noi ci congratuUamo col
valente paletnologo dei prìmi passi
che tanto arditamente fa a traverso
gli oscuri periodi primitivi, non pos-
siamo per altro pienamente soscrìve-
re a tutti i criteri sintetici teorica-
mente esposti, e a tutta la nomen-
clatura speciale degli oltre a 2000
oggetti litici da lui raccolti e con-
servati, così com*egli li classifica ;
mentre d* altra parte riconosciamo
r utilità di questo suo contributo agli
studi esosforici, che in Italia tanto
rapidamente vanno progredendo colle
nuove conquiste dell* osservazione.
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
391
Ràffàelli Ftuppo. // iahernacolo di bronco e il ciborio in
marmo della Chiesa Metropolitana di Fermo. Firenze, tip. della
pia casa di patronato, 1885, in 8 di pag. 16.
Nel secolo XVI fiorì nel Piceno
una scuola di fonditori di bronzo, i
quali a Loreto, a Camerino, a Reca-
nati a Fermo ecc, condussero opere
elegantissime, e di gusto artistico assai
penetto. Il marchese Raifaelli accen-
nando il merito del Vergelli e del
Calcagni fonditori di quel secolo, si
ferma a rintracciare le notizie della
famiglia Lombardi, famiglia di arti-
sti, la quale ci lasciò molti e bellis-
simi monumenti. Di uno di essi, fatto
circa il 1570 e collocato sull' aitar
majzgiore del duomo di Fermo, il eh.
Rattaelli dà un'esatta descrizione, fa-
cendoci conoscere questo bellissimo
tabernacolo ricco di statuine, di scol-
ture, di fregi, di decorazioni di ogni
genere. Sotto questo tabernacolo fii
collocato teste un ciborio di marmo
e di metallo, opera di Gaetano Chia-
ravalle di Servi^liano presso Fermo,
che dal Raffaeli! viene del pari dili-
gentemente descritto.
•Rossi Filippo Maria. La 5. Angela da Foligno. Cenni
biografici. Foligno, tip. Campitelli, 1885, in 16.^ di pag. 32.
Sono poche paginette estratte
dal libro che il p. Rossi publicò nel
1856 in Roma, sulla chiesa di san
Francesco in Foligno. L' autore ha
estratto il suo piccolo lavoro dall' au-
tobiografia di questa beata france-
scana del XIII secolo, che è V unico
documento isterico che di Lei si co-
nosca, né, trattandosi di cosa quasi
puramente ascetica, fa duopo dire
di più.
Santoni Milziade. Degli Atti e del Culto di S. Ansovino
V. C. compatrono della città di Camerino. Commentario. Came-
rino, tip. Savini, 1884, in 8.^ di pag. 160 con una tavola.
Il Commentario è dedicato a
Monsignor Giuseppe Maria Costan-
tini vescovo di Nepi e Sutri, che al-
l' autore fìi cortese di aiuto con le
copie di alcuni documenti. ^t\ Proe-
mio si dà la ragione del lavoro, no-
tando gli scrittori che in precedenza
hanno discorso di S. Ansovino, e di-
chiarando che da questi si tolse la
materia della narrazione. Il lavoro
poi è diviso in due parti, la , prima
intitolata Degli Atti, la seconda Del
Olito, Questo Commentario , con il
quale 1' autore ha voluto dare un
nuovo saggio della sua già conosciuta
erudizione storica ed un largo argo-
mento della sua religiosa pietà, non
è soltanto una semplice opera di com-
pilazione, come si potrebbe credere
dalle parole della Dedica e del Proè-
mio, Senza dire che una semplice
compilazione, come quella che avreb-
be servito a raccogliere notizie sparse
e contenute in libri non facilmente
leggibili, sarebbe stata sempre un lo-
devole contributo alla storia religiosa
592
feULLETTlNO BÌBLIÓCRAFICO
di Camerino ed una non lieve utilità
per gli amanti degli studi agiografici.
Ma P autore trae partito dalle noti-
zie raccolte per correggere alcune
circostanze, per meglio lumeggiarne
altre, e per metterne in sodo altre
ancora, come fa, quando discorre del
luogo ove Ansovino giovinetto fu e-
ducato ed istrutto, se in un mona-
stero o nella cattedrale, dell' anno
dell'avvenimento al vescovato, del-
l' anno della morte, e del monumento
sepolcrale eretto in onore di lui, del
Quale produce il disegno. Laonde
Fautore ha saputo £ire di materia
vecchia un lavoro nuovo, e per di
più scritto cosi bene, che con molto
diletto può leggersi da tutti. A cor-
redo ed a complemento del Commerh
tario il canonico Santoni ha voluto
con opportuno pensiero arricchire il
libro di amplissime ed interessanti
note, dell* Antiqua Liturgia in Officio
e ad Missam, non che degli Acta
auctore Egino Monaco, che sono la
fonte più antica e più copiosa, a cui
hanno attinto tutti coloro che hanno
parlato del vescovo e santo Came-
rinese.
Servanzi CoLLio Severino. Descrizione di una lampada e
di un turibolo antichissimi oggetti di orificeria. Sanseverino - Mar-
che, tip. successori Borgarelli, 1885, in 8.° di pag. 8.
La diligenza e l'erudizione del
comm. Servanzio CoUio, ha illustrato
onesti due interessanti og|;etti sacri,
dei quali ci dà una descrizione mi-
nuta ed esatta. Il turibolo rimonte-
rebbe al secolo V, se a quest'epoca
rimonta il celebre preconio pasquale
barberiniano ove se ne vede uno si-
mile ; della lampada poi non dice
r epoca. Noi pei^b, che ne abbiamo
veduto un bei diserò, non crediamo
andar molto lungi dal vero, asse-
gnando a questo oggetto il principio
del secolo XVL
Verna Antonio. Cenni Storici della Nobil Famiglia Maur
ru^i Conti della Stacciola. Faenza, tipografìa Sociale, 1885, in
8.^ di pag. 32.
A commemorare e festeggiare
la prima messa, celebrata in Koma
il 5 aprile p. p. dal Rev. Sienor
D. Manano Mauruzi de' Conti della
Stacciola di Fossombrone, il Signor
Bernardino Seneca ha pubblicato que-
sti Cenni Storici, compilati dal Bi-
bliotecario della Comunale di Faenza
Signor D. Antonio Verna; ne' quali,
dopo essersi fatto un po' di storia
della nobile famiglia e delle sue di-
ramazioni, si passa a discorrere dei
principali personaggi che l' illustra-
rono; tra cui è famoso quel Nicolò
Mauruzi, valentissimo capitano, che
nelle storie e Cronache italiane è
noto sotto il nome di Nicoìò da To^
tentino, o semplicemente detto il To-
tentino. Questi cenni sono dettati con
bontà di forma; e se nulla o quasi
nulla recano di veramente importante
che prima s'ignorasse intomo alla
illustre famiglia, hanno il pregio di
raccorre in un' operucciuola svariate
notizie, e di mettere alla portata di
molti ciò che prima non era che a
cognizione di pochi.
BALLETTINO BIBLIOGRAFICO
393
Weckerlin I. B. Petruccù Harmonice Musices Odhecaion.
Avec notice. Paris, librairie de Firmin-Didot et O*., 1885, in
8.® di pag. 32.
DeW Harmonice Musices Odheca-
ton A, prima e rarissima stampa dd
Petrucci, ^li studiosi della storia mu-
sicale e tipografica non aveano fin
qui Ta^o di consultare che l'esem-
plare mcompleto, serbato nel Liceo
musicale di Bologna. Il eh. I. B.
Weckerlin, Bibliotecario del Conser-
vatorio di Musica di Parigi avendone
pochissimi anni or sono , acquistato
m Ispagna un esemplare che ha il
pregio d' essere in oeni parte com-
pleto, ne dà ora 1* illustrazione, con-
dotta con molta perizia e diligenza.
Al volume dell' Oahecaton vanno uniti
i Cant, B, numero Cinquanta e i
Canti C. numero cinquanta, editi dallo
stesso Petrucci e dal Weckerlin u-
gualmente illustrati. Ove si tolga a
confrontare V esemplare parigino dei
Canti C. con quello viennese, unico
fin qui conosciuto, non si troveranno
differenze ; non cosi è a dire del vo-
lume dell* Odhecaton A. e de* Canti
B, cioè del primo e del secondo della
rarissima e bellissima serie. L* Odhe-
caton^ serbato a Bolo^a, mancante
di vera data, è tuttavia con buonis-
sime ragioni attribuito al 1501, anno
che pur vedesi a pie della dedica
posta in fronte del libro : l'esemplare
parigino invece ha in fine la sotto-
scrizione del 25 maggio 1504. Cosi,
mentre i Canti B, nell'esemplare bo-
lognese hanno la data del 5 febbraio
1501, nel parigino portano quella del
4 agosto 1503. Ma qualche altra dif-
ferenza si nota ne' due succitati in-
cunaboli, descritti dal Weckerlin. I no-
mi di alcuni maestri, come losquin,
Busnoys , Obrecht , Overbeck che ,
per alquante composizioni, veggonsi
neir esemplare bolOCTese dell* Odhe-
caton^ sono ommessi nel parigino. Né
qui sarà fuor di luogo l' avvertire che
a constatare con più fondamento la
diversità dell* edizione, sarebbe accon-
cio r osservare, se 1* aria musicale sia
la stessa nei due esemplari. Quanto
ai Canti B, alla canzone Basies moy
( di anonimo musicista nel bolognese,
fol. 4o ), il parigino ne dà per au-
tore Asel, compositore fin qm a tutti
ignoto e forse da aggiungere alla
schiera de' musicisti francesi o fiam-
minghi del secolo XV. A chiudere
1* illustrazione, il Weckerlin, sugli
esempii dal Kiescweter e dal Gevaert,
aggiunge la partizione musicale di
due canzoni, tolte da' suoi cimeli!
Petrucciani : 1* ovame arme di losquin
e un franch archer d' anonimo com-
positore. E alla traduzione musicale
fa seguire le parole delle canzoni,
che sono date: per la prima, secon-
do si leggono in un manoscritto sulla
musica di Tinctor ( manoscritto, che
non è detto dal Weckerlin ove si
trovi, ma probabilmente alla Biblio-
teca del Conservatorio Nazionale );
er la seconda, quali le forniscono
e Chansans Francoyses par Severin
Cometa JS8i.
l
VARIETÀ E NOTIZIE
• Nel Marzo di quest'anno fu venduta in Roma dalla
ditta Giacomim e Capobianchi ( Via Sistina 138 ) una pre-
gevole collezione di oggetti di arte e di sigilli medioevali.
Dal catalogo dei sigilli trascriviamo le indicazioni di quelli
che possono interessare agli studiosi delle Marche e del-
l' Umbria, e che pubblichiamo col numero progressivo che
hanno nel catalogo.
5. Leonardo G. da Amelia h- S' • LEONARDI • G • D'
• AMELIA. — Croce coli' estremità ricurve a guisa di
pastorale.
Br. Diam., 24 m.
6. Tresco de Plandis da Ancona, dottore in legge. -♦- S'
• TRESEI • D' • PLADIS • DE • ACONA • LEGV •
DOCT. — Il Dottore seduto in cattedra dinnanzi ad
un leggivo.
Br. Diam., 34 xn.
22. Angelo di Neri da Camerino. -4- S' ' ANGELI • NE-
RI • CAMERINI. — Stemma. Br. Diam. 23 m. Con-
trosigillo colle lettere A. F. P. formando monogramma.
Secolo XIV.
24. Offreduccio da Campetto ^ S' • OFFRODVTITI •
DE CAMPLO. Leone Rampante.
Br. Diam., 24 m.
VARIETÀ E KOTIZIE 395
25. Benvenuto Chierico da Campo - Longo -4- S^ • B&
VEVTI • CLCI • D' CAMPO • V. — Figura sedente
dinnanzi ad un leggivo.
Secolo XVI, forma ogivale. Br. Diam., 34 — 20 m.
26. Rolando da Campolongo -♦- S' • ROLANDI • D' •
CÀPOLOG. — Castello a tre torri.
Secolo XV. Br. Diam., 21 m.
32. Sinibaldo Arciprete d S. Maria di Carsoli. h- S^ '
SINIBALDI • ARCHIPBRI • S ' M • I • CASOLIS.
L^ Annunziata: sotto^ figura genuflessa: a lato, stemma.
Secolo XV, forma ogivale. Br. Diam., 4$ — 24 m.
41. Frate Boncompagno, da CesiOj prete. ■+• S' • FRiS •
BCTlCOPÀGNI • PB' RI ' ly C^ SIO. — Giglio.
Secolo XIV, forma ogivale. Br. Diam, 4i — 26. m.
44. Frate Giovanni da Cingoli delP ordine dei predicato^
n^ ^ S' • F • IC^mS • jy • CIGVLO • ORDIS •
PDICTOR^ — Santo genuflesso : sotto , figura genu-
flessa.
Secolo XIV, forma ogivale. Br. Diam., 4o — 25 m.
45. Messer Rinaldo di Baligano de' Cimes ( da cingoli ) -4-
S'D-RAINALDI • BALIG ANI • DE • CIMIS. — Stemma.
Secolo XIV, Br. Diam, 31. m.
Messer Rinaldo figlio di Messer Baligano de' Cimis da Staffolo, fratello
di Ruggero de Cimis, fu capitano del Popolo e del Comune, difensore delle
arti e degli artisti, conservatore di pace e Capitano Generale per la custo-
dia della Città di Firenze nel semestre principiato il i Dicembre mcccxliii,
indizione xn.
AviccENNA — Memorie della Città di Cingoli — Jesi i644, Cap. 331.
46. Frate Domenico da Città-della-Pieve. h- S' • FRIS *
DNiCI • \y • CASTROPLEB • LT'S'. — Agnus-Dei.
Forma ovale. Br. Diam., 27 — 23 m.
56. Filippo Miaeob (sic) da Fermo h- S' • FILIPPI • MIA-
EOB ' DE • FIRMO. — Stemma.
Br. Diam., 27 m.
67. Egidio di Giovanni Canonico Folignate h- S^ • EGIDII '
lOHIS • CANGICI • FVLGL — Agnello Pasquale :
sopra, stella : sotto foglia di palma.
Sigillo ogivale del secolo xiv. Br. Diam., 35 — 22 m.
6S. Pelagio da Foligno , Canonico, -t- S' • PELAGHI •
39^ VARIETÀ E NOTIZIE
FVLGINATI • CANONICI. — Palomba tenendo un
ramo d'olivo.
Sigillo ogivale, Br. Diam., 37 — 28 m.
88. Partito ecclesiastico di Castello di Marsciano •+- S' *
PARTIS • ECLESIE • ly • CASTRO • MARSCIA-
NI. Campo bipartito^ mezzo grifo e campo di Gigli con
Fastello; sopra le chiavi di S. Chiesa.
Sigillo del secolo xv. Br. Diam., 36 m.
97. Giacomo da Montefalcone. -4- S • lACOBI • D' • MON-
TEFALCONE. — Nel centro^ croce contornata da 8
raggi formando stella.
Br. Diam., 27 m.
100. Iacopo di Saraceno da Montemelino. h- S' * lACOBI
DNI • SARACENI • D' • MONTEMELINO.— Stemma.
Sigillo della fine del secolo xiv. Br. Diam., 39 m.
loi. Frate Bartolomeo da Monte Rubbiano. -4- S' • F ' BA-
TOLOMl ' jy • MDT • RUBIANO. — Mezza figu-
ra della Madonna con Bambino: sotto^ figura inginoc-
chiata.
Forma ogivale. Br. Diam., 4i — 27 m.
108. Curia Vescovile di Guglielmo Vescovo di Nami. •+-
S' • CVRIE • EPPATIS • GVLIELMI • EPI • NAR-
NIENS. — Figura in piedi del Vescovo, entro nicchia
gotica: sotto^ stemma.
Sigillo ogivale del secolo xiv. Br. Diam., 60 — 32. m.
109. Abate del Monastero di S. Cassiano di Nami -♦-
S ' • ABBIS. MONASTERII • S' . CASSIA^ • D' •
NARGIA. — Mezza figura di S. Cassiano: sotto fi^
gura genuflessa.
Sigillo ogivale. Br. Diam., 43 — 30 m.
113. Guglielmo di Buccio da Nocera. -h S' • GVGLIELMI •
BVCZII • \y • NVCERIO. — Nel campo, due cico-
gne riguardandosi.
Br. Diam., 29. m.
114. Abbatessa del Monastero di S. Maria Maddalena di
Norcia, h- S^' ABBATISE • MONASTERII • SCE-
MARIE • MAGDALENE • NORSIEN. — Due righe
di leggenda in caratteri gotici: nel centro, palomba
VARIETÀ E NOTIZIE 397
sopra ramo d^ olivo tenendo nel becco altro ramo.
Forma ogivale. Br. Diam., 48 —> 33 m.
116. Cervino Monaco di S. Maria di Offida. -*- S'^ • DOP-
NI • CERVINI • MONACHI • ^ • M • IV • OFFI-
DA. — Mezza figura della Vergine col Bambino entro
edicola gotica: sotto^ il devoto genuflesso.
Sigillo ogivale. Br. Diam., 26 — 24 m.
120. Frate Orlandino da Orvieto delV ordine di S. Ago^
stino. ^ S' • FRIS • ORLANDINI • D' • VRBE •
VETI • ORDINIS • SCI • AVGl. — Mezza figura
della Vergine con Bambino: sotto^ figura inginocchiata
del Frate.
Sigillo ogivale. Br. Diam., 35 -^ 22 m.
121, Meschiano Piovano della Pieve di Pala. -4- S^ • MEi-
SCHIATI • PLEBANI • PLEB' • DE • PALA. —
Testa nuda di profilo a destra.
Bel sigillo della fine del secolo xv. Br. Diam., 24 m.
124. Bernardino di Jacobello, canonico Perugino. -»- S^ •
BERNARDINI • lACOBELLI • CAN • PERVSINI.
Mezza figura della Vergine con Bambino entro edicola
gotica: sotto figura genuflessa e 2 uè armette.
Sigillo ogivale del sacolo xiv. Br. Diam., 43 — 26 m.
125. Ugolino Priore della Chiesa di S. Fiorenzo di Peru-
gia. -H S' • DONI • VGOLINI • P ORP • ECCE •
S • FLORET • D • PERVSIO. — Figura in piedi di
S. Fiorenzo: sotto^ figura inginocchiata.
Fine del secelo xv, forma ogivale. Br. Diam., 44 — 27 m.
126. Frate Filippo da Pesaro, h- S' • FRATEE • FILIP-
PVS • DE • PESARO. — Nel campo^ stemma olive-
tano: sotto^ zampo di leone.
Br. Diam., 23 m. G>ntrosigillo avente, testa del Nazzareno.
142. Bartolomeo di Aleano Canonico di Rieti, h- B' * BAR-
THOLOMEI • ALEANI • CAN • REATINI. — Mezza
figura della Vergine con Bambino: sotto^ figura ingi-
nocchiata e stemma.
Sigillo ogivale secolo xrv. Br. Diam., 42 — - 27 m.
143. Palmiero di Giovanni da Rieti ^ Dottore. -+- S^ • PALr
398 VARIETÀ E NOTIZIE
MERII • lORiS • DOCTOIS • t)' • C • t • IVt • D' -RE-
ATE. — Il Dottore in cattedra leggendo.
Forma ogivale. Br. Diam., 50—31 m.
144. Rinaldo di Placido da Ripatransone. -♦- S' • RAINAL-
DI • PLAC • D' • RITRANSON. — Stemma.
Secolo XIII. forma di targa. Br. Diam., 27 — 23. m.
156. Vanni (Giovanni) di Orlando dei Vitelleschi. -♦- S' •
VANI • ORLANDI • ly • VITELLESGIS. — Stemma.
Secolo XV. Br. Diam., 22 m.
Questo Vanni di Orlando Vitelleschi è certamente quegli che fu> Segre-
tario di Tartaglia di Lavello ed acquistò poi tanta celebrità col titolo di
Patriarca Alessandrino nel pontificato di Eugenio IV.
174. Gentile di Nicola da S. Genesio. h- S' • GETILIS •
DNI • NICOLA • D • S' • GENESIO. — NelP area,
due alberi di pino.
Br. Diam., 30. m.
181. Comune della Terra di S. Anatolia. -+- S' • COMV-
NIS • TERRE • SANTE • ANATHOL^ — S. Ana-
tolia con corona in testa e lunga croce nella sinistra:
nel campo^ due palme.
Br. Diam., 36 m.
183. Francesco di Giovanni da Sanf Angelo di Piove, h-
S' • FRANCISCI • lOHIS • SCI • ANGELI • D •
PEOLIO • — Edicola gotica, nel mezzo della quale,
un prete che incensa un altare: sotto, divoto inginoc-
chiato (').
Forma ogivale. Br. Diam., 4o — 27 m.
184. Conrado da Scopolo. ^ S' • CONRADI • DE • SCO-
PL'O. — Castello sopra sette monti.
Forma ogivale. Br. Diam., 4o — 25 m.
195. Francesco di Offreduccio. h- S' • FRANGISI • OFRE-
DVSI • D' • SPOLET. — Stemma entro doppio mean-
dro di semicircoli.
Br. Diam., 25 m.
( 1) L' editore ha scritto S. Angelo di Piove, ma poiché il sigillo dice de preolio,
può esser che debba dire santMn^e/o di pro/oglio, nel contado di Camerino leggendo
F invece di E.
VARIETÀ E NOTIZIE 399
200. Berarduccio di Brunaccio da Todi. -♦- S^ • BERAL-
DVTII • BRVNATII • If • TVD, — Stemma con 2
leoni rampanti.
Secolo XIII, forma triangolare. Br. Diam., 2$ — 22 m.
201. Petrucciolo di Rinaldo da Todi. -^ S' • PETRVZOLI •
RAINALDI • D' • TVDERTO . — Nel campo, fonte
a tre sorgenti alle quali si abbeverano due buoi.
Secolo XIV, forma triangolare. Br. Diam., 29 — 24 m.
202. Giacomo di Rinaldo da Todi, -f- S' • lACOBI •
RAINALDI • ly • TVDERTO- — Impresa ignota nel
campo.
Br. Diam. 27 m.
204. Tommaso di messer Pietro da Trevi, Soldato, h- S^ '
THOMASSI • MILITIS • DNI • PETRI • D^ • TRE-
VIO. — Stemma con tre rose, entro otto mezzi circoli.
Bel Sigillo del fine del secolo xiv. Br. Diam., 28 m.
205. Guidone da Trevi -+- S' • GVIDONIS • DE • TRE-
BIS. — Nel campo^ aquila colle ali spiegate.
Secolo XIII, forma triangolare. Br. Diam. 34 — 34 m.
213, Abate e Capitolo del Monastero di S. Maria Fori
Porta. H- S' • ABBiS • ET • CAPITVLI • MOlT •
§■ • MARIE • FORISPORTA. — Vergine col Bam-
bino in trono^ entro edicola gotica: sotto ^ figura ingi-
nocchiata.
Sigillo ogivale del secolo xiv. Br. Diam. 52 — 31 m.
231. Baldo, Dottor in diritto. -4- S" • BALDI • VTRIVS-
QVE • IVRIS • DOCT. — Stemma entro due trian-
goli formati stella.
Secolo XIV. Br. Diam., 27 m. È senza dubbio il celebre giureconsulto
Perugino discepolo di Bartolo.
490. Tommaso, Abate di Sasso Vivo, -h TOMAS • ABBAS
• SASSI • VIVI. — Figura di S. Benedetto benedicendo
e con pastorale entro edicola gotica: sopra^ mezza fi-
gura della Vergine col Bambino : sotto^ figura dell^ A-
bate inginocchiato e due stemmi.
Sigillo ogivale della fine del secolo XV. Br. Diam., 79 » 47 m.
400 VARIETÀ E NOTIZIE
* 11 marchese Giovanni Eroli^ autore della Miscellanea
storica namese, della vita del Gattamelata e di tanti altri
lavori storici artistici e letterari^ ha intrapresa una nuova
edizione dei suoi scrìtti minori raccolti in una serie di vo«
lumi dei quali teste si è pubblicato il prìmo^ che contiene
oltre parecchi studi danteschi^ 27 articoli archeologici^ per la
massima parte relativi alla storia antica delle Marche e del*-
V Umbria.
"^ In questi giorni si è publicata una vita dell^ illustre
storico di Assisi Antonio Cristo£smi scritta dal pro£ Leto
Alessandri custode della biblioteca comunale di san Fran-
cesco in quella città.
* La seconda dispensa ààl* Annuario del Club Alpino
Italiano di Perugia, contiene fra gli altri scritti: Monte Co*
rona di Z. Marinelli — Leggoide Umbre ( i capesciotti di
S. Romualdo — la sorgente delP Artino ) di G. Bellucci —
LAiso di X — Leggende Ispellesi ( la vecchia della Croce j
il muro di Orlando ) di F. Accorimboni — Leggende Eu"
gubine ( il volto di S. Ubaldo ) dello stesso^ ecc. ecc.
* E in corso di stampa il L volume di una memoria
storica del can. Lorenzo Giampaoli^ intitolata: S. Ubaldo
canonico regolare Lateranense^ Vescovo^ Patrono^ cittadino
di Gubbio.
* n dottor Giuseppe Bellucci pubblica un primo volu-
me di Materiali paletnologia della Provincia delt Umbria
nel quale illustra le antichità primitive rinvenute in tanta
copia in questa provincia.
SANSI ACHILLE
STORIA DEL COMUNE DI SPOLETO
DAL SECOLO XII AL XVU.
Foligno, parìglia, 1879- 1884. 2. voL in 8.0 di pag. 332 ciascuno
con dieci tavole. Rivolgersi all' autore in Spoleto.
SANSI ACHILLE
DOCUMENTI STORICI INEDITI
IN SUSSIDIO DELLO STUDIO
DELLE MEMORIE UMBRE
Foligno, Sgariglia, 1879. Voi. in 8.0 di pag. 380. — Lire 2, 50.
Rivolgersi in Foligno al Sig. F. Pasquali presso la Tig. Sgariglia.
BULLETTINO
DI
NUMISMATICA E SFRAGISTICA
PER LA STORIA D* ITALIA
COMPILALO A CURA
DI M. SANTONI E O. VITALINI
CAMERINO
Il Bullettino prosiegue la sua pubblicazione in fascicoli semplici
e doppi , di guisa che ogni volume costi di 500 pagine e 20 tavole.
Ogni volume, Lire 20. — Del voi. I. restano pochi esemplari, riservati
pei prezzo di associazione ai nuovi sottoscrittori.
CODIGH DIPLOMATICO
DELLA CITTÀ DI ORVIETO
DOCUMENTI E REGESTI DAL SECOLO XI AL XV
E LA CARTA DEL POPOLO
Codice statutario del Comune di Orvieto
con illustrazioni e note
ni LUIQl FUMI
Firenze, presso G. P. Vìesseux, coi tipi di M. Cellini e C. alla
Galileiana , i884. Grosso voluipe in 4.o di pag. LXXVI - 880. —
Lire quindici.
SAINT
FRANCOIS D' ASSISE
/. Vie de de Saint Francois
IL Saint Francois apres sa mort
Paris, libn^irìe Plon, E. Plon, Nourrit, et C.i«, inaprimeurs - edi-
teurs. Rue Garanciére, io, 1885. Grosso volume in foglio, di pagi-
ne 44o, con 2$o incisioni e ^5; tavole. — Lire quaranta.
LEOPARDI
SCRITTI EjRITl SCONOSCIUTI
SPIGOlATimS
CLEMENTE BENEDETTUCCI
In Regnati, pei. tipi di BJnaldpi Symbol}, (885. Un voU in 16,0
formato Le Mpnier, 4i oltre 500 pag. — Lire sette.
Foligno^ Stab, Tip. Pietro Sgariglia 10 Luglio 1885.
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ARCHIVIO STORICO
PER
LE MARCHE E PER L' UMBRIA
DIRETTO DA
M. FALOCI PULIGNANI,
G. MAZZATINTI, M. SANTONI.
Volume II. Fascicolo VII e \I1L
SP r: lò'^-
-■•^ *
:^L;t..ujiv,
-V
FOLIGNO
PRESSO LA DIREZIONE
iSSj.
»i
INDICE DI QUESTO FASCKOLO ,
MEMORIE E DOCUMENTI
CASTELLANI L. Tradizioni popolari della Pro-
'•^ :vinda di Macerata ' , ." . '7- " • '-•
ANiàsALDIG. I lesini alla battaglia ài tèpanto
MAZZATINTI G. Cronaca di Ser Guerriero ecc.
f Continuajiione e fine ) ^ ^
SANTONI M. Invenurio della Cattedrale di Ca-
merino ( 1528 )
FALOCI PULIGNANI M. L' Odeporico deìT Ahh2i'
te di Costanzo ., . . ^ . ,
FUMI L. Santa Lucia liberatrice di Orvieto
MARONI M. Lettere di Benedetto XIV all' Arci-
diacono I. Storani di Ancona
VERNARECCI A. Stefano Tomani Amiani .
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
GIORGI I. e BALZANI U. Il Regesto di Farfa di
Gregorio di Catinp (M. Faìoci PuUgnani)
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
SPOGLIO DEI PERIODICI pel primo semestre 1885 .
VARIETÀ E NOTIZIE
INDICE ALFABETICO ecc
INDICE DI TUTTO IL SECONDO VOLUME .
Pag. 4oi
» 437
» 463
» 501
»
»
SIC
705
715
797
» 279.
n 808.
822.
836.
845.
851.
»
AVVERTENZA
Con questo fascicolo doppio VII -Vili, si compie
il secondo volume, e il secondo anno del nostro Archi-
vio. Secondo le condizioni fatte nel nostro Programma ,
ciascun volume dovea contare 800 pagine : questo inve-
ce contiene 852 pagg. ed una tavola, onde apparisce aver
noi esuberantemente mantenute le fatte premesse.
TRADIZIONI POPOLARI
DELLA
PROVINCIA DI MACERATA
I.
Dei dialetti marchigiani in genere
Diamo anzi tutto un cenno degli odierni dialetti delle
Marche. Diciamo dialetti e non dialetto, perchè notevoli diffe*
renze ' fonetiche, varietà di forme sieno pur lievi ed accidentali,
corrono non solo fra le varie province marchegiane, ma anche
spesso fra paesi vicinissimi. Cosicché non poche cose qua si no-
minano in un modo, là in un altro. Un bimbo, che per Pausula
è un fricu e per Mogliano un fricU^ per Ancona e Jesi è un
feto; l'articolo determinativo, che per Macerata e provincia è
/», per Ancona, Jesi ed Osimo è ^/, pel Portocivitanova è lo ;
la desinenza dell'imperfetto indicativo della x* coniugazione,
in oa a Macerata e Pausula, è in ta al Portocivitanova ( s* af-
fogaa, s' afioghia - magnaa, magnla); la gutturale tenue inter-
vocalica di Macerata e Pausula passa nella media in Ancona e
Iesi ( facio, fago-dico, digo). E ci sarebbe da continuare non
poco ; ma di tali divergenze lessicali, grammaticali e fonetiche
tratteremo in un prossimo studio. In mezzo a tanta varietà,
Archivio Storico U. 96*
402 LUIGI CASTELLANI
pur si può tentare una prima e grossolana classificazione dei
dialetti delle Marche in: settentrionali e meridionali.
Tracciare i limiti precisi degli uni e degli altri, per ora»
con gli scarsi materiali che possediamo, non è possibile: basti
dire che questa ripartizione trova anche fondamento neir antica
denominazione popolare delle Marche, di pulite e sporche^ la
parte meridionale quelle, settentrionale queste. Ciò risponde
al fisttto che nelle seconde il parlare, vero e proprio vernacolo,
è più rozzo e scorretto ; mentre nelle prime, più terso e for-
bito , s' avvicina assai più alla comun lingua. Difatti nota il
D' Ovidio , Q) negli Abruzzi si dà T epiteto di sporco al
parlare scorretto del volgo. Ma, come sopra dicemmo, di
queste differenze, che partono le Marche in due regioni dia-
lettali ben distinte, tratteremo altrove. Fermiamoci dunque
senz'altro alla provincia di Macerata.
QuaPè la letteratura orale del volgo?
Dove possiam trovarla più genuina e meno alterata da
contatti estranei?
Macerata, la città di maggior conto delle Marche setten-
trionali, è diventata, nel nuovo regno italico, albergo, talvolta
assegnato, più spesso eletto, di non pochi del settentrione e
del mezzogiorno d'Italia. In&tti le province napoletane e
piemontesi riversano continuamente studenti alla sua università
ed impiegati a' suoi uffici, e, in mezzo a questo flusso e ri-
flusso di gente nuova, al vecchio elemento marchigiano si va
soprapponendo uno strato forestiero facihnente riconoscibile.
I Napoletani, per esempio, v' hanno importato V uso del verbo
tenere per avere^ che va estendendosi nelle classi operaie , e
que' del settentrione il ciao ( latino esdavus ) ed altre simili
forme, ma senza produrre alterazioni degne di nota nella gram-
matica e nel lessico.
<i) Archhio glonologico. VoU IV. ptg. 145 — Romt — Locscber 1S78.
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 4O3
Quindi lasciamo da banda i signori, gli artigiani (artisti
come là con elevazion di grado si chiamano e si fanno chia-
mare ) e occupiamoci delle campagne.
Il contadino marchigiano è tenacissimo nelle sue idee,
ne' suoi usi, nelle sue tradizioni : i costumi, gli insegnamenti
del padre son leggi al figlio. Cosi faceva mio padre è il canone
sacrosanto della sua vita, quindi è ombroso e diffidente verso
tutto ciò che è nuovo o forestiero : ciò che è antico è degno
solamente ed in ogni modo di rispetto e venerazione ('). Cosi
vediamo le belle e fiorenti campagne delle Marche non dare
que^ frutti che potrebbero, perchè non si vuol trarre profitto
degli insegnamenti della progredita scienza agrìcola.
In quelle terre ondulate, dalle colline verdi di viti e d' u-
livi, dai piani feraci popolati di gelsi e d'olmi, nella limpi-
dità azzurra de' cieli, nella mitezza de' verni, benissimo prova
e vigoreggia la vite, che dà largo prodotto; ma l'arte di fare
il vino non si conosce, e però , eccellente sul luogo , perde
bontà e vigore dopo un lungo viaggio.
Le famiglie numerosissime abitano spesso casipule, impa-
state di paglia e di loto, (atterrati) fitte in tutta la campa-
gna: onde i campi non danno loro alimento sufficiente e
traggono numerosi alla maremma romana, dove guadagnano
pochi danari e son domati e stremati dalle febbri malariche:
tornati a' loro campi, la festa, quando, cinti i fianchi di una
sciarpa romanesca a smaglianti colori, si pavoneggiano ne' loro
vestiti nuovi di lana, sono guardati con ammirazione, specie
dalle belle, ma accolti insieme con una certa diffidenza, quasi
(1) A questo proposito son giustissime le seguenti eonsidenzionii che fsceism
«Mtre:
H La regia de la creeoza del volgo es la posetion* Sns ascendlentes son sos ori-
tv culos, y mira con una especie de impiedad no creer lo que creyeron aquellos. No
cuida de esaminar que' origen tiene la notida ; bastale saber» que es algo aotigua pora
Tenerarla, à manera de los Epipdos, que adoraban el Nilo, ignorando donde o corno
nacia, y sin atro conocimiento que el que Tenia de lejos. (Biblioteca de autoret etpa»
noiet • Rivedenerra, 1863, Voi. $6, pag. 356 )•
404 LUIGI CA8TBLLAK1
come stranieri, quasi come esuli, che hamio portato altrove i
loro penati : cosi de' militari. Un contadino, tornato dalla mi-
lizia, è tenuto in conto di un quasi sapiente: un uomo che
|ia viaggiato, vedute città e genti e usi diversi, che vi pare ?!...
ma de' modi, delle espressioni, de' canti che riporta, e de' quali
e' si fa come una pompa, non vogliono in alcun modo sapere.
€ QuiUu ha fatta lu sordatu glie sta ve\ a nu^ no ». Gli arti-
giani cantano canzoni imparate nella maremma, negli Abruzzi;
U contadino continua a cantare i suoi frusti rispetti, lunghi,
monotoni, che, per la materia che trattano, per gli accenni
a costumanze cadute, sono al certo antichi. Ora, abbrutito dal
lungo lavoro e dagli stenti, per una certa decadenza erediurìa
di secoli, di cui qui non è il luogo di ricercare le cause, in
lui ogni spirito poetico s' è spento, e si contenta delle vecchie
canzoni fisse, tradizionali di padre in figlio, e negli incante-
voli pleniluni estivi , ritornando al lavoro non compiuto nel
giorno, affida all' aria immota i ritornelli dalle monotone ca-
denze, che insistono su due note prolungatissime, a perdita di
fiato, e muoiono nella quiete notturna come lamenti, com'è-
chi di un mondo passato.
Considerata l'incapacità presente a larghi prodotti del
pensiero ( poiché per vero nel contadino maceratese oggi né
fantasia, né sentimento, fattori principali della poesia, abbon-
dano ) si sente tuttodì da alcuni negare , non pure ai volghi
marchegiani, come a quelli dell' Italia centrale , ogni attitudine
all' epica, al racconto, ma ancora alle liriche manifestazioni. Il
che é addirittura un' enormità, poiché questa poesia la e' é
stata e la c'è, e ben ha detto il Fauriel che esiste dunque^
sebbene non arrivi dovunque al grado di sviluppo che suppone
r epopea Q).
E il signor Giulio Salvadori ha pubblicato alcuni canti nar-
rativi toscani che smentiscono affermazioni cosi recise (*)• Il
(1) Hitioire de la poi$U pravenfoU (Ptrit - I Libittt - 1846 ) ptg. 48. Purlando
dalle condizioni poetiche d' Italia prima del Xill aecolo U m* y avait em
ÌUUie d' autre poéiie que etUe qa' il y a partoort ei gui me $' écrit pas, ceik de la
nsimre et do pcaple eee»
(a) Giornale di Filologia Romania, V«l. IL (Sooiat 1S79» paf* >94)«
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 4O5
Gianandrea Io ha fatto per le Marche Q); ma qui vuoisi notare
che alcuni canti eh' e' dà per marchigiani nella sua raccolta
di poesie popolari , vogliono essere accolti con certe riserve
e non senza il beneficio dell' inventario, poiché per vero for«
se nuli' altro hanno di marchigiano che l'esser cantate da
un abitante di quelle regioni*
Spesso si sente ancora ripetere : i Marchigiani non hanno
storia, la loro storia è un silenzio continuo. Miti , tranquilli
come le onde de' loro piccoli fiumi , il Chiento , il Potenza ,
il Musone, quale grande ingegno possono vantare ? Tutto ciò
è Eliso, ma vale se non altro a mostrare una delle buone doti
del carattere marchigiano, quella di non cercare di mettersi
in vista, di salir su trampoli a trar gente d' attorno, onde
son tenuti per o poco buoni o da nulla.
E, invero, per dire solo d' alcuni e alla rinfusa, da Cecco
d'Ascoli e dal Filelfo a Sisto V, al Caro, al Boccalini, al Ricci,
al Crescimbeni, al Lazzarini ( 1668, 1754) al Compagnoni, al
Lanzi, al Camerini, al Leopardi, e chi più ne ha ne metta,
d' uomini illustri non v* è stata in nessun tempo penuria (*)•
IL
Fiabe^ leggende e credente popolari.
A due fonti attingono le fiabe, leggende e credenze po-
polari: il paganesimo ed il cristianesimo.
Queste due fonti generano due larghe correnti, che, tal-
volta corrono parallele e distinte, talaltra mescolano siffatta-
mente le loro acque, generando un fiume reale e maestoso,
che non t^ è dato scernere l' una dall' altra. Difatti^ ciò che il
fi) A. GuiTAiiDidu. Canti popolari marchigiani raccolti ed annotati. Torino Loeacher
1885.
(1) Del resto una sfiiTorevole tradizione pesa fin da antico an' Marchigiani. Il Boo-
cacdo n dire a FUostrato : ( Z^omieroM- Giornata Vili, novella 5) ,, nella nostra citti
vengono spesso molti rettori marchigiani, li quali generalmente sono uomini di novero
cuore e di vita tanto streme e unto misera, che altro non pare ogni lor fatto, che una
pidocchieria : e per questa loro innata miseria et avarizia, menan seco ecc. Co^ Ssl-
vator Rosa : (Sat. I. ).
M Mo Itiplicato è il marchigian lignaggio „ per dire il lignaggio degli asini.
jfi Sacchetti al contrario ne la ben diversa stima.
H E' mi conviene pnr tornare nella Marca, perocché di piacevoli uomini semprt
è itata piena „ ( Novella CXVI ).
406 LUIGI CASTELLANI
cristianesimo non potè far dimenticare assimilò ; ciò che non
potè assimilare accettò: certi enti del paganesimo perdura-
rono vivi nella fantasia popolare e non poterono cancellarsi;
altri mutarono forme ed aspetti si che non parver più quelli;
altri infine di nuovi sorsero.
« Quel sentimento di spavento, che si estendeva a tutto
« il culto pagano, e da cui nacquero tanti riti sinistri^ e tutto
ff queir apparecchio, in presenza del quale il poeta Lucrezio
a potè dire che il solo terrore aveva creato gli Dei » (')
vivo tuttora nelle campagne marchigiane, malgrado gli influssi
del cristianesimo, che non è valso né a sradicarlo^ né a mi-
tigarlo, trasforma i vecchi enti e le antiche credenze pagane,
ma è sempre potente e il contadino non ha mai scosso que-
sta cappa plumbea e funesta del terrore, che pesa su lui, e
spenge in lui coraggio, fede vera, che sfida ogni perìcolo.
Non invocherà più la dea Pale perchè renda miti i fonti
ed i loro numi, perchè gli tolga dinanzi la vista di Diana che
prende il bagno, delle Driadi o de' Fauni, o perchè gli impe-
tri il perdono se fé' fuggire, ignaro, le Ninfe od i Satin; (*)
ma con orrendi sortilegi tenterà allontanare la strega, vecchia
e maligna, che passa, stridendo, su' campi e l' immensa tribù
de' folletti ( farfarelli ) ed il diavolo stesso : deità non meno
capricciose, non meno violente, placate non per virtù di pre-
ghiera, ma per mezzo di tetri scongiuri, di strane magie. E
se « gli stessi dei infernali e le anime degli antenati, pallide
e smunte intomo alle sepolture, o erranti per le campagne,
non sono più sitibonde di sangue » (') e se Mania, madre
(i) OiANAM. // paganetimo ed il crittiauesimo nei V. ieeoh. Voi. I. pag. 96.
Trtd. It. di A. Carraresi — Firenze, Le Monier 1857.
Negli ultimi tempi del Paganesimo si giunge ad onorare il Favor, il B»lhr e la
Febrit. ( Vedi: Sanf AgOMtino-De Ovitale Dei, ^Llpsiae. Tenta. 1878; Ubro IV.
pag. 174 )• E al libro IH. pag. 137 « ... Romae etiam Febri sicnt Saluti templumco-
stitntnm ».
(3) Ovidio. Fasti. Biblioteca degli scrittori latini. Venezia, Antonelli 1850. Libro
IV, pagg. 1033. Tu, Dea, prò oobis fontcs, fontsnaqne placa Numina; tu sparsos per
nemus omoe Dcos ecc.
(3) OzANAM, Opera citata, pag. 96.
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 4O7
de' Lari, non chiede più sacrificio di fanciulli ('), tuttavia ,
sotto altra forma e figura, non cessano di atterrire il conta*
dino. Il quale anzi in suo nome cheta ancora i fanciulli stiz-
zosi e piangenti : te se tnagna ( chi ? ).
Noi teniamo che da Mania si sia fatto magna, il che è
foneticamente regolare, e poi si sia confuso col verbo magnare
( m<ingiare ), che altrimenti questo magnai cosi, nudo d' una
personalità qualsiasi, non avrebbe senso.
Anche le donne romane si servivano di tale divinità co-
me spauracchio a' bambini ; ad essa, come ora alle streghe ,
fiicevan sacrifici ne' crocicchi delle vie ( compitalia ).
La superstizione tiene il luogo della religione, che è in
gran parte uno strano politeismo. Il contadino non sa com-
prendere un dio impersonale, infinito, senza speciali attributi,
che vegli su tutto. Perciò grandissimo è il suo culto verso
sant'Antonio, che protegge i porci, verso san Vincenzo, che
manda la pioggia, verso sant'Emidio che scongiura i terre-
moti ecc. ecc. (').
Il contadino maceratese non direbbe mai col siciliano :
Mi voglia beni Din — Cà de li santi mi nni joeu e rju ; per
esso i santi son tutto. Dio una personalità astratta^ e nel più
dei casi^ vuota di senso e di valore.
Residuo anche questo di paganesimo, poiché, rappresen-
tando ogni divinità una forza della natura, solamente in essa
divinità risiedeva il potere di placarla e renderla propizia*
Il contadino venera più e più Madonne, in alcune delle
quali non è difficile di scoprire le sembianze trasfigurate di
Venere, il cui culto durò tenace nelle campagne fin oltre
(t) Sotto Ttrqnlnio Prisco ti stcrìfictTtoo fondalli t Mtnit » madre de' Ltrì.
(Ozanam). od. cit. pag. 97.
(2) n II colto de*^ santi , che sono come tanti mediatori fra il cielo e la terra. »
ff agerolò anch' esso potentemente il trapasso dal politeismo al cristianesimo. Per esn „
„ il cielo si ripopolava io certo modo di semidei, 1 qaali . non soltanto potevano gio- ,»
„ vare grandemente aali oomioi come intercessori appo la Divinità suprema, ma an- >»
tt Cora come potenti elargitori di grazie per proprio conto Essi preQdevano il posto ,p
„ delle singole diviniti proscritte , ne ricevevano ftli attributi , ne adempievan gli ,»
tf offici , e fruivano del colto ona volta ad esse tribotato. Come gli antichi dei si „
„ erano distribuiti gli officii molteplici del governo delle cose, cosi se li distribuirò- „
fp no i santi» ed ogni santo ebbe on particolare compito ed esercitò on particolar ,,
M patrocinio .,• (Graf. Roma nella memoria e neir immaginazione del medio evo (To-
nno 1883 ) Voi. II, pag. 371 - 372 ).
408 LUIGI CASnLLANI
il secolo V. (') o di qualche altra deità femminile del paga»
nesimo. Usurpò, per esempio, le attribuzioni di Diana, pro-
teggendo i parti ( Madonna del Parto ) (*)«
L' idea che i contadini hanno dell' anima è di cosa pu*
ramente materiale: esse, diremo col Rialle (') ont des be-
soins, elles ont faim, elles ont froid, elles se £atiguent sur la
longue rome hérissée d' obstacles, qui mene a la région des
ésprits.
Le anime male si chiamano h cattio. Appaiono sotto
forma di cani^ che poco a poco, ingrossano sino a divenire
mostri spaventevoli; talvolta assumono anche l'immagine mite
dell' agnello ; ma, preso sulle spalle, aumenta grado a grado
di peso sino a non poterlo più portare ; talvolta son vitelli o
buoi neri, dall' occhio sbarrato, tetro e feroce, che trascinano
catene enormi, risuonanti cupamente nella notte.
Le streghe, cavalcioni ad un manico di scopa, ogni ve-
nerdì, menano orribile tregenda ne' crocicchi, e fendono 1' a*
ria rapidissime, miagolando come gatte in amore, ed entrano
nelle stalle, e ne menan fuori le cavalle, e via di corsa sfre-
nata per la campagna, bianca del lume lunare. Alla mattina le
malcapitate bestie sono stanche ( sfido io ! ) colla criniera
scomposta, tutta a treccioline finissime, difficili a distrigare
più che nodi gordiani. Si truccano in mille modi, e son ca-
paci di prendere aspetti varissimi e forme.
Talvolta si cacciano nel corpo di una gatta affine di pò*
tersi introdurre nelle case chiuse per la gattaiola, e prendono
i bambini e li portano in giro, sciupandoli in ogni modo.
Questi infelici insecchiscono e muoiono di languore. In due
o tre notti dell' anno, tengono riunione plenaria sul monte
d' Ancona, e vi colgono certe erbacce avvelenate, che fan mo-
(i) OftAT. Roma nelle mewwrie e neW immaginazione dei medio • epo (Torino -
Loetcher - 188« ) Voi. 11. pag. 400 e segg. ,, M« il riscontro più curioso allt leg- „
ff geodi nostra lo porge un'altra leggenda del medio -evo, nella quale, rimantado ,f
„ molte delle altre particolarità , alla dea Venere si sostituiace la Vergiof Maria. „ ecc.
(s) Tu Lucina dolentibus-Inno dieta pnerperia - Catullo f Lipsae 1880J UXIi
pag. 17.
(3) La Mitkologie comparse ( Paris -C. Reinwald et C, 1878; Tome I. pag. ii6«
TRADIZIONI P(HK>LAltI DI MACERATA 40^
rire di tisi o di malattie strane molti poveri giovani, e intrec*
ciano e combinano gì' innamoramenti e le fatture.
Una di queste notti è quella di san Giovanni, su cui
han £s&voleggiato tutti i volghi romanzi.
In Portogallo, per esempio, si crede che : a /' acqua de
sete fimtes, colhida na tnanha de 5. lollo^ tetn cerias vertudes (').
Nelle Marche invece si mette dell' acqua in secchielli,
con varie erbe odorose, fuori al sereno, sul davanzale della fi-
nestra, perchè il santo la benedica : quest' acqua tiene lontane
le stregonerie.
Esistono anche varie formole di scongiuro per allonta*
nare le streghe e le aneme. Per esempio:
lisù, lise e Maria - fora de casa mia ;
Spiritu immunnu-ju lu sprofunnu.
Questi ed altri simili enti fantastici, conservati dall' iner-
zia della tradizione, perdurano nella coscienza di tutti i voi*
ghi e non son meno creduti anche qui in Roma (*) ed al-
trove, e molti hanno una paternità assai lontana nella fantasia
degli antichi volghi italici. Solo le figure della vecchia mito-
logia, entrando nella nuova, hanno subito, come dicevamo,
qual più, qual meno, varie modificazioni.
A torto crede il Celesia (') che il nome di strega, e
quindi anche quest' ente favoloso, colle superstizioni che lo cir-
condano, sia un' importazione de' popoli tedeschi. La parola
strix non è una tarda formazione del basso latino, ma la si
trova in Petronio (^) là dove racconta d'una madre, cui,
mentre piangeva la morte d' uno suo figliuolo » striges eoe-
perunt » il cadavere non guardato, in cui luogo si trovò un
mucchio di lordure; la si trova in Apuleio. Filologicamente
(i) Lem Dt Vasconcsllob - Tradic6e9 papuìaret de FortugaU - Borio - IJ-
iftaria portuente de Clavel et C. /^^s-pa^. 161. Vedi anche ptg. 73 ptrg. 163. E
qui e là altre credenze intorno al santo ed alle sue virtù.
(a) Vedi Bertolotti - Ripista Europea. Voi. XXXIII. pag, 581 e legir.
(3) Storia della letteratura in Italia ne' secoli barbari, ( Genova i88s ;. Pag. i68.
(4) SATiiacoN Capitolo XV. pag i6oa - Biblioteca degli scrittori latini. Veneiia*
Antonelli-1850.
410 LUIGI CASTELLAMI
poi, strigem dà benissimo strega, la quale vive nella fantasia
di tutte le nazioni latine, (Porteghese, estria — Francese,
éstrie — Valaco, strigue ecc.) ed è quella stessa che ci di-
pinge Petronio, colle medesime attribuzioni e superstizioni,
senza che nulla v' abbiano aggiunto o mutato i Tedeschi.
Un'altra cosa, dirò cosi, si studia il contadino di tenere
lontana : il malocchio. Il guardare con occhio d' invidia chec-
chessia può portargli infortunio. Il buon villano, per accertarvi
che è esente da ogni mala intenzione, nel lodarvi qualcosa,
aggiunge sempre: gnt noccia. Oggi ignora il valore letterale
di questa frase, poiché il verbo nuocere non è più vivo; ma
questo sa e gli basta, che essa salva dal malocchio. Se vi fa
vedere, puta caso, una vitella, perchè il malocchio sia intera-
mente scongiurato, vi costringe a toccarla. Anche i Napole-
tani ed i Siciliani hanno i jettaturi e nella provincia di Bova
e' è r espressione : ton aporummiai, gli han fatto il maloc-
chio C).
Il contadino marchigiano non meno del Veneto e del
Mantovano ( pesarolo o pesante ), del Sardo ( ammuntadure ),
del Siciliano (mazzamareddu), dell' Umbro (eneo) (') ecc, crede
air incubo, cui nomina fantasema. Il quale conobbero anche i
Latini, ed il nome da in -cubare chiaro ne rivela l'ufficio:
forse più tardi si trasformò in uno spirito che custodiva i
tesori nascosti sotto terra, e per indurlo a dire dove si trovas-
sero, bisognava togliergli un pileo, che aveva in capo (').
Nelle Marche V incubo incombe sul dormiente, e lo af-
fanna per modo che può appena trarre il respiro, e volendo
scuotere tale insopportabile fardello, sente le membra irrigi-
dite e la voce gli esce flebile come un soffio, quasi soffocata
nella strozza. Secondo testimonianze (^) più tarde V incubo dei
(I) MoKOit Areh, ghU. Voi. IV. pag. 7.
(s) Flvchia. „ „ „ Il ptg. IO.
(3) PiTRomo - SatirieoH, Bibliotect degli tcrìttori latini - Venesit - AotonelU
1850 Gap. XI pag. 1550 M Sed. nt dicnnt, ego nihil scio, scd audiri qnomodo ìdcu-m
n boni pileum rapniaset, et theaaarani invenit. „
(4!) Non è estraneo nemmeno ai Portoghesi : Fetadéh, è «n bkko qìie vem iapar
a bóca a qtum ettà dormindo O Diabo que vem con una canpuea e am una mào
muito petada. ( Leiie de Vaseoneelios, Op, ciL pag, ago ).
TRADlZlOKI POPOLARI DI MACERATA 4tt
nuovi volghi romanzi non sarebbe l' incubo- onis di Petronio
e di altri Latini, ma i Silvani (') ed i Pani.
Difatti sant' Agostino :
« • • • Silvanos, Panes et Faunos, quos vulgi incubos
« vocant » ( De Civitate Dei ).
E Gervasio di Tilburi :
« Multi testantur se vidisse Silvanos et Panes, quos in*
« cubos nominant a .
E il Ducange, alla parola Fauni: (*) « Vulgo incuboni
vel incubones, a Romanis vero Fauni ficarii dicuntur ».
A noi pare che tutti questi dei silvestri, più o meno si-
mili fra loro, di forma e d* aspetto tanto da essere scambiati
e confusi, offrano piuttosto, almeno sotto V aspetto materiale,
che più colpisce V animo del contadino, simigiianze e punti
di contatto non pochi col diavolo.
E si potrebbe pensare se i Satiri e Fauni ( questi simili
a quelli, meno che si rappresentavano senza peli dal mezzo in
su ) colle loro coma, co' piedi caprini e colla coda, non siano
stati per avventura i precursori e prefiguratori , per cosi di-
re , del diavolo alle plebi italiane , e che quindi quest' ente
mostruoso quale se lo figurano i contadini, non sia che
una trasformazione del vecchio Satiro, maligno e malefico.
La pittura che ne fa il Piron, la quale è conforme al
modo di rappresentarselo de^ volghi , s' adatterebbe benis-
simo anche al Satiro ed al Fauno :
• Il a la peau d'un rót qui brulé, »
« Le front cornu, »
« Le nez fait comme une virgule, »
« Le pied crochu »
« et pour comble de redicule »
La queue I
(i) M É il SilTtno de* Romani come dÌTinità di carattere botchereccio pastorale „
„ ed agreste fcfir. Preller-R6m. myth.p 366 e segg. ; che più urdi il popolo con- „
„ Terti in ana specie di /alleno, ecc. „ ( Arch. glott. voi. II. pag. 10 nou s. )
(a) Gloitarium ad 9criptort$ mediae et injlmat latinatatU. ( ParUiU - XM-
dot 1840).
4tì tUtGI CASTELLAMI
Nelle Marche custodisce ^nche i tesori. Non v'ha chiesa
abbandonata, non v' ha grotta recondita, dove il volgo non
creda sieno stati deposti immensi , favolosi tesori , ma per
giungere a po^ederli, bisogna tórli al diavolo , che vigila
su di loro, poiché lo spirito del male, dopo cent'anni,
s' impadronisce di qualunque tesoso giaccia sepolto nel grem*
bo della madre terra. (') Qua e là ne' rialzi di terreno, nei
colli, son sepolte enormi rote d' oro de' carri d' antichi e po-
tenti imperatori, ma quello dallìe corna li tiene in custodia.
Esistono foschi scongiuri , esorcismi orrendi per renderlo
impotente, ma oggi chi li conosce più, se non forse qualche
vecchia versiera, qualche bruna ed annosa maliarda, che non
rivela i suoi segreti ?
Del resto il diavolo è spesso anche un buon diavolo : co*
struisce ponti a beneficio dell'umanità e si lascia ingannare come
un mercante poco abile ed avveduto. Ricorda la leggenda di
S. Niccola da Tolentino colla famosa forma dì cacio. Il ponte
esiste anche oggi, e questa è la migliore prova del fatto.
E pare che anche altrove non sia meno buon diavolo ,
specie se 1' ha da fare coi villani. In Sicilia dicono : Cu
hi viddanu mancu In diavulucci potti (*)• Ed anche nel Por-
togallo gli è saltata in mente la bizzarria di mettersi a br
re il costruttore di ponti. « È creenza popular que o Dia-
bo construiu muitas pontes. ( Ponte di Val-Telhas e Abreiro»
AUiviada ecc. ecc. (') È co^i messer lo diavolo è l' eroe di non
poche fiabe più o meno morali, più o meno tetre od allegre,
(t) Tnoot di qacsta crcdenzt pottono tont tnehe trotini la altri ftttl del-
V antichità.
Il Plutone dei Greci , dio infernale e però sotterraneo » si ricollega a plutos
(rlccbesza/, e Dite de' Latini è contrazione di dives (ricco). Onde anche pe*
popoli classici le deità infernali , sotterranee .erano nel medesimo tempo deità della
ricchezia.
(a) PiTat — Biblioteca delle tradizioni popolari siciUane. ( Palermo 1880 ) VoU
Vm. pag. 348.
(3) Ldte de Vatoonodlia • Tradicoea popularea de PortngaL Porto-CkTcl e C.
i88a. pag. 80. paragr. 177.
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 413
vincitore d vinto, sempre cavaliere e gendiuomo perfetto, os-
servatore scrupoloso de' patti. Dalle maggiori deità della vec-
chia mitologia è restato assai poco: Bacco e Diana, frequen-
tissimi nelle esclamazioni ; come, dove più dove meno , in
tutta Italia. Tuttavia qua e li non mancano accenni ad anti-
^e divinità, espressioni generiche di cui il villano ignora oggi
sino il .valore, che solo si discopre allo sguardo dello studioso.
Per esempio, la seguente :
Pioif negne e martinpi
A casa à* atri non ce se sta vi.
Quel martinpè è evidentemente : Mars imperata Marte im-
pera. Oggi i Marchigiani né Marte^ né il verbo imperare han
vivi nel loro dialetto, né sanno che si dicano con queir ada*
gio consacrato dall' usò. È desso V antico Marte italico, che
feconda i campi ( limen sali^ secondo una recente ed ingegno-
sissima interpretazione del carme Arvale ) (') e che invoca al-
ternativamente i Semuni, come sta nello stesso carme. Nelle
campagne sono in uso i numeri romani : invece di dire io ho
settant' anni si dice per esempio, io ho sette croci. Anche V il-
letterato li conosce, forse come quelli che offrono un modo
di rappresentazione numerica assai semplice, e, direi, primor-
diale: un segno per unità; il cinque V è la metà del dieci
anche graficamente, poiché il dieci X non é che due V con-
giunti per r apice : più oltre di queste prime cifre non van*
no (')• Forse la bilancia con cifre romane, tuttavia in uso, o
é valsa a conservarle, ammesso che anticamente conoscessero
una numerazione tanto semplice, o vale a farli imparare oggi
ai villani.
Sarebbe ridicolo nella meschina letteratura orale di que-
sti volghi marchegiani il volere andar rintracciando, fuori del-
le due grandi correnti, pagana cristiana, altri influssi, come
nelle invasioni barbariche, nel feudalismo ecc.
(t) Dìtgmittaiiicnte non Kst di pabbllca ragione. Qui non pOMiamo eht tteen-
narla,solo per qmoto riguarda la nostra citazione. Sali f in lenao attj Tarrebba
mouia, ftoonda — timen dal green leimón, leimén, il campo.
(a) Simili e^retaioni ricorrono anche nel Siciliano , ae dobbiamo credere che il
Meli abbia deannu dal popolo la maniera: che all' x ed ai suo meuo *' avvicina, per
dira ai 15 anni.
414 LU'G^ CASTELLANI
È esclamazione comune e ripetutissima fra' contadini:
Dio delP Edda. É una reminiscenza del tempo in che si tro-
varono a contatto co' popoli tedeschi ?
Resta anche tenace nella fantasia dei volghi marche-
giani la figura leggendaria di Carlo Magno, il re Carlone del
Pulci, che non fa mai nulla e si lascia condurre pel naso da
tutti. Ne vorrebbe fa quante lu re Carlu, per dire : vorrei fame
d' ogni colore.
Di superstizioni speciali a questo o quel fatto ed even-
to naturale, se ne potrebbero raccòrre a iosa ; ma troveranno
luogo fra proverbi, di cui hanno gli intenti e la forma ( di
incitare a fare una cosa oppur no, di stare sull' avviso ri-
guardo ad un' altra ecc. ).
A questo mondo, determinato più o meno da due diver-
si influssi e delineato qui alla rinfusa, attingono le fiabe mar-
chegiane. Si muovono, fosche e fantastiche, a forti tinte, ra-
pide di pensieri e di fantasmi, convulse e slegate, senza nessi
logici come narrazioni di un allucinato, monotone ed eguali
quasi stese tutte sur una stessa falsariga. Cominciano e fini-
scono allo stesso modo, colla stessa frase sacramentale.
Lo spirito si dilegua sempre, sprofondando e striden-
do, con un guizzo vivo di fuoco (dette un lampu de focu
e spari) chiusa obbligata e convenzionale anche quando il
contadino vi racconta l' apparizione come veduta co' suoi
propri occhi.
In questo genere di fiabe si esercita oggi unicamente lo
spirito intorpidito e sbigottito del contadino marchegiano.
Ma ve n' ha d' altro genere, puramente morali, antiche
le più; veri e propri apologhi, ne conservano il carattere
primitivo.
Chi volesse poi investigare più addentro questa lettera-
tura orale de' volghi marchegiani, potrebbe avere una prova
di più del fatto abbastanza dimostrato dell' unità delle lette-
rature orali de' volghi dell' Europa latina. La simiglianza di
alcune credenze marchegiane con altre portoghesi accennam-
mo qua e là fuggevolmente ; il paragone potrebbe essere esteso
alla Francia, alla Spagna, alla Rumenia. Per citare un esempio
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 415
qualunque fra mille, nella bella raccolta delle « Légendes
chrètiennes de la Basse Bretagne del Luzel, si trova nel vo-
lume primo, seconda della raccolta, una leggenda dal titolo :
Le Bon Dieu^ Saint Pierre et Saint léan, che qui poco im-
porta riepilogare : ma giova invece notare V ammaestramento
che essa racchiude, cioè di non fidare sulle sorti di un evento,
per certo eh' e' sia o che tu possa tenerlo, poiché — Dio no-
lente — sfuma come nebbia al sole, e dire perciò ogni volta,
quasi a rendersi propizia la divinità, se Dio vuole (') Lo stesso
Luzel nota: Les paysans ont san cesse cette frase a la bouche^
quand ils espriment un disir ou un Ispoir.
Tal quale come nelle Marche, dove il contadino non
dimentica mai in simili casi questa frase augurale. Se anche
qui viva una leggenda, un racconto, che mostri la necessità di
questa propiziazione e il danno che conseguita dal non farla, io
non so: ma ci dee essere stata perchè questo fatto lo si ri-
trovi cosi costantemente diffuso fra' contadini, i quali si tra-
smettono sempre verità morali, ammaestramenti, risultati di
esperienze per mezzo di fiabe, novelle, proverbi ecc.
Le pagine del romanzo lèanne, dove la Sand, fedele rac-
coglitrice — si legga la prefazione — narra le superstizioni
borbonnesi sulle fate, sulle lavandaie notturne, sembrano fiabe
marchigiane.
Cosi il Sortilegio del Giusti ad un buon Marchegiano
sembrerebbe la copia fedele d'una delle sue tante fiabe.
m.
Proverbi
I proverbi hanno molta parte nella vita de' contadini ma-
ceratesi, i quali amano, specie se vecchi^ di dare consigli in
forma grave e sentenziosa. Ad ogni poco ne' loro discorsi,
ne' loro ragionari, ricorre la frase: come dice lu proverbiu o cch
(1) Si e' ett la vohnie de Dieu -^ serait bona ajoater — fé peoM dit notre Sa-
iiTcr. — LvziL. Lègtndea chrctiéniiet de la BasM Bretagoe. ( Paris - MaisocaeiiTe et
C| 1881 ; pag. 7.
4li LUtèl CASTBLLAHI
ffu diu quilltt ( quillu per disegnare quel qualunque siasi au-
tore dell' adagio, che poi non esiste — è equivalente al si
diu, uno dice, on dit. ) Ma questa ricchezza è più apparente
che reale: il vecchio contadino, lu vergaru, personaggio sem-
pre grave ed autorevole, spesso inventa motti arguti, consigli
in forma di sentenza, ma, come a questo lavoro partecipano
qual più qual meno tutti i vecchi , cosi di rado — se ne togli
il caso di qualche piccante novità — vengono raccolti e
diffusi.
La più parte de proverbi, di patrimonio comune, non of-
frono nulla né di caratteristico, né di veramente marchegiano:
appartengono al gran repertorio comune romanzo; tutt' al più
— se mancassero altri elementi — darebbero non piccolo
sussidio agli studi fonetici, ma, per novità di pensiero od acu-
tezza d' osservazione, importanza letteraria non hanno.
La Sicilia — forse la più ricca in questo genere di pro-
duzione, o per lo meno quella in cui relativamente alla sua
estensione, ne sono stati raccolti in copia maggiore, come mo«
strano i non pochi volumetti pubblicati dal Pitré, ne ha una
quantità comuni colle Marche.
Cosi la Francia.
Le Roux de Lincy nel suo « Livre des Proverhts FranfO^
iSf (') in due volumi^ ha diviso i proverbi in quattordici classi,
le quali rispondono assai bene ad un'esatta e rigorosa divi-
sione per materia; per noi, che ci occupiamo di una picco*
lissima regione d' Italia, molte di quelle ripartizioni tornerebbero
inutili, e però li raccoglieremo sotto tre classi.
I* Proverbi morali^ comprendendo in questa categoria an-
che quelli d' ordine religioso, e quelli in genere che, in un
modo o neir altro, racchiudono un certo incitamento al bene.
2* Proverbi intomo alla natura fisica, al tempo, all' anno,
alle stagioni.
3* Insegnamenti, osservazioni in generale e superstizioni.
(i) Le IWre dct Prorerbet Frtnfaii (9vì%* A. DeUhajrt. 1859 j Voi. L pig. i<
nota I.
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 417
E| poiché i proverbi sono di loro natura brevi, possiamo
dame sin da adesso qualche saggio aUa rinfusa.
i) A stu munnu chi piagne e chi rìde»
2) La anga ha ponta d'orm
3) Cosa fatta per forza non va na scorza.
4) Va più pa e cipolla a casa sua che ricchezza a casa d'atri (i).
5) Do' so più galli a canta non se ùl mai jomu (2).
6) L* occhiu de la padrò*ngrassa lu campu.
7) Non e* è sawatu sinza sole, non c'è donna sinza amore.
8) Campa caallu che la ierva cresce.
9) Preti e pugli ammazzili do trulli.
io) Hoe e dà lu sole -se marita le cucciole - pioe e negne-se marita
le fantelle (3).
11) Capigli rusd e capigli canè-livera nos Domine.
12) L'amore e la tossa non se nasconne (4).
13) Sinza fatica non.se ùl cosi (5).
i4) Occhi non ede, core non dole.
iS) Chi se loda, se sbroda.
16) Chi se contenta, gode.
17) Megliu passeru' n gawia, che turdu* n frasca.
18) Li frichi e li pugli sporca casa.
19) Le pere moscatelle non so fatte per li porci.
20) Chi agnellu se fa, lu lupu se lu magna.
21) A caallu datu non glie se varda immocca (6).
22) Acqua ferma gran iermini e chi la pesca è na gran pena.
23) Come dice quillu che da l' incenso a li morti: a parte de sotto
che glie fa?
(I) Val meglio esier gaudente.
Non avendo omo niente.
Che aver lo leool tatto
Dimorando in corrutto.
Guitton d' Arezzo D'Ancona e Comptretti — Le antiche rime
volgari (Bologna i88r). Voi. II. pag. 152 verso 36-30.
(a) Il Boveae invece : 'S to spidi pa tragadai i padda deo ganni mai imeni.
Nella casa ove canta la gallina non al fa mai giorno.
(3) A Homa; Piove e esce il sole qaalche vecchia ia V amore.
(4) All'opposto il Veneto:
Ù amor el se soonde anca de drio a un pomolo de ago.
Ma trova una riconferma nel Pulci :- ( Morgante Maggiore Canto IV. Ottava M),
,f E disse : vero è pur clie I' uom non possa — Celar per certo l'amore e la tossa.
(5) Rien de bon ne se fait dans ce monde sans trave il et sana peine — (LuzeI —
op. cit. La vieille qui voulait faire comme le Bon Dieu — Voi. I. pag. 19. ).
(6) A ch2val donne ne luy regarde en la bouche — Le Rouz de Lincy — oper.
dt. — Tome 1. pag. 160 e ancora (pag 64) A cheval donne ne dolt-on dens re-
garder.
Archivio Storico il* 37.
4X8 LUIGI CASTBLLAKl
24) San Vartolotnmè - la mimola va e la palomma ve.
25) La madonna de la Cannerola - de T inverno scimo fora.
26) Oli velia o comparì, - muta pena gran suffiri (i)»
27) Lo male vocca a livre, esce a once e con gran pena (2).
28) Nebbia vassa - come troa lassa.
29) Qpanno edete le nespole piagnete -eh' ade l'utuma fratta de
r esute.
30) La donna ade come la castagna: velia fora, bratta drenta
31) Qpattordici ne & la capinera, sette ne lassa e sette se ne mena.
32) Ragghia d'asena non riga in celo.
33) De^e la sarda - senta an tarda - desse la ceca - )a la eca - desse
la zoppa : caminamo - scimo tre che la rigama ( tentare di fare qaello che
materialmente ano non paò ).
34) Se Dio no ole - franna moe non se pole (3).
35) Li ecchi ade come li frichi - daglie qaello che ole.
36) Chi spata n £icda a li cristii, fa la morte de li ca.
37) No spatà per aria che t' ercasca sopra.
38) A li poritti - gli entra 1* acqua pe li tittL (4)
39) San Martì - se proa lo vi. ($)
4o). L' emmaria chi - sta a casa d* atri se n* aca via • non dico a te^
cara commare - succe pare qaanto te pare.
4z) Se te sogni li denti • morte de parenti.
42) Pa d' an joma, vi d' an anna.
43) San Lorenzo da a gran callara poca trica ( tero» tiris - terere
tempos ) poco dura.
44) Se se vutu lo vi, allegrìa, se se batta l' oglio, disgrazia t' ha
da ini.
45) Mormora la foca • de chidù se dice male. (Q
(1) Roma : Chi bèllo vnd oompaH - qiitldw pena Uiogiia loi&l
(s) Che aenn tlcun tormento
Non toma a gnarìgion gran malattia*
< Guitto» d' Aanso) D' Ancona e Comparetti. Op. dt. pag. t6%, verri 96-97.
(3) Senza Dio non li mnoTe in ramo foglia ( Lorenzo de* Medici — La rappreien-
taiione di San Gioranni e Paolo). Firenze 1859.
(4) Nd BoTCse : 'S tu ftokhu yréhij '1 ton alóni ( Al poveri piove nel granaio }
(Arch. glett. Voi. IV. pag. 95).
(5) Veroli — San Martino — sbuida e rappUa. Oppilo, latino. Sarebbe ntiliieimo
che qnalcnno, ben preparato per queste ricerche, studiaiee di proposito i dialetti della
Qoceria, ne* qnali e' è oomenrato un numero granditilmo di fraii e vocaboli latlnL
Ne darò qualche esempio. Il verbo pttert vive ancora
Jssn perchè no lopete? Cur ipso non petit?
pi un mendicsnte che bussava alla porta :
È uno che sta a piti
Quidam petit ( petere^ chiedere per avere )•
(6) Quando o lume cometa a h$/ar , è porque estao a Mormunir de noe eoe*
( Leite de Vasconcellos - Op. dt. parg. 64 pag. 35 e seg. j.
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 419
46) Chi ama, ha timenza (i).
47) Chi ha core se lu caca.
Canti Popolari
Qui ci si presentano le quistioni, cui abbiatno accennato
nel Cap. i.
a) Questi villani della provincia di Macerata hanno una
vera e propria letteratura poetica orale ?
b) Esiste, oltre a canti lirici, qualche canto eroico, qual-
che frammento d' una qualunque epopea popolare primitiva ,
o, per lo meno, non mancano in essi le attitudini al racconto ?
Risponderemo particolarmente a ciascuna domanda.
La Lirica
Poesia popolare primitiva, ripeteremo la già citata sen-
tenza del Faurìel — esiste dovunque; vien fuori — seguitere-
mo col D'Ancona (prefazione al libro « La scuola poetica
siciliana, del Gaspary ) dovunque è volgo; se non che secondo
le varie attitudini de' volghi dà prodotti più 0 meno copiosi, più
o meno vari. Perchè avrebbero dovuto mancarne i Maceratesi,
o, ad allargare la questione, i Marchegiani?
No, poesia popolare e' è, e' è stata ; ma , come altrove
osservammo, è la più parte antica. In quel bel tempo antico,
canti allegri e. gioviali fiorirono spontanei, belli e vivaci come
bocci fiammanti di papaveri in un campo di grano (*).
(i) Ricchissimo di raffronti. Vedi : GASPARy — La scuola poetica siciliana del se-
colo XIII. LiTomo - Vigo - iSSs pag. 56, 57.
(2) Bellissimi parvero al Tomaseo i canti popolari marchigiani e non isdegnò di
raccoglierne alcuni il Sommo Recanatese. ( Gianandrea Op. cit. - Prefazione pag. 1 ).
420 LUIGI CASTE LLAKI
È antica per ragioni fonetiche, morfologiche ed anche per-
chè non mancano accenni ad istituzioni cadute.
Il vecchio spirito marchegiano de' canti, degli stornelli è
quasi muto : le sue voci son per lo più voci paurose di appa-
rizioni, di spettri, di streghe, tutto quel mondo di cui al ca-
pitolo: Fiabe ecc.
Quanto alla fonetica, molti fenomeni recenti o le fasi ul-
time di un dato fenomeno non si trovano in questi canti:
a) Il b non diviene costantemente v.
b) Il V originario, sia iniziale che intervocalico, non sem-
pre cade, come avviene nel fonetismo odierno;
e) C é ancora oscillazione fra V o e V u prodotto dell' o
atono finale it, che oggi è u ecc. ecc. ecc.
Quanto alla morfologia:
a) V articolo non è sempre lu^ ma talvolta el ;
Q II verbo ausiliare avere ha forme regolari, come ho^
che oggi non esiste più, dicendosi aggbio oppure so, collo scam-
bio frequente degli ausiliari.
Quando si dice antiche non s* intende già V antichità
remota , il che pe' canti lirici non si potrebbe in alcun
modo provare, ma qualche secolo fa, e per alcuni forse as-
sai più.
Quanto agli accenni a cose passate: in una canzone si
parla , per esempio, dell' imperatore de' Francesi, in un' altra
si satireggiano i frati che saltano le mura dell' orto per fare
all' amore ( i conventi son soppressi da un pezzo ) ; in un' al-
tra del cardellino che canta suU' orto de' frati ecc. ecc. ecc.
Questi canti sono:
i.® Amorosi — 2.** Satirici — ^.® Di soggetto vario.
1 primi si dividono in tre classi: canti del mattino, dei
mezzogiorno e della sera, perchè altri si cantano al mattino,
altri al mezzogiorno, altri alla sera.
Quanto a' satirici, altri sono dispetti semplici; altri de-
spetti a vatoccu, cioè a botta e risposta, come a dire contrasti,
tenzoni brevissime; altri invettive e sarcasmi d'ogni genere.
Ci ha d' ogni varietà metri, ma 1' endecasillabo è il più
comune : i versi spesso rimano due a due, più spesso formano
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 4^1
Ottave e sestine, e non sempre hanno il numero voluto di
piedi ; talvolta poi fanno semplicemente assonanza ; talal*
tra è usato anche il settenario doppio o martelliano; in
questo caso la poesia brevissima, per lo più di una o due
strofe, si chiude con un quinario ; ma né V ottonario e persino
il novenario mancano : v' ha poi delle rime pure e semplici ,
senza alcun riguardo al sillabismo ed all' accentuazione : ca-
ratteri e segni anche questi di antichità.
L'amore è certo la fonte più larga di canto per tutti i
volghi; ma esso — ha detto bene un chiaro ed argutissimo
ingegno — ripete molto ed inventa poco.
Son sempre gli stessi sentimenti , le stesse immagini, le
stesse similitudini, gli stessi motivi poetici, sicché il fastidio
dopo poco ti vince.
Per questi rozzissimi contadini maceratesi V amore non
é che godimento, non é che sensualità brutale : non ha scatti,
voci potenti, accenti ora dolcissimi, ora terribili, come nel mez-
zodì d' Italia. L' amante tradito non ha deliri , imprecazioni ,
odi feroci come la donna d' Arlena, in cui lo sdegno prorom-
pe davvero con forza terribile, (') o come V innamorato bo-
vese, che vorrebbe come una mignatta suggere il sangue del-
l' amante infedele :
(i) Fabio Namnaiuclu — Studio comptratiTo sui canti popolari d' Arlena. ^Roma
Sinimbcrghi 1871; Pagine ai e 36.
„ T' ho amato» t' ho adorato, non lo ne^o »»
„ Caro, la tua beltà più m' innamora, „
n Se m' hai lassato e cambiato pensiero, „
n Parla con chi tu voi, Tanna in malora t „
„ Fu finto l' amor tuo, non mai sincero ; „ '
„ Omai dal petto mio t' ho casso fora. „
„ Fu finto r amor tuo, finto il tuo riso ; ,«
„ Per un perfido ingrato ti discerno. „
„ Vada lo sdegno mio, sempre ne vada ; „
„ Vada lo sdegno mio, vada in etemo. „
„ E se andasiinio insieme in Paradiso „
„ Per non vederti, sceglierei V inferno. „
E il chiaro prolieasore giustamente nota : „ Appetto a questo sfogo cosi schiet- ,»
„ to e cosi tremendo del giusto sdegno d' una donna tradiu scoloriscono i tratti più „
„ passionati de' nostri migliori poeti. „
422 LUIGI CASTE;.LAK1
Ma quella bona giornata à da venire »
Che io ti succhi il sangue come una mignatta (') »,
ma lamenti, sempre lamenti o trivialità.
Non mancano tuttavia delle espressioni in cui V innamorata
( regazza come nel romanesco ) è esaltata ed idealizzata con
immagini fresche, vive, colorite, per quanto spesso indetermi-
nate. In molte canzoni V amante è chiamata persecu fioritu (')
( la pianta che offre maggiore giocondità di fioritura ) e gli
occhi di palombella sono due fontane in cui si dissetano gli
amanti.
Ma, dove lo spirito marchegiano si esercita con particola-
re predilezione, dove raggiunge potenza e terribilità singolare,
è nella satira, sia che armi la propria rabbia dell' ingiuria spie-
tatamente atroce, sia che, bonariamente mite, motteggi riden-
do, o schiacci addirittura, fra il parere ed il non parere, col
ridicolo.
Come abbiamo notato , appartengono anche alla satira le
cosi dette catiT^ò a votoccu. Che cosa è la can:^(me a baiocco ?
Quando contadini e contadine giovani zappano e fanno
altre faccende « pe li campi » gli uomini rivolgono aUe donne
un complimento, che è per lo più una villania bella e buona,
e le donne rispondono proprio per le rime, quantunque le rime
spesso manchino e ci sia tutt' al più un' assonanza qualsiasi,
poiché — giova notarlo bene a comprendere meglio la lirica
amorosa — il villano maceratese, rozzo e trivialissimo, ab-
borre da ogni gentilezza.
E spesso non son nemmeno mots d' esprit per dirla
con una frase alla moda — giuochi di frizzi che si rimbalzino
a vicenda , no , son per lo più attinti al ricco repertorio la-
sciato da padri.
(I) Arch. glott. Voi. IV, pag. 79. Ma c'fni imin kali ébji nt erti» na tu tiro to
éma sa mnrfa avdedda.
(a) Quesu immagiae però noa è cacladTtmtnte marchegiaiu, ai trora anche nelle
Romagne ed altrove.
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 423
V Epica
Ci basteranno poche righe, avuto riguardo air indole del
nostro studio e perchè altri tratterà ex professo e minutissi*
mamente tale questione (')•
La storia di Pietro Baliardi o Valiardi, (') la Cecilia, Q)
la vita di sant* Alessio, (f) le vicende di Mastrillo, la canzone
della Donna Lombarda (f) ed altri non pochi canti d' indole
narrativa ci permettono dìi affermare che attitudini al racconto
al volgo maceratese né mancarono, né mancano.
Ma, intendiamoci.
Certo, molti di questi canti non sono nati su suolo mar-
chegiano ; ma, trapiantativi, hanno dato vegetazione rigogliosa
di rami e di foglie e preso voga e sviluppo.
BREVI SAGGI LIRICI
Canti Amorosi
Voccuccia ridarella, spaccia fon,
che de Itt pratu sci ierva novella;
r i fattu ' n vestitellu de colore
drento foderata d' artichella;
(1) Il mio pregio tmioo Ginieppe Cestri, scolare come me del Moosd. E qni
colgo V occasione di rendere pubbliche grazie all' illastre professore de* non pochi con-
sigli onde m' ha gioTato in questo breye saggio.
(s) PoEnto Bakliamo mago salernitano ^ D' Ancona — Varietà storiche e let-
terarie ^Milano, Treves 1883 ) -" S^* I* P*8* >5 - 38*
(3) La moglie di Crescensio, a' tempi di Ottone III.?
(4) Gàston pAKia — Rèeneil dea tniTaaz originaax on tradniu relatifs a la filologie.
Chiqniime Fascicnle.
(5) Il NiGKA ha dimostrato esser Rosmonda, sposa di Albolnoi primo re longobardot
Vedi anche d'Ancona ( La Poes* pop. pag. 117 ).
4^4 LUIGI CASTELLAKt
intomo intomo li velli laori
ÙLtd co le ma' toe carin* amore;
intorno intorno li laori tanti»
£itti co le ma* tae carin' amanti.
»
V ho convertita na pietra del mare»
fora de 1' acqua 1' ho £itta venire»
r ho convertita na pietra rosdola» (sic)
non s' ole conventi sa pianarola,
r ho convertita na pietra roscetta,
non s* ole converti sa joenetu.
T ord portare do se £i la guerra»
dove se spara li corpi mortali,
dove se spara li corpi più forti»
velia» sci nata per damme la morte»
dove se spara li corpi jentili»
velia, sci nata per famme morire.
Cammera Atta de tante vellene,
drento le tei le tue colonne d' oro;
porti s' occhietti che tira le frezze»
quissi capigli allacci a file d' oro;
noa v' amo né per robba o per ricchezze
manco 1* avisti la montagna d' orc^
t* amo per quess* angeliche vellezze^
chi ve se goderà, ricco tesoro ?
ci hai la mamma co due vionne trezze»
capigli ricd ncannellati d' oro»
dc^ capigliu va quant' un ducatu»
capigli rìcci d' oro incannellatu.
Me oglio mette a piede de n* ulivu»
coglie la oglio na fiorita palma;
sd vattezzata al domo de Fiorenza»
che di vellezza la tieni la palma»
che di vellezza lo tieni lu fiore
per tenetti in vracdu» carin' amore.
Lu passera che magna lo panico
sempre lo capa lo più minutello»
cusci voglio £i io co lo mio amore»
capa me 1' oglio piccolino e bello»
me r oglio capa piccolo de pede
J
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 425
' gni piccola scarpa glie sta vene,
me r oglio capa picculo de vita
glie sta ve gni piccola camisda.
Bellina, che de Napoli veneste,
passaste per lu fiume de Toscana,
mazzitta de garofoli coglieste,
d' oro e d* argento doentò la rama,
d' oro e d' argento doentò lu fiore,
tu sci nata per me^ carin* amore,
d' oro e d' argento doentò le brance
tu sci nata per me carin' amante.
* Per la strada me metto a camminare
che de rigare non veco quell* ore;
subitamente che io rigo a Milano
me se porti la collera del bollore, ^sic)
lei me disse: che hai inutu a fare ?
ve viengo a riverì, carin' amore ,
ve viengo a riverì che velia scete,
fra tutte r atre la parma portete,
ve viengo a riferì che velia sciate
su tutte r atre la parma portate.
Per mare e per marina oglio glire,
b vita de lu pesce oglio fare;
lu mani che sera lu miu jardile,
lu pesce che me ene a visdtare,
oh che dirà lu poeru meschinu ?
la penitenzia chi te la fa fiire?
me la fisi fare n* amante crudele
che m' ha lassato e non me ho più vene,
me la fa fare n' amante vivace
che m' ha lassato, e non 6 fii la pace.
Canti della mattina
Core diletto mio, core diletto,
se me lassete vu cosa ho da fare ?
me conviene d' annà in un deserto
magna la ierva come n animale;
426 LUIGI CASTBLLAKI
CO la rasura ce fiiocio la letto,
na dura jrfetra per lu capeaxalc^
(oo) n* atra pietra ine la vatto In petto
finché r occhitti (tua) non £a due fontane.
Se la fontana non pò fa du fiumi,
eseli&noUpofii correnti,
ae la lintema non po' fa due lumi,
e se li &, non li fiinno {sic) lucenti,
la vellinella non pò ave' du amanti,
e si li anu, no li & contenti
Scete più rosela vo eh' un malarandu,
r aete le fiittesxe d' un limone,
bdla, lu nome tua su scritto in Frauda, -
su lu pakuBo de 1' imperatore^
che lo tenete 1 mio core in yilanda,
se campa per miraculu d* amore,
che lo tenete il mio core in catena,
morì non moro e provo gni gran pena,
che lo tenete lu mitt core a nolo,
morì non moro e goi gran pena provo*
A la mattina quanno lea lu sole
più se nalxa e più renne splendore,
£inno cuscindra anche ste velie,
più se fii granne e più conosce amore,
più se £i granne e più se fa jentile
come le rose lu mesce d' aprile,
più se fa granne e più se £i galante,
come le rose rosee fira le vianche.
L' occhi turchini ci ha la palommella,
fontana che bee gni pastore,
non ce duii nasce tanto velia,
se non sapii esercita 1' amore,
dice che te 6 £ire monachella
a chi lo lassi so jentile fiore ?
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 427
Canti del me^iogiorno
Ecco che menujorau se vidna,
la sole nanti a vu fii reverenzia;
ve fa reverenzia a li vizzi che aete»
me pare che un chiaro sole intomo jete, 1
fa reverenzia a li vizzi eh' aate, ^
me pare eh' un chiara sole intomo }ate»
fa reverenzia a li vizzi eh' ha quine
me pare che un chiaro sole de mezzodL (i)
Canti della sera
Ecco lu sole se ne va a calare,
esdte fora se lu vo vedere,
escite fora, persecu fiorìtu,
se la oli ede lu sole è partitu,
resdte fora, perseca adomata,
se lu oli ede lu sole è calatu,
resdte fora, persecu e vide,
se lu oli edè calA lu sole
Te dò la bona sera, palommella,
te lo domanno s' aete cenato;
r ete magnato zuccaro e cannella,
quanto dora d' amor lu vostra fiatu;
r ete magnato zuccaro e viole
quanto dora d' amor lu vostra core,
r ete magnato zuccaro e spichette,
quanto dora d* amor le tue bellezze.
Tutta de stanotte oglio ji cantanno
na canzonetta in quism^contumu,
canto per una che me vo ve tanto,
sta su la notte e se more de sonno,
e le lenzole je dice: che hai ?
troa*la compagnia che^dormirai,
e le lenzole }e dice: che ete ?
troa la compagnia che dormirete.
(1) Stranamente scorretta, ma la canuno tal quale l'abbiano riportati» É anche
qnetto on argomento dell' antichità di queate canzoni.
4^8 LUIGI CASTELLANI
DespetH
Che va fiiceiiiio tu, merìo de fratta
che sci Caiani tanto a le vassure ?
quanno te mitti su sa velia vesu,
pare che mitti la sella a la mula.
Te compatisco che sci na fraschetta
eh* ad ogni ventu te lassi guidare,
d* amanti ce n' aete na varchetta
de corto tempu ce pò £i na nae,
fiicce na nae e portala a Nancona ( Ancona )
de tanti amanti sci rimasta sola,
£icce na nae e portala a Venezia;
de tanti amanti sd restata sinaa.
Vaco per V acqua, ce vaco con Rosda,
ma la vrocchetta la daco a Terescia;
vaco a sposare ce vaco co Rosda,
ma r andlittu lu daco a Terescia.
A Id glie se pò dire ata colonna,
eh* aete un cor de pietra e no de donna,
a lei glie se pò di colonna d* oro,
eh* aete un cor de pietra e no d' omo.
DespetH a vatoccu
( I più importanti; ma noi non ne abbiam potuto rac-
corrò che un breve saggio quasi insignificante )•
— E sutte zitta tu, musu a piattella,
e fa, cantare a me che so più velia.
— E statte zitta tu, musu de porcu
e ÙL cantare a me che te 1* immocco.
— Che va facenno tu, cioccu abbrusdatu,
eh* ete più amanti che mosche a maceUu.
— Te cridi che de te scia nammorata
pazzu, do r t funnatu lu cervellu.
J
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 4^9
Di soggetto vario
Li poeti ciucculanti
sono poerì e sono tanti,
e non pole ùl V amore
che le sannale ùl rumore,
ma se ha che conjuntura
butta le sannale fuor de le mura.
Oh che vellu — salterellu
fa lu frate 1
•
La bella mulinara per lu mulinu va
la ruba la farina con tutte e do le ma;
r acqua de lu mulino, lo grano la trastulla,
r amore la consula, Ninetta cara.
Avanti casa tua — e' è narboreliu d' uà
questa è la dote tua — se te o marita,
se te o marita, cocca de mamma.
Su r orto de li frati — c*è natu un fior de spi
e su la meglio rama — canta lu cardili!
canta, cardeUu miu, cardellu canta
La bella montagnola per la montagna va
la trova la cicoria, la porta a rigala
la porta a rigala — a la conunare.
A la poera vicina — jcss* è morta la frichina
e la porta a sotterrà — co lu duffiilu su le ma.
La pertecara nova — lu £i lu surcu vmttu
e* ha da £i lu marguttu — che ce laora.
Per mare e per marina vòjo jire,
vaco per la piana che la cosu me da pena,
e se troo Nina a cena.
pur' io vojo cena, Ninetu cara.
430 LUIGI CASTELLAMI
( Insipidezze senza sugo e costrutto. E dire che da tempo
il contadino se le trasmette religiosamente come tanti tesori!)
Di alcune città e paesi delle Marche.
Macerata da li vrugnolò,
Cingoli forò,
Montecchia tradito
Pigna de le scudelle
Montemilò de le figlie velie.
Brevi saggi epici.
La Cecilia.
La poera Cecilia — piagne pel su mari,
gliel* ha messu in prìjò -» gliela vo £i morì,
— Vanne, vanne, Cecilia, — vanne dal capita
na grazia vò per mene — na grazia t* ha da £1.
— Cara sor capitami, — na grazia vo'da vò,
scarcerete *1 marìtu — > da la scura pcijò
— Vanne, vanne, Cecilia, ^la grazia faccio a te
solo una notte solo — vieni a durml con me,
— O cani, cara spusu, solo una notte solo
dormì col capitano — e pò sarò da te. ( manca,
comi altrove, la rima),
— Vanne, vanne. Cedila, -~ durmi col capita.
— Cara sor capitanu, ^ sta notte so da voL
... La mattina s' alza, — s' af&cda dal balco
co na camisda vlanca — e un brao sottanl
troa lu maritu mortu — taccatu a pennolò
— Cara sor capitanu — m* aete ben tradì
m* ete leato 1* onore — la vita al mi mari.
TRADIZIOKI POPOI«ARI DI MACERATA 43 1
Zitta, zitu, Cecilia — cbè ce so io per te»
prencepi e cavajerì -* tutti a faor de te
— Non ojo né princ^, oe pure cavajè,
prenno la rocca e 1 fuso e me ne sto da me
Qpanno che sarò morta ^me porti a soppelli
a san Gregorio papa — tre mija for de qui (i)
E sopra quella fossa — ce nascerà un vel fior»
morta, mort' è Cedila, è morta per amor;
e sopra quella fossa — ce nasce un tulipi,
morta, mort* è Cecilia — morta pel capita,
e sopra quella fossa — ce nasce un fior de spi
morta mort' è Cecilia ^ pel duol del suo mari.
La Domka Lombarda.
— Ameme a mené^ donna lommarda,
— com' o che t' ami, se V ho *1 mari ?
— se r hai '1 maritu fallu morire,
£illu morire, t' insegnerò.
... Piglia la tesu di ^el serpente,
pistala bene, dagliela A*ye^
quann* arrìtoma lu t» maxi.
Ecc' arritoma lu su maritu,
tutt' insudatu, morta de se
— Donna lommarda, va a caccia 1 vi,
va a caccia 1 vino, che a tanto se.
^ Ch' ade sto vino, eh* è 'ntruvidè ?
— Sera li troni de l' altra sera,
r ha introvidatu, 1* ha 'ntruvidè.
Parlò un frichinu de nove mise!
— vabbu, non ve, e* è lo vele.
»- Donna lommarda biilu tu
— Com' ho da ve, se. non ho se ?
Con questa spada, che tìengo al fianco t'amazzerò
Cuscì fa le donne tiranne al su mari
Cuscl ùi lu maritu a le donne tiranne. ( qua e là guasta )
(1) Qnett* aceenno topografico potrebbe appoggUre in eerto modo l' opinione che
ti tratti di Stefania, vedova di Crescenzio. É la chiesa di san Gregorio Magno al CeBo, Iq
Roma ? Sorgendo in luogo solitario e quasi isolato, ben poteva essere eunslderata dal
popolo quasi Inori di Ronu e già abbastanza lontana da an sito eentralct
432 LUIGI CASTELLANI
NOTE — La Cecilia — II D' Ancona ( La poesia po-
polare italiana Livorao-Vigo 1878 pag. 119 ) giudica « V ori-
ginale o almeno quella che più vi ci accosta » la canzone mon-
ferrina, che si chiude con questa strofa:
'N vói mai pi eh* ra nova vaga
Da Milan fin-nha a Paris:
Spusèe In capitan -he
Traditur di lo miai mari
(FnaAao-Gtntipop. Mooferrìm (Toiii\f»^Firtatt 1878J p. 98).
Ora la canzone marchegiana è più completa : parecchie
strofe finali nel canto monferrino, come ha già notato il Già-
nandrea, mancano.
Ecco quali ce le dà V egregio professore di Iesi :
— No no, non me ne curo
De cavalieri e capita.
Prendo la rocca e '1 fuso
Oiml, oiml, oimà
Qjianno che sarò morta
Portème a seppellì,
Là 'n quella pietra quadra
*N dò* su lo mio mari,
Là^'n quella pietra quadra
Ce nasce *n gelsoml;
E la Cecilia è moru
Pel duol del so' mari.
Là 'n quella pietra quadra
Ce nasce un tulipà;
E la Cecilia è morta.
Tradita da'n capita.
Là in quella pietra quadra
Ce nasce 'n vago fior;
E la Cecilia è morta,
E' morta per amor.
Chi voglia saperne di più e sia vago di raffronti, riman*
diamo alla già citata raccolta del Ferrarp ed al libro bellissi-
mo del D' Ancona ir La poesia popolare italiana » dove è an-
che una copiosa indicazione biografica delle non poche raccolte
de' canti popolari delle varie regioni d' Italia,
TRADIZIONI POPOLASI DI MACERATA 433
La Donna lombarda. La canzone monferrina ha parecchie
varianti, e, sotto il punto di vista artisticoi migliori : V ultima
parte ne è più completa.
Mariankì
— Marìannl, vel Marìannl
— - do ade la fanciulli,
cb*aii, cani a la mamma,
che lu jcttò nel Tecre?
Passa un joene, vel cavaje :
*• do a de la Mariannl che tuttu 1 munnu dice
che scia tanto velia, che scia tanto velia ?
— > Mamma mia, dite un pò* piano, perchè nisciù ce senta,
perciò che la justizia non ce vienga a prenne. *
Su lu meglio de lu disco, sente a vussù, picchia la porta,
la velia Mariannl cade per terra morta.
La pijò, pò la legò — stretta e dura
e pò la riportò — • ne la prìjò oscura ;
la pijò, pò la legò ^- stretta e forte,
e pò la riportò — - ne la prijo a morte.
Seconn), vel seconnl, porta un mazzu de carte
a la velia Mariannl, eh' o jocà a tresette ;
seconnl, vel seconnl ^- porta una vianna
a la velia Marìannl, che va in quell* atra vanna.
I versi, come si vede, non obbediscono ad alcuna regola
metrica fissa. Questo canto, nato probabilmente sulle rive del
Tevere, perdette nel travestimento marchegiano, ogni misura di
verso. Lo si può arguire, ad esempio, anche da questo: che
forse originariamente Tevere doveva far rima, una di quelle
rime che fa il popolo, con cavali^r^ ( versi 4 e $ ) ; cosi senta
doveva almeno assonare con prende ( versi 8 e 9 ), ma nel
marchegiano nd è passato in nn (').
(1) Vedi cenni fonetici.
Archivio Storico II. a 8.
434 LUI^I CASTELLANI
La LocaoLA
Lucdola, lucciola, calla calla
dta la vreja a la cavalla,
la caalla de lu re,
lucciola, lucciola, ve con mei
che te daco lo pa e da ve
e lo vi sa la canestrella,
lucciola, lucciola, velia veUa.
Questa ed altre simili strofette, che si potrebbero rac-
córre a iosa , per taluno hanno maggiore importanza che forse
non si creda. Le proporzioni del nostro tenue lavoretto non
ci permettono di fermarcisi su a congetturare di probabili ve-
stigia mitiche del patrimonio comune proto - ariano (i).
APPENDICE
A rendere di più facile intelligenza alcune parole di
questa crestomazia, che potrebbero presentare qualche difficol-
tà, stimo utile, più che spiegarle per singolo, dare qui in ap-
pendice alcune delle caratteristiche principalìssime dell' odier-
no dialetto maceratese.
Basta r osservazione di pochi fatti generali a risparmiarci
spiegazioni, che dovremmo qua e là ripetere.
Questi fatti sono:
Neil' ordine fonetico :
a) Il conservarsi dell' i breve e dell' i di posizione.
(i) Vedi: A De Gabernttit — Storie UniTertalc della letterttnra. ^Milano, Hoe-
pU 1885 } Voi. IH. peg. Il e legg.
TRADIZIONI POPOLARI DI MACERATA 435
Esempi: nini (niger) — pilu (pllus) — pini (plnis) —
minu (mlnus) — strittu (strictuS) — dittu (dictus) — porittu
(it poveretto) — niistu (missus, it. messo).
^) V u breve t V u in posizione, latina o romanza, per
lo più intatto. (Spesso per efietto dell' atona. Vedi §, z).
Esempi : gumutu (cùbitus) — nuce (nOcem) — ruu (robùs)
— fiinnu (it, fondo) — munnu (mondo) — tunnu (tondo) —
juttu (glutus) — runnola (hirundo) — puzzu, piummu, mu-
stu (mosto) — mutu (molto) — futu (folto) — rusciu (ruber),
4) L' 0 atono finale è u.
s) Il frequente dileguo del v primario, sia iniziale che inter-
vocalico. Esempio Aco (vado) — eco (vedo) — ole (vuole). —
acca (vacca) — itellu (vitello) — ou (ovo) — proa (prova) — •
nou (nuovo) -^ Secondario, (prodotto dal b) si conserva. Esem-
pi: vabbu (babbo) — vasciu (bacio) — voccò (boccone).
Omb = mm-Es. palumma, gamma, | comuni . tatti i
piummu. / dialetti delle Mirche
^ fé come tali dati ao-
KD = KK — » quannu , CantennU , ) clie dall'Aacolì nelU
r 1 aaa ,, Italia dialet-
tacennu. I tale. ,, ( Arch. glott.
LD = LL — » callu, sallu (saldo). ) ' ' ^'
:() Influenza dell' atona nella determinazione della vocal
tonica e dell' atona contigua.
- Esempi Sigolare pesce — Plurale pisci
» cemece » cimici
» mesce » misci
» cece » cici
» unucu » unichi
» pubbnicu A pubbrìcbi
s>
meducu » medechi
Maschile rusciu — Femminile rosela
» profunnu » profonna
Verbo —
Crede ( credere )
Presente — Io credu, tu cr/di, quillu cr«d« — nu crtd/ma
Perfetto — Crisi, cridisti, cridi o crese.
Edè ( vedere, videre )
Presente — Io eco, tu idi, quillu ede^ nu idima, vu eiete
43 i LUIGI GASTBtLANI
Imperfetto — tdia, ed^ti, eàme
Perfetto -^ /dtì, idtsiìf ednte o edd^
( Fenomeno importantissimo questa vera e propria infe-
sione delle vocali, che turba molte parole, e persino la con-
jugazione verbale )
fi) Influenza di consonanti contigue. Una dentale o labiale
media ( d, b ), preceduta da una nasale , passa nella nasale
corrispondente, anche se appartenenti a due diverse parole. E-
sempi : um - moccò ( un boccone ), ma lu hocco — um -
masciu ( un bacio ), ma li vasci ( i baci ) — un ni — un di
— un netu ( un dito ) ma le deta. ( Vedi e ).
Neir ordine morfologico :
i) Scambio degli ausiliari essere ed avere e loro uso ìq-
dififerente. Esempio. Puoi dire tanto là so dittu che T agghiu
dittu.
2) La prima persona del perfetto usata per la terza.
Esempio. Quillu annai ( egli andò )
}) La terza del condizionale per la prima. Io farebbe,
io direbbe.
4) La terza del singolare serve anche per la terza plurale.
Queste caratteristiche generali, qui riassunte, servano an-
che come anticipazione di un prossimo studio fonetico. Qual*
cuno potrà notare che non tutti i £itti sopra accennati si ri-
scontrano sempre nelle poesie della nostra brevissima cresto-
mazia: è vero, ma è anche una conferma dell' aflemiazione
nostra sull'antichità di quelle poesie, nelle quali, solo qua e
là, penetra il fonetismo odierno.
4M
I lESINI
ALLA
BATTAGLIA DI LEPANTO
La lega stretta dal pontefice Pio V tra lui, la Se-
renissima di Venezia, ed il Cattolico di Spagna per
deprìmere la feroce baldanza turchesca, e la battaglia
che ne segui nell' acque di Lepanto, formano una
impresa cotanto memoranda ed ammirabile, che qua-
lunque menzione se ne trovi ne' documenti contem-
poranei merita che sia premurosamente raccolta e
pubblicata. Cercando negli Archivi lesini per altro
scopo, mi vennero qui e colà sotto gli occhi alcuni
di tali documenti; i quali, benché non siano impor-
tanti per la storia generale, lo sono senza dubbio
per la lesina, facendoci conoscere nel silenzio de* no-
stri storici e degli estranei ( non so del Guglielmot-
ti ) qual parte presero i lesini a quelle gloriose ge-
sta, che salvarono l'Europa occidentale dalla bar-
barie musulmana. Perciò son venuto nel divisamento
di pubblicarli, anche allo scopo di ricordar certi fatti
e persone, che oggi da molti si trascurano o si di-
menticano.
43»
Non è mestieri qui narrare ciò che fece il pontefice san Pio
V per concluder la Lega; ma non si può tacere che questa
fu sottoscritta il 20 maggio del 1571» e che tra le convenzio-
ni era quella che egli darebbe dodici galee ben provvedute di
ogni cosa, tremila fanti e dugento settanta cavalli. In occa-
sione che pubblicava la conclusione della lega mandò un giu-
bileo generale; ed allora il vescovo di Iesi Gabriele del Mon-
te ai 4 di Giugno dell' anno suddetto promulgò il seguente
bando, che diamo insieme agli altri, ove non si noti diver-
samente, nella grafia ed ortografia moderna.
„ Gabriello del Monte per la grazia di Dio e della Sede
apostolica Vescovo di Iesi. — Avendo la Santità di N. S.
mandato fuori cosi amplissimo giubileo pubblicato nella nostra
cattedrale per il felice successo della già conclusa lega, e per-
chè si deve per detto efletto fare solenni processioni^ le quali
con la Dio grazia si cominceranno domattina e si andrà a
S. Maria delle Grazie, venerdì a S. Maria del Piano, e sa-
bato a S. Maria del Portone; però con il presente publico
bando si esortano tutti della città di Iesi, che in tali giorni
debbano per simile effetto adunarsi nella chiesa cattedrale e
pregar anche il Signor Iddio secondo la forma del detto giu-
bileo come di sopra pubblicato. Dato nel palazzo episcopale
il 4 di giugno 1571. — Viso Camillus Archpbr Rachana-
ten. — Sigillo — Antonangelo Gino cancelliere di com-
missione „. (')
(1) Canc«ll. Vescovile di Iesi, Voi. iig Editti 1558-1579
I lESlKI A LEPAKTO 4391 .
Ne' giorni adunque 5 6 7 di Giugno del 1571 i lesini
col Vescovo, col capitolo della cattedrale e coir altro clero, si
recarono processionalmcnte alle suddette chiese per adempie-
re ad una condizione del concesso giubileo, e per render
grazie al Signore della conclusa lega. Le chiese sunnominate
esistono ancora, rinnovate o cangiate, alla distanza di circa un
chilometro per ciascuna dalla cattedrale; S. Maria delle Gra-
zie nella direzion di libeccio, S. Maria del Piano di levante,
S. Maria del Portone, oggi S. Giuseppe, di tramontana: la
prima fu rinnovata intomo al 1755 , ^'^^ seconda nel 1728
furono tolte le navate laterali e chiusa la cripta sotto V aitar
maggiore, la terza fu ricostrutta circa il 1595 : anche la cat-
tedrale fu ricostrutta di pianta fra gli anni 173 1 e 1741. Il
vicario sottoscritto al bando era Camillo Condulmario arci-»
prete nella Cattedrale di Kecanati, e il cancelliere era da Mas-
saccio, or Cupramontana, contado e diocesi di Iesi. Non sem-
brino inutili queste note, perchè noi non iscriviamo pe' soli
lesini, ma anche per coloro ai quali queste memorie possono
interessare.
Le galee della lega già eran per salpare dai porti meri-
dionali d' Italia in cerca dei Turchi ne' mari del Levante :
perciò conveniva invitare i fedeli a porgere fervide preci a
Dio per la felice navigazione e pel prospero successo contro
il nemico. £ il Vescpvo nominato non mancò di spronare il
popolo a sé commesso con due bandi che riportiamo, pro-
mulgati il primo il 30 di Agosto, il secondo all' entrar di Set-
tèmbre, r uno per la città, 1' altro per la diocesi.
„ Gabriello del Monte per grazia di Dio e della Sede
„ apostolica Vescovo di Iesi. — Trovandosi la cristianità al
„ presente in tante calamità e pericoli, come ciascuno sa,
„ conviene che ogni uomo ricorra all' aiuto divino , come
,, dobbiamo far sempre in tutte le altre tribolazioni nostre.
„ Onde ad esempio di quel che N. S. ha ordinato nuova-
„ mente che si faccia in Roma e di suo ordine espresso, e-
„ sortiamo tutti i fedeli dell' uno e 1' altro sesso e preghia-
„ mo per le viscere di N. S. Gesù Cristo a voler porgere le
„ sue devote orazioni a sua divina Maestà , e con digiuni e
44^ CMPfàMm AanmujN
M penitMue e dìscipUoe e siiiiili opere pie placare T in del
p, Signor Iddio, e supplicarlo umilmente che si degni penkn
^ nare i nostri peccati, e liberandoci dalle presenti tribola-
„ xiom e pericoli darci vittoria dei comune nemico. — £
,, però ordiniamo e comandiamo che ogni vcnenfl e mattina
„ cominciando domenica e s^uitando sempre fino a nostro
,, altro ordine si facciano le processioni generali dalla chiesa
^, nostra cattedrale fino a S. Maria delle Grazie ; dove inter-
„ Tengano non solo tutti gli ordini regolari , tanto dentro
^ quanto fiiori della cittì, ma ancora tutte le compagnie e
„ firatemite come si costuma nelle processioni generali. E pa-
„ rimenti tutti artigiani ed altri che fanno bottega tanto
„ dentro la città come nel borgo che debbano subito, che
sarà finito di suonare la campana maggiore del nostro ve^
scovado, desistere dalli loro lavori ed esercizi serrando le
loro botteghe e quelle cosi serrate tenere fintanto che sa»
raimo finite le dette processioni, sotto pena di uno scudo
per ciascuno e ciascuna volta che contrafarà , da applicare
per la metà alla compagnia del SS. Sacramento e V altra
aUa spezieria di S. Lucia di questa città; esortando ciascu-
no a venire alle dette processioni ed avvenire di non con-
travenire a quanto di sopra, perchè si procederà alla detta
pena senza remissione. In fede etc. Dato in Iesi nel palaz-
zo nostro episcopale questo di trema di agosto 1571. —
Gabr. Vesc. di Iesi — Sigillo — Antonangelo Gino can-
celliere de Commissione Ilìmi. „ (*)
Questo bando fu promulgato, come era costume per gli
altri, in più luoghi della città, premesso sempre lo squillo
delle trombe. A queste processioni straordinarie e periodiche
intervenivano, oltre il Vescovo, il capitolo della cattedrale e
F altro clero secolare, anche gli ordini regolari e le confira-
temite. I primi, dentro la città, erano gli Eremitani di S. A-
fi
n
99
n
9»
tf) CkMcn. Vctc di leti Voi. 100 ctrti 80 e Vd. 519 EdMU is$8hS79.
1 UBSlMt A LBPAKTO 44!
gostino in S. Luca , i Conventuali in S. Floriano^ i Domeni-
cani in S. Antonio; nel borgo allora detto Terravecchia, ora
Corso, i Carmelitani in S. Maria delle Grazie , i Frati dei
SS. Paolo e Barnaba in S. Giambattista; fuori del borgo e
della città i Minori Osservanti in S. Francesco del Monte, e
i Cappuccini nella contrada della Sterpara* Le confraternite
erano quelle di S. Lucia, del Buon Gesù, del SS. Sacramento,
del Rosario, de' SS. Rocco e Sebastiano, e quella cosi detta
de' Poveri, che poi si chiamò e si chiama della Morte ed O-
razione.
Il primo di Settembre il Vescovo mandò im altro bando
a tutti i rettori delle chiese per la diocesi, il quale comincia*
va come il precedente; ma giunto alle parole a darci vittoria
del comune inimico seguitava nella forma che qui riferiamo, e
vi facea trascrivere le orazioni, che erano praticate nella città
secondo la sua ordinazione.
„ Il modo ed ordine che si dovrà tenere in far dette
„ orazioni, sarà questo secondo che altre volte è stato dato:
„ tutti i giorni festivi o innanzi o dopo la messa grande
„ quando vi è maggior concorso di popolo si facciano le prò-
„ cessioni o intomo alle vostre chiese, o intomo al coro di-
„ cendo le litanie, le quali finirete innanzi T altare del Sa-
„ cramento genuflessi colle solite preci ed orazioni da noi
„ datevi :
„ Aggiungendo dopo il verso che dice ui inimicos San-
„ ctae Ecclesiae humiliare digneris gli infrascritti versicoli:
„ videlicet
,^ Ut navigantibus prò populi christiani defensione mare
^ tranquillum, portum salutis atque victoriam de inimicis fidei
concedere digneris. Te rogamus etc.
„ Ut Sathanae machinas et contraria omnia impedimenta
et universa bella conteras. Te rogamus etc.
„ Si seguirà il rimanente delle litanie; ma in luogo del
„ Salmo che comincia Deus in adiutorium meum intende »
„ si dirà il Salmo qual comincia Deus refugium nostrum et
„ virtus. Poi si diranno gli infrascritti versi e responsori:
„ videlicet.
99
99
44^ GlOVAKNl AMNlftALDI
,, V. Salvos fac servos tuos
99
R. Deus meus sperantes in te
V. Nihil proficiant inimici sanctae fidei chrìstianae in nobis
R. Et filii iniquitatis non apponant nocere nobis
V. Domine non secundum peccata nostra facias nobis
R. Neque secundum iniquitatcs nostras retrìbuas nobis
,, V. Eripe nos de manibus inimicorum nostrorum
yy R. Et de persequentibus nos
„ V. Convertantur retrorsum et revereantur
,, R. Qui volunt servis tuis mala
„ V. Disperge illos in virtute tua
,, R. Et depone eos protector noster
,, V. Oremus prò Papa et episcopo nostro
9, R. Dominus conservet eos, vivificet eos et beatos faciat eos
,y in terra et non tradat eos in manibus inimicorum suorum
„ V. Fiat pax in virtute tua
„ R. Et abundantia in turribus tuis
,, V. Domine exaudi orationem meam
„ R. Et clamor meus ad te venia t
„ V. Dominus vobiscum
,, R. Et cum spiritu tuo
99 Insieme con queste orazioni
y, I. Pro peccatis : Deus qui culpa ofienderis
,, 2. Pro summo Pontifice: Omnipotens sempiterne Deus, qui
„ facis etc.
„ 3. Contra paganos : Omnipotens sempiterne Deus, in cuius
„ manu sunt etc.
„ 4. Pro navigantibus: Deus qui transtulisti patres nostros per
„ mare Rubrum etc.
„ 5. Pro pace: Deus a quo sancta desideria. etc.
„ Le medesime litanie e preci ed orazioni reciterete la
„ sera dopo compieta genuflessi innanzi all' altare.
„ Li di feriali similmente tanto la mattina alla messa
„ cantata, quanto la sera dopo compieta farete il medesimo.
„ Li giorni di domenica nella confessione che farete al.
„ popolo fra r altre cose gli imporrete che dica tre Pater n<h.
„ ster e tre Ave Maria, pregando il Signor Iddio per il pre-
1 lESiNt A LEPANTO 443
,, sente bisogao della cristianità e che si degni darci vittoria
,, contro i Turchi nemici della nostra Santa fede.
y. Tutte le messe tanto cantate quanto legende ( sic )
,, direte dopo le orazioni che corrono le due seguenti, una
,, cantra paganos che è la sopradetta, cioè Omnipotens sem-
,, piteme Deus mutando la parola paganorum in Turcharum,
,f e r altra prò navigantibus come sopra.
,, Farete oltre questo i primi tre giorni festivi dopo la
fy ricevuta della presente le processioni più frequenti e con
,, più concorso di popolo che sia possibile, esortando tutti i
„ fedeli deir uno e dell' altro sesso alla penitenza orazioni e
y, altre opere pie , per le quali il Signor Iddio ci perdoni i
„ nostri peccati e ci dia la vittoria.
„ Avvertirete diligentemente quanto di sopra si contiene
„ osservare, registrando tutto questo né vostri libri de verbo
„ ad verbum, notificandovi che tra quindici giorni si manderà
„ un visitatore per tale effetto solo; e quelli che saranno
„ trovati disobbedienti saranno da noi puniti come meriterà la
„ loro contumacia. Farete a tergo di questa la fede della rice-
„ vuta di queste a luogo a luogo, acciò nessuno possa preten-
„ dere ignoranza. State sani , che Dio vi guardi. ^ Di Iesi
„ il primo di settembre 1571. Gabr. Vesc. di Iesi — Sigillo
„ — Antonangelo Gino Gancelliere de mandato. (')
Queste preghiere e somiglianti sortirono il bramato ef-
fetto nella vittoria, che la civiltà cristiana riportò nelle acque
di Lepanto sulla barbarie mussulmana. Era il 7 Ottobre del
1571 giorno di domenica e circa le quattro pomeridiane,
quando il santo Pontefice, come è manifesto per le Storie, su-
pernamente illustrato, in mezzo ad alcuni cardinali e prelati,
escamò : Gorriamo a render grazie a Dio nella chiesa : il no-
stro esercito consegue la vittoria. E veramente la conseguiva
in quel giorno in queir ora precisa. La notizia officiale però.
. (OCaneell. Vesc. di Iesi Voi. 100, earte 88, 89, 90 e voi. 519 Editti I558-1579«
444 OlOVAimi AKNlBALDl
dicono gli storici, si fece attendere ventitre lunghi giorni di
guisa che non giunse a Roma prima del 28 di Ottobre. U
papa stesso, come narra il Catena '* si maravigliava assai che
tardasse tanto a venir V avviso della vittoria, il quale final*
mente gli venne per la via di Venezia, essendo chi dovea
portarglielo ritenuto ne' mari di Sicilia da contrari venti. E
perchè questa notizia officiale venne per la parte di Venezia,
ove giunse il 19 di Ottobre, credo che l'avesse prima Iesi
che Roma; altrimenti il 30 del suddetto mese il nostro Ve-
scovo non potea, invitando i fedeli a render grazie a Dio
della segnalata vittoria, promulgare il magnifico bando, che
riproduciamo qui sotto : giacché in due soli giorni non sa-
rebbe pervenuta tal notizia da Roma a Iesi.
** Gabriello del Monte per la grazia di Dio e della Santa
„ Sede apostolica Vescovo della magnifica città di Iesi. — Poi-
„ che la molta bontà di Dio si è degnata, non riguardando
„ a' nostri demeriti e peccati nostri, concederne vittoria con-
„ tro r immanissimo tiranno Turco, nemico di Dio e della
„ nostra Santa fede, con grandissima occisione de' suoi e po-
„ chissima de' nostri : apparendo si da questo come da molti
„ altri esempi delle sacre lettere che la vittoria è nella po-
„ tente mano di Dio Signor degli eserciti, il quale depone i
„ potenti dalla sede loro ed esalta gli umili; di qui è che
„ noi avendo ricevuta questa grazia da sua divina Maestà,
„ siamo obbligati tutti a rendergli quelle grazie, che per noi
„ si possono maggiori laudando e glorificando il Santo nome
„ di Dio, dal quale procedono tutti i beni. Per questo adun*
„ que non volendo noi mancare all' officio pastorale di ricor-
M darvi sempre le cose appartenenti all' onor di Dio e della
„ salute vostra, e per conformarci anco colla mente di N. S.
ordiniamo e vogliamo si faccino dimani che sarà mercoldl
e sabato immediate seguente generali processioni ringra-
ziando sua divina Maestà di questa gloriosa vittoria ad esal-
„ tazioiie deUa fede cattolica e a depressione del suddetto i-
„ nimico, cominciandosi dalla nostra chiesa del vescovado
„ infin alla chiesa di S. Maria delle grazie. Esortiamo tutti i
,, fedeli cristiani dell' uno e deli' altro sesso a porgere le d$-
»
»>
i
1 lESlNI A LEPANTO 44S
M vote orazioni a Dio pe' nostri peccati, e ringraziarlo con
», tutto il cuore de' benefici che tutto di riceviamo da sua di-
9, vina Maestà, ed in particolare per la vittoria nuovamente
„ ricevuta: comandando ancora che in dette processioni non
^ solo intervengano tutti gli ordini de' regobrì tanto dentro
M k città, quando anche di hiori; ma anche tutte le compa-
,, gnie e fraternite come si costuma nelle processioni generali;
„ e parimenti che tutti gli artigiani ed altri che fanno bot-
„ tega tanto dentro la città come nel borgo che debbano su-
,1 bito che sarà finito di suonare la campana maggiore del
^ nostro vescovato, desistere dalli loro lavori ed esercizi ser«*
„ rando le loro botteghe e quelle cosi serrate tenere sintanto
„ che saranno finite le dette processioni sotto pena di uno
„ scudo per ciascuno e ciascuna volta che contrafarà d' ap-
„ plicarsi per la metà alla compagnia del SS. Sacramento e
1* altra metà alla spezieria di S. Lucia : esortando ciascuno
a venire alle dette processioni ed avvertire di non contra-
venire a quanto di sopra, perchè si procederà alla detta
pena senza remissione. In fede etc. — Dato in Iesi nel pa-
lazzo nostro episcopale questo di trenta di ottobre i57i.
Gabr. Vesc, di Iesi — Sigillo — Gasparo Manetti Notario
di commissione „ (').
A questo invito certamente i lesini risposero con gran
fervore, perchè a quella vittoria cooperarono molti de' loro
cittadini e contadisti ; e perchè depresso il Turco, non ne te-
mevano più i danni che spesse volte ne avean sofferti, e dei
quali continuamente eran minacciati.
È da credere che i lesini in buon numero e con gran
volere andassero a quella gloriosa crociata perchè vi erano
infervorati e spinti da molte cause. Quando i Turchi scorraz-
zavano per r impero greco e conquistavano Costantinopoli
molti dalmati albanesi e schiavoni impauriti da quelle orde
>»
9*
n
(1) Ctooell. Vese. di Iesi Voi. 100 cme 90 e 91. Voi. 519 Editti 15 $8 — I579«
44^ GIOVANNI ANKIBALDl
barbariche sì gettarono per salvarsi a traverso dell* Adriatico,
e vennero a riparar nelle Marche, ed alcuni di essi nel terri-
torio dello stato lesino. Questi per la loro sozza maniera di
vivere e di cibarsi importarono, o almeno fu creduto, una
crudelissima pestilenza, che mieteva le vite a migliaia. Iesi e
il contado nel 1454 ed oltre ne furono miseramente desolati:
oltracciò perchè que^ fuggiaschi eran miseri e tapini, si davano
alle ruberie ed anche agli assassinamenti : quindi ne' lesini
r avversione per essi e pe' Turchi, i quali avean cagionata
r incomoda e mortifera venuta di que' rozzi forastieri. E per-
ciò quando Pio II nel 1464 recossi in Ancona per salpare
contro i Turchi, queste popolazioni benedicevano alla magna-
nima risoluzione di quel papa. E cosi quando Sisto IV chie-
deva ai lesini danari e legname da costruzione per la flotta
contro il Turco, essi davano volentieri danari e molti tron-
chi d' alberi giganteschi sorgenti nella famosa selva, ora di-
strutta, di Gangalia. Né a diminuir V avversione de' lesini con-
tro il Turco valsero le due ambascerìe del medesimo, che
per la via di Ancona recandosi in Roma furono ospitate in
Iesi da Piersìmone Ghislieri , 1' una il 22 novembre del 1490,
r altra il 16 maggio del 1492: non valse neppure che la se-
conda portasse in dono al papa la lancia, che trafisse il petto
al nostro Signor Gesù Cristo. Se non che la maggiore avver-
sione di essi contro la mezzaluna si originava e si rinfoco-
lava da questo che le piratiche fuste turchesche lungo il lido
marchigiano sbarcavano luride orde di scherani, le quali poi
rapidamente si gittavano sulle popolazioni vicine, vi commet-
tevano ruberie, incendi, uccisioni , ricatti , ed anelavano ai te-
sori della Santa Casa di Loreto. E per quelle scorrerie ma-
landrinesche anche i lesini, benché non molto vicini al mare,
aveano avuto qualche discapito e paura. Ma questa era paura
che non annighittiva gli animi, anzi li tenea desti e pronti a
liberarsi da que' pericoli e danni alla prima occassione oppor-
tuna; perché i lesini son di animo battagliero e di mano e-
sercitata nel ributtar le minacce e nel parare e restituire le
percosse. E tali erano specialmente allora, che respiravano
tuttavia le aure del quasi Ubero comune, e si esercitavano in
I lESINI A LEPANTO 447
mostre ed in opere guerresche, ultimi aneliti di una gioventù
fervida ed attuosa. E perciò quando Pio V gli invitò a quella
spedizione, accorsero volenterosi ed ardenti. Ad accorrere al-
l' invito di lui penso che li stimolasse ancora la ragione spe-
cialissima che Pio V usciva dalla famiglia Ghislieri di Bosco,
ramo parallelo all' altro antichissimo de' Ghislieri di Iesi; poi-
ché r uno e r altro germogliarono dallo stipite nobilissimo
di que' di Bologna.
Ma quanti lesini accorsero a quella nuova crociata ? Do-
cumento esplicito e diretto non ne ho trovato ; ma si può con
molta probabilità aflFermare che insieme ai contadisti ve ne ac-
corressero intorno a cento. E perchè questa non si creda un' as-
serziona gratuita, dirò che un documento contemporaneo, da
cui arguisco questo numero e traggo altre notizie e che da me
sarà riportato più innanzi, ci fa noto che a Massaccio, castello
del contado lesino, per quella spedizione toccarono nove sol-
dati; che ai castelli vicini a Massaccio, cioè a Poggiocupro,
Scisciano, Maiolati, Monteroberto, Castelbellino, e Sampaolo
ne toccò iasiememente il preciso numero di sette. Or come il
primo castello nella importanza e nella popolazione rappresen-
tava la decima parte di tutto lo stato lesino , ed i secondi ne
rappresentavano la decima quarta: Iesi come capoluogo rap-
presentava la quinta, e perciò è ragionevole 1' argomentare che
a questa toccasse fornire un venti soldati, ed al contado un set-
tanta ; sicché nell' insieme abbiamo intorno a cento soldati, che
dallo stato iesino si portarono a quella guerra. Il numero che
dovea fornir la città e ciascun castello certamente fu imposto ;
ma gli individui designati eran liberi di andare ovver di man-
dare invece propria altri che avesser le attitudini neces-
sarie. Di questo ci rende certi il citato documento, il quale
inoltre ci dà i nomi di tre soldati del contado, ci conta la
rotta fatta verso Lepanto, la via tenuta nel tornare, che fu il
mar di Sicilia^ lo sbarco nel porto di Napoli il giorno di
S. Martino. Ivi sbandatisi i nostri per tornare a casa traver-
sarono l'Appennino in mezzo a piogge dirottissime, e giunsero
a Norcia ove perderono due commilitoni. Di là insieme ad
alcuni di Cingoli, di Sassòferrato, di Corinaldo crediamo che
44^ GIOVANMI ANNIBALDI
giungessero alle rispettive patrie circa que' giorni in cui l*am*
miraglio delle galere pontificie» Marcantonio Colonna, s'avea
in Roma la gloria del trionfo, cioè ai 4 di Decembre del 1571.
Per altri cenni occorsimi da più anni, di cui non presi
nota ; ma che per la parte che narro tengo impressi nella me»
moria, sappiamo i nomi di quattro iesini andati a quella spe*
dizione. Il primo fu Soldano figlio di Francesco Soldani e di
Donna Meridiana sorella cugina per parte del padre di Mastro
Andrea raffaellesco pittore lesino. Egli quando salpò pel levante
aveva avuto dalla moglie Fiodalisa Fiorani parecchi figli, ed
insieme alla madre, se non ricco, si vivea in onesta fortuna.
Credo che a recarsi a quell'impresa fosse spronato da' suoi
concittadini pel suo stesso nome e cognome: gli avran detto
esser molto conveniente che un Soldano Soldani adorator di
Cristo andasse a misurarsi con un Soldano adorator di Mao-
metto. Egli andette, ma la fortuna gli fu nemica; cadde pri-
gioniero e fu condotto in Valona città della Macedonia. La
madre come il seppe, fece tutte le pratiche necessarie per li-
berarlo, ma i Turchi chiedevano un grande ricatto: ella si
rivolse al nostro comune per averne qualche soccorso; lo eb*
be: ma questo non bastando all' uopo vendette la maggior
parte de' suoi beni ; per liberare il figlio divenuta mendica
nel 1573 implorava qualche limosina dal comune, e n' ebbe
otto coppe di grano; nell' anno seguente la implorava ancora,
ma n'ebbe due coppe soltanto; da indi a due anni soggiacque
al peso degli anni e della miseria. Il reduce suo figlio, benché
occupasse frequentemente gli oflBci comunali, come quello di
priore, di console del giure sommario, di capitano de' castelli,
nondimeno, punto dal bisogno, nel 1576 chiedeva soccorso al Co«
mune, e questo in vista dei figli gli accordava quaranta scudi;
nel 1590 impegnava al Monte di Pietà per un fiorino due
veletti di tela ortichina con frange di seta ricamati in oro. La
sua famiglia e quella del fratello Angelo si estinse.
Si estinse pur quella di Pompesino Pompesini, il quale si
ebbe le stesse vicende del Soldani, cioè in quella guerra fu pri«
gioniero, riscattato coli' aiuto del Comune, reduce e miserabile.
Nondimeno la sorte di costoro fu men dura che quella
I lESmi A LEPANTO 449
di Mastro Francesco da Fano, e di un altro lesino di cui non
ricordo il nome. Il primo era pittore, il secondo non so qual
arte esercitasse: ambedue lasciarono la moglie e i figli per
recarsi a combattere il Turco ed ambedue vi perdettero la vita;
ignoro se per ferite ricevute o per malattie incontrate. Le loro
vedove dopo alcuni anni menavan vita licenziosa, e il processo
che se ne fece ci scoperse la sorte toccata ai mariti.
E marito e padre era pur Girolamo di Valerio dal ca-
stello di Sampaoloy il quale sbarcato a Napoli si tornava in
patria trascinando il corpo sfinito dal disagio del viaggio e dal
travaglio delle malattie. Giunto a Norcia non potendo conti-
nuare il cammino fu ricovrato in queir ospedale, e poco do-
po vi spirava insieme ad un commilitone da Corinaldo. Mo-
rendo raccomandò al cappellano, che lo assisteva, di recapitare
a* suoi eredi una qualche moneta che portava cucita nella so^
prana. Un commilitone ne portò la funesta nuova alla famiglia
affermando che in Norcia il defunto avea lasciato non so che
danari per essa. Ma come il Cappellano non trovava occasione
opportuna per mandar da Norcia que' danari agli eredi in
Sampaolo, cosi questi ne mancavano per mandarli a prendere
da Sampaolo in Norcia. Dopo un bel circa di tre anni for-
nendosi di una patente o commendatizia del Comune potero-
no mandarli a prendere per un Loreto da Cascia, che abitava '
in Sampaolo, e tornava per alcun tempo nella sua patria.
Ci pare qui pregio dell' opera riprodurre la commenda-
tizia del Comune di Sampaolo, e la risposta che fece quello
di Norcia rimandando il danaro per lo stesso Loreto da Car
scia. A far vedere la differenza della lingua parlata e scritta
in Sampaolo e in Norcia riferisco i documenti nella grafia
degli originali.
Quattro et Massari del castello di S. Paulo conta del-
la magnifica città de Iesi — A tutti et singoli che le in-
frascritte nostre perverranno in mano o legeranno si fa in-
dubitata fede qualmente Hieronimo do Valerio, già morto in
cotesta vostra terra de Norcia in V Spedale della Nunziata
„ o altro ospidale , è veramento homo de questo nostro ca-
„ stello ; il quale tornando dalla guerra contro Turchi in ser-
Archivio Storico U. a 9.
>9
la
99
99
»
99
450 GIOVANNI ANNIBALDI
,, vitio della Sedia apostolica è capitato illi et ne se dice de
,, certo esser morto in cotesto vostro ospidale; et perchè è
,y homo poverissimo gravato poi de bona famiglia saranno
„ contenti rendere in nome delle sue herede al nostro por-
yi tatore de questa, che sarà Loreto de Domenico da Cascie,
dar quel tanto che è remasto appresso de voi delle facultà
del suddetto Hieronimo. A che li pregamo et exortiamo haven-
„ dogliene poi sempre perpetuo obbligo et saranno ben dati;
et a corrobaratione delle premesse cose havemo fatte scriver
queste nostre sopradette, et con proprio sigillo fattegli im-
primere. Et il nostro Signore Iddio li contenti — Di S. Pau-
lo il di 3 de febraro 1574 — Sigillo — Io Maoritio lacobini
de commissione delli sopradicti Signori quattro ho scritto. „
A cui da Norcia si rispose nel tergo dello stesso fo-
glio;
Magnifici Massari, Avemo fatta la presente perchè T an-
no passato vene nello nostro Ospidalle de la compagnia della
Misericordia de Norsia un soltato imalatto et stette paricchi
giorni amalalto e finalmente morse li e fo benissimo go-
vernato tanto de cibi spirìtualli e dategli |i Sacramenti da
,1 cristiano : e nella confissione revelò che lui avea uno scudo
„ d'oro cuscito nella soprana, e dise allo nostro Cappellano che lui
„ avea caro che se remanase a sua fameglia. E perchè la no-
,, stra Compagnia ne fa d' alemosena et vive d' alemosina, ve
se remana lo scudo d'oro per lo presente portatore de
questa. Vediatte averlo et passamente. A questo di 2 de
„ Marzo 1574 — Tullius Desiderii de Norsia. (*) „
Il nursino Desideri nel riferito documento commette
due errori. Secondo lui Girolamo da Sampalo sarebbe giun-
to e morto in Norcia nel 1573, e vi sarebbe stato malato
parecchi giorni. Or secondo un testimonio oculare, di cui
ora daremo la deposizione, vi giunse intomo ai primi di di-
cembre del 1571 , e mori dopo una sola notte che si era ri-
coverato in queir ospedale.
9%
99
^t) GtncelJ. Veac. di Iesi Voi. 460 formilo di iìuctooU non nunerati.
I lESINl A LEPANTO 45 1
Ed ecco il curioso documento che ci ha dato occasione
a raccogliere frettolosamente ma con premura queste memorie^
D/ Medea vedova di Girolamo da Sampaolo dopo diciotto
anni, della morte del marito trattava di passare a seconde noz-
ze con Gianandrea di Antonio dello stesso castello: perciò il
primo di Agosto 1589 si presentava alla curia vescovile per
esser dichiarata in istato libero: in prova di ciò mostrava in
originale la commendatizia del suo Comune già mandata a
quello di Norcia^ la risposta di questo, ed inoltre producea in
testimonio il superstite Domenico del fu Tommaso da Mas-
sacciOy già caporale di quella compagnia, in cui avea militato
il defunto marito: e quegli, dopo aver giurato sulle scritture
di dire la verità, facea la seguente deposizione, che ci sembra
di un' importanza più che lesina.
„ V ultimo anno del pontificato di papa Pio V si co-
„ mandavan li soldati per gir alla guerra su V armata contro
„ il Turco, e ne toccarono qui al Massaccio nove soldati, et
„ cosi io fui eletto caporale et andai alla detta guerra, et avea
„ sedici soldati tra quelli del Massaccio et quelli delli altri
„ castelli vicini; et tra li altri ci venne un certo Gironìmo
„ da S. Paolo, che non mi ricordo di chi si dicessi, ma era
,, un giovine grande, di barba conveniente, et potea aver cir-
.ca trent' anni: et venne alla guerra in cambio di Fulvio di
Bartolomeo di Conte, che era stato comandato per uno
„ qui di Masaccio et andammo a Y armata : andammo a Cor-
„ fu, poi al Zante, et poi alla Cefalonia, et ultimamente in
„ quel del Turco in un luogo detto Navari (no) et sempre
„ detto Gironimo fu nella mia squadra. Et partiti di li tor-
„ nammo a Napoli il di di S. Martino et ci trattenemmo sei
„ di et havevam patito grandemente; et di Napoli ci torna*
„ vamo per terra a casa perchè eravamo sbandati, et haveva-
„ mo sempre il tempo cattivo di modo che tutti li soldati
,^ quasi erano ammalati. Ultimamente quello Gironimo , che
„ era ammalaticcio per aver patito, quando fu a Montereale
„ cinque miglia di là di Norcia peggiorò, et con gran fiitica
„ lo conducemmo la sera a Norcia, et per esser molto maleri-
„ dotto lo mettemmo neir Hospidale, e vi stette la notte li :
9>
99
45^ GIOVAimi ANNIBALDI
,, et quando la mattina andammo a rivederlo lo trovammo
)y che era morto lui et un altro da Corìnaldo, che avea nome
„ Cecco, et cosi io me ne partii: vedendolo morto io non
>9 ci feci altro. Restò bene Giovannimaria di Amideo dal Mas-
y, saccio, che era mezzo malato anco lui et Sante da Corinaldo
9, fratello di quel Cecco morto per £u:li sepellire tutti due.
,, Et io con gli altri compagni, che eran ceni da Cingoli et
^ da Sassoferrato et da altri luoghi, me ne tomai a casa ; et
„ come vi ho detto il detto Geronimo lo viddi mono nel detto
„ hospedale di Norcia; et me ne rincrebbe assai perchè 1* avea
„ per bon amico et per esser galantuomo ; et per veriti io vi
M testifico che lui è mono et io lo veddi morto. So bene
„ che lui haveva non so che dinari adosso, che io li dinundai
„ a quelli de V Hospidale per riponarli alla famiglia, ma non
„ me li volse dare; et poi non me ne curai, né anco non ho
^ per dubbio di non esser biasmato: et venuto qua da poi ìncon-
M trandomi con quelli di S. Paolo et Masaccio et con Antonio
„ de Vannarino li dissi che Gironimo era morto et che lo
„ dicessi alla sua famiglia et che mandassi a Norcia ne V hospi-
„ tale, che' ci era rimasti non so che dinari et vedessero di
„ farseli rendere : et questa è la verità (').
Su questo documento che porta tutti i caratteri della ve-
racità parmi opponuno far due osservazioni : la prima si è che
secondo il testimonio la rotta verso Lepanto toccò questi
punti cioè Corfù, Zante, Cefalonia, Navarrino. L' ordine geo-
grafico esigge che il secondo sia posposto al terzo : non so
se lo spostamento venga dalla infedeltà della memoria del re-*
duce massaccese, ovvero dalle galee le quali per avventura
tennero quel cammino retrogrado, che afierma il testimo-
nio : la seconda si è che in questa deposizione egli non fa
motto della battaglia di Lepanto: se egli vi avesse combattuto,
Cenamente non si sarebbe fatto sfuggire V occasione di notarvi
la sua presenza ed azione : forse egli si trovava sur una galea
(I) CtnccO. V<ie. 4i Imì VoU 460 formato di faidooU noo nomerttL
I lB3tNt A ÌBMNTO 455
di retroguardia, e cosi non concorse prossimamente alla pu«
gna. Nondimeno ei parla di questa spedizione colla franchezza
e compiacanza di un ardito soldato, e sembra che avrebbe
ritentata la prova, se il secondo appello di Pio V. avesse
sortito il suo effetto.
Il pontefice vedeva che la battaglia di Lepanto avea di*
mostrato che i cristiani potevano vincere i Turchi, ma che
non gli avea depressi e sbaragliati in maniera da non doverne
temere una rivincita, od almeno ulteriori danni e minacce*
Perciò egli volendo cogliere l'intero frutto di quella vittoria
si apprestava ad un'altra e più formidabile spedizione contro
r occupatore di Terrasanta e persecutore implacabile del nome
cristiano. A tal fine il pontefice avea bisogno di uomini e di
danari somministrati dall'intera società cristiana, e perciò il
12 Marzo del 1572 la stimolava con un breve, di cui darò
il transunto datone dal nostro vescovo a' suoi diocesani il
giorno 21 dello stesso mese ed anno.
„ Gabriello del Monte per la grazia di Dio e della sede
„ apostolica Vescovo di Iesi. Conoscendo la santità di N. S.
„ Pio per la divina provvidenza papa Quinto di quanto utile
„ sia stato a tutto il popolo cristiano la Santa lega già tra
„ sua Santità e il Serenissimo re cattolico e l' inclita Signoria
„ di Venezia fatu, si per la già dal Signore Iddio concessa
„ vittoria dell' armata turchesca, si anche per il bello apparato
,, che alla giornata si vede fare ad onore e gloria di sua di*
5, vina maestà e a salute ed esaltazione della nostra santa fede
M cattolica e apostolica ; e considerando per l' altra parte l' in-
„ finita potenza del crudelissimo inimico, il quale per la tante
volte, come ognun sa, ha afflitto miserabilmente molti luo-
ghi della cristianità e che a voler far guerra con esso lui
^ si ricerca usarvi ogni studio e diligenza e grosso esercito e
n grandissima spesa, perciò con un suo Breve dato in Roma
„ li XII del presente esorta ricerca ed ammonisce tutti i fé-
>9 deli di Cristo che o con le proprie persone o facoltà vo-
), gliano aiutare questa santa impresa. Ed acciocché ognuno
^ facciano che questo più volentieri conoscendo da Santità
„ sua con doni spirituali e temporali esser ricreati, confidato
n
454 GIOVAMKI ANKIBALDl
*
jy Sua Santità nella misericordia dell' onnipotente Iddio e
9, delli beati apostoli Pietro e Paolo e neirautorirà datagli
), da sua divina maestà di sciogliere e legare, concede e dona
a tutti i fedeli che aiuteranno questa santa impresa andando
colle proprie persone alle proprie spese, o non andando
loro ma mandando alle loro spese altre persone idonee
,, finché li soldati di sua Santità saranno in detta spedizione,
^, e a quelli similmente che andranno colle proprie persone
„ ancorché vadano all' altrui spese, e finalmente, a quelli, che
„ per ciò contribuiranno congrua porzione delli beni ad essi
yf concessi da sua divina Maestà, la pienissima ed amplissima re-
^, missione di tutti loro peccati, de'quali saranno confessi e con-
„ triti, e la medesima indulgenza che li romani pontefici hanno
„ per il tempo passato concessa a quelli che segnati colla
,, croce andarono al sussidio della Terrasanta. E di più vuole
,, sua Santità che li beni di quelli tali che andranno a questa
f, guerra da poi che saranno andati siano sotto la protezione
e tutela di S. Pietro e di sua Santità e di tutti arcivescovi
ed altri prelati della chiesa di Dio, e non possono contra
essi sopra li beni che quietamente possedono sorgere liti o
questioni; ma mentre sono in detta guerra siano integri e
„ quieti ; anzi in tutte le loro liti e cause si debbano dalli
„ giudici, innanzi ai quali si agitano , soprasedere in esse
yy fintantoché loro non siano ritornati, ossia venuta nuova
i, certa della loro morte. Vuole ancora che non siano tenuti
y, ad alcuno per le usure da loro promesse anche con giura*
„ mento, ma siano assoluti e quieti , e che se nessuno
„ ardirà contravvenire sia costretto con censure ecclesiastiche,
„ rimossa ogni appellazione, anche alla restituzione di esse
„ usure volendo che li Giudei rimettano a questi tali le usure
^ che lor devono; e ricusando detti Ebrei di farlo siano privi
yy e sospesi del poter negoziar co' cristiani e conversare, ed a
^ questo anche da' principi e da potestà secolari possano esser
„ costretti. Comanda anche sua Santità a tutti Vescovi Arci*
„ vescovi ed altri prelati ordinari de' luoghi che debbano pub^
„ blicare questo Breve; e perciò con la presente in virtù di santa
„ obedienza ordiniamo a tutti pievani e curati della nostra dio*
I lESlKI A LEPANTO 455
„ cesi che debbano pubblicare le presenti nostre o per se stessi
„ o per li predicatori ne' luoghi che vi saranno quanto prima
,, potranno acciò venga a notizia di ciascheduno facendo la
,» mente di Sua Santità. In fede etc. Dato in Iesi il di 21 di
„ marzo 1572 — Antonangelo Gino Cancelliere di commis-
„ sione „ (').
Questo bando stette affisso alle porte delle chiese per
otto giorni, ed inoltre fii pubblicato da tutti i parrochi e cu-
rati o per se stessi, o per i predicatori secondo che Taveano
nel tempo di quella quaresima.
E siccome ho potuto raccogliere i nomi de' predicatori
del suddetto tempo quadragesimale, cosi per V attinenza che
hanno col suddetto Breve per la publicazione fattane, li no-
vero qui anche in servigio di chi ne fosse vago. Le parroc-
chie della diocesi lesina nel 1572 eran venti, ma si predicava
in undici soltanto; ecco i nomi de' predicatori e de' luoghi
ove predicavano.
„ R. P. Fra Vincenzo da Porli domenicano • . Cattedrale
„ R. P. Fra Livio da Porli domenicano • . • Massaccio
„ R. P. Fra Bartolomeo da Bologna domeni-
cano Montecarotto
„ R. P. Fra Tommaso da Modena domeni-
cano Poggio Sammarcello
„ R. P. Fra Marco da Monte Falcone domeni-
cano ••••... Maiolati
„ R. P. Fra Giulio da Brescia dominicano • Castelplanio
„ R. P. Fra Paolo da Virola domenicano • . Sammarcello
„ R. P. Fra Niccola Fedele da Morrovalle ago-
stiniano Musiano
„ R. P. Fra Paolo da • . • (sic) agosti-
niano Monteroberto e Castelbellino
„ R. P. Fra Giangiatomo da Morrovalle agosti-
niano ••••••• Sampaolo
(I) Ctoecll. VcK. di Iesi Voi. 519 Editti 1558 — >S79*
45^ GIOVANKI AMKIBALDI
,, R. P. Fra Girolamo da Fano conventuale . . S. Lucia (')•
Si vede che allora avean la prevalenza i domenicani,
quindi venivano gli agostiniani, poco vi figurano i conven-
tuali, e nulla gli osservanti, i carmelitani, i cappuccini, i frati
de SS. Paolo e Barnaba che pure eran stanziati in Iesi: il
papa veramente era domenicano. Egli è dunque da credere
che questi predicatori, quasi tutti domenicani, facessero del
più e del meglio perchè i fedeli rispondessero all' invito del
pontefice. E certamente avrebbero risposto o recandosi o man-
dando contro il Turco; ma la gloria dei potenti, e più la
morte di Pio V impedirono che si cogliesse V intero frutto
della battaglia di Lepanto.
E qui come tributo di lode a quel magnanimo pontefice
riproduco V editto che il nostro vicario generale in assenza
del Vescovo divulgò per la diocesi ordinando' V esequie e i
suffragi pel defunto pontefice e le preghiere per 1' elezione
del successore. Il papa morì il primo di Maggio del 1572, ed
il bando uscì il giorno 1 2 dell' istesso meso ed anno.
„ Camillo Condulmario Arciprete di Recanati dottore di
„ leggi, di Mons. Vescovo di Iesi Vicario generale — Essendo
„ che la morte in. tutte le anime viventi in quanto al corpo
sia cosa naturale, e che nessuno che è di carne possa sebi-
varia ; ed essendo piaciuto a Sua divina Maestà con il debito
mezzo levar via dalla presente vita il SS. Signor nostro Pio
„ papa Quinto per premiarlo dell' eterna gloria di quanto per
„ suo amore ha patito in questo misero mondo ; ed essendo an-
cora che nessuno possa dire di non aver bisogno delli pii suf-
fragi de' fedeli, cum septies in dies cadit iusiusy ci è parso con
il presente editto ricordare ed esortare tutti religiosi della
nostra città e diocesi che subito al ricever di questo non
manchino, se prima non 1' avranno fatto, far le debite ese-
quie per la morte di Sua Santità nel modo e forma che
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99
99
>9
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(1) Caocell. Vcsc. di Itti Voi. loo carta 93 t.
99
99
1 IBSINI A lepakto 457
)> pei^ gli ^Itri sommi pontefici sono stati soliti fare. — E per-
„ phè spesse volte consiste la salute de' popoli» massime circa
la cura delle anime, dal supremo pastore; e conoscendo
noi per esperienza quanti buoni efietti causi un buon pa-
store, e che il Sig. Iddio ordinariamente suol disporre circa
„ V elezione del sommo pontefice ; però noi acciò non roan^
,, chiamo del nostro debito pastorale con il presente editto
,, esortiamo tutti i fedeli deir uno e dell' altro sesso a diman*
,, dare perdono a Sua divina Maestà di lor peccati commessi
ed astenersi dal commetterne delli altri, e che non man-
chino pregare il Signore Iddio pel felice stato di Santa
Chiesa, e che Sua Maestà si degni provvedere di un pastore il
„ quale sia a consolazione delle anime pie, ad esaltazione della
„ fede cattolica e apostolica romana, ed a flagello delli ini-
„ mici di S. Chiesa. Comandiamo perciò a tutti religiosi della
,^ nostra città e diocesi tanto secolari quanto regolari in virtù
„ di santa obcdienza e sotto pena da imponersi ad arbitrio
„ nostro che nel celebrar le messe ed altri divini offici non
„ manchino fare orazione per le cause suddette ; ed alle volte
^ quando non saranno occupati e sforzati da altri offici par-
„ ticolari debbano dire la messa prò creatione Summi pontificis^
,, che è nel messale nuovo a foglio 30 dopo il comune San*
„ ctorum. Vogliamo ancora che tutti curati della nostra diocesi
^, registrino il presente editto nelli lor libri deputati etc. In
„ fede etc. Dato in Iesi il di 12 maggio 1572 — Viso Ca-
„ millus Archpbr rachanaten, Vics Aesinus „ (*).
Questo editto stette affisso fino al giorno 16 di Maggio.
Anche allora forse si avea il cattivo vezzo di lacerare gli e-*
ditti pubblici, o di staccarli e sperderli ; perciò il Vicario vi
appose questa minaccia : Non amoveatur sub poma excomunicor
tianis.
Cancell. Veac. di Iesi. Voi. loo earU 95 e toI. 519 — Editto 1858*1579.
45 8 GIOVAKNl ANKlBALDt
?er la gelosia de' potenti e per la morte del pontefice
non si prosegui, come dicemmo, la guerra contro il Turco,
ma i lesini anche dopo molti anni eran pieni di spiriti guer-
rieri contro quel nemico; e nella speranza di esser chiamati
a combatterlo si veniano addestrando alle fazioni campali. E
intendo parlare di quelle rappresentazioni che di tanto in tanto
soleano fare non solo per onesto ricreamento dell' animo, ma
ancora per T esercizio' delle forze fisiche e per rinfocolare ne'
petti il desiderio di misurarsi contro i Turchi. Nella prima
metà di febbraio del i6i6 era caduta moltissima neve; parea
che quel carnevale dovesse passare squallido e muto ; ed in-
vece dalla stessa diflicoltà si trasse partito a fare una rappre-
sentazione pubblica, ma non immorale né irreligiosa, bensì
antiturchesca e guerriera. Raccontiamola colle parole di un
cronista contemporaneo alquanto riforbite delle mende gram-
maticali. „ 1616, Febbraio. Cadde moltissima neve, ed il saba-
„ to di carnevale, che siamo alli 13 detto le stame si vendo-
„ no un grosso V una , e li lepri non li compra nessuno.
„ Nella piazza delle beccherie (') si è fatto un baluardo a
>9 foggia di rocca con li suoi torrioni e merli tutti di neve,
„ con la torre in mezzo che certo è bellissima alta piedi 12,
„ e il mastio in mezzo piedi 15. Alli sedici febraro che è
„ r ultimo di carnevale, si è combattuta ; che dentro vi era-
„ no trenta persone vestite da Turchi tra grandi e piccoli,
„ una donna con un figliuolo in braccio, e quattro schiavi
„ colle catene. Dintorno alla fortezza vi era sette piedi lon-
„ tano un banco di neve alto piedi 4 ed altrettanto grosso,
con r entrata solo della porta della fortezza, con bandiere
alli quattro torrioni, ed in mezzo alla torre in cima una
testa di Turco colla celata, che fingeva di far la sentinella.
Intorno quattro baluardi di cristiani ; uno di Tedeschi tutti
colle alabarde e spade a filo, uno d'Italiani tutti colli ar-
99
»>
9>
(1) Oggi questa puzza la chiamano del Plebeadto : in ordine retrogrado si diate
d«l teatro» della morte, delle beccherie» del nontiro»o.
I lESlKI A LEPANTO 459
chibusi a fuoco, uno di Valloni tutti colle picche, uno di
Spagnuoli con l'insegna grande per li quattro spigoli della
piazza. Si è tirato tra una parte e 1' altra da 200 archibu-
sate e da 20 cannonate con quattro sagretti. Alla presa
avendo dato ogni quartiero de* cristiani due assalti per cia-
scuno, i Turchi uscivan fuori con spadoni ed archi ed ar-
chibusi : poi tutti e quattro uniti con le scale han dato
r assalto di dietro, ed otto persone han messo un petardo
alla porta, che vi era il ponte levatoio : mentre i Turchi
si difendevan di dietro^ han dato fuoco al petardo, che ha
fatto una botta come una colubrina: li Turchi buttavano
addosso ai cristiani palle grosse di neve e di capecchio ap-
piccato di fuoio e tutti li merli della fortezza fatta di neve ;
rivoltavano le scale, e li cristiani cadevano in terra più e
più volte, ed eran quasi coperti tutti di neve : ma ripreso
animo, montati in fortezza, piantate le loro insegne, e but-
tate via quelle de' Turchi, li han fatti tutti schiavi. La fa-
zione riuscì maravigliosa favorita da un tempo bellissimo :
tutta la città vi concorse a vedere: i tetti, le finestre, la
piazza, ogni cosa era pieno di uomini e gentildonne. Mae-
stro di campo a cavallo tutto armato era Mess. Bastiano
Giulianelli „ Q).
Che questi esercizi portassero buon frutto si vide quattro
anni e mezzo appresso, come ci vien conto dallo stesso ero-
nistra. „ 1620, Agosto. Oggi che siamo alli 29 detto questa
„ notte la guardia (^) ha fatto cenno col fuoco correr voce
che alla marina siavi gran quantità di vascelli turcheschi :
e la nostra torre (') qui in Iesi ha suonato tutta notte a
r arme e ad appiccar il fuoco alli gabbioni : tutta la città
fi
(1) Bibliot. PttnettL Mem. Ma. di Praoceaco Minuzzi carte 8 e 9.
(a) La guardia è una torre fabbricata circa il 1350 ed ancor aorge alta metri 4^>50
aur una collina a acirocco di leai alla diatanza di cinque chilometri.
(3) La torre era quella del palazzo de' Priori coatrutta circa il 1550, e caduta un
aecolo dopo.
4^0 OlOVAUNI AKNIBALDI
I, si è levata in arme, e Mons. Baglione nostro Governatore
,y è partito due ore avanti giorno alla volta della marina con
,, molti cavalli e cittadini armati : ai vecchi che sono rimasti
,, ha lasciato io custodia la città sotto la direzione del Capi-
yy tano Licinio Manuzzi, raccomandando che si faccia guardia
,, alle porte, perchè si sono mosse tutte le battaglie e la ca-
I, valleria della Marca. Il Signor Iddio ci aiuti e ci liberi da
,, questi cani, nemici della fede cristiana. Ed (^gi che siamo
„ ai 30 è arrivata qui in Iesi da Fabriano una compagnia di
,, cinquanta cavalli certo sono bellissima gente e vanno alla
„ marina. La soldatesca nostra . è ritornata tutta^ e per grazia
j, del Signore non si sa altro: solo si dice che i Turchi ab-
„ biano abbruciato la città di Manfredonia „ (')•
Avvenne cosi, perchè i Turchi veduta la mala parata non
isbarcarono, né si diedero a depredare le popolazioni littorali:
nondimeno si stava in continue apprensioni, perchè il peri-
colo dileguatosi oggi, ricompariva domani.
Da queste marziali disposizioni di animo i potenti Euro-
pei potevano trarre bellissimi partiti a debellare il Turco ;
ma né il pericolo, né le cure de' pontefici, né il poema del-
l' immortale Tasso, né le tasse, che per le galere si pagavano
dal clero, valsero a farli risolvere alla umanitaria e perciò cri-
stiana impresa. Anche quando i Turchi si spinsero baldan-
zosi sotto le mura di Vienna, fuori del Sobieski, nessun dina-
sta occidentale si mosse in soccorso dell' Austria, anzi la di-
plomazia di Luigi XIV non solo godeva che fosse assalito
r Austriaco, ma anche favoriva V Ottomano.
(1) Ibidem cirte 34 e 35.
I lESlNl A LEPAKTO 4^1
Appendice
A questa breve monografia appiccherò un'altra notizia
concernente le vittorie dei cristiani sui Turchi. Essa a dir
vero non appartiene a Iesi, né al suo contado : sibbene al vi-
cino Staffolo e al monumento» che questa piccola terra eresse
vicinissimo ai confini del territorio lesino in occasione della
battaglia di Lepanto e dell'altra combattuta sotto le mura di
Vienna. Questa gran vicinanza ci scusi se usciamo fuori dei
termini, che ci eravamo proposti.
Chiunque dal castello del nostro Sampaolo voltosi a mez-
zogiorno salga a Stafiolo, dopo un due chilometri, restandone
uno per giungere a quella terra, sur una dolce collina si vede
sorgere col suo campanile una chiesa di mediocre grandezza
da quei terrazzani denominata Castellaretta. Eccone in com-
pendio la storia. Sembra certo che alla battaglia di Lepanto
si trovassero alcuni stafiolani, i quali tornatisi sani e salvi in
patria vollero ad una col resto della popolazione mostrar la
loro gratitudine alla gran madre di Dio. Fatto sta che gli
staffolani lungi dal murato un chilometro verso maestro nel
luogo che abbiamo designato entro il 1572 eressero alla Ver-
gine, che avea data la vittoria ai cristiani in Lepanto, una pic-
cola chiesa, nella tribuna della quale fecer dipinger in fresco
la Vergine che tiene il Bambino in atto di benedire, ed ai lati
S. Rocco, S. Biagio e S. Antonio. Riportata dal Sobiesky la
vittoria contro i Turchi sotto le mura di Vienna, i devoti
stafiolani tolsero occasione anche questa volta ad onorar la
Madonna delle Vittorie. Poco dopo il 1683 ampliarono quella
chiesa allungandala ed allargandola ; ma conservarono l' antica
che unirono alla nuova togliendo alla prima soltanto il muro
di facciata. Fregiarono la nuova porta di buoni conci di pie*
462 GIOVANNI ANNIBALDI
tra, sopra la quale scolpirono la non inelegante iscrizione me-
trica, che ci attesta quanto fin qui abbiamo narrato. Eccola:
Mille et quingentos superabat calculos annos;
Post septem decades annus et alter erat.
Christiadum classis Thraces cum vinceret hostes,
Hic tibi parva aedes. Virgo, dicala fuit.
Sed fractos iterum Turcas spectante Vienna,
Nobilius templum tunc nova forma dedit.
Decorarono poi l'interno del tempio di lodevoli pitture:
negli ovati laterali rappresentaron la nascita e l'assunzione
della Vergine, copie di due quadri del Murillo: nel volto si
ammira 1^ presentazione al tempio e V incoronazione della
stessa Vergine posta dinanzi alla SS. Trinità e intorniata da
glorie di angeli: ovunque motti simbolici e trofei turcheschi
adomano la parte superiore della chiesa. Queste pitture fii-
ron fatte dallo lesino Giovanni Valeri, di cui ci rende certi
la seguente iscrizione ivi dipinta — Ioannes de Vaìeriis aesi-
nus pingebat 17 )S- ^g'^ ^^^ padre a quel Cav. Domenico Va-
leri, che tanto dipinse in Iesi ed altrove; ed avrebbe dipinto
molto bene, se spesso non fosse andato in esagerazioni di fi-
gure e di ornamenti.
Giovanni Annibaldi
463
CRONACA
DI SER GUERRIERO DI SER SILVESTRO
DE* CAMPIONI
DA GUBBIO C)
Morto el Re Alfonso et poi el papa el Conte lacomo che
era con lo signore Conte a li danni del S. Mes. Gismondo,
chiamato dal castellano de Asissi quale era catelano^ nominato
Ramundo, andò ad Asissi, acupò la cetà et le rocche, di poi
ebbe Nocera, la Valle de Topino et la Terra de Gualdo:
non podd'e bavere ei cassaro. Eh S. Mes. Gismondo li pareva
essere uscito de afanni et comenzò a levare la cresta : ebbe
Saxocorbaro per tractato : andò a campo a Carpcgna dove el
S. Conte lo andò a trovare. Non lo volle aspectare : andò in
Montefeltro et guastò Sicano Ufigliano. Non volle imperò
afrontare mai dove andesse el Signor Conte.
Facto el novo Re et creato novo papa el Conte lacomo
se retrasse da li danni de la ghiesia et tornò a la sua lassata
impresa, et lui et el S. Conte tolsero più castelli de quelli del
S. Gismondo, de li quali la più parte foro abrusciati per la
(1) Gontiouuione. V. Voi. I. Fase. UIi pag. S84 - 448.
1
4^4 MICHELE' FALOCI PULIGMANI
crudeltà prima usata dal S. Gismondo : et si non fosse sopra-
venuta la vernata el S. Gismondo havea malfacto. Veduto pure
el S. Gismondo non bavere altro reparo, se dio a tractare
con lo novo papa et el Re per mezanità pur del duca de
Modena la pace.
L' anno 1459 el Conte lacomo consegnò la cetà de Asis-
si et le forteze liberamente al papa. Dicto anno del mese de
Febraio el papa se parti da Roma: andò a Peroscia, dove
stette per alcuno di; di poi pani, andò a Siena dove stette
più mesi : remesse li gentili homini in lo regiemento : parti
da Siena ; andò a Fiorenza, et li andò el S. Gismondo per la
pace; non volle stare contento al giuditio del papa. Parti papa
Pio da Fiorenza, dove li era venuto a Io incontro el Conte
Galeazo, figliolo del Duca de Milano con gran triunfo : a Fio-
renza foro facte gran feste in lo intrare del papa. Andò a Bo-
logna, et in so compagnia el Conte Galeazo : da Bologna a
Ferara et poi a Mantova, et el S. Gismondo con lui cercan-
do la pace, la quale recusò per prima tanti anni. Papa Pio a
Mantova aspectò le ambasciane de li reali et principi de cri-
stiani per ordenare la impresa contra el turco. Dio voglia
n' abbia honore. Dicto anno 1459 a di vij de augusto essendo
pure el S. Gismondo a Mantova per cercare la pace, el Conte
lacomo con li soi et parte di quelli del S. Conte curse a Rimino
et intrò tra Rimino et Bellaire San Vignano, et Santo Arcangiolo
et guadagnò gran quantità de bestiafne grasso, tra quali eie foro
mille paia de boi da giogo et da carne ; cento pregioni da
Taglia et gran quantità de bestiame minuto. Con dicto eser-
cito conte lacomo andò su per la Marca et ebbe le Penne de
Billi et i Billi, Santa Agata con tucti soi castelli : di pui tor-
nò a Macerata, et ebbe Macerata, Certaldo, Castellacela, Mon-
te Santa Maria, Cavoleto, et molti altri castelli perdette el S.
Gismondo. Tra bone terre et castelli con quelli bisognò rase-
gnasse in numero cento quindeci, de li quali molti foro asa-
comannati et arsi. In quisto tempo in Calavria per persova-
sione de donno Antonio da Vintimiglia, marchese de Cotrone
molti castelli se rebelare a la ubedientia del Re Fernando.
Del mese de setembre dicto anno» li Commissari! dei papa et
CRONikCA DI SBR OTJERRIESO DI SER SILVESTRO 46$
del duca de Milano foro per pigliare la posesione de le terre
el S. Gismondo deve dare per sicurtà de la Maestà del Re et
de le terre deve restituire al S. Conte. Dicto anno Mes. Pe-*
tino prima duce de Gienova , cercava reintrare con le spalle
del Duca de Milano perchè franciosi non baveano a lui appor-
tato quanto li fo promesso. Mesose insieme con li figlioli de
de Mes. Tiberto ISrandolini, intrò in Gienova, et 1' armata de!
genovesi et franciosi essendo troppo lontana, retomò, et messi
fanti drento fo morto Mes. Ferino con gente asai. Dicto an?
no et del mese de setembrè 1' armata de* genovesi andò verso
el Reame; dio in porto a Civitavecchia et dal conte adverso
fo fornita de vitualie. Del mese de Ottobre el S. Conte ebbe
lettere dal Re che havea sostenuto dompno Antonio Marchese
de Cotrone et dompno Gianni suo fratello, et clie havea
rauti li castelli a lui rebelati in Calavria. A di iij de ottobre
el Commissario del papa nominato Mes. Ottaviano Fontano
messe in possesione el S. Conte de la Fergola per parte del
quale eie intrò el Magnifico Alvisi de li Atti et li eximii do-
ctori Mastro Fietro de Famphili da Ugubio et Mes. Mateo
de' Catani da Urbino, et Fierantoriio de' Poltroni se reteraro.
Da poi continuando ebbe santo Ippolito, Saxocorbaro, Monte
Cerignone, Casteldelcie, Savatello et Fagiola, et per danni et
interessi Certaldo, Fonte de avelana, Monte del raniero et doi
altri castella. Del mese de novembre lo I. S. Conte andò a
Pesaro a desposare la Illma nostra Madonna Madonna Batista
Sforza, figliola de lo I. S. Mes. Alixandro Sforza. Del dicto
mese vennero nove ad Ugubio che el Conte lacomo Piccinino
s^ era scostato da lo Re Ferrando et acconciosi con lo duca
Giovanni.
A di 29 de novembre el S. Conte se abocò con lo S. Gis-
mondo et per quanto fo dicto a Ugubio se fecero feste asai:
fu tra Mondaino et Montelevechie in uno pogetto del terreno
de Mondaino.
De Genaro 1460 el S. Conte se adunò a Pesaro con la
nostra lUu. Madonna Batista Sforza. A di io de febraro, dicto
anno, el S. Conte fecie le noze de la Illu. Madonna et foro
facti gran triumfi. A di 14 de febraro el Signor Conte venne
Archivio Storico li. 30.
466 GIUSEPPE MAZZATUm
a Ugubio per andare a la Santità de papa Pio et a di 15 parti:
andò la sera a la Fracta: menò seco el S. Ottaviano de li
Ubaldini. A di 18 intrò in Siena; veneroli incontro tucta la
fameglia del papa et de' Cardenali et dal papa receuto con
gran triumfo et honore, et di fine che stette insieme, lui et
li soi stettero a spese del papa. Parti da Siena et tornò a fare
el carnovale a Urbino. De marzo el S. Conte parti de Urbino;
andò a Santo Cervagio dove stette alcuno di : de li parti et
andò a Fosambrone dove che sentendo el Conte Jacomo deve
passare per andare in lo reame, se pani, andò a Saxoferrato
et li adunò tucte le soi gente d^ arme et uno homo per casa
de tutte le soi terre; et li venne el Cardenale de Pavia le-
gato de la Marca con tutte le gente de la Ghiesia. A di 27
de marzo arivò li el S. Mes. Alixandro Sforza, Mes. Giovanni
da Tolentino et l'altre gente del Duca de Milano ch'erano
a castello a Saxoferrato. Senti el S. Conte che el Conte Ja*
comò havea passato Fiumegino^ andò a la Serra de Santo
Chireco et de li per metterse innanze al Conte Jacomo, parti
la persona sua con pochi : lasò seguitare li altri ; andò a Ma-
cerata et la notte andò a Mugliano, in dubio che volendo lui
obviare la via de la marina el Conte Jacomo non andasse
per la via de Montecchie et Camerino. El Conte lacomo fece
la via de la marina, cavalcò trentaotto miglia in uno di, passò
Potentia, Chienti et el Tronto dove sboccano in mare. Fo a
di 30 de marzo 1460. Non era posibele el S. Conte stando
in dubio de le doi vie posesse tucte doi guardare. Passato el
Conte lacomo el S. Conte andò in Abruzo et stette per al-
cuno di su lo Tronto, a ciò che li soi mandassero per li loro
cariagi et anche per che quelli de la ghiesia et duca de Mi-
lano non haveno comissione passare el Tronto. In quisto
mezo Jacomo Picinino aquistò Civita santo Angelo et Civita
de Chieti et la Peschiera, perchè non ebbe alcuno contrasto.
Da poi che la comissione venne de le gente de la ghie-
sia et del Duca de Milano, el S. Conte et el S. Mes. Alixan-
dro passaro el Tronto a li danni del S. Giusia eh' era de
quelli s* era rebelato al Re Ferando, al quale fine a mezo lu-
glio senza bombarde el prefato S. Conte con dicto exercito
CRONACA DI SER GUERRIERO DI SBR SILVESTRO 467
li havea tolto più parte del suo stato. In quisto tempo cam«*
pegiando el Re Ferando per lo reame et havendo più terre
raquistate et sacomannate, el Principo de Rosano suo cognato
li mandò a dire si li vole perdonare retomarà a sua obedien-
tia et che se volea abocare con la sua Maestà : el quale fp
contento et su la campagna con quattro armati per uno se
abocorono et fecerse careze asai ; et in ultimo el principo
disse li essere Diofebo figliolo del Conte adverso et che pre-
gava Sua Maestà li volesse fare careze; el quale disse el fa-
cesse venire , et mustrando el Re careze a Diofebo et abrac-
ciandoloy Diofebo mese mano a uno pugnaletto per dare al
Re nel viso, che non era desarniato altrove : el pugnaletto
li cascò, el perchè el Re mise mano a la spada, dette Ig cac-
cia al principo et a Diofebo. Retornati in campo ^ volendo
del pugnaletto fare experientia, con lo quale forando uno po-
chettino uno pie de uno cane, subito cadde morto. Per fine
al prencipio de luglio el Re Ferando sempre andò caciando
el Duca Giovanni : el di sette del dicto el Re fo rotto. A di
14 de luglio la ghiesia intrò in Saxoferrato : Aloisi degli Atti
che s' era redutto in lo Cassaro, se acordò et dieli el Cassaro
et lui ebbe f[iorìni] 1700 et fòli promesso de provvisione
f[iorini] 15 el mese in so vita. A di 21 de luglio essendo el
S. Conte con lo exercito apresso San Fabio, la quale terra
havea hauta per forza et sachegiata, in la quale per prima
essendo intrati quelli del S. Conte de notte, foro per fuoco
butati de fora ; remase preso Maso da Pisa squadriere del
S. Conte^ et in dicto di Francesco da la Carda curse scontro
con Nardo da Marsciano, squadriero del Conte Jacomo et
Serafino de Monfalcone con Fanteuguzo da Santo Arcagniolo,
et quilli del S. Conte ebbero honore. A di xxij de luglio di-
cto anno el S. Conte con 1' altro exercito et gente de la ghie-
sia et del Duca de Milano, havendo sachegiato san Fabiano,
erano li dentorno alogiati : el Conte lacomo con lo S. Giusia,
Conte Antonio Caldora, Mes. Ramondo de Anechino Conte
de Montorio con bene ottocento fanti aquilani erano alogiati
in uno poggio sopra San Fabiano apresso a lo exercito del
S. Conte forsi uno miglio. El Conte Jacomo con vantagio
468 GfosBPPB MAzzAmm
atacò el facto d' arme, quale se cominciò a ore xviiij et meza:
durò fine a tre ore de notte. El S. Mes. Alixandro era quello
che bceva el facto d' arme. El signor Conte era in lo alogia-
mento amalato; el quale sentendo li soi havea el peggio et
quasi messi in volta^ cosi amalato se fece porre a cavallo et
veduto el bisogno del suo esercito con alquanti remasti a li
alogiamenti, ordenato certe ale et proveduto dove li parse el
bisogno, reparò per forma che essendo li soi in rotta remase
con honore del facto d' arme, el quale fo tenuto de li gran
facti d' arme se facesse bono tempo in Italia : el quale fo re-
masto et stacato a lome de' torchi ; dove foro morti da V una
et 1^ altra parte cavalli quattrocento et homini asai. Del mese
de agosto, dicto anno, el S. Conte con dicto exercito se re-
dusse in su la riva del Tronto, et quisto perchè li castelli
per dicto exercito aquistati, se rebelaro et dicese al Conte Ja-
comò et S. Giusia per forma che vitualie non poseno andare
in campo senza gran pericolo et a saccomanno non posevano
più gire et puza grandisima era per li cavalli morti in lo
facto d' arme. Del mese de setembre el Conte Jacomo se
tornò verso la Peschiera et aquistò alcune terre per non ba-
vere obstacolo. Del dicto mese el S. Conte havendo finita la
sua ferma, essendo stato maltrattato per lo passato de denari,
se vole retornare in le soi terre. Monsignor Cardenale de
Thiano essendo in campo tanto fece che de. novo lo recon-
dusse. Ebbe ducati xfj in denari et ducati ^ in panno.
Dicto anno et mese el Duca de Milano mandò per la
via de Pesaro in lo dicto exercito balestrieri et schiopetieri
a' sui et cavalli mille et fanti doimilia per la via de Roma che
deveno acompagnare el papa a Roma ; el quale era partito de
Siena et andato a Bagni ; e poi deveno diete gente andare in
lo reame in favore de lo Re. Fo capo di quisti el S. Ruberto
de Sanseverino. Dicto anno et mese papa Pio intrò in Roma
con le diete gente et el Signore Ruberto andò in lo Reame.
Del dicto mese se scoperse uno tractato che el Conte Iaco>
mo havea in Tivoli, dove havea mandato Diofebo del Conte
adverso, Antonello de Porli et Selvestro soi condottieri; et la-
como Savello se accostò con lui con tucte le soi terre. Ha-
CRONACA DI SER GUERRIERO DI SBR SILVESTRO '469.
vendo sentito el S. Conte eh' era in la riva del Tronto , el
Conte lacomo andòe verso Tiboii insieme con lo S. Mes. Ali-
xandro ; se partiero de su del Tronto et andaro per trovare
dicto Conte lacomo, el quale sentendolo se redusse su in
uno monte, dove è una forteza nominata Petrella. £1 S. Con»
te andò a Campo a Castello Lione, rebelato a Pietragnolo Or-
sini, el quale ebbe per forza et messe a. sacco: deli parti et
andò a campo al poggio de Bonadia, castello de laconio Sa-
vello , el quale ebbe a pacti che pagasse 4 mila ducati ; el
quale fo messo di poi a saccomanno per non volere dare vi-
tualia e lo esercito essendo dentro le gente de la ghiesia, A
di ij de novembre la nostra I. Madonna scripse a Ugubio
commo el S. Mes. Gismondo havea hauto el vicariato et era
a campo alla rocca de Mondavio et che se mandassero fanti
a Pergola. Foro mandati fanti cento : el castellano de Monda-
vio (ece trista prova; credese che prima che el S. Gismondd
li andasse, era seco d' acordo. A di 15 de novembre :passaro
per la Pergola Mes. Lodovico Malvizi et Mes. Cecco Brando^
lini conductieri de la ghiesia con cavalli 700 et fanti circa
200: andaro ad alogiare in quello de là rocca contrada. £i
legato de la Marca fece tregua con lo S. Giusia per òtto mei»
si: el legato era cardenale de Siena, nepote de papa Pio. In
quisto tempo papa Pio fece impicare otto boni cetadini de
Roma, quali se intendevano con lo Conte lacomo : li quali ^
essendo riuscito el facto de Tiboii, deveno dare una porta de
Roma al Conte lacomo. In quisto tempo se levò guerra mor^
tale tra li Anconitani et quelli da Iesi , et foro morti molti
homeni de V una parte et V altra. £1 S. Gismondo andò a li
favuri de li Anconitani : andò a campo a uno castello de
quelli de Iesi, dove el legato con le gente de la ghiesia et
molte cerne andò a trovarlo et non aspettò : quelli de la Roc-
ca tolsero Nicastore al Conte Aloisi da Montevecchio. A di 13
de novembre dicto anno. Braccio de' Baglioni da. Peroscia
amazò Mes. Pandolfo de' Baglioni suo fratello consobrino et
Ridolfo, fratello del dicto Braccio, amazò el figliolo del dicto
Mes. Pandolfo in su la piazza de Peroscia, dove andando Pie-
tro Crisppldi per volere spartire, anche lui fo morto: et anche
47P GIUSEPPE MAZZAUNTI
io amaz^ito Mes. Pandolfo denanze a la speziarla del Ghezo,
Barcollo et Pietro innanze a la speziarla de la Rosa : et li fra-
telli ebbero Spello et Colazone, li quali lùochi teneva Mes.
Pandolfo. A di due de decembre essendo el S. Conte con lo
dicto exercito a campo a Cantalupo, castello di lacomo Sa-
velloy fo facta tregua per quattro di perchè se cercava V acor-
do del dicto lacomo. A Roma vennero lettere al Cardenale de
Teano dal Re Fernando, commo Sua S. da di 19 de ottobre
fine a di 4 de novembre havea recuperato tutta la baronia de
Formicola con lo conta de Cereto et tutte le terre de Val-
degando et del conta de Caserta: havea recuperato Ducenta,
Milazano, Lofrasso, Bagnolo et la Valle; finaliter redduto a
fedeltà la Contessa de Caserta et dato in mano de la sua S.
la magiure parte de le soi forteze: et essendo in le terre de
la dieta Contessa l' arcevescovo de Benevento, V Abate de
Santa Sofia insieme con Gasparre Cossa sono reducti a ubi-
dientia: a li quali perdonò et lassò in libertà. Dapoi desceso
con tucta gente sua in terra de lavoro, dove subito recuperò
tucto tereno et paese che è de Capua per lo fiume del Vol-
turno et conta de Cereto, fine a Benevento et de Benevento
a Napoli ; che sono in circuito de li miglia cento^ et congion-
sese con la sua S. el magnifico S. Ruberto con le gente du-
chesche che menò seco. El Conte lacomo se levò da la Pe-
trella dove era stato circa doi mesi et andò verso el Conta
d' Albi a Vezano con forsi 1500 persone et Caldareschi che
sono forsi 600 persone se deveano mettere insieme secondo
se diceva li aquilani che vedevamo le cose non andare cosi
prospere per lo duca Giovanni, commo era dato ad intendere
se retrovavano malcontenti. A di 16 de dicembre la Illu. Ma
donna Batista Sforza, donna del S. Conte partorì una bella fi-
gliola de martedì tra le diciotto e dicienove ore. Mori del mese
de febraro. Costantino de li Ranieri da Peroscia mori a di iij de
dicembre : dissese che era stata pontura. Per la vernata el S.
Conte con V altro exercito se redusse a le stantia, la persona del
quale andò a Magliano de Savina; el S. Mes. Alixandro a Kepi.
A di 25 de febraio 146 1 la Illu. Madonna Batista Sforza,
donna del S. Conte, venne a Ugubio dove non li era mai più
CRONACA DI SER GUERRIERO DI SER SILVESTRO 47 1
Stata. Fòli facto gran festa et più seria stato facto secondò
r ordene dato, si non fosse stato la morte de la figliola et
anche de V ava Madonna Lucia, matre del Duca de Milano.
Fo de mercordi. El giovedì li consoli con molti citadini an-
darò a visitare sua S. et io li feci il sermone per parte del
comune: el Venere apresentai per parte del Comune ottu
marzapani, undeci scatule tra penocchiale et aman-
dole, 150 libre de pesce, 40 libre de cera, sedeci fiaschi de
avantagiato vino. De Marzo venne qui el S. Mes. Alixandro
con lo S. Costanzo, suo figliolo; veniva da Pesaro et retor-
nava a le sue stantie a Nepi. Stette qui uno di: perchè cadde
una gran neve, el S. Costanzo remase et lui parti. A di 20
de marzo Madonna parti de qui et andò a trovare el S. Conte
a Magliano, el quale se li deve fare incontro fine a Santo Ce-
mene : el papa mandò per lui, si che Madonna non lo trovò
a Magliano et stette doi di senza sua Signoria. L'anno 1461
a di XV de gennaro el S. Conte et el S. Mes. Alixandro
Sforza intrarno in Roma con grande honore, a li quali ven-
nero incontra più di VI cento cavalli : el di seguente andaro
a visitare el papa a palazo. A di 9 de marzo li usciti de Ce-
neva intraro dentro et cacciaro li franciosi et fo facto duce de Ce-
nova Mes. Prospero Adorno. In quisto anno havendo Re Fer-
rando facte certe bastie a Salerno^ li cetadini mandaro per lo
Conte lacomo che li levasse le bastie et desseli vitualia; al
quale promessero darli X railia ducati. El quale andò et daen-
do la bataglia a una de quelle bastie foro morti asai di soi et
non la podde bavere : in ultimo se redusse a Salerno et vole-
va li cetadini li dessero li X milia ducati, li quali recusando,
li messe per la più parte a sacco. Del mese de aprile franciosi
haveno facto grande esercito per sucurrare el casteletto de Ce-
nova et genovesi con le gente de Franciesco Sforza, duca de
Milano, roppero dicto exercito: foro morti franciosi cinque-
cento o più. Del mese de Maggio retomò a Ugubio la lUu.
Madonna Batista Sforza partita da S. Conte de Magliano;
venne per la via d' Asessi et per tucto li fo facto grande ho-
nore. A la porta de Santo Pietro fo aparechiata una credenza
et li fecie colatìone con tutti li soi : da poi in lo fosso quelli
47?. e i;iUSEPPE HUZZATINTI
del Sole fecero un'altra credenza et andarli incontro con le
donne ballando; et anche li fecero colatione tucti li soi. In
quisto anno fo la festa de Santo Ubaldo : de sabato foro fa-
cte le compagnie che foro cinque quelle che levaro capo :
Corona, Santa Croce, Sole, Fonte de fosso et Santo Pietro;
foro stimati fosseri gioveni vj o più : foro facte grandissime
feste; benché. eie fossero gare, la domeneca se balestrò el pa-
lio, et la compagnia de santa Crocie andò con molte donne
a fare compagnia a Madonna, la quale andò a vedere balestrare.
Stette in santa Croce; da poi andò con tucti li soi a cena a
casa de Magistro Pietro et fratelli de Pamfili. Fo grande et
bello convito. In quisto anno Enrico figliolo del Re Ricardo
de Inghilterra, remasto re Edoardo so fratello consobrino, el
cacciò de signoria et lui se fecie Re de tucta la isola d' In-
ghilterra. Le cose del Reame andavano tuttavia prospere per
lo Re Ferrando. Papa Pio deliberò che el S. Conte el S. Mes.
Alexandro andassero a unirse con lo Re Ferrando. Ma per la
insolentia de lacomo Savello el quale con lo suo stato molto
molestava terra de Roma, deliberò ^he el S. Conte remanesse
a li danni del dicto lacomo, al quale in paro tempo li tolse
tutto so stato excepto Palombara , dove lui s' era reducto , et
per mezanità del S. Conte che fo retenuto gran facto, benché
lo stato fosse piccolo, ma per la forteza di luochi. El campo
de la ghiesia quale era in Marca, del quale era governatore
el vescovo de Corneto, stando alogiato presso a Nidastore con
pochissima provisione, commo homini poco pratichi in lo me-
stiere de r arme, da S. Gismondo colti sproveduti , fo rotto
a di doi de luglio 146 1. El S. Mes. Alixandro andò in verso
el Reame, el Conte de Popoli, la Contessa de Celano et al">
tre terre. In quisto anno el turco intrò in lo mare magiure
con trecento vele. Re Raniere con ottomilia francesi in qui-
sto anno andando per socurere el castelano de Genova, fo
rotto da l' Arcivescovo et duce de Genova a di xvij de luglio.
Dicto anno trovarse prigioni V milia, morti mille, fugiti ver-
so la loro armata domilia. Dopo la rotta che dio el S. Gis-
mondo a la gente de la ghiesia, aquistò doi castelletti in
quello de la rocca. Andò a di 19 de luglio verso Montelu-
CRONACA hi SER GDERRIBRO DI SER SILVESTRO 473
pone credendolo bavere; et non fio niente, et tornò in lo
vicariato. El S. Conte havendo acordato Jacomo Savello et
el Conte adverso , andò verso V Aquila et fece una caval-
cata fine in su le porte de V Aquila dove prese pregioni
quatrocento et più bestiame grosso et menuto in grandissima
copia, robba morta asai. Fo dicto che quello exercito s' avea
facto utile de quella cavalcata de più de xv mila ducati: el
danno de li Aquilani fo più de àltretanto. Ma fo più la repu-
tatiode del S. Conte che el guadagno, ateso che mai alcuno
intrò in quello loco che non fosse rotto: et el S. Conte
stette alogiato tre di apresso a V Aquila. Da poi parti et andò
in lo Conta d' Albi fine a di xvj del mese de Agosto.
Dicto anno aqiiistò tutte le terre de quel Conta excepto la
Carelsola et Alba dove era Carlo de' Baglioni con bene 50 co-
raze e fanti assai. De quisto mese el duce de Gienova aqui-
sto Casteleto. Essendo el S. Conte a campo ad Alba, li aqui-
4ani mandaro più volte a cercare acordo et tandem fo con-
cluso. El prefato Conte aquistò Alba et Carlo Baglioni pro-
mese stare certo tempo de non se atrovare contra el S. Conte.
In quisto tempo vennero nove de Francia, che el Re de
Francia era morto et el delfino, so primo genito, fo facto Re.
In quisto tempo Sforza figliolo naturale del Duca de Milano
cercò ingannare il patre et dare Tortona et altre terre a li
franciosi : el patre el prese et si non fosse madonna Bianca
duchessa V averla facto impicare. Facto l' aquisto del Conti
de Alba per lu S. Conte, acordò la Cuntessa de Celano, et
andò contra el duca de Sora. A di doi de ottobre el S. Conte
se pose a campo* a Castelluccio, castello del Duca de Sora ;
dove stette fine a di 30 de ottobre. Era dentro gran gente
forastiera. Commissario era Mes. Antonio de Checco Rosso
da Siena. Ando doi fiade el Duca de Sora per succurrere con
grande exercito et sempre el S. Conte li se fio incontra et
mai se volle el duca atacare. In fine de pò una strecta bata-
glia el S. Conte ebbe per forza dicto castello. Da poi ei
S. Conte passò el fiume del Marigliano con dicto exercito et
dio el guasto a Sora; et el Duca de Sora se acordò. Facto
dicto acordo el S. Conte del mese de Ottobre se ne andò a
474 GrdSEppc HAZiATom
le stantie in Campagna et maritima.- In quista vernata el si-
gnor Mateo de Capua acquistò tucto Io stato del S. Guisia el
quale se redusse in Celina et niente altro teneva. In diete
mese Madonna Batista Sforza andò a Roma et li aspectò la
tornata del S. Conte de Napoli in santa Briseida a presso a
Santa Maria Magiure dove demorò tucta la guadragesima. In
quista venuta Francesco Sforza, duca de Milano, amalato de
iterepesia stette gravissimo desfidato da omne medico : tan-
dem più miracolosamente che per opera medecinale guari. Del
mese de novembre a 1' Aquila foro grandissimi tremuti : rui-
naro molti edifitii et molte vene devìaro da li loro viaggi.
Del mese de marzo 1462 tornò Fabratensis dal Re de
Francia el quale dio la ubedientia a Papa Pio et il papa li
dio el capello et fecelo cardenale. De quisto mese andò a
Roma ; intrò anche in Roma el figliolo del Marchese de Man-
tova, cardenale novello. Del mese de Aprile Mes. Tiberto
Brandolini, capitano del Duca de Milano s' era aconcio stret-
tamente con Io Re de Francia; se dovesse unire con lo
S. Gismondo ed altri Signori di Romagna per andare a li
danni del S. Conte et de la ghiesia. Et scoperto quisto fo
Mes, Tiberto preso et messo in prigione. Del mese de Mag-
gio 1462 mori Mes. Pasquale Malepiero duce de Venesia et
fo creato Mes. Cristofano Moro. A di 13 del mese de Magio
1462 fo principiato in Ugubio ti capitulo provintiale de' frati
menori et durò otto di: forcie frate Zino et el Ministro de
la Marca che era Magistro Baldo da Montenovo, Vicario del
Generale et Magistro Andrea d' Assisi , Ministro de la pro-
vincia de Santo Francesco con xij Maestri. Fo el capitolo
abundantissimo de omne cosa per forma che molti antiqui
frati dissero esserse trovati a più capitoli et che mai videro
el più sprendido. Del mese de agosto el S. Gismondo et Sel-
vestro, conductore del Conte lacomo, li quali erano insieme,
et devèno passare in Io reame a li danni del Re Ferdinando,
sentendo el S. Conte bavere de novo reiermato 1' acordo de
li aquilani et quello del duca de Sora, et anche havendo poco
el capo el S. Gismondo, partirse del paese, se tornaro a rieto
et andaro a Senegaglia, el quale ebbero per tractato. El S.
CRONACA DI SCR OOERRIERO DI S&R SILVESTRO 475
Conte se ne venne de trotto et posese forsi doi balestrate de
lungo da Senegaglia: el giovedì a notte, che fo a di xiij de
agosto, el S. Gismondo et Selvestro partierò con le loro
squadre che erano trenta et molti fanti per andarsene verso
Fano. El S. Conte che non havea dormito la notte havea
facto per forza una strada in uno busco, et sequitòli et apresso
a la Bastia se atacò con loro, dove de pò uno gran facto
^' arme el S. Conte li roppe et foro presi de quelli del S. Gi-
smondo et Selvestro ben 200 homìni d' arme , tra quali fo
j>reso Giovan Francesco da la Mirandola, el nepote de Sel-
vestro, Ludovico di Succioli da Castello, fanti et cerne in gran
quantità. El S. Conte roppe quisti con dodeci squadre, ben-
ché altra gente de la ghiesia fusse lì : quisti foro quelli s' ado-
peraro ; et li altri no. Retomò a derieto el S. Conte perchè
li soi podessero farse utele del guadagno: posese apresso la
Barbuta : el Conte Alvisi et el fratello se acordaro. A di xx
de agosto el S. Conte andò a campo a V isola Gualtaresca et
acordòse con Reforzato et Sorbolongo. A di 24 de agosto prin-
cipiò el morbo ad Ugubio per contagione de una venetiana che
arivò in lo spedale de Gionta, dove era priore Giordano de
Mucifelli : mori lui , Ugolino suo fratello ed una figliola del
dicto Ugolino: mori in casa de Antonio de Carlo la Sueva, sua
moglie, per contagione de uno suo gènaro che venne de Assisi.
Del dicto anno et mese Re Ferrando ruppe el Duca
Giovanni e '1 Conte lacomo : ebbe Troja, Foggia , et Sanseve-
rino; accordato el Conte Carlo dio Sanguene^ Ascoli de Pu-
glia, la Cedonia, Candela, la Rocchetta, tutta la baronia de'
Filomeri; acordòse el Duca de Melfi. Fo rotta a di 18 de
agusto 1462 in la quale foro presi 300 homini d' arme et
guadagnati 3200 cavalli et cariagi asai. Acordòse anche el
principo de Taranto. A di xx de setembre el S. Conte ebbe
Mondaino in lo vicariato a discretione che fo quista , che li
homini d' arme che erano 40 o più lasassero 1' arme et li
cavalli : li homini de la terra diero tucto pane et vino che
haveno et V altre robbe recompararo per f(iorini) 3000 et pro-
mesero a loro spese refare la rocca guasta da le bombarde. Parti
el S. Conte de lì et andò a Mondaino, conta de Arimino el
4^6 OlUSEPPB MAZZATIhm
quale ebbe con san Landevio, et altri castelli de quillo de
Arìmino. De li parti et andò a Montefìore el quale ebbe a di
xxij de Ottobre, dove era el S. Giovanni figliolo del Signor
Gismondo in la rocca, et da li homini tradito fo dal S. Conte
acompagnato fine a meza via -da Rimeno ; donòli cavalli, et
fèli cercare sei muli de sua robba.
A di 13 de ottobre el S. Conte con lo exercito parti da
Montefiore : andò verso Arimino per uno tractato 11 era, den*
tro el quale fo scuperto. Andò el prefato Conte a Verucchio
et ebbelo insieme con le forteze con grande ingegno et astu-
tia a di ultimo de ottobre. A di primo de Novembre dictò
S. Conte andò a campo a Santo Arcangelo : certi capi de
squadra et Conestaveli del prefato Conte andaro verso le mon-
tagne, confini a' fiorentini, et tolsero il Piovato di Sestino, et
molti altri castelli. Et essendo dicto exercito a Santo Arcan-
giolo el S. Conte parti con alquante squadre : andò verso Ce-
sena et in quattro di accordò el Visconte de Ravenna con
tucti soi castelli che sonno 36 o più, Carlo da Foìano con
12 castelli, Longano, S. Giovanni in Galilea, San Vignano,
Belaire, et molti altri castelli. Retomò a Santo Arcangiolo:
ebbe la terra in pochi di per forza de bombarde, et ebbe la
rocca, et li fo ordenato andare a le stantie. Dicto anno et
mese de Novembre el S. Gismondo quale era stato per for-
tuna lungo tempo in mare et portato in Schiavonia, andò a
Vinesia et poi a Rimino. Dicto mese Venetiani mandaro am^
basciadori al papa per tractare acordo tra S. Santità et el S. Gi-
smondo et non fecero nulla. Papa Pio dicto mese parti da
Corsignano et andò a Tinti.
In quisto mese Re di Francia mandò ambasciadori al pa-
pa per tractare tregua tra el Re Ferrante et el duca Giovanni;
et perchè in dieta tregua eie volle includere S. Gismondo, el
papa non volle fare niente. Em quisto mese venne nova che
el Re di Francia havea exercito contra Barzelonesi quali dal
Re de Ragona s' erano rebelati et che loro s' erano dati al
al Re de Spagna, el quale havca mandato 30 mila cavalli et
levati li francesi da campo. In quisto tempo el turco havendo
armato 260 vele per venire contra venetiani, a Venezia foro
tROMACA DI 8ER GUERRIERO DI SER SILVESTRO 477
poste molte graveze. Dicto mese Conte lacomo Picinino con*
ducto da una figliola de la Contessa de Celano, nominata con-
tessa Covelle , tolse a la dieta Contessa tucto suo stato et
prese lei. Del mese de dicembre dicto anno se rebelaro de li
castelli aquistati da li Malatesti Lonzano et Pieva de Sesti-
no et la più parte de li castelli de Fano» in li quali foro presi
molti soldati de la ghiesia* Di quisto mese andò la Illu. Ma--
donna Batista Sforza a trovare el S. Conte suo consorte a
Pe tragulo la.
V anno 1463 del mese de genaro et febraro el Conte
lacomo ebbe per fame Selmona : del marzo et aprile aquistò
alcune altre terre dei dominio. El S. Conte stando a Petra-
gutola omne di era su le porte de Arimino : el S. Gismondo
4entro fortificava la terra di terragli. Del mese de Maggio el
S. CoAte con li soi et cerne andò a campo a Certaldo , el
quale con le bombarde ebbe et guastò. Andò a campo a Ma-
cerata de Montefeltro el quale ebbe et pagaro f(iorini) mille.
Andò a campo a Sasso, el quale ebbe a discretione, salvo le
persone; la robba a sacco, et el castello fo brusciato et fo a
di primo de giugno. In quisto tempo el turco roppe guerra
a* vinitiani et li vinitiani armaro ben cento galee. El Signore
Malatesta da Cesena impegnò in quisti tempi Cervia a' Veni-
tiani per XX mila ducati. Del mese de giugno 1463 el S. Con-
te andò a campo a Fano, dove era uno tractato el quale sco-
perto, el Magnifico Ruberto, figlio del S. Gismondo, fece im-
picare alcuni et altri se fugiero : per el S. Conte se fermò li
a campo con le bombarde, et la bombarda de la terra fece
molto danno al campo. Dicto mese el Conte lacomo Picinino
andava per socurrere Sora dove era a campo el S. Napolione
Orsini : fo rotto perchè derieto a lui venne el cavaliere Orsi-
ni, et S. Mateo de Capua perdecte squadre tre. A di 27 del
dicto essendo Braccio de' Baglioni a Spello per farcie una
forteza li usciti con le spalle de' fulignati et altri circumstanti
intraro in Spello, donde Braccio se fugi: andò a Canara età
la Bastia, et facto adunanza de quelli homini, reintrò in Spel-
lo : amazòne asai et alcuni impiccò : fuoro in numero xxij.
Ben 3 milia perosini andarono a quisto socurso de Braccio et
47^ GIUSEPPE MAZZATINTI
non bisognò. Del mese de giugno dicto Duca de Sora s* a-
cordò per mezanità del papa. Del mese de luglio el Re Fer-
rante roppe *el principo de Rosano et fo una gran rotta, de
la quale Victoria el S. Conte fecie fare tre di di alegreza et
cominciose a di 22 de luglio. Da poi per mezanità del papa
fo facto parentado tra el Re Ferrando et el principo de Rosa-
no per dispensa che el principo dio la figliola al figliolo del
Re, li quali erano consobrini : la donna del Re era sorella del
Principo. Facto V acordo del principo , a di V de agosto dicto
anno, el Conte lacomo s' acordò per mezanità del S. Mes. Ali-
zandro in quista forma, che Papa, Re, et Duca de Milano deb-
bano dare de provisione al Conte lacomo f(iorini) 90 milia
r anno, v(idelicet) 30 milia per uno et al Conte lacomo deb-
bono remanere quiste terre: Selmona, Garamanico, Turino,
Francavilla, Santo Agnolo , Civita de Penne , Villa Marina ,
Buchianaro , la Guardia , la lessa. Li Caldareschi etiam
s' acordaro, a li quali remase quello che loro teneno. Dicto
anno a di xxv de setembre, havendo el S. Conte stretto Fano
con bombarde per forma che era de bisogno se havesse la
terra per forza, quelli dentro s' acordaro et diero la terra a
la ghiesia. El magnifico Ruberto se redusse in la rocca la
quale tenne tre di. Da poi de acordo la dio a la ghiesia: fo
a di xxviij de setembre. Et lui se n' andò. En 1' entrata de la
quale rocca el S. Conte fecie tre cavalieri, Mes. Filippo di
Gabrielli da Ugubio, Mes. Tomaso Picinino da Urbino, et
Mes. Fracesco da Mercatello. Da poi el prefato S. Come lo
exercito de la ghiesia mandò a Gradara et Santo Giovanni
in Marigliano, et la sua persona con li soi et con lo Carde-
naie de Tiano andò a campo a Senegaglia, et ebbe la terra
et la rocca a di v de ottobre. Da Senegaglia parti sua S. et
andò a campo a Gradara dove a di 26 de ottobre ebbe la
terra et la rocca. Da poi parti et andò in Montefeltro : aqui-
stò Maiolo, forteza inexpugnabile : da poi per accordo el S. Gi-
smondo dio San Leo, le Penne de Billi , Petrarubia et el vi-
cariato de Santa Agata. Remese in colpa al papa et tucte le
le cose che se contenevano in lo suo processo confessò et
maxime essere heretico : et el papa li lasò la cetà de Arimi-
CRONACA DE SER GUERRIERO DI SER SILVESTRO 479
no con doi miglia de contade et altri pacti vituperosi a la
sua S. Et per rendere premii al S. Conte et per lo so bono
operare el papa li concesse in vicariato, che erano state del
S. Gismondo, tutte le terre de Montefeltro che foro quiste:
San Leo, Maiolo, Macerata, Petrarubia le Penne di Billi, et
Billi, Vicariato de Santa Agata, la Petrella, la Masetta et altri
castelli, Certaldo, e '1 Sasso. Del mese de Dicembre 1463
vennero nove de Venesia, commo el turco havea rotto lo
esercito della Signoria, eh* era in la Morea a campo a le for-
teze de Corinto, dove se disse essere morti circa X mila cri-
stiani, et el capitano che era Bertoldo figlio de Tadeo Mar*
chese. De quisto mese morì el principo de Taranto : el Re
Ferando ebbe tucto quello stato: disese che havea trovato tra
denari, gioie, bestiame et altre monitioni uno gran tesoro.
L' anno 1464 papa Pio publicò per tucto volere andare
in persona contra el turco et poserse grande imposte a li re-
ligiosi, et etiam fece predicare la crociata. A Ugubio venne
fra lacom:) de la Marca observante de Santo Francesco, santo
homo: predicò tutta la quadragesima parte in santo France-
sco et parte in lo mercato. A di xiij de aprile el Conte Ga-
spare de Vilmercato intrò in Genova per lo ducado de Milano.
Dicto mese el S. Gismondo se condusse con la Signoria per
andare in la Morea: ebbe 42 milia ducati. Del mese de giu-
gno dicto anno venne novella a Ugubio che V armata de la
Signoria de Venesia havea aquistata Metalino. Dicto anno et
mese papa Pio scripse a frate lacomo de la Marca che li de-
va autorità potesse concedere quelle indulgentie che per la
Santità erano concesse in le bolle della crociata a chi deva
per subsidio de la crociata tanto quanto podeva lograre con la
sua fameglia in mangiare et bere per una stomana. Quisto
breve è registrato al terzo libro mio de le reformagione a
C(arte) 20 (').
(I) V. Voi. 37 delle Riforme (in Archivio Comunale di Gubbio) dal 1464 al
1468* a f. 19.
480 GIUSEPPE MAZZATIMTI
De quisto mese al Re de Francia se rebelaro molti ba-
roni et fra li altri la Ca de Angiò et haveno electo per Re
el fratello dei diao Re: duca de Borgugnia mandò grande
exercito in adiutorio de quisto novo Re electo. Del mese de
giugno dicto anno el Duca de Milano ebbe el casteletto de
Genova: el S. Conte ne fecie alegrezza: andaro a Milano
500 cetadini de Genova a giurare fedeltà in le mani del Du-
ca. Del dicto mese venero nove a Ugubio commo lo exer*
cito de la Signoria de novo era stato rotto in la Morea'dal
Turco, dove fo morta molta gente et preso Mes. Cecco
Brandolini et altri valenti homini. Dicto mese parti papa Pio;
da Roma venne fine a Otricoli su per lo Tevere ; da poi el
bono papa amalato per seguire quanto havea promesso de an«
dare in persona contra el turco, se feva portare in uno cata-
letto; da Otricoli andò a Nami, da Narni a Spoleto, dove
stette alcuno di; da poi a Trevi, a Fuligno, a Santa Maria
de Agnoli ; a di v de luglio a Casa Castaldo, a di vi a Se-
giello, a Fabriano a di vi. Del mese de giugno predicto Re
Ferando prese el Principo de Rofano, cioè duca de Sexi. A
di ultimo de giugno el S. Gismondo intrò in aqua con po-
chi per andare a trovare li soi havea mandato prima verso
la Morea. A di x de luglio papa Pio pani da Fabriano per
andare in Ancona: fecie la via de Matelica et el S. Conte
venne a Ugubio. Di quisto mese parti el Conte lacomo del
Reame con cento cinquanta cavalli : arrivò a Peroscia ; stet-
teve doi di; pòi parti per andare a Milano. Mercore a di
xviij de luglio venne a Ugubio a marito la donna del Ma-
gnifico Guidantonio de li Ubaldini nominata Altadonna, figlio-
la de Mes. Bartolomeo Contarini da Vinesia. In queste noze
el Signor Conte fece Cavaliere Mes. Francesco de Mes. Bal-
do di Gabrielli. A di 16 de luglio dicto anno el S. Conte
parti de Ugubio et andò per darse piacere in la riva del
Chiascio et li desinò : la sera andò a cena a Colpalombo et
r altro di cacciando fine a Caresto, a desenare a Colpalombo,
et la sera a Ugubio. Parti da Ugubio a di 23 de luglio. Pa-
pa Pio andò in Ancona. Li Anconitani foro malcontenti de
la sua andata et per mustrare fosse la morìa in quella terra,
CRONACA DI SER GUERRIERO DI SER SILVESTRO 48 1
a r antrata de la sua Santità fecero passare alcuni lecti mor<
torj con sacchi de paglia per mustrare quelli essere morti.
A di 29 de luglio el S. Conte parti da Urbino et andò in
Ancona, per che el papa mandò per lui, perchè li se aspecta-
va el duce de Vinesia. A dì primo de Agosto Cosimo di Me-
dici> cetadino fiorentino, el quale oltra essere ricco, più che
mai se recordasse alcuno altro cetadino privato, fo ancora de
tanta reputatione, più che se recordasse alcuno vivente, al
quale noandavano tucti reali principi et signori per conseglip
di lui in qualunche ardua cosa: et per lo favore et opera de
quisto Francesco Sforza, prima dicto Conte deventò Signore
et duca de Milano: et molte altre notevele cose fecie, gran-»
di edi6tij de ghiesie oltra le soi case et lemosine grandissime.
Mori de mercordi a di primo de ngusto 1454. Papa Pio passò
de quista vita in Ancona de martedì a ore quattro, venendo
el mercore a di 14 de agosto 1464.
In quisto dì li Cardenali se retrovaro in Ancona che erano
xiiij, se congregaro insieme et mandaro quattro cardenali et
el S. Conte per lo duce de Venesia che era venuto lì per
ambarcarse con lo papa : et hauto colloquio insieme , li de*
nari che se trovaro li adunati per la cruciata foro dati al du-
ce che li mandasse al Re de Ungaria et fo proveduto de tre
cardenali che havessero quella baìlia che havea tuctto el Col-
legio et fo Niceno et Bologna ; et fo ordenato che el S. Con-
te havesse a provedere a lo stato de la ghiesia et parte de li
cardenali àndaro con lo corpo del papa a Roma. A di 19 de
agosto el cardenal Niceno partito de Ancona arivò la sera a
cena et ad albergo a Costacciaro, con lo quale venne el S.
Conte et el S.. Ottaviano da Ugubio : foro mandati più gio*
veni li quali el portaro fine a Fuligne; el S. Conte li fecie
compagnia fine a Sigiello ; prestò al cardenale ben 40 cavalli.
A dì primo de setembre vennero novelle a Ugubio commo
el cardenale de Santo Marco, venitiano de natione, nominato
cardenale de santa Maria Nova, era stato creato papa a dì 30
de agosto: fo de giovedì, a ore xviij : el nome suo fo Pau-
lo secondo. Mercordi a di 26 de setembre el S. Conte venne
a Ugubio con circa 150 cavalli et parti venardi a dì 28 per
Archivio Storico II. 31.
482 GIUSEPPE MAZZATINTl
andare a Roma a visitare el papa con una bella comitiva.
Andò con seco ei Vescovo de Urbino, Conte Ruberto de
Montevecchio, Gentile di Lasola, Malatesta da Pietranula,
Mes. Filippo de' Gabrielli, Mes. Ottaviano de Contarini, Mes.
Francesco da Saxetello et molti altri gentili homini. Martedì
a di ij de ottobre el S. Conte intrò in Roma , a V incontro
del quale li andò la fameglia del papa et de tucti Cardenali
et dal papa con grande amore et honore fo receuto et tucti
quelli andaro seco, li basciaro el pie: detteli el papa una
lunga audientia palese: da poi omne di el papa el volle in
segreto de fine stette a Roma. Lunedi a di otto de ottobre
el S. Conte parti da Roma et andò a trovare Re Ferrando a
Civita de Chieti : gionse a Civita, dove era el Re, venere a
di xij de ottobre: el Re li andò incontro con tucta la baro-
nia: acompagnòlo fine a la casa, dove desmontò. Retornò a
Urbino el mercore a sera a di 24 de ottobre. In quisto anno
quasi per tucta la Marca, patremonio et terra de Roma fo
qualche poco de moria : a Peroscia fece danno : Ugubio se
resse bene necta. In quisto anno uno vilano da Colcelalto ,
castello de S. Malatesta da Cesena, nominato Salvalaglio, fo
ditto che havè trovato una grotta con molto tesoro , che a
Natale, perchè cosi era fatato, li deve dicto tesoro essere con-
segnato : foro diete molte cose et perchè la fine farà el tucto
de quisto, alora se poderà scrivare la recita. Io non intendo
seri vare quello che non m^ è bene manifesto.
L' anno 1465 fo carestia quasi per tucta Italia. Noi da
Ugubio havemroo mancamento, perchè V anno prima el S.
Conte havea dato la tracta a li homeni da Fano del Vicariato
et a tucto lo stato aquistato de novo per la sua S. a santa
ghiesia, et molto ne andò in Marca, che in Ugubio se trovava
fornito per tre anni. Del mese de maggio dicto anno havendo
uno factore del S. Conte comparato grano da uno Mes. Mateo
Francesco da Montesperello a la Torecella presso a Costiglione,
quando in ultimo molti del contado, el di de santa Croce^
erano andati a levarlo, li Marufini de Peroscia presero otto
homeni con X bestie tra cavaline et asenine, de le quale tre
ne foro prese con lo grano in quello de Ugubio, et el resto
CRONACA DI SER GUERRIERO DI SER SILVESTRO 48^3
a la Taverna de Mes. Mateo Francesco scaricato. Io Guerieré
foi mandato a Peroscia et vensila de ragione : foro losati li
hominì et le bestie, salvo tre somari et retenero grano, sacr
chi et fune. El di de santo Baldo dicto anno, foro doi de giu-
gno, el Re Ferrando fecie fazione per andare a campo a Fon;
tecorso, el quale se tene per la ghiesia: uscio in campo con
ciò che podde fare. El papa mandò per lo Signor conte el
quale era conducto dal papa. Re, et duca de Milano, insieme
legati; cavalcò lui et l'altre gente de la ghiesia. El Re fece
pigliare el Conte Jacomo, el quale era tornato da Milano con
gran trium6 : fo preso a Napoli el di de Santo Giovanni et
uno suo figliolo nominato et uno suo can^*
celiere, chiamato Conte Brocardo. £1 S. Conte per comanda*
mento del papa andò a li danni de Diofebo, figliuolo già del
Conte Adverso. El S. Conte hauto comandamento dal papa,
partì da Ugubio a di xxvj de giugno et andò sotto la Biscina
et li stette tre di, dove aspectò V altre soi gente ; da poi
(andò) a li danni del dicto Diofebo, et in cinque di acqui-»
sto le infrascripte soi terre in quista forma. A di ij de luglio
ebbe uno castello nominato Giove: a di 5 Capraiola et Car«
bognanò; a di sei Ronciglione; a di septe andò el prefato
Conte a Capranico, el quale se accordò et li homini presero
Francesco, fratello de Diofebo. Ebbero la rocca et liberarono
Francesco. A di otto se accordò Vetralla: a di nove ebbe
Viede dove foro presi Francesco, el figliolo, et figliolo de
Diofebo : la notte denanze s' era fugito Diofebo con quattro
cavalli: dicese portò seco xij mila ducati. In quisto tempo
Salvalaglio havea facto adunata de fanti circa tre mila et cà-r
valli doicento et diciva volere dare denari a quisti el di de
santo Giovanni : tolse quattro casteletti al S. Mes. Malatesta:
la domeneca, che è ci di inanze san Giovanni, disse a la bri^
gata volere andare a torre el tesoro a lui promesso, et vef
duto la brigata che non reusciva le sue promesse, si andarò
con dio la più parte. A di x de luglio scripse el duca de
Melfi che V armata del duca Giovanni che era andata a secur-
rere Ischia, era stata rotta da V armata del Re Ferrando et
preso X galee et una fusta et preso el capitano de T armata.
484 OnSEPPir MÀZZATINTI
A di xij de luglio mori el Conte Jacomo: fo dicto ch'era
cascato de su de una fenestra et che s'havè rotta la -tossa.
A di ... de luglio papa Paolo fece locotenente generale et
S. Conte, el quale andò a Roma, commo ebbe aquistato lo
stato eh' era stato del Conte adverso, a visitare el papa; foli
£icto grande honore. A di xx de agosto el S. Conte ebbe
lettere dal Re Ferrando , data a di viiij del dicto, commo
sua Maestà lo bave facto suo capitano generale. De quisto
mese el duca de Milano mandò Conte Galeazzo suo figliolo
in adiutorio del Re de Francia con quattro milia cavalli et
quattro milia fanti. Dicto mese vennero nove commo tra
quisti doi re fratelli a presso Parige era stata bataglia dove
erano stati morti circa 30 mila cristiani : da poi venero nove
che tra loro s' era facto acordo et che a Ciarles remaneva
Picardia, et al duca de Borgogna la Normandia. A di 13 de
setembre che fo venere circa el mezo di el sole deventò ce-»
lestro et stecte cosi tucto el sabato che fo a di 14 et cosi
andò socto la sera. A di xx de setembre 1465 fo lo eclise
a bore xxiij et durò fine al tramontare del sole : scurarose li
tre quarti del sole. A di xxx de ottobre dicto anno venne
in Ugubio la figliola del Magnifico Mes. Carlo de'Malatesti
da Sogliano: andò a marito a Matetica; venne lei et el ma-
rito nominato Alixandro, el Conte Ugolino Bando, Conte
Ugo de Carpegna, Conte Ruberto de Monte vecchio. El S.
Conte fecie le noze et doi di fecie fare festa in la sala grande
del palazzo di Consoli, dove foro tucte le principali donne
de Ugubio. Fo facto festa la vegilia et la festa de omniasanti,
che fo giovedì et venere : sabato partirò et andaro a Mate-
lica. A di xvij de novembre essendo el S. Conte a Ugubio
et cercando darse piacere, andando quel di a caccia ( fo de
domenica) verso san Benedetto vecchio, castello de Ugubio,
li venero nove che el S. Malatesta da Cesena era morto; el
perchè essendo el S. Conte locotenente del papa et succedendo
quello stato a la ghiesia, senza tornare a Ugubio, cavalcò et
andò in Montefeltro: et perchè ebbe novella che non era
morto, stecte in le sci terre fine a di xx che ebbe la cer-
tezza de la sua morte a ore xx: et S. Ruberto, figliolo del
CRONACA DI SER GUERRIERO DI SEI SILVESTRO 485
S. Gismondoi prese la possessione de la rocca: Giovanfran-
Cesco da Pignano aadò a Roma perchè el Papa lasasse quello
stato al dicto S. Ruberto. A di viij de dicembre fo facto V ac-
cordo in quista forma: Cesena, Bratanaro per la ghiesia;
Meldola, el Vicariato de Sarsena et altri castelli al S. Ruberto
con la mità de le munitipne de la rocca de Cesena, de le
quale ebbe ducati ij mila V cento et de provisione tremila ducati
r anno essendo soldato. Madonna Violante, donna del S. Mes.
Malatesta, ebbe la possessione del Gualdo, la metà de le oiasr
seritie et ducati mille V anno de 1* entrata de Cervia.
A di VIIJ de Marzo 1466 a bore xxiiij de sabato mori lo
lUu. principo Francesco Sforza duca de Milano de male de
flusso: Madonna Bianca duchessa scripse al S. Conte dictn
morte et pregòlo andasse a Milano, et simele scripse a* fioren-
tini. £1 sabato seguente parti el S. Conte da Urbino: andò
a Milano per la via de Toscana : de pò lui el S. Mes. Alt-
xandro Sforza: fo dicto che anche el Marchese de Mantova
era andato in perdona. Mes. Borso , duca de Modena , andò
fine a Reggio: mandò li fratelli a Milano: refecierse in far
vore de quillo stato ambasciadori del papa et del Re Ferrando
a fare refermare la lega. El conte Galeazo primo genito del
Duca legitimo era in Francia^ et retornò sconosciuto, et fo
facto duca de Milano; et quasi insieme gionsero a Milano
.Conte Galeazo et el S. Conte. Stecte de continuo el S. Conte
a Milano per conformare quillo stato fine a di viij de giugno :
e in quisto tempo papa Paolo refermò el prefato S. Conte
per so locotenente generale. A di vi de giugno lo lUu. Duca
novello de pò una messa solempne in lo domo de Milano
4love eie intervennero molti Signori capitani, ambasciadori et
altri gentili hominì, fecie suo capitano generale el prefato S.
Conte et li li dio el bastone et donoli uno degno stendardo
con gentile et gratiose parole in honore del prefato S. Conte.
Da poi con tucti signori, capitani, ambasciadori li fecie com-
pagnia fine al suo alogiamento et li li fo apresentato uno
nobele corsiere con uno paggio ducale , et uno elmecto
fornito a maraveglia con barde et sopraveste nobilissime. A
di viij de giug&o el prefato S. Conte parti da Milano accom-
486 GIUSEPPE MAZZATINTI
pagnato per più miglia dal duca, zii et fratelli et più Signori
et conductieri. La Illu. Madonna duchessa volle facesse la via
da Cremona, dove per lo S. fratello del Duca fo mirabelmente
receuto et per tucta la via, fine durò lo stato duchesco, ac-
compagnato et factòli le spese. A cóntemplatione de li Si-
gnori de Carpi parti da Reggio et andò a Carpi, poi a Mo-
dena et a Bologna, dove stecte doi di, et per tucto quisto
viagio beato chi li podea fare più honore : et ultimamente
arivò a Urbino a di xxij de giugno. Fo facta grande alegrezza
de le sua tornata et maxime noi de Ugubio. Retomato loco-
tenente del papa, Capitano generale del Re Ferando et del duca
de Milano, per lo Comune de Ugubio foro mandati li spec-
tabili homeni Mastro Guido de' Pecci et Baldino de Bomba-
tone ambasciadorì a congratularse con la soa S. A di xxv de
luglio dicto anno el S. Conte venne qui in Ugubio: fo de
venere. Stecte la sera : sabato parti et andò al papa et al Re
da loro chiamato, lasò fossero guasti li Bilioni, et fo cosi
facto a di xxviij de luglio. Del mese de Agosto dicto anno,
circa el fine, Mes. Luca Pitti, Mes. Angnolo Acciaioli, Mes.
Diotesalvi de Nerone et più altri cetadini fiorentini fecero
adunanza per demectere Piero de Cosimo in favore del quale
la più parte del populo se levò et anche de Mugello et de
Romagna. Andaro a Fiorenza di fanti x mila : la cosa stecte
cosi de fine intrò nova Signoria, che fo Gonfaloniere «...
Da poi che li novi signori introrno in palazzo el primo di de
setembre 1466, Mes. Angnolo, Mes. Diotesalvi et più altri
cetadini de quista congiura se fugiero de Fiurenza : li quali
foro poi confinati in quista forma : Mes. Angnolo Aciaioli
per XX anni a Barletta : Nicolò Soderini per xx anni in Pro-
venza : li figlioli amoniti et confinati de fora de Fiorenza per
cento miglia : Selvestro de Andrea Nucoli per cento miglia
fora de Fiorenza: Mes. Diotesalvi de fora de la cetà ultra
tre miglia non uscendo fora del territorio. Niso de Nerone
di Nisi, Felippo et Antonio de Nerone foro confinati per anni
vinti fora de la cetà non usciendo fora del territorio per tre
miglia con tucti loro figlioli maschi : Rafaelo de Mes. Angnolo
de fora de la cetà per tre miglia non usciendo del teritorio.
CRONACA DI SER GtJBRRIERO DI SER SILVESTRO 487
Guido de Carlo Gagliardo Bonaciani et soi figlioli moniti et
privati de omne ofitio: Carlo de Selvestro de Semone Cor-
bini fratelli et figlioli fora de la ceti oltra tre miglia non
uscendo del tereno: Nicolò Bartolini con soi figlioli maschi
de fora de la cetà per tre miglia non usciendo del destrecto
per XX anni: Ghirardo de Giovanni de David con li figlioli
maschi fora de la ceti al modo de sopra: Semone de Mes.
Piero Lonardo et figlioli maschi per xv anni fora de la cetà
oltra tre miglia, commo de sopra: Francesco Ricialboni con
li figlioli maschi per xx anni, commo de sopra : Bernardo Ri-
dolfi Gonfaloniere de giustitia luglio et agosto passati con li
figlioli maschi, commo de sopra per xv anni : Marco de Sal-
vadore del Caecia con li figlioli maschi amoniti et privati de
ofitii per anni cinque: Piero de Tomaso Jacomini Goggi et
fratelli et loro figlioli de fora de la cetà oltra li tre miglia,
cotòmo de sopra: Ruberto de Giovanni Altoviti con soi fi-
glioli maschi confinati fora de la cetà per tre miglia, commo
de sopra : Antonio de Fronti de Piero Fronti fora de la cetà,
commo de sopra : foro remessi tucti li confinati et amoniti
Tanno 1434. A di xx de ottobre de domenica el S. Conte
venne a Ugubio ch'era tornato da Roma et dal Re; parti
per andare a Urbino lunedi a di xxi. A di xxvj lunedi a notte
venendo el Martedì fo in Ugubio uno gran tremuto: a di
XXV} de dicembre a bore quindici venne a Ugubio un altro
gran tremuto.
L' anno 1467 havendo fatto Bartolomeo Coglione uno
grande apparecchio et exercito, Re Ferrando, Duca de Mila-
no et fiorentini collegati insieme, de lui dubitando, fecero
provisione a soi repari et ordenaro el S. Conte loro capitano
se metesse in ponto per esserli a lui contro. A di secondo
de aprile essendo el S. Conte a Fosumbrone usci in campo
a li Sterpeti et li aspectò li soi et squadre 25 del Re Fé-
rando, le quale non vennero commo era stato dicto: sola-
mente venne el cavaliere Orsini et fanti suoi provisionati.
Parti el S. Conte et andò verso Bologna dove entrò, che el
S. Mes. Astore quale havea preso denari da^ Fiurentini s' era
acconcio con Bartolomeo Coglione. A di viij de Maggio a
488 GlUSEPPfi MAZZilTlNTl
bore xxij venne in Ugubio una gran tempesta et desfio mol-
te vigne. A di xxv de maggio passò per Ugubio Dopno Al-
fonso conductiere del Re Ferando con xv squadre: alogiò
longo la Saonda de sancto Apolinare fine a Raggio. Fecero
danno a li grani per carestia de roba, fo presentato de pane,
vino, cera et confecti : Io me retrovai confaloniere de giusti-
ria dicto mese. A di viij de luglio el mercore a notte, venen-
do el giovedì, a bore 4 venne una gran tempesta: guastò le
vigne de Montedeleto fine a san Marco. A di 25 de luglio
essendo in Romagna lo exercito de la lega Re Ferrando duca
de Milano et fiurentini in lo quale era anche la persona dei
Duca de Milano, erano in tucto squadre Ixxxiij et fanti circa
domilia;et da Y altra parte Bartolomeo Coglioni con lo quale
era S. Mes. Aiixandro Sforza , S. Mes. Astore da Faenza ,
Mes. Hercules da Esti; et più signori et capitani in numero
squadre Ixxxxvj et fanti oltra vj milia. Essendose andati *co->
stegiando dicti exerciti più tempo, el sopradicto di che fo el
di de Sancto lacomo et Sancto Cristofismo, essendo andato la
persona del Duca de Milano a Fiorenza et capitano . de lo
exercito de la lega essendo el S. Conte, volendo Bartolomeo
predicto passare verso Lombardia, da poi che el Sr Conte li
havea proibito lo andare in Toscana commo da prima foro
li soi desegni, essendo el prefato S. Conte alogiato su la riva
del Jleao in Bolognese, Bartolomeo volendo alogiare a una
villa chiamata la Recardina, el S. Conte, ordenato le soi
squadre, andò a trovare Bartolomeo in li alogiamenti et li
principiato el facto d' arme a ore xviij durò crudelissimo et
terribele sempre in li alogiamenti del dicto Bartolomeo fine
a una bora de notte; dove forò morti de li homeni più de
V mila tra V una parte et V altra et feriti più de altrettantr.
Foro li morti dal lato de Bartolomeo 4 cento o più: li feriti
quasi tucri, traVquali fo morto Braccio vecchio, Francalancia
da Vissey et molti altri de reputatione dal lato de Bartolomeo;
Ferito Mes. Hercole, Signore de Carpi, Diofebo del Conte
Adverso figliolo de Giovanfrancesco de la Mirandola et molti
de reputatione dal lato de la lega : fo morto Mes. lacomo da
Palude conductiere del Re. Foro morti molti cavalli de quelli
CRONACA DI 8ER OHERMEBO DI S6R SILVESTRO 489
de la lega per la gran copia de fanti che havea Bartolomeo,
che si el S. Conte ne havesse hauto a la mità, non è dubio
alcuno lo exercito de Banolomeo era spaciato. Pur con tutto
ciò si era una hora più de di, la cosa era spaciata. Remase el
S« Conte con honore et S. de la campagna, mediante soi
operatione et provisione; el quale quella giornata mustrò es-
sere optimo imperadore, strenuissimo homo d' arme, al *quale
foro morti in quel di de spade et lancie sotto doi cavalli.
Volle sempre depò ordenate le soi squadre essere , el primo
tra, U nemici, tale che fo volta erano remasti derieto a lui
più de XXX homeni d' arme* De li nimici (oro rubati più alot
giamenti de Bartolomeo, el quale se levò senza sono de
trombecti la notte et andò a logiare a una villa nominata le
Molinelle cercumdata da paduli et fossi, et li se fortificò, de*
longato bene xv miglia dal S. Conte, el quale andò a logia*
re a presso Castelfranco. A di xi de agosto passò da Ugubio
el duca de Calavrìa primogenito del Re Ferrando con squa-
dre XV : havea tre bandiere, doi Reale et una de la Ghiesia;
Quisto era de età de anni xviiij : era con lui el Conte Orso
Orsini et molti altri signori et gentilihomeni del reame. Alo-
gtò a Ragio : V altro dì andò ad alogiare a Gualdo : molto
era sollecitato da fiorentini. Desenò in Corte: el S. Ottaviano
li fecie compagnia et honore* In quisto el -Duca de Milano
con li soi se tornò a Milano et fo facto tregua da li exercitì per
certo tempo con doi di de desdicta/ Stette el Duca de Cala-
vria alcuni di, detnorando per alcuno di prima arivasse in
campo: el quale gine in campo tra Bologna et Imola.^ Et
de li a pochi di el S. Conte fecie desdire la tregua.' Andòla
a desdire Costantino trombecto del S. Conte. A di ultimo de
setembre essendo Bartolomeo alogiato a Villafranca in quello
di Forlì et el S. Conte tra Faenza et Casteltobolognese ,
con parte de lo exercito intrò in valle de Lamone, dove fe-
cie gran preda de pregioni et bestiami et altre robbe. Fo di-
cto s' erano carcati più de iij milia cavalli de bone robbe»
Li fiorentini diero in quisto tempo al S. Conte anche loro
el bastone. Quista intrata de Valdelamone fo tenuto uno gran
faao, perchè in quella non intrò mai homo che non fosse
490 GrosEpns mazzatinti
rotto, salvo el S. Conte predicto. A di xìj de ottobre el pre
fato S. Conte con parte de lo exercito intrò in valle de Senio
dove fo guadagnata molta robba et presi molti pregioni et
bestiame. Fo dato gran renfrescàménto a tucto lo exercito :
et non è manco forte dieta villa che quella de Lamone. Del
mese de ottobre la gente de la lega se condusse a le stantie
del S. Conte in Bolognese, el Duca de Calavria in quello di
Pisa; per tractato Bartolomeo del mese de novembre ebbe el
castello de Davadolà, el quale fo dicto li bave dato uno Cò-
nestavele de fiorentini : el perchè incontanente el Conte * con
forsi ottanta cavalli andò a Dieromani et li faceva provisiohe
de radunare V altra gente per socurrere la rocca de Davadola,
la quale el terzo di se acordò con Bartolomeo el quale retor-
nò a li soi alogiamenti lasciando bene fornito dicto castello. A
di . . , • de novembre el Duca de Calavria et el S. Conte
andaro a Fiorenza: fòli facto grande honore. El Duca allogiò
a Sancta Maria novella: el S. Conte a casa de Mes. Diote-
salvi. Stecte el S. Conte a Fiorenza tre di, poi andò a Ur-
no. Parti el sabato a di xxviij de novembre; gionse a Urbi-
no el Martedì, primo de decembre; et da Urbino parti la
domeneca per andare in Toscana a di vj, donde el Duca de
Calavria et lui deveno partire per andare a Milano, dove se
devea trovare el (rateilo del Duca de Savoia per la pacie nova-
m^nte facta tra el Duca de Savoia et Duca de Milano; de-
bonse retrovare in le feste de Natale Marchese de Mantova et
ambasciatori fiorentini. Partito el Duca de Calavria et el S.
Conte, andati a Milano, Bartolomeo Coglione fecie la bastia
a Castrocaro: el cavaliere Orsini mese fanti et vitualie in
Castrocaro a dispecto de quilli de le bastie. A di ultimo de
dicembre el di de Sancto Selvestro a Fabriano intraro per
forza li contadini et corsero la terra, benché di loro fossero
morti alcuni. In ultimo ordenaro che li priori che sono quat-
tro, dove soleva essere tre de la cetà, et uno del contado,
fossero tre del conta ed uno de la cetà.
A di doi de febraio 1468 el di de la purificatione, papa.
Paolo fecie bandire la lega a Roma tra el Re Ferrando, Duca
de Milano et fiorentini, et de l'altra parte Venitiani , benché
CRONACA DI SER GUERRIERO DI SER SILVESTRO 4^1
intucto non se scrissero, et Bartolomeo Coglione : la quale
anche fecie bandire per tucte le terre de la ghiesia. Havea
dato le parte a ratificare per tucto febraio. Le conditione
de la pacie erano quiste, che el papa voleva Bartolomeo pre-
dicto fosse capitano de Italia contra el turco et che la lega
li desse certa quantità de denari et lui relasasse tre castellecti
in quello de Imola, et a' fiorentini Dovadola. La lega respose
che voleno la pacie, ma che a Bartolomeo non darieno un
biscotto. A di otto de Aprile el^ giovedì notte, venendo el
venere, inante de Mes. Nicolò Vitelli de la cetà de Castello,
fecie amazare diciesette homini da soi partigiani et la più
parte da li soi cortigiani. El Governatore de Castello che era
Mes. Andrea da Fano, era andato a Roma; retomò et volle
intrare -dentro in castellò et non podde. Del mese de Maggio
fo pur conclusa la pacie et Bartolomeo Coglione remase ca-
pitano de la Signoria, el quale fo reducto a promisione de
ducati xxxx mila V anno, dove prima che facesse la sopradicta
impresa havea ducati Ixxx mila. Con poco honore et manco
reputatione se tornò con li soi a Malpaga et parte de la sua
compagnia in Paduana per stantia. Del, mese de luglio menò
a Milano el Duca la sua donna, sorella del duca de Savoia
hepote del Re de Francia. Del mese de Luglio predicto el
S. Conte parti da Milano et tornò in bolognese donde parti
et andò a Pisa a visitare el duca de Calavria. Andò a Fio-
renza dove poco stette; lo andò a trovare. Partiero el primo
di agosto : andaro a Fosombrone, da poi a la Pergola, a Calli;
Giovedì a di xi del mese de agusto a Ugubio, dove fo facto
gran festa per la venuta de le loro signorie. Fo coperta la
strada de panni da la porta di Scatone in piaza : quilli de la
corona fecero una magnifica credenza et li foro receute loro
Signorie et la loro comitiva. A di iiij de setembre parti el
Signor Conte con Madonna per andare in Montefeltro per
recercare tucto el resto de suo stata» Andò a desehare a 1^
Branca a cena et albergò a Costacciaro, T altro di a Calli»
dove vennero lettere del duca de Milano devesse andare a
Milano : parti da Montefeltro et andò a Milano. A di viiij de
ottobre dicto anno el S. Mes. Glsmondo paso de quista vita:
49 2 GIUSEPPE M/lZZATlKTf
Arimino remase in le mani de Madonna Isotta et del Magni-
fico Salnstio quale era prima protonotario. A di 25 de otto-
bre venne nova commo la lilù. Madonna Branca duchessa de
Milana era morta a di xxij del dicto. In quisto tempo el Re
Ferrando .che bavea desfacto el duca de Sora mese tucte le
gente che. guidava el Duca de Calavrìa apresso a Montecor-
bo: diceva ai papa che lui non voleva pagare per censo del
reame se non commo pagava el padre, che era uno cavallo
et uno sparviere. Item domandava che el papa pagasse Ix
mila ducati» che havea promessi papa Pio per lo S. Gismondo
et domandava Senegaglia et el vicariato che papa Pio V havea
dato a Mes. Antonio suo nepote per dota de la moglie fi-
gliola del Re Ferrando. In quisto anno del mese de novem-
bre el cavaliere Orsini conductiere del Re Ferrando ebbe el
passo per andare in Toscana con dodici squadre : arivò fine
a.Fuligni poi tornò a rieto. A di 24 de dicembre la veglila
de Natale» che io de sabato» intrò in Roma lo imperadore
Federico terzo» el quale parti de Lamagna a Trevigi, Padova
a Ferrara a Ravenna» poi a Racanati» a Santa Maria» a Full-
gtti» Spoleti» a Temi» Narni et quando fo a la Barca al passo
de Ghilese intrò in aqua ; andò fine a le Gerialche per aqua.
Generò sospitione grande al papa de quista venuta cosi im*
provisa; el quale fecie veniiìe a Roma gran copia de bale-
strieri» de gente d' arme et altri £inti. Alogiò dicto imperar
dorè eoa tucti li sol in lo palazo de santo Pietro ; et grandi
aparati li fecie fare al papa in lo intrare de lo imperadore in
santo Pietro» dove el papa lo aspectava. Fo a le quatro bore
de notte et a V altare el papa recevè. El di de Natale che fo
domeneca» el Papa disse una messa solempne in cappella» in
la quale lo imperadore principiò el vangelio et uno <:ardenale
el forni : di poi papa et imperadore andaro a 1' altaria de
santo Pietro et etiam el papa disse la messa solempne» dove
anche lo 'mperadore principiò el vangelio et fomise al modo
de supra. Fornita la messa lo imperadore se comunicò per le
mani del papa; poi andaro a vedere el sudario : veduto el su-
dario» el papa sopra le scaie de santo Pietro dio la benedictione
a tucto el pòpulo et retomò in palazo che erano hor^ zxi^
CRONACA DI SER GUERRIKRD DI SER SILVESTRO 4^3
t
Lò Impèradore dio cumiato a li ambasciatori 4eì Duca de
Milano, dicendo che lui non era vero duca et che e) ducato
de Milano se aspectava a lui. Lo ambasciadore li respuse^cbe
el patre havea aqaistato quel ducato con la spada et che con
quella el figliolo aspectava de perdarlo»
De Natale lo impèradore privò el duca de Milano in su
Io ponte de castello santo Angnolo et fecie duca de Milano
uno suo nepote, et li fecie più cavalieri et Conti paladini, et
con lo papa in compagnia andò a Sancto Ianni con grande
triunifo. Parti lo impèradore da Roma et per la via de Vi*
terbo arivò a Orvieto, da poi al laca de Peroscia et h stecte
la sera : a di xxiii} de genaio andò ad Asissi : la domeneca a
Gualdo ; da poi per la via de Saxoferrato se n' andò in Ro«
magna per andare a Vinesia; da poi in suo paese dove tro-
vò che alcuni de' suoi haveano facto rebelare certe terre et
tènelo in guerra. Partito lo impèradore, el papa sborsciò de«
nari asai a soi soldati vechi et tolse de li altri. El Re Fer^-
rando fecie venire in la riva del Tronto molte squadre et
niente altro se fecie. Del mese de giugno 1469 V Arcevesco
de Spalatro , governatore de la Marca , tesauriefe magiure,
con le gente de la ghiesia per inganni intrò in lo borgo de
Santo Giuliano de Arimino, el quale teneva S. Ruberto, £•
gliolo del S. Gismondo. Con dicto governatore era el S. Mes«
Alixandro Sforza : tolsero dicto Borgo, et el S. Ruberto repa-
rò el resto de la cetà: dicto Governatore con le gente de la
ghiesia, dove ci era el S. Napolione capitano generale , S«
Mes. Alixandro Sforza, Braccio de Baglioni et più altri con*
ductieri, posero campo a la cetà de Arimino. Re Ferando,
fiorentini et duca de Milano legati insieme scrìpsero al papa
se tolesse da quista impreso, et scrìpsero al S. Conte loro
capitano provedesse a quanto bisognava a li favori et subsidij
del S» Ruberto. A di pnmo de agosto Io I. S. Conte use)
de Urbino con poca gente : andò a logiare su la Foglia sotto
Cavalino ; da poi andò a logiare tra Montegrimano et èl Sasso.
A di 3 de Agosto, ha vendo mandato in più Sade in Arimino
molti provisionati et fanti, dove anche mandò, Alixandro Gam-
bacorta el quale fo morto da una bombarda de li nimici, el
494 GIUSEPPE MAZZATIKTl
S. Conte stéctè con li sol ad aspectare V altre gente de la le-
ga : andò in campo a di vj de agosto Mes. Francesco da Sa-
xetelto et lacomo da la Sassetta » soldati di fiurentini con
forsi 400 cavalli : el duca de la Calavria a di io de agosto
alogiò sotto la Pergola con 50 squadre et fantarie asai. Passò
per forza per là Marca che fo tal di che fecie 42 miglia con
lo esercito. Reposese tre di a la Pergola, da poi andò a li
Sterpeti sotto Fosambrone : la persona sua andò a Urbino ; le
gente andaro a logiare su la Foglia. A di 16 de agosto el
S. Conte andò a parlare al dicto duca sotto Cavalino dove
alogiò el duca con le diete squadre. A di xvij de agosto el
S. Conte se levò da Montegrimani et andò a loggiare sotto
el Sasso apresso Gemano; et dicto di arivò in campo el Si-
gnor Donpno Alonso con diciotto squadre de ragonesi. In
prima Mes. Nicolò da Canale del mese de Giugno passato
con r armata de la Signoria, de la quale lui era capitano, se
parti da Nigroponte con galee quarante : andò a la cetà de
Cumia, apresso de Andrinopoli quindecie miglia, per uno ca-
nale, metendo le galee per schina per la pochezza de Y acqua,
^t prese dieta cetà pina de infinite richeze, in la quale era
gran tesoro del turco et alcuna de le soi donne, la quale ce-
tà da poi che 1^ ebbe asaccomanata abrusciò er destrusse.
Item ch^ del mese de setembre quasi in principio Musom
Casciam turco, el quale s' era rebelato al turco, havea seco
Ix milia turchi, reducto in uno certo paese, el turco li tnandò
a r incontro più de ci milia turchi, et lui con astutia mandò
a dire che volea andare al turco con la coregia in canna o
domandare perdono et che non bisognava facessero esercito
contra de lui ; el perchè quelli del Turco alogiaro a la segura
in un certo loco; che vedendoli Usam in disordene li mandò
a trovare et amazò la più parte. El resto se acordò con seco,
et vanno a li danni del turco. Del mese de dicembre . morì
Piero de Cosimo da Fiorenza, et ninna altra novetà segui a
Fiorenza. Remase Lorenzo so figliolo, commo el patre gran
maestro. — ^ L' anno 1470 del mese de gienaio el S. Conte
remandò el bastone al duca de Milano, per Antonio de Ma-
rucci da Tolentino, figliolo già de Mes. da Baldovino. A di
CRONACA DI SER GUERRIERO D! SER SILVESTRO 4^5
ij de febraio el S. Conte passò T Alpe per andare a Fiorenza
et essendo richiesto del Re Ferrando, andò fine al Borgo et
torno a derieto. Perfino a magio le cose andarò molto quete
et qualche pratica era tra el Re Ferando et la Signoria de
Venesia de lega per mezanità del S. Conte. Ambasciadori
de la Signoria de Venesia andaro a Fosembrone, dove el S.
Conte li fecie grande honore. li quali andaro a Roma. Dei
mese de giugno el S. Conta insieme con Madonna, le mam-
mole et el S. Donpno Alfonso, andaro, daendose piacere, re«
vedendo el so stato. Del mese de giugno 1470 venero nove
che el turco era uscito in campo a Nigroponte con 350 vele
et Ixxx milia persone per terra: Dio ci aiuti. Nel mese de
gingno predicto vennero nove commo Genevesi mandavano
ambasciadori al Turco con lo tributo quale era xv milia du-
cati in denari e ij milia de panni d' oro con altre munitioni,
et el turco li mandò xv galee per fare scorta V armata- de la
Signoria, et presero dicti ambasciadori et le galee , bene che
scampassero le persone in terra: le galee foro mandate ad
armare in Candia con li denari tolti. Del mese de luglio fo
dicto la lega tra Re Ferando, duca de milano et fiurentini,
essere refermata. La Signoria de Venesia in quisto tempo
tuctavia armava galee et nave per fortificare 1* armata di mare.
Dicese meterieno insieme galee cento et trenta grosse nave.
Dicto anno et mese de agusto s' ebbero lectere che el Turco
havea hauto Nigroponte et che la bataglia era durata cinque
di et cinque notti: fo dicto che de li cristiani erano morti
V mila: de li turchi homini xv mila. Fo grande sconforto e
tucta Italia : et tucte le posanze de Italia mandaro al papa sé
volesse levare da la impresa de Arimino et fare provisione
contra el Turco ; et perchè fo conclusa la tregua per un me-
se et uno mese de desdicta ; fo bandita del mese de setembre.
Copia de la lettera mandata dal al Re Ferando.
Mahumet dei gratia Grecie imperator, etc. S.°® et IH."**
domino Ferdinando Regi Cicilie; amico et tampuam filio ca-
rissimo salutem. Scire facere victoriam nostram amicis nostris
consuetudo nostra est. Ideoque scinius D. V. gaudere de vi-
ctoris nostris, mittimus nuntiùm nostrum caudimam ad refe-
49^ GIUSEPPE MAZZATINTI
rendum de predictai insula Nigropontis, cui aliqua commisi-
inus, ut referat D. V. cui fidem dare placeat.
Datum Nigropont xx Lima Machum Anno domini M
ccccixiij (sic). Responsiva Regis ad Turchum.
Ser."* et Illu.»° Machumet Imperatori Turchie rex Fer-
dinandus dey gratia Rex Sicilie lerusalem et Ungarie Salutem.
Accepimus literas Serenitatis Vestre quas ad nos misit cum
eius legato et muneribus per eosque nuntiavit nobis expu-
gnationem Nigropontis et de ea nobis congratulatur. Que ad
legatura et nuntia attinet, non ea nobis ingrata fuerunt: et
cum superìoribus annis significatum nobis esset subditos no«
stros a Vestra Serenitate bene tractari, nosque per oratorem
suum vi^tasset, non indecorum visum fuit nos ad eamdem
pariter Legatura mittere nostrum, et id amicitie jus cum eo-
detn servare, quod salva nostra dignitate et fide servari pos-
set. Verum cum V. S. bellum gerat contra christianos et ma-
xime contra Venetos amicos nostros summaque benevolentia
nobis coniunctos, non possumus non solum cum eadem V. S.
amicitiam servare, sed decrevimus ut Christianum verum totis
viribus eandem offendere ut equum est prò servanda fide
Christiana sanctaque religione, cuius rei initium dedimus, quo-
niam misimus triremes nostras auxiiiares Venetis, neque sibi
V. S. persuadere debet, nos defunturos cristiane religioni cu-
ius sumus observantissimi, aut venetorum amicitie quos unice
diligimus. Mirari itaque cogimur que V. S. nobis congratulare-
tur de expugnatione Nigropontis, que nobis molestissima fuit.
Datum in Castello nostro Novo Neapolis die ìiij setem-
bris 1470.
Del mese de dicembre le gente del Turco cursero a Za-
ra et' fecero gran danno. El turco in quisto tempo ultra li
altri sol ligni se diceva che meteva in pronto cento galee
grosse. Venitiani desarmaro la loro armata; Mes. Nicolò da
Canale loro capitano fo confinato in Frigoli privato de ufitii:
pagò xij milia ducati. Dei mese predicto in le feste de Natale
fo a Roma conclusa la pacie tra tucte le posanze de Italia et
lo dicto se deva ordene pigliare la impresa contra el turco
pur che non se indutij troppo.
i
CRONACA DI S£R GUERRIERO DI SER SILVESTRO 497
L'anno 147 1 del mese de Marzo la gente del turco cur-
sero a Ragusia et presero 3 milia anime : abrusciaro molti
castelli et ville, non obstante Ragusini feudatari del turco:
ma li voleva in tucto subgiogare. Del dicto mese lo exercito
del Re de Francia et quello del duca de Borgogna fecero ba-
taglia. Fo rotto quello del Re de Francia, figliolo del Duca
de Savoia. El Re de Francia se redusse a Parigie, Dicto an-
no mori Duca Giovanni de morte naturale a Bazzelona. Di-
anno del mese, de Marzo forono molti gran iremuti et molti
moriero de morte sunitana. Dicto anno et mese el Duca de
Milano con la donna andaro a Fiorenza a la Numptiata con
grandissimo triumfo: foro cavalli 1300 et provisionati asai.
Li Fiorentini li fecero grande honore. A di xx de marzo ari-
vò a Urbino el S. Mes. Dorso, marchese d' Esti , Signor de
Ferara, Duca de Modena : venne per andare a Roma con 500
cavalli, muli 150 e a pie circa 100 con grandissimo triumfo.
El S. Conte li fecie grande honore: stette li tucto el giovedì;
venare parti da Urbino ; andò a desenare a Castel Durante, la
sera a cena et albergo a Calli; Sabato a mattina a Ugubio et
stecte la notte. Per tucto li io facto grande honore. El S. Con-
te non lo lasò mai per fine usci del suo tereno. L' arceve-
scovo de Spalatro , tesauriere magiure, era con lui et fedele
le spese per tucte le terre de la ghiesia. Parti la domenica
matina dopo desenare da Ugubio : andò la sera a Peroscia
dove stecte quatro dì. Li Perosini li fecero grande honore.
Dicto mese el S. Conte essendo a Ugubio ebbe nova com-
mo in Piombino erano intrati fanti del Duca de Milano et
fiurentini per ocupare quello stato. Foro cacciati con danno
et vergogna. Dio voglia generi bono fructo per che quello
Signore è raccomandato del Re. A di iiij d' aprile el S. Conte
parti da Ugubio et tornò a Umino. A di 25 de aprile el di
de Santo Marco che fo de giovedì el S. Ruberto de Malate-
sti, S. de Arimino, andò a Urbino dove li fo facto per lo
S. Conte et Madonna grandissimo honore et fo facto gran
festa. La domeneca seguente fo specificato el parentato de la
Illustrissima Madonna Isabecta, figliola del S. Conte,, che era
de viiij anni. El S. Ruberto turno a Rimino et fecte fare
Archivio Storico II. 32.
49^ GIUSEI^B MAZaSATINn
fare gran festa et giostre; in Ugubio foro facti falò et soni
de campane. El duca de Modena che era andato a Roma fo
dal papa solennemente veduto et iacto gran demustrarione de
feste. In le feste de la pasqua el pa'pa el fede duca de Fe-
xara : fo grandemente apresentato. £1 papa fecie cacciare, dove
eie intervenero quasi tucti li cardenali. Fo stimato che a quella
caccia fossero più de xxv mila persone. Fece el papa amazare
cento boi et cento vitelle senza altre caciagione, polli et uce-
lagione. Essendo stato el prefatp duca più di a Roma, de 11
parti et per la via de Spoleti andò a Fuligne, a Camerino, a
Santa Maria de Loreto, in Ancona, a Fano. Reternò a Fe-
rara et per tucte le terre de la ghiesia al papa li fio le spese.
In quisto tempo parte de le gente del Turco cursero tucta
la Dalmatia et menaro qran quantità de anime et altre gente
del turco: scursero fine in Ungaria et a presso a li confini
del turco. Se disse havea prencipiata una terra et mandò fora
vele 150. Dio ci aiuti. A di xxx de luglio 1471 el venere a
bore circa doi de notte mori papa Paolo, el quale fo retro-
vato morto in una camera vituperosamente : dissero che lì era
caduta la goccia : altri dissero che li diavoli lo haveano stran-
golato. Fo trovato in terra tucto nero : 1' uscio de la camera
serrato et per forza fo aperto : poi vilmente portato in Santo
Pietro. Li cardenali de pò facti li consueti exequi, intraro in
conclave pe dare ordene al novo papa. Lo venere a di nove
de agosto 147 1 fo creato papa M. Francesco da Savoia de
r ordene de' frati menori el quale fo padre generale del dicto
ordene, da poi cardenale, nominato poi papa Sisto quinto,
che Dio el faccia utele per la cristiana fede più che '1 pre-
decessore. Del mese de agosto dicto anno mori lo lUu. Si-
gnore Duca de Ferara S. Mes. Borso el quale era stato dopo
la tornata da Roma quasi de continuo amalato: et più volte
fo dicto lui essere morto: in la qnale malattia foro diversi
scandoli: perchè Mes. Nicolò da Esti figliolo del Marchese
Lionello, nipote al dicto Mes. Borso, se volse fare signore et
Mes. Hercole figliolo del Marchese Nicolò, legittimo fratello
del prefato duca Borso, acorgendosene prese el castello novo
de Ferara. In ultimo il Duca Borso mori et fo signore
CRONACA DI SER OUERRIERO DI 8ER SILVESTRO 499 «
Mes. Hercules. Mes. Nicolò se n' andò a Mantova dal Mar*
cbese suo zio. A di viiij de settembre partiero de qui da U^
gubio li cavalieri Mes. Felippo di Gabrielli et Mes. Federico di
Beni, mandati dal S. Conte al Duca Hercules a fare la cordoglien^
za insieme con lo vescovo de Montefeltro del duca Borso.
Del mese de setembre dicto anno el Magnifico Mes. Ot-
taviano desìi Ubaldini et el S. Antonio andaro a Roma a vi-
sitare papa Sisto per parte del S. Conte, li quali recevero
grande honore. El papa li vedde volentiere et feceli molte
careze. El papa et cardenali li mandaro le loro famiglie in-
contro. Dicco anno del mese de ottobre le gente del turco
cursero in Capodistria: intraro in Frigoli fine a presso a U-
dene: fecero gran danno; menaro molte anime via; fecero
grande ucisione. Dicto anno del mese de novembre quasi in
fine, mori Mes. Cristofano Moro duce de Venesia. Fo creato
duce Mes. Nicolò Troni. Dicto anno del mese de dicembre
vennero lettere al S. Conte da Vinasia commo el turco havea
preso Scandeloro, vicario a Rodi, molto a T opposito de Ci-
pri. Dicto mese venne qui a Ugubio per stare el S. Conte
con la lUu. Madonna et tucta la corte.
In nomine domini Amen. L' anno 1472 a di 24 de gè-»
naro el venerdì a bore septe et meza di notte , venendo el
Sabato naque al nostro lUu. de la mia lUu. Madonna Batista
Sforza uno figliolo maschio havendo per prima loro Illustris-
sime Signorie hauto più figliole femine. Naque in la cetà de
Ugubio. Foro facte grande feste et fo facta demustratione per
la comunità et per tucti ceiadini de grande alegreze. Duraro
le feste di cetadini più di, che omne di festegiava uno quar-
tiere in palazo del comune et in piaza da poi. El S. Conte
fecie festegiare onme di in piaza per fine al martedì de car-
novale che fo a di xij de febraio. El S. Conte fecie anche
fare più procesione et grande elìmosine. tra le quale fo uno
dono fecie sua S. al Monte de piata de 350 fiorini. Fo bati-
sato el mammolino in calonica a di .... de genaio per lo
R.do padre Mes. Antonio di Siveri, vescovo de Ugubio : com-
pari el generale et priore de santo Secundo de V ordene de
li canoneci regulari de santo Agustino. Li nomi foro Ubaldo
500 GIUSEPPE MAZZATINTI
Gerolimo Vincenzo. In colonica fo facta colatione dove foro
butati oltra li eonfetati gran copia de con(ecti et fo tenuta
una sumptuosa colatione da iniperadore et riale a spese del
S. Conte. A di viij de aprile mono el prefato R.do padre
Mes. lo Vescovo de Ugubio, che fo gran danno a tucta la
cetà, che oltra lo essere valente et bomo bono, era gran le-
mosiniere et el S. Conte molto se ne dolse. A di xxvij de
aprile venne in Ugubio el Cardenale Niceno, dicto el carde-
naie greco, el quale andava legato in Francia, in Inghilterra
et Borgogna. Fo de lunedi. Fòli facto grande honore. Stecte
in Ugubio tucto el Martedì et in quello di cresimò el figliolo
picino del S. Conte con grande festa. El mercordi parti el
cardenale da Ugubio : andò a desenare a Cantiana ; a cena et
albergo a Calli ; Giovedì a Castel Durante, dove portò a quella
badia uno pezo de V osso de la spalla de sancto Cristofano.
Dieta badia se nomina santo Cristofano, de la quale sua Re-
verentissima Signoria invistì, et de quella anche de la badia
de santa Crocie fonte de 1' Avelana, Mes. Giovan Francesco
figliolo de Mes. Givan Batista di Bentevogli da Saxoferrato
suo cameriere, el quale etiam prima partisse de Roma fecie
fare protònotario et ebbe diete badie in comenda. El S. Conte
et el S. Ottaviano cum lo S. Antonio andaro sempre con lo
prefato cardenale, el quale parti da Castel Durante et andò a
Urbino. El prefato cardenale lasò grande indulgentie a la ba-
dia de Castello Durante, et simele certa indulgentia al sepul-
cro novamente facto in la fraternità di Bianchi in Ugubio^
commo appare per mano de Mes. Guerriere de Giovacchino.
El S. Conte^ prima che venisse a Ugubio el Cardenale, a dì ...
de aprile fecie fare in lo mercato uno facto d' arme de la sua
famiglia per dare piacere al populo, dove se adoperaro lancie
con scudelini su la ponta, et spade senza ponta et senza ta-
glio. Durò asai et fo bello a vedere. Steitecie Madonna con
tucte le figliole, compagne et cameriere. Fo facto el banco
innanze a V uscio de la fratemeta. El di de santo Giorgio el
S. Conte con la sua fameglia uscio fore per tuctavia festegiando.
FINE.
INVENTARIO
DELLA CATTEDRALE DI CAMERINO
(An. 1528. )
« La notte di san Lorenzo, dopo le quatti' bore, s'ac-
cese il fuoco nella Sagrestia di santa Maria , e ne restarono
inceneriti pallij, piviali, pianete, calici, croci, e tutta la sup-
pellettile, che era oltre il valore di diecimila ducati. » Con
queste parole ricorda il Lilii la grande sventura della catte-
drale di Camerino nella notte del io agosto 15 15 (')• E a
bella prima sembrarebbe che nulla fosse scampato al fla-
gello : ma riandando io le carte del nostro archivio capito-
lare, ho trovato un inventario di arredi redatto soli dodici
anni appresso, dal quale evidentemente apparisce che non
tutto Al consumato dal fuoco, e che parecchio fu salvato dalia
distruzione. Tanta è la copia e la ricchezza e l' arte della
suppellettile sacra che in si breve spazio di tempo non sa-
rebbe stato possibile provvederla. Per questo stesso pertanto
trascrivo qui quel codicetto, segnato nell* indice C. XXV, in
ottavo , di carta grevissima e coperto di pergamena. Nel
testo sono talvòlta aggiunte posteriori modificazioni che io
tori tralascio, ma distinguo in carattere corsivo.
« In Dej Nomine ac Virginis Marie. Inventarium om-
nium terum cathiis. ecc. camerin : Ano Dni 1528 die vero
xvj aprilis.
« Cruci. Inprimis una croce grande tutta fornita di ar-
gento, ciò è el cruci6xo et trj evangelista de argento co 17
(i) Uiii Carnaio i deW htoria di Camerino, p. IL Uh. Vili, pag', aSt,
502 MÌLZIAbE SANTONI
palle grand] de ramo et 12 piccole co el pellicano: de ra-
mo: Dalaltra banda el bove, el lione, l'angelo, l'aquila el
sancto col libro iiSìano tutti de ramo doratj.
It. Una croce minor' tutta de ramo co' certi triangolitti
de argento. ( N. 44 mancano 4 triangolitti de argento. )
It. Una croce tutta de argento ornata de filo et ineelli
co' 17 fiori smaltati intorno: la fece far D. Bartolomeo. (Ne
perso uno smaltitto quando venne il papa.) (')
It. Una croce piccola tutta de argento per poner sopra
li morti co' certi coralli intomo,
It. Una crocetta de incristallo el fornimento del pede de
argento. (*).
« Occhj de argento para n. 24:
It. Uno thuribulo tutto de argento pesa lib. . . . Q).
It. la corona del Salvator' de argento ( manca un fiore de
li picculi.)
It. Una testicciola de Santo Joanni de argento : la donò
Mariano Pizzicante.
« Doi Turriboli di octone de quali mons. ne portò uno a
Santo Antonio.
« Una campanella tutta de argento.
<i Tabernaculi. Uno tabemaculo de ramo dorato con doj
vetri tondi con certi fioronj de argento intorno, ne mancha
smalti octo.
It. Uno tabernaculo del corpus domini la croce in cima
et la patenetta tutta de argento.
It. Uno tabernaculo de ramo dorato co' sei vetri co' una
crocetta in cima de argento.
It. Uno tabernaculo de rame dorato senza crocetta.
ce Calici et patene. Uno calice e patena tuttj de argento
nel pede otto figure de mezo relevo nella patena uno A-
gnus dei.
It. Uno calice et patena tuttj de argento el pede co' sei
smaltj et rosette co' lettera A.
(ì) Questa aggiunta accenna evidentemente aUa venuta di Piolo III a Carne'
Tino li 14 Ottobre t$29.
(2) E desta la celebre crocetta di S. Ansovino, della quale un altro inventario
^^^ '538 così si esprime. Una croce de incristallo con il fuso et pirone dear^tento. „
E in un libro di memorie si aggiuufie, „ Hic recensendum est quod cuoi combure-
rei ur sacristia cattedralis eccleniae, sicut traditum est, sancta Crux divi Ansovioi,
3uae illibi servabatur ab igne illaesa permansit. „ V, il mio commentario degli Atti e
el Culto di S. Ansovino. Camerino jSSj.
(l) Qui manca il peso che era di libre cinque secondo altro inventario del Ì560.
INVENTARIO DELLA CATTEDRALE hi CAMERINO 50^
It. Uno calice et patena tuttj de argento nel pede certe
rosette de mezzo relevo nel pomo certe spighette co' Ira B.
nella patena G. et A.
It. Uno calice et patena tuttj de argento el pede lisio
nel pomo tri yhus et trj rosette con Ira G,
h. Uno calice grande el pede et pomo de ramo la coppa
de argento nel pomo doj agnus dei doj yhus et doi rosette
de ineello la patena de ramo co' una pietà de argento ineel-
lata in mezzo.
It. Uno calice el pede et pomo et patena tuttj de ramo
la coppa de argento et pomo yhs xps rex et trj rosette ine-
ellate.
It. Uno calice el pede et pomo de ramo la coppa de
argento la patena de ramo con Ira M.
It. Uno calice la coppa de argento el pede de ramo nel
pomo tre rosette et yhs. xps. rex. la patena de ramo, quale
fo recuperato dal monte per mano de m. perdominico,
It. Uno calice el pede et patena de ramò la coppa de
argento nel pomo trj yhus et trj rosette.
It. Uno pede de calice de ramo.
It. r archid. hebbe uno calice de ramo la coppa de ar-
gento la patena de ramo qual portò a sancto paulo: co' uno
paro de paramenta. Co* uno parato de Sagia roscia.
It. una pace de ramo dorata ineellata de argento co' la
scbiavellatione, xpo posito nel monumento et la resurrectùme de
ineello de argento.
It. Una Bussola de ramo da olio sancto facta allo hapttn
smo indurata tucta.
It. Uno calice grande tucto de argento lavorato co' nodi
alla moresca qual donò Io : favorino nel piede larme del vescovo
de nucera : co' la patena de ramo nel me:^:(p uno smalto de ar-
gento co^ le medesime arme (').
It. Una tabula di Reliquie.
ce Peviali. Inprimis doi peviali de villuto cremosino figu-
rato Ij frisi et cappucci de imbroccato.
It. Uno peviate de appicciolato biancho el frisio de oro
el cappuccio de oro con una madona.
(\) Il TeacoYo di Nocera qui menzionato fa Varino FaYorìno Camerte, il maestro
di Leone X. promosso a quella sede l'ann') 1514 e morto nel 1537. Di lui troveremo
altre memorie nel!' inventario.
5Ó4 Giuseppe MAZJ^AxiNti
Ir. Uno peviale de raso negro col frisio et cappuccio
de oro.
It. Uno peviale de broccatello co' fioronj gialdi el campo
pagonazzo el frisio et cappùccio de oro.
It. Uno peviale de ciambellotto pagonazzo el frisio de
oro co'el cappuccio co^la madona de recamo.
It. Uno peviale de raso turchino vecchio.
It. Uno peviale de damascho appicciolato biancho vecchio.
It. Uno peviale de seta rossio vecchio.
Il Uno peviale de damascho onda de man co* il cappuccio
et frisio de broccatello,
« Pianete et Tunicelle. Inprimis una pianeta de appiccio-
lato biancho co' frisio de oro et le sue tunicelle del medesimo
damascho co' sue fimbrie de oro.
Id. una pianeta de velluto cremosino figurato co' frisio
de oro le sue tunicelle del medesimo villuto fimbrate de vii-
luto verde.
It. una pianeta de villuto negro co' frisio de oro et le
sue tunicelle fimbrate de broccatello.
It. una pianeta de samito negra frisiata de saggia gialda
co' le tunicelle de fustagno fimbriate de saggia gialda.
La dalmatica del Vescovo de taffettà biancho.
It. una pianeta de tela d' argento co' li carri co' fri-
sio doro.
It. una pianeta de raso cremosino co' certi fioronj d' oro
el frisio de tela de oro.
It. una pianeta de raso verde co' frisio de oro, et le tu-
nicelle de damascho verde co' fimbrie de raso gialdo.
It. una pianeta de seta appicciolata de più colori el fri-
sio de imbroccato.
It. una pianeta et tunicelle fruste quale se adopera le do-
meniche.
It. una pianeta de seta biancha abrusiaticcia.
It. una pianeta de panno rossio.
It. una pianeta de rosato co' frisio de villuto negro.
It. una pianeta de ciambellotto muretto co' frisio d* oro per
la morte di monsignor di nucera. (*).
« Camisie del Salvatote. Una camisia de velluto cremo-
sino co' una francia intorno.
(\) Nel seguente Inv. del 15 38 si dice più chiaramente guai era de moni, de uueera.
ÌNVENTARIO DELLA CATTEDRALE DI CAMERINO 505
It. una camisia de damascho appicciolaio bianche.
It. una camisia de damascho biancho.
It. una camisia de damascho gialdo.
It. una camisia de ciambellotto negro.
It. trj camiscie de panno de lino.
It. una camiscia de tela verde.
« Parati de altare. In primis uno parato de damascho
appicciolato biancho al frisio doro.
It. Uno parato de villuto negro el frisio de oro.
It. Uno parato de villuto cremosino fieuraro in mezzo F.
It. Uno parato de seta rossia damascnina co' V insegna
de m. battista.
It. uno parato de damascho cremosino.
It. uno parato de damascho verde da capo un friscio de
broccato co' il signale de Vincenzo de casavecchia.
It. uno parato de villuto verde co' corduni de oro.
It. uno parato de seta bianco celiato.
It. uno parato de seta verde co' una madofia in mezo.
It. un parato de panno Tanero ( per la prospera ).
It. uno parato de panno gialdo.
It. uno parato de raso gialdo qual fu portato sopra al
corpo del Duca (').
It. uno parato de seta biaocha et lionato qual era una
bandera.
It. uno panno de villuto negro per la bara, fu fatto per
el Duca co' larme ducale et quatro )^ de brochato.
It. uno parato de saggia negro.
It. uno parato de ciambellotto negro co' el signale de
de ler. de riccero in mezo. da canto et da capo una frappa
de villuto negro et seta verde.
It. uno parato de damascho cremosino co' una francia
verde da capo qual donò mes. Batt. zuccone.
It. uno parato de tela de lino biancho per 1' altaritti.
It. uno parato de panno negro senza irisio qual donò
martino dello schiavo.
It. uno parato de tela co' una crocetta de villuto in mezo
et una francia biancha da capo: lo dette bencevenga (').
(1; II duca Gio. M«rU Varano morì di pestilenza li 10 agosto 15 S7.
f s; L' inventarlo del 1538 ba di più " Sta atlaltare della infantata „ ossia della
Natività.
$06 MILZIADE SANTONI
It. uno parato de panno rossio al aitar grande co' lisse
de villuto cremosino et fila de argento.
It. A l' aitar de santa maria madalena un parato de panno
rossio listrato de villuto negro et it. a ditto altare un parato
de panno tanero.
It. un parato de tela.
ParaH de corame £ oro dùce.
Parati de tela co* pictura n. j . (■).
« Tovaglie. In primis una tovaglia fi;rande de tela de renza.
Tovaglie grande a breve listrate oe azurro sej.
Tovaglie grandette listrate de azurro otto.
Tovaglie piccole listrate de azurro n. 12.
Tovaglie picciole listrate de rossio qual sono vecchie
n. 12.
Tovaglie lavorate de refe bianco n. 2.
Tovaglie grande bianche n. 3.
Tovaglie già vecchie de poco valore.
Sparoli.
Àili altarj certe tovagliette piccole listrate de rossio le
qual non sono in questo numero.
It. Una tovaglia grandetta tucta azurra fo data al altare
de s. Anna.
It. Uno leniplo de doj tele il donò la moglie de matheo de
Jacomaccio per V aitar grande.
It. Una tova^lietta a breve donò Venan^o de hurbuglia a
Vallare de san Martino^ persa.
Tovaglioli cositi, inseme n. i8.
It. Uno tovagliolo listrato lo donò una donna per mano
di don Clemente.
« Palij. In primis pali] doj de raso cremosino in uno ce
la tela.
It. uno palio de damasco rossio con la tela. Impegnato
et perso.
It. palio uno de damasco verde con la tela. Era tre ma
de doj ne fatto tunicelle.
It. palij doj de damasco giardo in tutti la tela.
It. uno palio de raso gialdo : lo tene la Sora Cornelia.
Ne fo fimbiato le tunicelle.
It. palij doj de damasco appicciolato biancho con la tela.
(t) Qaesti nliimi parati tono aggiunti nell' inventano del 1560.
INVENTARIO D&LLA CATTEDRALB DI CAMERINO $0?
It. pali] doj de raso cilestro, in uno la tela.
It» doj pali) de damasco tanero co' la tela in tutti*
II. palio uno de broccatello senza la tela.
Il uno palio de damasco murello con la tela.
It. uno palio de cambiacolore o vero de più colori (').
It. uno palio de broccatello de V anno jj}0 co' la tela
aT^urra^ impegno.
Tucti questi sono de sei braccia luno alla fiorentina, non
so qual palio ne manca trj deta vel circa.
It. uno palio de damasco verde o vero onda di mare
quale è braccia octo et circa octava più vel circa ne fatto il
peviale.
It. uno palio de raso verde co' la tela.
It. Un palio de raso hiancho co' la tela (').
It. duj Cusini de damasco azurro.
<x Pahotti. Duj paliotti de taSettan rossio.
It. Paliotti de taffetà incarnato n« 4.
It. Paliotto de taffettà gialdo : n. i.
It. paliotti reforzati: n. 2.
<r Cavezzali. In primis uno cavezzale grande.
It. cavezale dal corpus Dnj.
It. uno cavezzaletto piccolo.
It. uno cavezzaletto sive tovaglia listrata de seta rossia.
//. uno cave:(ale de seta lavorato tucto co' fioroni de tela et
coste d^ oro : lo dona ms. battista per metter* alle spalle al prete
quando cantare la messa sollenne.
La tovaglia della prospera.
La Veronicha.
La mitra del Vescovo de damasco rossio co' il frisitto
de oro intorno.
Bancali : un più corto de T altri n. 4.
It. duj panni de prospera de bianchetta.
« Camisj. In primis camisi senza fimbrie co' li almittj:
n. 3.
It. uno camisio fimbriato le maniche et 1' almitto de
broccato co' un yhs de perle.
(1) Nota dò che ora si (iirebbe cangiante.
(2) In un fogliolino volante è aggiunto : ,, el palio de damateo et ei palio de
broccatello furono impegnati a Daniel per mano di don Sinech et dal priore de 5.
Stefano ne impegnaro 5 per fiorini 34 .* ne raccoUero tri questi doj tono rematti
per fior, 14 de l* anno 1^30 del mete de . . • • per far el pala^xo» $$
50à MiLZtADS SANTÒNt
Uno camisio ne fo fatta la cotta per lo scolare.
ir Pianete de lino. Pianete trj de tela : delle quale ne fo
messa una a mons* de nucera.
ir Stole et manipoli. Stole de refe duj : una de queste
la tene don mariano de cicco.
It. una stola de villuto negro.
It. manipoli duj de seta rossia.
It. una stola de seta rossia la tene d. francesco de cola
et tene un de quisti manipoli de seta.
La coltre per li morti de tafiettà rossio et verde.
La coltricella piccola de tafiettan rossio.
Uno mezzo vaso de alabastro.
Aste de doppieri n. 6.
La bussola del baptismo et la stola de damasco bianco.
« Messali et breviari). Messali grandi in carta bona: n. 3.
Messali piccoli in carta bona: n. 2.
Manuali in carta bona: n: 2.
Breviarij in carta bona: n. 9.
Un messale di carta bona grande fo mandato a moniste-
ro (') a dj 20 de febr. JS}6.
It. un catholicon in cana bambacina.
It. Messali in carta bambacina: n. i.
It. un messale di carta bambacina per la morte di mons. di
nucera.
It. un messale piccolo in bambacina restituito dalli heredi de
Varchid.
a Libri del coro in carta bona. El graduale — doj anti-
phonarij — el libro del comune — duj lectionarij — el psal-
terio grande — doj psalterij piccoli — L'ordinario.
Doj campanelle ad uso di comunione.
Doj caldarelle de ottone.
El turibolo co' la navicella de ottone.
El baccile et caldarella de ottone col pede de fèrro da
lavar le mano.
Una madonna de relevo piccola.
Una cassettina lavorata de avolio remessa de osso negro.
Doj para de (erri da far V hostie uno fa doj hostie grandi
et una piccola: l'altro fa trj hostie grandi.
(1} Monasterium S. Maria de ìntula membro dell' abbadù di Fiattrt unito ti
Capitolo da Eugenio IV. con bolle del 1458.
INVENTARIO DELLA CATTEDRALE DI CAMERINO 5O9
Fin qui il più antico inventario che ci rimanga dei sacri arre-
di spettanti alla prima chiesa camerinese. Altri tre Io seguono a
non lunghi intervalli degli anni 1538, 1560, 1572, dai quali
abbiam tolte talune notìzie e dichiarazioni accennate in nota.
Non è del mio proposito proseguire gli aumenti o le dimi-
nuzioni del nostro tesoro, già reputato ricchissimo dal Lilii,
espilato da Gio: Maria Varano (') e quasi distrutto dal fuoco.
Nel secolo decimosettimo volsero però a suo favore più
prospere sorti per la munificenza e per lo spoglio dei car-
dinali vescovi Cesare Gherardi ( 1623 ) e Giacomo Fran-
soni ( 1687 ), e sopra gli altri per i donativi del Ponte-
fice Clemente X, già egli pure pastore di questa chiesa
(1627-66) (*). I soli oggetti di argento che vennero asse-
gnati dal Capitolo per obedire all' editto e alle richieste del
sommo Pontefice Pio VI, ( 5 luglio 1796 ) sommavano a li-
bre 471, delle quali libre 66 ed once io si oflrirono allora
per le urgenze della santa sede (')« L' altro che rimase venne
in seguito maggiormente espilato per le traversie che trava-
gliarono il nostro stato sul finire del secolo XVIII (^) e sul
principio del XIX, non che per le supreme angustie nelle
quali si trovò la chiesa metropolitana diruta dal terremoto la
notte del 28 luglio 1799.
Milziade Santoni
(i) Il Varano fuggendo le truppe del Borgia» addi 19 dicembre i$os, requisì molti
argenti dalle cliiese ddla città. Dalla cattedrale ne tolse pel valore di 400 fiorini.
(i) Fra gli altri doni inviò sei candelieri di argento, del peso di libre 168 on. 6.
(l) La comunità ne inviò da suo canto libre 238 on. 5 per lo stesso scopo, re-
standone per uso proprio altre libre 73 on. 5.
(4,) Nel 1798 gli ufficiali della Repubblica Romana tolsero altre libre 335 drca
di argenti, inclosi i celebri candelieri di Clemente X«
L' ODEPORICO
DELL' ABBATE
DON GIUSEPPE DI COSTANZO
Nei prolegomeni all' edizione cassinese della Divina
Commedia, parlandosi dell'abbate; don Giuseppe Di Co-
stanzo, distinto letterato dello scorso secolo, ed accen-
nandosi alcune delle opere sue, indicasi fra queste un
manoscritto esistente in Roma nella biblioteca dei mo-
naci di san Paolo, e di esso si discorre cosi : « A-
vanza solo nella Biblioteca di San Paolo di Roma
delle tante scritture del Di Costanzo il suo Odepo-
rico^ nella prima parte di cui ragiona delle più
svariate cose da lui scoperte in un viaggio da lui
fatto per 1' Umbria e luoghi limitrofi, cioè di an-
tiche badie, d' iscrizione sacre e profane, di urne
etnische, di tavole di bronzo, di calendari genti-
leschi, di codici, di diplomi rinvenuti nelle biblio-
teche di quei luoghi. Fra queste cose molti diplomi
greci ancora inediti. Nella seconda parte espone
L* ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 5 X 1
« tutto il raccolto in un altro viaggio pel Lazio e
« la Sabina, un vero tesoro Archeologico » (')•
Queste parole mi fecero nascere il desiderio di
esaminare, per la parte che riguarda l' Umbria, il ma-
noscritto del Di Costanzo, per vedere se veramente
in esso si conteneva quel tesoro archeologico che vi
trovò il eh. p. Luigi Tosti ed i suoi, dotti colleghi,
e per giudicare se in esso vi era tanto di pregevole
e di inedito che meritasse la stampa. Avutane infatti,
sempre per la sola parte che si riferisce all'Umbria,
una copia dai Monaci di san Paolo che ne possie-
dono r originale, (*) e trovato esser V Odeporico un
vero tesoro di notizie riguardanti V epigrafia, la cro-
nologia, la numismatica, l'archeologia greca, latina,
etnisca, medioevale, l'agiografia, la letteratura ecc.
non dubitai punto di curarne la stampa, assai dolen-
domi che ragioni estranee alla mia volontà non mi
potessero permettere l' edizione intera di un' opera ,
che i dotti e gli eruditi avrebbero accolta con molto
piacere.
Malgrado questo però, ritengo che la parte che
sola publico, non verrà accolta con meno favore da-
gli eruditi nostri, specialmente dagli eruditi dell' Um-
bria, in grazia dei quali ho voluto decidermi a pu-
(1) // codice cassinese della DivifU Commedia messo a stampa per cura
dei monaci benedettini di Monte Cassino. Ivi, 1865, pag. Vili e IX.
(2) Originale nel senso che è 1* unica copia esistente, corretta dall'au-
tore stesso, e da lui fatta trascrivere nel Luglio del 1805. Vedasi nell* O-
deporico la fine dell' art. XXIV, $. IV, pag. 588,
512 MICHELE FALOCI PUUGNANI
blicarla, senza attendere la soluzione di alcune diffi-
coltà che mi si frapposero per V edizione intera del
manoscritto.
Ed ora che ho premesso questo, potrei deporre la
penna e venire senz' altro alla stampa deir Odeporico^ se
prima non mi premesse di far conoscere la vita ope-
rosa del dotto monaco benedettino, e di indicare som-
mariamente quelle opere sue, edite ed inedite » delle
quali ho potuto aver notizia. Invero, scrivendo lon-
tano da quei luoghi nei quali avrei potuto attingere
direttamente dai fonti, e consultare da me libri e
manoscritti necessari, la mia piccola biografia non
potrà non riuscire mancante e imperfetta, pur non-
dimeno non credo che debba riuscire inutile affatto,
poiché mi sembra aver potuto racimolare qua e là
notizie e ricordi che non ho veduti riuniti altrove.
Chi prima di tutti pensò a scrivere una vita del
Di Costanzo, fu l'abbate Cancellieri, il quale volendo
stampare tutte le opere inedite di lui, premise al pri-
mo volume di queste opere un elogio storico biografico.
Ma disgraziatamente la sua idea non ebbe effetto, ed
a me é riuscito inutile cercare tanto la parte di que-
sto primo volume che egli pubblicò, quanto V elogio
che vi inseri ('). Non so poi se questo elogio sia
una cosa stessa colle e Memorie intorno alla vita ed
alle opere edite ed inedite del P. Ahb. D. Giuseppe Gin-
(I) Cfr. Cento ìettert inediU di LV II uomini iUustriy scritti al cavaliere
Gio, Battista Vermiglioli, Perugia, Bartelli, i842, pag. 48.
L*0DEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 513
stino Di CosianiOy » che il eh. sig. conte A. Moroni
colloca fra gli scritti inediti del Cancellieri ('), desu-
mendone la notizia dalla necrologia che fa il Moreni
del p. Povillard (*) e delle quali dice di possedere
alcuni fogli. 11 Cancellieri, parlando degli abbati di
san Paolo, scrisse una biografia del Di Costanzo nella
storia inedita di quella basilica ('), però, non solo ci dà
alcune notizie di lui in quest' opera, ma ce ne dà anche
nelle sue a Osservazioni sopra F originalità della Di-
vina Commedia di Danle^ » nella quale in più luo-
ghi parla del nostro abbate, dei suoi libri e delle cose
5ue (f). È poi breve ma pieno di notizie un articolo bio-
grafico scritto dal p. Giannantonio Moschini (^), il
quale non pure ci die alcune particolarità sulla vita
del Di Costanzo, ma ci conservò anche il ricordo
di alcune opere manoscritte, le quali forse saranno
state conosciute anche dal Cancellieri, ma finché non
si trovi Y elogio suo, non vengono rammentate che
da lui. Ed ora, eccoci alla sua breve biografia.
Giuseppe Giustino Di Costanzo nacque in All-
eata il 5 Settembre del 1738 di famiglia maltese che
( i) Nuovo catalogo delle opere edite ed inedite délT abate Francesco Can-
cellieri. Roma, Tip. degli Artigianelli, 1881, pag. i42, num. 64.
(2) Roma, 1823, pag. io.
(3) Sta nel codice vaticano 9672. Cfr. Moroki, pag. 108, num. 138,
pag. 122, num. 8.
4) Osservaiioni intorno alla questione promòssa dal Vanno^X} dal Maxr
Rocchi dal Botlari e specialmente dal p. Abate D. Giuseppe Giustino Di Co-
stanzo sopra r originalità della Divina Commedia di Dante. Roma, Bourlle,
i8i4, pag. I, 36 etc.
(5) Biografia Universale antica e moderna. Venezia, Missiaglia, 1823,
voi. XIII, pag. 398-400. L'Autore delle cento lettere al Vermiglioli, p. 48^
nota I, la dice scritta dal p. Giuseppe Montesanti, ma ciò è un errore.
Archivio storico il. 33.
5 14
MICHELE FALOCl PULIGNAKI
si era tramutata in Aquila, ove il padre di lui com-
prò il feudo di Paganica di cui si intitolò duca.
Ignazio si chiamò suo padre, e la madre fu la con-
tessa Girolama Navarro, Riferisco volentieri le parole
del Moschini , il quale avendo probabilmente cono-
sciuto il Di Costanzo, o almeno avendo potuto fa-
cilmente procurarsene sicure notizie, merita in ciò
piena fede. « Non contava, egli dice, che il decimo
anno dell' età, quando fu posto in educazione nel
noviziato di san Pietro di Perugia. L' affetto che
egli sentiva sin d* allora per le cose della religione,
per lo studio e la solitudine, lo invogliò ad en-
trare nella congregazione dei suoi educatori. E vi
professò in fatti la regola di san Benedetto V anno
i754(*). Dotto nelle scienze, saggio del costume,
prudente nella condotta, discreto nel pensare, dol-
cissimo nei modi, seppe prestarsi con onore ad
ogni bisogno del suo istituto. Quindi per anni
quindici potè professare la filosofia, la teologia e i
sacri canoni nei monasteri di s. Paolo e di Monte
Scaglioso, divenire nel 1770 vicemaestro e lettore
della filosofia a' novizi; passare al grado di priore
di santa Scolastica di Subiaco e del sacro Speco,
dove per Y amore alla ritiratezza avrebbe amato di
condurre tutti i suoi di ; ascendere al grado di
abate di santa Scolastica, di s. Paolo di Roma , e
di s. Pietro di Assisi » (*).
(1) I registri di san Pietro di Perugia recano che egli professò il gior-
no 8 Settembre di quell'anno 1754.
(2) Biografia univirsak, ecc. p. 398.
L^ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 515
Fin qui il p. Meschini; ma noi, occupandoci a pre-
ferenza della vita letteraria del nostro abbate, possia-
mo dare qualche migliore notizia di lui. Dalla gen-
tilezza dei monaci benedettini di Subiaco, abbiamo
potuto sapere che egli governò quel proto - cenobio
dal 1777 al 1780, essendo stato eletto a quella ca-
rica nella Dieta Capitolare di san Bartolomeo di Asti
il 19 Aprile del primo anno, ed essendo stato con-
fermato nella medesima nel Capitolo generale di Pe-
rugia, ove si recò il 22 Aprile del 1778. Nell'Apri-
le del 1780 egli parti da Subiaco e probabilmente sì
recò a Roma ove difatti, come leggesi nei prolego-
meni del P. Tosti ('), fu eletto abate di san Paolo e
governò da queir anno 1780 fino al 1786. Nella
Dieta tenuta in Brescia nel Maggio del 1786 fu elet-
to Abate di san Pietro di Assisi, ove però, in causa
di una malattia, non si potè recare che il 19 Set-
tembre , ed ove , come si conosce da' manoscritti
di quel monastero, dimorò fino al Maggio del
1790. Nel 1790 secondo il p. Moschini (*) fu
fatto procuratore generale dell' ordine cassinese , e
verso il 1796 si trovava nuovamente in Assisi,
ove, allontanatosi per poco tempo in causa della
rivoluzione francese , tornò nell' Agosto del 1 799
quando fu ripristinato il Monastero per il ritorno del
Governo Pontificio. Egli dimorò in Assisi fino al
(i) 7/ codice cassinese ecc. p. Vili.
(2) Biografia universale ecc. loc. cit.
5l6 MICHELE FALOCl PULIGNANI
1806, e da Assisi si recò in Roma per la seconda
volta Abate di san Paolo dal 1806 al 18 io (*), nel
quale anno, afflitto dalle vicende politiche di quell'e-
poca, si ritirò prima nel palazzo dei Sabini, e poi sui
primi del 18 II in una villetta della famiglia sua pres-
so la città dell' Aquila, occupandosi dei suoi cari stu-
di, riordinando le sue carte, i suoi scritti, finché la
morte non lo colse nell'età di anni 75 in quella città
Tu Marzo del 18 13.
Abbiamo riferita una serie di date, ed abbiamo
veduto che la metà della sua vita egli la percorse in
Subiaco (1777- 1780), in Assisi (1786 - 1790:
1796-1806), a Roma (1780- 1786: 1790- 1696:
1806-1811), e all'Aquila ( 181 1 - 18 13). Orbene, in
ciascuno di questi luoghi egli diede saggio del suo
sapere, della sua erudizione vastissima, della sua mol-
ta dottrina. A Subiaco si occupò di bibliografia. É
noto negli annali tipografici il nome della badia su-
blacense ove la costanza di due tedeschi, e il corag-
gio di pochi monaci dettero all' Italia la prima offi-
cina tipografica. Ciò attrasse 1' attenzione del Di Co-
stanzo, il quale vedendo la sua biblioteca fornita di
gran numero di incunaboli, ne die accuratamente una
minuta descrizione, della quale 1' elogio migliore é
il saperla encomiata da quel diligentissimo bibliofilo
che fu r Audiffi-edi. Di questo suo lavoro, e degli altri
che indicheremo, vedasene il cenno sommario che ne
diamo sulla fine di questa biografia. Q) Lasciando stare
(i) // codice cassinese, ecc. loc. cìt.
(2) Elenco degli scritti delF abbate Giuseppe Di Costanio^ num. I.
L* ODEPORICO DELL'aBB. DI COSTANZO 517
che a Subiaco nel tempo del suo governo fece no-
tevoli miglioramenti nella fabbrica del Monastero e
del Noviziato, descrisse gli importantissimi codici di
quella biblioteca, fece ricopiare ed ordinare dal p. Fat-
teschi il famoso regesto sublacense ecc. ricordiamo piut-
tosto che essendo abbate colà fu onorato da una let-
tera di Pio VI, il quale sapendo che nel Monastero
si trovavano tre sermoni inediti di san Massimo ve-
scovo di Torino, ne chiese copia per poterli inserire
nella nuova edizione degli scritti di quel santo Ve-
scovo, che la sua munificenza faceva eseguire. E difatti
il Di Costanzo fece estrarre le omelie, ne dettò la copia,
la rivide, la corresse, l'annotò ove bisognava e poi
la mandò a Roma, ove si stampò con le altre in quel
pregevole volume ('). E qui giova osservare come di
Subiaco ricercasse il Di Costanzo V etimologia e l'o-
rigine, inserendo nella sua Disamina di san Rufino
una breve dissertazione relativa, che dimostra come
(x) Ciò accadde nel 1779. In quell* anno i monaci di santa Scola-
stica regalarono al pontefice un beli' esemplare del sant* Agostino: De Cp-
vitate Deif stampato nel loro Monastero nel 1467 : il Papa gradi assai il
dono, e se ne mostrò grato commettendo e consecrando un ricco calice di
argento, che mandò loro in dono, e nel cui piede si leggeva: Pius Sextus P.
M» Ecclesiae Suae Abbattali 5. Scholasticae donavit A. D. M. DCC. LXXIX.
I monaci ringraziarono il Papa con lettera del 6 Decembre, e il Papa accusan-
do ricevuta di questa lettera il 23 di quel mese, chiedeva anche copia esatta
delle tre omilie, la descrizione dei codici, i fac-simili paleografici ecc. Per V at-
tività e la capacità del nostro Di Costanzo in breve tutto fu pronto, e il
29 Decembre i Monaci mandarono al Papa quanto richiese. Queste notizie
le ho avute dal eh. p. D. Leone Allodi Ò. S. B. bibliotecario di quel Pro-
tocenobio. Cfr. S* Maximi Episcopi Taurinensis opera, jussu Pii Sexti P, M.
Aucta atque adnotationibus illustrata, et Victorio Amedeo Sardiniae Regi D, D,
Romae, Typìs Sacrac Congregationis de Propaganda Fide. MDCCLXXXIV,
pag. XXVI, num. XX.
5 là MICHELE FALOCl PtLKlNANt
egli fosse diligente nel raccogliere tutto quanto di
notevole gli capitava sotto gli occhi, e come di
tutto si sapesse giovare all' occasione per utili studi
e per dottissime osservazioni (').
Da Subiaco, dopo essere stato un pò di tempo
in Roma, si recò nell' Umbria e si fermò in Assisi,
abbate in quel monastero di san Pietro. Assisi e
r Umbria intera devono molto a questo monaco stu-
dioso, che, con vera pazienza da benedettino, ne an-
dò diligentemente ricercando ed illustrando tutte le
antichità etrusche, romane, cristiane, medioevali, oc-
cupandosi della sua agiografia, della sua istoria arti-
stica, letteraria, civile in modo commendevolissimo.
Frutto di questi studi furono vari scritti, dei quali,
dando in fine qualche notizia determinata, ci conten-
tiamo di fare qui solo un ricordo. Noterò anzi tutto
r indice dei codici di san Pietro di Perugia (*), mona-
stero ove passò la prima gioventù, ed ove si recava
spesso per ragioni di studi e d' officio. Egli nel 1 786
fu eletto abate di quel cenobio ('), ma sebbene il
soggiorno in quella città fosse di suo genio, pure vi
rinunciò volentieri, onde attender meglio agli studi
pacifici e tranquilli come egli scriveva. Nondimeno
nutrì sempre una predilezione speciale per quel Mo-
nastero, fece buoni studi su quella chiesa, la fece mu-
(1) Disamina di san Rufino ecc. pag. 134 - i44: 526- 528. Vedi que-
st* opera nell* Elenco degli scritti ecc. n. III.
(2) Elenco, num. IL
(5) Vermiglioli. Cento lettere ecc. pag. 50.
l'odeporico dell' ABB. di COSTANZO $1^
nire dì parafulmini fin dal 1788, e neir Odeporico e
nelle sue lettere ne parla sempre con grande interesse.
A Perugia strinse amicizia grande col Vermiglioli,
col quale mantenne una dotta corrispondenza episto-
lare , che in parte è a stampa , e che è documento
pregevole della sua molteplice erudizione (*). Il Ver-
miglioli ^li indirizzò una dissertazione epistolare so-
pra un iscrizione umbro - asisinate trovata nel 1742,
e la quale venne prima stampata dal Di Costanzo
medesimo (*), poi dal Vermiglioli più volte ('). È
poi notevole nel carteggio che tenne col Vermiglioli
una lettera di lui nella quale discorre con molto cri-
terio del vecchio dialetto umbro, di alcune laudi del
300 trovate in codici assisani e perugini da lui illu-
strate (*), delle poesie del beato lacopone da Todi,
e di un' indice dei vocaboli proprii del dialetto Um-
bro che volea compilare ma che poi non compilò più.
Egli volea pure inserire nell' Odeporico alcune vecchie
laudi del 300, ma non sappiamo per qual ragione se
ne astenne.
Più utili per i buoni studi furono le ricerche e
le illustrazioni di antichi monumenti fatti in Assisi ^
(i) n Vermiglioli pubblicò 4 lettere dell' abb. Di Costanzo nei suol
Opuscoli voi. 3 p. 154-159, e voi. 4 p. 163 - 184 , e tre nelle sue Cento
lettere^ pag. 48-63. Altre lettere di lui al Vermiglioli, citansi dal Cancd-
lierì nelle Osservazioni ecc. pag. 2, 1 14.
(2) Disamina^ p. 467 - 484.
(3) Opuscoli^ voi. I, pag. I - 24, Iscrizioni perugine^ ediz. II, voi. i,
pag. I e segg.
(4) Elenco, num. IV.
5^0 Michele paloci pulignani
frutto delle quali fu il grosso volume intitolato Di-
samina degli scrittori e dei monumenti risguardanti
san Rufino ecc ('). Chi consideri come in Assisi
nessuno si era occupato seriamente di questo soggetto,
e come quasi tutti gli studiosi avessero vólto esclusi-
vamente le proprie cure sulle memorie francescane ,
vedrà come il libro del Di Costanzo sia di un valore
grande assai, perché svolgendo quel soggetto, il Di
Costanzo discusse e illustrò tutte le antichità profane e
cristiane di Assisi. Il dotto monaco volle col suo li-
bro rinvendicare gli atti di san Rufino da una disi-
stima non meritata, e, pur attenendosi al suo tema,
trovò ben modo di dimostrare autentici, contro il sen-
timento del Tillemont, gli atti di san Sabino (*), di
restituire ad Assisi la gloria di esser patria di Pro-
perzio (Q , di pubblicare un centinaio e mezzo di
iscrizioni romane in gran parte inedite, di far noti
molti documenti del IX secolo e seguenti , di dar
corretta ed ampliata la serie dei vescovi Assisani , e
di trattare molte e varie questioni di storia e di arte,
per le quali il grosso volume può considerarsi come
un fonte ricchissimo per la storia ecclesiastica di As-
sisi prima di san Francesco, Bene é a deplorare che
non potesse darci di questo volume una seconda edi-
zione come cercavasi : pure la stampa che noi abbia-
ci) Elenco, num. III.
(2) Disamina, pag. 213-226.
(3) Ibid. pag. 44 1 -456. ì^tW elenco degli scrìtti del Di Costanzo, al
num. XII, parlando della sua Deca archeologica ho anche ricordato un al-
tro lavoro di lui sulla patria di Properzio, lavoro che però credo smarrito.
L* ODEPORICO DELL*ABB. DI COSTANZO $21
mo è cosi buona e ricca di notizie, che dobbiamo
essergliene grati anche per questa sola (*).
Altra opera sua che riguarda V Umbria é V Ode-
poricOy che publichiamo parzialmente, e che cominciò
ad abbozzare nel 1788 ('). Egli in quell' anno intra-
prese un viaggio per l'Umbria, per la Sabina, a Monte-
cassino, ecc. notando nelle sue schede tutto quanto
trovò di notevole nei luoghi che visitava, ordinando
poi tutto in un bel volume manoscritto, nel quale
inseri documenti, epigrafi, osservazioni, confronti, ta-
vole e disegni, i quali però andettero perduti. Dirò in
fine una parola su questo lavoro, e sul conto nel
quale lo hanno tenuto meritamente quei dotti che
r hanno conosciuto, ma del resto, nemmeno di que-
sto ci sarebbe bisogno per fare apprezzare uno scritto,
che fin dalle prime pagine apparisce da per se interes-
santissimo. Io, r ho detto, avrei voluto pubblicarlo in-
teramente, ma, oltreché lo scrivere del Lazio, della
Sabina, di Montecassino, ecc. in questo Archivio sa-
rebbe stato fuor di luogo, non ebbi nemmeno op-
portunità e modo per far su quella parte confronti
e annotazioni che talvolta sono assolutamente neces-
sarie.
(1) In Assisi dimorò lungamente coli' abate Di Costanzo il suo fra-
tello Mons. Camillo , dotto orientalista, il quale tradusse in otto volumi la
maggior parte del vecchio Testamento, cTIe oggi si conserva nell* Archivio
di casa Frondini. Quei volumi hanno tutti una data: la più recente è /
Settembre /791; la più antica è: jo Aprile ijSo.
(2) Elenco^ num. V.
$11 MICHELE FALÒCf PULTGNAm
E poiché ho ricordato Monte Cassino, dirò qui che
egli nel principio deiranno 1800 si trovava in quella
Badia^ occupato ad esaminarne i documenti ed i codici,
fra i quali fermò la sua attenzione un codice della
Divina Commedia che giudicò, come era di fatto, di
molto valore, e intorno al quale publicò, sotto lo
pseudonimo di Eustazio Dicearcheo , una pregevole
lettera ('), ove illustra con molta perizia il detto co-
dice, ed intorno al poema dell'Alighieri fa osserva-
zioni nuove e interessanti. Imperocché il Di Costanzo
non fu solo archeologo valente, ma fu anche filologo
e dantofilo distinto, come apparisce da questa lette-
ra nella quale, abbia o no ragione, sostiene che
l'Alighieri attinse buona parte delle sue idee dalla
visione del monaco Alberico, nel che ebbe a soste-
nere critiche vigorose e vivaci, che, per nulla spaven-
tadolo, forse lo fecero pensare alla ristampa della
sua lettera, la lettura della quale avea tanto commossi
gli adoratori del sommo poeta (*).
Ed ora non resta che far ricordo della sua di-
mora in Roma, degli amici che vi ebbe, delle opere
che vi scrisse. Veramente di questa dimora non ab-
biamo molte notizie, e poco di più possiamo aggiun-
gere alle riferite epoche nelle quali dimorò in quella
città, una volta come procuratore dei Cassinesi, e
due volte come abbate di san Paolo. L* essere abbate
(i) Elenco^ num. VI.
(2) Vermigliou. Cento UtUre ecc. p. 58.
i
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 5^3
di san Paolo, il trovarsi circondato da tanto lusso
di monumenti classici e cristiani, la conversazione
continua con tanti amici dotti e cortesi, non potea
non influire nell' animo suo dedito agli studi del-
l'antichità. Egli che dimorando a Subiaco illustrò
gli incunaboli di quella celebre badia, che essendo a Pe-
rugia descrisse i manoscritti di san Pietro, che salito a
Monte Cassino parlò del codice Dantesco, e che es-
sendo in Assisi esaminò le memorie di quel santo
protettore, é cosa naturale che essendo in Roma al
governo della basilica Ostiense dovesse pensare e ri-
volgere la sua applicazione alla storia della stessa,
alla quale, lo dice egli medesimo, si dedicò con ge-
nio e con passione. Anzitutto cominciò a disporre
lungo i corridoi dell' attiguo chiostro ì residui delle
iscrizioni e delle scolture che trovava cercando nei
dintorni, poi scavò le basi delle due grandi colonne
che reggono!' arco trionfale per scoprire il pavimento
dell' antica basilica, e infine ne ricercò le memorie e
i documenti, i quali giunsero a tanto numero da
formare, come egli scrive, un immensa farragine (').
Sventuratamente sopravvenne il governo francese e
tanto utile lavoro rimase interrotto ; nondimeno egli
ne avea già immaginato il piano, ne avea divise le
parti, e Y uno e V altre avea comunicate all' amico
Cancellieri, il quale poi colle memorie che vi ag-
giunse del suo, potè svolgere ed ordinare il mate-
(i) Elenco, num. VII.
5^4 MICHELE FALOGI PITLIGNANI
riale preparato dal Di Costanzo in un grosso volu-
me in foglio di circa 3000 pagine. Per altre notizie
su questo lavoro del Di Costanzo, rimando il lettore
air elenco dei suoi scritti : qui faccio osservare, che,
sebbene lo scritto di lui sia rimasto poco più che
abbozzato, nondimeno egli deve esser sempre con-
siderato come lo storico più benemerito di quell'in-
signe monumento, poiché senza Y immensa farragine
di memorie che lui raccolse, né il Marini che si
servi delle sue carte ('), né il Cancellieri che fece suoi
gli studi di lui, avrebbero potuto scrivere sulla sto-
ria di quel celeberrimo monumento cristiano quanto vi
scrissero: né forse i dotti cassinesi, che, come mi si
dice, attendono oggi ad una nuova storia di san Paolo,
potrebbero sapere e conoscere tutto quanto il Di Co-
stanzo raccolse ed illustrò.
Air epoca della sua dimora in Roma devono ri-
portarsi alcune sue dissertazioni che versano sopra
alcuni punti di archeologia cristiana, nella quale an-
che si mostrò valentissimo. I quali scritti non si vol-
gono sopra materie secondarie o di poco conto, sib-
bene trattano soggetti di grande interesse, come dal
titolo solo facilmente apparisce. Egli conobbe una
dotta dissertazione dell'abbate Giovenazzi sull'inno
che cantavano a Cristo i fedeli dell'età apostolica
contemporanea a Plinio, e di essa trattò correggendola
e commentandola in una lunga lettera al Marini, la
(i) Vedasi il citato num. VII dtlV Elenco.
L* ODEPORICO dell' ABB. DI COSTANZO $2$
quale in qualche modo ci compensa della perdita
fatta del manoscritto del Giovenazzi ('). Inoltre, poi-
ché a suo tempo, e prima e dopo di lui, si esuma-
vano in gran numero dai cemeteri cristiani di Ro-
ma ossa di defunti e reliquie diverse, che, non sempre
cautamente , sì dispensavano e si facevano esporre
al culto, in Roma e fuori, come ossa e reliquie di
martiri, il nostro abbate lamentando forte questa facilità
in cose cosi delicate, ( e nell' Odeporico ne racconta
in proposito del Rettore di sant'Angelo in Perugia un
esempio assai notevole, ) per rimediare, per quanto
era in lui, a questo inconveniente, scrisse una disser-
tazione sulle tombe cristiane e sui segni di esse,
per conoscere quando o no si trattasse di martiri o
di semplici fedeli (*). Una questione molto scabrosa
di agiografia trattò col Baruffaldi, il quale sostenne
che negli atti dei martiri il colpo di spada non
falli mai dal dar loro la morte ('); ed oltre a que-
ste, altre cose certamente o scrisse , o preparò, có-
me da vari passi delle sue lettere si deduce chia-
ramente. Aggiungeremo che in Roma godè e pro-
fittò assai deir amicizia che ebbe col Cancellieri, col
Giorgi, coir Amaduzzi, col Giovenazzi, col D' Agin-
court, col Marini e certamente con altri dotti ed eru-
diti di quel tempo, con i quali, specialmente col
(X) Elenco, num. VIIL
(2) Elenco, num. X.
{}) Elenco, Dum. XI.
$26 MICHELE FALOGI PULIGNANI
Marini si mantenne in piacevole e deli:(iosa corrispon--
den^a ('). Quanto sarebbe buona ed utile cosa cono-
scere il carteggio che mantenne con tanti valentuo-
mini 1
Ma il nostro abbate, che si aggirava con-
tinuamente per r Umbria per la Sabina e per il La-
zio, non potea trascurare un monistero benedettino
che in queste regioni è per la storia italiana il più
insigne, e dei più interessanti dell' Italia, Parlo della
badia di Farfa, ove egli, come ci racconta nell' Ode-
porico, non ebbe mai stabile dimora, ma dove però,
essendo in Roma , si recava più volte nella prima-
vera o per diporto o per ragioni di studi. Frutto di
queste sue escursioni furono parecchie buone ed utili
notizie che ci somministra su queir illustre moniste-
ro, sulle sue carte , sui suoi codici , sui monumenti
che vi trovò, le quali, per lo sperpero che poi segui
di tutto r Archivio farfense , riescono oggi doppia-
mente preziose. 11 brano che nell' Odeporico si riferi-
sce a Farfa è dei più pregievoli di tutto il lavoro,
ed il Di Costanzo medesimo lo ritenne tale, poiché
delle cose in esso trattate scrisse una dotta lettera
air abbate Amaduzzi , pubblicata nelle Novelle Lette-
rarie di Firenze, come può vedersi nell' elenco degli
scritti di lui (').
Intanto venne il i8io, e l'abbate Di Costanzo costret-
(i) Vermigligli. Opuscoli, IV, 177.
(2) Elenco, num. IX. Publico ntW Appendice, num. II, ciò che scrìve
di Farfa il Di Costanzo nella seconda parte dell* Odeporico.
L^ ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 527
to a lasciare il monastero, ed a deporre Tabito monacale,
dopo aver abitato per un po' di tempo nel palaz-
zo deir accademia Sabina, sul principio del 1811
si ritirò in patria. Egli però non lasciò Roma e il
suo caro san Paolo , allora soppresso , senza a*
verne prima raccomandata la conservazione al Go-
verno con una memoria assai vigorosa, per la quale
potè ottenere che a favor della fabbrica si assegnasse
un fondo speciale, nuovo titolo anche questo per il
quale egli ci si mostra sotto altro aspetto benemerito
della basilica ostiense.
Egli adunque nel 181 1 si trovava all' Aquila sua
patria ove , T ozio forzato cui era condannato , e
la penuria di libri nella quale si trovava, utilizzò nel
riandare e ordinare le sue carte, i suoi appunti, e
specialmente una sua deca archeologica di varia argo-
mento ('), che è forse l' ultimo scritto di lui, nem-
men questo interamente compito. Sento un po' di
passione per le mie lucubra^iunculcy scriveva amiche-
volmente al Vermiglioli (*), e adducendo le parole
di sant' Ambrogio si discolpava di questo po' di pas-
sione osservando che unumquemque scripla sua pai-
pani , et informes eliam filii matres delectant. Cosa
contenesse la sua deca^ non sappiamo precisamente, al-
cune però delle dieci dissertazioni delle quali si com-
poneva accenniamo in fine nélV Elenco degli scritti
suoi.
(1) Elenco, num. XII.
(2) Vermigligli. Opuscoli^ IV, i8i.
52à MICHELE FALOCI PUUGHANI
Cosi, menando una studiosa vita e solitaria, giunse
air età di anni 75, fino all' 11 Marzo del 181 3, che fu
r ultimo della sua vita. Le vicende politiche di quel-
r epoca, e il dispiacere di aver dovuto abbandonare
il caro chiostro di san Paolo e la onorata veste
cassinese che indossò giovanetto, dovettero essere
cause non ultime della morte del povero abbate, il
quale nondimeno nell' amore e nelle cure dei con-
giunti trovò restreme consolazioni che egli avea
creduto di dover ricevere dai confratelli suoi. Egli
fu sepolto nella tomba gentilizia dei suoi maggio-
ri , dopoché nella Collegiata di santa Maria di
Paganica in Aquila gli furono fatti solenni funerali.
Delle sue qualità morali io non discorro, e già dal
poco che ne ho detto, e dalle lettere e dagli scritti suoi
che conosciamo, si possono immaginare di leggeri. Pio,
studioso, ritirato,, affabile, discreto, era di compagnia
piacevolissima, sicché potè mantenere amicizie nume-
rose e frequenti relazioni, cosa che oggi sembra fa-
cile ed ovvia, ma che allora riusciva difficile e peri-
colosa talvolta, in causa delle comunicazioni non
sempre facili ed economiche, delle quali moveva an-
che lamento cogli amici.
Conosco bene che queste poche parole formano
prefazione molto incompleta all' Odeporico di lui: non-
dimeno, finché altri non faccia conoscere l'elogio
che ne scrisse il Cancellieri, o altro non se ne scriva,
serviranno sempre a ridestare la memoria di un
ottimo erudito del secolo scorso, del quale possono
andare egualmente onorati e la città che gli fu pa-
tria, e l'ordine religioso nel quale visse.
Premesso questo, faccio seguire Y elenco degli
L* ODEPORICO DELL^ ABB. DI COSTANZO 5 29
scritti del nostro abbate, elenco che non pretendo già
completo, ma certamente più numeroso di quello in-
dicato dal padre Moschini e dal padre Tosti. Non co-
nosco quello che certamente avrà compilato il Can-
cellieri, e che senza dubbio sarà più ricco del mio :
questo nondimeno ritengo non sarà inutile affatto,
anche per le poche notizie bibliografiche che ho fatto
seguire a ciascun articolo di esso. All' elenco siegue
la prima parte dell' Odeporico, che nel manoscritto di
san Paolo occupa le prime 155 carte, e che ho an-
notato qua e là, e talvolta confrontato coi monu-
menti originali. Siccome poi mi dispiaceva trascurare
affatto il resto di quest* Odeporico, di questo resto
neir Appendice, V ho dato il solo indice, il quale ser-
virà almeno per avere un idea del tesoro archeolo-
gico che in esso si contiene. Ho poi soggiunto nella
stessa appendice, alcuni brani non compresi nella
prima parte dell' Odeporico, ma che riguardano V Um-
bria, cioè Farfa ( n. II ) , Rieti ( n. Ili ), Assisi
( n. I ), oltre una breve dissertazione archeologica
( n. IV ) che si riferisce a questa provincia.
Michele Faloci Pulignani
Archìvio Storico li. 34
530
ELENCO DEGLI SCRITTI
DELL* ABBATE GIUSEPPE DI COSTANZO
L Editiones saeculi XV nitidiores rotundisque chara^
Ctertbus exaratae in bibliotheca Monasierii Sublacensis.
Abbiamo veduto che il Di Costanzo governò il Monastero di Subiaco
dal 1777 al 1780, onde questo catalogo lo compilò durante questo triennio e
precisamente nel 1779. Esso è manoscritto, ma a Subiaco non si conserva. È
ricordato dal p. Moschini (i), e prima di lui dal p. Audiffredi (2), il quale nel
1783 scriveva: Nuper in manus nostras devenit Catalogus edUionum Saeculi
XV in Monasterio Suhìacensi $xi5tentium a R, P. D, losepho de Constantio
summa accuratione elaboratus. etc. Notizie migliori di questo scrìtto, e di
un altro lavoro che vi era unito, le dà lo stesso abbate Di Costanzo nella
parte seconda dell* Odeporico, dove, parlando dell' Abbazia Sublacense, il
primo paragrafo V intitola cosi : Prima tipografia eretta in Italia nel Mona-
stero Sublacense, È utile rìferire interamente questo brano.
« Il non breve soggiorno da me fatto nella solitudine Sublacense mi
« somministra buona materia da registrare in queste mie memorie Odeporì-
• che specialmente intomo la Librerìa e Archivio, formato avendo dalla
« prìma due distinti cataloghi delle stampe del 4oo, e dal secondo estratte
a notizie di vario argomento, e molte cose notando da Codici M. S. da in-
« trattenere gli amatorì e indagatori d' ogni maniera di antica erudizione.
9 Per non ingrossare di troppo questo presente scrìtto ho stimato più a pro-
li posito di unire i detti due catologhi ad una lettera scrìtta nel 1779, ove
« si rende conto delle prime stampe e dei prìmi stampatorì d' Italia eh* e-
« sercitarono tale arte nel Monastero di Subiaco prima di Roma, di Venezia
ff e di altro qualunque paese d* Italia. Questa lettera fa scrìtta a petizione
(i) Biografia universale del Mistiaglia: voi. XflI, ecc. p. 400.
(2) CataloguM historicù-criticut editionum romanarum saeculi XV, Rome, 1783
p. 4.
L^ ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 53 1
« di un amico in occasione di disputa nata in Roma tra il P. Laire mi-
a nimo Francese e il P. Audiffredi Bibliotecario della Minerva, il quale si
V giovò dei detti Cataloghi, e li citò nella sua opera della Tipografia romana.
« Questa lettera adunque con il doppio catalogo suddetto forma come uno
« scrìtto a parte serbato fra le altre mie bazzecole ms. fra le quali vi ha
a anche gli estratti di vari codici dell* Archivio Sublacense. Molte coserelle
« però che non hanno avuto luogo nei Cataloghi, e negli estratti suddetti lo
9 prenderanno qui, e d occuperanno anche lungamente. »
II. Elenchus codicum, qui asservantur in bibliotheca
5. Petri de Perusio.
È rammentato dal Moschini, ma nel monastero di san Pietro non esiste
più. Sembra che lo mandasse da Assisi per consultarlo al Vermiglioli, cui con
lettera del 13 Giugno 1803 lo richiese, sebbene il Vermiglioli, publicando
quella lettera, omettesse di nominarlo (i). Egli dovè scrìvere questo elenco
prìma del 1800, poiché con un asterìsco notò 1 codici mancati in tempo dd
vandalismo francese*
III. Disamina degli scrittori^ e dei monumenti risguar-'
danti S. Rufino Vescovo^ e Martire di Assisi. Assisi, nella
tipografia Sgarìgliana, 1797. Volume in 4. di pag. XXIV —
542, con II tavole.
Enrico Nissen archeologo tedesco , ricercando il luogo dell' antico
Urvinum Hortense nominato da Plinio ( Hist, nat, II L 14 )y e per queste
rìcerche tornandogli utilissimi gli studi fatti su questo Urvinum dal Di
Costanzo nella Disamina (p. 499-511) , da quest' opera lo giudicò uomo ve'
ramente dotto, da mettere innanzi a tutti gli scrittori di antichità municipali
dello scorso secolo per acume di mente e sodexx<^ di critica (2). Ci è piaciuto
(i) Cento lettere ecc. pag. 6).
(2) Bollettino dell* Istituto di Corrispondenza archeologica, Roma, Stlviucci,
1861, pag. 2^(1-249.
532 MICHELE FALOCI PUUGMANl
recare la testimonianza del dotto tedesco, perchè da essa potesse formarsi
il lettore un buon concetto di questo libro. In esso il Di Costanzo parla
degli scrittori che hanno trattato di san Rufino, poi esamina i monumenti
spettanti a questo Santo, terminando con una triplice appendice sui Ve-
scovi di Assisi, sui documenti di quella città , e sulle iscrizioni romane
della medesima.NellaJ[)/fam/mi,come negli altri suoi scrìtti, il Di Distanze
non pose affatto il suo nome, solo nelb. dedica del medesimo fatta al Ca-
pitolo della Cattedrale di Assisi, si limitò alle tre lettere G. D. C. Giusep-
pa Di Costatilo. Di questo libro, scrivendo a G. B. Vermiglioli (Assisi 3
Settembre 1802 ) il Di Costanzo parla cosi. Il mio S, Rufino colla pubbli-
cagione non è piti mio, ma publici juris, onde ella , e chiunque, ha dritto di
citarlo, correggerlo e criticarlo come piti le aggrada. Questo libro fu stam^
pato con Hannibal ad portas, e le critiche circostante di allora obligandomi ad
allontanarmi^ e non mai piti tornare in questo paese, mi obligò ancora a per-
metterne la stampa, per aderire ai signori della città, che giustamente appren-
devano colla mia partenza la soppressione perpetua di questo libro. Cessata la
fiera tempesta e tornato io qui dopo tre anni di assenna, e fattomi a rivedere
il mio lavoro allora escito dal torchio ho potuto con tranquillità rileggerlo, e
scorgere vari suoi difetti che meritano correzione, e qualche migliore illustra-
Xione. Avrei volontà di fare questa correzione e varie aggiunte, ma non so
ancora risolvermi, ne ridurmici (i). Nel i8o4 pensava ancora a fare emen-
dazioni ed aggiunte, come questi Asisani bramerebbero, secondo che scrìveva
al medesimo Vermiglioli ( Assisi 22 Gennaio ) (2), ma poi non ne fece nulla.
IV. Antiche laudi volgari delV Umbria.
.Ne formò oggetto di studio speciale, e si valse di un codice perugino
e di uno assisano. Volea inserirle ntW Odeporico, ma poi non ne fece più nulla.
Egli si servi assai per commentarle delle poesie di lacopone da Todi, il
quale, precorrendo il Mòrtara, il Sorio ecc. veniva chiamato da lui Ana-
Creonte cristiano. Delle laudi umbre in una lettera al Vermiglioli del i8o4
discorre così : Le mie notarelle per illustrare la laudi antiche sono a buon porto,
ma per quanto ho procurato di abbreviare mi son riuscite pia lunghe delle
(ì) Cento lettere, ecc. pag. 49-49.
(i) Verkìguoli. OpuMColi. Voi. IV. pag. 163.
\J ODEPÒRICO DELL^ABB,. DI COSTANZO 53}
laude stesse, e del breve ragionamento di preambulo (i). Il Gxlice assisane era
neil* Archivio di casa Frondini, ma oggi non vi è più : quello di Perugia
aveva la data del 1374, e di ambedue si ha notizia in un altra lettera del
Di Costanzo (2). Forse il codice perugino fii quello che il Vermiglioli nel
1824 offri in dono al Mse G. G. Trivulzìo, il quale però non volle accet-
tarlo (3). Dico forse, perchè questo avea la data del 1360, e quello re-
cava il 1374.
V. L Odeporico,
Di questo scritto, ricordato dal Cancellieri (4), dal Moschini (5), dal Ver-
miglioli (6), dal Tosti (7), dal Moroni (8) e da altri, non occorre dir molte
cose, venendo qui publicato parzialmente è vero, ma in modo sufficiente per
conoscerne ed apprezzarne il valore. Esso consiste nella narrazione di un viag-
gio fatto per 1* Umbria, per il Lazio, per la Sabina, per una parte della
Marca, della Toscana, a Montecassino ecc. incominciato nel 1788, partendo
da Assisi, dove era abbate in san Pietro. Terminato il viaggio, il Di Co-
stanzo radunò ed ordinò gli appunti presi, e li dispose in un volume, oggi
nella biblioteca di san Paolo, che egli sembra aver destinato per la stampa.
U viaggio fu fatto nel 1788, ma V Odeporico dovette esser composto alcuni
anni dopo: infatti, parlando di san Pietro di Perugia una volta ricorda il 1805,
e un altra volta, parlando di Assisi, T invasione di Roma del 1799. È poi
certo che fu scritto nel Luglio del 1805, come si può vedere a pag. 588.
Al manoscritto dovean andar unite alcune tavole di disegni , ma queste
non si trovano più. In esse, fra gli altri, erano riportati il sigillo del Con-
vento di san Giustino di Amo nel Perugino, un bassorilievo etrusco, ed
altri monumenti come si vedrà a sua luogo. Io, publicando V Odeporico,
ho procurato di porvi del mio qua e là qualche breve annotazione, e di
confrontare cogli originali, quando potevo, quei monumenti e documenti che
(\) Vermiolioli. Opuscoli, IV, 165.
(9) VcRMiGLiou. Cento lettere ecc. pag. Ss-Si*
^3) Ibid. p. 335. Però nel iSis il Trìvulzio aveva accettato il dono di un altro
codice di vecchie laudi, regalato al Vermiglioli nel \^\g dal Perticar!, e che il Trivulzio
collocò nella sua biblioteca. Forse è il cod. 535 o 91^ della Trivul^iana, Vedi : Porro
G. Catalogo dei codici manoscritti della Trivul^iana, Torino , Bocca, 1884»
p. 303-304.
(4) Osserva\ioni tee. pag. 1, 36, is8.
($) Biografia universale ecc. pag. 400.
(6) Cento lettere ecc. pag. 55.
(7) Il codice cassinese ecc. pag. VIII-IX.
(H) Nuovo catalogo ecc. pag. 143.
554 miche;le faloci pulignani
il dotto abbate ha in esso inserito, monumenti e documenti che però ho
trovato sempre riportati con diligenza, per quanto potevo conoscere dal con-
fronto che facevo con gli originali della cppia che ho usata e non già del
manoscritto di lui. Farebbe opera egregia, chi. completando 1* edizione no-
stra, pubblicasse il resto à^* Odeparico , che, nella parte che riguarda
Monte Cassino é di interesse grandissimo. Il manoscritto di san Paolo è
un volume di 4oo fogli, e contiene oltre 1' Odeporico, altri scrìtti, come si
vedrà. L* Odeporico è diviso in tre parti, la prima delle quali tratta dell* Umbria
g luoghi limitrofi, e questa è quella che publichiamo, la seconda discorre
del La^io e Sabina^ la terza dei Festini, Marsi, Sannio e Campania, Di que-
ste due ultime parti nell' appendice V diamo l' indice, oltre la parte che
riguarda Farfa nell* appendice II. e Rieti nell' appendice III. AH* Odeporico
siegue una dissertazione sui cimiteri cristiani, della quale vedi quest* elenco
al num. X, ed una deca archeologica, della quale vedi pure il num. XII.
VI. Lettera di Ensta\io Dicearcheo ad Angelo SidicinOj
sopra un antico Testo a penna della Divina Commedia di
Dante, con alcune annotaiione su le parianti legioni, e su le
Postille del medesimo. Roma^ Fulgoni^ i8oi. in S''^ di pag. ii2.
Nel Febbraio dell* anno i8oo essendo il Di Costanzo a Monte Cassino,
trovò in quella biblioteca un codice della Divina Commedia che per essere
antichissimo e fornito di note e di varianti di molto pregio, iu fatto da lui
oggetto della lettera indicata, la quale destò molto interesse, e fu pregato
a rìpublicarla, come egli pensava di fare nel 1803. Di questa lettera parla-
rono moltissimi scrittori, che possono vedersi indicati dal Cancellieri , il
quale intomo ad essa scrisse alcune eruditissime osservazioni (i). Eustazio
Dicearcheo era il nome sotto il quale egli si nascondeva, ed Angelo Sidici-
no era quello di D. Angelo Lamfredi Canonico di Tiano suo amico. Nella sua
lettera il Di Costanzo sostenne che uno dei fonti ai quali attinse 1* Alighieri
fu la nota visione del monaco Alberico da lui attentamente esaminata e
confrontata con la Divina Commedia. Aggiungerò che questo codice cassi-
nese fu interamente pubblicato dai monaci di quel convento in occasione
(1) Oiiervaxioni intomo alla quettione promotta dal Vanno^^i del Ma\xoceki
e dal Bottari e tpeclalmente dal P, Abate /). Giuseppe Giustino di Costan{o sopra
V originalità della Divina Commedia di Dante, Roma, Bourlié, 1814.
L^ ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 535
del centenario di Dante (i). Tornando alla lettera del Di Cosunzo, questi nel
1803 scrìvendo al Vermiglioli (2), gli dicea, che in seguito ad alcune os-
servazioni fattegli da mons. Dionisi di Verona, avrebbe avuto da cangiare
e da aggiungere varie cose. Ignoro se queste modificazioni ve le aggiunse
mai, la sua lettera però fu ristampato più volte senza variazioni. Si ristam-
pò nel Dante del Lombardi del 1815 (3), poi in quello del 1820 (4), nel-
r edizione padovana dell' istesso Dante commenuto dal Lombardi (5), e
parzialmente, cioè dalla pag. 6 alla 25 , nella edizione milanese dell* Ali-
ghieri fra i Classici Italiani (6), e in quella di Londra del 1808 (7). Tutte
queste indicazioni sono date dal De Batines il quale aggiunge: DelF opera
del Di Costanzo fu dato un ragguaglio da Felice Mariottini nelle EfFem.
Letter. di Roma, 1806, fase. ij6, e j^o; vedi parimenti intorno a ciò, la
Storia letter. d' Italia del Ginguené II, 12, e fa Preparaz. Stor. del Dionisio
fase. 6. (8). Dirò in ultimo che di questa lettera dette anche un buon rag-
guaglio il proC Canali in una lettera al prof. Gatteschi (9).
VII. Memorie sulla storta della Basilica^ e del Mona^
stero di san Paolo in Roma.
Sono rammentate così dal p. Moschini (io). Il Di Costanzo che per lungo
tempo fii abate di san Paolo, si aifezzionò in modo particolare all'insigne
monumento, per primo cominciò a raccoglierne e ad ordinarne le memorie
epigrafiche, ne radunò dovunque potè i documenti e i ricordi, che erano
(\) R codice Caurnese della Divina Commedia ecc. Mootecassioo, 1865.
(2) Cento lettere ecc. peg. 58.
^3) Roma, De RomaDÌa, voi. IV, pag. 17-107.
(4) Roma, De Romania, i8ao.
(5) Padova, Minerva, iSaa, voi. V. pag. 157-368.
(6) Milano, 1804, voi. II.
(y) Londra, Zatti, 1808, voi. I. pag. XIX -XU!.
(%) Bibliogrrajla Dantesca, Prato, Alberghetti, 1843. voi. I, pag. 139, 154» 4(^3 ecc.
(g) Lettera scritta dal prof. Luigi Canali al prof. Gatteschi redattore del
Giornale Pisano, nella quale si da l* estratto di un opuscolo del rev. Padre Ab. D.
Giuseppe di Costanzo, stampato in Romajlno dall' anno 180 r, e diretta a con/er"
mare ciò che riguardo ad un certo monaco Alberigo ed al nostro Poeta Dante
scrisse prima di tutti il dottissimo mons. Bottari. La lettera ha la data di Perugia,
39 Aprile 1808, e su nel Nuovo Giornale dei letterati di quell' anno, tomo IX,
onm. 36, paK. 331 -347*
fio^ Biografa Universale ecc. p. 400.
53^ MICHELE FALOCI PULIGNANI
giunti ad un numero assai grande. Altri poi si servi delle fatiche sue, e
utilizzò il ricco materiale già preparato. Nelle Effemeridi Letterarie di Giu-
gno del 1823 si trova un Prospetto deJU Memorie isteriche della Basilica Ostien-
se di S. Paolo , disposte da Francesco Cancellieri secondo il piano indicatogli
in una lettera del P. Abate Don Giuseppe Giustino di Costanzo Benedettino,
con una Appendice di Vari Inni in onore del Dottor delle Genti, e con la Bi-
blioteca Paolina (i). Ciò scriveva il Cancellieri nel 1823, ma bene più interes-
sante è il lavoro dello stesso Cancellieri, compito fin dal 1816, ma non mai
stampato, e che contiene la compiuta istoria di quella basilica, esistente oggi in
un grosso volume in foglio di 13 53 carte, che forma il codice vaticano 9672. Il
lavoro come ho detto è del Cancellieri, e fu preparato per la stampa essendovi
perfino V Imprimatur del Maestro del S. Palazzo: però in esso ebbe tanta parte
il nostro Di Costanzo, che è opportuno riferirne il titolo esatto: Istoria della
Basilica di S, Paolo sulla Via Ostiense divisa in XXX disserta:^ioni secondo
il piano del P. Ab. Giuseppe Giustino di Costanzo, con una appendice di vari
Inni in onore del Dottor delle Genti : e con due biblioteche^ una alfabetica de-
gli autori che hanno trattato del S, Apostolo, e T altra per ordine delle Mate-
rie» Roma, 1816 (2). Anche Mons. Marini nella sua storia di questa Basi-
lica di san Paolo (3), si giovò non poco del lavoro del Di Costanzo. Del-
r interesse che il nostro abbate si prendeva per la sua chiesa di san Paolo è
buon documento il seguente brano di una sua lettera che dair Aquila scriveva
addolorato il 6 Luglio 181 1 al Vermiglioli. Dopo avergli narrate le priva-
zioni e gli stenti che le vicende politiche gli procuravano, soggiunge : //
distacco però della mia Basilica Ostiense mi affligge sopra ogni altra priva-
:^ione. Ho un immensa farragine di memorie e annotazioni da servire alla sto-
ria di quel gran Tempio, alla quale mi applicavo con genio, e con passione,
ma dopo le presenti disgrafie, poco 0 nulla più potrei fare. NelF atto della
soppressione stesi una memoria per impegnare il governo a non lasciare perire
il piti sontuoso e il piti antico monumento cristiano, che ci resta in Roma e
fuori di Roma, e che tanto interessa la storia delle arti , come ognun sa , e
come dimostra F opera del cav. D* Agincourt, che attualmente si stampa a Pa--
rigi e ne è fuori il Prospectus. Avevo indiri^ata questa mia memoria non
lunga, ma bastantamente franca e vibrata allo stesso Napoleone, ed aveo prese
delle misure per fargliela giungere in mano, ma poi riflettendo che il più che
potea produrre la mia memoria sarebbe stato di mandarla alla Consulta in
Roma, pensai meglio di cangiar la direzione, e presentarla io medesimo ai 4
membri della Consulta medesima, come feci, dandola in mani proprie di ela-
fi) MoRONi. Nuovo Catalogo ecc. p. 108, n. 138.
(i) ibidem, p. iss. n. 8.
(9) Roma, De Rominit, 1815.
L* ODEPORICO DELl\bB. Di COSTANZO 5 3 7
scuno di essi e lasciar poi che S. Pietro e S. Paolo la benedissero. Pare che
abbia prodotto qualche effetto, perchè so, che al Maire di Roma Duca Braschi
i stato dato un dispaccio imperiale con incombenza di provvedere per V inden-
nità della Basilica Ostiense, ed egli si è per ora incaricato di fissare un asse-
gnamento per la manutenzione della fabrica, assegnamento distinto da quello
che occorre per il culto, di cui per altro poco assai si impegna il governo,
come è naturale . . . . (i)
Vili. Dissertazione epistolare sulV inno a Cristo dei fe-
deli contemporanei di Plinio e dell* Apostolica età.
Si conserva nel codice vaticano 9o46, che contiene le sue lettere a
monsignor Marini, cui è pure diretta la dissertazione. Di esso ha dato una
buona notizia il comm. G. B. De Rossi (2) il quale nel nominato codice
9o46, raccobe e fece legare le sue lettere predette. La dissertazione del
Di Costanzo consiste neir esaminare e in qualche parte correggere un' al-
tra dissertazione del p. Vito Giovenazzi, il quale credè di aver trovato il
testo dell* inno dei primitivi cristiani, i quali, come riferisce Plinio, si riuni-
vano in convegni antelucani per cantarlo alternativamente. Del p. Giove-
nazzi il Di Costanzo ebbe molto stima, e Io rammenta con lode anche
neir Odeporico ()). Secondo il conte Moroni (4) la dissertazione del Di Co-
stanzo si troverebbe noi cod. Vat. 9701, nelle carte 157-172.
IX. Lettera alV abbate Amadu\ii sulle antichità di
Farfa.
Neil* Odeporico^ parlandosi della Badia di Farfa, e descrivendosi ca-
dici, anticagli, iscrizioni ecc., 1* abbate di Costanzo scrisse : Di queste ba-
(ì) Vermiglioli. Opuscoli, Voi. 4» P* 177-178.
(2) Bullettino di Archeologia Cristiana, Roma, Salviacci, 1865, pag. 54-55.
(•}} MoscHiNi. Biograjia universale ecc. p. 400.Cfr. Cancelueri. Osservazioni
ecc. p. 36.
(i) Nuovo catalogno ecc. dell* Abate F, Cancellieri, ecc. p. 143» n. 64.
53^ MICHELE FALOCr PULIGNANt
gatelle, e di alcune altre che noterò più innanzi, ne detti parte con lettera ad
un mio amico il celebre signor Abbate Cristoforo Amadu:^:^i, che fu nel tempo
stesso pubblicata nelle novelle letterarie di Firenze. Ecco quindi un altro scrit-
to dd Di Costanzo, non conosciuto ai biografi suoi. Non posso dare l'in-
dicazione del volume delle Novelle ove si trova questa lettera, ignorando
r anno nel quale 1* abbate Di Costanzo si recò a Farfa , e 1* anno in cui
scrisse la lettera. Vedasi ntVC Appendice n. II quanto scrive di Farfa il Di
Costanzo neir Odeporico,
X. Dissertazione sulle tombe degli antichi cimiteri cri-
stiani e sui segni che distiguono quelle dei Martiri dalle al"
tre dei semplici fedeli.
Il manoscritto di questa dissertazione esiste nella biblioteca di san
Paolo in Roma (i) dopo 1* Odeporico ed occupa ii6 pagine. Ivi trovasi in-
dicato ancora un Ragionamento sopra i cemeteri col parere di mons. Marini e
la risposta del Di Costan^p^ che forse è una cosa sola con la dissertazione.
XI. Censura della dissertazione di Girolamo Baruffaldi
sul colpo di spada non mai vano o fallace nel decapitare
0 dar la morte ai martiri di Cristo.
Manoscritto rammenuto dal p. Moschini (2). La disseruzione del Ba-
ruffaldi fìi stampau in Venezia nella nuova collezione del Calogerà, tooL
m, 1758.
(\) Tosti. // codice cauinete ecc. p. Vili.
(2) Biografia universale, p. 400.
L* ODEPORICO DELL* ABB. Di COSTANZO 539
XIL Deca Archeologica.
Abbiamo notizia di questo lavoro da una lettera del Di Costanzo
(Aquila 9 Luglio 18x1 ) al Vermiglioli cui scriveva averla imbastita sei
anni indietro, e contenere dieci articoli di vario argomento. Egli nel ritiro
della sua città nativa, veniva riordinando le sue schede ed i suoi scritti,
e fra questi una deca archeologica, un articolo della quale aveva per og-
getto la Numismatica Capuana, libro publicato da Francesco Danieli segre-
tario perpetuo della R. Accademia (i). Questo articolo era il più ordinato
dei dieci che formavano la deca archeologica, e forse è una cosa sola
colla dissertazione sulla Numismatica Capuana^ rammentata dal p. Tosti,
come esistente in Roma presso i Monaci di san Paolo (2), ove in fatti si
trova ricopiata in fine del volume che contiene V Odeporico, ed ha il num.
VI. Esaminando gli scritti del Di Costanzo, possiamo anche trovare al-
tri articoli di questa Deca. Neil' Odeporico ( $ XV, n. i ) scrive che uno
di questi articoli illustrava un passo di Plinio (H, N. II, 103) ove esponeva
alcune congetture sull* antichità di Montefalco. In fine dell' Odeporico si
trova indicato col num. io una dissertazione sulla patria di Plinio, in cui si
parla anche di Properzio, che forse fece parte della Deca, Un altro articolo della
Deca leggesi pure ricordato nell' Odeporico la dove parla di Assisi ( n. VII )
e consiste nell* illustrazione di un onice letterato trovato negli scavi di
CoUemaggio nell'Umbria. L'illustrazione ha un valore speciale per l'Um-
bria, e però la publico nei* Appendice IV dalla copia che esiste nel nominato
vloume della biblioteca di san Paolo. L' illustrazione di due rare medaglie
una di greca di Feneo e una osca di Cumiliterno era la materia di un quinto
articolo nominato nell' Odeporico, ma che però non so dove esista. Della
medaglia Feneate scrìsse a lungo il Di Costanzo al Vermiglioli (3). Forse
di questa Deca facea parte la dissertazione 0 ragionamento sulle tombe degli
antichi cimiteri cristiani^ la quale, come ho detto al num. X si trova scrìt-
ta dopo r Odeporico, e probabilmente una Dissertazione in difesa del Rui-
uart, anche essa indicata nel manoscritto citato, e che qui ricordo per la
prima volta. In tal caso dei dieci articoli della deca ci mancherebbero a co-
noscere soli tre.
fi; Vkriiiguou. Opuscoli, IV, 181. Il libro era intitolato : Le monete antiche
di Capua. Napoli, 1803. Il Danieli e il Di Costanzo ebbero relazione fra loro. Verki-
ouou. Cento lettere, ecc. p. 65.
(t) Il codice castinese, p. Vili.
(3) Cento lettere, ecc. p. 51, 59 segg.
L ' ODEPORICO
DELL* ABBATE
DON GIUSEPPE DI COSTANZO
§. L GUBBIO
Verso la metà di Settembre dell'anno 1788 mossi dalla
mia residenza di Assisi e intrapresi un giro per varj Paesi^
e Città dell' Umbria dirigendomi in prima verso la Città di
Gubbio, vago di vedere le famose Tavole Eugubine, come
noterò più innanzi. Pernottai il primo giorno del mio viag-
gio nell' antico Monastero chiamato Monte 1' Abate.
L Monte V Abate
Questa antica Badia Benedettina dopo viarie vicende
passò in mano dei Cisterciensi, e caduta poscia in Commenda,
fii abbandonata anche da questi ultimi, finché nel cadere di
questo secolo a' tempi nostri fu data in enfiteusi ai Monaci
Cisterciensi della Provincia Romana, che tuttora l' ammini-
strano, somministrando al Cardinale Commendatario un Ca-
none stabilito.
Il titolo della Badia secondo le antiche Carte è S. Ma-
ria Vallis Pontis^ e la sua Chiesa è di disegno Tedesco a
una sola Nave, ma assai vasta, e in proporzione della lun-
L ODEPORICO DELLABB. DI COSTANZO 54I
ghezza molto larga^ e solidamente fabbricata. Nell'Altare
Maggiore vi è una Tavola a guisa di Dittico dipinta
con figure di Apostoli e di SS. Monaci^ e nel mezzo la B.
y.^ tutta a fondo d'oro con frontoncini in cima ad angolo
acuto secondo il gusto allora dominante. Sotto allaMadon*
na leggesi
PINXIT MEVS SENESIS ( così )
Questo Meo, o Bartolomeo di Siena dev'essere quel
Meo di Guido da Siena di cui parla il Dott. Annibale Ma-
rietti nelle sue eruditissime Lettere Pittoriche Perugine^
( L, 2. p. 42 - 43 ) come vivente nel 1319, e secondo le sue
congetture^ figlio di quel Guido da Siena tanto vantato dal
Padre della Valle nelle sue Lettere Senesi, che fioriva in Siena
sua Patria nel 1262 e 1295. Il Mariotti però o non vidde
questa pittura, o non seppe ch'era di mano di Meo da
Siena poiché non ne fa parola. Giorgio Vasari nella Vita
di Pietro Laurati Pittor Senese rammenta come di lui di-
scepolo un Bartolomeo Bologhini Senese, e dice che dipin-
geva intorno agli anni 1350, ma il Meo di cui parliamo era
già Pittore, e ascritto alla Cittadinanza di Perugia l'anno
1319, e dev'essere diverso, e più vecchio del Bologhini (*).
Il suo dipingere, ed il colorito mostrano che fosse per
quei tempi valoroso Dipintore. Nel coro veggonsi due altre
tavole parimenti fastigiate, in una delle quali vi è dipinto
S. Pietro colle chiavi nella mano destra, e pastorale nella
sinistra, vestito di piviale, con mitra in capo fregiata a guisa
di corona. L'altra rappresenta un S. Paolo con la testa ri-
calvastra tenente un Libro, e la spada colla punta in su.
La sua fisonomia sembra presa da più antiche Immagini
(I) Qaesta tavola, divisa in molte parti, sta oggi nella Pinacoteca Vannucci a Pe-
ragia. Cfr. Lu.ppatcu.i A. Catalogo dei quadri che si conservano nella Pinacoteca
Vannucci» Perugia, 1885, pag. 6. Guardabassi M. Indice Guida ecc. dei monumenti
pagani e cristiani dell'Umbria, Perugia, 1873, pagg. 333. Cuovie ^ Ch\AU:Anu.z*
Storia delta pittura italiana, Firenze, 1875, voi. I, pag. 383-284.
542 MICHELE FALOCI PULIGNAMI
fatte secondo i lineamenti descritti da antichi Scrittori^ e se-
condo le forme delle Pitture Cimiteriali^ e antichi Sarcofagi
In Sagrestia conservasi un^ antico pastorale d' avorio^ avente
nella parte ricurva un agnello^ qual figura è anche nella fac-
ciata della Chiesa e nelle insegne del Monastero in segno
d^ immediata dipendenza dalla Santa Sede.
In uno dei Controforti del lato esteriore della Chiesa
dalla parte delP antico Claustro vi è scolpita la seguente
Iscrizione
ANNO DNI MCCCXVIU. hoC FIE-
RI FECIT OPVS VENERABILIS
ABBAS vGviTio D^ ES 4* ( de S. Cruce )
In un Capitello delle Colonnette del Chiostro nel piano
inferiore vi è quest'altra Iscrizione mancante però per la
rottura di una parte del capitello medesimo
4* ISTIVS ORATOR OPERIS FVIT EDI
Bl SVPLICVS ORA
I caratteri sono Romani, e quelP Orator è il nome non
già dell'Architetto, ma dell'Abbate, che ordinò l'opera, di
cui fassi menzione in una pergamena dell'Archivio da me
veduta del 1205 ^^ ^ ^^^ donazione che fa Domnus Orator
Abbas Monasteni S. Martae Vallis Pontis consensu etc.
Sicché il Chiostro è fabbrica o della fine del secolo
XII, o dei principi del XIII (').
Di queste antiche Pergamene ne viddi pieno un baul-
letto, che possono somministrare molte belle notizie, ma
nella brevissima mia dimora di un giorno o due, non ebbi
tempo di svolgerne che pochissime, e fra queste una del
1070. Imper. Arrigo IV. 7. Id. Octobris : Ugo Marchio
FU. quandam Raginerii Marchionis etc. Notajo Boniio (*).
(1) Di questa chiesa e di questo couTento» vedasi il cenno dato dal Guardabassi
op. cit. pag. 330-331.
(3) Queste pergamene oggi ti conservano nella biblioteca Comunale di Perugia.
j
l'odeporico DELL^ABB. di COSTANZO 543
IL Umetta Etrusca
Nel medesimo Chiostro osservai una piccola urna antica
incastrata da circa 600 anni nel pilastro in faccia all^ antico
Capitolo^ ed è di pietra di travertino con ornati^ e con basso
rilievo nel mezzo di tre figure^ una d'uomo quasi ignudo^
che poggia un ginocchio sopra un' ara^ ed ha una palma in
mano ; la seconda di una donna in veste lunga^ che con am-
be le mani stringe o un Palladio^ o un parazonio dirigendosi
alla suddetta Figura ; la terza è di uomo con veste succinta
ai lombi^ e porta una mano sulla spalla della Donna. Non
dubito che sia urna Etrusca simile a molte altre presso il
Demstero, il Gori^ e il Passeri, dai quali può trarsene il
significato, ma specialmente si osservi la Tav. 81 N. 2 del
Bonarroti, ( cui molto si assomiglia questo basso rilievo ) e
le sue spiegazioni, e congetture nel T. IL deir Etruria Reg.
del Demstero, e quelle del Passeri più probabili al T. IIL
della medesima Opera — Non potei conoscervi una distinta
Iscrizione, ma parvemi di vedere qualche vestigio di lettere
a mano destra in un piccolo specchio dell' ornato. E giacché
ho rammentato un monumento da me creduto Etrusco, non
voglio tralasciare di qui aggiungere una Iscrizione Romana
si, ma di Famiglie Etrusche, come si mostrano dai nomi
Gentilizj, e dal luogo dove fu trovato detto Marradi nei
confini della Etruria circa l'anno 1792 dal dotto Sig. Av-
vocato Fabrini, che me ne mandò la copia seguente.
vrv.
e. CALESTERNAE C. F.
PATRI
TRABENNIAE L. F.
TANNIAE MATRI
SEX. CALESTERNAE C. F*
FRATRI
C. CALESTERNA C. F. FECrT.
544 MICHELE FALÒCl PULIGKAKl
La Gente Calesterna non si trova nelle Collezioni del
Grutero, del Reinesio, del Fabretti, del Muratori. La Tannia
è conosciuta in molte Collezioni specialn^ente fra le Iscrizioni
di Etruria sì Etrusche, che Romane. La Trabennia sarà forse
la stessa con la Tarbennia, o Tarfennia altronde già note,
IIL Farnelo San Giustino
Passando pel Farneto entrai in uria vecchia Chiesa sot-
to il titolo di San Giustino Monaco^ e Martire con un Sot-
terraneo dove per altro non mi venne osservata alcuna
cosa notabile; solamente nell'annessa abitazione lessi una
Iscrizione, che appartiene ad un Commendatore della Reli-
gione Gerosolimitana per quanto posso argomentare dalla
Croce frammezzata al Cognome Baschius a questo modo
CELIDONIVS
BASC^HIVS
DE CERNIA NO
Vivea questo Celidonio Baschi circa il 1510 , e prese il
Cognome ancora di Camiano, eh' era un Castello oggi di-
ruto, da cui era denominata una nobile famiglia, della quale
l' ultima donna superstite entrò in Casa dei Conti di Baschi,
e portò seco V eredità, ed il Cognome.
Il Castello di Baschi è nel Territorio di Todi unito al
lenimento di Carniano passato per eredità nelle due Fami-
glie de' Francisci di Todi e dei Mazzanti di Orvieto. Nel-
1' Archivio di S. Fortunato dì Todi, e in varie altre memo-
rie della Città medesima, si hanno molte notizie della Famiglia
dei Baschi
Essere stata questa Chiesa un antico Monastero di Mo-
naci senza cercarne altre prove lo dimostra un antico Sigillo ,
che mi fu recato passando per quel luogo, dalla solita for-
ma ovale, di cui riporto il disegno nella Tav. ... al N.**
U Iscrizione d' in tomo in caratteri Teutonici è questa che
siegue
S. CONVENTVS MONASTERU S.
IVSTINI DE ARNO PERVSINAE
DIOCES.
L* ODEPORICO DELL^BB. DI COSTANZO 345
IV. Tavole Eusuhine
Due giorni mi trattenni in Gubbio alloggiato nel Mona-
stero di S. Pietro dei PP. Olivetani, e in compagnia dell' eru-
ditissimo Cavaliere Sig. Sebastiano Ranghiasci andai subito
a vedere le famose Tavole Eugubine monumento in bronzo,
antico, letterato, il più prezioso che sia in tutta Italia, ed
anco in tutta Europa. Si conservano queste Tavole nel pub-
blico Palazzo, tedesco edifizio, ma nobile, solido, e grandioso,
e si custodiscono in uno stanzino sotterraneo con porte di
ferro, dove non si può penetrare senza V intervento dei Capi
del Magistrato. Non dico di più di si rispettabile monumento
noto a tutti , e da tanti valenti uomini celebrato, inciso ed
illustrato per quanto permette V oscurità della Lingua Umbra
in cui è scritto (*). In una Sala superiore del Palazzo pub-
blico vi è una fontanella oggi secca con questa Iscrizione
« Curatus fons anno a Deo nato xxx supra ecc. olymp. po-
strid. Id. * Aprii. » epoca capricciosa che dà 1^ anno 1320.
dell' Era Volgare {').
Quivi acquistai un' antico Anello cristiano signatorio
di ferro trovato fuori di Città, che nel Gastone, o picciola
laminetta annessa ( pala ) avea incisi i due Nomi petrvs
PAVLVS. Non lasciai di salire sul monte dove giace il de-
posito dell^ insigne Vescovo S. Ubaldo, e ne venerai
il Corpo, che conservasi intero di statura assai vantaggiosa.
Neil' antico Monastero , oggi degli Olivetani, non potei ve-
(i) Di questo celeberrimo monumento sarebbe fuor di luogo accennare la lunghis-
sima serie di quegli studiosi che lo spiegarono o tentarono di farlo. Teste è stato pul>-
blicato il contratto di comprila di queste tavole fatto nel 1456 dal comune eugubino.
GuMpAOLi L. 5. Ubaldo canonico regolare lateranense ecc. Memoria storica. Rocca
S. Casciano, 1885, voi. 1, pag. 161-164» 399-400.
(a) Vedasi questa iscrizione iu Mabcolini C. Notizie storiche delle Provincie di
Pesaro e Urbino, Pesaro, 1S84, pag. 137. Essa dice :
CVRATVS • FONS • AN • A • DEO BIBE • ABLVE : SPECTA • ME
NATO : XXX : SVPRA • C • C C IN • LOCO : PROBES : LICET •
OLYMH • POsTR : ID ; APRIL :
Archivio Storico II. 35.
J4^ MICHELE FALOCI PULIGNAKI
dere ne T Archivio^ né la Libreria; viddi bensì vicino al
Chiostro un bel Sarcofago di marmo candido con bassi ri-
lievi di buon disegno rappresentanti i misterii Bacchici con
uno scudo in mezzo del soggetto^ a cui serviva^ ma senza
alcuna Iscrizione. E stato inciso ed illustrato dal celebre
G. B. Passeri e pubblicato colle stampe.
V. Calendario gentilesco antico.
Nelle Camere del P. Abate trovai ì Fasti di Ovidio
delle prime stampe con un antico Calendario scritto a pen-
na al principio del Libro^ come solevasi fare dai vecchi nei
manoscritti dei Fasti di Ovidio. Il Calendario contiene i primi
6 mesi da Gennaro a Giugno con i giorni assegnati alle varie
Feste , giuochi e memorie dei Gentili. Un consimile Ca-
lendario è riportato nel Tesoro di Grevio, e Gronovio T.
Vili. p. 90, con cui si può confrontare questo nostro, che
ho fatto trascrivere, e a tale effetto qui lo soggiungo, aven-
dovi trovato qualche varietà (*).
k1. lanuarìi . Festam lovis, et Esculapii.
luj. Non.
nj. Non.
II. Non.
Nonis. Lyra òritur.
vui. Id. Dies ater.
(1) Le indictzioni raccolte in qoesto Calendario noa fono altro che un grossola-
no ed incompleto riassunto dei commentarit di Ovidio ai Fasti: e rappresentano q aindi,
in certo modo, la tabula f attor um illustrata nei sei libri di Ovidio. Di siffatto testo
si conoscono parecchie recensioni, soggiunte sempre ai libri Ovidiani, in codici d' ogni
età, dal secolo iX al XV. Il Merkel ( P. Ovidii Nasonit Fastorum libri sex. Bero-
Hnt. 1841, pag. LUI e seg. ) ne ha pubblicato le principali, che fra loro variano no-
tevolmeote. Il testo presente si avvicina in parte a quello che il Merkel ha notato
con la lettera B, dipendente da un codice Berlinese del sec. XV , ed in parte a quello
aegnato £, della biblioteca di Monaco. É però assai scorretto; e talora si trovano scon-
Tolte e trasposte le annotazioni ai singoli giorni. Vi è anche qualche aggiunta apecia-
Ity che manca nelle altre recensioni: come, ad es., quella del giorno 8 di Aprile: <* Vi-
de Titum Livium lib g. De tecundo bello punico „ ; e l'altra al 17 di Giugno: " Pur-
gamenta Vestae proiiciuntur in Tiberini ,, , che è desunta dai v. 707, 708 del li-
bro VI di Ovidio e che avrebbe dovuto indicarsi al giorno 15 delio stesso mese.
L* ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 547
VI. Id.
y. Id. Agonalia lani. oritur Delphinus.
IV. Id. Medìetas hyemis.
III. Id.
Prìdie II Id. Carmentalia, et Festum lutumae.
Id. Sacri fìcium lovis. Octavianus Augustus dictus.
xviiii. Kdas. Feb.
xvin. Kdas. Feb.
xvii. Kdas. Festum Carmendis porimae post veste.
XVI. Festum Nisi Templum Concordiae Festum.
XV. K. Sol in aquario.
xiui. K.
XIII. K.
XII. K.
XI. K.
X. K.
vim. K,
vili. K. Occidit Lyra.
VII. K. Occidit Pectus Leonis.
VI. Festum Pollucis, et Castorìs.
V. K.
un. K.
lu. K. Festum Pacis. Equina in Campo Martio.
u. Prìd. Kdas.
Kdas. Feb. Festum Sospitae, et Syllae celebratur lovi de bidente sacri-
ficium. Sacrifìcium Plutoni et Proserpinae.
IV. Non. Lira occidit Cronicae, et Leo cosmicae.
m. Non. Delp. occidere incipit.
II. Non.
Nonis. Augustus Pater Patrìae dictus. Aquarius occidere incipit.
vui. Id.
vn. Id.
VI. Id.
V. Id. Initium Veris.
IV. Id.
iiL Id. Boodes oritur.
II. Id. Nefastus dies Fabiorum.
Id. Festum lovis et Fauni.
XVI. Kal. Martii Corvus, Anguis et Crater oriuntur.
XV. Kdas. Faulus (?) in Lupercis colitur.
XIV. K. Aura routatur. Occidit Aquarius. Sol in piscibus.
XIII. K.
XII. K. Festum Quirini. Placatio Animarum, sacra tacite.
54$ MICHELB FALOCl PULIGNANI
VU. Id.
XI. K. Caristia.
X, K. Festum Termini.
viv. K.
vili. Kdas.
VII. Kdas. Fuga Tarquinii Reg. Rom.
VI. Kdas.
V. Kdas.
rv. Kdas.
ui. Kdas. Equina in Campo Martio.
n. Kdas.
Kdis. Martii. Fèstum Martis — Ancilia feruntur, nec bonum est nu-
bere.
VI. Non.
V. Nonas. G>nditur alter piscium.
IV. Nonas.
in. Nonas. Artofilax Rigidus, et Vindemitor orìtur. Cadetra lulii. Fe-
stum Vestae. Augustus fàctus Pontifex.
Nonis. Festum Ve lovis.
vm. Id. Orìtur Pecasus Aqus.
vn. Id.
VI. Id. Orìtur Arìannis Corona.
V. Id.
iv. Id. Altera Aquiria.
m. Id.
n. Id.
Idibus Festum lovis, et Annae Perennae. Caesar interfectus a Bruto.
XVII. Kal. Scorpius oritur. Liberalia.
XVI. Kal. Milus oritur.
XV. Kal.
XIV. Kal. Quinquatrìa Minervae.
XIII. Kal.
XII. Kal.
XI. Kal. Sol in Ariete
X. Kal.
IX. Kal.
VUL Kal. Aequinoctium Vernale.
viL Kal.
VI. Kal.
V. Kal.
IV. Kal. lani, Concordiae, Salutis et Pacis festum.
tu. Kal.
II. Kal. Festum Lunae.
L* ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 549
Kdis. Festum Venerìs, et Virìlis Fortunae. Scorpius occidit.
IV. Nonas. Plejadcs occidunt.
in. Nonas.
II. Nonas.
Nonìs Festum Cibelis Matrìs Deorum.
vili. Id. Festum Fortunae Pub."
VII. Id.
VI. Id. Occidit Orion, et fiunt Ludi. Victus est luba ab Augusto. Vide
Titum Livium lib. 9. De secundo bello punico. De Festo die Matris Deorum.
V. Id. Festum Cereris.
IV. Id.
ui. Id.
u. Id.
Idibus Festum lovis Victorls. Mutina vincitur.
xviii. Kal. Maii. Solet grandinare. Caesar triumphavit Mutinae.
XVII. K. Telluri di sacrificium.
XVI. K. Victoria Augusti contra Antonium. Hiades occidunt.
XV. Kal.
XIV. K. Equinria, et combustio Vulpium.
xiii. K. Sol in Tauro. Dies Naulis Vrbis Romae.
XI. KaL Festum Palis.
X. Kal. Vinalia festum Vefi. et lovis.
IX. KaL
vur. KaL
VII. Kal. Medietas Veris, occidit Aries. Oritur Cancer Festum Rubi-
cinij.
VI. KaL
V. Kal.
IV. KaL
in. KaL
II. KaL
Kdis. Maii. Oritur Amalthea Capra : ara ponitur Laribus. Sacra
Bonae Deae.
VI. Nonas. Hyades oriuntur. Ludi flore.
V. Nonas.
IV. Nonas.
m. Nonas.
II. Nonas. Oritur Chiron.
Nonis.
vm. Id.
vu. Id. Lemurìa non est bonum nubcre.
VI. Id. Occidit Orlon.
V. Id.
1
550 MICHELE FALOCI PULlGKAHl
iv. Id.
III. Id.
II. Id. Plejades apparent.
Idibus Orìtur Taurus. Scirpea Simulacra mittuntar in Tiberim.
xvn. Kal. lunii.
xvL Kal.
XV. Kal. Sol. in geminis.
XIV. Kal. Festum Mercurii.
xin. Kal. Fiunt Agonalia lani.
xu. Kal. Orìtur Canis.
XI. Kal. Festum Vulcani.
X. KaL
IX. Kal.
vili. Kal. Mos sacronim. Fuga Reg. Tarquinii.
VII. Kal. Datum est Fortunae pubblicae Templum.
VI. Kal. Orìtur Aquila. Occidit Boodes.
V. Kal Orìtur Lira.
IV. Kal.
III. Kal.
u. Kal.
Kalendis lunii (sic), Festum lunonis Carnae monetae Matris (sic).
IV. Nonas Apparent Yades.
lu. Nonas.
n. Nonas Festum Bellonae. Templum factum Erculi. Festum Tem-
pestatis.
Nonis.
vili. Idus.
vu. Idus. Arturus non videtur. Ludi Tiberìs fiunt. Non est bonum
nubere.
VI. Id. Oritur Delphin.
V. Id. Festum lunonis, et Fortunae, et Concordiae.
IV. Id. Matronalia fiunt.
m. Id.
II. Id.
Idibus. Templum lovb factum est.
XIX. Kal. lulii Fesmm PaUadis.
xviu. Kal.
XVII. Kal.
XVI. KaL 1 . . . Purgamenta Veste proiiciuntur in Tiberim. Se-
cimdus Vertus. Orìtur Orìon.
XV. Kal. Delphin apparet Sol in Cancro. Festum Palladis.
XIV. Kal. Fest. Sumali.
xiiL Kal. Orìtur Esculapius.
L^ ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 55 1
xu. KaL
XI. J^
X. Kal.
IX. Kal. Flaminius • • . . Asdrubal iaterfectus. Festum Fortis
Fortunae.
vin. Kal.
VII. KaL Laribus, et Statori Tempia fiunt Syphax.
VI. KaL Latet Zona. Solstitium.
V. KaL
IV. KaL Templum Quirino factum. Orìon apparet
ni. KaL
IL Kal. Festum Erculis, et Musarum.
VI. Badia delV Avellana
Da Gubbio con viaggio alquanto disastroso fra i monti
Appennini^ e balze mi portai alla celebre Abbadia della A-
vellana da dove sono usciti varii Santi Vescovi^ e celebre
eziandio pel soggiorno fattovi da S. Pier Damiani ^ e pel
ritiro di Dante Alighieri (').
Sperava perciò di trovare memorie in gran numero ,
ma non trovai quasi nulla di antico sia in Fabrìche^ sia in
Carte e Codici, e neppure qui potei vedere l'Archivio, di-
cendomi quei buoni Monaci che tutto era stato tolto , e
trasportato alla Badia di Classe di Ravenna. Viddi soltanto
quel Labaro in ricamo con lettere greche già publicato,
ed illustrato da varii Autori, come negli Annali Camaldo-
lesi si può riscontrare. Nel Campanile lessi incisa la memo*
ria seguente.
AN. MCCCCLXXXIII. TPRE R. D.
D. IVL. CARD. S. PETRI AD VINC.
COM. HOC OPVS FÉ. FI. DOPNVS
LODO. IO DEELOO CVM ALIIS
MOHAC.
{1} Oltre gli Annali dei dotti ptdri Mittarelli e Costadooi yedi : Fasulli P. CrO'
naca dtW Abbaiia di 5. Croce della Fonte dell* Avellana, ecc. Siena, Qoiiua, 1603.
5)2 MICHELE FALOCl PUUGNANt
Domandai se vi era alcuna memoria di Dante , e del
tempo in cui ivi capitò^ e della sua abitazione^ ma nulla mi
seppero dire^ e solamente mi mostrarono una stanza nel
dormitorio^ che si credeva per tradizione abitata da Dante
senza però vestigio alcuno, né alcuna antica memoria che
ivi fosse veramente alloggiato. Nelle stanze della Foresteria
vi è un busto^ e una iscrizione che contestano il soggiorno
di Dante in questo Monastero^ ma sono monumenti mo--
dernissimi ('). Nella mensa di un Altare della chiesa a man
diritta osservai in caratteri semigotici questa iscrizione in
lingua volgare.
(EIO: SUR. QU(E ^^M LACENI. NONO. P.
I(ETA VCER i VNA.
AL. AL TOLO I DCE MARIA
S BLA jl SIUS
da leggersi presso a poco «r Io Surqualaeni non ho pietà
veruna all'alto lode Maria. S. Blasius j» Non so raccapez-
zarne altro.
VII. Monte Calria
Al ritorno feci un' altra strada meno disastrosa passan-
do pel Monte Cairia celebre nella storia di S. Romualdo
scritta da S. Pier Damiani^ e celebrato dal Sovrano Poeta
in due vaghissime terzine del Canto XXI del Paradiso.
» Tra due liti d' Italia surgon sassi
» E non molto distanti a la tua Patria
» Tanto eh* i troni assai sonan più bassi:
» E fann* un gibbo, che si chiama Catrìa
)» Disotto al quale è consacrato un' Ermo
D Che suol esser disposto a sola Latria.
(i) I moltissimi autori che hanno parlalo di Dante e delU sua dimora ali* Avellana
e a Gubbio sono citati dal Mazzatinti : Bosone da Gubbio e ie tue opere negli StU"
di di Filologia Romania. Roma, 1885, voi. I. pag. 381, aSa.
L* ODEPORICO DELL ABB. COSTANZO $$^
Quivi visitai un antico Oratorio santificato colla peni-
tenza del Santo Abate Romualdo, e dei Solitari suoi disce-
poli, e ripassando da Gubbio mi avviai verso la Scheggia,
e lungo la strada a man destra ricopiai questa Iscrizione,
che forse non mancherà nelle Collezioni.
e. MAESIO
e. F. LEM.
RVFINO
VIX. ANN. XIX
C. MAESIVS.
PLOTIDIANVS
FIL. PIISSIMO.
Vili. La Fratta. Monte Corona
Volendo visitare il S. Eremo di Monte Corona passai
per la Fratta, Terra della Diocesi di Città della Pieve, (*) ma
dipendente dal Governo di Perugia, e quivi nel Chiostro
dei PP. Minori Osservanti viddi incastrata nel muro in tre
pezzi 1^ iscrizione di Q. Petronio Bi^onio che è un bell'E-
pigramma diretto all^Amico defunto da un C. Hahius la^
nuarius ('). Non la ricopiai perchè è riportata nelle collezioni
Lapidarie. Salito a Monte Corona visitai i Romitorii , e le
Celle di quei Santi Solitarii e mi trattenni specialmente con
il P. D. . . Marini curvo sotto il peso degli anni, e del-
le penitenze, ma ilare, e di dolcissima conversazione e vi-
vacità di spirito, il quale era stato già Monaco Cassinese
nel Monasterio di S. Giustina di Padova, e da Giovinetto
chiamato a vita più raccolta, ed austera, era passato all' E-
remo di Monte Corona. Visitai la Celletta di un Santo E-
remita per nome D. Emiliano di Fabriano Monaco Camal-
(i) Ciò è inesatto : la Fratta fa parte della Diocesi di Gubbio.
(2) GuERRim A. Storia delia terra di Fratta , ora Umbertide, Umbertlde, tip.
Tiberina, 1883. pag 23.
554 MICHELE FALOCl PCUOllAMi
dolese morto nel 1779 dopo essere stato 24 anni recluso
entro le angustie di quella Celletta. U suo venerabile ri-
tratto è riportato fra i rami al N. . Nella Sagristia viddi
un Codice in 4.° MS. col titolo — Incipit Liber de Regimi-
ne Regum, et Principum editus a Fratre Egidio Romano
Fratrum Heremitarum Ord, S. Aug. — e un altro stam-
pato — Petri Delfini Veneti Prioris Sacrae Heremi^et Ge-
neralis totius Ordinis Camaldulensium Epistolarum Volu-
men. Venetiis 1524 in 4.®
§. n. CITTÀ DI CASTELLO
I. Il Duomo edificio grandioso disegnalo da Bramante
con pitture di Marco Benefiale
Da Monte Corona mi condussi a Città di Castello do-
ve visitai il Duomo^ bellissimo Tempio con vasto sotterra-
neo disegno del Bramante^ e con belle pitture nella Tribu-
na di Marco Benefiale.
IL Codicetto del Sec. XII con annesso un' antico
Calendario e Necrologio
Nell^ Archivio della Cattedrale si conservano molte per-
gamene^ che non ebbi campo di osservare, e solamente
viddi un Codicetto della metà del Sec. XII. delle regole
della vita Canonicale, di cui molto ne ha parlato il Card.
Garampi nelle sue memorie della B. Chiara da Rimini. Os-
servai pure un Calendario dello stesso secolo, e vi notai
III. Cai. Mai S. Torpetis Martiris .che, come congetturo,
è s. Tarpate Martire di cui si fa menzione negli an-
tichi Martirologii, e nel Romano specialmente sotto il dì 17
di Maggio. Vi è annesso anche un Necrologio, ove è
L* ODEPORICO DELL* ABB. Di COSTANZO 555
notata la morte di Celestino II e di Ubaldo il S. Vescovo
da Gubbio con carattere contemporaneo (*).
§. IIL AREZZO
I. Mss. della Badia di S. Flora e Lucilla
appartenente a Girolamo Aleotti
Letterato del secolo XV^ e Abate di S. Flora
Trovandomi non molto lontano da Arezzo volli fare
una scorsa iSno a quella Città, ove mi trattenni circa due
giorni nella Badia dì S. Flora e Lucilla, nel cui Archivio
viddi V autografo delle Lettere di Girolamo AUeotti Abbate
della stessa Badia noto Letterato del Secolo XV, che furo-
no pubblicate con le Stampe dal benemerito P. A. Gabriele
Scarmaglia Abbate del detto Monastero. Mi passò anche
per le mani un' altro volume Ms. col titolo — Liber Hie-
ronimi Aleotti Abbatis S. Florae etc. In hoc Volumine con-
tinentur infrascripta, videlicet. —
« Oratio M. Basilii de Invidia. Transi. Nic. Perotti.
« Rufus Sextus de rebus gestis P. /?.
(r Oeconomicum Aristotelis. Transt. Leon, Aret
« De Cura rei familiaris B. Bernardi. Opusculum.
a Epistola quaedam Guarirti Veronensis.
et Hisioria de Sacerdotio Xsti. Transt. Ambr. Camald.
a Invectio Florentinorum in Sixtum P. M.
— Questa invettiva mi figuro che sia quella pubblicata
dal Mansi nell^ Appendice al Tomo I. della Miscellanea di
Baluzio. —
(1) Tanto le Regole, quanto il Calendario furono pubblicati interamento dal Muzzi
G. Memorie ecclesiastiche e civili di Città di Castello, Ivi, Donati, voi. L p. 1843.
pag. 125- 15 S : voi. Ili, p. 1843, P* >59-i7Q' Questo codice esiste ancora nell' Archi-
vio Capitolare.
5S^ MICHELE FALOCI PULIGNAKI
« De Re militari. Leon. Aret
« Epistola Francisci Petrarchae ad Io : Aretinum.
a Tabula Tancredi Io : Boccaccii per Leonem Aretinum.
a e vulgari in Latinum traducta.
ff Invectio in Pium P. M.
Tanto questa invettiva, quanto la sopradetta, la prima
di 8 fogli, la seconda di 6 sono state strappate dal Codice, e
solamente rimane una mezza pagina del fine della seconda,
e vi è stato notato così » dicitur hanc invectionem edidisse
ce Callimachus quidam de Sancto Germano , quem ipse non
« novi » La nota è dell' Ab. AUeotti possessore del Libro.
flf Franciscus Petrasancta MedioL de opibus Xnae Religionis.
« Historiarum Populi Fiorentini Frammenta.
a Francisci Petrarchae Epa ad La^arum Aretinum. »
II. Epitaffio di Scipione de Mainentibus Vescovo
di Modena, Satira di Gio; Aurispa Siculo Letterato
del Secolo XV.
Nella coperta del Codice sopradetto, che contiene le
Lettere, e le Orazioni dello Allotti, vi è un Epigramma
col titolo seguente — Scipionis Epi. Mutinensis Epithaphium
per Ioannem Aurispam Siculum —
« E puero studui sapiensque bonusque videri
a Tors vetuit: Scipio Mutinae Praesul eram.
« Concepì majora anime: nam tempora rubro
« Omarem ut pileo spes mihi carta fuit.
« Nec desperabam prima me sede potiri
« Credideram et nomen ponere in astra meum.
« Sed sors nostra nihilj nthil est haec gloria : nunc sum
0 Exignus pulvis qui prius umbra fui.
Questo Vescovo Scipione era della famìglia de Manen*
tibus Ferrarese, che secondo 1' Ughelli fu fatto Vescovo dì
Modena V Anno 1439, ^ ^^^ ^^ vivere nel 1444 in Ferra-
ra, ed è seppellito nella Chiesa di S. Francesco.
l' odeporico dell* ABB. di COSTANZO 5S7
IH. Codice in Pergamena con alcune Omelie ed Inni
di S. Ilario Piltaviense.
Trovai pure nell' Archivio un Codice in pergamena in
8.° di caratteri Semilongobardici mutilato in principio e in
fine. Conteneva desso alcune Opere di S. Ilario Pittaviense,
e fra queste gV Inni^ una dei quali comincia — Felix Pro-
j>heta Davida e V altro — Ade camis gloriam , et caduci
wrporis ec. di cui mancava il fine.
Non ebbi tempo^ ne commodo per farne il confronto
colP edizioni moderne, specialmente colla più stimata di
tutte del Coutant {').
IV. Volume Ms. con varj OpuscoleUi di Letterati
del Secolo XV.
Notai infine un Volume Ms. con varie cose di Leone
Aretino, del Poggio, e di altri Eruditi del Secolo XV, ma
non trascrissi che la seguente Lettera di Francesco Pontano
al Papa Nicolò IV scritta a nome dei Perugini.
V. Lettera di Francesco Fontano scritta a nome
de' Perugini al Papa Niccolò IV.
Franciscus Pontanus ad Pontificem
Si prò dignitate, ac mentis B. P. Pontifici Romano
munera darentur, perraram quidem acciperet, et ea nonnisi
(I) Di qaetto codice preziosissimo lia testé discorso il eli. sig. G. V. Gamurrini
negli Studi e Documenti di Storia e Diritto. Roma, Tip. della Pace, 1884, an. V.
ftsc. I, 3y pag. 81-107, e nuovamente in quest'anno, 1885, fase. Ili, p. 145 -167. II
nominato Gamurrini pubblicherà fra poco quests codice nel quale si trovano : i.
5. Hilarii tractatut de mytleriis et tupuni. 7, 5. Sitviae pere^rinatio ad loca
mancia (an. 383 -388),
558 MICHELE FALOCI PULlGNANf
ab apulentissimis populis, et Regibus. Tanta ertim Màiesias
et tam excellenspro condiiione sua amatissima ^ et ditissima^
dona requirit. At nunc longe alia ratio est, quae subditos
populos ad hanc animi gratitudinem invitai ut sdlicet dona
ajferant quaUa cumque possuntj quae sint veluti testimo^
nium, et monumentum quoddam Jìdei, et devotionis eorum.
Quod tunc quidem libentius fit cum humanissimo^ et dignis^
Simo Principi exibentur, qui animum et non divitias pensitet.
Hac igitur ratione adducta Perusina RespubUca munuscu^
lum hoc Sanctitati tuae audacter offert pretio equidem exi-
guum, ac tenue, prò animi pero affectu magnum^ et amplum.
Etenim nulla Civitas est, quae Ecclesiae Romanae subsit
(pace aliorum dicatur) quae tam sincera fide et tam invio*
labili Pontificem Maximum colat, et revereatur^ prae quam
nostra eslj ut in difficillimis^ et arduis temporibus, saepenu-
mero cognitum est. Quare B. P. Optimates hi, et populus
omnis orantj et precibus petunt ut eodem quo coepit amore
prosequi dignetur Sanctitas Tua Perusinos verae obedicntiae
filios munusque hoc sumptum ex peculiari suppellectili Rei--
publicae grato animo^ et hilari vultu accipiat, Gratissimum
sane fuisset , et immortale beneficium si Urbem nostrani
quae Beatitudinem Tuam flagrantissimo desiderio expecta^
bat adire voluisses. Verum si per Pastorales occupationes hoc
tempore non licuit, obsecrat, et obtestatur Perusinus Senatus^
ut si umquam occasio dabitur, velit B. T. hoc exoptato gau^
dio aliquando devotissimum illum populum afficere^ qui hoc
in parte felicitatìs cessurum existimat^ et ad gloriam urbis
suae plurimum pertinere.
F. Pontani cum munusculo a Perusinis Legati Oratio
apud Nicolaum Pont. Maximum habita felidter explicit.
« Alia quoque mandata dederunty quae secretiore loco
« dicenda »•
VI. Caliedrahj e Collegiata della Pieve
Visitai la bella Cattedrale benché di disegno Tedesco,
e V altra Chiesa detta della Pieve , che secondo una memo-
L^ ODEPORICO DELL*ABB. DI COSTANZO 5J9
ria che ivi lessi , era un Tempio di Mercurio convertito al
culto Xno^ e molti secoli dopo consecrato da Teobaldo Ve-
scovo di Arezzo nel 1024.
Nell'arco della Porta maggiore vi ha scolpiti i mesi
dell' Anno figurati con barbara maniera colF indicazione in
lettere di ciascun mese, e nell' Architrave la seguente
Iscrizione
Anno MCCXVI. Mensis Mai die
I. Marchio sculpsit.
Patronatus munere fulsit
Tempore Archipresbiteri C. (').
Giovanni Rondinelli nella relazione delle cose di Arez-
zo dice , che questa Facciata della Pieve benché siavi il
Nome di Marchionne non sia opera di Lui: e veramente
dall' iscrizione non si ricava che ne fosse V Architetto , ma
solamente uno scultore , che lavorasse tutto quell' arco a
bassi - rilievi grossolani e goffi secondo V imperizia del suo
secolo.
VII. Avanit di Teatro antico.
Viddi finalmente 1 grandi avanzi del Teatro, che pre-
tese il Cavaliere Guazzaresi Opera Etnisca, ma senza buon
fondamento.
Vili. Iscrizione Elrusca scoperta di fresco.
In Arezzo fu scoperta pochi anni fa una iscrizione
Etnisca con caratteri alti 3 Óncie romane, e scolpiti in un
gran sasso cicloidamente : trascitta in caratteri romani, dice
cosi
MILARThIA cvrpenast.
volendola interpretare sulle traccie del dotto Lanzi nel suo
Saggio di Lingua Etrusca si direbbe Sum Larthia Curpena
(t) Altri leggono questa iscrizione moIt>i differentemente. Vedi la più recente le-
zione nel Pasì^ui U. Nuovo ^uida di Areico, ecc* Arezzoi Belluttii ]88a, p. 68.
5^0 MICHELE FALOCl PULIGNANI
nata. Di questa lezione^ e dei Caratteri Etruschi di detta
iscrizione ne detti conto all' amico che me ne mandò copia
esatta che riunisco agli Monumenti spettanti all' Odeporico
sotto il Num. e per maggior comodo di chi legge^ un' al-
tra copia qui ne soggiungo imitante V Archetipo in forma
assai più piccola (').
§. IV. PERUGIA
Di ritorno da Arezzo passai per Perugia Città illustre
che grandeggia fra tutte le altre dell' Umbria moderna. Di
essa hanno scritto molti Autori sì Perugini, che esteri, ed io
non parlerò che di poche cose, che ho potuto con mio co-
modo osservare, benché anche di queste non manchi chi ne
abbia diffusamente parlato.
I. Porte della Ciilà degne di osservazione
Dirò in prima che sono degne di osservazione, e di am-
mirazione ancora due Porte della Città , una moderna , e
l' altra antica; ambedue grandiose e magnifiche oltre credere.
La prima detta Porta S. Pietro starebbe bene nelle più
grandi Capitali d' Europa, ed è un danno che da cima sia
rimasta incompleta, e che le Casette del Borgo impediscano
la vista dei due lati dell' ingresso.
La seconda si ha per ^ costruzione veramente Etrusca,
ed è quella che guarda la Piazza detta Grimana (*). È un e-
dificio di struttura severa, grave, e senza molti ornati, con
arco in isbieco altissimo, e proporzionato, fiancheggiato da
due Baluardi fatti a scarpa senza sporto alcuno nei corni-
cioni, tutto di grandi travertini, che al primo sguardo an-
nunciano la gravità Etrusca. Il Marchese MaflFei, che andava
cercando qualche edificio sopra terra di costruzione Etrusca,
non dubitò di averlo trovato in questa Porta di Perugia.
(I) Però la copia che lOjjgiunge è scritta cosi male, che non ho potuto riprodurla
con 1 caratteri etruschi.
(3) Vedasi fra gli altri il libro dell' Orsini B. Dittertajione sulV arco etrusco della
via vecchia etc, Perugia, Baduel, 1807.
l'odeporico DELL^ABB. di COSTANZO 561
• «
Non si oppone punto a tale giudizio il vedersi scolpito in-
torno all^arco a grandi caratteri
PERVSIA AVGVSTA
poiché coteste parole vi furono sicuramente aggiunte dopo
il famoso assedio di Augusto^ o forse ancora alcuni secoli
dopo. Certa cosa è, che la struttura non è Romana^ quan-
tunque per la grandiosità non invidii alla Romana^ e quei
fregio quasi Dorico che vi si scorge, essendo senza elegan-
za, non può essere Romano dei tempi di Augusto, e sente
molto di quel Dorico Etrusco , che veggiamo scolpito in
molte urne sicuramente Etrusche. So che parecchi Eruditi
dopo avere attentamente considerato questo Edificio hando
creduto di scuoprìre che quella parte sopra PArco tra due
fasce sia un' aggiunta posteriore , ma il fregio medesimo
assomigliante al Dorico, che ha però dei pilastrini invece di
triglifi, e alcune patere in luogo delle metope, non può es-
sere dei tempi Romani, ed enunciasi di per se di più an-
tica e severa maniera. Ho veduto qualche piccolo disegno
di questa Porta, ma senza le necessarie proporzioni e mi-
sure, e merita di essere disegnata in grande, ed incisa con
maestria, e con forza alla Piranest, che farebbe molto onore
alla città di Perugia, con pari soddisfazione, e diletto degli
amatori delle belle Arti, e delle più remote antichità. Qui
mi vien fatta una osservazione, che forse non è vana. Sic-
come questa porta antica sta air Occidente della Città, così
alla parte Orientale sopra la Chiesa di S. Ercolano si vede
un' altra Porta, che io non dubito essere anch' essa antichis-
sima, e che queste due Porte ci presentino la vera esten-
sione, che avea Perugia anticamente da Oriente ad Occi-
dente mostrandone la vastità a proporzione delle altre an-
tiche Città e Municipi, che a giudizio degli Eruditi, parti-
colarmente del MafFei, cui fa eco V Olivieri, erano piccoli ,
sebbene poscia molto ingranditi e dilatati. Che poi la Porta
suddetta sopra S. Ercolano sia antichissima, benché oggi si
vegga formata da arco con sesto acuto , si riconosce dalla
costruzione dei fianchi fabbricati con grossi macigni fino ad
una certa altezza indicanti abbastanza l' antica grandiosa
Archivio Storico il. 36.
5^2 MICHELE FALOCl PULIGNANI
maniera di fabbricare^ come alP opposto si riconosce per un
risarcimento dei tempi bassi il resto dei lati con tutto 1^ arco,
costruite con pietre piccole, e di forma ben diversa, e per-
ciò con r arco di sesto acuto. Mi pare, ma non posso assi-
curarlo, che tanto in vicinanza di questa Porta, quanto nella
parte sinistra dell' altra di Piazza Grìmana, rimanga in piedi
un resto di antico muro della Città £sibricato opere incerio,
come lo chiama Vitruvio.
IL Anlico TetnpiOy oggi di S. Angelo
Merita di esser veduto dagli Amatori delle cristiane Anti-
chità un Tempio sotto il titolo di S. Angelo (') posto nella
estremità Settentrionale della Città, che dà il nome alla vi-
Cina Porta. E un' Edificio ottangolare con doppio colonnato,
ma V esteriore appena comparisce, essendo chiuso da muro
tutto intorno, come il Tempio di S. Stefano Rotondo in
Roma. U interiore è composto di Colonne parte di Granito,
parte di Bardiglio , parte di Cipollino. I Capitelli delle Co-
lonne di granito sono i più eleganti di ordine Corintio, e le
Colonne stesse più gentili. Fra gli altri Capitelli parvemi di
vederne alcuno del gusto che diciamo Gotico, formato cioè
nei tempi di barbarie.
III. Delle sigle opU. hp© scolpite neW Abaco
di 4 antichi Capitelli del Tempio.
NelP Abaco dei suddetti 4 Capitelli Corinti vi sono ri-
petute dinnanzi , e di dietro queste lettere che sieguono per
diritto, e per rovescio, cioè OPH HPO e inoltre altre tre
lettere di questa forma, cioè H. A. W (') ( Quest* ultima nelle
Gemme Abraxee Basilidiane è un A. ), Che però sia di que-
(i) Di qaetta chicu, oltre l' Orriof» che iodico nella nota tegnente, vedati Ds Rot-
ai G. B. BuiUMno di Archeologia Cristiana, Roma, Salviucci, 1X71. p. 147.
(t) Orsini B. Ditseria^ione tulP antico Tempio di S. Angelo. Peragia, Badaci,
«79» P. 33 « Mg-
L* ODEPORICO DELL'aB. DI COSTANZO 563
ste ultime le prime HPfì potrebbero per avventura interpre-
tarsi per le prime sillabe della parola HPfìON. Sepulcrum,
Monumentuntj come in Reinesio Cb. 1. 43 una Ulpia Agrippi-
na ayopaaa to HPiiON per se^ pel marito etc^ e di nuovo nella
28. Ch. VII. TOTTOT TOT HPaOT KAI THC EN ATTtì
AnOKEIMENHC 20P0T nPOKONNHUIAC x. x. X. cioè: Hu-
jus Heroii^ et in eo reconditae Urnae e marmore Procon-
nesio etc. Sulla quale Iscrizione scrive il dotto Antiquario^
che « UpQovj Hpoiov prò monumento^ seu sepulcro quovis
« non est veteris Graeciae. Dionysius Halicarnass: usurpat
<r prò Sacello^ quae significatio hoc quoque loco toUerari
a potest. )) Inclino^ come qui il Reinesio^ a credere che le
4 Colonne colle Lettere ripetute HPtì^ cioè HPiio* servis-
sero per un Sacello entro al quale vi fosse V Urna Sepol-
crale di qualche distinto Personaggio. Bpoov adunque^ oppu-
re Hpoiov è un Monumento Sepolcrale^ che Cicerone de
Legib. prende per un Vestibolo di Sepolcro. Vi erano in-
fatti Sepolcri così grandiosi, che sembravano Templi dei Dei,
e chiamavansi dai Greci HPiilA Heroa. Il M. Maffei Oss.
Lett. T. III. trova E'poidéta ( Sepolcrini ) diminutivo di HPtìlA
e dice che questi erano depositi, ma vuoti, e semplici mo-
numenti onorifici. Su questo vocabolo HPiiON nota più
cose Carlo Patino. Credo adunque, che le 4 nobili Colonne
coi suoi capitelli appartenessero ad un Mausoleo di Perso-
naggio illustre, o formassero un Vestibolo del Sepolcro chia-
mato perciò HPiilON per rilevare la dignità del soggetto
ivi seppellito, o, se si vuole, un Cenotafio.
Neir Arco di una Cappella di questa antica Chiesa vi
era dipinta una mano. Simbolo della Divinità che usarono gli
antichi cristiani fino ai bassi secoli 9, io e 11 ; ma non la tro-
vai più in occasione che mi volli portare a Perugia per ve-
dere coi propri occhi una Lapida antica, ed un Corpo cimi-
teriale tratto dalle Catacombe Romane, e mandato in dono
alla detta Chiesa. Con rimbiancare, ornare, e dipingere la
Cappella, che dovea accogliere il suddetto Corpo cimiteriale,
sparì quelP antico simbolo della mano. Non so poi se il detto
Corpo fosse tutto ridotto in cenere ovvero conservate si fos-
564 HICHBLE FALoa PULI6NA1I1
aero le ossa^ e lo scheletro^ pokbè questi non compariscono^
né tampoco il Cranio^ che con le mani ,.e la metà delle
gambe sono fatte di cartapesta^ o di simile mistura inverni-
ciata^ e colorita in pallido cadaverico secondo un biasime-
vole costume introdotto ai nostri dì^ che può chiamarsi una
Cappuccinata per essere stati i primi i Cappuccini a impia-
stricciare eoa il corpo dìs&tto del B. Crispino da Viterbo^
il che fu poscia imitato mettendo insieme le ossa, e le Ce-
neri del Corpo parimente disciolto del B. Giuseppe Cardir
nal Tommasi.
IV. Corpo CitniUriale estrallo dalle Calacomhe di Roma
eon il vasello, e Lapida sepolcrale rescrilla.
Al Loculo dove era questo Corpo^ vi fu trovata^ dicesi»
una Tazza^ o Vasello dei già noti cimiteriali^ ed ora vedesi
vicino al Capo entro V omatissima Urna ^ che contiene il
Corpo^ e vi fu altresì trovata una Lapida^ eh' è stata collo-
cata dietro il nuovo Altare dove leggesi
D. M. S.
foglie VENERVS VIXIT ANNOS tentgHi?
xxin. BtESES vn.
Alla diritta v^ è una foglia^ o corculo che vogliam dire^ e alla
sinistra un segno della forma qui espressa^ che è stato preso
per una tenaglia, o altro istrumento di Martirio; tale però
a me non è sembrato. È da notarsi che in questa Tavola
eravi un' altra più antica Iscrizione^ che con lo scalpello è
stata spicconata in modo però che vi restano ancora i ve-
stigi della primitiva scrittura con Lettere da capo più pic-
cole, e nel mezzo maggiori, ed io vi rilevai chiaramente
una D. e due I. La scarpellatura cominciata nei margini della
Lapida ha formato tutto intomo di essa una Cornice, ren«
dendola alquanto concava, e in luogo della cancellata Iscri-
zione vi è stata incisa la presente cominciando dalle tre si-
gle D. M. S. che sono del nuovo scalpello, e della forma
l' odeporico dell' ABB, di COSTANZO $6$
medesima delle due seguenti linee. Dubito perciò della Cru
stianità della Lapida^ e del defonto ivi segnato. (') Il Corpo^
secondo V attestato del Ponzetti Custode della Reliquie , fii
estratto dai Cimiterj^ e se veramente al Loculo^ dove gia-
ceva^ vi era annesso il Vasello tinto di sangue dee credersi
di un Cristiano. U imperizia per altro^ e la facilità con cui si
fenno presentemente questi attestati mi destano dei dubb)
non facili a dissiparsi dalla mia mente. Un fatto si racconta
per Roma che accresce di molto i miei dubbj. Il Parroco
della Chiesa di S. Angelo^ di cui ragioniamo^ gran Caccia-
tore e Collettore di Reliquie, di cui ha riempito varj Ar-
madj intomo intorno alla Cappella suddetta, desiderò arden-
temente di possedere uno di quegli antichi pesi di marmo,, che
in varie Chiese di Roma si conservano come serviti a tor-
mentare i Martiri sospesi in alto legandoli ai loro piedi, e
desiderava di più una di quelle Piombarole spesso mento-
vate negli Atti de' Martiri, con cui erano battuti, e flagellati.
Si portò apposta in Roma per procacciare il Sasso, e la
Piombarola: fece capo dal detto Ponzetti, presso il quale
non trovandosi né l' uno né V altra, si raccomandò ad altri
per trovarne, e furono difatti trovati nella Bottega d' un
Anticagliaro, e V acquistò al prezzo di dieci Scudi. Come, e
quando capitassero nella Bottega delP Anticagliaro non si sa,
ma premeva al pio Parroco d' avere un' autentica che tanto
il Sasso, che la Piombarola fossero di fatto serviti a tor-
mentare i SS. MM., e la chiese al Ponzetti , che senza la
minima difficoltà gliene fece un ampio attestato.
V. Biblioteca della Cattedrale.
Avendo risaputo che nella Libreria della Cattedrale si
conservavano parecchi Codici MSS., il genio mio mi spinse
^i) Ciò peraltro non é sempre iodiiio certo. Cfr. De Rossi. BuUeltiuo di Archfih'
logia Crittiana. Roma, Salvìuccì, 1973, p. 129 e seg.
$S6 MICHELE FA LOCI PULIGNAKl
a visitarla , e osservai fra gli altri Codici i seguenti (').
VI. Codice deir Epistole di 5. Paolo in pergamena.
Evangeliario del IX Secolo. Le Istiluiioni di Giustiniano
in due volumi del Secolo XI. Omiliario del Secolo IX.
i.^ Codice in 4.° in pergamena delle Epistole di S* Pao-
lo^ con note marginali e interlineari^ che lo credo del X. o
XI. Secolo. Vi è una immagine di S. Paolo colla sinistra
sollevata in atto di predicare^ e tenendo nella destra una
alabarda^ o lancia^ o bordone di quésta forma (').
2.^ Un Evangeliario molto antico in pergamena di forma
quadra colle immagini assai rozze degli Evangelisti. Non è
intero^ e lo reputo almeno del IX Secolo (').
3.^ Institutiones lustiniani in 4.^ pergamena dopo il Se-
colo X 0).
4.*^ Un Lezionario^ se bene mi ricorda, in due Volumi
di gran foglio in pergamena del Secolo XI (^). ^
5.^ Un Omiliario in foglio di pergamena con i seguenti
versi scritti in croce, che ne danno in breve il contenuto.
^1) L'abb. Di Costanzo nota veramente i migliori codici della Dominicini; però h. me-
raTiglia come passi sotto silenzio ciò che forma il miglior ornamento di questa biblio-
t^a» cioè il codice purpureo scritto in oro, che alcuni fanno risalire al secolo sesto, e
che contiene parte dell' Evangelo di san Luca, dal cap. I. al cap. XII. v. 7. Di esso
vedi, Bianchini T. Evangeliarivm quadruplex, Vcl. 3. Roma, De Rubeis, MDCCXLIX,
561- 571. Cfr. VcRMiGLioLi. Cento lettere ecc. p. 63.
(2) Coi tipi comuni non ho potuto riprodurre questo se^^no, il quale del resto è un
semplice bardone col riccio di ferro da due Iati. Il codice è segnato col num. 17, ed è
detto del secolo XIV. L'immagine di san Paolo è miniata.
(3) È segnato col num. 19. Le miniature sono quattro, ed occupano la pagina
intiera Per la storia dell' arte sono interessantissime, specialmente se appartenessero
al secolo Vili come indica il catalogo.
(4) Questo codice, segnato 18, non contiene le /r/f/trpbiif, ma un estratto dd
Codice fino alla 1. 8. tit. LIV, lìb. Vili.
(5) Di fatto non è che un volume che ha il n. 31.
l' odeporico del K COSTANZO 567
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CONTINET HIC LIBEB PARITGeR QUINIS AUCTORIB; ALMIS
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(1) Riproduco ritenzione come ti trovi nel codice, ciie ìul il num. 39.
568 ICICHELE FAU3CI raLIOtfAKt
Sono questi cinque Autori 5. Agostino De Genesi ad
Litteram — Albino, ossia Alenino De Genesi — Rabano
Mauro premessa una sua Lettera ad Petitum NocHngi
Brixiensis Episcopi ( cosi ). La Lettera ha poi il titolo —
Viro Venerabili Noctingo electo Episcopo Hroba^
nus etc. Contiene li 4 Libri di Rabano^ infine dei quali vi
sono le seguenti Lettere che non è &cile d'intendere senza
r alfabeto arcano de^ Calligrafi.
NOPTCAOAOC HnCCcNCHPOHTTHAC
eront
XOATlCTHXnaPIBOC
moltis temporibus
In fondo a questo Omiliario vi ha una vecchia perga*
mena tagliata per lungo appartenente al tempo Dopno loan^
nes octavo decimo Papa sed et anno sexto intrante lulio in
dictione quarta. Contiene una Donazione di Bonizone Prete
fatta come sembra alla Canonica Perugina. Origene — Le
Omilie — Beda detto Bedano. In fine vi è la seguente an-
notazione.
EXPLICIT DNO IWANTE IN EZRA ET NEEMJAM
ALLEGORICE EXPOSITIONIS UBER lU •
FeLICITER RELEGl POSTEMIVS ET DOMINO IVVANTE DILIGENTIVS
EMENDAVI
VII. Nota di un tal Postemius
che collazionò , ed emendò il Codice
Volendo stare al parere degli Autori Maurini del nuovo
Trattato di Diplomatica, cioè, che il zelo per la correzione
dei Codici si risvegliò al IX secolo, e che i MSS. dei due
secoli precedenti furono l'oggetto, e la materia di tale ap-
plicazione, ma che però i Correttori non mettevano più i
loro nomi, posto, dicQ, questo parere, si dovrebbe conchiu-
dere, che il presente Omiliario fosse più antico del IX se-
L^ ODEPORICO DELL* ABB. Dt COSTANZO jé9
colo per avere il nome di Correttore, che fu un tal Poste-
mio; ma ciò non può essere perchè contiene le Omilie di
Rabano Mauro , che morì poco dopo la metà del IX secolo.
Ogni regola ha dunque la sua eccezione, e intanto per que-
sta ragione ancora si accresce il pregio del presente Omi-
liario, il quale rapporto alle cose che contiene di Rabano
Mauro, dee tenersi per uno dei più antichi Codici di que«
sto celebre scrittore del Secolo Nono. In fine non lascio di
notare che il Codice è adorno di figure a tratti lineari, e co-
lorì slavati, che però degne sono di osservazione per la
Storia deirarte. —
6.^ Un Sacramentario in pergamena dell' XI Secolo di
forma minore. Contiene vane cose degne da osservarsi co-
me nel Capo che rìsguarda il Sagramento della Penitenza,
e il Canone della Messa dove sono nominati S. Ilario, S. A-
gostino, S. Benedetto, e alcuni altri Santi, che ora non più
si nominano. Una frode è stata commessa in questo pregie-
vole Sacramentano con istrappame l'antico Calendario, e
supj^irne un'altro meno antico. (')
Vili. Biblioteca, e Tempio di S. Pietro
dei Benedettini
Non è inferiore il numero dei Codici che si conservano
nella Librerìa di S. Pietro insigne monastero dei Bene-
dettini.
IX. Diversi Codici Greci di Autori Classici (*)
Ne contai fino a cento fi:a quali XVII Greci, e ne ho
presso di me l'Elenco di tutti. Vi sono due Senofontì, uno
(t) Nel calalo;: o ha U nana. t6.
(a) Questi codici furono descrìtti tutti dal Vermiglioll, in un volume rimasto ine»
dito, e conservato nella comunale di Perugia intitolato. lltuUra\ione di CCCCLX ma'
notcritti anteriori al »ec» XVII, A questo lavoro il Vermiglioli fu confortato dal DI
Costanzo istesso, in una lettera di Assisi, 13 Giugno 180^, che è fra le cento scritte
al Vermiglioli da diversi ( op. indicata p. 63 ). Del catalogo dell' ab. Di Costanzo, dicem-
mo nelU prefazione indiòiodone le opere.
$^0 MICHELE FALOCI PULIGNAVI
in foglio in pergamena di bei caratteri che contiene axo^
fifi(iov8v^ara etc. memorabilia diciorum factorumque Socratis:
C^fixoatov, Kvvayodtxog etc. Conpivium, Venaiorium etc. Oixo-
voinxog Oeconomicus: Kvpoi)xaidMc: Cyropedia. Lib. VII. Ijt-
apxixoi : Liber singularis. lepov ^ Qvpa^wxog: Hieron sive
Tyran: Hspi, ^xmxvìq: de Re Equestri: lLaxs8aip,oi>oY xoÀS"
tia, de Republica Lacedemoniorum: kOsvaiov xoÀitta, de Re^
publica Atheniensium. U altro Senofonte è cartaceo di carat-
teri parimenti eleganti, e contiene P Istoria Greca in VII.
Libri col titolo ^svofoifxoQ eXÀijvixov Bi>6Àiov jcpoxov. Precede
una Lettera non intera, e di diverso carattere di Demetrio
Castreno con la data seguente A.'^b xov MsdioXavov %^ %ov
ì&apjiov K^ fisra (rnovdifig Asfirftpios o Kagtpijvos. In altro car-
taceo vi è una raccolta degli Oratori Greci, Audocide, Iseo,
Dinarco , Antifonte, Licurgo, Gorgia, scritto aw Qeo sv (pÀo-
psvria senza altra data. Finisce il Codice con un Arj^ocrazio-
ne ìtepixÀeUov A«xa VsBopov de dictis X Rethorum. E scritto
da mani diverse, ed è mutilato infine. Non manca un Ome-
ro, vi è un Ariano, un Appiano, un Libanio, V Aspis di
Esiodo, un Esopo, varie Opere di Aristotele, un Simplicio
Filosofo, un bel Snida, V Eva(ioÀoYixov, e infine merita sin-
goiar riflessione un Codice in foglio minore di Stefano Bi--
latitino, che porta il titolo seguente :
X. Codice notabile di Stefano V Etnicografo
sx xov EO'PMov 'Zre(pavov xaxd emtoiisv, titolo veritiero^
che tale non è quello assoluto grepapov xspl noXsov, che non
più esiste dopo T Epitome di Ermolao Bizantino, che ora
abbiamo sola, e ne cagionò la perdita. Si legge infine la se*
guente nota in rosso ^TeXiiffOnto naphv Bi^Xiov diaxBiphg
Koafiov ysopytov rov TpviyopiOTiovXov. Questo pregievol Co-
dice fu ben consultato da Giacomo Gronovio , e le va-
rianti lezioni si hanno raccolte nella nobile Edizione di Ste-
fano fatta da Abramo Berkelìo in Leida Panno 1694.
Vi ha pure una buona raccolta di Classici Latini pro-
fani sì Poeti, che storici. Oratori etc. come ancora di Bi-
r'
L* ODEPORICO DEL^ ABB. DI COSTANZO 57 1
bllci^ SS. Padri, Teologi, Moralisti, Canonisti etc. oltre varj
Filologi specialmente del secolo XIV, e alcuni pezzi, e tra-
duzioni in lingua volgare antica, che tutti trovansi segnati
nel suddetto Elenco, che ho in animo di confrontare meglio
in qualche occasione che dovrò portarmi a Perugia, Non so
però se dopo la Rivoluzione Democratica non ne siano stati
rapiti alcuni, o perduti come ho gran motivo di credere. Il
caso ha portato, che nella reintegrazione del Monastero con
altri Codici restituiti vi fosse una Regola di S. Benedetto vol-
garizzata, che prima non vi era. Per un saggio del volgarizza-
mento feci trascrivere il seguente principio della medesima —
Incomincia il prolago de la regola de Sco Benedicto : —
« Ascolta figliuolo i comandamenta del maestro^ et inchiena
« lorecchie del cuor tuo et lamonitione del piatoso Padre
ff recevela volentiere^ e compila efficacemente » — Il volgariz-
zatore , che usa della pura lingua Toscana, è verisimilmente
qualche Monaco Fiorentino di quelli che fiorirono nel bel
secolo del }00. Potrebbe essere Bonagiunta, oppure Sera-
fino volgarizzatore di varie Opere di SS. Padri stampata a
Firenze, od anco Raffaello Castrucci , tutti e tre Monaci
della suddetta Badia Fiorentina. Bonagiunta però, che fiorì
prima di Dante del 12^0* non dovria esserne l'autore per-
chè lo stile del volgarizzamento indica la lingua non' già
bambina, ma cresciuta e vigorosa; propendo dunque a cre-
derne Autore uno dei due citati, ed anco D. Giovanni delle
Celle, che fioriva nel ìjSS' (0
(1) Questo codice nel 1854 fa segnalato dal eh. D. Gregorio Palmieri monaco cas-
sinese al suo eoo religioso Don Emmanuele Lisi, il qua'e, incoraggiato dagli abbati Pa[>-
palettere e Acqaacotta. e coadiuvato dal Parenti, e dal Fanfani, ne curò 1' edizione,
scegliendo per lezione base di questa Regola il cod. riccardiano 2858, che é del 1313,
notando le Tarlanti dal cod. palatino 150, del laurenziano 94, 1004, del Magliat)ecchiaoo
pi. IO, n. 41, che è dei 1333 ecc. L' edizione dd p. Lisi è intitolata : Regola di san
Benedetto volg-ari^^ata nel buon secolo, ed ora per la prima volta pubblicata col
confronto di quattro testi a penna per cura ed opera di Don Emmanuele Usi mo-
naco Cassinese. Firenze, Barbera Bianchi e Comp. 1855. 11 p. Lisi però s'ingannò
credendo inedita questa regola, della quale abbiamo edizioni del 1494, 1495, ed altre
del sec lo XV e XVI. Zambrini F. Le opere volgari a stampa dei secoli Xill e XIV
indicate e descritte. Bologna, Zanichelli, 1884, ccl 860-861.
STI ÌIICHELB FALOCI PULIGNANI
Oltre i Codici è fornita la Librerìa di buone^ e vane
edizioni del 400^ quaPè Bonino Mombripo : Vitae SS. in
due Volumi in foglio massimo, e altre bellissime del 500.
e fra queste Y Antologia greca in caratteri majuscoli.
IX. Museo
Non manca pure un Museo con una collezione di cose
naturali^ di medaglie^ Idoletti^ urnette Etnische^ antichi Si-
gilli^ e antiche Pitture^ e cose simili da intrattenere i dilet-
tanti delle antichità^ ma io non ebbi campo di esaminare
nulla minutamente^ e solamente trascrìssi una Iscrizione
scolpita in una Croce di busso simile ad alcune altre da
me altrove vedute^ che a suo luogo rìferìrò. U iscrizione è
la seguente^ serbata la sua ortografia.
)J( eTEAHaGIO _
ara/vpoc rov Kv HM
IV. XV. Elcp'fOE Vxo
XEipac ysopyiovÀa
axapsoc • : •
Completa è: Crux D. N. J. X. an. 1575 manu Geor-
gii, Lascaris. E notabile Pera notata secondo Fuso degli
Occidentali^ e non cogli anni del* Mondo come usavamo i
Greci.
Xll. Due struUure nel tempio di S. Pietro Romano
basilicale, e Tedesca con somma periiia unita insieme.
Non parlo della maestosa Chiesa di questo Monastero^
ne del gran numero di pitture nobilissime di cui è adorna^
avendoci in istampa una minuta discrìzione fatta dal bene-
merito P. D. Francesco Maria Calassi Monaco del medesi-
mo Monastero, e Rettore, o come chiamanlo. Priore della
Chiesa Parrocchiale di S. Costanzo vicino allo stesso Mo-
nastero. Non voglio tralasciar di osservare, che questo nobi-
lissimo Tempio unisce in se V antica struttura Basilicale, che
si vede nel corpo della Chiesa a tre Navate distinte con
colonne di marmo sino alla balaustra del Santuarìo, con
tutto il Presbiterio, e Coro vastissimo eh' è di struttura Go-
L^ ODEPORICO dell' ABB. DI COSTANZO 573
tica^ ma delle più nòbili^ e proporzionate che possano ve^
dersi^ e che codesta unione nulla pregiudica all' unità dell^e-
dificio rendendolo anzi più grandioso^ e maestoso^ laddove
le antiche Chiese di maniera Tedesca ridotte ad Architet*
tura Romana ordinariamente sono sconce^ sproporzionate^ e
un vero bisticcio. Questa parte superiore della Chiesa fu cer-
tamente fatta prima che si ristabilisse in Italia il buon gu-
sto dell'Architettura^ ma l'Architetto dovè essere un va-
lentissimo uomo^ che seppe ingrandire il Gotico dominante
e farne l'unione colla struttura Basilicale jntica senza de-
turparla^ e piuttosto aggiungendole maestà^ e grandezza.
Non so chi fosse questo bravo Architetto^ e bisogna credere
che non esista memoria di Lui^ che non avrebbe tralasciato
d'indicarlo nella sua Descrizione il sovraccennato P. Calassi;
meritava però che se ne fosse conservato il nome ed io e*
sorterei gli eruditi Perugini a indagarlo anche per la storia
dell'Arte Architettonica*
XIII. Diploma Greco Orientale (')
Mi fu fatto vedere^ ma per pochi momenti^ un Diplo-
ma Imperiale Greco Orientale^ che non so bene come sia
capitato presso d' un Qttadino della medesima Città di Pe-
rugia; è certamente cosa rara^ e singolare^ poiché^ come
scrive il Montefau9on^ rari sono i Diplomi Orientali^ ed ei
non ha potuto riportarne alcuno^ e si è dovuto contentare
degli Occidentali di Calabria^ e di Sicilia tratti dall' Archivio
dei Basiliani di Roma. Il P. Biagi Camaldolese dotto Archeo-
logo^ e Grecista nel T. I. dei monumenti Greci del Musieo
Nani publicò un Decreto Greco di Teodoro Comneno Duca
Imperatore confermativo dei beni, e privilegi della Metro-
poli di Corfù, di cui era Arcivescovo un Georgio, Decreto
chiamato dall' Editore avxaypa(pov , ma io lo credo Copia,
perchè manca l^ intitolazione, non vi è sigillo, né se ne parla.
(i) Per quanto l'abbia cercato, nessuDo in Perugia ha saputo dirmi nulla dì qua-
tto diploma. Il Vermiglioli lo vide in compagnia del Di Costanzo* V. Veiuiicuoli . Qn
pus€oli, tom. iV, p. 173.
574 MICHELE FALOCl PULIGHANI
e nemmeno si dice se sia in membrana. Appartiene alP an-
no 1228. Veggasi il Commento, che ne fa appiè del Vo-
lume nell'appendice pag. 215. Forse lo chiama avToypa(pov
relativamente alla Copia soggiunta in caratteri greci comuni
Nella sottoscrizione dopo le parole bv Xro xo Qsq è lasciato
in bianco un'altra parola che sarà mgtog come nel nostro
Diploma — Se il nostro Diploma sia autografo originale,
oppure una Copia non ardisco dirlo, ma posto che sia Co-
pia è certamente antica, e sincrona coli' originale come quelli
suddetti dei Basiliani di Roma plerumque ex autographo
statim exsumpta a detta del sovraccennato gran Diplomatica.
XIV. Dei Monocondilj del nostro Diploma
Viddi bensì il nome dell' Imperatore scritto in cinabro,
e così pure due o tre di quelle cifre, o nessi chiamati Mo^
nocondilia, il che potrebbe farlo tenere per originale « Mono-
« condilion scrive il Montefaucon Paleogr. Gr. L. V, p. 347.
e ductus Calami, quo magnis perplexis^ continuatis, nec in-
« termissis lineis, nomina, lineae integrae, interdumque plu-
«r res una serie scribuntur : nos vocamus irati de piume,
« nomenque ortum est a KovdvXiov , sive KovdU^ov ca-
« lamus, vel penicillus pictorius. Monocondilia vero in Chry-
€ sobulis, et Actis publicis Notariorum, sive Tachygrapho-
« rum manuscriptis remotae originis esse putamus : in li-
« bris autem a Calligraphis invecta monocondilia sunt decimo
« saeculo etc. »
Avrei voluto trarre Copia di questo Diploma, ma non
mi fu permesso, né poscia 1' ho mai più potuto avere in
mano. In quei pochi momenti che lo tenni potei solamente
notare il titolo, la data, la sottoscrizione , e alcune poche
cose alla rinfusa, che anderò qui divisando per una qualun-
que notizia del Diploma.
XV. Miniatura del Diploma, ed Epigrafe
dell' Imperadore Andronico Comneno Paleologo
Vi sono nel principio in miniatura a man destra l' im-
L* ODEPORICO dell' ABB. DI COSTANZO 575
magine della B. V. con in braccio Gesù Bambino, e V i-
scrizione seguente.
MP 0V, cioè Mater Dei
H
nOP Porphiretica
OH?
IC XC lesus Xstus
e nella sinistra P Immagine dell' Imperadore coli' Epigrafe
ANAPONIKOC cioè Andronicus
ENXfi S IO in Xto Filio
0V OHA Dei
niSTOC AAI, Fidelis
BACIAEVC OAO Imperator,
K'AVoKP TOC et Autocrator
«N P0MAI Romanorum
KOMNHNOC Comnenus
Paleologus
L'aggiunta nopcpvp .... dove lo scrittore usò l'H.
per T. significherà per avventura che l' Immagine della Ma-
donna è la Porfiria, copiata cioè da quella che aveva tal
nome^ o perchè fosse nella famosa Sala, o Triclìnio del gran
Palazzo degli Augusti di Costantinopoli detta Porjiria. Veg-
gasi il Du - Gange de Sacra Familia, e dei Porphirogeniti.
XVI. SolloscrÌ7^ione dell' Imperadore
Andronico Ducas Angelo Cotnneno Paleologo.
Nel riferito titolo del Diploma l' Imperadore Andronico
prende i due Cognomi dì Comneno, e di Paleologo, e al-
tri due poi ne prende nella sottoscrizione^ che dice così:
)^ KvdpoifiKOQ av xjo 10 Oo Hiatos BaaUsvs km avroxpatop
VoyLài ùkOVKai kyyeXog Kofiiffivos HaXaioXoyog ^
Andronicus in Xto Deo Fidelis Imperaior *et Autocra-
tor Romanorum Ducas Angelus Comnenus Paleologus.
$^6 MICHELE FALOCt PULIGMAMI
Nota il succennato Du-Cange nelle sue Famiglie Bizantine^
e nella Costantinopoli cristiana che V Imperatore Andronico
fece uso di questi 4 Cognomi^ che qui prende nella sua sotto*
scrizione^ e li prendeva ancora Michele Paleologo^ o almeno
gli vengono dati in una di Lui Immagine di un Codice MS.
della Storia di Giorgio Pachimere esistente nella Biblioteca
Augusta. Andronico era appunto figlio di questo Michele
Paleologo^ che ristabilì V Impero dei Greci, scacciatine i Fran-
chi, e di Teodora Ducena, ed è il secondo di questo nome
detto il Seniore, che cominciò a regnare nel 1282 ^ e fu
detronizzato nel 1320, o 21 da Andronico III suo Nepote,
e mori Monaco nel 1332. Avea avuto due Mogli, la prima
chiamata Anna fu figlia di Stefano V. Re d' Ungheria, che
mancò di vita vivente ancora l'Imperatore Michele Paleo-
logo, la seconda fu Irene figlia di Guglielmo VI Marchese
di Monferrato.
XVII. Dala del Diploma an. 6800 indi^. 4. (1292).
AlP epoca di Andronico IL corrisponde la data del no-
stro Diploma del seguente tenore ... . . ivdtxxMvoc
tovd EÌaxia;[iÀiogov oxraxoaiov eroi : Indictione 4, anno
6800. dell'Era volgare I2g2. benché IMndizione 4 all'an-
no 1291. nell' uso anche dei Greci fino a tutto Agosto dello
stesso anno.
Quelle pochissime cose, che potei notare nelle mie
schede non mi danno il nome del Vescovo, a cui è diretto
il Diploma contenente la conferma dei beni della sua Chiesa, e
solamente trovo notato Enovo(ia4o(ievov tov xpta^Aiov , che
forse potrebbe essere il nome del Vescovo, Chriselius. Vi
ho letto ancora, se pure ho letto bene, ricordato come primo
Vescovo di Canina uno per nome Monaco.
Trovo bensì ripetuta la Città b xqv ILavtvttp Qso^iXauato^
per QsofiXoxaxog , cioè QsofiXxdxoi EmaxoKog , e più sotto
$ii xo avxo*Kaaxpav Kavivov , e in altro luogo Xopav BìÀ'
^aypàdav xa^ ViiMf^Bv^
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 5 ^^
XVIII. Sul Vescovado dello nel Diploma.
Questo Vescovado t©i> Kavivov io pensava che potesse
essere quello di Canea nelP Isola di Creta oggi Candia^ detta
anticamente Cadorna, o Cydonis da Tolomeo, come notò
nella Geografia Sacra Carlo a S. Paulo pag. 201. Provin-
cia Creta « Cydonia Cydonis Ptolomeo L. j. C. 17. vulgo
« la Canea Sophiano. Sebon ejus Sedis Epus subscribit Sy-
« nodali epistolae Provinciae Cretae ad Leonem Imper.^unde
(T in ejus Syngrapha legendum est Cydoniae, non Dioniae ».
La Città di Canea era poco distante dalla Metropoli
Ecclesiastica Candia nell' Isola dello stesso nome, o sia Creta,
e passava per la principale dopo la metropoli* Gio : Lami
scrive di essa Città — Tempore belli Cretensis an. 1640.
Cydoniae seu Caneae XIV latinas Paraecias, et XXXIII.
graecas extitisse — . ( Del. Erud. T. i. in praefet. p. 33. )
Flaminio Corner ( Creta Sacra P. i. p. 7. ) dice — Cydo-
nia Civitas nunc Canea dieta est propter iniquos Inco^
las etc, che non so quanto sia vero. Siegue poi a narrare
che nel principio del Secolo XIII. passata Candia sotto il
dominio Veneto vi si eressero due Vescovadi Latini uno detto
Agiense in antiqua, et celebri Cydonia urbe La Canea nunc
vulgo nuncupata. Benché poi questa Città chiamata fosse
volgarmente Ixi Canea come asserisce qui il Corner, egli
medesimo però la chiama anche Canina^ con cui combine-
rebbe ò xov Kavivov EsuaxoTiog, ed il Kaarpov 'K.o^ivov del
Diploma.
Andava così vagando per rintracciare il Vescovado xov
Ka/pivov nominato nel Diploma senza però soddisfare a me
stesso, non lasciando di riflettere, che la data del Diploma
del 1291. indicava abbastanza, che non poteva essere diretto
ad un Vescovo dell' Isola di Candia, della quale ragiona il
Corner, che non era ancora sotto il dominio dei Veneziani.
Trovava inoltre notata nelle mie schede la seguente espres-
sione del Diploma: Xopav BsÀÀaypatdoVj xai, Kavtvov, e que-
Archivio Storico 11. ^7.
578 MICHELE FALOCl PULTGNANl
Sta unione di una Regione dei Bellegardi^ e dei Canini mi
escludeva la Canea di Creta^ e mi obbligava a cercare un
Belgrado altrove^ non quello della Servia ai confini dell' Un-
gheria^ dove a quel tempo l'autorità^ e il dominio dell'Im-
peratore Andronico non si estendeva^ oltre non trovarsi colà
indizio almeno di Canina, e per questa seconda ragione non
potea neppur fermarmi alla piccola Città di Belgrado nella
Romania sul Bosforo Tracio.
XIX. // V escovo y ed il Vescovado^
cui è diretto il Diploma è di Chaonia nelV Epiro
volgarmente Canina.
Lasciando per ora il Belgrado^ e fissandomi sulla sola
Canina, ho creduto sicuro partito d' intendere per la Canina
la Provincia dell' Epiro detta latinamente Chaonia, e volgar-
mente Canina, e ciò con la scorta del Dizionario Geogra-
fico del Ferrari, e del Baudrant, il primo dei quali scrive —
Chaones Populi Epjrri, quorum Re'gio Chaonia, olim Mo^
lossia, Canina vulgo, sic ab Urbe primaria etc. ed il secon-
do — Chaones populi Epiri, a quibus Chaonia^ nunc dieta
Canina a Castro cognomine intra montes etc; ai quali si
unisce il Quverio nella Introduzione alla Geografia antica^
e moderna — Epyrus, quae nunc Canina dicitur — Quanto
poi al BtXXivfpadov, trovo che la prima parte di questo Vo-
cabolo composto, cioè BsXXa è appunto un Vescovado del-
l' Epiro rammentato nel Tesoro Geografico dell' Ortelio, che
non ho fra mani, ma ho le annotazioni isolate su di esso,
e del dotto Holstenio, il quale alle parole dell' Ortelio —
Bella etc. Episcopatus — soggiunge Epyri « e cita lus
graecum Romanum alla pag. 233 ; che io non ho il comodo
di consultare, che forse vi troverei Xopav BeXXofpaSov, ^
Kavivov del nostro Diploma, e tanto più me ne persuado
dacché fra le Tavole dell' Ortelio 1' 86. Gaeciae Unipersae
secundum hodiemum ritum Neoterica Descriptio vi è nel-
1' Epiro la Provincia CANINA, e fra i luoghi di essa Bel-
grado. Conchiudo intanto che il Diploma di Andronico è
L ODEPORICO DELL ABB. DI' COSTANZO
579
diretto al Vescovo di Canina cioè dì Chaonia nell^ Epiro
con la numerazione, e conferma dei Beni dalla sua Chiesa
posseduti.
Impinguerò P articolo di Perugia con dar conto di al-
cuni pregievoli monumenti Etrusci scoperti recentemente^ e
in specie di tre Patere di bronzo figurate, che per averle
maneggiate ho avuto comodo di osservarle minutamente^ e
minutamente descrìverle.
XX. Ipogeo Etrusco di recente scoperto.
Verso la fine dell^anno 1802 fu scoperto in Perugia
un^ Ipogeo Etrusco entro una possessione dei Benedettini di
S. Pietro del Vocabolo Ponticel di Campo in poca distanza
della Città. Vi erano dieci urne di pietra disposte in serie
V una presso 1^ altra senza bassi rilievi^ fuori di una ornata
di pelte^ e in mezzo un rosone. Cinque di esse hanno in
cima la solita breve iscrizione etrusca^ la sesta è Romana^
la quale serve a meraviglia per illustrare l' Etrusche, che tutte
d' accordo portano il nome della Gente Salvia già nota an-
che da Tranquillo Svetonio in Ottone come proveniente dal-
l'Etruria. Le quattro altre sono anepigrafe. Trascrivo qui
le iscrizioni secondo la copia mandatamene da Perugia.
XXI. Urne con epigrafi Etrusche detta gente Salvia,
ed una Latina detta medesima gente.
L*
2.»
jiasi- aiìjfla. hjam
580
MICHELE FALOCI PULIGNAKI
3.'
5-*
6.'
SM- J/ÌM. /Ì3M3JSA
1
aastaa. HJ/ìM3Jvfì
JAOSAJ. =|JPIM. 32
e SALVIVS, SALVIAE. CN.
Queste Iscrizioni somministrano dei lumi per V Alfa-
beto, per i Prenomi, e per le altre cose Etrusche,
XXII. Patere di bronco figurale anepigrafe
Condurne furono anche trovate tre Patere di bronzo,
due intere, ed una rotta al manico, di cui però non man-
ca il pezzo. Sono tutte tre graffite con figure , ma senza
lettere. La maggiore è di un diametro di circa sette onde ,
le altre di sei. In ciascuna di queste due minori sono deli-
neate due figure di fianco riguardantesi V una 1^ altra, coi volti
in profilo assai brutti, e sconci, e sebbene non appajano lar-
vati, tali però avrà inteso di rappresentarli l' incisore. Il di-
segno è terminato con poche linee di lavoro assai rozzo. In
una, le figure portano sul capo un pileo con varie pliche, e
con una ripiegatura al di dietro, ed era stile dei Comici
V andar pileati. La veste arriva fino alle ginocchia, precinta
sotto il petto con rare pieghe delineate senza verun' arte. Il
braccio diritto nudo portato in un fianco senza far vedere
la mano, e il sinistro rimane totalmente nascosto. U pie si-
nistro è alzato indietro, ed è coturnato a differenza dell'al-
tro privo di ogni calzatura. In mezzo fra le due persone si
vede come un fastigio, da cui forse pende un velo, che, se-
L^ ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 581
condo che io penso^ sarà il Sipario^ giacché le figure sono
due commedianti^ e cosi la patera rappresenta una scena.
Le due figure delP altra patera compagna hanno la mede-
sima vestitura^ e la stessa mossa ^ e atteggiamento già de-
scritti nella prima ^ se non che il pileo è acuminato colla
punta curvata davanti come il frigio^ e con rivolte^ che dalla
fronte si ripiegano indietro^ e discendendo cuoprono il collo
a una maniera scenica^ o teatrale come è da credere^ la ve-
ste corta sino alla metà delle coscie; il piede sinistro in
ambedue le figure come nelP altra patera^ alzato in dietro ,
e ambedue i piedi con coturno tragico , e anche qui pare
che vi sia il sipario per una linea sinuosa posta fra le teste
delle figure , e per un^ altra più' inferiore segnata verso la
metà di esse.
La patera più grande presenta quattro figure disegnate
con arte^ e con franchezza^ ed ha intomo al lembo un or-
nato di fiorii e foglie. La figura a man sinistra è ignuda^ e
di un be( contorno^ con una mossa altrettanto bella ^ che
naturale^ sedendo sull^ anca dritta su di un sasso^ o scoglio^
e tenendo V altra coscia^ e piede sinistro distesi^ laddove il
dritto è alzato^ e appuntato al detto sasso^ e sopra il ginoc-
chio è appoggiato il gomito con la mano rivolta al viso^
toccante il mento col dito indice in atto di ascoltare con
attenzione. L^ altro braccio è portato sulla coscia dritta, e
su di essa abbandonato. Ha in capo una berretta con pie-
ghe , o fasce d' intorno ; dietro le spalle le pende un palu-
damento alla Greca^ di cui una piega è ponata sulla coscia
dritta dove poggia il braccio^ e nel lembo estremo scorgesi
un fiocco, come sì osserva nei paludamenti Etrusci. Il volto
è di un profilo non avvenente, ma franco, benché di tratti
alquanto risentiti, come sono nelle altre figure. Ha i calzoni
fin sotto le polpe delle gambe allacciati alla maniera degli
antichi. Appresso a questa vedesi un^ altra figura ritta in
piedi, ignuda anch^ essa e solo sulla spalla sinistra si vede
una piega del manto, che le pende dietro lungo la coscia, e
fino a mezza gamba con belle pieghe, e con quel fiocchetto
all^ estremità come sopra ho notato. Ignuda é la testa coi
582 MICHELE FALOCl PULiGKAKI
viso di prospetto^ e i piedi con parte delle gambe adorni di
coturni venatorìi^ come li credo. Tutto il contomo panni
assai bello^ e svelto^ col braccio dritto rivolto al fianco^ ma
il sinistro è nascosto dalla figura^ che le sta vicino.
Siegue la terza figura^ che resta indietro alla già descrit-
ta^ ed è di donna^ come che al viso sembri tutt^ altro ^ con
veste lunga fino a terra^ e anche essa ha sul capo una ber-
retta alquanto più acuminata^ ma però della forma medesi-
ma delle altre. La quarta figura^ benché coperta di rugine^
si riconosce nella mossa^ e positura medesima^ che si è de-
scrìtta nella prima^ ha però il braccio e mano diritta stesa
in atto di ragionare verso la donna^ che la riguarda^ coperto
il capo di un pileo della hiedesima forma ^ e la mano sini-
stra distesa sulla coscia. I profili dei volti sono di tratti assai
risentiti^ e le fisonomie ineleganti^ e fra loro somigliantissime.
Sembra strano che in corpi^ e membra di contorni si belli^
e gentili veggansi volti cotanti ingrati. Non iscorgo fra que-
ste figure simbolo alcuno^ che ser\'a ad indicare i Personaggi
che rappresentano^ quando pur qualche indizio non ne diano
le sembianze^ che sembrano di Tracia o altri barbari Eroi^
od anco quei pilei^ che hanno in testa^ somiglianti alla mi-
tra armenica.
Osservo da ultimo^ che a questa nostra patera rassomi-
glia quasi compitamente un' altra della Galleria , o Regio
Museo di Firenze da vedersi^ e confrontarsi presso Demstero
alla Tavola IV. Ha ella pure quattro figure , due ai lati se-
denti^ e in atto di ragionare^ ambedue ignude con atteggia-
menti perfettamente eguali alle nostre^ con la terza figura di
prospetto^ e la quarta indietro di donna di brutta fisonomia :
la diversità grande però consiste^ che la detta terza figura
di prospetto nella patera Demsterìana è di donna ^ laddove
nella nostra è sicuranpiente maschile^ e le due figure dei lati
hanno la testa nuda nella Demsteriana, e coperta nella no-
stra^ ma in tutto il rimanente combinano per modo^ che
non può una rappresentare altra cosa diversa da quello^
che viene rappresentata dalP altra^ quando non si opponga
il sesso diverso della figura di prospetto : la Demsteriana però
l' odeporico dell^abb. di costakzo 583
ha inoltre il vantaggio deir iscrizione^ di quattro nomi cioè
posti di prospetto a ciascuna delle iSgure^ di che manca quer
sta nostra. Un'altra patera presso Demstero Tavola XXXVIII
ha molta somiglianza colle qui descrìtte^ ma oltre alcuni sim-
boli dei quali è priva affatto la nostra^ ha nelle due figure
laterali incisi i nomi in caratteri etruschi ^ cioè in una
3J1AMV> J^cll'sdtra 3S/4n3. H Passeri spiegò questa rap-
presentanza pel risorgimento di Alcesie, avendo letto la se-
conda parola Else cioè Alceste, ma poi lesse meglio Echhy
e credè di vedervi Ercole che combatte la morte^ e le toglie
la preda^ e cosi nell' altra parola lesse^ e intese Eomelo figlio
di Alceste^ di cui festeggia il risorgimento. La spiegazione
non ha ben soddisfatto gli Eruditi^ onde il soggetto di quel-
la patera^ e così ancora della nostra rimane incerto^ e inde-
ciso. Ma più simile alla Perugina è la patera sovraccennata
presso il Demstero T. I. Tab. IV. riportata inoltre dal Gori
Mus. Etrus. p. 03^ e riprodotta ultimamente dal Lanzi Sag.
Etrus. T. II. p. IL Tav. 6. N. 4. Se non fosse che le tre
figure di questa hanno il capo nudo^ e quelle della Perugi-
na coperto di un biretto ^ si direbbe 1' una copiata dalP al-
tra^ tanto sono simili le mosse^ e gli atteggiamenti di tutte
e quattro le figure: La Perugina però non ha caratteri co-
me la Demsteriana^ che sul capo delle 4 figure ha segnati i
nomi, cioè PI ] 0 M 3 M (Mner va) VJlPi ( Aplu) M fì 0 V >
( Turan ).nfl(J/^J (Laran) che il dotto Lanzi tenta spie-
gare nel suo saggio T. II. p. I. pag. 200.
XXIII. Basso rilievo di Urna elrusca non comune.
Contemporaneamente ricevei dalP eruditissimo Sig. Gio:
Battista Vermiglioli un disegno di basso rilievo di Urna
Etnisca, che non mi ricordo di aver mai riscontrato nel
Demstero, e nelle altre Collezioni di Monumenti Etruschi
compresa V ultima del valoroso Abate Lanzi. Se ne vegga
il Disegno nelle Tavole che saranno in fine da servire di pa-
rergo al presente Odeporico. Io poi non dubito, che quivi
584 MICHELE FALOCl PULIGNAKI
sia rappresentata una delle prodezze d^ Ercole, di cui è ca-
ratteristica il combattere colla clava, come è espresso nella
scoltura, e ne scrissi già al suddetto Sig. Vermiglioli. Farmi
che tutto combini colle antiche favole delle forze di Ercole^
tra le quali è spesso dai Mitologi rammentata, benché con
circostanze sempre varie, quella di aver ucciso i mostri , ed
i Giganti, e tra essi Alcioneo armato di sassi, quale si rap-
presenta in questo basso rilievo. Si sa che i Giganti sono
•descrìtti come mostruosi, ed anche chiamati Serpentipedi, ed
Anguipedi, e quelP emistichio di Ovidio — Serpentigerosque
Giganies è letto da altri — Serpentipedesque Gigantes : ma
senza ciò lo stesso Ovidio dice dei Giganti.
Mille manus illis dedit, et prò crurìbus Angues.
Che se qui non si veggono le mille mani, oltre che non è possi-
bile d' esprìmerle, era libero ad ogni Artefice il rappresentare
le favole, come più loro piaceva, serbando bensì una delle più
essenziali caratteristiche, come ha qui &tto P Etrusco Scul-
tore dando ai Giganti prò cruribus angues. Colle gambe di
Serpenti veggonsi rappresentati i Giganti in un grande Sar-
cofago del Museo Vaticano. (') Vedi etc. Quindi V Egida di
Minerva, che uccise Fallante uno dei Giganti, donde fu no-
minata Fallade, è formata di squame di serpenti, e a di Lei
imitazione sono formate di squame le Corazze degP Impe-
radori.
« Aegidaque horrìficam turbatae Falladis arma,
« Certatim squamis serpentum, auroque polibant ».
Aeneid. 8. v. 435. - 36.
La duplicazione delP Eroe si spiega facilmente con dire^
che F Artefice intese di rappresentare Ercole, ed un suo
Compagno assunto nelle sue spedizioni, come pur finge la
(f) Qol il Di Cotttozo Tolle porre qualche citiziooei ma» o se ne dimenticò, o non
V ebbe pronta.
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 585
Favola^ e ambedue armati di Clava che non ancora erano
state trovate le armi di ferro^ e questo Compagno di Ercole
può credersi con ogni verosimiglianza essere lolao figlio dV-
ficle fratello di Ercole^ che i Greci rammentano^ secondo
che attesta Pausania in Arcadicis, qual Compagno d^ Ercole
nelle sue spedizioni^ o secondo Euripide suo Scudiero^ ed
Amico. Sembra infatti che lo Scultore volesse distinguere
V un soggetto dall' altro disegnando Ercole colla spoglia del
Leone^ e l' altro senza.
Alle cose da me osservate in Perugia darò compimento
colla relazione d' un utile^ e vantaggiosissima operazione ivi
fatta^ di cui sono stato io medesimo il Promotore^ e in un
vero senso 1' Autore.
XXiV. Condutlore Frankliniano,
il primo costruito in Perugia
Parlo del magnifico Conduttore applicato al Campanile
della Chiesa di S. Pietro dei Benedettini^ il primo che in
Perugia si costruisse, e ad imitazione del quale né fu for-
mato un altro nel Palazzo publico della Città ^ e un terzo
per la Chiesa degli Angeli nel Piano di Assisi. Ecco dun-
que 1' occasione che a sì proficua operazione diede motivo.
L'alta Torre del Campanile veniva spesso bersagliata dai
fulmini con grave danno non meno^ che con terrore dei Mo-
naci^ e famiglia di quell' insigne Monastero : qualche anno
prima che si pensasse seriamente al riparo mediante un
Conduttore alla Frankliniana^ un orrendo temporale scari-
cando fulmini e saette contro il Campanile^ ne troncò la
cima della piramide^ e ne fece rovinare con impeto^ e sca-
gliare enormi sassi sul tetto della Chiesa, ed altri prossimi^
per cui il soffitto dipinto a Cassoni con oro^ e azzurro ne
fu in parte guasto^ e rovinato^ e passando inoltre i fulmini
nella navata maggiore della Chiesa^ andarono a strisciare^ e
squarciare i gran quadri^ che adornano le pareti della na-
vata^ e quello del fondo eh' è il più vasto di tutti ne fu
586 MICHELE FALOCl PULlGNilKI
assai malconcio. Si calcolò il danno a due migliaja e più di
scudi^ e intanto mozzata la cima della Piramide^ il Oimpa*
nile restò deturpato^ e senza quella maestosa comparsa che
prima presentava. In questo deforme stato rimase fino al
1788 nel quale anno capitato fortunatamente in Assisi^ e
rendutosi mio Ospite il celebre Professore di Padova Giu-
seppe Toaldo promotore benemerito^ e regolatore peritissimo
dei Ck>nduttori Frankliniani^ mi porse opportuna occasione
di condurlo meco a Perugia ad osservare i danni cagionati
dai fulmini nel Campanile^ Chiesa^ e Monastero dei Bene-
dettini^ e colP autorità^ e credito di tant'uomo indurre quei
Monaci^ che non ben sceveri dai comuni pregiudizio non sa-
pevano ancora risolversi a munire se stessi^ e la loro abita-
zione col salutare riparo del Conduttore. Giunti a Perugia^
e non appena osservata la posizione del Monastero isolata
sul ciglio del monte^ e V elevatezza della Torre del Campa-
nile Cuspidato^ questo, sclamò il Sig. Toaldo ^ è un roccolo
di fulmini, e rivolto al P. Abbate, lo avvertì seriamente
del grave pericolo che gli sovrastava dalla caduta dei fui-
mini, se non si risolveva a porvi senza ulteriore dilazione
il necessario riparo mediante un Conduttore. Se ne stabili la
costruzione, e fatto chiamare il Capomastro Cerrini uomo
di molta abilità e ingegno, se gli spiegò dal Professore Toal-
do tutto il meccanismo del Conduttore da costruirsi, che
promise il giorno appresso di dar principio all' opera. Io avrei
voluto che il Sig. Toaldo si fosse fermato per dirigere l'o-
pera, ma gl'impegni della sua Cattedra dalla quale era as-
sente da alcuni mesi l' obbligavano al sollecito ritorno a Pa-
dova, come difatti esegui partendo il seguente giorno da
Perugia, e dirìgendosi per Firenze verso lo stato Veneto.
Io stimai bene di dire al P. Abbate che la costruzione del
Conduttore non dovea affidarsi al solo Capo mastro Cerrini,
per quanto dalle istruzioni avute dal Professore Toaldo ne
avesse compreso tutto il meccanismo con le cautele da os-
servarsi, ma che stimavo necessaria l' assistenza, e presidenr
za di un Professore non solamente capace di tutte le teo-
rie deir Elettricismo, ma di più pratico ed esperto nella
L^ ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 587
costruzione dei Conduttori. Ne convenne il P. Abbate, ed
io mi presi V incarico di far venire un soggetto fornito di
tutti i necessari requisiti, quale fu il P. Lettor Fonda Sco-
lopio Publico Professore di Fisica esperìmentale nella Sa-
pienza di Roma, che aveva armato di Conduttore la Fabrìca
medesima della Sapienza, e di altri Edificj di Roma, ed al-
trove siccome in Italia, e in Germania ancora. Aveva io di
questo valente Uomo piena cognizione, e da molti anni le-
gato seco Lui in amicizia, ne conosceva i rari talenti, ed
era sicuro di non poter fare migliore scelta di Lui, massime
in questa sorta d'operazioni. Lo invitai adunque con lettera
obbligante, ed accettato da Lui l' invito, lo pregai a solleci-
tare la sua venuta in Perugia, giacché andava inoltrandosi
V estate stagione molto soggetta alle tempeste e ai temporali.
Frattanto eh' ei giungesse procurai di diradare dalla mente
di alcuni, dentro e fuori del Monastero i dubbj e timori
concepiti per la costruzione del Conduttore da loro appreso
come un richiamo di fulmini, facendo comprendere che n' e-
ra anzi il dissipatore, e Punico riparo contro ai loro colpi,
e i funesti effetti che producono. Mi riusci di capacitarne
uno dei più contrarj, che da oppositore divenne il patroci-
natore dei Conduttori, e ne prese la difesa fra la Comunità
dei Monaci, e nella Città ancora, dove malgrado V università,
non mancò anche fra i Professori chi condannasse come pe-
ricoloso il Conduttore, ovvero lo mettesse in derisione.
Giunse, il Professore Fonda ai primi di Luglio, ed esaminata
la Fabbrica del Campanile, e gli Edifizi che gli stanno al-
V intórno, e le altre località, si pose mano alP opera con eri-
gere tre fucine per preparare il ferro, con formare i ponti
intorno al Campanile fino alla sommità della Piramide, e
con esaminare attentamente tutte le grandi catene, che cin-
gono la mole del Campanile, o lo attraversano , onde ren-
derle tutte comunicanti fra loro, per serbare la tanto neces-
saria continuità, e in fine con misurare V estensione dei tetti
e dei muri per dove passar doveva il Conduttore, e scan-
dagliare V altezza del pozzo dove doveva immergersi e ter-
minare. Tutto il lavoro intrapreso e continuato con fervore.
5 83 MICHELE FALOCI PULlGNAKf
non meno che con buon'ordine, malgrado il numero dei
Fabrì, dei Muratori, e dei Scalpellini impiegati nel medesi-
mo tempo alle varie respettive incombenze, non fu compito
intieramente, che nello spazio di 15 giorni. Furonvi impiegate
3362 Libre di ferro, e tutta la spesa come dalla infrascritta
nota apparisce ammontò a scudi 337 : 75.
Spesa fatta dal Monastero di S. Pietro di Perugia per
il semplice G)nduttore messo al Campanile della Chiesa.
Per Lib. 3362, One. io ferro di diverse qualità servito per il
medesimo, compresa la Croce sopra lo stesso Campanile, e
allacciatura di comunicazione con le vecchie catene dello
stesso Se. 143: 97
Per fatture pagate al Fabro a vari prezzi secondo la qualità
dei lavori . . Se. 89: 16
Per le giornate dei Muratori a metterlo in opera . . Se. 48: —
Per opere dello Scarpellino relative al detto Conduttore, e ma-
teriali ad uso del medesimo Se. 8: 0$
Per i viatici al Professore Mattematico P. D. Girolamo Fonda
Scolopio Lettore della Sapienza di Roma, e regalo fattogli
oltre al trattamento in Monastero . . . Se. 48: 57
Totale Se: 537: 7$
Dacché fu costruito il Conduttore non ha mai più da*^
to verun fulmine né sul Campanile^ né sulla Chiesa^ né in
tutta V estensione di fabbriche che compongono il vasto
Monastero^ e laddove per P addietro quasi ogni anno cade-
vano fulmini^ e spesso con grave danno , e ruine^ dalP an-
no 1788 in cui fu apposto il Conduttore non n' é più ca-
duto veruno a tutt^ oggi ( cioè in 17 anni , che compisco-
no in questo stesso mese^ che fo trascrivere le presenti
memorie. ) Un esatto disegno di questo bellissimo^ e feli-
cissimo Conduttore veggasi in fondo al presente Odeporico
sotto il N. dove dal bravo Capomastro Cerrini é se-
gnato colP ultima accuratezza la strada che fa il Condutto-
re dalla sua Origine^ cioè dalla Croce in cima al Campanile
fino alla sua sommersione al fondo di un pozzo^ con le più
esatte misure di tutte le sue partii e con la descrizione mi^
nuta di tutti i mezzi adoperati per sostenerlo^ e assicurarlo.
l' odeporico dell' ABB. di COSTANZO 589
XXV. Cippo antico con la forinola agraria
Iter debetur.
Partendo da Perugia viddi un Gppo scoperto allora
allora nelle vicinanze del Ponte S. Giovanni sotto la Città^
V Iscrizione del quale per l' espressione Iter debetur ha pure
il suo pregio. Eccola:
sic
ITER DEBTVR AD
MONVMENTV
C CLANI C L.
HILAR. CVR.
§. V. TODI, E MASSA DI TODI
Todi Città Umbra divenuta Etrusca è ricca dì antichi
monumenti Etruschi quanto altra mai delP Etrurìa propria-
mente- detta; in fatto poi di monete antiche di vari Coni ^
e Tipi^ e grandezze se non supera^ non è sicuramente su-
perata da veruna Città Etrusca.
La sua Zecca è assolutamente delle più celebri fra le
Etrusche, che però non erano molte, e la vicina Perugia
benché una delle Metropoli Tirrene non ha potuto mostrarne
pur una con certezza. Sono pieni i Gabinetti delle monete
Tuderti con 1^ epigrafe Tutere in Etrusco: è benà notabile
che fra queste se ne trovano di tempi assai recenti, e sicu-
ramente dopo la guerra Sociale, e sono battute e non fuse
con eleganti, e ben disegnati Tipi da attribuirsi agli uldmi
tempi della Repubblica Romana, dopo che Todi ebbe il jus
Civitatis, e ciò prova che non a tutti i Municipi tolto fosse
il diritto di batter moneta , come comunemente si crede.
Certo è che fino alla metà del VI Secolo di Roma, Todi
battè moneta.
NelF atto che scrivo mi viene alle mani un Quadrante
fu30 colla rana, e con l'ancora, e le due lettere VY con
tre globetti. Una simile, ma ih piombo è riportata dal Ge-
snero nella Tav, 84 Pop. et Vrb. che la dice incerta e le
590 MICHELE FALOCl PUUGNANI
lettere YV sono da emendarsi con questa nostra' Medaglia.
La lettera y è qui espressa così y, ch^ è una delle forme
notate nell'Alfabeto Etrusco^ e dal dotto Lanzi creduta più
frequentata presso i Popoli Umbri. Lo stesso Lansd (T. II
p. I. pag. 29 ) rammenta questa moneta fra le Tudertine^
ma con la lettera \ etnisca come nelle altre senza riferirne
il Tipo. Bensì nella Tav. L N 3 riporta il nostro medesimo
tipo^ cioè V ancora e la rana con le lettere ^ J | a un solo
globetto^ che congettura appartenere a |LVA- Parlò dun-
que del nostro Quadrante senza ben conoscerne il tipo^
avvertendo bensì che più raro tipo è la rana. Da tutte que-
ste osservazioni ne deduco^ che il nostro Quadrante è dei
rari.
I. Famosa IscriiionCy ma sospetta
Molte sono le iscrizioni sparse per la Città^ e in tanto
numero che non so se alcuno abbia avuto cura di racco-
glierle tutte. Parecchie ne viddi per le gradinate della Chie-
sa di S. Fortunato^ ma non mi fermai che su quella già
nota^ e riportata dai Collettóri posta in Piazza nel muro
del Palazzo pubblico del seguente dettato.
PRO. SALUTE
COLONIAE ET ORDINIS
DECVRIONVM. ET. POPVU
TVDERTIS. lOVI. OPT. MAX.
CVSTODl. CONSERVATORI
Q.VOD. IS SCELERATISSIMI. SERVI
PVBLICU INFANDO. LATROCINIO
DEFIXA. MONVMENTIS. ORDINIS
DECVRIONVM. NOMINA
NVMINE. SVO. ERVIT. AC. VINDI
CAVIT. ET. METV. PERICVLORVM
COLONIAM. CIVESOVE. LIBERAVO*
L. CANCRIVS. CLEMENTIS. UBERTVS
PRIMIGENIVS
SEXVIR. AVGVSTAUS. ET. FLAVIAUS
PRIMVS. OMNIVM. HIS. HONORIBVS
AB. ORDINE. DONATVS
voTVM. soLvrr.
l' odeporico dell' ABB. di COSTANZO . 59 1
ma mi par dì vedere in questa Iscrizione un genio Retto-
ridante, che secondo il M. Mafiei fa sospettare di sua sin-
cerità. \J unione di Seviro Àugustale, e Flaviale mi è pur
sospetta^ e più ancora quel Clementis Ltbertus, non essen-
do Clemens un prenome Romano , che ivi doveva enun-
ciarsi^ ma un cognome^ che non vi deve aver luogo. Quale
poi fosse 1^ infando latrocinio del Servo pubblico vendicato
da Giove col liberare dal timore dei perìcoli la Colonia^ e i
Cittadini non ben s' intende. Nondimeno 1^ Iscrizione è stata
da molti ammessa per sincera^ e riferita nelle loro Opere ^
come fra gli altri dalPAb. Morcelli senza sospetto di alcun
vizio (').
IL Antico Foro
»
Dietro la Casa dei Nobili Laurenti si veggono avanzi
di grandioso Edificio Romano con fregi, bassorilievi, e gran-
di nicchioni che si credono di un Tempio di Marte, Nume
particolarmente venerato dai Tuderti, delti perciò Gradivi'
colaej e secondo altri di un Foro, eh' è il sentimento del
Sìg. Giovanni Antolini valoroso Architetto, di cui ho vedu-
to il disegno fatto colla solita sua diligenza, ed eleganza. (')
Fuori della Porta di S. Filippo si veggono tuttora i fonda-
menti ddV antico Anfiteatro, e non lungi molte altre rovine
di Teatro, o di Qrco, di cui una Gttà tanto celebrata da-
gli antichi non dovea certamente esser priva. Osservai pa-
rimenti dirimpetto alla Casa dei Conti Francisci dei resti
di mura antiche della Città di costruzione Romana, che se-
gnano gli antichi confini della medesima in oggi assai più
dilatata.
III. Tempio della Consolazione.
Merita poi V incomodo di andare a Todi per vedere il
magnifico Tempio detto della Consolazione opera insigne
(t) La pobblìcò recentemeate il Lboni nelle Memorie Storiche di Todi. Todi, Nt-
tiliy i86o« appeodice, pag. IL n i, ove le iscrìzioni tuderttne sono tutte raccolte,
(a) L' Antolini ne scrisae pare una descrizione.
$92 MICHELE FALOCI PULIGNANI
del celebre Bramante Lazzari {^), fatta per quanto mi raccon-
tavano i Tudertini per servire di modello alla gran Fabbri-
ca della Basilica di S. Pietro secondo la prima idea di quel
grande Architetto.
IV. Archivio della Cattedrale.
Mi affacciai aiV Archivio della Cattedrale^ e vi trovai
ammucchiate per terra molte Cartapecore in gran disordine
e confusione^ talché mi mancò il coraggio di ripassarle ^ ed
esaminarle^ e mi contentai di avvertire quei Signori Cano-
nici a trovar persona capace di disporle in qualche ordine^
potendo contenere notizie importanti per la loro Chiesa e
Città.
V. Archivio della Città in S. Fortunato. C)
VI. Antico Martirologio con un Necrologio
di monastero doppio di Religiosi e Religiose.
Neil' Archivio di S. Fortunato, eh' è quello della Qttà
e contiene Codici MS. e molte Pergamene, osservai un an-
tico Martirologio, con in fine un Necrologio dove sono no-
tati i nomi dei Defunti Sororum, et Fratrum forse ad uso
di Monasterio doppio di Monache, e di Monaci, o piuttosto
di Canonici Regolari essendovi unita la Regola di S. Bene-
detto data però ai Canonici con supplire i Vocaboli di Ca-
nonicaj di Canonici, e di Preposito a quelli di Monastero,
Monaci, ed Abbate. Il Codice non è posteriore al Secolo XII
mancando nel Calendario la Festa di S. Francesco. (')
(i) Chi sia 1' architetto di cua, vedasi presso il Rossi in più looghi dd Giornale
di erudizione artistica di Perugia. Di questo tempio ha data una bella illustrazione Paul
l^ASPByRBs. 5. Maria della Consolaiione su Todi Berlino 1869, fol. con 4 tav. e io
incisioni.
(3) Abbiamo di qnest' archivio un bel lavoro del conte Leoni), intitolato: Inventario
dei eodici della comunale di Todi Todi, Foglietti, 1 878.
(3) Manca questo codice nell' Inventario citato.
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 59}
VII. Sermoni di S. Piergrisologo Codice
del Secolo XL
Del Secolo XI per quanto potei giudicarne, è un' altro
G)dice di Sermoni di S. Piergrisologo in numero di 176,
quanti appunto oggi ne abbiamo, premesso il proemio, ove
fra le altre cose vi lessi « Hoc humilis Praesul Felix de pau-
« perculi cordis Cellario sermonem, ( L. sermonum ) exiguum
a obtulit munus. » Sappiamo da Agnello Ravennate, che que-
sto Felice Arcivescovo di Ravenna raccolse i Sermoni di
S. Piergrisologo, e condannò alle fiamme i suoi propri, uno
solo essendone campato, come racconta Agnello. Veggansi
i dotti Commentar] , e note del Bacchini sopra Agnello Ra-
vennate. {')
Vili. Titolo della Omelia, 0 Sermone i^j^
rimarcabile per esservi espressa la Sede Vescovile
di Marcellino Vicoaventina.
Rispetto poi a questo Codice non è da tralasciar di
notare che il Sermone 175 ha il seguente titolo 0 Incipit
Sermo quando factus est Marcellinus Epus Vicovantiae
die KI Novembris » ed è in carattere rosso. Su questo
titolo dove è nominata la Sede del Vescovo Marcellino Vi"
coaventina oggi Voghen^a si sono fatte da alcuni soverchia-
mente Critici delle vane difficoltà, perchè di 3 Codici, che
si conoscevano, due soli segnano la Sede Vicoaventina , e
l' età veniva assegnata al Secolo XII. Se fosse stato cono-
sciuto il Codice Tudertino, che io reputo il più antico ,
nuovo lume, e forza acquistata avrebbe l' opinione già bene
assai fondata delP esistenza antichissima della Sede Vesco-
vile di Voghenza. Si aggiunga adunque ai due Codici Ra-
vennate, e Romano che assegnano al Vescovo Marcellino la
(1) Inventario ecc. p. 39, n. 107.
Archivio Storico IL 38.
594 MICHELE FALOCI PULIGNANl
Sede Episcopale di Vtcoaven\ia, anche questo nostro Codice
Tudertino di pregio anche maggiore.
IX. Ritmo del basso evo inedito
NelP ultimo foglio del G>dice vi è un antico Ritmo ^
che volli trascrivere^ ed è il seguente: (')
Audìstis quiddam noviter
Accidisse perniciter
Widonem Illustrissimum
Mortis solvisse debitum.
Propri! sui militis
Qrcumdatus insidiis
Dum hostis captum tenuit
Capite plexus comiit.
Dum equo coepit mere
Secundo fossus vulnere
Ut duo purgent vulnera
Mentis, et camis vitia.
Ne daretur demonibus
Cruciandus dìutius
Datur suorum manibus
Ut rooriatur citius.
Christe quenq. (2) non judicas
Nec damnas in perpetuum
Sit Widoni remedium
Quod hic tulit supplicium.
Prosit ei piissime
Quod studuit invisere
Loca prò sacratissima.
Digna tui presentia.
Praesepe tuum cernere
Quid est nisi te credere
Natum ibi de Virgine
Verum lumen de lumine?
(1) Pubblicato dal Liowti, op. eit. p. 31 - 49, ove soggiunge: „ Queèto Guido
forte yuò estere Guido da Bibianello uecito da Scarabelh di Canotta , come narra
fra Salimbene nella tua cronica , Edi\» Birmente, iSs7, pag, 367, Cod. Yatie.
Num. 7260, /ol, 262, L' avvenimento è per lo meno molto tomigliante,
(2) 11 Leomi legge : qui non indicat.
l' odeporico dell* ABB. di COSTANZO 595
Gloriosum inspicere
Tuuxn Sepulchrum Domine
Quid est nisi te credere
Te surrexisse exinde ?
Dum mons Olivae scanditur
G>elos redisse crederis
Farce Guidoni Domine
Tunc cum Judez redieris.
HIc semel atque iterum
Tuum petiit tumulum
Deliberate tercio
Indulto sibi termino.
Hoc in afFectu habuit
Sed efiectu'^non potuit
Pari repende munere
Gratis larg^tor gratiae.
Locutn Beatae Virginis
Tota Orbe cJarissimum
Suppìex freguenter adiit
Excoluit ut potuit.
Apostolorum grand ia
Saepe querens suffragia
Ut spero plusquam vicies
Romam venit, et quinquies.
Quos adjutores petiit
Advocatos constituit
Eisque dum superfluit
Suaque *sebi (i) contulit. *sibi
Dicit de eo aliquis
Nimium fuit fragilis
Et ego dico plurìmum
Deum esse propitium.
Sinistrum quid de aliquo
Ego dicere nequeo
Hujus scripsi itinera
Quae sunt in parte deztera.
Si cui placet legere
Et vult juste discemere
Non respitiunt tartara
Sed Sanctorum gaudia.
(1) Il Leonii legge : servum.
59^ MICHELE FALOCl PULIGNAKI
Q.UÌ vult ad plenum discere
Tanti mali notitiam
Primum debet cognoscere
Aubertinam nequitiam.
Hic pertractavit perdere
Duos sub uno tempore
Seniores quos habuit
Falso ut vere potuit.
Unus qui non superfuit
Cum audivit indoluit
Occubuisse socium
Natura sibi proximum.
Patrator tanti sceleris
Sub umbra falsi militis
Promisit bis aliquando
Manibus, et perjurio
Ut fìdem eis congruam
Sed et pacem continuam
Servaret omni tempore
Dum viveret in corpore.
Si firma stant haec foedera
Deus qui novit omnia
Ipse scit, ipse judicet
Ut sibi placet vindicet
Un Ritmo consimile a questo, che il Mabillone chia-
ma Satjrricum leggesi riportato nei suoi Analetti antichi
Ediz. in fol. pag. 366 il cui Autore, egli dice, viveva circa
i principi del Secolo XI. Un Guido, o sia Wido Italicus
Marchio Signifer Regius inter media tela ucciso cel narra
Arnolfo Histor. Mediolan. L. 2. e. 13 che probabilmente
crede il Muratori ( Ann. d' Italia all' anno 1037 ) uno degli
Antenati della Casa d' Este, e fratello del Marchese Alberto
Azzo I.° progenitore degli Estensi, e cita le sue Antichità
Estensi p. i. e. 13.
X. Codice di S. Agostino de Trinitate
del secolo X, 0 XL
Vi ha inoltre un Codice dei Libri di S. Agostino De
Trinitate del secolo X o almeno XI e in fondo al me-
desimo :
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 597
« Epistola ad Regem Karolum de Monasterio S. Bene-
« dicti directa atque a Paulo dictata Diacono ». E la notis-
sima Lettera scrìtta a Carlo Magno da Paolo Diacono a
nome delP Abate Teodemaro di Monte Casino che comincia :
« Propagatori defensorì Xnae Religionis Domno Karolo
« per Xsti potentiam Regum Sapientissimo^ ac fortissimo
« Theodemarus etc. e finisce.
« Concessum autem fratrìbus habere manutergia sive
ir ad tonsurae obsequium^ sive ad Codices^ quos ad legendum
« suscipiunt, involvendos » Occupa la lettera tre pagini e
mezza del Codice^ ed è scritta dì mano diversa ^ ma del
tempo stesso del Codice^ e sarebbe da confrontarsi colle va-
rie Edizioni che se ne sono fatte (')•
XI. Morali di S. Gregorio del nono Secolo.
Non meno pregievole è un' altro Codice di Pergamena
in gran foglio dei Libri Morali di S. Gregorio sopra Giobbe
scritto a colonne^ e di un' antichità di otto^ in nove secoli.
Lo acquistò fin dal loso Tudino Abate di questo Mona-
stero di S. Fortunato^ il quale ne lasciò la memoria in un
Epigrafe in versi, poco felici in verità, che leggesi nel primo
foglio del Codice di mano antica. Questa sorte di memorie
sono accolte dagli eruditi con piacere, e porgendo notizie
storiche non reperibili altrove, ho voluto perciò trarne co-
pia, che qui soggiungo col titolo prefisso, come siegue.
Versus Eroici.
Anno centeno bis quinque^ et quadrigeno.
Post incamatum Christum de Virgine natem.
Qui de prole pia natus, ut fert Prophetia
Muadum salvavit proprio, et sanguine lavit
Quam prodidit ludas, et gens crucifixit Aebrea
(1) Leonij, op. cit. pag. 10-13, n. a a, o^e del codice dà altre notizie.
59^ MICHELE FALOCt PULIGNANI
Ego Tudinus Abbas, qui di cor, indignus
Qui jatn dicti praeclarì nudu Magistri
Thesauros avens, sed magis Librorum opes
Hunc librum emi, quem quia multum dilexi
Pretium Libelli, Libris simul semptem peregi
Non indignum ferens lob comptos diligere mores
Q.U0S Pius dictavit, quem Christus ipse beavit
Gregorìus sanctus, quem Terrae solem vocamus
Qui Angelo dedit Scutellam, quam Parens misit
Histic tu Lector si percuntavere doctos.
Facile reperies, aures si caute inunges,
Quod est exaratum notis tribus est ligatum
Mores quos te deceat, vel quos utrumq. contemnas
Igitur vos obsecro, quos post me fiituros praenosco
Parìter Abates, omnes simul atque Compatres
Hunc Librum fulcire, simul et custodire
Ad haec vos alloquor, verbisque ave dire deposco
Si quisquam insulsus, quem spiritus pulsat propiieticus.
Qui mente ferali conabitur mani rapaci
Quoque, qui modo abstulerìt, et vitioso
Extra limen claustri, magnum decus hujus libelli
Cum impio luda etc (i).
Ho tralasciato ^i ultimi due^ o tre versi ^ perchè non
contengono^ che le imprecazioni solite scagliarsi in quei tempi
contro i sacrilegi Rapitori ed usurpatori delle robe spettanti
alle Chiese^ ed ai Monasteri. Questi versi intanto ci danno
notizia di un^ Abate di S. Fortunato della metà dell' unde-
cimo Secolo nomato Tudino che fa acquisto del Codice^ del
prezzo sborzato per la compera, cioè Libris simul sepiem.,
dell' anno in cui fu acquistato, ed infine dello studio, e pre-
mura degli antichi Monaci di conservare, e custodire i Libri.
XII. Breviario del decimo ter:(p, o decimo quarto secolo,
con r Ufficio di Carlo Magno.
Vi ho pur veduto un Breviario in Pergamena di picciol
sesto del terzo decimo, o decimo quarto Secolo, che do-
(i) Con alcune varianti pubblicò interamente questi versi eroici il T jEomf, op. di,
pag. I - j, n. I, dando altre notizie del codice» e fiscendo conoscere altri versi tu esso
contenuti.
L^ ODEPORICO DELL^ ABB. DI COSTANZO 599
vétte essere ad uso di qualche Chiesa Francese^ per esservi
V Ufifizio di Cario Magno^ con Inno^ e leggenda propria ,
come di un Santo (*). Siami qui permesso di osservare, che
questo celebratissiq^o Monarca sarebbe stato degno di es-
sere annoverato tra i Re più Cattolici, e santi per l'ardente
suo zelo della Cristiana Religione^ e per il gran bene che
rese alla Chiesa di Dio promuovendo i nuovi studj massime
Ecclesiastici, ma 1' eccessivo numero delle sue Mogli pre-
giudica grandemente alla di lui riputazione. Lo Storico jP/et/r^
è di parere, che queste mogli debbano intendersi successive,
non già simultanee, ed è ben giusto di cosi supporre, anzi-
ché credere in Principe di tanto merito una vita, ed una
morte tra le dissolutezze, senza che si sappia averne &tto
penitenza. Ponendo Carlo Magno in questa vista, eh' è per
lui la più favorevole, non ancora si giugne a scusarlo dal
vizio d' incontinenza, per aver contratto, come si vuol sup-
purre nove Matrimonj successivi. Un cosi solenne poligamo
non è esempio da proporsi ai Fedeli Cristiani, con un of-
ficio proprio, e con festa propria, mentre il fine della Chiesa
nel decretare il pubblico culto ai Santi è di proporli per
modello di virtù da imitare. S. Gregorio Nazianzeno accusa
di eccesso d' intemperanze le nozze, oltre le terze, e S. Ba-
silio insegna che la Chiesa non ammetteva, né considerava,
se non come unioni illegittime le Nozze dopo le terze, e ne
adduce gravissima ragione. Federico Barbarossa emanò il
Diploma prò elevatione, et exaltatione Corports Caroli M.
atque Canoniiatione.
XIII. Copia autentica di Lettera di Cola di Rienzo
al Comune di Todi.
Tornando al mio Tema, noterò da ultimo una Copia
autentica di lettera che si conserva in quell' Archivio del
(i) LioNii, op. cit. p. 70 num. 321.
eoo MICHELE FALOCI PULl6NA>)t
famoso Tribuno Cola di Rienzo diretta ai Priori^ al G>nsi«
glio, ed al Comune di Todi^ con cui li ringrazia della so-
lenne Ambasceria mandata a lui in Roma^ conferma Pal«
leanza del Popolo Romano con i Tuderti^ rimanda loro il
suo stendale in pegno di amistà^ e buon' alleanza. Non so
se questa lettera sia stata mai pubblicata^ in ogni modo ro-
darle luogo in queste Memorie^ come Monumento singolare
per la Storia di quel tempo (')•
« In Nomine Domini Amen. Hoc est exemplum quarundam Litera-
« rum destinata r. prò parte Magnifici, et illustrìs. Domini Candidati Spiri-
a tus Sancii, militis Nicolai Severi et Clementis liberatoris Urbis, zelatoris
« Italiae, amatorìs orbis, et Tribuni Augusti Dominis Prioribus Populi, Con-
« silio, et Communi Civitatis Tuderti sigillatar. Sigillo dicti Domini Tri-
ff buni de Cera rubea , ut prima facie apparebant, in qui bus a tergo appa-
c rebant in principio scripturae: Nobilibus, et sapientlbus viris Dominis
9 Prioribus Populi, Consilio, et Communi Civitatis Tuderti Filiis, et Amicis
« Charissimis, Trìbunus Augustus, quarum litterarum tenor est talis. Con-
ce didatus Spiritus Sancii, Miles Nicola us severus, et clemens, Liberator Ur-
« bis, Zelator Italiae, amator Urbis, et Tribunus Augustus, Magnilìcis, et
« sapientlbus viris Dominis prioribus, Consilio, et Comuni Civitatis Tu-
« derti, sacri Romani Populi, devotis Filiis, et Amicis Charissimis salutem,
a et dona Spiritus Sancii, justiliae, libertatis, et pacis.
« Fraterna, et liberalis Ambasciatorum vesirorum transmissio de pro-
ci missis actionibus gratiam vobis affirmare tenemur, cum per eos sint più-
« rimum noslrae militiae decorata solemnia gratissima nobis fuit, atque ad
« antiquae amicitiae renovandam compaginem, et fìrmandam eis, sicut de-
« dimus alias, tantalia, aliis Ambasciatoribus, dare voluimus stantalia nostri
« nominis, ut aspectus ejus in casibus, nexum nostra benevolentia renovel-
« lei. Quod Ambasciatores ipsi, qui in singulis agcndis hic per eos lauda-
t biliter se gesserunt, quamvis illud recipient sicut alii, tamen illud portare
« nolunt sine vestra licentia speciali ; Cum igiiur hoc obligatorìum non
9 existat, sed amicitiae firma mentum, placeat portandi ipsum ad vos licen-
« tiam impartir i. Nos etenim Spiritus Sancii gratiam pariicipare vobiscum
« honoribus singulis disponenles expiare intendimus vota nostra cum ve-
(i) Il Leonii Memorie storiche ecc. p. 3 33, pubblicò ana lettera di CoU da Rienzo al
tudertini sotto questa medesima data, ma è semplicissima, e brevissima, sebbene tratti
del medesimo oggetto. Ambedue le lettere furono ignote al Grecorovius F. Storia
della città di Roma nel medio evo. ecc. Venezia, Antonelli, 187$, voi. VI. p. 393.
l' odeporico dell' abb. di costakzo eoi
« stris tamquam cum Romani Populi Charissimis Filiis, et amicis. Datum
<ic in Capitolio Urbis ubi regnante justitia, toto corde vigemus.
ff Die sexta Mensis Augusti XV Indictionis liberatae Reipublicae anno
a primo. Et quia gens armigera, quam ad nos destinastis non vult una cum
« aliis nostris Militibus, et gente armigera, quam extra Urbem mittere in-
« tendi mus sine vestra speciali licentia^ profìcisci placeat vobis prò tantorum
a obsequiorura plenitudine, ipsis dare vestris litteris in manda tis, ut stent,
« vadant, et vtniant quo eosdem viros ducimus transmittendos; praetendunt
tt enim a vobis in mandatis habere, ut non aequitent extra Urbis districtum,
« et satis per servitium liberalitas ampliat, et conditionis adiitio minuit, et
e deformat. Nec nostrae intentionis existet, et opportunitatibus vestris con«
« ditionale servitium, imo liberalius exhibere etc. Datum ut supra.
XIV. Massa di Todi
A cinque^ o sei miglia da Todi è posto un piccolo paese
chiamato Massa di Todi^ presso del quale si vedono varie
rovine dell'antico Vicus Martìs Tudertium chiamato da al-
cuni Agiografi Civitas Mariana^ come chiamati sono Monti
Martani quelli che gli stanno d'intorno. Nel Martirologio
Romano sotto il 9 di Luglio questo luogo medesimo è detto
Martula sulla fede degli atti di S. Brìzio assai dubbj.
XV. Tre antiche Chiese e Badie
Quivi sono alcune antiche Chiese, e Badie, oggi in Com-
menda: una è sotto il titolo di S. Illuminata, che ha culto
antichissimo nella Chiesa di Todi. La visitai, ma nulla vi
trovai degno di annotazione, viddi bensì dietro l'altare uno
scavo fatto per ricercare il Corpo della Santa, che non fu
trovato, se però reggono le memorie che il corpo fosse ivi
seppellito, si doveva scavare almeno altrettanto più sotto,
poiché dall'Abside, posta dietro l'altare si riconosce che il
pavimento della Chiesa si è rialzato otto, o dieci palmi, tro-
vandosi assai basso l'arco della Tribuna, o Abside nell'in-
l' interno della Chiesa, e il convesso di essa all' esterno, per
metà almeno sotterra. Si sa che negli antichi tempi i Corpi
dei Martiri si deponevano sotto terra assai profondamente. A
Sol MICHELE FALOCI PUUGNAKI
un fianco delP Abside osservai dipinta un' Immagine di Ma-
ria Sma col Bambino in braccio^ notato V anno del MXX ....
Non comparisce però il Nome del Pittore per essere dibuc-
ciato l'intonaco^ ma è pittura anteriore al Cimabue^ e dei
Cimabuani^ meno disgustosa.
Di là passai ad un'altra antica Chiesa^ e Badia del ti-
tolo dei SS. Fidenzio, e Terenzio venerati ab antico dalla
Chiesa Tudertina. La trovai in migliore stato della prima^ col
Santuario in alto dove si sale per varj gradini^ e nel corno
Evangelii vi è un' Ambone con due grandi lastre di marmo
bianco scolpite di nodi di Arabesco del gusto del secolo IX
e X^ e lateralmente due scalette^ per cui si scende al sot-
terraneo fatto a volta sostenuta da colonne di travertino^
con quella di mezzo di granito di un diametro però^ che
porterebbe il doppio della sua altezza. In questo sotterraneo
giacevano le Reliquie dei due suddetti Santi trasportate po-
scia all' altare superiore con una lapida di un palmo e mez-
zo iunga^ e larga uno^ ove leggesi
4* BEATUS FIDEN
TIUS, ET TERENTIUS
h' REQVIESCVNT.
Il detto Altare superiore ha per mensa una lapida gran-
dissima^ e molto erta^ sostenuta da un fabbricato con colon-
nette ai lati. Nelle case prossime rurali^ una volta Celle del-
V annesso Monastero^ vidi due frammenti di piccolo Sarcofago
Cristiano^ scolpita in uno la storia di Giona in atto di essere
ingoiato dal mostro marino^ nell' altro due Magi che presen-
tano i doni. Non molto distante da questa Chiesa si veg-
gono alcune grotte. Una delle quali era un sepolcreto^ o
colombario con molte piccole Nicchie per le olle cinerarie di-
vise in vari ordini sino a sette 1' un sopra l' altro.
XVI. Vìcus Martis Tudertium con Lapide antiche
Una terza Chiesa finalmente antica anch'essa detta
S. Maria in Pantano di struttura barbara si trova appresso
L* ODEPORICO dell' ABB. DI COSTANZO éo^
alla medesima, dovette essere il Vtcus Martìs Tudertium,
e lo indicano varie Iscrizioni, che qui riporto.
L* SEVERINIAE C
FIUAE
AJFRAE. H. F
CONlVGt PERPETVINI
AUSPICIS OS MERITA
MARITI EIOS VICANI VIC.
MARTIS TUDERTIUM AERE
COLLATO OB EXIMIA BENE
FICIA ERGA SE
MERENTI POSUERUNT
L. D. D. D. (0
2/ CORNELIA HELPIS
SIBI ET
L. CORNELIO U L.
MENANDRO PATRO
SYNEROTI LIBERTO (*)
3/ C. SENTiUS T. F. VEGLIUS
4/ A. POPLICIV.
MALCH. {')
Una quinta Iscrizione è posta a traverso fra la porta
del Campanile, ma con la mia vista non arrivai a leggerla,
ed era pericoloso usare la scala a piroli. Finalmente trovai
per terra una lunga Iscrizione, che per esservi rammentato
un Collegio lumentariorum è la più significante, ma cosi
guasta, che di tredici righe, poche parole si potevano rile-
(1) Pubblicata da aotichi collettori, e recentemente dal Leonii, Memorie itoriche,
p. 40, n. 61» il quale tace la terza riga, e aggiunge EIVS dopo la prfana parola della
terzultima.
(3) Lsonii, ibid. p. 7?, n. 143.
(3) Ibid. p. 79. n. 171.
é04 MICHELE FALOCl PULIGKANI
vare. Essa per altro molti anni fa^ quando non era così ro-
vinata y fu ricopiata , e quindi anche publicata se non erro
dalP Olivieri nei suoi marmi pesaresi^ e da altri.
XVII. Urna Elrusca storiala con il sacrificio
d' Ifigenia.
Ài muro unito alla facciata della Chiesa verso la stra-
da è inserito un basso rilievo in pietra rossigna arenaria
molto consumato dal tempo. M^ imagino^ che sia un' antica
Urna etrusca Tuderte, che tentai di farla estrarre, ma non
mi riuscì. E lunga circa quattro palmi, e mezzo, alta tre,
ma la scultura che occupa là parte superiore della pietra è
alta solamente un palmo, e mezzo. Ne feci fare un disegno
come meglio si potè in quel piccolo Paese, e parmi esservi
rappresentato il sacrifìcio d' Ifigenia in Aulide come mi do
a credere per quella scultura in. alto compresa dentro , co-
' me una mezza Luna, la quale ancorché dal tempo guasta
in modo da non potervi discernere cosa vi fosse scolpito,
dee forse rappresentare il finto prodigio per cui Ifigenia fii
rapita da Diana, e trasportata in Tauri, supplendo al sacri-
ficio un Cerbiatto, cui Agamennone sacrificò, credendo
• d* immolare Ifigenia. Il rapimento su per le nuvole sembra
qui rappresentato secondo la favola, che Igino così racconta —
Quam Iphigeniam cum in Aulidem adduxisset (Ulisses) et
parens eam immolare vellet. Diana Virginem miserata est,
et Caliginem ei objecit, Cervamque prò ea supposuit, Iphi-
geniamque per nubes in terram Thauricam detulit, ibique
Templi sui Sacerdotem fecit. —
Queir ara nel mezzo del disegno è assai più alta nel-
V originale , e comparisce propriamente una colonna , e la
fiamma disegnata in cima non è veramente ben decisa per
trovarsi la scultura molto guasta ; e bensì naturale il cre-
derlo, vedendosi chiaro il sacrificio di una fanciulla. Tutta-
via chi volesse vedervi una colonna la creduta fiamma rap-
presenterebbe la bionda chioma, che vide Ifigenia in sogno.
l' ODBPORÌCO DELL^ ABB. Di COSTANZO 6o$
pendente dal Capitello di una colonna a pie della quale si
sacrificavano vittime umane , e ch^ era da lei bagnata con
lagrime^ e con libazioni^ il che sebbene non abbia luogo
nell' Ifigenia di Tauride, è però narrato nell' Ifigenia in Tauri
di Euripide, e potè lo Scultore riunire le circostanze, ed ac-
cozzare la favola a suo capriccio. La figura ignuda voltata
di schiena coi piedi fino a mezza gamba, entro un vaso di
forma quadra, con la chioma recisa, ed accanto a Lei un^ al-
tra Donna stolata con manto , che le cuopre il capo , con-
getturo che rappresenti la lavanda d' Ifigenia prima d^ inviarsi
in Aulide, ed aiuta la mia congettura il capo della figura
ignuda con capelli curti, avendo mandato ad Ipermnestra sua
madre la chioma da riporre alla sua tomba. Ambedue que-
ste circostanze sono rilevate nella Tragedia di Euripide in-
titolata Ifigenia in Tauri. Non è rara, ma anzi freguente
nelle Urne Etnische la rappresentanza del Sacrificio d' Ifi-
genia, spiegata comunemente per un rito di Battesimo
Etrusco, o di rigenerazione mitriaca, che con ragione non
volle ammettere il Passeri, e spiega queste Sculture del Sa-
crificio di Polisena, quantunque le parti della Scultura non
si accomodino a questa Storia, come in quella di Ifigenia.
XVI li. Varj oggetti di Arte e di Antichità
presso il Nob. Uomo, D. Benedetto Laurenti
Priore della Cattedrale- di Todi
Prima di partir da Todi volli vedere presso il N. U. S. D.
Benedetto Laurenti Priore della Cattedrale un' assortimento di
quadri d' insigni Pittori anche del primo ordine ; quantità di
medaglie antiche greche. Romane, ed Etrusche, e di queste
ultime parecchi assi, librali, e s^milibrali, segnati col 3 (J 3 1' V 1^
( TVTERE ) ed uno ancora Icuvina cW è dei più rari ; un
buon numero d'intagli in gemme parte ancora letterate, un
Cameo con una Medusa in amatiste orientale del diametro
di un pollice e mezzo, col volto di prospetto rilevato per
tre quarti. Fu trovato in Roma in una Vigna vicino a
6o6 MICHELE FALOCl PULIGNANI
S. Maria in Cosmedin. Possiede lo stesso Sig. Priore un
Telescopio acromatico del famoso Inglese Dolond^ che avrei
volentieri provato se il tempo me lo avesse permesso. In
tutta quella Provincia non vi è altrettanto. Vidi pure un
Microscopio lavorato in Inghilterra dell^ ultima perfezione^
ed eleganza; varie stampe del 400 e fra queste non senza
mia sorpresa il celebre S. Agostino de Civitate Dei dell^an-»
no 1467 rarissimo e conservatissimo ; Vidi da ultimo pa-
recchi codici Mss. non anteriori però al secolo XIII ^ o
coevi all^ invenzione della stampa.
XIX. Ratnero da Proceno
antico Rimatore poco 0 niente conosciuto.
Mi fermai soltanto su di uno in Pergamena di rime
antiche per avervi veduto in un componimento il nome
del rimatore^ o come chiamavano i ducentisti e trecentisti^
Trovadore eh' è un Rainero di Proceno Paese della Provin-
cia del Patrimonio limitrofo alla Toscana^ nome non regi-
strato nella lunga serie dei Rimatori antichi di Leone Al-
lazio^ né tampoco nella Drammaturgia accresciuta^ e
continuata fino al 1755, e stampata a Venezia in detto
anno. Il componimento è in ottava rima^ e ne ho trascritto
V ultima stanza^ in cui il Rimatore annuncia il proprio no-
me^ ed è come segue :
Ad honor sia della Maestà trina
Padre, figlio, e Spirito Santo
E sia honor de Sancta Catherina,
Che yhù sposo suo amò cotanto
Che ma concesso co la sua dottrina
Che la legenda sua o messo in canto
Vulgarizzata dali piò ala cima
Rainero da proceno la mise in rima, (i)
(I) Questo Raniero da Proceno è aconosciuto anche al Chelli A. Notizie ntoricke
di Proceno, parte prima, Assisi, Tip. del Collegio, 1884.
L* ODEPORICO dell' ABB. DI COSTANZO 6oj
Si noti che le ottavine sono con tre rime non già con
due, come usarono i Rimatori Siciliani: Boccaccio^ e i To-
scani aggiunsero la terza.
§. VI. SANGEMINI
I. 5. Gemini antico Monaco Santo,
che ha dato il Nome al Paese.
Tornando da Todi per recarmi in Amelia transitai per
Sangemini terra non ignobile della Diocesi di Narni^ che
prese tal nome da quello di un Santo Monaco antico^ che
fiorì nell' Vili, secolo^ e visse in un Monastero di quella
Contrada^ e poscia morto che fu, venne trasportato il suo
corpo, e seppellito nella Chiesa oggi Parrocchiale, e Colleg-
giata del Paese, che però era prima un'antica Badia dove
il Santo avea soggiornato parecchi anni, oggi commendata
ad un Abate secolare.
IL Inven:{ione. del suo corpo
circa la metà del corrente Secolo XVIIL
Non è molto, che per caso fu scoperto il suo corpo
ascoso entro il vivo di muro antico della medesima Chiesa,
riposto in un' Urna di Travertino con Iscrizione indicante il
suo nome, e colla sua Immagine dipinta al muro in veste
Monastica. La vita di questo Santo fu composta, e pubbli-
cata pochi anni fa da un tal Padre Antonio di Sangemini
Cappuccino sulle memorie del lacobilli noto Agiografo del-
l' Umbria, e su quanto ne riportano i BoUandisti, il Ciacconio
nella vita di Leon terzo, Gabriele Buccellino nel Menologìo
Benedettino, il Gaetani nelle sue collettanee, ed altri scrit-
tori,
IIL Statua sedente in veste Monacale
Niuno però di essi, non eccettuato il medesimo Biografo
Cappuccino, che più di ogni altro doveva notarlo, parla di
6o8 MICHELE FALOCI PULIONAKl
una rozza ma antica scultura in pietra rappresentante un
Santo Monaco seduto sopra un sasso con il capo alla supina
cadente all^ indietro come dormiente^ o più tosto spirante^
con le gambe rannicchiate^ appoggiando sopra le ginocchia
le mani^ e sostenendo un libro aperto dove sono scolpite
alcune parole in caratteri Teutonici non potuti rilevare per
la qualità della pietra porosa, magagnata^ ed in parte man-
cante^ salvo la parola Gemini, che basta a farci credere^ che
vi sia rappresentato il Santo di cui parliamo, vedendosi ve-
stito di abito Monastico col Cappuccio in testa, con G>colla
a larghe maniche, e con sottoveste, o Tunica che sporge ai
piedi da sotto i lembi della Cocolla. Giace questa scultura
fuori della Chiesa del Santo appoggiata al muro della fac-
ciata.
Girando pel Paese vidi varie antiche Iscrizioni Romane^
che unitamente a quelle dell'antica Carsoli, poco distante
da Sangemini, sono state pubblicate dal lodato Padre An-
tonio Cappuccino in un'altro suo libro intitolato Carsoli
rediviva.
§. VII AMELIA
E questa una Città antiromulea, come quella che^ se-
condo Catone citato da Plinio H. N. L, 3. Gap. 14. fu fab-
bricata 964 anni prima della guerra de'Romani contro Perseo,
vale a dire 387 anni prima di Roma, e più di iioo prima
di Cristo.
I. Mura antichissime d' opere incerto
delle da alcuni Ciclopce
Della grande sua antichità fanno testimonianza le mura,
che la circondano, tutte costrutte di quell' Opere incerto, di
cui parla Vitruvio, come tenuto e chiamato antico fin dai
tempi di Augusto. Questa sorta di costruzione di mura piace
oggi ad alcuni chiamarla Fabbrica Gclopea. Di una parte
di queste mura ne feci formare un disegno con prendere
l' ODEPORtCO DELL*ABB. DI COSTANZO éo^
le misure in varj luoghi del loro Circondario,, rilevandone
l'altezza ove più ove meno di 40 e 60 palmi romani e
vie maggiore si scoprirebbe^ se rasente il muro medesimo
si scavasse il terreno fino ai fondamenti. Le pietre che lo
compongono sono poligoni irregolari^ ad angoli parte acuti^
parte ottusi^ legate fra loro senza calcina, o altro cemento,
e incatenate per modo, che una gran parte dopo tre, ed
anche quattro mila anni si regge ancora, e si conserva in
piedi. Le pietre medesime sono pezzi enormi di travertino
di varie grandezze; ve n'ha alcune alte 10, 12 fino a 15
palmi, e le minori di palmi 3, o 4 la grossezza per entro il
muro non è minore di palmi cinque o sei.
Lascio di riportare le varie antiche Iscrizioni sparse .
fuori e dentro la Città, particolarmente vicino all' Episcopio,
e nel Campanile isolato nella Piazza del Duomo di figura
sestagona, costruito per due terzi della sua altezza di grandi
macigni serviti a qualche antico edificio. Fuori la porta Ro*
mana vidi alcune Lapidi della gente Rosela nota dalle Ora«
zioni di Cicerone. Ho fra mano un quaderno, ove sono
trascritte sopra cento Iscrizioni Amerine, e fra esse alcune
Greche, che se vedute le avessi negli originali, le avrei ri-
copiate, ma tutte mi lusingo saranno pubblicate almeno
presso il Muratori, che nel suo tesoro di Lapidi antiche un
gran numero ne inserì provegnenti dall'Umbria,
II. Frammento di lamina di bronco
letterata umbro - etrusca, opistografo
Non debbo qui tralasciare l' incontro eh' ebbi in Amelia
di acquistare un frammento di lamina di bronzo con ca-
ratteri Umbri ^o Etruschi in ambedue le superficie, del quale
acquisto detti parte con mia lettera alla chiara memoria del
Cardinal Riminaldi, che mi onorava della sua amicizia, e
familiarità. La stessa lettera qui soggiungo, che basterà a
far conoscere questo raro e pregevole monumento pubbli-
cato poco dopo nel suo saggio di lingua etrusca ( T. I. P.
Archivio Storico II. 39.
élO MICHELE FALOCI PULIGNAKI
2 pag. 467 ) dall^ eruditissimo Abbate Lanzi^ cui fu comu-
nicata detta mia lettera. Questo Cimelio dopo essere stato
qualche tempo in mie mani^ lo cedetti al Cardinal Bor^^
bramoso di possederlo in ornamento del nobile suo Museo
.Velitemo, dove ora si trova.
III. Lettera in cui si descrive il frammento
della LamincL di bronco,
e si riporta V epigrafe Umbra - Etrusca
Emo e lUmo Signore
Che dirà V. E. del pensiero venutomi in mente di ren-
derle conto di una piccola sì ma pregievole anticaglia capitata
nelle mie mani nel viaggio di Todi e Amelia &tto nel mese
passato ? Colpirà al segno se pensa^ che io cerco di mitigare
con lettere il dispiacere^ che mi cagiona la lontananza per
non poter appressarmi a V. E. spesso^ e personalmente^
come praticava prima stando in Romal Opportune poi^ o
importune che siano le mie lettere, sono certo, che per l'an-
tica sua urbanità tutte le accoglie benignamente. Io adunque
con in mano questo amplissimo Passaporto, vengo subito a
sdoganare la mia piccola Mercanzia.
Consiste questa in un Frammento di antichissima la-
mina di bronzo lungo circa tre oncie, e largo due e mezzo^
coperto di un bellissimo verdagnolo, lavoro Dio sa di quanti
secoli. E opistografo, ossia scritto da ambe le faccie alla ma-
niera orientale da dritta a sinistra, come gli altri monumenti
Etruschi. Se la laminetta fosse intera, sarebbe un pezzo nel
suo genere dei più insigni, e fra tutti i monumenti letterati
in bronzo dell' Etruria non la cederebbe, che alle sole ta-
vole Eugubine. L'acquistai in Amelia, e fu trovata in un
antico Sepolcro poco distante da quella Città. Ecco perciò
che si può aggiungere Amelia ancora al Ruolo delle Città
Pontifìcie di lingua, e di origine Etnische, datoci dall' erudi-
tissimo Sig. Abate Amaduzzi nella sua bella prefazione del-
l'Alfabeto Etrusco, quantunque per essersi trovato il mo-
numento in una Città Umbra con caratteri simili a quelli
L ODEPORICO DELL ABB. DI COSTANZO
élt
delle Tavole Eugubine Umbre^ stimerei doversi chiamare di
lingua, ed origine Umbra ^ piacendomi il sentimento assai
ben fondato del gran Mazzocchi, che Umbri ipsi aut anti-'
quiores Tuscis erant, aut paris certe antiquitatis, nisi vero
nomine potius, quam genere diversi a Tuscis erant. La
forma dei caratteri, che ho procurato d' imitare è secondo
la copia, che qui le soggiungo, con porre a fianco la stessa
Iscrizione in caratteri Romani dietro l'alfabeto più comu-*
nemente ricevuto (').
.... cs - LIV9. nvs ....
.... ZI eaitMiAas ....
.... B. a. A. aist. ìt ....
.... U3ì- I.HVIOVO ....
.... aiMVOt/ÌSA ....
....s.vnvs.3nvs3....
.... *IVtS|. 3ltMl038 ....
.... 2VltH3tC]VB ....
.... 3- |. t. eiS33t3 ....
• ••■
••••
••••
• •••
PVVI. PVN. PR ....
HERINTIES. IS ....
TVPIS. A. C. H ....
THTHIVS TI. VEN....
AHATRVNIE ....
.... EPVVIE. PVNV. P ....
.... HERINTIE. ISTV ....
.... HVRTENTIVS ....
.... ETVEPIS. T. I. V ....
Dodici lettere compresa l' aspirata B compariscano in
questo monumentino, non mancano quindi per V intero Al-
fabeto etrusco se non J. M* ^ le tre ultime doppie. U a-
spirata vi è ripetuta più volte, ed io 1' ho premessa alla pa-
rola ^Vltl/l3tDVS sì perchè suflBcentemente indicata nella
frattura, sì ancora perchè vi si legge il nome aspirato /for-
tentius sostituito 1^ u, all' o , come praticavano i primitivi
Itali, Umbri, ed Etruschi secondo Prisciano. La lettera T
è una perfetta croce ^ colla traversa linea orizzontale, e
non già inclinata come per lo più si trova nelle Iscrizioni
etrusche, onde anche da questo monumento abbiamo il ve-
ro Thau di Ezechiello, e degli antichissimi Ebrei, conser-
{\\ Il discreto lettore che Don trovasse esatta qaesta riproduzione, consideri che essa
è tolta dtt una copia di copia, e clw certi set;ni con 1 tipi comani non si sono potuti;
rìprodorrc.
6 12 MICHELE FALOCI PULIGNANI
vate nei Sicli della forma, che dicono Origene e S. Giro-
lamo, cioè dell' adorabile salutar segno della Croce. Stimo
che sia una T puntata in ambi i lati quella della quarta
linea della prima facciata segnata così |^ secondo V origina-
le, e forse la trattina a\V ingiù non è che un punto allun-
gato per qualche corsa del bulino, o ferro incisore, e la
credo perciò una Sigla, che molte ve n' ha in sì piccola
iscrizione. Se non che questa stessa forma di lettere /^ ve-
desi presso il Montfaucon nell' Alfabeto Samaritano fra le
forme varie della T ossia del Thau, Alfabeto preso da
Rabbi Azaria. La lettera ^, ossìa il Digamma, che vi è più
volte ripetuto la leggo per U consonante, e quindi nel ren-
dere l' Etrusco in lettere romane , scrivo Epuui , Epuuie, e
così anche Etuepis, bensì sotto la correzione di cotesti dotti
etruscanti i Lanzi, e gli Amaduzzi. Osservo a questo pro-
posito ( sottoponendo anche questa osservazione al giudizio
dei medesimi ) , che la forma deir U consonante etnisca ,
qual vedesi presso Demstero nelle già dibattute medaglie
colK epigrafe |0O/ìJ33 ^1^ stessa del Digamma, o un
Digamma più rozzamente inciso nel quale sporgendo ap-
pena la linea perpendicolare sotto l' inferiore orizzontale, in
fine si ridusse il Digamma alla forma ^, che si vede nelle
Tavole Eugubine, Campane, Etrusche ecc. Di sorte che le
Medaglie presso il Demstero del Semisse , del Quadrante ,
del Triente, e presso il Passeri di un Sestante tutte con la
ruota '^ da una parte , e la scure dalP altra marcate con
nota, o Sigla suddetta ;j , prendendola per V Iniziale deb-
bano attribuirsi a VELATKKI, o sia a Volterra, giacche
omai si è d' accordo, che tale epigrafe indica Volterra, non
già Velletri; tra gli assi del Cardinale Zelada ve n* ha uno
rispettabile con i simboli suddetti, e colla Sigla più confor-
me al Digamma così ^, e lo stesso Passeri mette sotto una
classe medesima tutte le medaglie colle seguenti tre marche
3 ]) =J, e cogli accennati tipi, o almeno con uno di essi. Se
il dotto, e faceto antiquario Sellari di Cortona da me co-
nosciuto nel viaggio dell^ anno passato , si è avvisato di at-
L ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 6 1 3
tribuire a Cortona le medaglie etrusche con la nota '), par-
mi poterai con qualche fondamento di più attribuire a
Volterra quella con la nota '^, t molto più le altre con ^
come nelP asse Zeladiano.
Quanto alle altre lettere del nostro frammento osservo
che la p. n 8* ^^ accostano alla Romana^ e la doppia O
senza né punto, né alcun tratto in mezzo é della scrittura
più frequente dei monumenti di Etruria.
Non più sulla forma delle lettere, qualche cosa, cioè
qualche altro marrone farò sulle parole.
Sotto esse distinte 1' una dall'altra con un punto in
mezzo allo spazio^ che la divide, ciocché è ordinario nelle
Epigrafi etrusche dove con uno , e dove con due , e tre
punti, mi parve vedere una parola sincopata, o vogliam dire
mancante della vocale all' uso ebraico , ed etrusco , ed è
quel TUPIS. della terza linea della prima facciata, ripetuto
poi intero, e colla vocale nella penultima sillaba alla linea
quarta della seconda facciata ETUEPIS. Le due prime ri-
ghe dell' una, e l' altra facciata danno gli stessi nomi PUVL
PUN. EPUVIE. PUNU. col divario delle desinenze forse per
distinguere il genere. Vi scorgo nomi di Famiglie, come la
Erinthia , la Tuthia , la Atrunia , la Urtentia , e la penultima
scritta con doppia A, framezzata dalla spirata secondo il
genio della lingua etnisca, e della latina antica, ha molta
somiglianza col ATHUNIAL^ presso il Demstero col A-
THUNI, di un' Urna Volterrana, e col AHNTNI di un'al-
tra di Chiusi e simili riportate dal Passeri, e credute da lui
la stessa della gente Antonia.
Ma a me non è lecito d' inoltrarmi nel sagro recesso
delle Canute Muse etrusche i cui Lari armati di tutto punto^
ne custodiscono con gelosia l'ingresso, e non permettono,
che la gente volgare vi ponga piede. Crederei però che dopo
le tante carezze, che hanno lor fatto i Maffei, i Cori, i
Mazzocchi, gli Olivieri, i Passeri etc. sia per riuscire al-
l' eruditissimo Abate Lanzi di ammansirli, e di ottenere ,
che almeno si vegga il vestibolo delle loro vecchie abi-
tazioni.
él4 MICHELE t^ALOCl PUUGNANI
Veggo Emo^ e confesso di aver abusato delle di Lei
sofferenze. Farà le mie scuse il frammento medesimo che
p' è stato causa^ e che almeno per quel ch^ era intero^ inte-
ressa V etnisca erudizione di gran moda in oggi^ e tuttociò
che ha relazione colle lettere non può infastidire un gran
Mecenate delle Medesime^ qual'è V, E* cui con profondo
ossequio etc.
§. vili. SPOLETO
L Magnifico Ponte, e aquidoUo opera Longobarda.
Tornando indietro da Amelia passai per la Città di
Spoleto Capo già del Ducato di questo nome^ esteso fino
agli Abruzzi^ e fondato dai Longobardi. Mi condussi subito
a vedere il magnifico Acquedotto^ che forma insieme un
ponte, il quale unisce la montagna dove è fondata la Città con
quella che le sta di schiena. Alcuni V hanno creduto opera
degli antichi Romani^ dei quali non è indegna , altri dei
Goti sotto il Grande Teodorico. Pompeo Pellini riputato
Storico Perugino V attribuì al Cardinale Egidio Albomozzo^
ma tutte queste varie opinioni sono rigettate con buone ra-
gioni dal Conte Campello Storico non ignobile di Spoleto
sua Patria^ che attribuisce questa magnifica Opera al Duca
di Spoleto Teodelapio^ il quale entrò nel possesso del Du-
cato circa 1' anno 602^ e lo tenne fino al 652^ o 653 secondo
i calcoli del dotto Diplomatico Padre Abbate Fatteschi nelle
sue memorie Storiche diplomatiche dei Duchi di Spoleto (').
(t) Che però questo ponte noa debba attribnini né a Teodorico, né a Teodeltsio*
né air Albornoz ai dimostra bene dal eh. sig. C. Claricetti nello scritto : Il ponte aque-
dotto detto ponte delle torri di Spoleto, Milano, Tip. - Ut. degli Ingegneri, 1884. II
Don Costanzo vedendo il ponte, credè che gli archi fossero circolari, e però lo riportò
al secolo VII. Vedi una sua lettera al Vermiglioli, Aquila 9 Luglio 1881, negli Opu-
scoli del Vermiglioli. Voi. terzo, Perugia, Baduel, 1826, pag. 171- 171.
L ODEPORICO DELL^B. DI COSTANZO él^
IL Basilica di $. Gregorio con antiche Lapidi,
e bassi rilievi.
Nella Chiesa di S. Gregorio^ ch^è quasi fuori della
Città con un Collegio di Canonici vi ha nella facciata e
muro prossimo molte antiche Iscrizioni^ e bassi rilievi^ che
meriterebbero di esser copiati^ e descritti.
III. Antichissima Chiesa di S. Spes.
Visitai l' antica Basilica sotto il titolo S. Sabino posta
qualche miglio fuori di Città dov^ è il deposito con Lapida
antica in gran caratteri del S. Spes^ o Speo Vescovo di Spo-
leto riportata da altri Scrittori^ e nelle Collezioni di antiche
Lapide Cristiane (')•
IV. Antico muro romano sopra un altro più antico
d' opera incerto.
In un ortaccio dentro la Città osservai un pezzo di
Muro dell^ antico circondario di nobile costruzione romana con
iscrizione parimente romana indicante l' epoca della Fabrìca^
ed anche questa deve trovarsi nelle grandi Collezioni lapi*
darie.^
E notabile che questo muro posa sopra un^ altro assai
più antico di quell^ opere incerto spesso rammentato , che
dalla grande antichità rovinato^ fu poi risarcito ne'tempi ro-
mani più floridi.
(i) Recentemente e correttamente pubblicò questa lapide il eh. comm. G. B. De-Rossi,
nel Bulleitino di Archeologia Cristiana. Roma Salviucci, 1871, serie II. an. II, pag.
in, il quale nella tav. VII, 3, ne die anche un diseano. Di una copi» di questa iscri-
zione in una pergamena del tempo di Carlo Ma;:no, esistente nel tesoro imperiale di
Aquisgrana, ha discorso il canonico Kassel nel lahrbùcher dis Ver, voti Aiterthumsfr.
1868, LXII, pa0. 86 a se^g- e il nominato De Rossi nel citato Builettino, 1878, serie
III. pag. 153-158, UT. XI.
él6 XCfCHELB PALOCt PUtlGNAKt
Non lasciai di visitare la Cattedrale^ il cui campanile è
formato di grandi pezzi di travertino già serviti per qual-
ch' antico edificio, e fra di esse varie lapidi di iscrizioni po-
ste in opera alla rinfusa.
V. Facciala della Cattedrale con memorie del basso evo.
Nella facciata della Cattedrale sotto un' Imagìne in mo-
saico lessi i seguenti versi Leonini, che segnano il tempo,
gli Artefici, ed i Sopraintendenti della fabrica,
Haec est pictura, quam fecit sat placitura
Doctor Solsternus hac summus in arte modemus
Ànnis inventis cum septem mille ducentis
Operarli Palmerius D. SASO TRANSERIC
Errici DUTE SAVE. PINCURIN («);
Qoè: Deus te solvei etc.
Solsterno chiamato Doctor do vett* essere un insigne Mu-
saicista del secolo XII., e principi del seguente, vale a dire
un' Artista in pittura a Musaico di un secolo più antico di
Giotto, e dì un secolo e mezzo di Cimabue i due vantati
ristauratori della pittura in Italia.
Quel Pincurin sarà a mio avviso T Archi tetto'della fac-
ciata, e della Chiesa, conciosiachè in quei tempi era costume
di fare simili apprecazioni, come questa — Deus te salvet
(i) L' Iscrizione è in due righe, la prima dì lettere nere su fondo verdigno, la se-
conda di lettere bianche su fondo amaranto. La riproduco da una copia fedele che ho
avuta dalla gentilezza del eh. sig. G. Sordini.
— HEC EST PICTURA QVAMFECIT SAT PLACITURA : DOCTOR SOL-
STERNUS HAC SVMMUS IN ARTE MODERNVS :
ANNIS INVENTIS CVM SEPTEM MILLE DVCENTIS : OPERARII PALME-
ftlVS D. SASO. TRANSERICVS ENRICI : DVTESALVE PINCVBINV :
Quel mosaico, che come tutto il resto della bellissima facciata, ha bisogno di re-
stauro sollecito e serio, ha anche altre iscrizioni. A sinistra, nel campo, si le^ge IC e
sotto, in due righe: SCA MARIA: a destra, colla stessa disposizione, si legge XC, e
sotto SCS lOHS Nel libro aperto che tiene in mano Y eterno padre sta scrìtto : EG |
OS I VM I LVX I MVN | DI.
L* ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 6l^
ai Maestri Architetti. Gli altri tre Palmerio , D. Saso , e
Transertco detti Operarti erano i sopraintendenti della Fab-
brica chiamata opera in quel secolo^ e nei seguenti. Il nome
di Transerico nella Città di Spoleto trovasi rammentato in
in una carta di donazione citata dal Giacobelli nella cronica
di Sassovivo^ con cui si fa donazione al Monastero^ e Chiesa
di S. Apollinare di Spoleto sotto Tanno 1088^ di alcuni Beni
nel contado di Spoleto confinanti coi Beni di Pietro Tran-
serico. Un Transerico Vescovo di Spoleto del ii8s è ri-
cordato nella medesima cronaca pag. 54^ e riportato nella
serie dei Vescovi Spoletini delF Ùghelli, che lo fa morire
circa V anno rigo.
Finalmente nello stipite sinistro della Porta maggiore
tutta a fiorami, e bassi rilievi v^ è inciso Gregorius Melio^
ran\iy cioè il nome dello Scultore della Porta medesima.
§. IX. CLITUNNO
Disceso da Spoleto entrai nella gran valle spoletana, e
continuando il mio viaggio mi fermai alle amenissime sor-
genti del tanto dagli Antichi celebrato Clitunnoj bevvi di
quelle freschissime acque ^ e rimirai con estremo diletto
V incanalamento delle varie acque sorgive che formano su-
bito il fiume come con eleganza^ e con precisione vien de-
scritto nella bella lettera di Plinio secondo ad Romanunty ot-
tava del Libro Vili.
I. Tempietto antico gentilesco convertito
al culto Cristiano.
Sopratutto ammirai P elegantissimo Tempietto, che dal
culto Gentilesco fu convertito al culto Cristiano circa la me-
tà del quinto secolo. Una descrizione di questo Tempietto
con la sua pianta, prospetto, ed elevazione insieme la de-
él8 MICHELE FALOCl PUUGNANI
scrizione dei Qitunno è stata pubblicata dall' erudito Ridd-
fo Venuti. (')
§. X. BADIA DI SASSOVIVO
I. Ricco suo Archivio tolto, e trasportato in una
Casa del Commendatario.
Prima di trapassar Foligno volli visitare la Badia di Sas-
sovivo commendata a un Cardinale. È posta nella Monta-
gna di dietro alle spalle di Foligno in situazione solitaria^
non però aspra^ né disamena. Attesa la celebrità di questa
Badia delle più insigni della Provincia^ mi era lusingato di
trovarvi un ricco Archivio^ restai però deluso, perchè n' era
privo affatto, e mi dissero, che tutte le Pergamene, e Carte
eran passate in mano del Commendatario, e si conservava-
no in Foligno in una Casa della Commenda, dove infatti le
vidi di passaggio, ma per esser confuse, senza indice, o un
Registro, non mi giovò niente l'esservi stato. (')
II. Poche memorie dei bassi tempi superstiti
dell' antico Monastero.
NeUa Sagrestia del Monastero si conservano un' antica
Croce d'arganio <iorato, xon il Crocifisso da wm yirte, ed
(i) Moltissimi hanno scritto sa questo tempietto ; Tediosi principAlmente i doc più
recenti Sansi A. De^U edifici e dei /rammenti ttorici delle antiche età di Spoleto.
Foligno, Sgarigliai 1869. p. 330 e segg. t«v. XII. Di Rossi G. B. *Bullettino di ar-
cheologia cristiana, Roma, Salviucci, 1871, p 14^ e segg. tav XII
(3) Ora l' archivio sta in una camera dell' Arcivescovo di Spoleto Di $>assosÌTo ve-
dasi Iacobilli L. Cronaca della Chiesa e del Monastero diSassovivo, Foligno, 1683,
e le mie Memorie epigrafiche del Chiostro di Sassovivo, Foligno, CampitelUt 1879,
ove a pag. 15, nota 3, pubblicai parte di questo %. IX.
l' odeporico dell' abb. Di COSTAKZO él9
il Salvatore dall' altra di lavoro del Secolo XIII o XIV. In
un Chiostrìno vi sono le seguenti Iscrizioni.
^ m noia a/ ar. h a/ JKaaaxira.
ReasReny pss do* piiY'
SBBflS ROa OF HIORI HSa (')
Sotto sono scolpite tre Àrmi^ o insegne; nella prima
vi è la Croce , nella seconda una Colonna con due Leoni
rampanti su di essa , che credo 1' Arma dei Trinci Dinasti
di Foligno, della cui famiglia era V Abate ; la terza ha in-
cise due Chiavi : Seguita un' altra Iscrizione in versi Leonini
del tenor seguente.
feoc CLsasTRi opaus ecReGiaai
QVOD DeaORKT ffiOIlKSTaRIVfitt
DORRVS KBBKS KHGQLVS PRKaCePIT
fflaiTO S2«KPTa FICRI ex F6CIT
K flttKGISTRO PaTRO Da ffiJCRIK
ROJBKno opaRa ar sbkstrik
ramo DOjnmi jniLLeno
izmcTO. ai BIS cantano
nono QvoQva caun viaano o
§. XI. SPELLO
Trapassato FoUgno dove non avea ricapito, giunsi a
Spello antica Colonia Romana dagli Autori Classici con lo-
de rammentata. Basta infatti passare per lo strada romana
accantp a Spello per iscorgere subito 1^ antico suo* splendore*
(0 Ne detti il disegno nelle Memorie citate, tjv. 3, n. i.
(a) Vedine il disegno nella indicata tar. s, n. a.
620 MICHELE FALOCl PULTGNANI
I. Antico ingresso a tre Archi: altra antica porta
oggi oppilata.
La Porta che conduce al Paese è l^ antica assai gran-
diosa con tre Archi per ingresso^ di cui i due laterali mi-
nori sono ora quasi tutti sotterra^ e il maggiore sepolto per
la metà lascia un'ampio ingresso al Paese. Lunghesso la
strada romana è ancora in piedi una gran parte dell' antico
suo muro di nobile costruzione, che presenta un' altra Por-
ta di bella struttura in oggi murata.
IL Porta Venere di magnifica costruzione.
Lo stesso muro del Piano sorge in alto, essendo il
Paese sopra un' eminente Colle. Dalla parte del Monte me-
rita di esser veduta un' altra superba Porta detta Porta
Venere fiancheggiata da due alti torri ottagonali di traver-
tini. Il celebre Architetto Serlio la credè degna di essere
disegnata, e né riporta il Prospetto, e le dimensioni nella
sua Opera di Architettura. Si veggono nella pianura sotto-
posta grandi avanzi del suo Anfiteatro, e si distingue tutto-
ra l' area, o arena di forma elittica. Altri residui di antiche
Fabbriche si scontrano per entro il Paese, e specialmente
nella parte più elevata del Colle.
IIL Insigni Iscrizioni, una però falsificata^
e r altra controversa.
' Alcune insigni iscrizioni Romane sono affisse nel muro
della Collegiata di S. Lorenzo, ma un numero più grande
n' è stalo riunito nel Palazzo pubblico, riportate nelle gran-
di Collezioni lapidarie. Fra esse è famigerata quella incisa
in caratteri rustici, che contiene un Rescritto Imperiale di
Costantino il Grande a favore degli Ispellati , della cui au-
tenticità non pochi ne hanno dubitato^ come può vedersi
l'odeporico DEIL'aBB. di COSTANZO 62 1
presso il Muratori, che ne ha ragionato a lungo, senza nul-
la decidere. (') È bensì da rigettarsi, come impostura FI-
scrìzione.
SEXT, AUREL. PROPER. T. SEX. F. LEM.
posta in fondo alla lapida sincera di L. Cominio, e le ra-
gioni per crederla impostura possono vedersi nelP avverti-
mento premesso alle Iscrizioni romane di Assisi riunite nella
terza Appendice del Libro Disamina dei Monumenti ecc.
rìsguardanti San Rufino Vescovo di Assisi. (*)
IV, Cappella insigne dipinta dal Pinturicchio
A chi sale a Spello, consiglio prima di uscirne, a ve-
dere nella Collegiale Chiesa di S. Maria una Cappella di
buona Architettura, che non avendo finestre, prende il lu-
me dalla Chiesa medesima. È tutta dipinta da Bernardino
di Betto detto il Pinturicchio ^ uno dei migliori allievi di
Pietro Perugino, e quello stesso, che dipinse la bella Libre-
ria del Duomo di Siena con Raffaele di Urbino suo condi-
scepolo. Essendo questa Cappella oscura, che pure poteva
essere illuminata con un cuppolino in cima al vólto, dovette
il Pinturicchio aguzzar bene gli occhi, se pur ciò gli bastò,
e non si servisse di lume di candela.
(1) Però il Cavedoni, il Monmsen V Henzen ed altri archeologi V haono concorde-
mente ritenuto autentico. Cfr. Di Rossi G. B. BuUettino di Archeologia Cristiana,
Roma. Salviuccii 1K67, pa;;. Dg. — iHya, pag. ^a - 83.
(3) Probabilmente autore di questa falsificazione fu Ferdinando Passerini da' Spel-
lo, il qaale divulgò che la famosa iscrizione fu scoperta il 7 Giugno 1733. Nella bi-
blioteca Angelica lo Roma, colla segnatura B, 6, 15, n. 7. trovasi incisa questa lapida
in un foglio stampato, senta luogo ed anno, che ha questo titolo : Hitpellum Splendi-
dissima olim coionia Julia Propertii Clar issimi poetae patria Ex vetustissima tabula
silicea ibidem detecta die VII lulii hujus anni MDCCXXII, cuius icon subiicitur. Pe-
rò il cippo di L. Comtnio un secolo innanzi era stato letto dal lacobilH il quale non
vi trovò le parole intruse SEXT. AVREL. PROPER eie. Vedi Torti F. U» patria di
Properzio. Loreto, Rossi, i>^39, p. 103 -106.
621 MICHELE FALOCI PULIGNAKl
V, Pittura in gran Tavola di molto pregio
dello slesso Pittore
U opera però più insigne di questo pittore è parimenti
in Spello nella Chiesa dei Conventuali in una Tavola alta
nove palmi^ e larga più di sette con la B. V. seduta ^ ed il
Bambino in piedi sulle sue ginocchia^ con varie figure di
Santi ai due lati^ e con un S. Giovannino seduto alla pre-
della ove posa i piedi la Madonna^ di tanta grazia e fini-
mento^ che per poco noi prenderesti per lavoro del divin
Raffaello. (')
VI. I seriali one del secolo XII degna di riflessione.
Salendo nella parte più elevata di Spello^ dov^ è il Con-
vento dei Cappuccini^ scoprii un'iscrizione dei bassi tempii
che mi dette molto d' arzigogolare. Ella è incisa nei quattro
stipiti di una finestrella al di fuori della testa della Chiesa,
dove però era anticamente V ingresso^ in caratteri semigo-
tici con alcuni nessi che tralascio nella copia (') fuori di due
parole^ che formano il nodo delle difficoltà.
* flHHO » flttlLLO. §
e» ^'
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>T\ (Ti
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CeTeO:7 0CT60.<|
fi) Vedi Rosu P. M. C. Il quadro di Bernardino Pinhtricchio a Spello. Jltu-
itra\ione, Loreto» Rosti, 1847. Cfr. Bunconi G. Spello e il $no primo Kfjcofo san
Felice, Amùì, Sensi, l^83, p. 18.
(9) Io però ho yoluto rivederla sali' origintle, e, trattandosi di un testo sul quale
il Di Costanxo fa tante osservazioni, ho voluto riprodurla a fac- simile, per quanto lo
permettono i caratteri tipografici.
L* ODEPORICO DELL^AB6. DI C0STA14Z0 623
VII. Se le prime due parole della 4/ riga
indichino un Vescovo Consecrante^ 0 più tosto un
Duca principe di Spoleto Conregnante.
Se la seconda parola dell^ ultima riga si dovrà leggere
consecranfCy V altra che precede dovrà credersi il nome del
Vescovo consacratore chiamato Rubenio. Nel 1180 Spello
non aveva più Vescovi proprj , (*) e fra quelli di Spoleto ,
di Foligno^ e di tutta V Umbria non si trova alcuno presso
1' Ughelli nominato Riibenio^ o che si accosti a questo nome.
Potrebb^ essere un Vescovo di altra Provincia, ma niun
Vescovo di questo nome né del 1180 , né di altra epoca
anteriore , o posteriore , scontrasi in tutta 1^ Italia sacra del-
l' Ughelli. Penserebbe taluno che fosse un Vescovo Rubiense,
cioè di Ruvo in Puglia, ma ciò sarebbe un indovinare; é
vero che un Daniele Vescovo di Ruvo nel 117 g un^anno
prima di questa Consacrazione (come per ora supponiamo)
era in Roma al Concilio Lateranense, e potè per avventura
essere invitato a &re una scorsa da Roma a Spello per
consacrare questa Chiesa, ma io non me ne persuado, man-
candomi ogni altro dato. Chi volesse in quelle Lettere RVBE
trovare un Ruberto Vescovo non si troverebbe neppur così coi
conti delP Ughelli là dove riporta i Vescovi nomati Roberti.
Taddeo Donnola illustratore secondo la maniera del suo
tempo delle antichità di Spello sua Patria nella Apologia
che ha fatto di S. Felice Vescovo Ispellate, annovera fra
gli antichi Vescovi di Spello Rubeno consacrato da Papa
Vigilio nel S4S ^ lo raccoglie dalla vita di S. Severino
Settempedano scritta, come dicesi, dallo stesso Vescovo Ru-
fo Sui yescovi di Spello, oltre V Ughelli oeir Italia Sacra, e il Donnola nei suoi
libri di agiografia Upellana, scrisse espressamenle nn opuscolo 1* abate Ferdinando Pas-
sarini, col titolo : De Hitpello eiutque epitcopit at de imigni» Eccletiae Collegiatae
S. Laurentii Origine Dignitaie et praerogativi$, Fulginiae, Campana, MDCCXXIV.
Però una aerie critica dei vescovi di Spello non è stata ancora fatta.
624 MICHELB FA LOCI PULIGNAMI
beno, che viene anche spacciato per un Familiare del detto
S. Severino^ sotto il cui nome erigesse poi questa Chiesa in
Spello^ la quale realmente ritiene il nome di S. Severino.
Si vuole che queste notizie storiche fossero tratte da un' an*
tico Codice della Chiesa Settempedana del Conte Leonardo
Franchi Sanseverinate^ comunicate poscia dal Cavalier Va-
lerio Lancellotti di detta Città al Donnola^ ed agli Ispellati.
Ancorché volessimo ammettere simili notizie per ben fon-
date ed accertate^ non gioverebbero per nulla a scuoprire
qual fosse il Rubenio della presente iscrizione^ che appar-
tiene al 118 0 epoca assai lontana dal sesto Secolo in cui si
suppone un Rubenio Vescovo di Spello ai tempi di Vigilio
Papa. Sarebbe poi una troppo forzata interpretazione il dire^
che r autore dei nostri Leonini intendesse di far sapere^ che
il ristauro fatto nel 1180 fosse di una Chiesa già consacrata
molti secoli prima dal Vescovo Rubenio. Il tenore della
iscrizione, che non parla di ristauro è troppo chiaro, e de-
ciso per poter ammettere siffatta interpretazione. Riman fer-
mo perciò, che un Vescovo Rubenio di Spello non vi è
stato, né ci poteva essere nel Secolo XIL Intanto né il Don-
nola, né il Giacobini che parlano di questo Rubenio Vesco-
vo di Spello non citano la presente iscrizione , o che non la
conoscessero, o che non sapessero conciliarla col tempo in
cui supponesi vissuto il loro Vescovo Rubenio. Io non so
di qual peso , e autorità sia l' asserto antico Codice della
Chiesa Settempedana, so bene che il Baronio nelle note al
Martirologio Romano scrive: Ambigua adhuc, et suboscura
remanet de S. Severino narratio ob omnimodam fere similitU"
dinem quam in omnibus habere videtur^ cum S. Severino Epi^
scopo Neapolitano. Vale a dire che nel comporre la vita dì
S. Severino Settempedano si è confuso , secondo il solito
questo Santo con un' altro Omonimo, il che la rende ambi-
gua, ed incerta. Come poi nel detto Codice ci sìa fatto en-
trare un Rubenio Vescovo di Spello, io non posso saperlo
se non veggo il Codice autografo, o almeno un' esemplare
dì esso. Temo fortemente di equivoci, e dì confusion di par-
tite il trovarsi un'antica Chiesa sotto l' invocazione di S. Se-
l' odeporico dell' ABB. di COSTANZO 625
verino^ ed inoltre un' iscrizione, che presenta a prima giunta
un Rubeno Consacratore di essa, come è sembrato, può
aver dato motivo al Giacobini, e al Donnola per comporre
tutta la storia del Vescovo Rubeno amico, e familiare di
S. Severino, scrittore quindi della sua vita, e in fine co-
struttore di una Chiesa sotto la sua invocazione.
Vili. // RlHìE dell' Iscrizione più probabilmente
è un Duca, o un Collega del Duca di Spoleto
Cercando il nome di Rubeno nel grande Indice dei
nomi dei Vescovi della Collezione generale dei Concilj del
Mansi, giacché in quello dell'Italia sacra, come è detto so-
pra, non si scontra mai, non ho trovato altro, che un Ruben
nel Concilio IL Niceno celebrato contro gV Iconoclasti l'an-
no 781 che si sottoscrive in greco Fov. ^i(i EmaKOxog 2xo-
neXov: Ruben Episcopus Scopeti. Chi sa che leggendo in-
vece di Scopeliy Speli non sia stato trascinato dall' Oriente
a Spello questo Vescovo Rubeno. Tali equivoci da chi ha
impegno di trovare cose nuove pel suo proposito si formano
facilmente e volentieri, massime in tempo di poca coltura ,
e di meno critica. Fin dal principio che ho preso a ragio-
nare delle Iscrizioni Ispellati ne ho parlato condizionatamente,
cioè se la seconda parola dell' ultima riga scritta abbreviata, e
con nessi si dovesse leggere Consecrante, e sul supposto
di questa lezione ho scritto fin qui. Ora mo (sic) debbo avver-
tire, che quella parola non è da leggersi Consecrante ma
conregnante, e posta questa lezione sparisce il Vescovo Ru-
beno con la Consecrazione della chiesa per esso fatta, sva-
niscono tutte le congetture, e cade a terra ogni fondamento
di ammettere un Rubeno antico Vescovo di Spello con
tutto il resto, che ci vengono dicendo il Giacobini, e il
Donnola. Io dunque leggo Conregnante, perchè nella copia
da me fatta oculata manu, trovo così scritto CNRNTE, tal-
ché io vi scorgo non già l' S. dopo l' N. e fra le due N. come
altri ha creduto, ma un R. scritto a rovescio per maggior
compendio, di che potrebbero addursene molti esempj dei
Archivio Storico 11. 4.0.
626 MrCHELE FALOCI PULIGKAKl
bassi secoli. U opera pertanto di cui parla l' Iscrizione fu
intrapresa^ e compita Tanno iiifo. RVBE CONRNTE, che
si riferisce a qualche Principe Governatore del Ducato^ o
parente del Duca di Spoleto^ o suo Luogotenente^ e perciò
chiamato Conregnante, o Conregente in quest^anno. U Mura-
tori all'anno 117 2, de' suoi annali pone duca di Spoleto Bidè*
lulfo^ e all'anno ji8s gli & succedere Corrado; ma il dotto
Diplomatico P. Abate Fatteschi nelle succennate sue memo-
rie dei Duchi di Spoleto^ riferendo le confusioni, e i disordini
cagionati nel Ducato da Federico Barbarossa^ e dall'Arci-
vescovo di Magonza suo Arcicancelliere^ che secondo l' ano-
nimo Salernitano^ multa castra regionis illius depopulatus
est, coeptt Assisium Civitatem, et Spoletum suo dominio sub-
diditf scrive che il detto Duca Bidelulfo sarà stato Duca di
solo nome^ e per poco tempo dovette godere della Signorìa
del Ducato e che fino all'anno ii8s non sappiamo chi suc-
cedesse a Bidelulfo nel Ducato di Spoleto. Mediante la nostra
lapida avressimo da empire il vuoto dall' anno 117 2, o
II 7 S nei quali governò il Ducato Bidelulfo^ e riempiilo
fino al ii8s in cui dominava il Duca G>rrado^ e riempirlo
dico con questo Ruteno che regnava^ o corregnava nel
118 0. Se costui realmente ebbe il dominio del Ducato noi
dovette più godere nell' anno 118 2, perchè in una Carta della
Cattedrale di Assisi di detto anno^ vi è nominato Corrado
col titolo di Duca^ ed il Notajo si sottoscrive: Ego Fortu-'
lus scriba Curiae Domini Ducis Corradi ; cosi parimenti lo
stesso Notajo in altro stromento del 1184 si sottoscrive
nella medesima guisa : Scriba Domini Ducis Corradi.
§. Xn. BEVAGNA
Lasciamo omaì Spello che ci ha soverchiamente trat-
tenuto^ e passiamo a Bevagna Municipio molto celebrato
dagli antichi Geografi, Storici, e Poeti, e un tempo supe-
riore agli altri dell' Umbria confinante coU'Etrurìa.
l' odeporico DELL^ABB. di COSTANZO 627
I. Antico Tempio lateriiio di bella Archilellura
Ndl^ ingresso del paese si presenta subito un^ antico tem-
pio laterizio di somma eleganza^ che non so se da veruno sia
descritto ed illustrato come meriterebbe, con levarne la
pianta, e delinearne il prospetto, V elevazione, e tutto il suo
ordine architettonico. Il Ciampini nella sua Opera degli Edi-
fìcj sacri Costantiniani parla di alcuni pregevoli mosaici di
Bevagna, ma io non gli ho veduti.
IL Grandi soslru^^ioni di antico anfiteatro
Ho bensì veduto le grandi sostruzioni, e corridori del-
l' Anfiteatro che manifestasi uno dei più grandi, e magnifici,
che vi fossero eretti nelle Provincie Romane. Lessi varie
iscrizioni sparse qua e là per il Paese, e ne notai una su
di un grosso Architrave adorno di Bucrani, ed Encarpi con
questa semplice Iscrizione.
DOTA. T. F. CAMIDIENI
Varie altre sono state raccolte, e murate nelle pareti
del Palazzo Publico, che trovansi riunite nelle grandi Col-
lezioni. Fra queste non mi scontrai con veruna della Gente
Proper{ia ; ed un firammento con la sola parola Proper^
^ian è stato notato dall' Abate Alberti autore di una disser-
tazione diretta a provare, che il Poeta Properzio era Mevenate,
che da molti accolta con applauso, ma da niun bene esa-
minata, in sostanza il frammento all'oggetto di scoprire la
Patria di Properzio è affatto insignificante, a fronte special-
mente delle molte e solenni iscrizioni Properziane, che vanta
la Città di Assisi vera Patria dei ProperzJ.
IH. Corpo del B. Giacomo da Bevagna
Nella Chiesa dei Domenicani è in culto, e venerazione
il Beato Giacomo di Bevagna dello stesso Ordine, il cui
corpo entro un'urna chiusa con vetri è posto sopra l'aitar
6^8 MICHELE FALOCl PUUGXAM
madore contro 3 giusto rito della Chiesa Romana, secondo
il quale i G>rpi dei santi si tengono non sopra, noa sotto
gli altari. Mi parve che i {Medi di questo corpo, che si mo-
stra intero fossero formati di corteccia di albero, ad imita-
zione della pelle disseccata, e aggrinzata di alcuni cadaveri.
Neil' archivio di S. Fortunato di Todi si conserva un codice
in Pergamena del XIII o XIV secolo contenente sermones
quadragesimales fratris Jacobi de Meponia Ordinis Prae^
dicatarum, che dovrebbe esser questo nostro Beato Giovanni
combinando benissimo il tempo, il nome, la Patria, e Y I-
stituto dell'Autore dei Sermoni del Codice (')•
VI. Memorie di un* ArchiUUo del secolo XIL
NeUa Chiesa di S. Silvestro propriamente nell'imposta
della Porta è scolpita la seguente Iscrizione.
© Àpacxc V.
ERRICO TmPRE regnate
nS. TESALVET. POR ET FRS
EIVS ET BINELL' M VIVAN. Z X. AH.
Pare da questa iscrizione che la Chiesa fosse una Ca-
nonica, o Collegiata per esservi indicato il Prior, et Fratres
ejus. Quel Binellus Magister vivai in Christo Amenj ne dà
un architetto del secol XII, in cui non se ne conoscono molti,
come si disse in una nota del Libro di S. Rufino. Di rimpetto
a questa Chiesa è posta 1' altra principale di Bevagna, nella
di cui porta maggiore vi è ripetuto il nome di questo Bi-
dello, Rodulfus Binellus fecerat (').
<i) Però questo codice non è registrato nel più Tolte indicato imwemUurio del Leamij.
js) Vedali aa quetu chiese ti Beagazzi G. La Rota dell' UwiMa, Foligno, Cempi-
telH, Ì869, p. 378-384: il Giornale Kientijico , letterario, agrario di Perugia^
186$, p. 65 64, il LAfpejan P. tìie Bauwerke Der Renaistance in Uatbriem, Berlin,
1873» P* 67» I^ inic Memorie epigrafiche di Sa$iovi90, e. 39 e segg. ecc. eoe.
L ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 629
§. XIIL CANNARA
Vicino a Bevagna vi è la Terra di Cannara^ Paese po-
polato^ della Diocesi di Assisi. Sorto in tempo delle Guerre
Civili circa il ii^jo. per opera^ come scrive il Pellini^diun
tal Raniero nobile Penigino^ che ivi coi suoi fuorusciti erasi
rifugiato^ e dette orìgine alla Terra.
I. Memoria sepolcrale di un Conte di Campello
del sec. XIV.
In passando di là nulla trovai che m^ intertenesse^ salvo
un sasso lungo un palmo e mezzo , e largo uno colla se-
guente iscrizione dei bassi tempi in caratteri teutonici ,
mancante nell' estremità laterali di poche lettere ^ o parole
di non difficile supplemento.
lacet hi C CG?. NOBIL
vom («) Ma SARVTII CO
m ITIS D« CAMILIO
A. D. Mio CCCLXXI
Tpre D^I. GG. PP.XÌ.
Il nome di questo Conte di Campello fu probabilmente
Massiuccio qui detto Massarutius; e dò dico perchè in un
Mss. lasciato dal Cavaliere di Broglio alla Chiesa degli An-
geli della Porziuncula copiato da un^ altro più antico intito-
lato Hisioria Spoletina vi ho letto come segue
Nobile di Spoleto nel tempo del 141 g.
« De Campelli »
« Francesco di Lodovico di Massiuccio . • • »
Il Francesco qui notato potè essere in ragion dì tempo
nipote del M assaruccio , ed il Massiuccio segnato nel sasso è
morto circa cinquanta anni prima. Nell^ anno segnato 1370
aggiungo un^ unità^ ch^ è il meno che può supplirsi ^ ed è
(I) Ione dovrà tupplirM VIRI.
630 MICHELE FALOCl . PULTGKANt
necessario di supplire, conciosiachè il Papa Gregorio ( cioè
XI. ) fu creato ai 28 Dicembre dell'anno 1)70 e la sua
elezione appena potè sapersi nella Provincia nelP anno se-
guente 1371.
Saputosi dal G)nte Paulo di Campello Nobile Spole-
tino, eh' erasi scoperta un' iscrizione appartenente ai G)nti
di Campello, mi scrisse di procurargliene l'acquisto, come feci,
mandandogli il sasso a Spoleto, ed accompagnandolo della
seguente Iscrizione, che mi richiese per porla sotto l' antica
riunita al Sepolcro della propria Famiglia esistente in mezzo
alla Chiesa dei Domenicani, sebben mi ricordo, di Spoleto. (*)
MNEIAS XAPIN.
Titulum SS. gentili suo, olim positum
interque rudera veteris Ecclesiae.
Sancti Mathei oppidi Cannarae dioecesis
Asisinatis repertum Paulus Comes de
Campello huc transferendum, et cum
coeteris gentis Campeliae monimentis
conlocandum curavit.
ANNO CIOIDCCLXXXVniI.
§. XIV. BETTONA
I. MonurMìilo antico storico riportato^ e commentato
fra le iscrizioni Romane di Assisi nel Libro
di s. Rufino.
Bettona, i cui Popoli sono chiamati da Plinio VectonienseSj
e annoverati fra gli altri dell' Umbria fu già Municipio Romano
ed ebbe il suo proprio Vescovo, ed uno è stato S. Crispoldo,
(1) L' iscrtzioDe non fu messa in san Domenico, bensì in san Simone nella parte pia
elevata della città; ma ogui, tanto l' iscrizione del 1370 quanto quella del i7i'9 si cer-
cherebbero invano, poiché nel 1S60 si fece insipientemente una caserma delia chiesa di
san Simone, infrangendo e disperdendo tutte le preziose memorie in quella contenute.
L* ODEPORICO DELL^BB. DI COSTANZO €^l
di cui si hanno gli Atti del Martirio. Di questo Paese par-
lasi nelP Appendice III al libro di S. Rufino^ dove è ripor-
tato un frammento di lapida antica fatta estrarre dalla fac-
ciata delia Chiesa matrice del luogo ivi adoperata per ma-
teriale della fabrica. Chi ne avesse curiosità può vederne un
commentario nel libro sopracitato. Mi dicono i Bettonesi che
vi erano una volta molti monumenti antichi^ e antiche iscri-
zioni romane tolte di là^ e trasportate a Perugia. Non tro-
vai difatti^ che un Qppo sepolcrale^ che serve di base ad un
pilastro d^ ordine gotico di una Cappella della Chiesa di
S. Maria a man dritta con questa iscrizione
A. BAEBIUS. A. F.
CLV. SEVIR.
V. MARCIA. 0. IL.
SALVILLA.
n. /alcune poche iscri:(ioni antiche, e reliquie
di antico Anfiteatro.
E nella Chiesa suburbana detta il Crocefisso un fram-
mento affisso alla parete esteriore^ che dice così
MARCIA. L. L.
DIONYSIA.
SEV. P. L. V. FI.
PIETÀ
Non mi abbattei in altri antichi monumenti di questo
benché antico Paese. Vidi con piacere nella Chiesa dei Con-
ventuali un Quadro di S. Francesco che riceve le Stimmate
assai bello, ma coperto, e deturpato per metà da un Ovato
con isconcia pittura posteriore di perfido Pennello.
Nei sotterranei del Convento, ch'era già un' antico Mo-
nastero dipendente dalla Badia di S. Crìspoldo posta in piano
di Bettona, osservai alcune sostruzioni di antica fabbrica ro-
mana, che mi parvero reliquie di un' Anfiteatro.
632 MICHELE FALOCI PULIGKAKI
IIL Nobile FU la del Baron Crispoldi della Bocajone.
Nel succennato piano di Bettona non lungi dalla sud-
detta Badia^ oggi commendata^ ma rovinata con V antica
Chiesa minacciante ruina^ vedesi la deliziosa amenissima Villa
detta Bucajone, fabbricata con magnificenza^ ed eleganza ro-
mana dal Nobile Sig. Barone Giuseppe Crispoldi gentil uomo
Perugino generosissimo^ e delle più gentili^ ed obbliganti
maniere fornito. Scherzando con lui del Vocabolo di Boc-
cafone che ha dato il nome alla sua Villa tacciato di rìde-
vole, e goffo, gli feci riflettere, che non solo era vocabolo
antico per trovarsi nominato negli Atti, qualunque essi sia-
no, di S. Crispoldo, ma nome illustre di Eroe Troiano
rammentato da Omero nell^ Iliade Lib. 6. V; 23.
BovxoXiov d' ^v viÒg dyavav Kaoykidovtoq,
Bucolion autent er/xt filius illustris Laomedontis. ed inol-
tre questo stesso vocabolo potea trarre una nobile origine
dal Pelasgo, e dalla antica eulta Grecia, cioè dall' Arcadia,
donde provennero i Pelasghi Arcadi antichi abitatori di que-
ste contrade, ed ove vi ebbe un' antico Re chiamato Buco^
lion, come leggiamo nelle Arcadiche di Pausania. Fini il
discorso celiando come era cominciato.
IV. Due patere elrusche di bronco.
Se Bettona allorché vi andai non offeriva monumenti
di antichità, non tardò mollo ad esibirne due Umbro -etru-
schi, cioè antichissimi, e sono due Patere di bronzo figurate
ambedue, ma senza iscrizioni, sebbene in una si scorga qual-
che vestigio di lettere. Furono trovate in un'antico sepol-
cro del territorio di Bettona limitrofo al Perugino, e vi fu-
rono trovati due Orecchini d' oro, che l' avido contadino
vendette subito a un' Orefice senza farli vedere ad alcuno.
Acquistai ambedue le Patere, e ne ho &tto fare i disegni
da vedersi nella tavola ... ai numeri ... Il soggetto
della prima lo veggo ripetuto in altre molte patere etnische,
e sebbene vi scorga una non piccola diversità nella nostra,
non dubito però che vi sia espresso il medesimo soggetto.
L* ODEPORICO DELL^ABB. Dt COSTANZO 653
La diversità consiste^ che le due figure nelle suddette pa-
tere sono sedute^ ignude con dietro un semplice paludamento;
nella nostra sono in piedi tenendo il pie dritto rivolto in<
dietro^ e sono vestiti di veste succinta^ che non passa il gi-
nocchio^ con fascia sotto il petto^ e nel resto conformi alla
altrove descritta Patera Perugina^ se non che le nostre fi-
gure hanno il bireto più decisamente frìgio^ cioè piegata
la cuspide in avanti^ e la copertura della figura feminina^
eh' è indietro ha la forma di cimiero , e rappresenta perciò
una Minerva. Dietro le figure è delineata come un' Ara, o
basamento, cui esse si appoggiano, ma la figura ignuda che sta
nel mezzo è virile, laddove nelle altre consimili Patere presso
il Demstero, il Passeri, ed il Lanzi è costantemente feminile
con vezzo anche sul collo.
U incisione non è molto diversa dalla Patera Perugina
sopra descritta, profondo n' è il graffito, e le fisonomie delle
figure non avvenenti, ma anzi ingrate, e caricate. Una Pa-
tera perfettamente simile a questa nostra in grandezza, pel
disegno, e pel metallo parimente giallognolo l' ho veduta
nel Museo Oddi di S. Erminio , ed un' altra fu trovata
non ha guari vicino Perugia sul luogo detto Gualtarello
coiristesso soggetto, cioè rappresentante le "quattro figure
nella mossa medesima delle già descritte, con la particola-
rità, che le due figure laterali in veste succinta sono ap-
poggiate ciascuna ad uno scudo, che sta loro dietro alla
schiena di figura rotonda umbilicare , e all' indietro di pro-
spetto vi è disegnato un frontone, o timpano di un tempio.
Il manico della nostra Patera è tornito, e la sua punta for-
ma un volante non espresso nel disegno , perchè non così
discernevole nella parte concava, come nella convessa.
V. In una delle due Falere è rappresentala
una Dea alala Elrusca col melagrano in mano
probabilmente una Proserpina
La seconda Patera fu trovata in pezzi, e mi fu recata
mancante di alcune parti , ma i pezzi conservati 'formano
é34 MICHELE FALOCI PULIGNANI
quasi per intero la figura, che vi era disegnata. Ella è ador*
na di ale^ e si sa che gli Etruschi rappresentavano alate le
loro Divinità, onde una di esse è quivi indicata. Il metallo
non è cosi consistente^ il graffito è assai leggiero^ talché con
qualche stento ne fa rilevare i tratti^ la fisonomia della fi-
gura n^ è. inelegante^ e dalla parte rimasta della copertura
del capo sembra non molto diversa da quella delle figure
della Patera Perugina descrìtta. Tiene colla man destra
dritto un fiore di melagranato^ oppure un frutto di papa-
vero simbolo di Cerere, e non improprio della Figlia. Ha i
calzari che le cuoprono i piedi fino a mezza gamba, e fini-
scono in punta, come solevano usare i nostri cosi detti Pa-
sticcetti. In questa figura è rappresentata o Giunone, o Pro-
serpina; della prima scrive Pausania in Corinth. « Dea Inno
t manu altera malum punicum tenet, altera sceptrum, quae
« de malo punico arcanis consignata sunt sacris silentio
« praetereo ».
Nella nostra figura non comparisce lo scettro, e solen-
dosi rappresentare Giunone assai adoma con vitta, o mitra in
testa, con orecchini, con armille, e con collane etc, e que-
sta figura essendo totalmente ignuda serza verun ornamento
dee credersi più tosto una Proserpina col melo grano per
quella nota favola, che Giove promettesse a Cerere di trarre
dalle forze di Plutone Proserpina sua figlia , purché nulla
avesse assaggiato dei frutti delP Inferno; ma si trovò ch'ella
avesse mangiati tre grani, o nove secondo altri, del melo
granato, e perciò divenne questo frutto un simbolo di Pro-
serpina. Il celebre Filippo Buonarroti nelle sue illustrazioni
del Demstero avendo notato in un Sarcofago Etrusco una
Donna giacente con in mano il melo grano, e non avendo
sott^ occhio alcuna immagine di Dea Etrusca con questo
simbolo, immaginò che si attribuisse il melo grano ai De-
fonti per augurio, che stessero nelF Inferno in buona com-
pagnia con Proserpina. Un monumento Etrusco poi, che io
andava cercando col simbolo del melo grano, e non trovava
fra quei pubblicati dal Demstero, e dai suoi Illustratori, par-
lando di divinità Etrusche, qual' è la nostra, me lo sommi-
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 6$ $
Distra 1^ erudito Sig. Giambattista Vermiglioli nelle sue iscri-
zioni Perugine T. L pag. 38, dove parla di un^ insigne sta-
tuetta di bronzo col melo grano alla sinistra tenuta per una
Proserpina^ singoiar monumento con iscrizione etnisca^ pos-
seduto dal Marchese Obizo di Padova. Ne ho veduto un
disegno presso il citato Vermiglioli, ch^ è di tanta eleganza
nella conciatura del capo, nelle pieghe delle vesti, nella mos-
sa e in tutta la persona, che nulla ha del lavoro Etrusco, o
vogliam dire del tuscanico , ma bensì del bello greco , tal-
ché, malgrado V iscrizione etrusca , lo giudico lavoro greco
italiota, il che non è difficile a concepirsi, avendo potuto
un Etrusco euganeo ordinare tale lavoro nella Magna Gre-
cia, o nella Campania, dove fioriva l' arte non meno che in
Grecia, e quindi farvi incidere 1' Epigrafe etrusca. U elegan-
tissime Medaglie capuane con epigrafe osca ci danno una
prova di tale costumanza.
§. XV. MONTEFALCO
Ai 27 Ottobre del 1789 mi portai per la prima volta
a Montefalco per venerare il sagro corpo della Beata Chia-
ra^ che ha reso nominatissimo questo luogo per tutta la
Provincia dell^ Umbria, e fuori ancora.
I. Famiglia degli Abbati ramo dei Trinci
Dinasti di Foligno
Neil' articolo . . . della mia Deca archeologica^ che versa
sulla lezione genuina di un testo di Plinio S. N. L. 2. C.
103. ho parlato di Montefalco con esporre alcune congetture
su l'antichità di questo Paese, al quale articolo rimettendo
ora chi legge, mi restringo a parlare del sacro deposito della
Beata Chiara, ch'ebbi tutto il comodo di ben contemplare
favorito dai Sig. degli Abati miei ospiti, famiglia ragguar-
devolissima, che secondo il Giacobini, e in certi monumenti
tuttora sussistenti, ha origine da quella già regnante dei
Trinci Padroni di Foligno, per mezzo di Giacomo Trinci
Abate dell' insigne Monastero di Sasso vivo eletto nel 1411^
6$6 MICHELE PALOCI PULICNAMt
il quale ebbe otto figliuoli^ ed uno di essi per nome Goletto
trapiantò un ramo dei Trinci in Montefalco^ che perciò fu
chiamato il ramo delV Abate, o come oggi si appella degli
Abati, e gli altri fratelli si fissarono in Todi^ dove la lor
famìglia si estinse nel lóoj {').
II. Osservazioni sul corpo della Beata Chiara
di Montefalco
Il corpo della Beata Chiara è conservato con molta
decenza di là dalP altare a mano destra della Chiesa in sito
corrispondente al Coro delle Monache separato dalla Chiesa
mediante una inferriata^ o grata di larghi forami. Le buone
Religiose aprirono la cassa ov'è deposto il corpo, e mi det-
tero il comodo di osservarlo da una giusta distanza; Viddi
anneriti, e come affumigati li piedi, e le mani, e in parte
ancora tarlati; il viso però, che si tiene coperto di un velo
trasparentissimo, mi comparve pennellato di biacca, o* cera,
o di vernice color di cera. Tanto le Madri, che gli astanti
assicuravano che quel volto era nel colore suo e stato na-
turale, conservatissimo specialmente nel naso, nelle labbra,
e nel mento; richiesto da me donde proveniva, che non
così conservate si fossero le mani, e i piedi, ma anzi dis-
seccati, e annerili si vedessero, ebbi in risposta, che ciò era
seguito per causa del fumo dei lumi, che spesso si appres-
savano a quel sacro corpo per soddisfare la divozione e la
pia curiosità dei fedeli. Mostrai di appagarmi di questa ra-
gione, quantunque comprendessi, che lo stesso effetto do-
veva produrre il fumo dei lumi anche nel volto, che i di-
voti con più attenzione, e con pausa maggiore soleano
contemplare. Sono di parere che il viso di questa Beata
sia stato coperto, e inverniciato a cera, o impastato in quella
(i) Vedi il DoRio D. Hitforia della famiglia Trinci. Foligoo, Alterij, 1638,
lib. IVf p, 345. Iacobilli L. Cronaca di Sastovivo, FoNgno, Alterij, 165S, pag 171.
L*0DEP0RICO DELL^ABB. DI COSTANZO 637
guisa medesima^ che fu fatto nel corpo intero di un^ altra
Beata Chiara, quella cioè di Rimini^ il cui corpo, per es-
sersi voluto staccare la maglia di ferro, che lo copriva, venne
in gran parte a sfrantumarsi, per lo che ( scrive il Cardinal
Garampi nelle dì Lei memorie dissert. 8. p. 22S) fu neceS"
sarto d* impastarlo colle stesse ceneri per cosi nuovamente
composto ridurlo nella pristina forma. Presso V altare me-
desimo in cornu Epistolae si conserva in un Reliquario il
cuore della Beata, che dopo morte venn^ aperto dalle me-
desime Monache, e sulla loro fede (quando pur non vi sia
stato processo, il che non so) si racconta essersi trovati o
impressi, o in rilievo i misteri, e stromenti della passione
di N. S. cioè il flagello, la Corona dì Spine, li tre Chiodi,
la Colonna, un Crocefisso, le quali cose si custodiscono nel-
l' aUra parte delP Altare in Cornu Evangelii, che io però,
per essere il nicchio entro il muro assai profondo, non po-
tei distinguere. Quivi parimenti ci dissero conservarsi tre
pallottole, ed una di esse rotta, trovate nella cista fellea del
corpo anch^esse misteriose, anzi prodigiose a detta delle
Monache, e dei Paesani. Sentii dire che queste Pallottole
per ordine superiore non si mostrano più ai Forastieri, co-
me prima, e molto meno si permette di pesarle, e farne
quelle prove, che si raccontano in conferma del Mistero
della SS. Trinità (').
§. XVI. GUALDO, FABRIANO,
VALFABRICA,
CASTELLO DI S. GREGORIO
I. Gualdo V antico Tadino
Trovo nelle mie schede notato il passaggio per Gualdo
( voce Longobarda indicante un Bosco, o una Macchia ) noto
(i) Di questa Santa, vedasi la vita poblicata in qneAto Archivio, voi. I, pag. 557*
625. e sopra, pag. 193 -a66.
éjS MICHELE FALOCl PULIGNANI
dalle rovine dell' antico Tadino, che in tempo di S. Grego-
rio Magno sussisteva ancora con sede Vescovile, ed era nel
piano sotto il Colle dov' è Gualdo, oggi della Diocesi dì No-
cera. Visitai la Chiesa di S. Benedetto matrice del Paese, e
antica Badia, che da fuori fu trasportata dentro il Paese al
principio del secolo XIII. come da una lapida posta nella
parete esteriore della Chiesa. Nulla mi venne fatto di osser-
vare, che degno fosse di memoria.
II. Fabriano la prima in Italia a stabilire
le cartiere di cenci.
Di là passai a Fabriano città ben situata, amena, e in-
dustriosa. Le Cartiere formano uno de' suoi pregj per la
qualità e bontà della carta, che vi si fabbrica. Si sa che
questo Paese è il primo in Italia dove s'introdusse la fab-
brica della carta formata di cenci (').
III. Strada pubblica sostenuta da enorme pilastro
È degno di osservazione un volto sotterraneo sostenuto
da enorme pilastro, sopra di cui passa la strada pubblica,
con case, e botteghe, e sotto un torrente. E opera dei tem-
pi bassi.
IV. Chiese di S, Benedetto^ e di S. Biagio
mollo adorne, ed eleganti
Visitai la Chiesa di S. Benedetto dei Silvestrini molto
elegante, specialmente il Santuario, ed il Coro ; né men ele-
gante è l' altra chiesa sotto il titolo di S. Biagio dei Camal-*
dolesi, nobilitata col deposito delle sacre ceneri di S. Ro-
mualdo, che si venerano nel sotterraneo entro un'Urna
nobile di metallo dorato adorna di lapislazzali. Quivi al muro
a man sinistra lessi un' iscrizione di buon stile latino inciso
(i) Vedi 1' utiHssìnui memoria di mons. Zonghi, intitolata. Le antiche earte fa-
brianeti, ecc. Fanoi tip. Sonciniana, 1884 della quale si parlò pure in quest' Archivio,
I» 348-355-
L* ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 639
in marmo per monumento della visita fatta a questo san-
tuario dai fratelli Luigi e Romualdo Onesti, nipoti delP al-
lora Regnante Pio VI. L* estensore, che fu il Padre Abate
Fattorini uomo di talenti e di merito, non potea usare di
espressioni più magnifiche se avesse avuto a parlare dei
Nepoti di Augusto.
V, Valfabhrica Priorato già dipendente dalla famosa
Badia di Nonantola
Tornando in dietro per restituirmi alla mia residenza
passai per Valfabhrica piccolo Paese appartenente al Ducato
di Urbino, ma della Diocesi di Assisi, e una volta soggetto
alla celebre Badia di Nonantola col titolo di Priorato. Os-
servai la chiesa Priorale dov^ è il Battistero, e serve per
chiesa tumulante. Non trovai monumenti degni dì memo-
ria. Dopo il mio passaggio fu scoperta in questa chiesa una
pietra lunga un palmo, o poco più, e larga mezzo con
iscrizione di questo tenore.
VI. Memoria dell' anno della morte dell' Imperatore
Federico II.
)J| AD. MCCL.
.... OBIIT FEDRICVS
. . I. . . , FACTA TEPORE
DOI GRE. PRIORIS
Supplisco nella seconda linea Quo, e nella terza Haec
domus, cioè la Chiesa, la cui fabbrica concorre con Fanno
della morte di Federico IL Strada facendo volli vedere la
Badia di S. Nicolò due miglia distante, i cui Beni con le
annesse Parrocchie furono uniti al Sacro Convento di S. Fran-
cesco di Assisi, non trovai che rovine, e niente di notabile.
VII. Iscrizione in una mensa di Altare del Sec. XII
nel Castello di S. Gregorio
Passando finalmente per il Castello di S. Gregorio, Par-
rocchia sotto questo titolo, mi fu fatta vedere una Mensa di
640 MICHELE FA LOCI PUL1GNANI
Altare .con la seguente memoria incisa intorno ai quattro
lati : In Nomine Sanctae Trìnitatis, et S. ^j et S. M et
S. G. G. et S. Si . . . . et S. Blasii, et S. Claudii Mart.
et Nicolai et S. Martini et Benedicti, Agathae^ Luciae^ et
Margaritae, et omnium SS.
ANI. DNI. U e. XX. IL. Ì^IIMN. IVN.
Leggo quest* ultima riga Anni Domini MCXX. Indictione
XIIL Mense lunio. La Lettera I. per nota millenaria si
scontra spesso nelle lapide di quei tempii ed anco nei Co-
dici Mss. L' Indizione XIII^ ed il mese di Giugno com-
bina con r Anno 1120.
NB. In queste vicinanze fìi trovata una testa di marmo
entro una piccola Nicchia sottoterra^ che ho presso di me.
E solamente abbozzata^ ma da buona mano. Costumavano
gli antichi di porre nei loro sepolcreti queste teste non ter-
minate^ ma abbozzate per memoria dei lor Defonti^ e più
d' una se n^ è scoperta negli scavi di Pompei segnate col
nome dei Defonti. Si consultino gli accademici Ercolanesi.
§. XVII. COLLEMAGGIO
Collemaggio^ o CoUemancio^ quantunque tenue ^ e po-
vera Terricciuola della Diocesi di Assisi lontana dalla Città
sei^ o sette miglia^ esige da me , che ne faccia una distinta
memoria in seguito di quanto si è scritto nel libro di S. Ru-
fino alla 3 Appendice dalla pag. 499 fino alla pagina 511.
I. Indi:^ii di un' antica Citlày e municipio romano
nel luogo di Collemancio.
Per occasione di una lapida trovata in questo Paesetto,
e riportata nella suddetta App. al N. 135 mi nacque la cu-
riosità d' indagare qual fosse la Città ivi indicata ^ ma non
nominata; e formandovi sopra molte e varie riflessioni^ co-
minciai ancora a concepir delle congetture^ che quivi fosse
anticamente un Municipio Romano, e precisamente quello,
i cui Popoli da Plinio sono chiamati Urbinates Hortenses.'
l' odeporico dell' ABB. di COSTANZO 64 ì
I motivi e fondamenti di tali mie congetture sono sufficien-
temente indicati nelle citate pagine del Libro di S. Rufino^
alle quali per ora mi rimetto. Neir impegno di poter con-
validare li miei divisamenti^ mi applicai a far ricerche di la-
pidi antiche^ che in CoUemaggio^ o nelle vicinanze si potes-
tessero trovare^ colla speranza di scontrarmi in qualcuna^
che m' indicasse il nome del Municipio ivi una volta esistente^
dappoiché da quelle già trovate era cosa certa^ che ivi real-
mente v' era un' antica Città.
Se finora le mie aspettative non sono state pienamente
appagate^ debbo dire^ che ne tampoco rimaste sono del tutto
defraudate. Ho avuto sottocchio non uno^ ma più frammenti
di lapide antiche raccolte intorno a quel Paese ^ e alcuno
di essi mi ha dato qualche benché oscuro indìzio delP anti*
co suo nome^ quaP io mi augurava^ non tale però da assi-
curarmene, e assicurarne altrui. Intanto fra le lapidi intere,
e frammenti appartenenti a Collemaggio si é arrivato finora
al N. di XV. per la maggior parte lapide onorarie, che non
dovevano aver luogo se non in Città, e nei pubblici siti di
illustre Municipio, e voglio dire, che non potevano esser
quivi d' altronde trasportate , ma erette nel luogo stesso, o
al medesimo appartenenti, il che prova evidentemente V esi-
stenza di luogo, e corporazione civile nelle vicinanze di
Collemaggio. Andando in traccia di monumenti letterati, mi
venne in pensiero di tentare una escavazione, di cui darò
qui un ragguaglio con V esito finora non che infelice, molto
anzi lusinghiero per continuarla con tanto più di coraggio,
dacché alla spesa fatta fino a questo punto supplisce V im-
presa (').
IL Sito ripieno di antiche rovine, dove può credersi
che esistesse Y antico Municipio.
Pochi passi prima di entrare a Collemaggio a man di-
ritta per breve tratto, e assai agiatamente salendo, trovasi
(1) Vedasi in proposito di questi Urbiuatet Hortenses i! Njssbn nel BuUettino
dell' inttituto di corrispondenza archeologica, Roma, 1864, p. 941, e il Mochi. Gli
Urbinati Metaurenti ed Orienti, Cagli, Belloni, 1879.
Archivio Storico li. 41.
642 MICHELE FALOCI PULIGNANI
una spaziosa pianura sparsa tutta intorno da vecchie rovine
con muri e fondamenti^ alcuni sopra terra ed altri in nuniero
maggiore a livello del terreno discernibili a ogni passo.
Immenso è il numero di pietre conce di travertino servite
per antiche fabbriche^ che adoperate si veggono in questo
campo per formare macerie da cingere^ e rinchiudere per
lungo tratto le possessioni Grande pure è il numero di
mattoni^ e mattoncelli sparsi qua e là^ e fra questi si sono
trovati parecchi rottami di plastica^ o sia terre cotte con fi-
gure ed ornati del buon gusto antico , indizio ancor que-
sto di nobili fabbriche^ e non mancano le impronte di anti-
che figuline. Fu estratto da queste rovine un piede di pietra
marmorea rossigna da sostenere una mensa adorno di una
scultura di grifo di bel lavoro antico ; più un pezzo di colon-
netta con fogliami scolpiti di buono stile ^ pezzi di comici
di marmo gréco^ rottami di ornati parimenti di marmo gre-
co^ varj quadrelli di marmo mischio serviti per pavimenti^
pezzi di condotti di piombo^ dei quali parleremo dando
conto dei varj saggi di escavazione tentati finora. Quello che
sopratutto interessa V erudizione sono le iscrizioni in marmo
parte intere^ parte mancanti trovate nei cavi e nei contorni^
che riporteremo a compimento del presente Articolo.
III. EscavaTiioni quivi Jalte, e risultato di esse.
Il primo saggio di scavazione fii fatto in un vecchio
Circondario di grosse pietre fabbricato^ che sembrava un' an-
tico Edificio^ ma poi scoperti alquanto i fondamenti^ si tro-
vò essere un fortelizio di struttura dei bassi tempi ^ onde
fu abbandonato. Si passò ad un secondo saggio^ e quivi
pure si scuopri un' antica chiesuola con ossa di morti , e
non dette alcun' indizio di nobile antichità^ non essendosi
trovate, che alcune monete di rame, e poche di argento delle
zecche dei bassi tempi di Foligno, di Perugia, di Ancona etc,
ed anche questo secondo saggio fu abbandonato.
L ODEPORICO DELL ABB. DI COSTANZO 643
IV. Antica Piscina con due grosse f stole di piombo
del peso di libre sopra iioo.
S* intraprese il terzo^ e si scuoprì una fabbrica quadri-
lunga costrutta a mattoni di cortina sicuramente antica. La
lunghezza è di palmi 54^ e la larghezza di sedici^ come pu-
re V altezza. In fondo al lato minore del muro era diviso
nelP interno con altro muro della lunghezza di tre palmi
ed un quarto, e formava come due nicchie ad angoli retti^
in fondo delle quali sporgevano due bocche y o canali uno
per parte dei tubi di piombo, inclinati al pavimento. Que-
sto si è trovato tutto formato di profondo e di durissimo
calcistruzzo. U interno era tutto ripieno di terra e di ruine
di muri caduti, neir evacuarlo verso la metà dell^ altezza si
trovò un pezzo di marmo cipollino alto circa due palmi, e
largo un palmo e quattro once, riquadrato in forma di Er-
ma, quale dovette essere sicuramente sì per la sua figura,
che per la parte superiore, dove vedesi l' incavo da inserirvi
o un busto, o una testa di marmo, 0 di bronzo ; questa te-
sta però non si è trovata.
V. Pq;(o di marmo cipollino tagliato
a forma di un Erma con nobile iscrizione.
Il marmo è una parte superiore della colonna quadra,
onde sono formati gli Ermi, rotta anche ab antico per ve-
dersi gV incavi delle grappe, che impiombate univano V un
pezzo con V altro. Il più pregevole di questo sasso è 1^ Iscri-
zione incisa breve, ma intera con caratteri romani, e di una
Ortografia, che annuncia i buoni tempi dell' Impero Romano.
La riporteremo con tutte le altri appartenenti a questo an-
tico Municipio. Seguitando a sgombrare il sito da capo alla
fabbrica dov' è il suddetto muro divisorio, si scopri dalF uno,
e dall^ altro nicchio un tubo di piombo inclinato al pavi-
^44 MICHHLE FALOCl PULIGNANI
mento del diametro di circa un palmo^ e inserito fortemente
al muro. Si andette dietro a questo tubo creduto acquidotto
rompendo il muro delia grossezza di nove palmi^ e rìusd ad
estrarne da ciascuna parte un pezzo per la lunghezza di
quattro palmi, e mezzo in tutto nove palmi del peso di 5^6
libre. Continuando la ricerca dei suddetti piombi, con rom-
pere il grosso muro dove erano inseriti, ^ scuoprirono altri
due pezzi di tubi di piombo del peso di s^^ lì'^re e si co-
nobbe che il loro uso era per fistole da trasmettere P acqua
da una pescina in un^ altra, e perciò di una lunghezza so-
lamente di circa dodici palmi. Le due fistole avevano la so-
lita Torma dei piombi degli acquedotti con la luce non ro-
tonda, ma quasi elittica, o a dir meglio conica. Nella superficie
esteriore questi tubi erano guarniti di varie prominenze, co-
me punte formate del piombo medesimo, il cui uso era
affinchè inserti nel vivo del muro, ed ivi murati facessero
maggior presa colla calcina da non potersi estrarre senza
rompere il muro medesimo.
Vf. Rocchi di colonne di piperinOy servile
per sostenere la volto della Pescina.
Si in questa prima che nella seconda pescina si sono
trovati fra le ruine varj rocchi di colonne di piperino di
circa tre palmi dì diametro serviti, come congetturo, a so-
stenere il vólto di queste Pescine, o più tosto serbato) , o
sia Cisterne a norma di altri antichi simili edifìcj grandissi-
mi, le cui volte erano sostenute da più file di Colonne, o
di pilastri, come quella celebratissima di Pozzuoli, detta la Pe-
scina mirabile, e varie altre di Costantinopoli ( per tacere
ora di quelle di Roma con archi , o pilastri ) fra le quali
una della lunghezza di jj6 piedi, coperta da una gran vol-
ta appoggiata sopra j^6 colonne di marmo in 28 ordini,
o file, la cui più distinta relazione può leggersi nella storia
Bizantina T. 21.
L^ ODEPORICO DEIL'aBB. DI COSTANZO 645
VIL Torso di statua di marmo di bello siile antico.
Nella seconda Pescina ripiena di muri caduti^ si è tro-
vato fra pietre e rottami un torso di Statua di Marmo
candidissimo mancante della spalla diritta^ la sinistra però^
e parte del braccio conservatissimi^ e intorno al braccio do*
veva essere avvolta una clamide^ o pallio^ che si vede ca-
dere dietro 1% schiena^ restando tutto ignudo il corpo ^ che
nel torso arriva fin sotto V Addomine^ una gran parte della
schiena^ e tutto quasi il petto. Queste parti del nudo^ la
muscolatura specialmente^ indicano un^ eccellente scalpello ^
e la statua eh' è di grandezza maggiore del naturale, rappre-
sentava o Marte^ o un Ercole^ che tale l' annuncia la vasti-
tà del petto^ e la robustezza della musculatura ^ e la semi-
nudità del torso: questo tronco di Statua era incassato^ o
incastrato in un'altro pezzo dove incomincia l'inforcatura
della coscia^ come si rileva dalla rotondità dell' Addome
illeso^ e da un perno dello stesso marmo ^ che sporge dal
vivo intemo di esso; talché la statua si conosce formata di
due pezzi.
Vili. Altro pe^o di statua appartenente
al Torso già scoperto.
Difatti qualche tempo dopo venne fuori un' altro pezzo
di questa Statua^ cioè la parte inferiore delle coscie fino
al ginocchio , coperta di un panneggiamento d' isquisito
lavoro^ che dalla parte dritta ricuopre tutta la coscia^ e gi-
nocchio^ e dalla sinistra lascia ignuda parte della prima , e
tutto il secondo^ e da queste parti ignude vieppiù si confer-
ma l' eccellenza della scultura. Questo pezzo nell' interno è
scavato per inserirvi 1' altro pezzo mediante un perno del-
1^ istesso marmo.
Facendo riflessione su le descritte Pescine dove sono
stati trovati questi due pezzi di Statua^ giova credere, che
rappresenti un Esculapio Idolo, che solca porsi nelle fabbri-
che termali, e di bagni si pubblici, che privati, e perciò si
scontrano tanti Esculapi da per tutto.
646 MICHELE FALOCl PlTLIGNANt
IX. Frammento scollura a basso rilievo
di buono stile.
Si è inoltre trovato un pezzo di scoltura a basso ri-
lievo lungo circa un palmo e largo mezzo^ con mezza figura
della testa ( che però è fracassata ) fino a mezza vita , che
colla man sinistra tiene ritta una scure con lungo manico
appoggiata al petto fin oltre le spalle. La mamca del brac-
cio giunge fino al gomito^ e la clamide, o pallio ravvolto
intorno ai lombi, e quindi portato sulla spalla sinistra, e di
là cadente sul braccio ricoperto da esso fino al capo, la-
sciando nuda la mano che strìnge il manico della scure. Mi
parve al primo aspetto, che la figura rappresentasse il Vitti-
mario, o Popa, che dovea ferire colla scure la vittima, e
quindi che il basso rilievo figurasse un solenne sacrificio con
tutti i suoi accessori. Non avendo però la figura ignude le
spalle, il petto e le braccia, come in antiche sculture ve-
diamo rappresentati i Vittimar), ed essendo la scure con
lungo manico, meglio forse si direbbe figura di un Milita-
re. Vedi la Tav. . . N. . .
X. Altro piccolo frammento di antica bella Scultura.
Altro pezzo si è estratto parimenti di marmo, che dal
frammento rimasto si conosce essere stata una Scultura so-
pra base di figura circolare, od ovale, e vi si vede una mano
che posa sopra di un volatile, probabilmente vi sarà stata
scolpita una Leda col Cigno, essendo la mano di una donna,
ovvero un Putto, che scherza con un* Oca, come in molti
Musei si vede. Ho fatto disegnare alla meglio, che si è po-
tuto, questa reliquia di antica scultura da vedersi sulla ta-
vola ... ai num
. .
XL Novero delle iscri:^ioni trovate finora appartenenti
al luogo di Collemancio.
Colla speranza di trovare qualche cosa di maggior pre-
gio continuando lo scavo, per ora daremo qui le copie delle
L^ ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 647
iscrizioni^ o già esistenti^ o novellamente scoperte fino a
quest' oggi^ iscrizioni tutte appartenenti al luogo di G)lle-
maggio.
I.
T. ELVFRIO T. F, STELL. MELIORl, etC.
Questa prima iscrizione compresa in sei righe mancante
in fine e con al lato la dedicazione del monumento^ è già
pubblicata fra le iscrizioni romane di Assisi al Num. /^j (').
Di essa si è ivi a lungo ragionato^ come quella^ che dette
occasione ad investigare il nome di anticd Municipio mal
conosciuto^ o confuso dai moderni^ che hanno trattato dei
due Popoli urbinati ricordati da Plinio.
XII. Di un Prìamus Servo de' Mar si o Marrucini
Magister Navium.
2.
PRIAMVS. MAR.
SIIRVS. MAGISTII.
NAVIVM.
Anche questa è stampata nel Libro suddetto N. ij6
con un breve Commentario^ che però esige correzione nella
interpretazione del MAR della prima linea^ che io non tro-
vando nelle varie interpretazioni di essa sigla presso gì' In-
dici Gruteriani^ e del Reinesio, e delF Orsato, cosa che mi
soddisfacesse^ la spiegai MARitimus : ora poi fatto scorto
da una lapida dell' antico Marrubio Città principale dei Marsi^
stimo doversi leggere MAR — ruvinorum, e ben si adatta la
(r) Cioè nella Disamina ecc. di tan Rufino, pag. 499. Ivi si commenta assai a
luogo questa iscrizione.
£48 MICHELE FALOCK PULlGNAKt
qualità di Magister natnum ad un servo dd Marrucini posti
alle sponde del Lago Fucino^ intorno a che si è ragionato
nel luogo citato^ e neir Odeporico all' Art. dei Marsi {%
3-
IMPERATOR COESAR
VESPASIANVS.
4.
CASSIA. G. F.
PRISCA
5*
VARIAE U F. GESTIANAE
vxoRi etc.
Anche queste tre sono pubblicate nella stessa Appen-
dice. Debbo solamente aggiungere^ che la 5.* è anche ripor-
tata dal Fabretti I. D. p. 2. e Schedis BarberiniSj ma senza
le due iscrizioni poste ai lati della lapida da me ricopiata
da un Mss. antico meritevole di ogni fede; in conferma di
che soggiungo^ che esiste ancora parte di questa lapide ap-
punto dalla parte laterale ommessa dal Fabretti^ ed è incisa
in pietra silicea^ o marmo palombino del luogo in caratteri
elegantissimi.
XIII. Di un Vareno nome celebre nella storia romana.
6.
VARENO P.
P. ITERVM
FELICITE
Cioè Vareno plaudite , plaudite iterum felici ter. La
presente iscrizione in tre righe è in un piccolissimo Cameo
in onice con lettere minutissime a rilievo di Qdcedonio
(1) Vedi ln6ae oell' Appendice V l' iodici dell* Odeporico, parte IH, eap. H. 1 14.
L* ODEPORICO DELL^BB. DI COSTANZO £49
a fondo rubino, trovato fu a CoUemaggio^ ed è ora in
mano di un benestante del vicino Paese di Bettona^ che
r ha £aLtto legare in un^ Anello. Di questa gemma assai sin-
golare se ne ha ragione in un' articolo della mia Deca ar-
cheologica (')•
XIV. Frammento che somministra indÌ7^ii
da congetturare il nome di un antico Municipio.
7-
D
.... LIO T. F. T. N.
. • • • noe APPIANO
.... C. HO T. HONOREM
. . . • VENNALITATIS
• ... Vie PRIMO
NATO
n presente frammmento è in marmo candido mancante
nella dritta e nel fondo^ di un tale andamento però nella
parte superstite, che se l' iscrizione ci fosse giunta intera^ ci
avrebbe dato^ come io credo^ il nome del Municipio^ che
andiamo cercando. Benché poi siamo costretti di andare a
tentoni^ in ogni modo procureremo di supplirla cogP indizi
che ci somministrano gli apici superstiti di man diritta^
nulla mancando alla sinistra. Nella prima riga quel D. iso-
lata di forma maggiore delle altre lattere della lapida non
potendosi riferire al DIS manibus perchè manca la M^
che deve stare dopo la D^ si ancora perchè il monumento
non è sepolcrale^ ma onorario, non veggo doversi altrimenti
supplire, che con un' altra D. innanzi, da significare D&
GRETO DECVRIONVM, ed anco con un Ex. DD. che
toma allo stesso.
(•) Vedi questo articolo nell' Appendice IV.
^50 MICHÈLE FALOCl PCLlGNAKt
Andando innanzi nel supplemento si dee avvertire^ che
poche sono le lettere da supplire alla seconda riga di man
dritta^ ed è chiaro che non manca altro^ che la Sigla del
Prenome v. g. T.^ e due, o al più tre lettere del nome
V. g. IVLIO. AEMILIO, LVCILIO ecc.
Nella terza riga è da riflettere , che il sito occupato
dalle tre lettere, e mezza • . . lOG è il sito proprio della
Tribù, né alto, che la Tribù vi doveva esser segnata. Ma
( dirà alcuno ) non si potrebbe supporre, che quelle lettere
indicassero un^ altro Cognome del soggetto, oltre quello di
Appiano ? Noi credo assolutamente, perchè se tale fosse, non
doveva esser troncato come qui apparisce colla terminazione
In lOC, ma intero, terminante in O, o in / al terzo caso,
come porta 1^ uso costante, e lo stile delle lapidi : Bisogna
dire perciò, che queste sigle . . . lOG ( la mezza lettera
consistente in una staccetta obliqua da diritta a sinistra non
può appartenere che alla lettera V) poste avanti il Cognome
o dopo il nome del padre, e dell^ Avo secondo le leggi Ro-
mane indicano la Tribù. Dov^ è mò questa Tribù, che com-
pendiata secondo il costume delle lapidi, termini in . • . .
VIOC? Bramo che tal nodo venga sciolto da qualche spe-
rimentato, e perito nella lapidaria.
XV. Delle Tribù hinomine. Tale forse
la Quirina — Ocriculana
Io frattanto inclino a credere, che in quelle quattro let-
tere si nasconda una Tribù binomine, talché integrando la
mezza lettera del V, e premettendo la Q si avesse a legge-
re QVIOC, cioè QVIrina OCriculana.
Che vi fossero Tribù binomine lo credette il Fabretti,
e ne addusse un esempio in lapida dove si legge VOL
CAMPAIVA, e potea recarne dal Grutero altri più esempi
AN. GAL. Annia Galena p. CCGGXXXV. i. FAB. FOB.
Fabia Poblicia p. DCCCCXVIII. 16, oltre la Fab. Scapi
di Ottaviano Augusto. Prima però del Fabretti notò la Tri-
bù binomine il celebre Carlo Sigonio nel libro primo de
L* ODEPORICO DELL^ABB. Di COSTANZO 65 1
antiquo jure Civ. Rom. dove annovera la Papia fra le bi-
nomine. Non mi fa alcuna difficoltà^ che nel caso nostro la
Tribù Quirina sia annunciata colla prima sillaba solamente
QVI, e non QVIR o QVIRINA, come ordinariamente si
trova nella lapide^ conciosiachè la troviamo spesso ancora
enunciata colla sola sillaba QVI^ e gli esempi possono scon-
trarsi negP Indici del Grutero^ e del Reinesio. Maggiore sa-*
rebbe la difficoltà^ che la sola sillaba OQ bastasse a indicar
la Tribù Ocriculana espressa per ordinario con le sillabe OCR.
OCRIC OCRICVL; ma oltre che gli antichi cercavan sem-
pre il compendio^ si aggiugne che colla sola sillaba OC. non
può intendersi altra Tribù fuori dell' Ocricolana, né può na-
scere equivoco con un' altra^ perchè ninna ve n' ha che co-
minci con OC. Noi abbiamo la Tribù Aniense colla sola sil-
laba AN. L' Appia con AP. VAmtense con AR. la Claudia
con CL. la Palatina con PA; la Romilia con RO; la Voi-
tinia con VO; perchè dunque anche la Tribù Ocriculana
non poteva indicarsi con la sola sillaba OC ? Finalmente
chi può assicurarci che questa Tribù sia stata sempre segnata
nel modo soprasegnato ?
Passando alla quarta riga scontriamo altra non minore
difficoltà. Tentiamo, se è possibile, di superarla, e in prima
si avverta, che qualunque sia l' interpretazione delle prime
lettere CHO — Tè certo, che tra la lettera O, e la T non
manca che una sola lettera, la quale perchè il passo era ser-
vito di scalino di casa contadinesca per 1' attrito sì è cancel-
lata in modo, che non lascia indizio, né vestigio alcuno da
rilevare quale lettera vi fosse scolpita. Così pure non è da
dubitare, che la parola contenuta in quelle lettere, o intera,
o accorciata finiva in una T. Io dunque parte combinando
l' andamento dell' iscrizione, parte colla prevenzione , che il
sasso appartiene a quel luogo, che io in forza di congetture
molto probabili stimo essere 1' Urvino Ortense di Plinio, mi
auguro doversi supplire le mancanti lettere così: Munic.
HORT., cioè Municipes Hortenses, e tanto più me ne lu-
singo da che le lettere HO — .T , mi darebbero la parola
Hortenses, non temendo ch^ possa supplirsi alla lettera de-
6$2 'mClIELE PALOCI POLIGNAHI
trita tra la O^ e la T se non la R, tenendo sempre fenno^
che lo spazio vuoto più di una lettera non può ammettere.
La prevenaone in cui sono può avermi sedotto, non
v^go però, che contro la mia interpretazione nulla osti, o
che osti in modo da non poterla sostenere a fincHite di qua-
lunque altra si volesse immaginare.
Riguardo alle quattro lettere, che fo precedere alla su-
perstite C l^gendo MumC. Municipes, mi lu^ngo, die i
Periti lapidari non ci avranno molte difficoltà, mentre, quan-
tunque per indicare un Municipio spesso gli antichi s ser-
vissero della sola iniziale M. non eoa però per indicare i
Municipi, percui incidevano o Munte, o Munidpes , se al*
cuno opponesse, che li Hartenses, senza che preceda VRV.
VRVINATES, non indicano quanto si pretende, rispondo,
che gli aggiunti dei Municipi bastavano a indicare il Muni-
cipio senza confonderlo con altri, ed il luogo dove esiste il
sasso ce ne dee persuadere.
La quinta riga facilmente si supplisce con QVINQ. ,
Quinquennalitatis.
La sesta per lo vestigio dell^H e per lo stile ordinario
si legge francamente HVIC
La settima finalmente , che non offire che le lettere
NATO può leggersi OmatOj donato ecc., supponendo, che
seguisse nella parte mancante Aequo publico, corona ctpica,
omamentis triumphalibus, o altra di tante onorificenze solita
darsi alle persone benemerite. Tutto ciò premesso, potremo
leggere la nostra iscrizione con i seguenti supplementi.
[ex d.] d.
[t. ivJlio t. f. t. n.
[qv]i oc. ilPPIANO
[MVNIJc. H0[r]t. HONOREM
[Oym] QVENN ALITATIS
[h]vic primo
NATO . • •
L ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 6j3
XVI. Nome servile passato in cognome d' Ingenui.
8.
L. OCTAVIVS L. U LADA.
BABVDIA U L. ANTIOTA
L, OCTAVIVS L, F. LADA
C. OCTAVIVS L. F. LADA VIV.
E iscrizione sepolcrale come apparisce dall' ultimo no-
me colle sigle VIV^ cioè vives , eh' è il figlio^, che pone il
titolo al Padre Liberto della gente Ottavia, alla Madre e al
Fratello. Lada nome del servo, e poi Liberto è assunto per
cognome dai figli, come dal padre, ed è probabilmente il
greco Aa^ag cervtis anniculus ^ che per ordinario erano
greci, e significanti qualche qualità i nomi dei servi.
Ladas è nome di un Arcade illustre rammentato da
Pausania in Arcadicis. La gente Babbudia^ di cui la Donna
Antiopa era libera, è la stessa colla Baburia^ alternando la
D, e la R, e trovasi nelle collezioni lapidarie. Può essere
anche la Faburia per 1' alternativa fra la B, e la F parimenti
nota nelle collezioni, senza che stuimo a moltiplicare le
genti, e le famiglie Romane.
9-
PLAVTIO L
MIAE SILVANO
Ili VIRO A. A. A. F. F. \
NORVM. TV
OLLINO. A.
PIANI
Frammento di nobile iscrizione in marmo candido in
onore di soggetto illustre , qual fu Plau^io Lamia Silvano
stato console con Asinio PoUione V anno dell' Era cristiana
8i. Il prenome nei fasti è Mario, che potremo supplire nella
prima riga, e nella seconda integrare la parola, e scrivere
^54 MICHELE FALOCI PULIGNANI
Lamio j cognome noto della gente Plauzia. Seguiva secondo
il costume delle iscrizioni onorarie il novero degli offici^ e
magistrature sostenute dal personaggio in onor del quale si
ergeva il monumento^ ma il frammento non ci dà altro che
il suo triumvirato monetario nella terza riga ^ e in fine a
questa pare indicata qualche altra magistratura o di Seviri^
o di Vviri, XVviri sostenuta dal medesimo ^ e di questa ,
come ciò che siegue^ diffìcile è il poterlo supplire.
IO.
RVFVS
VS. e. F. APOLLVS
VS. Q.. F. GAMALA
C. L. NICEPHOR.
S. D. U PHILODAMS
Q. U IVCVNDVS
Altro frammento in marmo^ che stato riquadrato colla
martellina per uso di fabbbrica^ non ci presenta , che puri
cognomi di due figli di un Rufo, e di tre Liberti. Dal co-
gnome Gatnala di uno dei figli si potrebbe per avventura
argomentare, che il nome gentilizio del Padre Rufus, e di
esso loro sia quello di Lucilio, poiché un^ iscrizione presso
il Muratori ( N. Th. T. i. p. 135 ) ha il nome di un A Lii-
cilio Gatnala, e fi:a le Domane ve n^ ha un' altra parimenti
di Lucilio Cantala; finalmente un' iscrizione mancante da
me scavata fuori la Porta Ostiense, dove parimenti fu tro-
vata l' iscrizione del Muratori , ci offre un' altro Gamala
così: P. COR. P. CORNELIVS STATIVS XX: VIR.
R A. H. S ILIVS GAMALA VIR, H. A. H. S. P. IL
VIR. LOCVM. ELD.
E non dubito, che il nome della famiglia mancante delle
prime sillabe nella Iscrizione Ostiense non debba integrarsi
LVCiUVS.
L* ODEPORICO DELL ABB. Di COSTANZO 655
XVII. Di un Proculus Proconsole di Spagna.
II.
HISPAJUA. HAJJC.
• PROCVLVS,
. PROCONSVLE.
. OPTINVIT.
Breve ma bella iscrizione^ che ne dà un personaggio
illustre Proconsole di Spagna chiamato Procolo. E incisa
in pezzo di marmo pentelico, volgarmente Cipollino^ e
questo pezzo di marmo era parte di un Erma di cui più
sopra si è parlato. Se ne vegga il disegno nella tav. . . .
N. . . Le lettere sono eleganti, P ortografia nelle due voci
Proconsulej e Optinuit da indizio dei bei secoli deir Impero.
Della seconda voce scisse Quintiliano : secundam B. lite^
ram ratio postulai, aures magis audiunt P. E bensì alquanto
strana la punteggiatura, ma non è fuori dello stile lapidario.
Prima di far trasportare il sasso presso di me, parvemi enig-
matica V iscrizione, non sapendone comprendere il primo verso
Hispania hanc. Veduta la forma del sasso a guisa di Erma
con un^ incavo in cima, compresi che sopra vi era stata ap-
plicata una testa, o un simulacro rappresentante la Spagna,
e che il senso dell^ epigrafe fosse, che quella testa, o simu-
lacro simboleggiasse la Spagna Provincia Romana ottenuta a
governare dal Proconsole Procolo.
XVIII. Ricerche su la persona di questo Proconsole
e il tempo in cui viveva
Resta ora ad indagare chi fosse questo Procolo, di qual
famiglia, e di quai tempi. Il cognome di Procolo appartiene
a molti Personaggi illustri nella Storia Romana, come a
Licinio Proculo celebre Giureconsulto coetaneo e antago-
nista dell^ altro famoso Giureconsulto Cassio Longino, i se-
guaci dei quali chiamati furono Proculiani, e Cassiani. Ab-
biamo pure un Vewio, ed un Curzio ambedue cognominati
Proculi, e molti altri, che possono scontrarsi negli Autori,
6$6 MICHELE FALOCl PULIGNANI
e negP indici delle collezioni lapidarie. Dei Procoli ha trat-
tato il dotto Reinesio nel suo libro Eponymohgico che
spesso cita nelle sue lettere ad Rupertum , e nel Sjmtagma
inscriptiofium antiquarum. Ma io non so finora se questo
libro abbia mai veduta la luce^ e per le indagini^ che ne ho
fatto^ credo che sia rimasto inedito.
Il Vossio crede^ che l^ Eutichio Proculo nativo di Sicca
in Africa, e fatto Console da Marco Aurelio per essere stato .
suo Maestro di Grammatica latina, è lo stesso col gramma-
tico ProculOj che trovasi aver fatto alcuni scritti de Regio^
nibuSj et Religionibus ; così nota il Tillemont in M. Aurelio,
e alla parola Console aggiunge: ad Proconsulatum^ avendo
letto Vossio ad Consulatum, lezione che par favorita dalla
nostra epigrafe, secondo la quale il nostro Procolo fu certa-
mente un Proconsole, e Proconsole di Spagna. Un Procolo
sublimato alla dignità di Proconsole sotto Antonino Pio, e
Marco Aurelio il Filosofo, è rammentato da Giulio Capito-
lino nella vita di Marco Aurelio nella seguente maniera;
« Usus praeterea grammaticis graeco Alexandro , latinìs
« Frosio apro, et Pollione, et Eutichio Proculo Siccensi. Ora-
c torìbus usus est Graecis Annio Marco, Caninio celere, et
« Herode Attico, Latino Frontone Cornelio. Sed iftultum
« ex his Frontoni detulit, cui et statuam in senatu petiit,
« Proculum vero usque ad Proconsulatum provexiu » Era
dunque celebre un grammatico nomato Proculo nativo di
Sicca città dell' Africa nella Numidia da Procopio cognomi-
nata Sicca Venerea. Il Causobano sopra il testo di Capito-
lino scrive : Sicca Urbs notissima . . . videiur hic Proculus
ille esse^ qui sui temporis doctissimus Gramaticus.
XIX. // Procolo Proconsole della nostra Epigrafe
è probabilmente Eutichio Proculo di Sicca in Africa
dei tempi di Antonino Pio
precettore di Marco il Filosofo, e famoso grammatico
In difetto di migliori notizie, congetturo che la nostra
Epigrafe parli appunto di questo Eutichio Proculo grama-
L^ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 6$J
tlco famoso del tempo di Antonino Pio^ e Precettore di
lettere latine di Marco il Filosofo.
Nei tempi di Antonino i soggetti si nominavano^ ed
erano conosciuti col nome^ ossìa Cognome senza il Preno-
me^ e senza il nome della famiglia^ massime se erano fami-
gerati^ qual^ era il Precettore di Marco Aurelio. A que-
sto nostro Procolo pare che appartenga un frammento dì
lapida in onore di Antonino Pio scavato in Gaeta^ e ri-
portato da Erasmo Gesualdo nell^ sue osservazioni crìtiche
sopra la stona della via Appia del Pratilli. Il frammento è
cod riportato :
CAESAR
ONADRIAN
INO. AVO. PIO . P . .
VS PROCVLVS
RTI. ET LVC.
Il sospetto nasce dal vedervi il nome di Procolo e quello
di Antonino Pio sotto cui fiorì.
12.
.... TIT. HELENl.
Un tegolo^ anzi due trovati nello scavo col nome del
FigulOj o del Padrone dell' officina figulina^ che leggo Titij
Heleni, e così leggo per essere T ultimo i del Titij allungato
da equivalere a due i, e perchè il prenome di Tito non
^ indicava^ che colla semplice sigla T. Appartiene alla fami-
glia Ti^ia nota altronde, e mancando della parola Heleni il
prolungamento dell' t non si può prendere per la famiglia
Heleniaj sebbene anch'essa nota sugl'Indici delle famiglie,
ed Helenio era il nome gentilizio di Acrone notissimo scq-
liasta di Orazio.
.... (Sep)Eìa. pu. PERT. ...
MAX. F. F. (fortissimi)
.•••••• ERM* òAR • • a «
Archivio Storico li. 43<
6$^ MICHELE FALOa PUUGNANI
Egli è questo un rottame^ che se giungesse ad avere gli
altri pezzi^ potrebbe somministrare dei lumi^ e dei mezzi
per decidere sopra il nome che andiamo investigando. Era
senz^ alcun dubbio un monumento eretto in onore dell^ Im-
peratore Caracalla figlio di Settimio Severo, che vien no-
minato con il cognome di Pertinace^ sebbene secondo Sve-
tonio poscia lo deponesse per consiglio degli Amici. Le due
lettere F. F. si scontrano in altre lapide di Severo, ed una
presso il Fabretti ne istruisce doversi leggere Fortissimi per
trovarsi tutta stesa questa parola. La linea di sotto è can-
cellata con lo scalpello dove forse vi era il nome dell^ Im-
peratore Geta Fratello di Caracalla. Le ultime lettere si
leggono Germanici Sarmatici, e appartengono al Padre di
Caracalla, o ad alcuno degli Antonini, di cui facevasi egli
chiamare Nepote, Pronepote, Abnepote, come in altri monu-
menti si legge. Posto che la linea cancellata portasse il nome
di Geta, la lapida dovrebbe essere delPanno 2n primo del-
V impero dei due Fratelli, dopo la morte del padre, poiché
Geta fu morto senz'aver compito un'anno d'Impero. Forse
però il monumento fu eretto in onore di Caracalla, quando
solo imperava e forse con non minore improbabilità si at-
tribuirebbe a Settimio Severo, che nei primi tempi del suo
Impero adottò, e affettò il nome di Pertinace ut esset ( dice
un'antico) Imperator vere nominis ejus^ vere Pertinax^
vere Severus ; anche dopo la sua morte si trova il cognome
di Pertinace dato a Severo nelle antiche lapidi V. Grut.
Thes. 271. 1.
i4.
• • • • MARMOR • • • •
(te)MPORE. PONT. . . •
. . • MARCIO SECVNDO . . .
... VE. PRIVATORUM FIAT . . .
• . . INSRIBI. VT. MORES. T. . .
. . . QVOQVE. IMITANDI . . .
Dall' andamento delle parole, e dalla forma delle lettere
raccolgo che questo frammento (inciso in pietra marmorea.
L' odeporico dell' ABB. di COSTANZO 659
che sembrommi al primo aspetto giallo antico^ ma meglio
esaminata^ la conobbi pietra del luogo^ trovandosene della
qualità medesima bianca^ rossa^ e giallognola ) sia di un De-
creto Municipale^ che se conservato si fosse intero dovea
darci col nome del Personaggio ancora quello del Municipio^
e dei Magistrati che l'ordinarono.
Non vi leggo altro^ che il nome di Marcio^ e probabil-
mente il monumento riguardava qualche soggetto della
gente Marcia celebratissima fra le Romane.
15.
L. BABVDIO. L. L.
P. HETERIO. P. L. NAR • • •
L L. L. VITALI
. . . . VLIO. L. L. SPIRATO
. . . . RIO. L. L. FORTYNATO
• • • • IO* L« La VALE • • •
Questo frammento non serve ad altro^ che ad accrescere
il numero delle Iscrizioni trovate nel luogo di Collémaggio^
e a confermare V antichità del luogo ^ e la sussistenza di
un' antica Corporazione civile del tempi dei Romani ivi una
volta esistente.
Si dica lo stesso della seguente
16.
VS IVSTI
NVS ET CAE
SIA SATVRNINA
FILIA F.
Sono poi non pochi i piccoli frammenti con una^ o
con due parole^ ognuno dei quali formava parte delP Iscri-
zione diversa; di modo che dalla diversità delle dimensioni
di questi frammenti^ dalla qualità del marmo^ e dalla varietà
delle lettere di ciascun frammento^ ne risultano altrettante
660 MICHELE FALOCl PULfOHANI
Iscrizioni^ già esistenti^ quanti sono cioè questi firammenti^
vale a dire fino al numero di dodici^ e così la somma in-»
tera delle iscrizioni di G>llemaggìo ammonta finora al nu->
mero di XXVIII, il che ho voluto notare in prova, che
realmente in detto luogo vi era un] antico Municipio Ro-
mano, non potendo un tanto numero d' Iscrizioni di vario
argomento, e in gran parte onorarie, trovarsi se non dove
fosse esistita un^ antica corporazione civile, una Gttà, un
Municipio Romano.
XVm. SCORSA A FIRENZE.
l. Chiodo cubitale di bronco tolto dal Pantheon. —
IL Testa di Vitellio in carneo insigne. — IH. Calen-
dario Ruteno figurato. — IV. Bibbia Amiatina Mss. —
V. Virgilio del IV secolo. — VI. Orosio^ Quintiliano^
Flavio Giuseppe. — VII. Bibbia e Rotoli ebraici. —
Vili. Cella di Girolamo Savonarola. — IX. Plinio
lo Storico. — X. Lettere del Poggio e le Antichità del-
V Oricellarius. — XI. Bessarione. Apologia di Platone^
edi:^ione del 400. — XII. Depositi del Macchiavelli, del
Lancia di Giuseppe Patriarca di Costantinopoli^ del Ga-
lileo, di Leonardo Aretino, del Buonarroti.
Trovandomi in Arezzo non potei trattenermi di fare
una scorsa fino a Firenze, benché non potessi fermarmid
che pochi giorni, richiamato dalle mie incombenze a resti-
tuirmi alla mia residenza. Gustai dunque summis laHis,
come suol dirsi, le bellezze e gV insigni monumenti ch^ a-
domano questa Città, e la rendon una delle più vaghe d^I-
talia, anzi d' Europa. La molteplicità degli oggetti da un
canto, e la loro notorietà dall'altro, mi dispensarono di porre
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 66 1
in iscrìtto le tante cose vedute riguardo alle Scienze e alle
belle arti; trovo nondimeno fra le mie schede volanti e
fuggitive notate alcune cosarelle che per mia memoria vo*
glio qui registrare.
Fra i bronzi della Galleria vidi un chiodo preso dal
Pantheon di Roma^ grosso quanto un polso di uomo^ e
lungo un gomito. Notai il Bruto di Michelangelo non
terminato con i famosi versi del Bembo nella Base.
Fra le gemme un Vitellio di faccia^ creduto dal Mar-
chese Maffei il più bel cameo^ di tanti che si ammirano in
quel Gabinetto.
Due tavole con iscrizioni di un calendario ruteno ine-
dito^ più antico di quello pubblicato dai BoUandisti.
Nella Biblioteca Laurenziana ammirai la Bibbia Amia-
tina^ enorme volume in pergamena di caratteri quadrati^
che secondo il Lelong^ è la terza per antichità fra le Bibbie
latine superstiti. Il Canonico Bandini dotto Bibliotecario ne
ha composto^ e stampato una dissertazione sul pregio di
essa. — E osservabile il Tacito che si vuole unico Codice^
onde sono tratte l'edizioni stampate.
Celebratissimo sopratutto è il Virgilio con lettere on-
ciali del 4.* Secolo^ e mancante di un quaterno^ eh' è stato
supplito e scritto con arte meravigliosa^ e con tanta somi-
glianza dei caratteri originali per la forma e per l' inchio-
stro^ che ognuno il prenderebbe per V antica mano.
Un Orosio, il Quintiliano trovato dal Poggio nella
Torre di S. Gallo.
Nella Marciana^ os^a di S. Marco dei Gavotti una
quantità di Codici Mss.^ e fra questi un Flavio Giuseppe
delle antichità Giudaiche del nono secolo.
Molti altri Codici di S. Padri del X^ XI e XII secolo ;
una Bibbia greca del XIII^ un' altra ebraica , e due gran
volumi^ o rotoli parimenti ebraici ad uso dei Rabbini. Molte
rare edizioni del secolo XV, fra le quali si distingue il Ci-
cerone de Officiis.
Volli vedere la cella del famoso Girolamo .Savonarola
e vi lessi un cartello affisso alla Porta con queste parole
€*
662 MICHELE FALOCI P0LIGNASI
« Venerati lis P. Hieronymus Savonarola vir Apostolicus ».
Nella Riccardiana vi è un Plinio lo Storico naturale
del IX secolo che pretendono essere il più antico eh' esista.
Le lettere di Poggio Segretario di Giovanni XXIIL
U Orìcellarìus ( Rucellai ) sulle antichità Romane.
U Apologia di Platone di Bessarìone^ stampa del 400^
rarissima. Molti codici greci e varie cose inedite.
Santa Croce forse il più vasto Tempio di Firenze a tre
navi di disegno tedesco del celebre Arnolfo di Lapo.
Ivi vedesi il deposito del Macchiavelli Segretario Fio-
rentino erettovi da pochi anni dicono da una compagnia di
letterati^ o forse dal Senator Nelli : vi è incisa .1' epigrafe :
Tanto nomini nullum par elogium^ Nicolaus Machiavelli
obiit A. P. U. ÌS2J, ì^ Vìi pur il deposito del Dott. Lanci
con la sua statua in piedi^ il che non si voleva permettere
dalK Arcivescovo. Vi sono inoltre i depositi del Patriarca
di Costantinopoli Giuseppe, che morì nel Concilio Fioren-
tino dopo sottoscritto il Decreto di unione^ del Galilei^ di
Leonardo Aretino, del Buonarroti ed altri.
l' odeporico dell' ABB. di COSTANZO 66$
APPENDICE
L
ASSISI.
Non debbe recar meraviglia -se io in oneste memorie
Odeporiche non ho giammai parlato della (^ittà di Assisi e
dei suoi antichi monumenti^ avendone ragionato a lungo nel
Libro intitolato : Disamina dei Monumenti ^ e dei Scrittori
che riguardano S. Rufino Vescovo e Martire di Assisi, e
specialmente nella terza Appendice al medesimo Libro ag-
giunta. Tuttavia trovando fra i miei Zibaldoni alcune cose
che non ebbi occasione di notare nell^ Opera suddetta^ come
troppo estranee all' argomento mio^ le riferisco qui a com-
pimento deir Odeporico della Provincia dell' Umorìa.
I. Due Breviarii del secolo XIIl^ ad uso
di S. Francesco e di S. Chiara.
Non dirò di alcune cose notabili osservate in due vec-
chi Breviarj l' uno stato ad uso di S. Francesco , e con-
servasi nell' antica Chiesa di S. Damiano , V altro stato ad
uso di S. Chiara dove fin' oggi si custodisce come Reliquia^
ambedue dei tempi d' Innocenzo III^ e di Gregorio lA; e
mi sono di ambiane giovato per provare l' antica tradizione
della Chiesa di Assisi rispetto al suo Santo Vescovo^ e Mar-
tire Rufino. Gli estratti da me fatti sono riuniti con altri
simili di Codici di varie Biblioteche^ che ho visitate.
IL Codice del secolo XII dei Commentari
di S. Ambrogio sopra S. Luca.
Dirò intanto^ che nella Librerìa del Sagro Convento di
S. Francesco {% osservai alcuni Codici di non molto pregio^
(i) Dei codici conservati in questa libreria ha testé parlato il eh. p. Ehrle nel I.
fascicolo ddr Archivfur die Utteratur- und Kirchengeichichte des Mitielaitert he*
rautgtgeben von P, H. Den(/le O. P, undF, Ehrle S* L Berlino, 1885.
é64 MICHELE PiOOCI PVLICNANI
e due ne trovai notati nelle mie schede^ uno membranaceo
in foglio di giusta forma col commentario di S. Ambrogio
suU^ Evangelio di S. Luca^ che occupa novanta fogli scritti
a colonna con le iniziali formate di figure di animali qua-
drupedi, volatili, pesci inge^osamente intrecciati, e lo reputo
del secolo XII. 1/ altro e in cjuarto parimenti in pergamena,
nel cui terzo foglio vi è scrìtto a lettere dorate Ltber Petri
Francisci Pauli de Urbeveteri, e contiene il Cronicum Eu-^
sebii et Hieron^mi cum su^eradditis Prosperi. Prae fatto
Hieronjrmi; quivi ove parlasi del battesimo amministrato a
Costantino da Eusebio Nicomediense vi è la seguente nota
a pie di pagina.
III. // Chronicon di Eusebio in pergamena
con un' annotazione del Petrarca trascritta dal Codice
di Eusebio^ scritta di sua mano.
« Posuerat clarissimus Poeta D. F. Petrarca in Eusebio suo,
a quem propriis manibus scrip^rat, hanc additionem dicen-
« tem sic : has duas additiones sic reperì in exemplaribus.
« Vide le^endam SS. Felicis, Simplicii, Faustini, et Ben., et
« legitur m fine lulii. Continetur, quod Constantinus Con-
« stantini filius fuit a B. Felice hereticus declaratus, eo^ quod
« ab Eusebio Nicomediensi fuit rebaptizatus, et ita inveni
« in antiquissimis Libris. Dicunt aliqui, quod Constantinus
« maior niit rebaptizatus ab isto Eusebio, tamen verìus vi-
« detur, quod non, prout apparet in tripartita Cassiodorì....
« ibi enim apparet quod Eusebius simulabat se ab Ano re-
te cessisse, et propterea videtur, quod Constantinus credens
« eum Catholicum ab ipso se fecerat baptizarì. Sit tamen
a salva veritas historìae, quae continetur in legenda S. Sii-
ci vestrì ». Da questa notarella si riconosce che il Petrarca
non era senza la buona crìtica.
IV. Cronaca mss. in pergamena del secolo XllU
0 principio del XIV^ forse inedita.
Ebbi pure in mano dal Sacro Convento una Cronica
MS. del Secolo XIII, o princij)) del XIV. in pergamena,
della quale mi son servito specialmente nell^ Appendice terza
l' odeporico DELL^ABB. di COSTANZO 66$
delle Iscrizioni romane unita al Libro suddetto di S. Rufino^
e avendola di nuovo richiesta per esaminarla con maggior
comodo^ non si è più trovata^ o che non l' abbiano saputa
ricercare, o che sia stata involata, come è seguito di varj
Codici dello stesso Sa^ro Convento in tempo della Demo-
crazia. Io poi non dubito, che nella Libreria medesima vi
sieno molti altri Mss. non di molta antichità, ma dei tempi
posteriori a S. Francesco, dove vi avrà degli aneddoti degni
di curiosità, se con diligenza ed attenzione si esaminassero.
Così pure nelP Archivio vi sarebbe da ripescare delle me-
morie del Secolo XIII in giù di molto giovamento per la
Storia di quei tempi, ed io stesso vi avrei applicato volen-
tieri se avessi scontrato Bibliotecarj, e Archivisti portati per
siffatte ricerche. Nel Sacrario, ossia ReUquario vi è un Ca-
lice con intorno il nome dell' Artefice e del Papa Nicolò IV,
lavoro della fine del Secolo XIII, e la memoria è la sesuente:
Nicolaus Papa Quartus. Guccius Mariae de Senis/ecit. In
un' Ostensorio antico di forma Poligona, e piramidale leg-
gesi intorno al piede : Opus Matthei Ant. F. et Ant Raf-
faelis F. aurijicum Perusinorum.
V. Iscrittone Illirica incisa a spira intorno
a un Cilindro d' argento doralo.
Più attenzione merita un' altra memoria incisa a spira
intorno a un Cilindro d' argento dorato, eh' è riportata nella
tav. dei Monumenti. Nel Coro della Chiesa superiore, opera
d' Intarsia a figure assai belle pel disegno, e per l'esecuzione
vi è la seguente Memoria del tempo, e dell Artefice.
M. F. SASO GENERALIS
FIERI CVRAVIT. -«-^
DNICVS DE STO SEVERI
NO ME FECIT MCCCCI.
V. Iscri:(ioni antiche scoperte dopo la pubblicazione
delle altre di Assisi.
Per le cose di Assisi debbono aver luogo in queste
memorie altre cinque iscrizioni scoperte dopo la pubblica-
666 MICHELE PALÒCl PULIGNAMI
zione delio spesso citato Libro di S. Rufino dove sona re-
gistrate tutte le antiche lapide di quel Paese^ e sono le se-
guenti.
I.
M. PETTIO. M. L.
PRIMIGENIO
PAEDAGOGO
M. PETTI SEVERI ET
PETTIARUM PTOCVLES
ET SEVERES MIEMESETVS
PATRI PIENTISSIMO
a.
vixrr AN. L D. IV.
FAVSTVS FRATRl SVO
POS. L. TVRPIUO SALVIO
3-
D. M.
TETTIENAE
SVCCESSAE
TI. CLAVDIVS
IVSTINVS
COIVGI
B. M.
4.
C)
(i) Coti nel manoscritto.
> :. . >
L ODEPORICO DELL ABB. DI COSTANZO 66^
S-
AVTRONI . . .
SPONSAE
AVTRONIA MOD[esta]
SORORI.
La prima fu disotterrata alla costa di S. Sabino del
vocabolo Cavodacqua. La seconda mancante vedesi* al di
fuori della Tribuna di antica Giiesa sotto il titolo della Tri-
nità posta al basso della suddetta costa di S. Sabino. La
terza trovasi fuori la Porta rustica del Monastero di S. Chiara.
La duarta contiene poche parole per essere segato il marmo
ad altro uso. La qumta finalmente esiste nefia Chiesa di
S. Lucia al Ponte di Bastia.
VIL Due medaglie; una greca di Feneo, r altra osca
di Cumeliterno; ambedue rare^ e singolari.
Non parlo qui delle monete antiche^ e delle Corniole
trovate nelle campagne di Assisi^ e capitate in mie mani^
Perchè di tali mercanzie s^ incontrano da per tutto nelle
Provincie Romane. Ne rammenterò due di pregio trovate
in campagna fuori di ogni mia aspettazione^ una greca con
V epigrafe OENEAN appartenente cioè a Feneo Qtta dell^ Ar-
cadia nel Peloponeso rarissima fra le Urbiche^ e per alcune
particolarità^ cne non sono nelle poche Medaglie Feneati
conservate nei più ricchi Musei^ forse unica. IJ altra non
meno pregievole e rara è con V epigrafe Osca di Cumeli"
temo. Queste monetine hanno somministrato un' articolo
alla mia Deca archeologica (').
VIIL Descrizione di varj bronci pretesi Antichi.
E giacché siamo sopra le anticaglie^ non tralascierò di
dire^ che mi fu mostrata una Cassettina piena di bronzi^
(i) Vedi lopra, nelP Eienco degli tcritti del Di CoiUiixo il n. XU, pag. 539.
668 MICHELE FALOCI PULIGNANI
pretesi antichi^ e ne volli &re la descrizione che q|^uì sog-
giungo per disinganno altrui. Seppi che tutti questi bronzi
erano stati acquistati da un giovane gentiluomo Perugino^
che girava per la Provìncia dell^ Umbria, e della confinante
Toscana raccogliendo anticaglie, senza aver capitali per di-
scernerne la smcerìtà, e il vero pregio, onde restò ingan-
nato dalla malizia degli impostori, che insidiano le borse
dei semplici. Questi Bronzi sono.
i.^' Un Idolo etrusco di bronzo aito once dieci e mezzo
compreso lo spuntiglione che ha sotto la base, simile del
tutto a quello riportato dal Lanzi, nel suo saggio alla
Tav. XV. È secondo me legittimo e sincero, e se avesse
V iscrizione etrusca figurereboe in qualunque Museo.
2.° Altro Idoletto alto once sei e mezzo, sull'andamento
dell' antecedente, più rozzo però, e meno lavorato senz' i-
scrizione ancor' esso.
3.° Una figura di bronzo alta sett' once e mezzo , di
uomo barbato con veste barbara, col capo involto in una
Cuffia, e due iscrizioni in caratteri rilevati, una al petto
con queste parole L. ANTONI . . . , l' altra sotto al ven-
tre in un cartello che sostiene con ambe le mani, e le let-
tere . . . ALLVI ... ; la credo impostura.
4.* e 5.* Due lamine di bronzo lunghe circa sei once, e
larghe tre e mezzo, di getto con caratteri etruschi rilevati
di tre linee ambedue slmili. Una sembra corrosa dal tempo,
ma sospetto giustamente che sia fatto ad arte, e perciò am-
bedue le ho per un' impostura.
6.* Altra laminetta di bronzo lunga circa sei once^
larga una e mezzo, con iscrizione etrusca 8/ìM3tA/ì)l ^
cui non assicuro la sincerità.
7.* e 8.* Due altre lamine di bronzo simili di getto
con caratteri rilevati greci in nove linee, alte once circa sei,
e larghe tre e mezzo, logore in parte ambedue, ma in
modo, che una può supplire le mancanze dell' altra , sem-
brano le corrosioni artificiali piuttosto che opera del tenipo,
onde le reputo false. L' Iscrizione è registrata nella Ta-
vola • • . Un' iscrizione del tutto simile in pietra lapisla-
zuli si vede nel Libro di Giovanni Agostini Senese intito-
lato Le gemme antiche Jìguraie P. 11. N. 37, che egli chiama
caratteri magici intagliati nel rovescio di un Abraxas, che
rappresenta varj simboli anche osceni dei Basilidiani.
9.^ Laminetta quasi quadrata della dimensione di tre
once, di getto anch'^essa con una figura fi:a due tabelle ,
l' odeporico dell' ABB. di COSTANZO 669
nelle quali sono espresse per lungo due per due le lettere
seguenti AA. EE. Aa. AR. etc. La figura poi ha la testa
cornuta di Bue vestita fino a mezza coscia con in mano un
flagello pendente con tre cordoni ^ o piombarole. Anche
questa è impostura.
IO.* e II.' Due altre laminette di bronzo lunghe once due
e mezzo^ e larghe un^ oncia. Ambedue con caratteri greci^ e
certi segni come nella Tav. . . •
12/ Lamina di bronzo di figura piramidale troncata^
larga nella base once cinque^ e alta due e mezza^ con ca-
ratteri greci di colpo di Martello.
13.* Lamina quasi quadrata di circa once tre^ con circolo in
rilievo formato da un serpente, e dentro lettere, e segni dei
soliti amuleti gnostici, e Basilidiani col consueto Abraxas.
14.* Un asse etrusco di once otto con Giano bifronte
barbato da una parte^ e daìV altra una testa d' irco, e in-
tomo l'epigrafe 33.JfìOA| cioè Velatri. Impostura.
15.* e 16.* Due lamine di figura conica alte once cinque
e mezzo, larghe nella base circa tre once, una guasta, V al-
tra quasi intera. Nella parte superiore vedesi una figura con
viso imberbe, e capelli distesi fin tutto il collo, e sembra
come fasciato e invece di braccia sporgono dalle s{>alle due
bende per parte estese fino ai piedh Nella parte inferiore
vedesi il Pentalfa, o Pentagono senza però la solita lettera,
e invece di esse altre a capriccio. Tutto è rilevato, e perciò
ancora tutto è sospetto.
17.* Lamina di bronzo alta once cinque, larga circa^ tre,
e appartiene alle superstizioni abraxee, o basilidiane. E di
getto, rappresenta come una creatura fasciata, ma realmente
ha il corpo di scorpione; termina colla coda di quell' ani-
male, con faccia umana radiata emblema del Sole. Sotto la
coda si vede chiuso in un rettangolo il solito iaw (tao). Nel
petto della figura si veggono due firecce decussate ecc.
i8.* Un Oronzo sìgillatorio lungo tre once, largo una,
con caratteri in tre linee, come siegue
IMPEMIAVR
COMMODI
ANTONINI AVO.
19.* Lamina grossetta lunga circa tre once, e mezza, e
larga una e mezzo, di gitto con bei caratteri rilevati, cioè
éyO MICHELE FALOCI PULIGNANI
DRVSO CAESARl
TI. AVG. F. DIVI
AVO. N.
S. C.
Dietro la lamina vi sono non bene espresse quest^ altre
lettere di forma maggiore. ME.
P. L. DD.
20/ Lucerna di bronzo di tre pezzi uniti con vite da
servire per lucerna da olio al di sotto, e per bugia al di so-
pra, mediante un tubo da inserire il candelo.
21/ Lamina di bronzo lunga circa once quattro e
mezzo, e larga un terzo di oncia con iscrizione etnisca scol-
pita collo scalpello: /iARtHlAAOtMI? Trovo tal quale
Ìuest' iscrizione in caratteri romani in una umetta di Chiusi.
ARTHIAOTANIS. L'Abate Lanzi la riporta nel suo
saggio pag. 174, e legge Otanisia. Tale conformità basta
Eer iscopnre V impostura dì questa laminetta ancora, seb-
ene il Marchese Maffei nella sua arte critica lapidaria cap. 2.
§. I. voglia che le iscrizioni in lamine di bronzo sieno pU"
rae, putae antiauitatis indubitatUm ferme argumentum,
io però delle qui descrìtte appena una, o due le tengo per
sincere, o al più qualcuna d!elle abrazee.
IX. Di alcune Corniole letterate, e altre anepigrafe.
Proseguendo l' incominciato argomento di anticaglia^
£airò memoria di alcune Corniole letterate o vedute, o ac-
quistate da me, e sono le seguenti: 1/ Una Corniola con
figura ignuda incedente con cimiero iln testa, asta alla man
diritta, scudo umbilicato alla sinistra, e perizonio al fianco,
dietro la figura neir arca a sinistra vi e inciso : BLETE.
2.° Altra Corniola con figura ignuda fino all' inguine posta
entro una cesta, o barca, con testa raggiata, e sopraposto
il Moggio, due Aquile a diritta e a sinistra, una Stella sotto
la prima versò cui la fig[ura stende la mano, e nell'area due
lettere : 2. A. cioè la prima sillaba del nome 2APAITI2 Se-
rapis, e rappresenta il naingium Iridis. jt/ Altra con figura
di una vittoria, da una parte le lettere Q. F. R. e dalr al-
l'odeporico DEL^ABB. di COSTANZO 67 1
tra NO da leggersi unite Q. PRONTO. 4.** Altra rappre^
sentante Ajace che sostiene Achille^ o che riporta il suo corpo
alla Tenda. Ho preso 1^ impronta di questa Corniola benché
anepigrafa perche 1^ incisione nella figura di Ajace barbato^
e per il cimiero somiglia all' etrusca letterata di uno Scara-
beo del Gabinetto dei Duca d' Orleans riportata dal Lanzi
nel suo saggio. Passò in Perugia^ e si pretendeva lavoro e-
trusco^ ma supera di troppo 1 arte degli Etrusci.
X. Agata con macchie rappresentanti volto umano.
Il Sijg. Barone Crispoldi^ di cui si è fatta onorata men-
zione^ mi mostrò un' Agata di un' apparente singolarità ac-
quistata da lui al prezzo di parecchi Zecchini^ e fatta legare
in un' anello in modo di poterla estrarre , e considerarla
per ógni verso. Le sue macchie formano come una ma-
schera^ o volto umano con gli occhia naso^ bocca^ e guance.
La giudicai fatta con arte per mezzo di sostanze metalliche
sciohe dagli acidi^ di cui si è fatta impregnare V Agata , e
se ne scuopre l' impostura esponendola a un calore mode-
rato^ o immergendola nell' acido nitroso. Non se ne persua-
deva il Sig. Barone^ onde per convincerlo l' Agata fu man-
data a Roma per sentirne il parere di un' eccellente Lito-
logo, Chimico, il quale confermò l' artificio, e l' impostura.
Dello stesso Calibro sarà stata la famosa Agata del Re
Pirro che rappresentava le nove Muse con Apollo come leg-
^esi in Plinio il naturalbta, di altre simili imposture ragiona
il Manette nel trattato des Pierres gravées. In Germania
dicono fosse trovata un' Agata con r imagine • di un Cro-
cefisso, e nella dissertazione di Michele Lazzari inserita nel
T. 48. della raccolta Calogeriana si trova descrìtta una Cal-
cedonia col ritratto di un Duca di Baviera. Mi ricordo di
aver letto nei pubblici fogli , eh' era stata mandata dalla
Marca alla Regina Carolina di Napoli un' Agata dove era
delineata con macchie credute naturali la Carta Geografica
del Regno di Napoli colle sue Isole adiacenti.
XI. Corniola con Organo idraulico^
ed un Sarcofago etrusco.
Ho presso di me due Corniole, in una vi è inciso
un' Organo idraulico con una mezza figura di sopra rappre^
6^2 MICHELE FALOCl PULIGNANI
sentante V Organista^ e ai lati di sotto due figurine ^ che
maneggiano li stantuffi ( emboli ) posti di qua, e di là vi-
cino alle figurine. Si crede intaglio del basso impero dei tempi
di Teodosio^ e Onorio^ abbiamo però un'Organo idraulico
in medaglie di Nerone^ e potrebbe essere la (Corniola anche
delF alto Impero. U altra G)rniola alla sinistra della figura
sono incise le lettere W. M, che lette a rovescio M V N
indicano un Munajio nome cU chi ha inciso^ o fatto incidere
la Corniola. Un A. MVNATIVS leggesi in due lapidi se-
polcrali dell^ Umbria^ dove si è trovata c^uesta G)rniola. Ag-
giungo una terza Corniola venutami dai confini di Sabina^
ed è uno Scarabeo con intaglio etrusco senza lettere; l'A-
rea è distinta in due piani; nel superiore vi è la figura sdra-
jata su la coscia sinistra^ appoggiata sul gomito^ e tiene in
ambe le mani^ come un tralcio di vite: La figura è barbata^
cioè un Bacco etrusco. Nel piano inferiore sono incise sei
Diote^ cioè vasi da conservar vino. E coronata^ come le al-
tre pietrelle etnische, di un'ornato, o cornice.
XII. Crisobulla, ossia Sigillo d' oro
di Eadmondo £ Inghilterra Re di Sicilia.
Mi avvenne di vedere in mano di un' Orefice una Cri-
sobulla, ossia un Sigillo d' oro eh' era stato pendente da
qualche Diplòma onginale, da dove fu strappata, e involata
nell'invasione di Roma del 17 gg. Vi era da una parte un
Re in trono tenente lo scettro con in cima il giglio, e con
la sinistra tenente il globo, e vi si leggeva intorno a carat-
teri teutonici ; Eadmundus de Ada Siciliae Rex :
dall' altra parte era scolpito uno scudo , o arme con tre
Leoni insegna d' Inghilterra, e intomo 1' Epigrafe: Eadmun-
dus natus Regis AngUae illustris, da che si raccoglie, che
la Pergamena dove pendeva questo Sigillo d' oro fosse il
documento di omaggio, e vassallag^o prestato al Papa dal
Re Eadmondo figlio del Re d' Inghilterra per l' investitura
del Regno di Sicilia. Quesf affare d' investitura appartiene
all' Anno ^^SS* ì^ ^^ì ^ P*P^ Alessandro IV investì del
Regno di SiciUa il suddetto Eadmondo.
L^ ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 673
XIII. Encolpio d' oro con le Immagini
di 5. Pietro f e di s. Paolo.
Vidi parimenti dallo stesso Orefice una Teca d^ oro
massiccio a uso di Encolpio con fori per il cappio da tenersi
appeso al coUo^ e vi erano a rilievo le teste dei due Prin-
cipi degli Apostoli di nobil disegno^ e perfetto lavoro fatto
in tempo di Papa Innocenzo XIII. di cui vi era scritto il
nome. Mi figuro che vi fossero state rinchiuse per entro le
Reliquie dei medesimi Apostoli^ e che passato questo En-
colpio in mano di Papa Pio VI. fosse poi stato rubato nel
sacco dato alle stanze del Papa^ e venduto agli Orefici.
Credo che questo iappunto sia quel Reliquiario, cne Pio VII.
portò appeso al collo nel viaggio di Vienna, e che ragionando
con alcuni Vescovi, che concorsero a rendergli omaggio nel
suo passaggio, disse loro mostrando le Immagini di S. Pie-
tro, e Paolo, che conduceva in sua compagnia due insigni
Teologi.
n.
BADIA DI FARFA
Non ho mai avuto fisso soggiorno nella celebre Badia
di Farfa, ma stando in Roma mi ci recava specialmente in
Primavera per respirare 1^ aria aperta della Campagna , o
per pascere il mio genio svolgendo le antiche pergamene, e
Codici di quell^ Arcnivio tanto famoso dentro, e fuori d' I-
talia. I Registri Farfensi, che comprendono immense, e pre-
ziose memorie del Medio evo sono assai noti, perchè debba
io qui trattenermi sopra di essi. Oltreciò i documenti che
contengono sono oggimai o tutti, o quasi tutti pubblicati
parte dal Mabillone, gran parte dal Muratori, non pochi an-
cora nei varj Opuscoli di Monsignor Galletti Vescovo di
Cirene, e vi ha appena Scrittore diplomatico, o Storico
delle cose del medio evo spettante air Italia, che non siesi
Archivio Storico 11 . 43.
674 MICHELE FALOCl PULlGNANt
giovato dei Registri Farfensi^ e non gli abbia citati^ ed anco
nuovamente prodotto or l' uno, or V altro di quei monu-
menti. L'ultimo a profittarne è stato il Padre Abbate Fat-
teschi Cisterciense nelle sue Memorie istonche Diplomatiche
rìsg[uardanti la serie dei Duchi di Spoleto, dove colla scorta
dei Registri Farfensi illustra la topografia d' Italia dei tempi
di mezzo, e riporta nelP Appendice sopra cento venti stro-
menti cavati da quei Registri, rettificandone le date, e cor-
reggendo varj errori presso il Muratori, e massime presso
il succennato Vescovo di Cirene (*).
Lasciando dunque di parlare dei Registri, e Perdamene
Farfensi, m' intratterrò a oar notizia di dcuni Codici MSS.
e di altri antichi monumenti, che ho potuto esaminare da
altri non prodotti. (*).
I. Passionario in pergamena del Xj o XI secolo
degno di osservazione.
Non sono molti i Codici della Biblioteca, e la maggior
parte sono stati trasportati alla Vaticana, alla Barberina, ed
in altre Biblioteche insigni di Roma. Fra i superstiti vi è un
Passionario in Pergamena in foglio minore segnato colla
lettera B., che lo giudico del Secolo X, o almeno XL Porta
il titolo « Passiones, vel Acta diversorum Sanctorum,
« c^uae nos idcirco congruo sibi ordine non posuimus,<|uia
a sicut ea diversis temporibus, diversis^ue in locis invenire
« potuimus, ita et huic volumini indidimus ».
Precede V Indice degli Atti, e delle Vite dei Santi di
bel carattere, del quale pur sono i principj di ogni capo.
(i) Fa meraTiglia che 1' ab. di Costanzo dica che i docamenti £irfen8Ì furono
tutti o guati tutti pubblicati. Il Regetto Farjknte di Gregorio di Catino , ricco di
circa 1400 documenti, si è cominciato a publicare solo da alcuni anni, dai eh. sigff. I.
Giorgi ed U. Balzani per cura della K, Società Romana di Storia Patria, Ne abbiamo
finora il volume 11 (1879) « '^ 1^' ( 1S83).
(3) Suir ArchÌTÌo e sui ms. di Farfa dà alcune notizie il eh. sig. Isnazio Giorgi ncl-
V Archivio della Società Romana di Storia Patria, Roma, 1879, yoI. II. pag. 409 «
segg. in un articolo intitolato : Il Regetto di Farfa e le altre opere di Gregorio di
Catino,
L ODEPORICO DELL ABB. DI COSTANZO 675
ma tutto il resto del Volume di un carattere rozzo, e di
mano non italiana, forse di qualche Monaco Francigena, che
molti ve n^ erano di quella Nazione nel Monastero Farfense,
e mi confermo in questa idea dal vedere trascritte le vite
di molti Santi delle Gallie, quali sono S. Leodegarìo, che
fiorì sotto Lotario Re dei Franchi, S. Aredio Abbate sot-
to il Re Teodeberto ; S. Martino, S. Sulpicio, i Santr Dio-
nisio, Ruffino, ed Eleuterio, S. Germano, S. Marziale, S. Be-
nigno, S. Quintino, S. Saturnino ecc. tutti appartenenti alle
Gallie, Vi ho letto molti Atti sincerissimi de' Martiri, e
molte storie di Santi, che meritano di essere ben conside-
rate, e confrontate con quelle de^li Agiografi, e molte an-
cora di esse singolari, e non ovvie negli altri libri Passio-
nari. Ho trascritto il Catalogo di tutti gli Atti, e Vite con-
tenute in questo Codice secondo V ordine con cui sono ri-
portati, notando qualche cosa ancora per mia memoria : quel
Catalogo è unito nel volumetto dei miei estratti. Questo
Codice dev'essere il Lezionario veduto in Farfa dal Ma-
bilione, e notato a pag. 146 del suo Iter Italicum colle se-
guenti parole. Extat vetiAS Lectionarium ex quo quaedam
Ada MartjTum collegtmus.
II. Legionario in gran foglio in pergamena
con alcune notabili rubriche.
« Incipiunt festa, seu passiones SS. Martirum a Pascha
<r ad Adventum Domini^ auae forte si in Dominicis eve-
<r nerint diebus in tertio Noctumo leguntur cum praescrip-
« tis Omeliis. Aliter autem apud nos minime leguntur ».
Tal' è il titolo di un Lezionario membranaceo in gran
foglio, dove dopo le passioni dei Martiri vi è soggiunta
quest' altra Rubrica, riinc vero Omeliae congruae de supra^
scriptis festivitatibus sequuntur, quae sicui superius praeli-
batum est^ in Dominicis diebus si venerint legantur. Da am-
bedue queste Rubriche si raccoglie, che gli antichi Monaci
Farfensi non facevano V ufficio de' Santi cadendo nel giorno
di Domenica, vale a dire, che in tal giorno facevano l' of-
ficio de Dominicaj contentandosi di recitare la leggenda de'
Martiri, e dei SS. solamente nel terzo Notturno, come oggi
si pratica per le leggende dei Santi, che chiamano semplici
distinzione dagli Antichi, non conosciuta. In verità le per-
676 MICHELE FALOCI PULIGNANI
sone gravi^ e ben intese dei sagrì Riti ecclesiastici non ap-
provano^ che nei giorni di Domenica invece dell^ Officio
de ea, si reciti quello dei Santi, quale stile è invalso a un
segno presso alcuni corpi ecclesiastici , che infra l' Anno^
fuori dell' Avvento^ e Quaresima^ e ciò non sempre^ raris-
simamente accade^ che si reciti V Offici! de Dominica oc--
currenie» Ho parlato con qualche Ecclesiastico^ e Canonico
della Cattedrale^ che appena conosceva gV Inni Ambrosiani
della Domenica^ non cne delle Ferie perchè di rarissimo si
recitavano.
IH. Parltcola della Leggenda di s. Felice IL
Papa, e Martire.
Non trovo segnato altro nelle mie Schede di questo
Lezionario^ se non queste parole della Legjgenda^ o passione di
S. Felice Papa: « Ab eodem vero die fìiit persecutio magna
« in Clero^ ita ut intra Ecclesiam Petri^ Clerici necarentur,
« et martyrio coronarentur. Depositus est Sanctus^ ac Bea-
a tissimus Papa Felix de Episcopatu suo, et abitavit in
« praediolo suo^ quod est via Portuense^ et levatus exinde^
« et ductus in Civitatem corona passus est ibi capite trun-
« catus, et martyrio coronatus quarto idus Novembris. Ex
« inde raptum corpus ejus a Presbyteris, et Qericis^ et se-
« pultum est in Basilica quam inse construerat in via Au-
« relia quinto decimo Kalendas Decembris in milliario se-
te cundo. Cujus natalitium celebra tur quarto Kalendas
« Augustas ».
Questo S. Felice Papa è il secondo surrogato a Libe-
rio^ cacciato in esilio per le insidie de^li Ariani. La Storia
di questo Felice 2., la sua elezione^ vivente Papa Liberio^
il suo Martirio^ la sua sepoltura sono punti assai involuti^
che il grande Baronio va sviluppando negli annali Ecclesia-
stici. Si pretese pochi anni fa di scoprire in Roma in una
Vigna V epitaffio di questo Pontefice^ e si stampò un grosso
Volume in quarto per comunicare al pubblico la scoperta:
Ma V epitaffio nulla ha che fare col Papa S. Felice iL, e
appartiene a un tal Santimione Papaie, cioè Educatore.
L ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO ^TJ
IV. La favola Opilionis, et Lupi in versi Elegiaci
di Morholdo Vescovo di Rennes mancante del principio.
Nelle coperte di un piccolo Codice in ottavo^ che ap-
parteneva al Monastero di S, Vittoria della Diocesi di Fer-
mo dipendente da quello di Farfa^ trovai trascritta, man-
cante però del principio, la favola Opilionis j et Lupi in versi
elegiaci dal verso.
« Cumque videt Pastor captum pendere latronem »
fino all' ultimo verso
« Nuper eram Monachus , Canonicus modo sum »
in tutto quaranta due distici. Si trova questa favola fra i
componimenti di Marboldo Vescovo di Rennes che fiorì
nelP XI e XII secolo , pubblicati in fine delle Opere del
Ven: Udeberto Vescovo Turonense dal Maurino D. Anto-
nio Beaugendre Parigi 17 oj in folio.
V. Epitaffio di Stefano Abbate di s. Vittoria
Monastero della Marca.
Vi era pure r epitaffio di Stefano Abbjate del detto Mo-
nastero di S. Vittoria in questi poco felici versi.
Hoc jacet in tumulo fortìs, justus, regula morum
Sidus Pastorum, nec non, et culmen honorum
Abbas f. f. Stephanus de more vocatus
Donis dotatus virtutibus intitulatus
Protegat hunc ergo victrk Victoria Virgo.
Di queste bagattelle, e di alcune altre, die noterò più
innanzi ne detti parte con lettera ad un mio Amico il ce-
lebre Signor Abbate Cristoforo Amaduzzi, che fu nel tempo
stesso pubblicata nelle novelle letterarie di Firenze (').
VL Due iscrÌ7^ioni in piccola tavoletta di marmo
una antica, V altra del basso evo.
In un piccolo Mattoncino di marmo esistente nelF Ar-
(\) Di qaesta lettera ho fatto cenno a pagg. 537-5 38» n. IX.
6^i MICHELA FALOCl PULlóMxKl
chivio erano incise le due seguenti Iscrizioni , una antica^
r altra dei tempi di mezzo.
T. SCAPTINVS
T. ET. D. L.
CLVMENVS.
MVS QVOD ABB lOHS CVM CVNCTA
CÓNGREGATIO FECIT DEVOTVS
Leggo quel Mus della seconda iscrizione munus, e dal
nome di Giovanni Abate di Farfa si rileva^ che questa
memoria fu incisa circa 1^ anno
VII. Sarcofago di Marmo con V Epitaffio
di Berardo AhaU di Farfa del lijo.
Avendo risaputo^ che nei sotterranei del Monastero vi
erano due grandi Urne di marmo^ le feci trasportare ambe-
due^ e collocare in luogo più degno^ cioè nel ripieno della
scala alla pubblica vista ('). Una di esse lavorata a semplici
strigini, o pure onde, era servita per deposito delP Abbate
Berardo di Farfa, nome celebratissimo nelle Storie, e nei
Registri Farfensi. Nel cartello in mezzo delP urna vi è scol-
pita la seguente iscrizione in ottimi Caratteri
D. ABBAS
BERARDVS
Ma C La
SEMPER VENERABILIS
PRIMA DIES MENSIS
TVUT HVNC LVCE IVCVNDA
NOVEMBRIS.
Nel gran Registro Farfense dove sono notati i Duchi
di Spoleto, e gli Abbati Farfensi si trovano di questi ul*
{ì) Essendo state di nooTo fatte servire per contenervi l' olio, da pochi anni tonò
state trasportate ne] Mosco di Perugia. ^
L* ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 679
timi due Berardi, il primo morto nel logo, ed il secondo
nel logpj ed il presente Sarcofago porta un Abbate Be-
rardo morto nel /750. Tre dunque sono stati i Berardi
Abbati FarfensL In altro Codice pure Farfense sono notati
appunto tre Berardi Abbati^ ma neppur con questo ci tro-
viam bene con i conti, perchè il terzo Berardo, sebbene
vivesse nel /118, non era più Abbate nel //^o, al quaP an-
no è assegnato Abbate Aaenulfo.
Per conciliare la partita bisognarebbe ammettere un
quarto Bererdo.
Vili. Grande Urna istoriata a gran rilievo
rappresentante una pompa funebre.
U altra Urna più grande di marmo ^eco è lunga
palmi romani IX '/a^ alta IV, e 7? ^tta istoriata dai tre lati
senza iscrizione veruna, e rappresenta una pompa funebre.
Bella n' è la scultura > e vi sono scolpite circa 24 figure
tra uomini, e donne, un Cocchio, dei Cavalli, alberi, cip-
pi ecc. Rappresenta forse il convoglio di Patroclo, o di qual-
che altro Greco Eroe. Dalla descrizione di tutta la scultura ,
che qui paratamente soggiungo potranno gli Eruditi giudi-
care della storia rappresentata, sulla quak farò ancor'io
qualche riflessione.
IX. Descri:^ione della pompa funebre.
Nel lato destro, si vede i.® una Donna con veste corta
succinta col peplo ondeggiante sopra il capo, avente nella
destra un flagello, e nella sinistra la face rivolta indietro,
come suole rappresentarsi una furia, o Eride: 2.® Altra fi-
fara di donna in veste lunga, e tiene colla diritta una face
forse un tizzo ) voltata sopra un^ ara accesa, e con V altra
mano accosto al viso in atto di piangere: 3.® Un perso-
naggio quasi ignudo a cavallo colla metà del corpo al lato
dritto delF urna, e V altra metà nella facciata , servendo il
Cavallo di limite tra il lato dritto, e la facciata delF urna ;
regge colla destra il freno, e colla sinistra una lancia, è
mancante della testa, ed ha coperto il petto di un sago, o
clamide : 4.^ Persona iguda mancante anch^ essa della testa,
di un piede, e della mano destra, ed ha nella sinistra lo
6&0 Michele paloci puLiGNAi4t
scudo, tenendo involta nel braccio la clamide con un lembo
cadente dalla spalla sul petto. Siegue accanto un' Albero
. di quercia: 5.^ Torso di altro personaggio rivolto al lato
destro delP Urna^ e mostra da un mezzo braccio alzato^ che
raccolga rami dalla quercia per formare la corona civica
all' Eroe^ che gli viene appresso: 6.® Personaggio principale
in piedi sopra un Cocchio tirato da due Cavalli^ manca an-
che qui la testa^ come nei tre precedenti^ ha la veste suc-
cinta con clamide pendente dalla spalla^ e asta nella mano
sinistra. Il G>cchio^ o biga è ornato a piccoli rilievi rappre-
sentanti una fama^ che incide con lo stilo in uno scudo con
altra figura, che precede: 7.° e 8.° Due Militari a basso
rilievo barbati, e vestiti di sago, o Clamide: 9.° Più avanti
altra figura senza testa con asta alla sinistra: 10. Figura di
militare dietro i Cavalli mancante della testa. 11. Accanto al-
tra figura simile, questa però è senza la testa: Più indietro
12, 13, 14. Tre figure di Soldati a più basso rilievo, e per-
ciò intiere, esprimono tutte tre il dolore, e la compassione:
15^ ^^> ^ly 1^* Gruppo di quattro figure, due di uomini, e
due di aonne, i primi sostengono un' uomo ignudo disteso
' sopra un lenzuolo, e sostenuto da uno sotto Te scapule , e
l' altro curvato mette il capo fra i piedi del Defonto, e colle
mani lo sostiene, afferrando il collo d' ambedue i piedi, tutto
il gruppo è assai bello. L' una delle due Donne sostiene il
braccio del defonto, e P altra stende in alto il suo, ambe-
due in atteggiamento di lamento, e dolore, e mancano ad
ambedue le teste: 19. Figura assai indietro di minor rilievo
colla testa elevata in atto di piangere : 20. Altra figura di
Donna senza asta, e senza braccia, che precede il Convo-
glio : 21. Altro Militare con lancia assai rovinata, e malcon-
cio: 22. Uomo a Cavallo, che, come nell'opposto lato, ha
la metà del corpo nella facciata, e coli' altra metà al lato
sinistro dell'Urna: 23. A questo lato sinistro è scolpita una
Donna con un ginocchio a terra, colla destra armata di un
pugnale in atto di ferirsi, e colla sinistra verso un Cippo
Sepolcrale posto in alto sopra un cumolo di pietre: 24. Die-
tro di questa figura apparisce un Militare col cimiero in te-
sta, e Asta nella sinistra trattenendo colla destra il braccio
della Donna, che vuol ferirsi.
Neil' Admiranda di Sante Bartoli p. 68 vi è disegnato
un Sarcofago del Palazzo Barberini somigliante questo no-
stro, e spiegato per un funere di Giovane cacciatore ri-
maso morto nella Caccia, e intorno scolpiti Cani, reti, ve-
L^ ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTAMMO éSt
nabol]^ e simili arnesi da caccia ; vale a dire che rappre-
senta la Storia di Meleagro. Nel nostro Sarcofago non vi
ha né Cani, né reti, né veruno stromento venatorio. Con-
vengono bensì ambedue in quella parte della rappresentanza,
ov^ e la Donna che si ferisce ; non convengono nella cata-
sta di legna, o rogo, che manca nel nostro Sarcofago. Una
consimile scultura s' incontra in una Urna Capitolina, dove
osserva V illustratore Canonico Foggìni, che la violenza che
si £a la Donna per uccidersi ( come nei due Sarcofagi Far-
fense, e Barbenno ) è costume barbaro , non romano. In
altro bassorilievo Borghesiano é rappresentato il Convo-
glio di Ettore, il cui corpo estinto è portato da due Uomini
nel modo, e mosse medesime , come nel nostro , ma in
quello non vi sono le due Donne una che accende il tizzo,
r altra una Furia colia face accesa, simboli della vendetta, e
della discordia, circostanze, almeno la prinia, che decide-
rebbe per la favola di Meleagro. Si hanno queste due figure
di Donna come nel nostro basso rilievo, così in un^ altro
Borghesiano, di modo che per questa essenziale circostanza
pare, che come in quello, cosi anche nel nostro si rappre-
senti il fatto di Meleagro, tutto il resto però del nostro non
corrisponde, perché Meleagro dovea rappresentarsi non mor-
to, ma moribondo, il suo convoglio non doveva essere ac-
compagnato da Militari, ma da Cacciatori con arnesi da
caccia, di che non vi è il minimo indizio: la Biga montata
da un personaggio militarmente armato 'non ha relazione
alcuna col fatto di Meleagro. Quel Militare al Numero 5.®
che fa mostra di tessere una corona civica, carpendo le fo-
glie di quercia, molto meno vi si adatta ; altro dunaue non
vi é nella nostra scultura, che favorisca il fatto di Melagro,
se non le figure dèi lato dritto dov' è indicata V Eride, e Altea
Madre di Melea&ro, che riaccende il tizzo fatale. Ma, oltre
che le favole, ed i fatti degli antichi Eroi vengono rappre-
sentati dagli Artisti secondo i dettati diversi dei Paesi, e
dei Mitologi, ed anco secondo il capriccio degli Artisti me-
desimi, é noto il sistema del fatahsmo presso gli antichi
Gentili e Greci, e Romani, che applicavano le Furie, ed Fr
ridi a qualunque Eroe morto in forza del suo fato.
Io inclinerei molto a credere, che il nostro Sarcofago
ci descriva il Convoglio di Ettore, allorché il suo Cadavere
redento dal Re Priamo suo padre dalle mani del fiero A-
chille di lui uccisore, fu condotto alla tomba; riflettendo
ancora, che 1^ ultima parte del Convoglio del lato sinistro.
é82 MICHELE FALÒO FULlGNAKI
ov' è la Donna^ che vuol ferirsi in vicinanza^ del sepolcro^
è rito affatto barbarico, proprio più dei Traci Trojani^ che
dei Greci*
X. La descritta pampa funebre rappresenta
più probabilmente il Convoglio di Patroclo.
Non dubiterei di tale rappresentanza, se tra quelle
molte fifiure di Militari avessi scorto berretti fri^', o altro
indizio di Uomini Trojani; mancando però tali indLq, che
io non avrei, secondo il mio solito, tralasciato di avvertire,
credo i>iù probabile, che tutta la nostra scultura debba in-
tendersi, e spiegarsi del Convoglio di Patroclo, il cui Cada»
vere è sefpito immediatamente dalla Biga con sopra Achille,
che si accinge a vendicare la morte deu^ Amico uccìso da*
Ettore.
XI. Cassettina per Reliquie adorna di bassi rilievi,
in avorio o piuttosto osso, di storie sacre.
Nel Sacrario si conserva un^ Umetta da riporre Reli-
quie coperta di lamiae di avorio, o piuttosto di osso con
sculture raporesentanti la Nascita, Passione, Morte, e^ Risur-
redone di Nostro Signore, ed il transito della B. V, È lunga
un palmo, e mezzo, alta dieci Once, larga Otto, e mezzo.
U lavoro è dei tempi di mezzo, e vi è scolpita un^ iscri-
zione, che ricopiai coli' ortograna, e coi nessi, come neU' O-
riginale.
XII. Iscrizione ivi incisa col nome deW Oblatore
rendutosi Monaco con i suoi figli.
IVRE VOCOR MAVRVS QM SV NIGRA SECVTVS
ME SEQVrrVR PROLES. CVM. PANTALEONE. lOHANNES.:
SERGIVS. ET MANSO. MAVRVS. FRATER QVOQVE PARDO
DA SCELERVM VENIAM GELESTEM PREBE CORONAM
SVSCIPB VAS MODICVM DIVINIS CVLTIBVS APTVM
AC TIBI DIRECTVM DEVOTA MENTE TVORVM
NOMINA NRA TIBI Qy^„u, SINT COGNrTA PASSM
HEG TAMEN. HIG SCRIBI. VOLVIT. GAVTELA SALVBRIS.
L* ODEPORICO DELL* ABB. Di COSTANZO 683
La parola Maurus è qui presa secondo il greco volgare
per niger, e cosi s^ intende il primo verso :
Jure pocor Maurus, quoniarn sum nigra secutus
facendo allusione del nome Maurus^ e V abito nero dei
Monaci da lui assunto. Nel greco letterale iiiavpog,ossìaL afiavpog
vale obscurus, e potè quindi tale vocabolo usurparsi dal volgo
Greco per color nero, perchè oscuro.
XIII. Capitello Jonico singolare con simboli-
che sculture.
Vidi per terra un Capitello Jonico del diametro di pal-
mi . * . che mi parve singolare^ e ne presi il disegno.
Nel centro delle volute, che dicesi T occhio, dove per ordi-
nario si scolpisce una rosa, o fiore, vi è da una parte un
pesce con una frezza a traverso, e dalF altra un volto con
tre occhi, due nasi, e un' enorme bocca : nella parte oppo-
sta vi è un rosone da un sito, e dall' altro una faccia in
profilo contornata dalla fronte al mento da una mezza luna
a indicare la figura di questo Pianeta secondario, con dip-
più un certo ornamento, che dal margine della mezzaluna
sporge, e ricuopre la fronte della figura, e questo tale or-
namento rappresenterà l' orizzonte da dove spunta la Luna
medesima, trovandosi in antichi bassi rilievi rappresentato
l'Orizzonte con tale ornato, come osservò il dotto Mont-
faucon nella sua Antichità spiegata T. i. p. 98.
Il simbolo adunque della Luna & credere che l'altra
figura nell' opposto voluta indichi il Sole ; lascio poi agli
eruditi Antiquarj l' interpretazione della gran bocca, dei due
nasi, e dei tre occhi. Circa quest' ultimi si ha, che un Giove
detto fu Trioculo ( Zsvq Tpio(firaÀ,iiog ) , e di una sua Sta-
tua antichissima con tre occhi ne fa menzione Pausania
(in ) a indicare che a Dio è tutto presente, il pas-
sato, il presente, ed il futuro.
6^4 Michele falóci pùLióNANt
ni.
RIETI
I. Colonna miliaria nel sotterraneo
della cattedrale di Rieti.
La vicinanza dei luoghi dove io mi trovava mi spinse
a fare una scorsa fino a Rieti città illustre che può dirsi
la capitale della Sabina: visitai prima la Chiesa Gittedrale^
e nel sotterraneo osservai una colonna miliaria che con al-
tri pilastri sostiene la volta. Ha segnato il miglio quadrage-
simo col nome dei tre imperatori Valentiniano ^ Valente e
Graziano.
DDD NNN FFF LLL
VALENTmiANO
VALENTI ET GRA
TIANO PUS FEUCIBVS
AC TRIVMPHATORIBVS
SEMPER AVGGG
BONO R. P. N.
VOTIS X
MVLTIS XX
Quei tre f seguiti da tre l si leggono Flaviis.
I voti decennali sciolti e li vicennali concepiti appar-
tengono all^anno 374 della nostra Era«
IL Altre belle iscrizioni della città medesima.
In una strada della città vidi giacenti per terra una
nobile base di marmo alta circa quattro palmi e larga tre^
che mi dissero dissotterrata da poco tempo. Eccola
l' odeporico dell' ABB. Dt COSTANZO 685
L. ORANIO L. F.
Q. VIR. IVSTO P. P.
PRAEF. CASTRORVM LEG. Ili CYR.
LAVRENTi. LAVINATI. SACER,
FLAMINI AVGVSTALI ^
PLEBS REATINA
PATRONO
QVOD IS PRIMVS OMNIVM
HS. C M N AD ANNONAE COM
PARATIONEM MVNICIPIBVS SV
IS DEDIT STATVAMQYE MONO
RE CONTENTVS SVA PECVNIA
POSVIT L. D, D. D.
Nel lato sinistro è notato il O>n5olato ossia il tempo
della dedicazione del monumento.
DEDIC. IDIBVS
L. EGGIO MARVL
PAPIRIO AELIANO . . [ COS ] ...
ET OB DEDICATIO ...... [ Uni ]
VERSAE PLEBEI siN[gulis tot dena]
RIOS DED.
II Consolato di Lucio Eggio Marullo e di Gn. Pli-
nio Ehano si riferisce all' anno di Roma 937 , e di (cri-
sto 184. Nel rivedere la qui trascritta copia mi è nato dub-
bio se nella linea prima invece di Oranio non ci fosse
piuttosto Granio: chi vi avesse premura può confrontarla.
Un' altra bella iscrizione ricopiai che quantunque la creda
colle due precedenti già pubolicate voglio nondimeno qui
soggiungerla.
L. VALERIO VALENTI
VETERANO LEG. Villi
DEDVCTO REATE
AB AVGVSTO
VESPASIANO
VALERIAE GALLAE
FORTVNATVS
PATRONIS BENEMEREN
TIBUS DEDIT.
686 MICHELE PAUXI PUUGNANl
La sala del palazzo pubblico è adornata di belle ed in-
signi iscrizioni n*a le quali quelle PATRI REATINO
SACR. . \
Un^ altra di un Herenulleius negotiator tnnarius a
septem caesaribus, un' Annia Helpis Mater scelerata quae
hoc facinus tndit , e molte altre che trattengono con di-
letto gli amatori della lapidaria e tutte^ come io credo^ tro-
vansi pubblicate nelle grandi collezioni Ilei Grutero , del
Muratori e di altri.
Queir epiteto di scelerata che prende Annia Elpide
succennata lo prende ancora una Claudia Agapomene , in
lapida citata dal Mabillon ( It. It. T. I. p. yo ), della auale
così scrive: hoc epitaffium integrum est relqtum a AÌarco
Velsero in Epistola 82 , ubi quaestìonem quasi difficilem
mopetj cur Mater hoc loco se sceleratam dicat : Hanc au-
tem vocem usurpai ob scelus in se non a se verpetratum in
morte liberorum. Apprime ad hunc locum ugutio apud e-
ruditissimam Gangium: sceleratus in quo fit scelus , scele^
rosus per quem jit.
IV.
ILLUSTRAZIONE
DI UN' ONICE LETTERATA O
A CoUemaggio piccola terra fra Bevagna e Bettona^ due
antichi Municipi dell' Umbria, fu trovato un^ onice lunga
mezza oncia, e larga un quarto d' oncia a due falde o strati,
uno di calcedonia dal quale si è cavata un' iscrizione a let-
tere in rilievo, V altro di un rosso incarnato che serve* di
fondo, e non so se in uno spazio cosi ristretto si trovi in
{\) Vedi «opre» ^ XVII, ColUmaggio, n. XIII, pag. 648.
l' odeporico DBLL^ABB. di COSTANZO 687
caratteri rilevati un^ iscrizione di tre righe qual' è la se-
guente.
VARENO p
P, ITERVM
FELICITE
Fu questa gemma veduta in Perugia : i due antiquari
perugini Ab. Reza e Giamb. Vermiglioli ne dettero que^
sta spiegazione : e Vareno quinquennalibus ( pel quinquatri^
tribus ) feliciier o felicttatem, soggiungendo la seguente il-
lustrazione : Sanno ^li eruditi che presso i Romani in
< simili feste o fuochi , quali erano i quinouatri o vero i
e quinquennali si auguravano a^li amici^ o alli padroni dalli
« servi le felicità^ per le quali si adoperavano queste od al-
« tre simili acclamazioni; cne esprimevansi non solo a voce^ .
« ma nelle gemme^ ne^ vasi, ne' vetri, ne' piombi, negli avori
« ec. Questo Vareno poi era un capitano di Giulio Cesare. >
Tanto la spiegazione quanto r illustrazione paiono sog-
gette a molte difficoltà. — u° Accordato per un momento
che l' ultima lettera della prima linea e la prima della se-
conda sieno due, Q. non si comprende, perchè in una accla^
inazione si dovesse porre in caso sesto quinquennalibus , o
pur quinquatribus. In secondo luogo i quinquennali se s'in-
tendono le feste, li giuochi e le disfìde, dovrebbero indica-
re la vittoria, la corona o premio ottenuto, e ciò non viene
espresso con la voce quinquennalibus. Se poi per quinquen-
nali s' intendono i voti quinquennali, questi non si faceva-
no che per gì' imperatori, non già per i privati qual' era il
Vareno della gemma. 3.° Li qutnquatri erano feste in onore
di Minerva ,• e come entrano in una acclamazione fatta a
Vareno ? Si dirà che nei auinquatri in onor di Minerva si
facevano disfide si applaudisse a Vareno vincitore; ma l'an*
damento dell' iscrizione, né il solito stile delle acclamazioni
nel comportano; e quel iierum esclude affatto questa inter-
pretazione in ambe le ipotesi de' quinquennali e de' qnin-
quatri, il più che si potrebbe supporre, posto che le lettere
tossero q. q, sarebbe la quinquennalità seconda conferita a Vare-
no, per cui se gli fosse fatta l'acclamazione: ma io non credo^
che per tale magistratura si praticassero le acclamazioni, co«
mechè non si tralasciasse di notarla tra li titoli onorifici del
aggetto nelle basi onorarie, e ne' titoli sepolcrali. Vi sarà
688 MICHELE FALOCI PUL1GNAKI
forse taluno che si avviserà d^ interpretare li due pretesi q.
per un cognome di Vareno e leggere quinquatraìi , come
terzo nome di Vareno suli' esempio di una lapida riportata
dal Fabretti^ nella quale leggesi quinquatrali , cognome o
terzo nome di un soggetto: ma questo terzo nome non è
segnato con due q^ ^ ma tutto steso nella lapida del Fa-
bretti^ e dall^ altro canto quel iterum della nostra gemma
resiste ad una simile applicazione o interpretazione tratta
dall' esempio della lapida del Fabretti. U ultima parola fé-
licite leggono li due antiquari feliàter o felicttatem. La
prima è la vera lezione senza bisogno di applicarne un' al-
tra^ perchè felidter è la formola solenne e usata nelle accla-
mazioni^ e se manca V ultima lettera r. è perchè non ca-
piva in pietra cosi piccola^ ed ognuno potea supplirla leg-
gendola. In fine la base sopra la quale si appoggia l'inter-
pretazione dei due antiquari è vacillante pure assai^ perchè
quei due elementi creduti due q. ^ si credono tutt' altro e
quanto a me non li credo due semplici lettere , ma benà
V una e l' altra un verso di due lettere^ cioè di p. l. , vale
a dire il principio di una parola solenne nelle acclamaziom'^
cioè Plaudite^ talché l' iscrizione della gemma debba leg-
gersi: Vareno Pladite, Plaudite iterum jeliciter, e così letta
vi troveremo lo stile^ l' andamento et verba solemnia ddle
acclamazioni^ come dagli esempi che sono infiniti si com-
prova ad evidenza.
Posta tale naturalissima interpretazione si offrono da
decifrare due quesiti: il primo in quale occasione fosse fatta
l' acclamazione a Vareno^ il secondo chi era questo Vare-
no. Rispetto al primo quesito molte occasioni si possono
assegnare che dettero motivo all' acclamazione. Si può cre-
dere che Vareno fosse un insigne attore di Tragedie o
Commedie^ e che in una di tali rappresentazióni si meri-
tasse applausi universali^ e gli amici suoi^ o ammiratori ne
volessero conservar la memoria mediante questa gemma ,
come avevano costume di fare gli antichi con Tessere di
varie specie di bronzo, di avorio, di pietre dure, e gemme
qual' è la presente. Non si apponga, che essendo ^ Vareno
un ingenuo e nobile soggetto , come si dirà più innanzi ,
non si dee credere che potesse far da attore in teatro, per-
chè sappiamo , che persone ingenue e illustri personaggi
companvano in iscena nelle azioni teatrali, qual fé il cde-
bre Trassi Peto ( V. Tacito Ann: lib: i6. e. 21 ) che non
isdegnò di salire in teatro a Padova sua patria, e rappresen-
L* ODEPORICO DELL^ ABB. DI COSTANZO 689
tarvi un personaggio di tragedia. Chi poi non volesse a ve-
run patto riconoscere in Vareno un commediante troverà
più a una occasione^ per cui se gli potè dirigere V accla-
maidone^ salvo 1^ onore e la dignità del suo ingenuo e no-
bile casato.
Era 1^ edilità un^ illustre magistratura^ con cui le per-
sone di nobile prosapia intraprendevano la carriera clegli
onori sì in Roma che nelle Colonie e nei Municipi^ e gli
Edili neir Esercizip del loro ufficio erano soliti^ e apparte-
neva al loro impiego 1' ediiio munerum, come dei gladiatori
e altre simili pucbliche feste teatrali, combattimenu di fiere,
corse nel Circo etc. E dunque ben naturale che il Vareno
come uno de' più illustri cittadini del suo Municipio fosse
stato eletto Eaile, e in forza della sua carica avesse esibito
al Popolo e ai suoi concittadini pubbliche feste, per cui si
meritasse gli applausi e 1' acclamazioni de' suoi amici e con-
giunti, e in tale occasione fosse stato regalato, come era co-
stume, della gemma in questione con 1' acclamazione : Fa-
reno plaudite^ plaudite iterum feliciter. Una simile acclama-
zione potè ancne . farsi a Vareno in grazia di un qualche suo
gladiatore rimasto vincitore ne^ fieri combattimenti che si
commettevano fra i gladiatori che erano servi di vari pa-
droni, sopra dei quali ricadeva l' onore dei rispettivi glaaia-
tori vincitori loro servi , e partecipavano quindi degli ap-
plausi che si facevano al vincitore. Il Reinesio ( Synt: Iscr:
CL. V. 2g ) riporta una tessera gladiatoria quadrilatera dove
leggesi — DEMETRIVS - FADENI - L. LENT. M. MES.
COS - K. IVN — e vuole che quel Fadeni debba leggersi
VARENI perchè, dice, Fadenos historia Romana non agno-
scity super Varenis testes multi, e vuole che questo Vare-
no /uit Patronus pel Dominus gladiatoris DemetnL
Sebbene il Fabretti non meni buona al Reinesio (Questa sua
correzione di Fadeni in Vareni, è peraltro molto ingegnosa
e fondata ancora su lo scambiamento volgare delle lettere
V ed R in F e D. Posta la lezione del Reinesio od anche
volendola rifiutare col Fabretti, ne risulterà senipre che ot-
tenutasi la vittoria da Demetrio gladiatore di Fadeno o di
Vareno, dividesse costui gli applausi e 1' onor della vittoria
col suo Padrone Fadeno o Vareno chiunque si fosse. Ed
ecco un^ altra occasione in cui potè aver luogo 1' acclama-
zione del nostro Vareno.
Altre pure assai ragionevoli se ne potrebbero assegna-
re, come sono li concorsi nei pubblici certami, quali erano
Archivio Storico II. 44.
^90 MICHELE FALOCI PULIGKANI
li Capitolini quinquennali^ istituiti da Nerone ^ e dal suo
nome detti Iweronia ed era trìplice il certame musicOj ^n-
nastico, ed equestre come scrìve Svetonio. Nel primo si £si-
cea la disfida col premio di una corona al vinatore oratio'
nis carminisque latini de qua honestissimus quisque conten-
debat. In una di queste disfide^ nella quale però non fosse
concorso Nerone, che doveva sempre essere il vincitore, a-
vrà ottenuta la corona il nostro vareno. Oltre li giuochi
Capitolini di Roma, s' istituirono a Napoli ed a Pozzuoli in
onor di Augusto li quinquennali da rinnovarsi ogtii cincone
anni, concorrendo Poeti a recitare i loro componimenti à
fi[reci che latini, e fra i concorrenti volle segnalarsi Qaudio
Imperatore, che vi fece rappresentare una sua Commedia
Sreca coronata dai Giudici non so se per merito intrinseco
el componimento, o perchè era opera di un Augusto. Vi
concorsero anche U celebre Stazio Foeta Napoletano e suo
Padre ambedue vincitori al concorso di componimenti poe-
tici. Potè anche concorrere un Vareno restando vincitore per
cui si meritasse V acclamazione espressa nella nostra gemma.
Fin qui si sono accennate varie occasioni nelle quali
probabilmente potè trovarsi il nostro Vareno, e meritarsi V ac-
clamazione di cui parliamo. Dico probabilmente perchè non
abbiamo dalla stona fondamento alcuno da deciderci che
realmente un Vareno in una delle divisate occasioni rimaso
fosse vincitore e coronato, per cui li suoi amici , congiunti
o ammiratori si avvisassero di fargliene pubbliche congratu-
lazioni con trasmettergli la presente gemma, e per mezzo
di essa serbarne la memoria. Abbiamo però dalla storia al-
cuni fatti celebri che rendono memorabile il nome di più
d^ uno della Gente Varena, cui con buon fondamento si
applica r iscrizione della nostra ^emma.
Li due soprannominati Antiquari Perugini hanno asse-
rito senza un minimo fondamento che il Vareno della gem-
ma era un capitano di Giulio Cesare. Non sMntende però
il motivo per cui fra tanti illustri Vareni debbasi assegnare
la nostra gemma al Vareno che militò sotto Giulio Cesare,
il quale lo rammenta con lode unitamente ad un altro Cen-
turione chiamato T. Pulsione per un fatto memorabile ri-
portato da Cesare nel Lib. V. De bello gallico, che fa o-
nore grande ad ambidue i Centurioni emuli nella gloria
militare, talché scrisse di loro G. Cesare: Hi perpetui in-
ter se controversias habebant , uter alteri anteferretur , e
quindi racconta un' azione eroica dell' uno e dell' altro^ per
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 69 1
cui restarono salvi da morte ambidue per opera Pun del-
l'altro. Il fatto é glorioso per ambidue li centurioni, ma
?iù per T. Pulsione che fu il primo ad esporsi e a sfidare
/. Vareno a battersi contro li nemici; l'acclamazione adun-
q[ue espressa nella gemma apparteneva egualmente a T. Pul-
sione ed anco più a lui, che a L. Vareno, il quale non (u
il primo ad uscire in campo, e ad affrontare 1 inimico, ma
solamente imitò V esempio di T. Pulsione suo emulo, cui
salvò la vita come era stata a lui salvata dal medesimo.
Chi volesse rallentare li fili delle congetture, che non
è vietato in questo genere di ricerche, potrebbe riferire la
nostra gemma al Vareno Mevenate prode guerriero nella
seconda guerra punica, di cui fa onorata menzione Silio Ita*
lieo nel Lib. IV de B. P. così scrivendo :
Hic cadit infelix niveis Varenus in armis,
Mevanas Varenus,
Il qual Vareno fu ucciso nella battaglia di Canne.
L'essere questo Vareno di paitrìa Mepenate eia eemma nostra
trovata non lungi, anzi in vicinanza di Mevania volgarmente Be-
vagna, darebbe un qualche motivo da argomentare che l'accla-
mazione riguardi il Vareno di Silio Italico piuttosto che l' al*
tro Vareno Capitano di Giulio Cesare. Non ardisco però di
decidere che la gemma parli di alcuno di questi due Va-
reni, è bensì certo che la Gente Varena era dell' Uipbria,
e la stessa terminazione in ius come le Romane o del La-
zio indica la sua peregrinità, e tale si comprova da una la-
pida presso del Fabretti, trovata vicino a Foligno, dove
oarlasi di un C. Vareno e di un D. pur Vareno ( Fabr : I.
D. p. 2, 8i ) ( si trascrivano le lapide dei Vareni qui citate
dal Fabretti ). Non è dunque da dubitare che la Gente Va-
rena non fosse dell' Umbria precisamente del Municipio o
Prefettura Fulginate od anco del Municipio Mevanate e la
nostra j^emma col nome di Vareno fu scoperta in paese
vicinissimo ai detti due Municipi, dove era nota e celebrata
la Gente Varena. Di questa Gente o Famiglia abbiamo dalla
Storia Romana due fatti celebratissimi da argomentare - il
motivo e l' occasione per cui fu incisa la nostra gemma ,
con r acclamazione in onore di un Vareno. Il primo fatto
si rileva da una presso gli antichi celebratissima orazione di
Cicerone in difesa di un L. Vareno di cui ci restano alcuni
frammenti raccolti dal Sigonio e riprodotti nell'edizione
delle Orazioni di Cicerone. Di questa causa di Vareno di-
fesa da Cicerone ne hanno parlato gli antichi autori Quin-
6^2 MICHELE FALOCl PULIGKANI
tiliano. Tacito, Plinio secondo, e dovette essere causa stre-
pitosa trattandosi di un Sicario, come era accusato L. Va-
reno. Se la causa avesse avuto felice esito, e fosse rimaso
assoluto Vareno, parrebbe che migliore occasione di Questa
non vi potea intervenire perchè gli amici e Parenti dell Um-
bria gliene esibissero una prova e si congratulassero della
vittoria ottenuta da Cicerone, con far incidere la gemma
applaudendo la sorte di Vareno dichiarato innocente dal
delitto addossatogli di avere assassinato 1^ altro Vareno. Ma
gli autori accennati che parlano della difesa di Vareno in-
trapresd da Cicerone dicono bensì, che purgasse il suo cliente
dalr assassinio imputatogli attribuendolo ad uno della &-
miglia Ancaria dello stesso Municipio, potente anch'essa ed
emula dei Vareni, vale a dire incolpandone un servo o li-
berto degli Ancarj, ma non comparisce che l' accusato Va-
reno risultasse innocente e fosse assoluto, anzi da Quinti-
liano si raccoglie, che P esito della causa non fosse favore-
vole a Vareno, che restò condannato. Ciò posto non
possiamo con fondamento interpretare l'acclamazione della
nostra gemma alla Vittoria ottenuta da Cicerone nella di-
fesa di Vareno.
Più sodo fondamento ci somministra l' altro fatto di
Storia Romana che abbiamo accennato, risguardante un al-
tro soggetto della Gente Varena, sopra del quale abbiamo
molte lettere di Plinio il Giovine, che parla di una strepi-
rosa causa agitata in Roma in Senato sotto V Imj^eratore
Traiano contro Rufo Vareno Proconsole della Bittmia ac-
cusato repeiundaìnm dai Provinciali di Bittinia, e difeso
dallo stesso Plinio secondo, il più famoso oratore di quel
tempo. La causa fu agitata con grande impegno prò e coti"
tra e delle varie sue vicende ce ne ha informato lo stesso
Plinio in sette almeno delle sue lettere dirette a vari dei
più distinti senatori e Personaggi della Repubblica. Li Pro-
vinciali di Bittinia domandarono in Senato che si facesse in-
quisizione con far venire testimoni e prendere informazio-
ne della Provincia contra il Proconsole Vareno. La mede-
sima istanza fece Vareno per la causa sua, domandando di
far venire dalla Provincia li testimoni a sé feivorevoli. Se
gli opposero i Provinciali di Bittinia e il Console designato
Acilio Rufo ammise F istanza dei Provinciali e non interlo-
quì su quella di Vareno, omissione equivalente ad una ne-
gativa. Insorse a favor di Vareno Cornelio Prisco uno dei
Giudici, opinando che tanto agli accusatori quanto al reo si
L^ ODEPORICO dell' ABB. DI COSTANZO ^93
dovesse accordare l' istanza di far venire' li testimoni e le
informazioni dalla Provincia.
Vinse il parere di Cornelio Prisco, onde scrisse Plinio
impetrammus rem nec le gè comprehensam ne e satis mita-
iam, iustam iamen. Dalla lettera 15 del libro 6. si raccoglie
la grande animosità con cui i Bittini e i loro difensori si
scagliarono contro il Proconsole Vareno fino a perdere il
rispetto dovuto al senato e allo stesso Principe allora assente
e occupato della guerra contro i Daci. — Frattanto li Pro-
vinciali di Bittinia colla spedizione di un legato in Roma
fecero cangiare aspetto alla causa a favore di Vareno, e fu
detto per Roma che i Bittini avevano abbandonato F accusa
di Vareno ut temere incoatam ( ep. 181. Lib. 7. ) con ispe-
dire un loro legato munito di un decreto del Concilio di
Bittinia a Cesare, a molti personaggi del Senato e allo stesso
Plinio secondo difensore di Vareno, revocando P accusa con-
tro di lui con addurre li motivi abolitae accusationis e con
domandare ne cognitioni Caesaris praeiudicium fierei. Li
consoli adunque d' accordo con il Legato dei Bittini omnia
integra Principi servaverunt, cuius cognitionem ( soggiunge
Plinio, ep. citat.) suspensus expecto, Nam dies illa noSis prò
Vareno aut securitatem et ottum dabit, ani intermissum la-
borem renovata solicitudine iniunget.
Rimase dunque sospesa la causa di Vareno fino al ri-
torno in Roma delP Imperatore Traiano, e allora Jinitis a-
ciionibus ( scrive Plinio ep. io. lib. 7. ) Caesar, neutra, in-
quit , pars de mora queretur : erit mihi curae explorare
Frovinciae voluntatem. Questa risposta delP Imperatore fu
di gran vantaggio per la causa di Vareno, e lo assicurò di
una piena vittoria, onde Plinio ne rimase molto contento e
scrisse nella lettera medesima : multum interim Varenus tu-
lit^ ne riportò grandissimo vantaggio; etenim, continua a
scrivere Plinio, quam dubium est an merito accusetur, qui
quo nomine accusetur, incertum est?
Ridotta la causa di Vareno a termini per lui tanto van-
taggiosi con avere li Bittini revocate le accuse contro di
lui ed aver mandaro un loro Legato da protestare con de-
creto della Provincia, che non intendevano di accusare il
Proconsole Vareno della reità attribuitagli, e dirigendolo non
solo ai principali Giudici e Senatori e allo stesso difensore suo
Plinio secondo, ma allo Imperatore medesimo, il quale si
era incaricato di esplorare la volontà delle Provincie da se
stesso, forza è il dire che Traiano informato di questi fatti
é94 MICHELE FALOGl f^ULlO^AKl
dichiarasse assoluto il Proconsole Rufo Vareno^ e ne risul-
tasse la sua piena giustificazione^ per la quale dovette non
poco influire il credito di Plinio suo difensore tanto accetto
alP Imperatore Traiano com^ è a tutti noto dal commercio
epistolare che tenne con lui spiegando la sua fiducia nella
sua abilità e nel suo trattare ^1 interessi pubblici special-
mente nella stessa Provincia di Bittinia già governata sotto
il suo Impero dallo stesso Plinio secondo. Lo strepito che
produsse m Roma e dovette produrre ancora nell Umbria
patria dei Vareni^ la causa del Proconsole Vareno^ che
tenne Roma in grande curiosità ed aspettativa, è ben natu-
rale che avendo avuto un esitò felice per Vareno, produ-
cesse grande applauso presso i suoi Parenti e Amici e uno
di essi pensasse di celebrare e applaudire alla riportata Vit-
toria mediante 1' onice di cui parliamo per conservarne la
memoria in onore della Gente Varena con 1' acclamazione
€ Vareno plaudite^ plaudite iterum feliciter » .
V.
INDICE DELLE PARTI II E IH
DELL' ODEPORICO
PARTE li. LAZIO E SABINA
I. Abbazia Sublacense — i. Prima tipografia eretta in
Italia nel Monastero Sublacense (*). — 2. Codice Innario del
secolo XI. — j. Inno in, lode della B. V. inedito e notabi-
le da attribuirsi a Paolo Diacono. — 4. Lo stesso Inno in
(1) Questo primo paragrafo fu prodotto io principio dell' Elenco degli tcritti del
Di Costanzo, a pag. 530, 531.
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 6^$
due G)dici Cassinesi ed in uno Farfense, e nelle Colletta-
nee di D. Costanzo Gaetani, trascritte da un G)dice Bene-
ventano. — 5. Lezioni varianti dell^ Inno secondo i citati
Codici. — 6. Di un Inno di S. Lorenzo contenuto nello
Innario Sublacense. — 7, Cartario ossia antico Registro di
Documenti dall' anno 706 fino al 1183. — 8. Copia di un
antico monumento greco con V antica versione latina conte-
nute nel cartario suolacense, scorrettissime ambedue. — 9.
Codice in pergamena con le XL omelia di S. Gregorio Pa-
pa urbis Romae, — io. Altro codice in pergamena di vari
opuscoli e lettere di SS. PP. — 11. Salterio con divote o-
razioni per ogni salmo. Codice membranaceo del secolo XI.
— 12. Litanie lunghissime con i santi del vecchio e del
nuovo testamento, ed un antico calendario del medesimo
codice. — 13. Messale del secolo XIV con la Messa jpro cm-
jus anima aubitaiur. — 14. Si accennano vari Padri della
Chiesa favorevoli ad un qualche refrigerio delle anime dan-
nate. — 15. Grave sentimento del Petavio sul refrieerio dei
dannati. — 16. Codicetto greco dell' aritmetica di Nicoma-
co Geraseno rescritto due volte. — 17. Scempio che alPap-
parire dell' arte tipografica si fece dei codici antichi. — 18.
Frammento dell' Èvaqgelio di S. Marco in caratteri oncia-
li. — 19. Opuscolo di Adal^erio Vescovo ad Hohsuvidam
reclusam. — 20. Documenti presso Monsignor Dionisi da
rettificare la persona di Adelgerio il tempo in cui fiorì , la
sua patria e la sua sede vescovile ('). — 21. Codicetto pa-
Jiraceo dei 4 Evangeli tradotti in volgare italiano. — 22.
lemoria di Lodovico de Montes de Prades di Aragona Ve-
scovo di Maiorica, del giorno e anno di sua morte e della
sua sepoltura. — 23. Copia della memoria scritta in fondo
di un antico messale in pergamena scoperta l' anno 1749. —
24. Epitaffio al deposito del Vescovo Maioricense Lodovico
de Prades. — 25. Lettera a Monsignor Despuig Auditor di
Euota Spagnuolo^ concernente il descritto epitaflSo. — 26.
Memoria di una straordinaria siccità seguita da ubertosissi-
ma raccolta di generi del 1540. — 27. Lettera di Gio: Sa-
lamonio Conte a Gio: Orsini Arcivescovo di Trani. — 28.
(i) 11 Caacellieri ( Otserva^ioni tee. p, 11^121 ) pubblicò interamente questo g.ao.
6^6 Michele faloci pol!óna*<i
Circolare di Niccolò Arcidiacono scritta in tempo delle cro-
ciate di Levante stilla conquista di Damiata. — 20. Prima
edizione delle opere di Platone^ greca^ di Aldo^ Bibbia greca
di Melantone^ stampate in Basilea da Gio: Enagio. — ^o.
Licenza del Maestro del sagro Palazzo per leggere la Bib-
bia suddetta accordata nel 1^66 sotto certe osservabili condi-
zioni. — 31. Edizione del Concilio Ecumenico di Firenze
fatta nella stamperia Vaticana nel 1526 per sorpresa da Bar-
tolomeo Abramo Greco Candiotti. — 32. Colonne di mar-
mo ^reco tolte dalla villa Neroniana Sublacense di molto
pregio. — 33. Sacro Speco di S. Benedetto. — 34. Figure in
abito di Carmelitani che si suppongono presenti sul Calva-
rio alla crocefissione di N. S. — 35. Pittura del 1228 rap-
presentante la consacrazione di una cappella fatta da Grego-
rio IX. — 36. Oddone pittore che dipingeva prima che
nascesse Cimabue. — 37. Imagine di S. Francesco dipinta
lui vivente la più antica di questo santo. — 38. Stamatico
pittor greco. — 39. B. Lorenzo Loricato monaco ed ere-
mita morto nel 1243. — 40. Martino Gebert celebre Abba-
te di Selvanera ristaura 1' antico Oratorio di S. Biagio. —
Al. Altro antico Oratorio detto di S. Giovanni dell^ Acqua^
dove fu trovata inserita nell'altare una base gentilesca con
iscrizione. — 42. Afile paese dell' Abbazia antichissimo e
fin dai tempi della Rep. Romana. — 43. Trevi, altro paese
antico dell'Abbazia rammentato dagli autori classici. — 44.
Arco antico per uso di aquidotto. — 45. Villa Sublacense
di Nerone Imperatore. — 46. Mura di-Alatrì di opera in^
certa. La bella iscrizione di Betilienus L, F. Varanus veri-
ficata contro la pretesa lezione del Reinesio. — 47. Vec-
chia iscrizione di Roderigo Borgia poi Alessandro VI rimos-
sa per dar luogo alla nuova di Pio VI. — 48. Iscrizioni
per le nuove fabbriche o restauri ordinati dal Pont Pio VI
m Subiaco. — 49. Progetto di erigere la collegiata di Su-
biaco in Coabbaziale o Cpncattredale colla Basilica di S. Scor
lastica non eseguito. — 50. Particole della minuta del Bre-
ve o Bolla per 1' accennato progetto.
IL Nazzano. I. Antichissima chiesa di S. Antimo Mar-
tire. — 2. E da credere che quest'antica Chiesa fosse e-
retta nell' oratorio del Santo rammentato negli atti — 3.
Forum novum municipio romano y di cui parlano gli atti ,
diverso dall' altro della Cisalpina. — 4. Il Forum Notmm
di Sabina^ dove fu martirizzato S. Antimo^ oggi distrutto^
era a Vescovio vicino a Nazano. — 5. Escavazioni fette
L^ODEPORICO DEL^ABB. DI COSTANZO 697
intorno alla Chiesa di S. Antimo e statue di marmo esi-
stenti in Nazzano. — 6. Antiche iscrizioni del luogo me4esi-
mo. — 7. Scopena di un antico Cimiterìo Cnstiano fra
Nazzano e Civitella S. Paolo.
III. Turrita. I. Simulacro mitriaco osservato in Turri-
ta con breve iscrizione alla base.
IV. Fiano^ Ponzano, S. Oreste, i. Antica Chfesa di
S. Stefano. — 2. Badia di S. Andrea in flumine sotto il
paese di Ponzano. — 3. Antiche iscrizioni ivi esistenti. —
4. S. Oreste. — 5. Croce di busso con minutissimi intagli
segnata in greco V epoca del fatto lavoro. — 6. Iscrizione
di una campana del 1340.
Rieti, i.(') Colonna miliaria nel sotterraneo della Catte-
drale di Rieti. — 2. Altre belle iscrizioni della città mede-
sima.
PARTE HI. VESTINI, MARSI, SANNIO
E CAMPANIA
I. Ocre. 1. Interpretazione del nome di Ocre. — 2.
Indìzi di vulcani in vari luoghi. — 3. Sito dell^ antica A-
veia. — 4. Descrizione di un^ antica chiesa , della sua co-
struzione e delle antiche sue pitture. — 5. Pitture degli
antichi patriarchi^ esprimenti la patriarcale fecondità. — 6.
Schiarimenti sopra gli atti del martirio di S. Massimo Le-
vita di Aveia, o sia dell'Aquila. — 7. Gli atti di S. Massi-
mo Levita Aveiense Aquilano appjartengono propriamente a
S. Massimo M. Orientale. — 8. É da credere che la chiesa
di S. M. delle Grazie fosse la Tomba di S. Massimo Levi-
ta. — 9. Badia di S. Spirito fondata da Bernardo di Ocre^
conte dii Alba nel M. CC. XXII. — 10. Piano sotto Na-
velli ubertoso di biade e legumi. — 11. Una partita di fuci-
lieri regi si oppongono in Popoli al passaggio di una divi-
sone francese comandata dal General Le Moine. — 12. An-
(ì) Riprodotta nel nmn. III. di quest'Appendice ptg. 684-686.
698 MICHELE FALOCI PULIGNAKI
•
tiche chiese sotto Navelli e avanzi di Fabbriche gentile-
sche. — i^. Capistrano Badia regia nullius. — 14. Fram-
mento d' iscrizione militare della legione V alauda. — 15.
Pergamena riposta in un antico reliquarìo con la memoria
della dedicazione della chiesa fatta da Gualaterio Vescovo
di Valva nel M, C. XI. — 16. Alcune iscrizioni romane in
C^pistfano e nella sottoposta Valle. — 17. Antica chiesa
sotto il titolo di S. Pietro fondata da Desiderio Re dei
Longobardi. — 18. Pitture, sculture e iscrizioni parte ro-
mane e parte barbare nei muri di detta chiesa. — i^. Eti-
mologie del nome di Tritano, data al fiume , e di Valle
Tritense, imaginate per ignoranza del vero nome del fiu-
me. — 20. Ara votiva con epigramma che ci scopre il ve-
ro nome antico del nostro fiume. — 21. Iscrizione scoperta
pochi anni fa nell' antico Fornii vicino PAquila , che ci rr-
porta 1' antico nome Tirinus del nostro fiume. — 22. S.
M. de Martiniano antico Monastero già dipendente da Mon-
te Massino. — 23. Armanino di Modena Pittore non cono-
sciuto che dipinge prima che nascesse Gmabue. — 24.
Fiume che si nasconde sotto terra e poi ricomparisce. —
25. Montagna e Paese di Calaselo. — 26. Chiesa di S. Mar-
co dipendente dalla Badia di Casanova con antichi ruderi
ed iscrizioni. — 27. Paese abbandonato dagli abitanti per
infestazione delle formiche. — 28. Ofena, Anfidena, Valva,
Pentima.
IL Marsi e Lago Fucino. — i. Chiesa vicino a Lu-
co con porta , colonne e architrave di maniera partico-
lare. — 2. Muri sott'acqua alla riva del Fucino. —
3. Deir antica Archippe assorbita dalle ac(}ue del Fu-
cino> dei Lucenses di Plinio, di Alba ad Fucinum, etc —
4. Del nome angitia , cui era consacrato il Luco che
probabilmente era delle famiglie egiziane dette Psjrlli o
Psyllae superstiti tuttavia in Egitto. — 5. Antica iscri-
zione che assicura il vero nome di Angitia. — 6. Del
famoso emissario di Claudio. — 7. Basamenti e muri anti-
chi sott' acqua alle rive del Fucino. — 8. Trasacco e Basi-
lica di S. Cesidio e comp. martiri. — p. Memorie ivi esi-
stenti di S. Cesidio non di molta anticnità. — io. Sbaglio
preso dai BoUandisti nelP interpretare una parola malamen-
te da loro letta nel Ms. dei miracoli di S. Cesidio. —
II. Come nel Ms. medesimo sia entrato il nome di Tele-
sforo Papa per la scrittura criptografica. — 12. Antiche
sculture e iscrizioni nel muro esteriore della Basilica di S.
L^ ODEPORICO DELL^ABB. DI COSTANZO 699
Cesidio. — ij. L^ antico Marrubium nel basso evo Civitas
Valertae, oggi S. Benedetto. — 14. Schiarimento dell'iscrizione
del servo Priamo altrove riportata, e V interpretazione datane
emendata. — 15. Antica cattedrale della città Valeria ridotta
in rovine, ed i ruderi dell' antico Marrubicum. — 16. Pe-
scina residenza in oggi dei Vescovi de'Marsi mancante di
memorie di S. Rufino M. suo antico Vescovo, cioè dei
Marsi. — 17. Lapide antiche in casa del Signor Barone To-
masetti. — 18. Equivoco preso sulla parola divL — io. PaC"
cus prenome pellegrino da aggiungere alli notati dal Sigo*
nio. — 20. Della voce Callicula o Gallicula. — 21, Su^i-
nates, popoli della Marsia diversi dai Sepinates del Sannio.
— 22. Epointe ultima parola dell'iscrizione forse malamente
letta e trascritta. ^—23. Varie iscrizioni del Paese di Marsi
con brevi note. .
IIL Metaponto — i. Sussisteva ai tempi di Ottone il
Grande. — 2. Due ale di colonne ancora in piedi appartenenti
a grandioso Edificio antico.
IV. Monte Cassino. — i. Exercitatorium vitae spiritualis
di Garcia di Cisneros Abate di Monserrato stampato o com-
pilato^ nel 1500. — 2. S. Ignazio Loyola profitta di questo
Èsercitario e lo adotta per sé e per i suoi soci — 3. Esposi^
zione di Origene sopra 1^ epistola di S. Paolo Codice del
VI secolo. — 4. Nota rimarcabile col Postconsolato terzo di
Giustino Giuniore Augusto. — 5. Donato Prete del Castello
Luculliano, Collatore del Codice con la formola « Legt »
ripetuta tre volte. — 6. Il Montfaucon non si avvide della
nota del Consolato e attribuì al codice di origine minore
della vera la sua età. — 7. Li primi 32 fogli del codice per-
duti, e poi suppliti qualche secolo dopo. — 8. Diversità no-
tabili della scrittura dei fogli suppliti dai seguenti della prima
più antica. — 9. Codice della stona tripartita del secolo Vili.
— 10. Conferma della opinione del Maffei circa il nome di
Cassiodorio gentilizio. — 11, Ortografia antica grecizzante
del codici. — 12; Punteggiatura dei tempi di Alenino e
Carlo Magno. — 13. La formula contuli del coUazionatore
del codice preceduta dal monogramma P. — 14. E più
che probabile che la formula P. contuli sia di mano di
Paolo Diacono. — 15. Codice in pergamena dei Dialoghi
di S. Gregorio del Ix. secolo. — 16. Imagine delle più an-
tiche di S. Benedetto in veste Diaconale. — 17. Gran vo-
lume in pergamena di Rabano Mauro De On^ne rerum
del principio dell' undecimo secolo. — 18. Vane pitturine
70Ó Michele ì'aLoci t»ULiòKANi
esprifT\enti li vari oggetti trattabili nelP opera di Rabano
Mauro. — 19. Espressione in figure della èS. Trinità. —
20. Tribuna con G. C. e i 12 Apostoli, solo S. Pietro colla
corona clericale in segno della sua primazia. — 21. Altra
espressione della SS. Trinità più analoga alla fede. —
22. Forma dei plutei delle anticne Biblioteche e dtlV oblata
pel sacrificio dell'altare. — 23. Battesimo per immersion
nenij Cresima ed Eucaristia sub utraque specie. — 24. Ma-
no, simbolo della divinità esprimente V unità della natura
divina e la Trinità delle persone. — 25. Figura del vincolo
e tormento detto lignum o nervus. — 26. Altare preparato
con due lumi, e le materie pel sagrificio, corone gemmate
sospese da tre catenelle sopra l' altare. — 27. Forma di
Telaio in piedi colla Tessitrice parimenti in piedi. — 28. Cò-
dice di Omelie offerto a S. benedetto da Giovanni arci-
prete Marsicano nelP atto di rendersi monaco a Monte Cas-
sino. — 29. Antico Rito usato nelle oblazioni reali e per-
sonali. — 30. Svista del Montfaucon spiegando un' antica
miniatura del codice. — 31. Tre pitture lineari assai lode-
voli^ e indicanti processo nelF arte dopo la metà del secolo
XI. — 32. Lezionan, Passionari, Omiliari in gran numero.
— 33. Descrizione di due rotoli dell' exultet con miniature
del secolo XI. — 34. Codice insigne cogli Atti del Concilio
Efesino traduzione dal Greco per opera degli Acemati del-
l' Africa. — 35. Elegia in versi ofiti, moltissime nei Lezio-
nari cassinesi. — 36. Epitafiio al sepolcro di S. Apollinare
XIV Abate di Montecasino. — 37. Registro in pergamena
di S. Angelo ad formas monastero posto nei colli Tifa-
tine — 38. Privilegio di Urbano II Papa a Odorisio Abbate
Cassinese con intitolazione fuori del solito stile dei PapL —
39. Miniature colle figure del Papa e dell'Abbate ambidue
sedute in cattedra e con poca o ninna distinzione l' una
dall' altra. — 40. Antico Breviario in pergamena ad uso di
Chiesa Gallico - Belgica. — 41. Contacio ossia liturgia gre-
ca. — 42. Notabile omissione nel presente Contacio. —
43. Pergamene e membrane greche di Diplomi , ed istro-
menti del secolo X, XI, XII e XIII. — 44. Dei Catapani
di Puglia e la loro serie presso l' Anonimo di Bari, Lupo
Protospata ed il Du-cange. — 45. Diploma greco di Mi-
chele Catapano del 975. — 46. Altro diploma bilingue di
Gregorio Tracaniota Catapano del 1000. — 47. Il cogno-
me Tracaniota mal espresso da Cam. Pellegrini. — 48. Le-
zione del sigillo presso il Muratori erronea e mancante. —
L* ODEPORICO DELL* ABB. DI COSTANZO 7OI
49. Mèlo Barense Catapano messo in serie dal Du - Gange
non pare che poteva aver luogo. — 50. Della voce Bàana^
dap^og. — 5L Opere di S. Pier Damiano. — 52. Sbaglio e
antica correzione del Codice circa il natale di S. Rufino. —
55. Antico edificio creduto erroneamente tempio dei Gen-
tili presso il Municipio Casinate. — 54. Tre antiche pitture
dallo Storico Cassìnese non ben intese. — 55. Anfiteatro
Casinate e pescine antiche. — 56. Alcune antiche iscri-
zioni.
V. Badia di S. Vincenzo al Volturno. -^ 1. Grande
estensione dell'antica Chiesa oggi demolita. — 2. Colonne
di marmo sparse per il campo prossimo alla chiesa. —
3. Nuova Chiesa eretta sulle ruine dell'antica. — 4. Vec-
chio Palazzo con memorie sepolcrali del basso evo. —
5. Alcune antiche iscrizioni Romane. — 6. Memoria di Re
Roberto di Napoli dell' anno nono del suo regno. — 7. I-
scrizione notabile in una campana del 1360.
VI. Notizie della Persona e delle Poesie latine di
D. Leonardo Monaco Cassìnese cogli estratti delle mede-
sime. — I. Codicetto di varie Elegie e Poemi latini di
D. Leonardo Oddi poeta Perugino. — 2. Questo nobile
poeta non ben conosciuto dai suoi stessi Perugini. 3. Suoi
componimenti: 1/ Egloghe, 2.<* Silva ad D. Vincentium
Riarium Neapolitanum. — 4. Versi giambici ad libellum
« De Triumpho B. Mariae V.» — 5. Le guerre d'Italia e
li tumulti della sua patria lo fanno risolvere ad abbando-
nare il secolo. — 6. Parla delle guerre d' Italia, nomina
3uelle di Napoli e di Giulio li nelr Emilia. — 7. Abban-
ona i componimenti di profano argomento e si api)lica ai
sacri. — 8. Rammenta li studi di Fisica e astronomia col-
tivati in Montecassino, fa V elogio di un Baeticus uomo per
dottrina insigne. — 9. Scopre la sua patria^ il nome, co-
gnome de' genitori suoi, e della primaria nobiltà di Peru-
gia.— IO. In età di io anni scnveva versi e non. oltre 16
anni compose dei Poemi sopra le guerre del tempo suo.
— u. Ultimo suo componimento di profano argomento su
le imprese militari del famoso guerriero Bartolomeo d' Al-
viano. — 12. Di un giovinetto di raro ingegno detto da lui
Romanum invenem, cne forse è Onorato rascitelli celebre
lìrico di cjuel tempo dimorante a Montecassìno. — 13. Pom-
poso elogio di uomini letterati dimoranti a Montecassino in
compagnia del nostro Paolo. — 14. Distico greco.
Vii. TiANO SiDiciNo ecc. — I. Lettera archeologica di
702 MICHELE FALOCI PULIQNAKI
D. Angelo Lanfredi Canonico Teologale ad un Lord In-
glese, r). ^
VÌn. Trinità della. Cava. — i. Ragguaglio di un co-
dice Biblico assai ragguardevole. — 2. Opera inedita intito-
lata De Septem Sigtffis.
IX. MiscELLANiA. — I. Tegolo di caratteri semibarbari
— 2. Bronzo sigillatorio di Porcia Thalassia. — 3. Iscri-
zioni romane. — 4. Altra iscrizione del basso evo^ intriga-
tissima scoperta in Aquino.
(t) Questa lettera è ricordau dal Cancellieri ( Otserva^ioni ecc. p. 41 ),
SANTA LUCIA
LIBERATRICE DI ORVIETO
Lucia, nimica di ciascun crudele
Si mosse.
Dante. Inf. II, loo.
I. Santa Lucia e le sue chiese
Lucia è bellissimo nome che irradia, e arde il cuore.
Gentile e pura fanciulla siracusana, schifa di andare in
braccio a giovane pagano, fece a Dio il sacrificio di sé: ferma
nel proposito suo, accusata di fede cristiana dal giovane che
era di lei preso, sostenne tormenti atroci, resse impavida, non
tocca nel luogo infame ove fu spinta, e andò a morte con
V allegrezza, perchè aveva il cuore dei forti. Dolce e ingenua
risplende sulla bella fronte 1' aureola divina neir orifiamma
del Cristianesimo ; e dopo lo scempio sanguinoso di Diocle-
ziano , infino dai primi tempi , attrassero sempre i Cristiani
col raggio delle candide virtù i suoi occhi lucidi e sereni,
riapertisi splendidissimi, amabili al sole dell' infinito amore.
Quando in Orvieto si prendesse a onorarla io non mi
proverò a riandare, perchè mi perderei dentro la fitta oscurità
che cela le primi origini delle cose orvietane, massime se at-
tinenti alla Fede. Ma non erro di sicuro se io dico che il
culto a Santa Lucia risale ai tempi più antichi. Nel contado,
in un luogo detto Rasa, era 1' abbadia dei monaci camaldolesi
dedicata alla santa, forse, infino dai tempi di San Romualdo
che ne fu, facilmente, il fondatore. Dipendeva dall' Abbadia di
Rasa la chiesa di Santa Lucia detta di Piella^ dentro la città.
704 LUIGI FUMI
forse, come io penso, cosi detta dal quartiere urbano ov* era
compresa, quartiere di Pistrella ( Postierla ), che per accor-
ciativo si sarà detto anche di Piella. Pio II soppresse la Bar
dia di Santa Lucia per soccorrere con quei beni la mensa,
ristretta a scarse rendite, del Capitolo della Cattedrale. Allora
la Chiesa di Santa Lucia di Pùlla sarà passata, come quella
di Rasa, al Capitolo, perchè si sa che per fino ai nostri tem-
pi i Canonici ne avevano la custodia e Y uffiziatura nel suo
di festivo. Ora la modesta chiesuola, che ha perduta la sua
antica forma, conservata appena una traccia di ornamentazione
del secolo XIV in un lato esterno , è tuttora sotto la cura
dei Canonici, i quali la cessero alla Compagnia degli artisti,
istituitavi nel 1820, ricevendone a titolo di patronato il cero
nel giorno della festa.
È rammentata un' altra chiesa a onore della nostra santa
fuori di porta Postierla, come da scritture del secolo XIV (').
Oggi è distrutta. È pure distrutta la chiesa di Santa Lucia
dei sacerdoti^ di che è ricordo nel secolo XV ('), quando sotto
questo appellativo non si avesse a intendere anche una di que-
ste accennate ora. In Polzano , o Porzano , non lungi della
città, pieve già di San Fortunato, sarebbe stata una chiesa di
Santa Lucia, notata in una scrittura del secolo XV uscente (')•
Si trova che la chiesa dove si eresse il nostro Sant' Agostino,
prima dei Premostratensi, poi degli Eremitani, quindi dei Con-
ventuali di San Francesco, ora soppressa, èra anticamente in-
titolata a Santa Lucia (^). Sugano, nei dintorni di Orvieto, fu
pieve di San Pietro conceduta nel 1029 circa, dal vescovo Sigi-
fredo al Capitolo di San Costanzo intuita religionis^ cioè, senza
dubbio, per istituire la vita comune fra i Canonici, secondo
la regola di Sant' Agostino. Alla nostra Santa si trova dedi-
(1) Arch. Stor. Com. Rif. 1369, toI, IXXX, sa — 1387, voi. CV, e. 10 t.
(9) Iti, Rif. 141;, toI. CXXII, e. 55 t.
{{) Ivi, Prot. not. cod. «egn. lU, 11, 1.
(4) Iyì, Rif. 1309, e. 950 t.
SANTA LUCIA UBBRATMCE DI ORVIETO 705
cata dappoi. Dei suoi rettori uno nominasi nel 1394 (0* ^^^*
no delegati del Capitolo, e ciò fu per nuova concessione di
papa Leone X dei 25 gennaio 15 19; e mandavansi a partito
ogni anno, come è costume per gli altri ufficiali capitolari.
Nel secolo XV la chiesa è noverata come membro della
pieve di San Donato, che era la terza pieve (')• Per lente
frane che divennero d' un tratto precipitose, è caduta al suolo
proprio de' nostri giorni; ma in luogo più sublime e in mi-
gliore e più vasta forma or ora risorse , essendo vescovo di
Orvieto mons. Briganti, di presente arcivescovo di Apamea ,
del decoro delle sue chiese, non meno che dello spirito delia
sua diocesi, zelantissimo.
Egli è in questa chiesa, a poco tratto da Orvieto, al cui
Comune appartiene il luogo come appodiato, che In festa di
Santa Lucia si osserva in modo speciale. Vi si continua, con
una irresistibile costanza di tradizioni, Y uso del suono delle
campane per tutta la notte che precede il 13 dicembre. Pra-
ticato da quei popolani, senza speranza di rafirenarli giammai,
costoro^ senza intenderne la ragione, perpetuano, io mi penso,
un' antica usanza dei loro proavi per ricordare la meravigliosa
protezione che la Santa mantenne coi suoi vigili occhi sulla
città di Orvieto, come ora, entrando nel fine di questo scritto,
vengo a narrare brevemente.
2. La brìga del 13 13 fra Guelfi e Ghibellini,
e la riforma a parte guelfa
sotto gli auspici di Santa Lucia.
Era r anno 13 13. Discendeva in Italia Enrico VII per co-
ronarsi in Roma del diadema imperiale. Veniva con lui in
qualità di grande ufficiale della corte un nobile orvietano con
(1) Sri, Rif. ad an, toI. CXUI, c. 79 t.
(9) Itì, ProU not. cit.
Archivio Storico li. 45<
706 • LUIGI FUMI
titolo di ostiario imperiale. Egli era Buccio di Nino de* Bec*
cari, stretto amico e parente dei ghibellini Filippeschi, i rivali
dei Monaldeschi, legati questi a parte guelfa y della città di
Orvieto allora principali e nfiolto potenti. I Filippeschi, che
mal sopportavano la preponderanza in città dei Monaldeschi ,
speravano di ridar su in questa occasione, abbattendoli. F,ecero
venire in città il Beccari , e tramarono con lui per conse-
gnarla air imperatore. Rafforzati nelle torri e nei palazzi aspet-
tavano il tempo di levare il romore come gli imperiali e i
ghibellini della lega di Toscana e dell' Umbria si fossero pre-
sentati di fuori per dare V assalto alle mura.
I Monaldeschi, i quali avevano subito preso sospetto, non
se ne stettero a vedere. E chiamato il conte Benedetto Gae-
tani, che fu nipote di Bonifacio Vili , come barone del con-
tado soggetto ai Comune, fecero varie provvisioni per ri-
pararsi.
Grave era quel momento appunto per V avvicinarsi di
Enrico VII ; e la tema di lui mettendoli in pericolo di essere
soverchiati, consigliavali piuttosto a un accordo coi loro emuli,
almeno per guadagnare tempo. E mandarono a loro pregan-
doli che cessassero dal divisamento di chiamare il barbaro
tiranno, contenti di vivere meglio a protezione della Chiesa,
che piegare sotto il giogo di oltramontani e nemici d* Italia.
Si offrivano, quanto a loro, di averli per amici, con metterli
a parte del reggimento pubblico, e nel!' ordine dei cavalieri,
e in ogni onore e utile con loro soddisfazione.
Ma i Filippeschi, già levati in superbia, speravano disfare
e annullare al tutto i guelfi, prendendo la città per l' impera-
tore. Di continuo, giorno e notte, facevano entrar gente, e
non si tardò a venire alle prese. Il i6 di Agosto si cominciò
la battaglia in più luoghi. Combattevasi dalle torri da una
parte e dair altra con saettamento gagliardo ; e balestre e
trabocchi cavaronsi fuori per sbattere gli edifizi. Si sentivano
dapertutto rumori e pianti, che era cosa orribile. Si vedevano
donne coi loro figliuoli in braccio e per mano : i vecchi ,
mal sorreggendosi sulle gambe, tirarsi innanzi gli asinelli ca-
richi delle masserizie. Lagrimando la loro sorte che li rendeva
SANTA LUCIA LIBERATRICE DI ORVIETO 707
inutili, abbandonavano la città. Le pòrte erano serrate, le
abitazioni, le botteghe chiuse ; le strade intravate, le catene
allacciate da ogni parte. Cominciò un cozzare d' armi da per
tutto. Gli ufficiali se ne stavano muniti nei palazzi pubblici
con le loro corti. Il giorno 17 ecco i Filippeschi rovesciarsi
come piena impetuosa nel palazzo del Popolo. Lo vincono,
ne scacciano di seggio il Capitano che era messer Catullo di
Monteccolo.
Allora i Monaldeschi, solleciti a mettere in salvo il Po-
desta, penetrarono per una bottega nel palazzo del Comune,
dove ei risiedeva; lo condussero via segretamente e lo racchiu-
sero in San Francesco. Il 19 venivano in loro aiuto i signori
di Farnese, di Montemarte e di Campiglia. Ugolino di Ufire-
duccio d' Alviano conduceva gente di Montepulciano , di Ra-
dicofani. Chiusi, Bagnorea e Toscanella.
Si attaccò il fatto d' arme in Postierla, quartiere tutto di
Filippeschi. I Monaldeschi incalzati rincularono infino alla
chiesa di San Cristoforo. In quel mentre arrivavano da porta
Vivaria ottocento cavalli e tremila fanti dell' imperatore. Suo-
navano in segno di trionfo trombe d' argento e altri stru-
menti. Loro capitano era Bindo signore di Baschi. Vi erano
Manfredi dei Prefetti di Vico, il conte di Santa Fiora, Gui-
duccio di Bisenzo, Lante da Carnano e Sciarra Colonna con
Viterbesi, Todini, quei di Amelia, di Narni e di Temi. Era
tutta la lega dei ghibellini deir Umbria coi tedeschi insieme.
Come si videro in si gran numero sopra i Monaldeschi, pre-
sero a schernirli. Vantavansi , mettendo pegno , di scacciarli
tutti nella notte che seguirebbe senza colpo ferire. E di ciò
facevansi ragione facilmente anche i guelfi da per loro stessi ;
che tutta quella gente li spaventava. Allora il Capitano del
Patrimonio, che era venuto apposta per quietare, si mise col
Vescovo, con tutti gli ordini religiosi della città e coi mag-
giorenti dei guelfi, e mossero tutti insiemi alla volta di Bindo
e del Prefetto, e con modi supplichevoli gli invitarono a vo-
lere, per amor di Dio, risparmiare una battaglia che avrebbe
dato lo sterminio alla città. E rinnovarono Y offerta che eb-
bero già fatta dei seggi del Comune; che li cedevano libera-
7o8 LUIGI Fmti
mente, a patto di non avere signoria di oltramontani. Ma gli
altri risposero : Non rimanere ornai ai guelfi che una via , o
tutti andarsene in buona pace, o tutti cadere.
Unico scampo ai perduti è la disperazione. E i Monalde-
schi accettarono la battaglia. E si ritorna alla zufia, e la Pu-
sterla è tutta in arme. I Filippeschi soperchiano di forze e
scacciano del quartiere i Monaldeschi. Li inseguono fino alle
case de' Vaselli. Questi signori, atterriti, levano allora in alto
il vessillo del Capitano Bindo. Pareva spacciata. In queir ora
molti lasciarono il campo della mischia, e piangendo e gri-
dando si danno alla fuga giù per porta Santa Maria e per
Portusa. Ed ecco che i Guelfi, fuggendo, odono dall' alto una
gran voce che gli richiama: « O voi che fuggite della vostra
« città, rifatevi indietro, tornate securi. Sono per via gli sti-
« pendiari di Perugia che vengono alla difesa della città della
e Vergine e di parte guelfa ». Uno grida allora: « La voce è
del cielo » ! E questo basta a farli ritornare sulle loro traccie,
mentre appunto mille e dugenti fanti perugini con altrettanti
cavalli entravano a suon di naccare, di tube e di trombette
per porta Maggiore^ tagliavano le sbarre delle vie e davano
dentro con forza nella Postierla. Guelfi perugini e guelfi or-
vietani in una battaglia a corpo a corpo coi ghibellini, durata
più ore, li fanno rinculare fino alla fonte di Santo Stefano.
Bindo, il capitano generale, sente il pericolo serrarsi addosso
ai suoi. Con V esempio gli incuora , lanciatosi dentro come
leone. Un denso saettlo lo investe da ogni parte. Lo rove-
sciano di sella, lo coprono di ferite, lo finiscono con le spade,
i coltelli, le lancie e gli spunzoni, e ne recidono ambe le
mani. Fu notato come atto di somma pietà che il suo corpo,
raccolto, si portasse a seppellire nella chiesa di San Francesco.
Morto Bindo, nello stesso giorno i ghibellini elessero
loro capitano messer Bernardo degli Acerbi, probo e sagace
cavaliere degli usciti fiorentini. Riordinò le schiere dei cavalli
e fanti in piazza San Domenico e in quella contrada, e so-
stenne r impeto dei guelfi che da piazza di Sant' Egidio mos-
sero a dare la seconda battaglia. Mandavano per V aria le
quadrelle un suono come fischio, e prima di vederle s' appun-
SANTA LUCIA LIBERATRICE DI ORVIETO 709
tavano. Le aste uncinate percuotevano le armature, arrivavano
le groppe dei cavalli , mandavano a terra, arruffando e trasci-
nando via coi graffi di ferro. A corpo a corpo si combattè
con le spade e con le coltelle gli uni sugli altri. Un grido di-
sperato dei ghibellini strazia le orecchie, e vi risponde un
grido di barbara gioia dei guelfi. Un dardo, volando, si è con-
fitto sul traditore della patria. Buccio de' Beccari, V ostiario
dell' Imperatore stramazza e muore. ' Un cuore caldo di amore
di patria, sporgendo l' indice della mano destra sopra di lui,
gli attaglia il dettato di Salomone: Qui fodit Joveam incidit in
tatn; et qui dissipai sepem mordebit eum coluber I
Bella pagina di storia per la indipendenza delle nostre
città italiane, se all' odio degli oltramontani non andasse fram-
misto r odio delle parti cittadit\e 1
Ma la battaglia non è peranco finita. Il novello capitano
generale, il fiorentino fuoruscito messer Bernardo cade an-
ch' esso, e i morti gli si ammontano intorno. Lo sgomento
è in tutti i Ghibellini. Soltanto una schiera di quei di Todi
si ripresenta a combattere sulla strada di Santa Margherita.
E fu tagliata anche quella schiera, e li davanti alla chiesa di
Santa Margherita cade morto con molti altri V ultimo cam-
pione, il capitano Lippotero conte di Castelvecchio. Era 1' ora
di vespero. Non vi sono più capi. I ghibellini si danno alla
rotta, e molti fuggono per porta Vivaria. I cavalieri guelfi
lanciavano dietro a loro le picche. Donne e giovani orvietani
li urtano contro le ripe, e poi spenzolandoli giù, li lasciavano
andare di sotto. L' ebbero buona Sciarra Colonna e il Prefetto
di Roma, perchè due Cardinali , che erano in Orvieto , se li
ricoverarono. Quelli che rimasero furono prigioni.
Questa fu la giornata del 20 Agosto 13 13, notabile nella
storia del medioevo, perchè sconfìsse un partito non tanto
cittadino, quanto regionale, a discredito di Enrico VII e a
gloria della parte nazionale. San Bernardo, che ricorreva in
quel giorno la festa, fu da quel tempo il protettore dei guelfi,
e ascritto fra i patroni della città. I Monaldeschi e i guelfi
per assicurarsi il dominio, dopo che anche essi ebbero con-
tati i loro morti, si misero a studiare varii modi per mante-
7 IO Luigi fi)mi
nersi sicuri dai Filippeschi e dai ghibellini. Una nuova costitu-
zione comunale ne venne fuori, L' ordine democratico in
restaurato con leggi nuove, con la spogliazione delle sostanze
dei vinti , con la distruzione delle loro case , con proclamare
il governo a parte guelfa e a popolo. Questo fatto fu il co-
ronamento della vittoria di San Bernardo; e perchè fu com-
piuto nella adunanza del Consiglio pubblico tenuto nel refet-
torio di San Francesco il giorno sacro a Santa Lucia, il
13 dicembre 1315, fu proclamata, fra feste e tripudi trionfali,
la nuova protettrice dei guelfi, palladio del popolo, la vergine
ausiliare del governo. Da quel giorno a Santa Lucia fu sa-
crata la città, i reggitori si votarono a lei, e in ogni luogo
pubblico sorse una immagine, una statua della Santa appel-
lata coi nomi più eletti. Lucia pura. Lucia dolcissima. Lucia
proteggitrice del popolo e del Comune orvietano, gloriosa,
pura, soavissima verginella, sua guida e difesa fortissima (').
3. Cappelle a Santa Lucia nei palazzi pubblici
e suo culto; e come fosse proclamata
Liberatrice della città.
A cominciare dall' anno 1309 il Comune mandava per la
festa di Santa Lucia un cero in dono alla Chiesa di Sant'A-
gostino ('), che si è detto dedicata prima a questa Santa. Ma
dopo la restaurazione del popolo guelfo, il cero si offriva a
Santa Lucia di Pklla ('), e si alzò al suo nome la cappella
nel palazzo del Popolo in una sala presso la loggia (^). Era
qui dove si facevano i Consigli, prescelto il luogo sacro quasi
a trarne V ispirazione e V aiuto del cielo. Un' altra cappella
(r) Itì Libro Romo, e. zx t.
(3) Ivi Rif. Ad ann. e. 350 t.
(3) Ivi Rif. 1312, Voi XXI, e. 99.
(4) Arch. Stor. Com. Rif. 13S7, e. lai.
SANTA LUCIA LIBERATRICE DI ORVIETO 71I
fl
fu eretta nelle case dette della Chiesa, dove risiedevano i
Signori Sette, poi Signori Cinque, e Sette rimessi di nuovo
più tardi. Questa cappella si trovava dove oggi risiede il Tri-
bunale, e aveva ai lati la torre del Papa, e la loggia pubbli-
ca ('). Le adunanze deli' ufficio de' Sette si facevano in que-
sta cappella, e tutti i negozi più importanti del Comune si
trattavano in essa.
Un' altra cappella ancora fu innalzata nella chiesa di San
Francesco, dove ogni anno il Comune offriva il cero, espres-
samente a commemorazione della riforma.
In fìne« nel palazzo del Comune propriamente detto, si
volle edificata di pianta un' elegante chiesuola , dopo che un
nuovo avvenimento storico ebbe provocata vieppiù la devo-
zione pubblica, come ora diciamo.
I Monaldeschi impinguatisi con le spoglie dei vinti Fi-
lippeschi, divenuti straricchi, cominciarono a signoreggiare la
città, si divisero fra loro medesimi, si nimicarono a spese e
danno della comune patria, non meno che del proprio loro
sangue, soperchiandosi 1^ un ramo e 1' una fazione sugli altri.
Vi furono Monaldeschi del Cane , Monaldeschi dell* Aquila ,
Monaldeschi della Vipera e Monaldeschi del Cervo. Vi furo-
rono le fazioni dei Beffati e dei Malcorinij poi dei Muffati e
dei Melcoriniy favorite o capitanate dall' uno o dall' altro dei
Monaldeschi. Le loro follie portarono la città alla miseria e
alla distruzione totale. Fra gli altri, ma fortunatamente fu
r ultimo. Gentile Monaldeschi con modi tirannici la oppresse
a lungo, egli con Arrigo suo fratello, capi di parte Malcori--
na, tenendo lontani dalla patria i Monaldeschi della Cervara
e i Mufiati.
Correva Y anno 1449 ed era il quattordicesimo della ti-
rannide di Gentile e di Arrigo. Arrigo soltanto si trovava
allora in Orvieto, perchè Gentile aveva condotta di milizie
(I) Ivi, Rif. 1 381, voi. Cly e. t.
TU LUIGI FDltl
fuori. I Monaldeschi della Cervara e i Muffati fecero trattato
per rientrare in città e tórla di mano ali' oppressore. Condus-
se la pratica un pover* uomo, secondo il Manente un Gual-
tieri di Forano, secondo altri uno da Benano, il quale di con-
dizione bassissima, di piccola statura, ma di animo forte ^ a-
stuto e sagace, riusci a compirla. Se ne venne in Orvieto
vilmente vestito e si mise a chiedere V elemosina allo spe*
dale e in Santa Maria, e intanto osservava tutto e tutto no-
tava minutamente, la sicurezza delle ripe, il numero della
gente, la custodia della città. Quindi usci a trovare i Muffati
e contò loro quello che avea notato , e che modo fosse da
tenere per prendere la città e levarla dal governo di Arrigo.
In sostanza si conchiuse che egli dovesse di nuovo ritornare
in Orvieto a favorire la scalata delle ripe. La sera avanti di
Santa Lucia egli vi entrò con un fascio di frasche in sulle
spalle. Andò allo Spedale senza che nessuno prendesse di lui
sospetto, e quando vide il tempo, trasse un chiodo e una fu-
ne che avea recati di sotto al fascetto , e fitto il chiodo in
sulla ripa sotto la guardiola di San Francesco con un mar-
tello che gli venne bene di togliere alla fabbrica di Santa Ma-
ria, gettò a pie della ripa la corda ai Muffati, i quali legatavi
la scala di fune, salirono per essa le ripe ed entrarono circa
sessanta di loro con Corrado Monaldeschi della Cervara. Pre-
sero subito la guardia vicina e la sentinella che andava at-
torno, e li tennero legati e con le spade alla gola, perchè
non facessero motto. Altri con Corrado si misero per la via
di San Francesco. Incontrano un cervo domestico allevato in
casa di Gentile Monaldeschi , e ne prendono buon augurio,
perchè è T emblema della loro stirpe, e col suono che faceva
coi sonagli al collo copriva il rumore dei loro passi. Onde
giunti in piazza di Santa Maria e rivedendo la facciata divina
si gettano in ginocchio sulle scale, giurano di liberare la cit*
tà dal tiranno e non far male a nessuno per quanto possono.
Di là traggono alla casa di Arrigo, il quale al rumore senza
altro aspettare, corre in camicia e con una lancia in mano si
fa alla porta; e volendo contrastare, fu subito morto e messo
supino in un tavolone sulla via, acciò fosse da tutti veduto.
SAOTA lucia LtBfiItATtaC& Di ORVIETO 'Jì^
Andati alla volta di piazza Maggiore, sorpreso il corpo di
guardia, ne uccisero il capo , Tommaso Mazzocchi ; quindi
datisi a suonare la campana di Sant'Andrea, dettero il segnale
ai compagni che attendevano a porta Maggiore. La quale pre-
sto gettata a terra, furono subito dentro la città Paolo Pietro
e Luigi Monaideschi delia Cervara e il Conte di Pitigliano
con alquanti balestrieri, e con gente di Porano, di Sugano,
di Lubriano, Torre, Bolsena, Onano e Castiglione.
L' alba di quel giorno rischiarava le vie della città con
i trionfi di una fazione che gridava pace e libertà, e restitui-
va quietamente le cose orvietane sotto la protezione della
Chiesa e al governo di papa Niccolò V.
Senz' altra efiusione di sangue , dice lo storico Ferrari ,
svaniva cosi uno degli ;stati più violenti della vecchia Italia.
Da quel giorno Santa Lucia fu appellata la Liberatrice di
Orvieto: i suoi altari rifulsero di ornamenti e s' illuminarono
di ceri; e ne fu osservata costantemente la festa ('). Fu de-
cretata la costruzione di una cappella in suo onore nel palazzo
del Comune, perchè tutti i giorni i signori Conservatori vi
assistessero alla messa. Nel 1454 due maestri muratori con
due religiosi attendevano a fare eseguire il nuovo edificio,
che tuttora conserva le traccie del suo tempo con la volta a
crociera e la fenestra a occhi veneziani ('). La graziosa cap-
pella fu presto arricchita di suppellettili e arredi preziosi, per
i quali si impose una tassa per un solo anno, nel 1450, sulle
quietanze pubbliche e sul bestiame da lavoro ('). Primo cap-
pellano della nuova cappella fu frate Gregorio priore di
Sant' Andrea. Quindi passò la cappellania al convento di
San Francesco (*).
(1) Ivi, Rif. 1450, Tol. CXLI, e. 76-78.
(a) Ivi, Rlf. 1454, voi. CXLII, e. 255 t, S56 t.
(^) Ivi, Rif. 1455, voi. CXLIV, e. 13 t. 1438» voi. CXLV« e. 86, 87.
(4) Ivi, Rif. 1460, voi. e. XLVI, e. 36o«
7 14 ^^ài FUMI
Si continuò fino ai nostri giorni a celebrare la festa nel
palazzo comunale con decoro e squisitezza convenienti alle
tradizioni antiche. Oggi si fa tutti gli anni a spese del Mu-
nicipio neir altare di Santa Lucia a San Francesco, senza che
tutti sappiano la storica ricorrenza di quel giorno e V antica
devozione degli orvietani a quella Santa che vollero effigiata
nelle tele in atto di offrire a Dio dolcemente sulle sue mani
la città dei guelfi e delle libertà rivendicate.
Luigi Fumi
LETTERE
DI BENEDETTO XIV
ALL' ARCIDIACONO
INNOCENZO STORANI DI ANCONA
Crediamo di non fare opera priva d* interesse
storico, pubblicando la corrispondenza di Prospero
Lambertini, Benedetto XIV, con Innocenzo Storani
di Ancona. Si compone di cento sei lettere, ed é
perciò molto superiore per numero a quella dello
stesso pontefice con il cardinale Delle Lanze, che é
di lettere ventinove ('), e non molto inferiore a quella
con il canonico Pier Francesco Peggi, che é di lettere
cento settantanove ('); mentre a nostro avviso vince
r una e V altra per la importanza.
Gli originali delle lettere, che vanno dal 1741
al 1752, scritte in carta filettata d'oro, meno tre che
si conservano nelF archivio comunale . di Ancona,
sono raccolte in un libro, coperto di cartone, col nu-
(i) Lettere inedite di Santi Papi Principi illustri Guerrieri e Letterati
con note ed illustrazioni del cav. Luigi Cibrarìo. Torino, Tip. Botta, 1861.
(2) Lettere di Benedetto XIV scritte al canonico Pier Francesco Peggi a
Bologna, pubblicate per cura di Francesco Saverio Kraus, professore di sto-
ria ecclesiastica nell* università di Friburgo. Friburgo, D. B. Tubinga, i884.
Tl6 MICHELE MAROHI
mero delle pagine dall' uno al trecento novantanove,
posseduto dalla nobile famiglia Storani. Nel 1807 il
capitolo della cattedrale ne fece eseguire una copia
dal Signor Giuseppe Ciampoli, che venne autenticata
dal notaio Orazio Marasca. E su questa il frate car-
melitano Dionisio Liberti esegui ancora una copia
nel 1860 per incarico del canonico Sebastiano Petrelli,
che ne fece un gradito dono al nostro parente di
venerata ricordanza, il cardinale Lorenzo Barili, va-
lentissimo cultore delle patrie memorie ('); e questa
pervenne nelle nostre mani.
Lo Storani, a. cui le lettere sono dirette, era ar-
cidiacono della chiesa cattedrale. Egli nacque in An-
cona nel 1680, un' anno innanzi alla morte del suo
zio, canonico della cattedrale e vicario generale della
diocesi, Cristofaro (*), che primo della famiglia Sto-
rani nel 1630 circa si recò in Ancona dalla nativa Ra-
gusi, dove molto tempo prima la famiglia Storani,
fuggitiva dalla Serbia per le stragi turchesche, aveva
trovato ricovero. Segui Cristofaro il fratello Giovanni,
il padre dì Innocenzo, che tolta in moglie 1' anco-
nitana Caterina Marcelli, diede principio nella città
nostra a quella famiglia Storani, che da Urbano Vili
venne con altre parecchie famiglie di Ancona ascritta
nel ruolo delle patrizie ('). D' Innocenzo , tranne
(i) Vedi C. Feroso. Ancona semper optimorum mgeniorum faecunda gè-
nitrix, Ancona, Morelli, 1883.
(2) Fu insigne matematico. V. C. Feroso. Ancona ecc.
(3) Per la estinzione di molte famiglie nobili anconitane avvenuta
dopo il 1532, circa il 1630 si pensò da alcuni consiglieri di aggregare alla
LETTERE DI BENEDETTO XI V ^l^
eh' egli fu arcidiacono, e il primo deputato per le
scuole delle Maestre Pie, dopo che queste vennero
istituite dal vescovo cardinale Massei, non cono-
sciamo altre notizie biografiche. Mori nel 1753 (*).
Laonde il maggior titolo di lode per Innocenzo
Storani, da noi conosciuto, è la benevolenza e la fa-
migliarità, della quale lo onorò Benedetto XIV, giu-
sto e sagace conoscitore di uomini e di cose. E la
famigliarità tra lo Storani e il Lambertini certamente
nacque, quando questi dal 1727 al 1730 fu vescovo
di Ancona. Già prima che personalmente lo cono-
scesse, il Lambertini si era rivolto allo Storani, co-
me a principal dignità della cattedrale, appena nomi-
nobiltà alcune ricche e rispettabili famiglie della città. Ma altri consiglieri,
la più parte, energicamente si opposero a questo partito, timorosi di vedere
menomati i loro privilegi. Nacquero perciò discordie e lotte, aHe quali si
associò anche il popolo. Sciolse la contesa il papa Urbano Vili, il quale
con breve del io ottobre 1639, compiendo atto di sovranità, aggregò quin-
dici famiglie alla nobiltà anconitana, e fra queste la recente famiglia Sto-
rani. Camillo Albertini, nel suo Elenco delle famiglie aggregate dopo il Jj)2,
manoscritto nell* archivio comunale di Ancona, riferisce le seguenti parole
di Giovanni Fichi Tancredi, di antica nobiltà, e contrario ali* aggregazione: — -
« Il Storani è Raguseo, et in Ragusa nemmeno aveva 1* essere di cittadino.
« n zio tira la sciabbica, et è vile e pover uomo ; qua in Ancona non ha ca-
« pitale del suo Se. 3 mila, non ha parentato mai con alcuno della città, et
« sono 20 anni eh' è in Ancona. » — Ma 1* Albertini nota subito appresso
che Matteo Storani ebbe il privilegio di famigliarità dall' imperatore in data
di Praga 24 marzo 161 6, e Biagio, padre di Cristofaro e di Giovanni, in
data di Vienna 7 gennaio 1622. Le parole adunque del Tancredi erano det-
tate da malignità con ignoranza delle circostanze de' fatti,
(i) La famiglia Storani, come chiama vasi in antico, esiste ancora, ed
oggi dicesi Sturani. In questo secolo si rese diiaro per ingegno Ludovico,
che nel 183 1 appartenne al governo provvisorio delle provincie unite ita-
liane con r officio di ministro delle finanze» — V. Cesare Facdiini. La Ca*
pitolaiione <r Ancona del MDCCCXXXL Bologna, Zanichelli, x884.
7l8 MICHELE MARONI
nato vescovo da Benedetto XIII, dandogli, come a
procuratore, V incarico della presa di possesso. E la
famigliarità, allora contratta, perdurò finché visse lo
Storani, che di alcuni anni precede nella tomba il
suo augusto amico.
Le lettere allo Storani, piuttostoché del ponte-
fice, la cui storia é facile a conoscersi ('), e' invi-
tano a dire una parola del vescovo di Ancona, la
cui storia é presso che affatto ignorata. La nobile
famiglia Bolognese dei Lambertini, allorché Prospero
fu nominato vescovo di Ancona, non era quivi nuo-
va; giacché nel 1384 Egano Lambertini fii podestà
di Ancona, e nel 1573 Lodovico Lambertini fu pro-
legato del cardinale Guastavillani. Per il che, legato
da ricordi domestici alla nostra città, Prospero ne
accettò con piacere il vescovado, parendogli di ve-
nire fra noi, non solo come vescovo e giudice, ma
eziandio come cittadino (*). Laonde per affetto ad
Ancona, prima ancora che vi si recasse, si fece ala-
cremente a sostenere il diritto di giuspatrpnato per
il comune sulla chiesa del Crocifisso di Umana, alla
quale anche nelle cure del pontificato rivolse il suo
studioso pensiero, come appare dalle presenti let-
tere. E durante il breve tempo del vescovado,
compose in buon' accordo alcune famiglie da mol-
to tempo inimiche per fiere dissenzioni ; si diede
con ogni vigore al miglioramento delle strade
(i) V. Gaetano Moroni. Dixionario di erudixioM storico - eccUsiastica.
Voi. V. Venezia. Tip. Emiliana i84o.
(2) Lettera Pastorale 24 feb. 1727. — V. Institutiones Eccksiastica$
Benedicti XI V, T. III. Romae, Ansiglioni, 1785.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 719
della città ed . all' apertura di nuove, provvedendo
senza balzelli per i cittadini alla entrata occorrente
per la loro manutenzione; pose ogni cura al riordi-
namento amministrativo della mensa vescovile au-
mentandone le rendite, e della chiesa cattedrale,
che decorò del coro e dell' altare maggiore (*) , e
che fatto pontefice arricchì di annui preziosi doni (*);
(i) Intorno al coro, in memorìa dell' opera, si legge la scritta — Pro-
sper S. R. E. Card, de Lambertiniié Episcopus Anconae altare et chorum
renovavit. Anno Domini MDCCXXXI. —
(2) Il vescovo Niccola Manciforte fece a sue spese un monumento al
munificente pontefice, collocando due lapidi di fino marmo ai lati dell* alta-
re maggiore, sopra una delle quali è il busto di Benedetto XIV, e sopra
r altra un' angelo tenente in mano il triregno. Con le seguenti iscrizioni.
Benedicto XIV Pont Max.
quod
Anconitanam ecclesiam sanctissimis rexerit legibus
innocentia et suaVitate morum omaverit
praeclarìs muneribus auxerit
et
quem animi anconitanorum altissime impressam
munifìcentissimi principis memoria m
nulla delibet oblivio
ut ipsa etiam eius imago perpetuo renovaret
Nicolaus Manciforte Episcopus
anno CIDI3CCXLVIII. p.
Benedicto XIV Pont. Max.
cuius liberalitate
Senogalliensem primum ecclesiam consecutus
deinde ad Anconitanam traductus
summis et immortalibus beneficiis
indulgentissimo principi
sentiens in perpemum se esse devinctum
Nicolaus Manciforte Episcopus
sempitemum eius erga se meritorum testem
hoc monumentum p. anno CIDIDCCXLVIII.
720 MICHELE MARONI
commutò in facili opere di pietà i voti pubblici resi
impossibili ad eseguirsi, e ridusse il numero omai
infinito delle pubbliche processioni, o luminarie, che
si facevano con l' intervento del capitolo e del ma-
gistrato ; e in ogni circostanza tutto il suo ingegno
ed il favore, del quale godeva presso i pontefici Be-
nedetto XIII e Clemente XII, adoperò in beneficio
della chiesa e del comune anconitano. E alle solle-
citudini del Lambertini, anche dopo lasciato il vesco-
vado di Ancona, la città dovè in gran parte attri-
buire il merito dei privilegi accordati da Clemen-
te XII, come la franghigìa del porto, e dei lavori
da questo pontefice decretati, come il lazzaretto ed
il prolungamento del molo chiamato dementino (').
(i) Il molo o braccio sopra disegno del Vanvitelli per ordine di Cle-
mente XII incominciato nel 1733, fii pros^;uito sotto Benedetto XIV, e
compiuto sotto Pio VI. In onore di Benedetto nel muragUone longo il brac-
cio fii posta la seguente iscrizione.
Benedictus XIV P. M.
ad tutam navium stationem
producto ultra
hunc lapidem aggere
et jacta mole
in altitudinem maris
fere LX
opus
a Gemente XU decessore suo
inchoatum
perfed jussit curante
Nicolao Fteelli
Appolid Aerarli praefecto
anno MDCCLVI.
LETTERE DI BENEDETTO XI V 72 1
Non é a dirsi pertanto se gli anconitani con
rammarico, appena corsi tre anni, videro il Lamber-
tini lasciare Ancona per V arcivescovado di Bologna,
sua patria ; e con gioia appresero la notizia dell' e-
saltazione di lui al pontificato. Narra Camillo Alber-
tini, nella sua Storia £ Ancona manoscritta nell' ar-
chivio comunale ('), che il popolo minuto all' an-
nunzio corse forsennato e tumultuariamente al baloardo
detto di S. Agostino; da cui tolse vari pezzi di ar-
tiglieria per trasportarli nella piazza maggiore, e quivi
spararli. Ma come il popolo pervenne innanzi la
chiesa del Sagramento, il segretario comunale Betti,
per far cessare il chiasso, si avvisò di aprire il pub-
blico forno, e di far larga e gratuita dispensa di
pane, mercé della quale tornò subito V ordine e la
quiete. Anche il comune non mancò di fare- segni
di festa, e nominò per un' ambasceria al pontefice,
acciocché gli esprimesse i sensi della città, i nobili
signori, Pietro Bonarelli, Corrado Ferretti, Giulio Ce-
sare Nappi, ai quali due ultimi, non avendo la Con-
gregazione del Buon Governo permesso che il viag-
gio si facesse a pubblica spesa, sostituì Cesare Fer-
retti e Pietro Del Monte, che, come Pietro Bonarelli
già si trovavano in Roma. Il pontefice non meno
del vescovo fii benigno ad Ancona ; sicché in me-
moria di lui il magistrato fece collocare un marmo-
reo monumento nella sala del civico palazzo ove si
(2) Tom. XIII. p. I.
Archivio storico II. 46
722 MICHELE MAIOKI
vede il suo busto entro una nìcchia, con sotto la se-
guente iscrizione :
BcnedktD XIV P. ÌL
Anctmàunit txMs olim sacroniai
anti stìd
ac parenti optìmo
ob egregiam timc navatam operam
in relig. coltu ac divino booore ampli6candis
in pubblicis |x>piili commodis corandis
munids eo auctore viis
vicontmqoe asperìute leni acliviute
emollita
locopletatis commercn rcsdtutione virìbus
portuqtie eitis stadio immiinitate donato
S. P. Q, A.
munifìcentiis princ novis beneficia vetcra
cumulanti
in grati animi monnmentum
AL P. D.
Dell' importanza delle presenti lettere , le quali
sono una novella prova della dottrina, della bontà,
della schiettezza, e della festività di carattere di Be-
nedetto XIV, crediamo inutile di discorrere; ogni
discreto lettore ne potrà far giudizio da sé. Sicché
noi poniamo fine a questa nostra avvertenza, con il
voto che sieno presto, nel maggior numero possi-
bile, raccolte e pubblicate le lettere famigliari del
Lambertini ('), le quali, in quella guisa che le opere
sue erudite ci hanno fatto apprezzare il sapiente ca-
nonista, serviranno sommamente a farci meglio co-
noscere r uomo nelle sue qualità pubbliche e private.
Michele Maroni
(2) V. r opera citata di Francesco Saverio Kraus nella prefazione.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 723
Benedietus PP. XIV. Dilecte in Christo Filii noster,
Salutem^ et Aposlolicam Benedictionem.
Al P. Gervasì Minore Conventuale^ che nella prossima
passata Quaresima ha Predicato in questa Basilica Vaticana^
e che è di ritorno al suo Ospizio di Loreto^ consegniamo
un' Involto diretto a Lei, in cui son rinchiusi una Pianeta,
una Mitra, un Camice, ed un Calice che doniamo alla No-
stra diletta chiesa di S. Ciriaco , nell' occasione della pros-
sima Festa imminente del detto Santo (*). Procurerà il Pa-
dre di ritrovare chi porti 1^ involto da Loreto ad Ancona^ e
quando Egli non vi pensasse, che non crediamo, preghiamo
la Sua bontà a pensarvi. Ricevuto l' involto , ella farà gra-
zia d' aprirlo, e di portar tutto al Sig. Cardinale Vescovo (')
pregandolo in nome nostro a benedire i Sacri indumenti ed
a consecrare il Calice, ed a servirsi del tutto, quando canti
la Messa solenne nel giorno di S. Ciriaco. Finita poi la
Messa, Ella stessa dopo aver data la Benedizione in nostro
nome al Capitolo, dirà che doniamo per contrasegno, ben-
ché tenue, del nostro sincero affetto le dette cose alla chie-
sa, che sarà bene di conservare in luogo remoto dalP umido,
che è troppo nemico deir oro , e delP argento , e delle fine
(i) S. Ciriaco, la chiesa cattedrale. S. Ciriaca è il protettore di Ancona, e la festa
si celebra il 4 di maggio.
(3) Bartolomeo Massei , che fu nominato Yescovo di Ancona nel 1731 e morì
nel 1746.
724 MICHELE M^VRONl
biancherie ('). Assicurerà inoltre il Capitolo^ che se piacerà
al Sig. Iddio di darci vita^ e di somministrarci quei comodi^
che presentemente non abbiamo', avendo ritrovato il Ponti-
ficato oppresso di debiti, e di miserie, che dall' alba a mezza
notte ci travagliano, non ci scorderemo della nostra prima
dilettissima sposa ('). Adhaereat lingua mea faucibus meis^ si
non neminero tiii. Con che le diamo di nuovo la nostra Apo-
stolica Benedizione.
Dalum Romae apud S. Mariani Majorem die 1 2 Apri-
li 17 41 Pontijicatus nostri anno Pmo.
Sig. Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona
IL
Parte quanto prima Monsignor Vescovo di Sinigallia e
sarà presto in Ancona venendo per cambiatura ('). Con
maggior comodo viene dietro di Lui una sua Carrozza, ed
in essa sono due grossi involti , che saranno consegnati al '
Sig. Arcidiacono Storani, che gli dovrà far aprire, ritenere
presso di se, sino alla vigilia della Festa di S. Ciriaco (^),
nel qual giorno gli porterà, in nome nostro al Sig. Cardi-
nale Vescovo, pregandolo a benedire la Pianeta, e servirsene
in quel giorno, ed a far collocare nel Reliquiario grande
della Chiesa il rimanente.
NegP Involti dunque ritroverassi una Pianeta nobile, un
Messale^ eh' è nuovo, ma ordinario. Il rimanente , se non
(1) Io questa ed in altre lettere vengasi a quali mlnozie discende il pontefice, quasi
un buono ed umile massaio.
(2) La chiesa anconiuna. Benedetto XIV fu vescovo di Ancona prima del M assei,
dal 1737 al 1731. Assunto al pontificato nel 1740. conformemente alla promessa fatta
in questa lettera, ogni anno, per la ricorrenza della festa di S. Ciriaco ; il 4 ma<.'gio,
mandò alla cattedrale un ricco d ino. Questa lettera e le altre accompagnative del dono
annuale, che sono leJettere 3, 6, 18, sK, 3f(, 1^, 5^, 6M 83, 86, 94, 100 furono pub-
blicate dai signori Canonici Pauri e Frtrelli nelle Note e Supplementi alla Disserta^iome
iu la Chieta Anconitana di Mona. Agostino Peruzzi. Ancona, Sartori Cherubini 1845.
()) Ossia celeramente per il cambiarsi dei cavalli ad oi;ni posta.
(4) V. la lettera precedente.
LETTERE DI BENEDETTO XIV ^2$
erriamo, consiste in tante Reliquie legate, e vi sono le auten-
tiche. In una cassettina a parte si trova una specie Ò* ufficio
di tartaruga legata con V oro. Questo si apre , e dentro
ritrovansi collocate varie reliquie, che se mai per il moto
della carrozza si fossero staccate, con un poco di colla si
riattaccano. Le tarle nulla possano contro loro, ma molto
possono contro la tartaruga, ma con quattro o cinque grani
di pepe, che si mettino nella cassetta, ove sta il regalo, ed
ove dovrebbe sempre stare, si ripara al danno delle tarle.
Intendiamo esser la povera Sagrestia di S. Ciriaco ridot-
ta miserabile, essendosi consumata la Biancherìa, ed anche
consumate le pianete da Noi fatte. Se Iddio ci darà vita,
per la Festa di S. Ciriaco del 1743 si sarà rimediato ; ma il
Nostro Sig. Arcidiacono ci favorirà d' una esatta notizia di
tutto il bisognevole. Ci ricordiamo d^ aver unito una certa
Eredità alla fabrica, o sia all' opera ; il che fu fatto appunto
perchè le suppellettili avessero la dovuta manutenzione (*).
Intendiamo però che si siano fatti debiti sopra la roba ap-
plicata per far altre cose , e così sarà d' uopo pensare a
qualch' altro partito. Se il Sig. Arcidiacono avesse qualche
cosa da suggerirci lo sentiressimo volentieri ; ed intanto
diamo a Lei, ed a tutti gli altri suoi Colleghi, e Canonici
1' Apostolica Benedizione.
Roma 28 Marzo 1742.
Sig. Arcidiacono Innocenzo Storani — Roma.
III.
Accusiamo la Sua dei 6, dalla quale con nostra gran
consolazione intendiamo l' ofiFerta, che ella ha fatto in nome
nostro alla Chiesa di S. Ciriaco della Pianeta, e Reliquie,
e la ringraziamo dell' incomodo , che si è preso. Sentiamo
pure con gusto le nuove di non esser tanto deserta la Sa-
io L'eredità Fardioi. Benedetto allora vescovo di Ancona fece isUnza al papa per
l' applicazione di quest' eredità alla cattedrale. Il rescritto del papa è del 33 Novem-
bre 1739; il decreto del vescovo è del 15 dicembre 1739.
726 Michele marOni
grestia^ come ci era stato supposto. Mandiamo a Bologna
due Casse^ in una delle quali è collocata una Mummia^ e
neli^ altra è collocato il di lei Piedistallo , ed il tutto deve
riporsi nell'Istituto delle Scienze di quella Città (*). Le
Cas^e sono indirizzate a Lei ; e giunte che saranno, Noi la
preghiamo d' indirizzarle a Bologna al Dottor Filippo Maria
Mazzi per acqua.
Compatisca V incomodo, restando col darle 1' Apostolica
Benedizione.
Roma 12 Maggio 1742.
Sig. Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
IV.
Carlo V. fu P ultimo Imperatore che viaggiò. Clemen-
te Vili, fu V ultimo Papa che viaggiò ; ed il Cardinal Sa-
gripante dev' essere V ultimo Tesoriere, che abbia viaggiato,
a spese almeno della Camera, che pur troppo è smunta ed
esausta. Abbiamo tutta la buona volontà per la Città d* An-
cona, e per gli Anconitani, e se essi hanno qualche cosa da
proporre in loro vantaggio, venghino alcuni di Eisi a Ro-
ma, e saranno ben volentieri sentiti. Ecco la risposta alla
lettera del Nostro Sig. Arcidiacono Storani (*); a Cui in-
tanto diamo 1' Apostolica Benedizione.
Roma 8 Settembre 1742.
Sig. Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
V.
Abbiamo ricevuto una sua lettera dei 29 Ottobre, che
ci è stata presentata da Mons. Valenti, e rispondendo alla
(1) Benedetto XIV, nativo di Bologna, come pontefice fu sempre munifico Terso la
sua patria.
(3) Ix> Storani approfittava dell' amicizia, di cui il pontefice lo onorava, a benefi-
cio dei pubblici negozi cittadini. E spesso il magistrato si serviva di lui, come d' in-
termediario tra il papa e il comune, come si apprende da parecchie di queste lettere.
LETTERE DI BENEDETTO XlV 7^7
medesima diciamo desiderarsi da Noi congiuntura per giovare
alla di lei Casa^ che tutto merita ; e quanto a suo nipote ce
l'anderemo intendendo col predetto Monsignor Valenti (*):
Preghi il Sig. Iddio per Noi che ne abbiamo bisogno: re-
stando col darle V Apostolica Benedizione.
Roma 17 Novembre 1742.
Sig. Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
VI.
S^ avvicina la Festa di S. Ciriaco, e già è stata spedita
una cassetta diretta a Lei ('), in cui troverà una Pianeta
non per anco benedetta, un Calice non per anche consa-
crato, ed una Reliquia della raschiatura della Catena di
5. Paolo Apostolo fatta fere da Noi. Secondo il solito. Ella
avrà la bontà di presentare il tutto nella vigilia, o antivigi-
lia della festa di S. Ciriaco al Sig. Cardinale Vescovo, che
pregherà in nostro nome a benedire la Pianeta, e consacra-
re il calice, mettendo 1' una e 1^ altra nella Sagrestia della
Cattedrale, a baciare la Reliquia, e poi farla porre fra le
altre della Chiesa ; e mentre ci raccomandiamo alle sue Ora-
razioni, ed alle altre di cotesto da Noi amatissimo Popolo,
con Paterno affetto diamo a Lei, ed a tutti quanti V Apo-
stolica Benedizione.
Róma IO Aprile 1743.
Dilecto Filio Arcidiacono Inn. Storani — Anconam.
VIL
Accusiamo la Sua, e godiamo sentire da essa, essere
stati graditi i piccoli regali che da Noi si sono mandati a
codesta Chiesa Vescovile per la festa di S. Ciriaco ('). Man-
(1) V. la lettera 7 e g.
(2) V. la lettera 1.
(3) V. la lettera stessa.
7^8 MICHELE MARONl
diamo annessa la risposta alla lettera del Sig. Cardinale ; ed
ella favorirà di presentargliela in nome nostro. In ordine
poi al suo nipote^ che Ella ci raccomanda, bisogna espri-
mere ciò che vorrebbe, non essendo ogni cosa buona per
lui, mentre per le notizie che abbiamo, egli persevera nella
sua volontà di prender moglie ('). Con che diamo a lei
r Apostolica Benedizione.
Roma II Maggio 1743.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
Vili.
Prevalendomi, secondo il solito delie sue grazie, giunti
che saranno in Ancona per mare alcuni Involti diretti a Lei,
come già Monsignor Nostro Maggiordomo 1^ avrà avvisata ,
ci farà favore di farci mutare il soprascritto, dirigendoli* al
Marchese, e Senatore Paolo Magnani a Bologna (') colP ag-
giunta per senniio di Nostro Signore, e mandandoli a Bo-
logna per acqua. Scusi la confidenza ; dandole intanto 1' A-
postolica Benedizione.
Roma 22 Maggio 1743.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
IX.
m
Accusiamo una sua lettera, e circa la concessione del
sito consaputo è d* uopo che si faccia della Comunità un
Memoriale, che secondo il solito si rimetterà al Governatore
per informazione, venuta la quale si farà la grazia, che ci
sembra assai equa, e si farà senza veruna spesa ('). In ordi-
ne poi all' affare che riguarda suo Nepote , Iddio sia testi-
ci) Non poteva esser cosa buona per iui nna dignità e no benefizio eccleskstico,
che il pontefice avrebbe potuto facilmenie conferirgli.
(3) Il senatore Magnani è più volte rammentato nelle lettere di Benedetto al cano-
nico Pier Francesco Peggi pubblicate dal Kraus.
(3I Non cbbiamo potuto rilevare di qual consaputo sito qui si parli
LETTERE DI BENEDETTO XIV 729
monio se abbiamo buona volontà per fargli del bene; ma
circa 1' Agenzia del nuovo arcivescovo di Milano , prescin-
dendo che l' elezione non appartiene a Noi^ ma a lui, è già
più volte comparso come suo agente quello che lo serviva
come tale quand' era Vicario Capitolare in Milano, e quando
esercitava prima del vicariato Capitolare, il vicariato delle
Monache, ed altri impieghi nella Diocesi di Milano ('). Non
lasciamo di pensare, e far pensare qualch' altra cosa per lui,
dando intanto a lei Y Apostolica Benedizione.
Roma 3 Luglio 1743.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
X.
In un Bastimento Francese, già partito da Qvita vecchia,
è stato imbarcato uno scrittorio grande , che mandiamo a
Bologna. Capiterà in Ancona ed è diretto a Lei. Ella favo-
rirà di sborsare al Marinaro ciò che esso crederà essergli
dovuto, non avendo voluto ricever denaro qui in Roma, ed
avendo detto , che l' avrebbe preso in Ancona. Favorirà
Ella poi d' inviarlo per acqua a Bologna diretto ai Marchese
Senatore Paolo Magnani. (') Compatirà il Sig. Arcidiacono
i continui incomodi , dandogli intanto 1^ Apostolica Benedi-
zione.
ColP aggiungere che sborsato il denaro ne dia pronto
avviso, acciò il rimborso sia puntuale.
Roma 25 Decembre 1743.
Sig. Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XI.
Accusiamo la sua dei 19 e ringraziamo Iddio che sia
arrivato il Bastimento Francese , e crediamo , che sia espe-
(i) SI vede che, obbedendo al consiglio del pontefice contenuto nella lettera 7 »
lo Storani aveva espretto ciò che voleva per il nipote.
(3) V. la lettera 8.
730 MICHELE MAROKt
diente il mandarlo (') a Bologna nella barca ^ in cui ande-
ranno i marmi di Mastro Albertini ().
Qrca il P. Inquisitore Belingeri {^), Noi lo conosciamo
e sappiamo che è Religioso di Merito; nessun ha fatto
parte contro di lui^ e se fosse stata fatta^ non ci avressimo
data credenza.
Non si è mandato all^ Inquisitorato di Faenza^ perchè
quel Monsig. Vescovo^ che è nostra creatura^ ha desiderato
d'avere un altro, che è di quei Paesi, che il P. G)mmis-
sarìo ha qualificato per buono, e che si è creduto esser in
grado di poter più facilmente levare gli abusi introdotti dal-
l' antecessore nel numero e qualità de' Patentati.
Quando il P. Belingeri sia in grado di poter prestar
fede ad un Terziario della Compagnia (^), lo potrà assicu-
rare della nostra buona disposizione in ahre occorrenze, che
speriamo si presenteranno.
Suo Nepote le potrà assicurare che da Noi si sollecita
la spedizione del negozio del dodici per Cento (^). Preghi
Ella, e faccia pregare Iddio per Noi restando col darle V A-
postolica Benedizione.
Roma 25 Gennaio 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona,
XII.
Il Cardinale Rezzonico manda in Ancona certe Casse ^
nelle quali sono alcuni esemplari della ristampa delle nostre
opere de Canoni\atìone fatte in Padova. Ci pare di meritare
(1) S' intende Io tcrittorio grande, di cai si parla nella precedente.
(3) V. le lettere io e si.
(3) Dalla lettera 74 si apprende che il Belingeri era anconitano.
(4) S' intende della Compannia di Gesù. Lo Storani era Terziario della Compagnia
di Gesù, e fra questa Compagnia e l' Ordine dei Domenicanif cui apparteneva il P. Be»
lingeri non era molta buona armonia come non era con altri Ordini. Più volte il papa
prende da ciò argomento di scherzo, come si vede nelle lettere 31, $9, 35» 36, 47, 48,
. 5»» 59» <>Of 79» 92» 9^» « »02-
(5) Non si ha alcun dato per rilevare qual fosse.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 73 1
che non siano strapazzate o affumicate col pretesto della
Contumacia .('). 11 nostro Sig. Arcidiacono Storani parli a
chi si deve in nome nostro^ ed intanto gli diamo 1' Aposto-
lica Benedizione.
Roma 22 Febbraio 1744,
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XIII.
Abbiamo veduto un suo biglietto in cui dà avviso
delP arrivo delle Balle mandate dal Cardinale Rezzonico ^ e
distintamente lo ringraziamo (*).
Il Cardinale Segretario di Stato ci ha asserito volere il
di lei fratello far passare nel Conte Camerata il Posto che
ha di Comandante al Rivellino (') per l' incompatibilità col
Consolato d' Inghilterra.
E che il figlio e Nipote rispettivamente che sta qui in
Roma era stato ad esibirsi di levare il collarino^ a cui dice
di non aver genio^ acciò il posto non esca di Casa (^).
(1) Per precauzione contro il contaguio, giacché l' epidemia desolava alcuni luoghi
d* Italia, i Deputati alla Sanità averano ordinato la contumacia , osata la suffumica-
zion« delltf mercanzie, e la dimora delle persone per alquanti giorni nel Lazzaretto, pri-
ma che potessero entrare liberamente in città. — II desiderio del pontefice non fu soddi-
sfatto, come si rileva dalla lettera 17 , o fu lieve la premura dello Storani, o, come
meglio crediamo, fu invincibile la rigidezza dei Deputati alla Sanità,
(2) V. lettera precedente.
(3) Rivellino, fortelizio sul mare presso 1' entrata del porto: Comandante del Ri'
vellino, quasi Capitano di Porto,
(4) Il comandante del Rivellino non era nel momento officio compatibile eoo il con-
solato d'Inghilterra, giacche, essendo oel 1744 viva in Italia la guerra per la succes*
sione dell' Austria, la flotta Inglese si presentava ostile aUe nostre città marittime, e
già aveva minacciato di bombardare Napoli. Il fìi^lio adunque domandava il comando
del Rivellino, forse non senza accordo del padre, il quale per meglio colorir la cosa,
aveva mtanto chiesto che fosse quel comando dato al conte Camerata. Il padre rima-
neva console, il figliò diveniva comandante : e cosi i due offici si conservavano alla casa
Storani. Era una rinuncia da burla. Il Papa non tardò a capire la cosa, e non l'approvò,
come si vede nelle lettere seguenti.
7J2 MICHELE MARONl
Noi desideriamo di sapere come sia questo fatto , e se
vi sia il consenso de' Vecchi alle idee del Giovine , e però
abbiamo detto al Cardinale che gli risponda^ che accomodi
prima i suoi, e poi promova le sue istanze.
Né Lei, né suo fratello si diano per intesi di ^quanto
succede, né facciano la figura di Contradditori, ma essi scri-
vano a Noi a dirittura , esprimendosi il desiderio , per-
ché procuraremo d' uniformarci ad esso , professando verso
di Lei, e di suo Fratello ogni buona legge, ed avendo sem-
pre presenti i favori ricevuti da ambedue: con che intanto
diamo alP uno ed alP altro 1' Apostolica Benedizione.
Roma n Marzo 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XIV.
Accusiamo una sua dei 12 ; e per venire alle corte non
vi é veruno che intacchi le puntualità di suo Fratello, es-
sendo esso qui ben conosciuto non meno da noi, che da
molti altri.
Il punto si riduce, che le Navi Inglesi hanno minac-
ciato, e minacciano la Città d' Ancona, ed il Vascello che
era partito a buon conto é ritornato.
Ora in tale stato di cose non fa buon sentire , che il
Comandante del Rivellino sia ancora Console degP Inglesi,
ancorché esso sia pieno d' onore, e non s^ ingerisca che nel
mercantile (').
Ed il primo che discorre così é il Re Giacomo d' In-
ghilterra, a cui la S. Sede dà tutto il jus ne' Consolati d' In-
ghilterra, che sono ne suoi Stati.
In tale dunque stato di cose sembra aver luogo il par-
tito da Noi accennatole in un altra nostra di ritrovare un
(1) V. la lettera precedeoie.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 733
Gentiluomo di buona fede che faccia la testa dì ferro in
uno dei detti due impieghi sino che duri questa baraonda^
ad effetto che passata la medesima ritornino le ossa al suo
Stato.
E noi intanto abbiamo ordinato che si sospenda ogni
risoluzione (*).
Circa poi le disgrazie d^ Ancona esse ci passano V Ani-
ma^ e non lasciamo d' offerire ogni giorno al grande Iddio
la nostra vita se con essa siano per cessare le disgrazie de
nostri sudditi (').
Per grazia però di Dio^ le sventure d' Ancona insino ad
ora sono molto lontane dalle altre patite , e che nemmeno
sono terminate del rimanente dello Stato Pontificio^ che
non è inferiore né ad Ancona^ né alla Marca.
Parliamo del Ferrarese^ Bolognese e Romagna , che ,
oltre innumerabili passaggi^ sono più di due anni che ge-
mono ora sotto un Armata^ ora sotto tutte due.
Bastando il dire che per grazia particolare oggi la cosa
è ridotta ad una spesa di mille scudi il giorno per ciasche-
duna delle dette tre Provincie.
Ed i rubbamenti^ gli omicidj, la devastazione delle Cam-
pagne^ gV incomodi de Palazzi passano^ e sono passate per
conseguenza indispensabile deir Armata.
Né Ella credesse, che i Beni, e Poderi, e le case nobili
di Campagna, e delP Arcivescovado di Bologna, o dì No-
stro Nepote fossero restate esente da simili danni ed insulti.
I nostri peccati meritano tutto questo, e molto di più,
né assolutamente vi resta altro da fare , che raccomandarsi
(1) Il papa aveva perfettamente ragione. Egli voleva almeno un gentiluomo che
facesse la ietta di ferro, o come anche e più comunemente si dice, di legno, 11 papa
voleva salva la convenienza.
(3) Si allude ai danni per i continui passaitgi delle miliiie, essendo allora, come si
è detto, accesa la guerra fra I' Austria la Francia e il re>;no di Napoli per la succes-
sione al trono imperiale dopo U morte di Cario VI. I passai!gi durarono dal 1743 al
1749. Dovè inoltre Ancona contribuire alle grandi spese, sostenute dallo Stato con ia«
genti somme.
734 MICHELE MARONI
di tutto cuore al Grande Iddio, che per la sua divina mise-
ricordia sospenda gli ulteriori flagelli (').
Che è quanto dobbiamo accennarle, restando col darle
1^ Apostolica Benedizione.
Roma i8 Marzo 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XV.
Accusiamo una sua dei 1 5 ; che riguarda il noto affare
di suo Fratello.
Non possiamo far altro che rimetterci a quanto le ab-
biamo scritto nel passato ordinario sopra questo stesso ne-
gozio, in cui la forza non consiste in mancamento com-
messo, ma nel brutto sentire che fa da per tutto il vedere
Console d' Inghilterra, e Castellano al Rivellino la medesi-
ma persona, quando gP Inglesi si danno per nemici d'An-
cona (').
Quello che possiamo fare e che facciamo per ora si è di
non muover parola, ma se altri ce ne parleranno, non sa-
premo come difenderci, se Ella non ci dà il modo, rispon-
dendo alla Nostra lettera dello spazio passato (') : Con che
intanto le diamo 1' apostolica Benedizione.
Roma 21 Marzo 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(1) La rassegnazione, che conferma la nominanza di filosofo data a Benedetto XI V,
come la preghiera, ci sembra assai propria dell' officio di pontefice.
(9) Appare assai grande l' insistenza della famiglia Storani per la conserrazione
dei due uffici, il cooundo del Rivellino e il consolato d' Inghilterra. E appare eziandio
assai grande la bontà del pontefice verso questa famiglia, giacche non lascia di studiare
modo per conciliare V interesse della medesima con i riguardi necessari nei pubblici ne-
gozi. V. le lettere 1 3 e 14.
(3) Il Kraus nelle Lettere di Benedetto XIV al Canonico Pier FramceMCO Peggi di
Bologna si compiace di annotare con un tic tutte le parole e i modi di dire, ch*egK chia-
ma idiotismi regionali difficili a intendersi (/); e cosi fa della parola spazio, che spiqja
LErrERE DI BENEDETTO XIV 735
XVI.
Accusiamo la sua dei 26 del passato^ e circa al paga-
mento dei mille zecchini non v^ è diflScoltà rispetto all' in-
giustizia. Il punto si riduce alla vergogna^ ed alla derisione^
essendosi tenuto forte sino che v' era pericolo, ed essendosi
calati i calzoni, quando non v' era più pericolo; e dopo che
si era procurato di fare quello che si poteva coir ajuto del
Generale Manfroni ; ed il buon Cardinale Vescovo {% il che
sia detto in stretta Confidenza, in questo accidente ha fatto
qui una trista figura (').
Circa cotesto Governatore, non vi è veruno che abbia
fatta parte contro di Lui : ma avendo secondo il solito gli
Austriaci formata contro di Noi querela per ritenere in An-
cona un Governatore suddito della Regina d^ Ungheria, ci
ritroviamo nella necessità di doverlo mandare altrove (').
Nella presente provvidenza non sappiamo vedere altro
hiogo che Civitavecchia , l' aria del qual luogo è cattiva
V estate, e nell^ estate il Governatore sta nella Tolfa, che è
luogo diaria buona. Non si può fare tutto quello che si
vorrebbe, né si può dir sempre la ragione, di ciò che si fa,
non avendo le persone gusto di sentire quella ragione, che
non è proficua al suo intento.
Circa poi V interesse di suo Fratello a Noi piace il tem-
peramento, che esso attende al Rivellino, e che il Consolato
per tpaccio, dispaccio. Ma la parola spazio evidentemente suona tempo, tempo di mez-
zo fra una posta e i' altra ; perciò ietterà delio spa\io pattato vuol dire la ietterà ulti-
ma, la lettera del corriere pattato»
(f) Bartolomeo Massei. V. la lettera 1.
(s) Si allude agi* incidenti occorsi nei passaggi delle milizie nell' occasione della
guerra alla successione d' Austria >~ V. la lettera \^.,
(3) Triste sorte degli Stati piccoli e grandi 1 Dal s) settembre 1741 al 37 apri-
le 1744 fu governatore di Ancona Saverio Dattilo dei Marchesi di S. Caterina, patrizio
Cosentino; e dal 97 aprile 1744 al 19 settembre 1749 Paolo Girolamo Massei di Monte
Pulciano.
73 6 MICHELE MAROKl
d'Inghilterra s'eserciti dal figlio accasato^ tanto più che ha
per se la Patente di sopravivenza (').
Fatte dunque le Feste ^ ella ci mandi una copia della
detta Patente^ dalla quale se non altro ricaveremo il nome
dell' Accasato , che Ella non ha posto nella sua lettera^ e
con lettera poi di Segretaria di Stato ^ senza mischiarvi al-
tre persone^ notificaremo al Padre che lasci esercitare la Ca-
rica al figlio^ ed al figlio che eserciti la Carica; che è quanto
dobbiamo significare in risposta alla sua^ restando col darle
1' Apostolica Benedizione.
Roma primo Aprile 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XVII.
È un gran pezzo^ che sappiamo esser giunta ad Ancona
una cassa in cui sono gli esemplari della ristampa dell' ope-
ra nostra de Canoni^atione fatta in Padova.
Fu detto che si tratteneva per sciorinarla (*)^ mercechè
veniva da Venezia.
Si sarebbe sciorinata la Biblioteca Vaticana dal tempo
dell' arrivo sino al giorno d' oggi : e non si sente per anche
incaminata la cassa.
Il Sig. Arcidiacono favorisca di cercar conto di questa
cassa^ e del Mercante, che ha dal Cardinal Rezzonico 1' or-
dine di mandarcela, e sciolga l' incantesimo ; con che intanto
gli diamo V Apostolica Benedizione.
Roma 4 Aprile 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(1) Non il fi^lioi che aveva voglia di levare il collarino^ e ne anche per il genii^
luomo testa di ferro. 11 pontefice, non essendo certo di «rave importanza la cosa Tolle
favorire la famiglia >torani : ma non comprendiamo come gli piacesse il temperamento
perchè il figlio era accasato, e perchè aveva per se la patente di sopravipen^a. ~ V.
la lettera i;, 14, e 15.
(a) Aprirla per i saffumigi. V. la lettera 13.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 7J7
XVIII. ^
Antonio Riccini vetturale porta seco due cassette dirette
al nostro Arcidiacono Storani. In una ci figuriamo che sia
un Calice non consecrato, e nell' altra una Pianeta non be-
nedetta^ piccolo tributo che paghiamo per la prossima festa
di S. Ciriaco alla nostra antica diletta Sposa ('). Secondo il
solito il Sig. Arcidiacono presenterà tutto al Sig. Cardinale
Vescovo pregandolo nel giorno del Santo di dare la Bene-
dizione Papale in nome Nostro, e colla nostra autorità al
Popolo d^ Ancona. Con che ecc.
Roma II Aprile 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XIX.
Arrivarono le casse de' libri trasmesse dal Cardinale
Rezzonico ottimamente condizionate (') ; e Noi rendiamo le
dovute grazie a chiunque vi ha avuta la mano.
Godiamo^ che siano giunti i piccoli regali fatti da Noi
alla Chiesa di S. Ciriaco (') ; ne v'è bisogno^ che il Santo
faccia venire P ispirazione per gli Candel lievi et Argento,
poiché è un pezzo che quella è venuta; è bensì necessario
che faccia venire il comodo di farli, che fin ora non v' è
stato, e nemmeno v' è presentemente.
Abbiamo soddisfazione , che 1' affare del Consolato sia
terminato coerentemente ai suoi desiderj (^). Con che le
diamo V Apostolica Benedizione.
Roma 25 Aprile 1744.
Archidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(1) V, la lettera i.
(1) Manco male 1 V. le lettere i3 e 17.
(3) V. la lettera precedente e le seguenti 44, 91, g8> 100 e 101.
(4) V. la lettera 16.
Archivio Storico il- 47.
738 MICHELE MARONl
JvJva
Ci vien scrìtto Bologna trattenersi i marmi in Ancona
essendo le Barche impiegate per uso di truppa ed il ritardo
de' marmi porta seco il ritardo della fabbrica di Bologna et
quidem nel tempo che in quel Paese è 1' unico per fabri-
care. E d' uopo dunque che il nostro buon Arcidiacono sì
dia d' attorno, spenda il nostro Nome, è ritrovi una, o due
Barche per lo trasporto de marmi restati (*) ; Con che gli
diamo 1' Apostolica Benedizione.
Roma 6 Maggio 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXL
Accusiamo la sua gentilissima, dalla quale intendiamo
quant' ella ha operato per ritrovare le Barche per i Marmi,
che devono andare a Bologna (*). Noi con tutto cuore la
ringraziamo, dando a lei, ed a tutta la sua Casa 1' Aposto-
lica Benedizione.
Roma 16 Maggio 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXIL
Abbiamo ricevuto una lettera di Monsìg. Arcivescovo
di Ragusa, alla quale rispondiamo, mandandola a Lei a Si-
gillo volante, acciò dopo averla letta, la Sigilli, e favorisca
mandarla per la prima congiuntura. La lettura servirà, acciò
Ella conosca il bisogno che abbiamo della sua persona nel-
(1) V. la lettera ii e la teffuente.
(a) V. la lettera precedente.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 739
P occorrenza del caso (*). Compatisca i frequenti incomodi^
restando col darle T Apostolica Benedizione.
Roma 23 Maggio 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXIIL
Accusiamo la sua dei 16 unitamente con quella di Mon-
sig. Arcivescovo di Ragusa; e giacché Ella colla sua solita
bontà ci vuol favorire, si conterrà nel modo seguente.
Quando a quest^ora non l'abbia fatto, scriva a Mon-
sig. Arcivescovo predetto che è arrivato il Ragazzo, e che
Ella ha mandato a Noi la sua lettera (').
In ordine poi al Ragazzo, essendo arrivato in tempo,
in cui r ingresso in Roma è pericoloso per V aria, finita che
avrà la quarantena, ritroverà una casa onesta in cui possa
esser trattenuto sino a Novembre, essendo Noi per supplire
a tutto il bisognevole, e per le spese della quarantena, e
per le spese della dozzena interina, e per la spesa del viag-
gio per il suo tempo a Roma. Ella dunque si prenda la
briga di tutto, e quanto ha speso, o è per spendere, ci dia
aviso acciò possiamo esser pronti al rimborso.
Non mancheremo di sollecitare Monsig. Tesoriere per
la consaputa Causa ('), ed ordiniamo alla Consulta il rispon-
dere a Cotesto Officio della Sanità sopra il punto della
quarantena , restando intanto col darle V Apostolica Bene-
dizione.
Roma 22 Luglio 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(1) 11 caso era, come si apprende dalle lettere che seguono, di un Raga\\o, iorse
un convertito di fresco al Cattolicismo , cui il pontefice voleva si prestassero le neces-
sarie cure di assistenza e di protezione.
(s) V. la lettera precedente.
(3) Forse una caosa rìsguardante la quarantena o contumacia, circa alla quale il
papa prometteva di ordinare alla Consulta di rispondere all' officio della Sanità : e cause
di simile natura erano frequenti.
740 MICHELE MARONl
XXIV.
Accettiamo il di Lei consiglio^ e la ringraziamo che ce
1^ abbia dato di far riporre il consaputo figliuolo nel Colle-
gio Illirico di Loreto^ ove dovrà stare fino a nuovo ordine
nostro ('). Il Collegio di Loreto non sta sotto Propaganda ,
ma sotto la Congregazione di Loreto. Noi daremo gli ordini
opportuni a Mons. Giustiniani Sotto - Datario , che scriverà
non meno a Lei che lo mandi, che al Collegio che lo rice-
va. Nemmeno Ella si scordi di mandarci la lista di quello
che avrà speso, o spenderà, acciò la possiamo rimborsare ;
ed intanto le diamo 1' Apostolica benedizione.
Roma primo Agosto 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXV.
Accusiamo la sua dei 9 e con essa la lettera di Mon-
sig. Bufalini ('), che le rimandiamo. Vivamente poi la rin-
graziamo di quanto Ella ha fatto per il povero Ragazzo (').
Circa la spesa fatta non ci vogliono cerimonie, e di grazia
avvisi lo speso acciò possiamo esser pronti al rimborso, o
da mandarsegli in Ancona, o in qualunque altro luogo, e
sopra ciò attendiamo la notizia in risposta di questa.
Aspettiamo pure il memoriale del Luogotenente di
Monsig. Dattilo, e faremo quello che potremo per lui (^). E
una gran carità quella che da lei si usa verso di noi pre-
gando e far pregare il Signore per la Nostra debole perso-
ci) V. la lettera precedente.
(i) Giovanni OtUvio, che poi fu Cardinale e Vescovo di Ancona dal 1766 al 1789.
^3) V. la lettera precedente
(4) Paolo Girolamo Masiei fu nominato governatore di Ancona con decreto del 37
Aprile 1744* Si vede da qnesta lettera che il Massai non venne subito in Ancona, e
seguitò a rimanere il Dattilo, che era governatore fino dal 94. Settembre 1741. L' Al-
bertini ndl' Elenco dei Governatori volume manoscritto nell' archivio comunale non
dice chi fosse il luogotenente di Moosig. Dattilo, giscchè per alcuni governatori nota ti
luosotenente per altri no, forie seconio le notizie che pite rscco<;liere. V. la let-
tera 1 6.
LETTERE Di BENEDETTO XIV 74I
na« Non vi è bisogno di grazia speciale, ma basta il lume
comune per comprendere che nelle circostanze presenti, nel-
le quali ci troviamo, il rimedio unicamente sta nelle mani
dì Dio ('). In lui dunque confidiamo, e sempre confideremo
avendo avanti gli occhi il sentimento di S. Agostino , che
esponendo il fatto di S. Pietro, che chiamato da Cristo, e
camminando sopra l'acqua temeva di sommergersi, anzi
incominciava a sommergersi gli dice non faciel te perire
qui fedi te ambulare. Con che intanto diamo a Lei V Apo-
stolica Benedizione. *
Roma 15 Agosto 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXVL
Accusiamo la sua dei 20 e con essa il memoriale del
Consaputo Luogotenente , che non lasceremo di raccoman-
dare a Monsig. Segretario di Consulta per qualche provista ,
ed il passo sarà fatto con tutta efficacia (^). 1 scudi cinque
e baj. trenta ^i rimborso saranno consegnati a suo Nipote (')
e se Iddio ci manderà qualche congiuntura non lascieremo
di porgere aiuto ancora ad esso, premendoci di far bene
a tutti. Circa la facoltà di benedire corone , e medaglie
colK Indulgenza in Articulo mortis , e di S. Brigida ; gliela
concediamo per trecento corone e cinquecento medaglie
quanto alF Indulgenza in articolo mortis, e per cinquecento
quanto alle Corone di S. Brigida. Restando intanto col dare
a lei, ed a tutta la sua casa V Apostolica Benedizione.
Roma 26 Agosto 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
0) V. la lettera 14.
(2) V. la lettera precedente.
($) V. la lettera precedente. E il rimborso della spesa sostenuta per il Rogano
di Ragusa.
742 MICHELE MARONt
XXVII.
Parte da Noi in questo punto Monsig. Datano^ ed
avendoci interrogato se avevamo ricevuto lettere da lei so-
pra r affare de Nobili Zelanti della Comunità d^ Ancona^ gli
abbiamo risposto di no ('). Partito poi esso^ come abbiamo
detto ci è stata recata la di lei lettera dei 17 unitamente col
memoriale de Nobili Zelanti. Considereremo tutto e non
mancheremo di dare le opportune providenze. Saranno pure
sborsati a suo Nepote scudi dodici, e bajocchi cinquantasette^
che ella ha spesi per il consaputo Alunno (').
Godiamo che il detto Nipote si sia quietato della sua
frenesia di prender moglie (0, e procureremo di far per lui
quello che potremo. Rispetto poi al Bertelli si sarebbe am-
messa la sua istanza^ ed anche eseguita in ciò che riguarda
r Isola di Goro. Ma essendo il Luogo Controverso fra la Ca-
mera^ ed il Duca di Modena^ è duopo V aspettare^ non
essendo azione onorata precipitare un negozio in pregiudizio
d^ un Principe collitigante nel tempo , eh' esso è fuori de^
suoi stati (^); che è quanto dobbiamo significarle dandoli
1' Apostolica Benedizione.
Roma 23 Decembre 1744.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
xxvm.
Già sta tutto preparato per la festa di S. Ciriaco {%
ed il Regalo di quest'anno consiste in un Piviale, che ha
(i) Zelanti nel MngiuLgaìo del Mcolo^scorfo in Ancona significava Ricorrenti, o
come ongi nelle istanze si dice Oratori,
(9) V. la lettera precedente ; in essa si parla di scudi cinque e baj. trenta : nel-
r intervallo la spesa doveva essersi accresciuta.
($) V. la lettera 7.
(4) Chi fosse il Bertelli e qnale fosse il negozio non sappiamo. Ma da questa let-
tera si raccoglie un' altra bella prova del rispetto alle convenienze desiderato dal ponte-
fice nella trattazione degli affari pubblici. V. la lettera 15.
(i) V. la lettera 1.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 74}
il SUO merito e che dovrà esser benedetto dal Cardinale Ve-
svovo^ quand^ Egli sia d' opinione che il Piviale sia fra Y in-
dumenti sacri che si benedicono. Vi è pure un Calice et ar-
gento che dovrà consecrarsi essendo nuovo di zecca, come
pure è il Piviale. Vi sarà poi una cassettina legata in argento,
in cui è un Berrettino del Beato Arcangelo Canetolo, Beato
di Bologna, ed una reliquia legata in oro di 5. Marone pri-
mo Martire della Marca. Il tutto è colle sue autentiche, e
la Cassettina dovrà mettersi fra le altre Reliquie. Si sta sulla
congiuntura per ritrovare chi porti il regalo ad Ancona e
se suo Nepote parte in tempo, esso sarà, a cui sarà addossato
^incomodo, ed il degno zio farà la solita funzione di pre-
sentare il tutto al Cardinal Vescovo in nome Nostro. Ad
esso pure consegneremo V annessa lettera che mandiamo
a Sigillo volante, e dopo che 1' avrà letta , e sigillata , non
lascierà, come si è detto, di presentarla; con che intanto
diamo a Lei ed a tutta la sua Famiglia, a tutto il Capitolo
ed a tutta Ancona T Apostolica Benedizione.
Roma 7 Aprile 1745.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXIX.
Non vedendosi imminente la partenza di suo Nipote ('),
si è fatta la consegna dei regali ad un ceno vit turino, chia-
mato se non erriamo. Biscione, persona creduta fidata, e
che gli dovrà rimettere nelle sue mani. Non se gli è data
cosa veruna per meglio assicurare la partita ( ). Ella dun-
lo sodisfi, ed avvisi lo speso, acciocché possiamo esser
pronti al rimborso : Con che gli diamo 1^ Apostolica Be-
nedizione.
Roma IO Aprile 1745.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(\) V. U lettera precedente.
(^) Cioè, denaro : il pontefice doveva se^juire la massima — fidarsi è bene, non fi-
darsi è meglio. —
744 MICHELE UAKONt
XXX.
Accusiamo la sua dei 22 e godiamo che àa giunto a
salvamento il r^alo^ e che sia stato gradito. Provvida è la
disposizione delle Pianete^ e Piviale appresso le Monache di
S. Bartolomeo.
Manca nella sua lettera V avvisò dello speso^ e però si
supplisca (')•
Diasi pure il memoriale per la consaputa sopravivenza
che vedremo di fare quello che potremo (').
Quanto al Cardinale Vescovo, esso proseguisca nell' af-
fare de' PP. Filippini , che Noi lo reggeremo (') : 0>n che
in tanto diamo a Lei ed a tutta la sua Casa V apostolica
Benedizione.
Roma 28 Aprile 1745.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXXI.
Abbiamo ricevuto il memoriale del Padre Inquisitore
Belingeri {*). E necessario che questo Domenicano sia un
Desertore essendo raccomandato dal Generale de' Terziarj
della Compagnia (^). Ciò non ostante, non si tralascierà di far
per lui ogni passo colla Congregazione, dipendendo da essa
l' affare, quando non si voglia lavorare d' assoluta potenza.
Se è stato dato il Memorii\le della Palunci (*), vi sarà la
sua risposta nella Segreteria de' memoriali , non essendoci
riuscito molto comodo di partire da Monte Cavallo e ve-
nire passeggiando al porto d'Ancona per lasciare il memo-
(t) V. le dua lettere precedenti.
(f) Forse si allude alla patente di sopravivenza, di cai si parla nella lettera t6.
(^) Trattavasi di sua sacra visita che il Cardinale Vescovo voleva fare nella chiesa
dei PP. Filippini, alla quale forse questi si opponevano. V. le due lettere se^suenti.
(4) V. la lettera ii.
(5) V. la lettera stessa.
(6) Famiglia nobile anconitana, ora estinta.
LETTI-RE DI BENEDETTO XIV 745
fiale nelle mani proprie d' essa : con che diamo a Lei^ ed a
tutta la sua Famiglia V Apostolica Benedizione.
Roma 30 Giugno 1745.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXXII.
Riceviamo la sua delli 8 e circa il memoriale della
Marchesa Palunci ('), quando fu dato^ gli fu fatto il rescritto
favorevole, e così questo negozio è terminato.
Rispetto poi alla visita dei PP. di S. Filippo, mandia-
mo 1^ annesso plico ch^ Ella consegnerà al buon Cardinale
Vescovo (^). I Decreti sono belli , e buoni ma vi manca
qualche cosa, e ci maravigliamo di lei che non V abbia sug-
rita ; per esempio, come debbono regolarsi i PP. di S. Fi-
lippo incontrandosi per Ancona coi PP. della Compagnia,
* se gli debbono baciare la mano ; inoltre se passeggiando,
basta che vadino a mano manca , oppure è d^ uopo che
vadino un passo a dietro. Tali cose non sarebbero sfuggite
all' Arcidiacono Storani 17 o 18 anni a dietro (') : ma gli
Anni sono cresciuti a Noi ed a lui, e V età avanzata smor-
za il fuoco, e debilita la memoria. Non vorressimo, che ciò
succedesse nelle sue Sante ' Orazioni rispetto alla nostra
persona, che intanto gli dà 1' Apostolica Benedizione.
Roma 14 Luglio 1745.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXXIII.
Accusiamo la sua dei 25 e con essa il memoriale de'
PP. Agostiniani , la petizione de' quali è esorbitante ; si
perchè se si dà ad essi V Altare privilegiato perpetuo , vor-
ressimo poi sapere come potrà negarsi la perpetuità alle
(t) V. la letfera precedente.
(1) V. la leUera precedente e la seguente.
(}) V. la lettera ii.
74^ MICHELE MARONI
Chiese più remote^ alle quali si nega, acciò terminato il
tempo ricorrino al sommo Pontefice come capo della Chie-
sa ; sì che per avere V altare privilegiato quotidiano^ richie-
dendosi il numero di quaranta messe fisse ogni giorno nella
Chiesa^ se essi non ne hanno che dieci ^ Ella ben vede se
sono a tiro. Alla sua abbiamo ritrovato annessa quella dei
Cardinale Vescovo che ci sembra contento dell' approva-
zione de consaputi decreti (*). Se Ella poi desidera di ve-
derci nelP anno venturo non deve far altro che venire a
Roma essendo vane le ciarle del nostro viaggio a Bologna^
ma non essendovi i quatrini^ ed essendo assai totgììo lo
spendere quel poco, che v* è per le Chiese , e per i Pove-
ri ('). Con che intanto le diamo 1' Apostolica Benedizione.
Roma 31 Luglio 1745.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXXIV.
Accusiamo una sua dei 21 unitamente colla particola
del testamento del buon Cardinale Massei che sia in cielo
e restiamo obbligati alla di lui (') riconoscenza e bontà
verso di Noi, e non lasciaremo di pregare Iddio per V ani-
ma Sua. Circa poi il Successore, pregheremo il grande Iddio
che c'illumini (^). Nella presente provvidenza non occorre
pensare ad un Cardinale, ancorché la Chiesa ne sia in pos-
sesso, e lo meriti, non essendovi veruno d' essi che voglia
Vescovadi ; e quando anche vi fusse suddito Nostro , desi-
derando Noi di provvedere le Chiese dello Stato de' Nostri
sudditi, e non riempire le Diocesi di Napoletani, e Fiorentini,
giacché i nostri poveri sudditi non possono avere un giuiio
(ì) V. la lettera precedente.
(2) Pensiero nobilisaimo» che fa molto onore al pontefice.
(^ V. lettera i.
("4) 11 pobtefice nominò a vescovo di Ancona Monsig. Niccola Manciforte, nìk ve-
scovo di SeRÌ|{allia, e nativo di Ancona di Nobile famÌKlia, il quale governò la chiesa
anconitana dal 1746 al 175^.
LETTERE Di ÉENEOETTO XlV 747
nei Stati degli altri ('). U Cardinale defonto era uomo pieno
di buona creanza^ e di buona intenzione; ed oltre ciò es-
sendo vecchio, non è difficile il comprendye, che la Dioce-
si sia un poco sconcertata. Noi certamente provederemo
senza verun fine secondo, e colP unico motivo del servizio
di Dio. Intendiamo quant' Ella ci scrive del Vicario Gene-
rale del Defonto, il che sarà da Noi tenuto a calcolo, re-
stando col dare a lei, ed a tutta la sua casa V Apostolica
Benedizione.
Roma 27 Novembre 1745.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXXV.
Accusiamo la sua dei 16 e le diremo con ogni since-
rità, che siamo restati sorpresi che mandandoci Monsig. Mas-
sei il legato lasciatoci dal buon Cardinale suo Zio, ella non
sia incaricata di venirlo a presentare in persona, trattandosi
d' una bella fatica fatta da un Padre della Compagnia.
Riflettiamo però che essendo V autore Gesuita, ma non
però di quelli che piacciono ai Terziarj, da ciò sarà derivato
che il loro Generale avrà creduto espediente di non muo-
versi da Ancona, e di non prendersi V incomodo (*). Circa
poi il raccomandato Bonajuti abbiamo di lui ottima opinione,
avendocene parlato il Padre D. Natale (') che ci ha avvi-
sato del formidabile triun virato del Canonico Senili (^), di
Lei, e di Lui. Iddio ci mandi le occasioni di poterlo ajutare
(i) Ci sembra che il pootefice non avesse torto.
(2I V. la lettera ii.
(2Ì) Non sappiamo chi fosse e che volesse questo Bonajati. Quanto poi al Padre
D. Natale, il titolo di padre farebbe supporre si trattasse d* un frate di uno della
compagnia di Gesù. Ma siccome si parla per il formidabile triumvirato del canonico
Senili e dell' arcidiacono Storani, cosi non ci sembra improbabile che quel D, Natale
fosse D. Natale Fatati, di nobile famiglia anconitana ancora esistente canonico esso pure
della cattedrale dal quale si fa cenno anche nella lettera 93.
(\) Di famiglia nobile anconitana, ora estinta.
74^ MICHELE • MARONI
che volentieri lo faremo, restando intanto col dare a lei, ed
a tutta la sua casa V Apostolica Benedizione.
Roma 22^Decembre 1745.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXXVI.
Mandiamo a lei a Sigillo volante V annessa lettera , che
dopo che V avrà lietta e sigillata, non lascìerà di presentar-
la al Capitolo in nome nostro ('). Per quello pòi che ap-
partiene a lei , e che non abbiamo espresso nella lettera ,
essendo cosa che riguarda a lei, non come Arcidiacono della
Cattedrale, ma come Provinciale de terziarj della Compa-
gnia, aggiungeremo, che il nuovo Vescovo (') è tutto del
Padre Bianchi ('), e* nel nostro tempo era anche Terziario ;
e se la memoria non ci tradisce, ci pare che poco dopo di
Lei facesse la Professione nelle mani del buon Padre Gio-
vanni. Si consoli ella dunque (^); dandole anche per com-
pimento d^ essa V Apostolica Benedizione.
Roma ig Gennaio 1746.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XXXVII.
U Istanza della applicazione de^ frutti a benefìcio di
cotesta Cattedrale, è arrivata tardi, essendosene già dispo-
sto, se non erriamo , parte a favore dell' Erede del Defon-
to (5), parte a favore del Vescovo presente.
Il Defonto certamente aveva la facoltà di disporre della
Cappella, dandosi un Breve ad ogni Cardinale di far simile
(i) La lettera inedita diretta al Capitolo, con la quale il pontefice annunciava la
nomina del nuovo Vescovo, la pubblichiamo in appendice a pagg. 793 - 796.
(2} V. la lettera 34.
(^) Questo P. Bianchi doveva essere uno, e forse il capo dei Gesuiti , che allora
erano in Ancona nel convento unito alla chiesa, anche oggi detta del Gesù, nella piaz-
za del Comune. V. U lettera 48
(^) V. la lettera 11.
f 5) Cioè, il cardinale Massai; — V. la lettera 34.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 749
disposizione^ e non disponendo, le suppellettili s^ intendono
applicate a questa cappella Pontificia.
Il punto dovrebbe consistere nel vedere, se il privile-
gio dato ai Cardinali abbia 'luogo nei Cardinali Vescovi,
essendovi la Bolla di S. Pio V. che applicata alla Catte-
drale le cappelle de* Vescovi , delle quali esse non possono
disporre.
Questo è un punto che è un gran tempo che ci sta
in testa, e se avremo tempo una volta lo risolveremo, dan-
do intanto a lei l' Apostolica Benedizione.
Roma 29 Gennaio 1746.
Arcidiacono Inocenzo Storani — Ancona.
•
XXXVIII.
Abbiamo gettata, come suol dirsi, la lisciatura, non es-
sendo stato sufficiente V anticipare, per iscansare la citazione,
ricevendola colla sua dei 3 non ostante V esser già per stra-
da il nostro tributo a. S. Ciriaco ('), e dover esso, secon-
do le nostre misure, arrivare ad Ancona, a Dio piacendo,
prima della festa del Santo (*). Non creda però, che ci ab-
biamo a male simile citazione, godendo eh* Ella faccia il
suo debito per eccitar noi a fare il nostro. Unitamente colla
sua lettera riceviamo i due memoriali , ai quali si darà il
dovuto ricapito, quando saremo ritornati a Monte Cavallo ,
che a Dio piacendo sarà domani sera stando ora a S. Pie-
tro per le funzioni per la settimana Santa. Preghi Iddio per
noi, restando col dare a lei, ed a tutta la sua casa V Apo-
stolica Benedizione.
Roma 9 Aprile 1746.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(i) V. la le Itera i.
(7) Non si rileva quale fosse il Dono. Da questa lettera però si viene a conoscere
che lo Storani doveva, forse ogni anno, scrivere una lettera ^citazione ^ per rammetl"
tare al pontefice V invio del dono per la festa di S. Ciriaco. •— V. la lettera 19.
750 MICHELE MABOn
Accularne la imara sua dd 7 e quanto all' Abbate
Bosdarì {'), gli coficedianio die possa guadagnare in quella
Chiesa, dorè ^ comunica, P Indulgenza plenarìa che avrdv
be guadagnata se fosse andato alle altre Chiese ndk quali
è la detta Indulgenza.
A Lei pure diamo la facoltà di poter benedire le Co-
rone di S. Rìgida, medaglie e crocifissi in articolo di morte
in qud numero che altre volte gli abbiamo accordato (').
Diamo finalmente e sarà suo carico farglielo sapere , a
Monsig. Vescovo la facoltà di dare la benedizione Papale
nel di di S. Ciriaco.
La ringraziamo dell^ informazione sopra il consaputo
memoriale ('), e sopra quelli^ eh' Dia tempo fa mandò, si
sono prese le dovute provvidenze. Con dò diamo a Id, ed
a tutta la sua Casa V Apostolica Benedizione.
Roma 13 Aprile 1746.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XL.
Il Cardinale Alessandro Albani ha promesso di scrivere
al Conte Pironi {*), che elegga in Ancona un Procuratore ,
che è quello potrà citarsi, salvandosi in questa maniera non
meno la giustizia per gl'interessati; che la convenienza per
la Regina d' Ungarìa.
Sopra r altro interesse dell' Oglio , ordiniamo , che si
scrivesse per informazione ai Monsignori Vescovo e Gover-
natore dì cotesta Città per caminare rite et recte. Ella in-
tanto invigili ragguagliandoci confidentemente di quanto si
(t) Di nobile CimigliA anconitaoA, ancora esistente. V. le lettere 98 e 104.
(1) V. la lettera 26.
(%) Non abbiamo potuto conoscere di qual nieinoriale qui si parli.
(4) Di nobile famiglia d* Ancona ora estinta.
LKTTERE DI BENEDETTO XIV 75 I
andarà costì operando de' detti affari (■). La ringradamo del
recapito dei regali mandati; dando a lei^ al Capitolo ed a
tutta la sua famiglia^ ed a tutta Ancona V Apostolica Bene-
dizione.
Roma 23 Aprile 1746.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancóna.
XLI.
Rimandiamo il memoriale col rescritto^ e rimandiamo
pure la lettera del P. Leonardo ('). Esso è un degno Reli-
gioso : ma non può essere in cinquanta luoghi nello stesso
tempo come forse per la sua gran carità bramerebbe d' es-
sere. Dice di sì a tutti, e poi ritrovandosi imbrogliato, ora
chiama in aiuto il Papa, ora il suo P. Generale. Trattere-
mo con questo per vedere ciò che si può fare per Ancona.
Per altro poi è d' uopo il riflettere, che il P. Leonardo non
è un Ente necessario, essendo Iddio solo che ha questo at-
tributo, e siccome quando sarà morto, si può sperare che
continueranno nella Chiesa di Dio le Missioni, così è lecito ,
pensare ad altri, quando esso, benché desiderato, non po-
tesse venire (^). Circa il P. Generale di S. Agostino vedre-
mo quello che potrebbe fare ; ma esso è molto imbaraz-
zato nella gran fabrica che fa del suo Convento in Roma.
Non ci scordiamo della prossima festa di S. Qriaco (4), ed
intanto diamo a lei, ed a tutta Ancona V Apostolica Bene-
dizione.
Roma primo Marzo 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(i) Non MppUmo qiial fosse \* iuterette dell' Oglio» U pontefice per eaminare
rite et recte, voIcti si eseguisse la via gerarchica, e, come oggi si direbbe, officiale o
burocratica : ma sembra clie negli affari amasse ancora di essere confidentemente rag"
guagliato da un provato amico : e certo non faceva male.
(t) S. Leonardo da Porto Maurizio. V. la lettera 59.
(^) Parole gravi, e molto notevoli rispetto al pontefice.
U) V. la lettera 38.
752 MICHELE MARONI
XLII.
Avendo scritto 1* Arcivescovo di Spalatro di volerci
maniare certo Verde Antico, una testa d' un busto ^ ed un
. vaso con certe medaglie , gli rispondiamo che le mandi in
Ancona dirette a lei. Vi vorrà qualche tempo avanti che
arrivino , ma noi le anticipiamo V avviso, acciò si prepari a
farci il favore, dandoci V avviso quando il tutto sarà giunto,
ad effetto che noi la possiamo pregare in ordine a quello
che disporremo della roba che verrà.
Con tale occasione la preghiamo di far qualche diligen-
za o in Cancelleria Vescovile, o in qualunque altro luogo,
se mai si trovasse qualche cosa appartenente alla Città, o
Diocesi Umana (*). Ritrovando basterà che ci additi ciò
che avrà ritrovato, che Noi da ciò vedremo cosa può fare
al Nostro proposito, ed allora ordinaremo le Copie. Com-
patisca tant^ incomodo restando con darle V Apostolica Be-
nedizione.
Roma 15 Marzo 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XLIII.
Per la prossima Festa di S. Ciriaco (') la nostra obla-
zione parte verrà da Roma, e parte da Bologna. Da Roma
le verranno due libri, imo delti Evangelj l altro delle Epi-
stole fatti stampare qui dal Re di Portogallo, e che servo-
no uno per il Diacono , e l' altro per il Sudiacono nelle
(\) Al pontefice interressava di avere qualche cosa appartenente alla Città o
Dioceti di Umana per la dissertazione che poi scrìsse col titolo di — Lettera a Mon"
tignor Mecola Manci/orte circa il dover riastumere e ritenere il titolo di Vetcovo
di Ancona e di Umana — che Lorenzo Barili, rìpubbllcandola per i tipi del Santorì in
Ancona nel 1856 con Annotazioni e documenti, chiamò il primo e ben /elice saggio
della gloria di Umana.
(2) V. la lettera 1.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 753
Messe cantate. Da Bologna poi le verrà una Cassetta^ entro
cui sarà uno Ostensorio grande d Argento per il Santis-
simo Sacramento. E perchè il portarlo in processione col
piede grande sarebbe gran fatica^ vi è ancora un piede piccolo
che si mette sotto il raggio^ quando si fa la Processione,
servendo il piede grande per V esposizione. Unito che avrà
tutto, non lascierà di portarlo in Nome nostro a Monsig. Ve-
scovo accompagnando il dono col solito complimento in
nome nostro, restando intanto col dare a lei V Apostolica
Benedizione.
Róma 12 Aprile 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XLIV.
In questo luogo, ove ci ritroviamo per prendere un
poco d^ Aria di Mare, riceviamo la sua dei 23, e godiamo,
che tutto sia felicemente arrivato, e da Bologna, e da Ro-
ma ('). Staremo attendendo le notizie circa Umana (^). Ma
se Monsig. Vescovo le mostrerà la lettera che in tal propo-
sito le abbiamo scritto, vedrà che abbiamo più Noi ritro-
vato nella nostra libraria, che ella in Sirolo ('). Circa i Can-
delieri, 5e Iddio ci darà il comodo volentieri li faremo (^).
In ordine poi al Suo Nepote Maggiore, Ella ci faccia dare
il memoriale che procureremo di fare quanto potremo per
consolarlo (^). Ed intanto diamo a lei, ed a tutta la sua fa-
miglia 1 ' Apostolica Bendizione.
Civitavecchia 29 Aprile 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(i) V. la lettera precedente.
(2) V. la lettera 41.
(^) Il papa scrìve Sirolo per Umana, che sono due paesi l' nno presso all' altro,
più grande il primo , più piccolo il secondo, che però un tempo fu notevole città.
(4) V. la lettera 19.
(^) V. la lettera 16.
Archivio Storico li. 4^.
754 MICHELE MARONI
XLV.
Q pare d' essere ritornati ad Ancona , ritrovandoci in
in Civitavecchia, d^ onde però stiamo in procinto di partire
per essere, se a Dio piace, domani sera in Roma, ed ivi
abbiamo ricevuta la sua dei 27 unitamente alle carte che
risguardano la Città d' Umana, delle quali la ringraziamo (').
La ringraziamo pure d' aver presentato à Monsignor Ve-
scovo il regalo che abbiamo mandato a cotesta Chiesa per
la festa di S. Ciriaco (*). Unita alla sua lettera abbiamo ri-
cevuta 1' altra di Monsig. Vescovo , che non lascierà di ri-
verire in nostro Nome, dicendogli, che non rispondiamo alla
sua lettera, perchè è lettera di ringraziamento ne noi mai
rispondiamo alle lettere di puro ringramento (0.
Quando saremo in Roma, se verrà il P. Francesco
Ghetti non lasceremo di dare tutta la mano per la grazia
della coadiutoria dei Canonicato di Loreto in persona di
Suo Fratello. Sentiremo pure il Dionigi Predicatore in ciò
che ci rappresentarà sopra 1^ istanza di cotesta Congrega-
zione delP Oratorio.
Venendo al gioco del Biribisso (^), Monsignor Segre-
tario di Consulta più volte ci ha attestato non accordarsi da
Essa la licenza del gioco, ma che non manca chi alle volte
spende il suo nome per lasciar correre il giuoco, e ricevere
profìtto dalla licenza che dà ; ciò non ostante, non lasciere-
mo di dar V ordine opportuno in ciò che risguarda Ancona,
e giuocandosi non si lasci di farne penetrare a Noi la no-
tizia. Rispetto poi alP opera da farsi nel Teatro nel pros-
simo Luglio, Noi nulla abbiamo saputo, e la licenza sarà
stata data probabilmente dalla Consulta, senza però che vi
(i) V. la lettera 42 e U precedente.
(t) V. la lettera 43.
(^) Aveva troppo da fare il pontefice per perdersi nei complimenti. V. left. 104.
(4) Giuoco d'axzardo fatto con dati.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 755
recitino Donne ('). Che è quanto dobbiamo significarle, re-
stando col darle V Apostolica Benedizione.
Civitavecchia 3 Maggio 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XLVL
Riceviamo la sua lettera dei 18 e rimandiamo quella
scritta a lei da Grottamare. La sostanza si è, che la robba
mandata da Monsig. Arcivescovo di Spalatro deve venire a
Roma, e deve capitare in mano nostra, ed il nostro buon
Arcidiacono Storani pensi al modo, ed avvisi quanto avrà
speso per esser rimborsato (*).
Quando ci sarà venuta la prima stampa della correzione
della nostra lettera Sopra Umana ('), Noi la rimanderemo
colV inserzione della notizia ch^ Ella ci dà colla sua, alla
quale rispondiamo; e veduta da Noi la prima stampa, e
fatta V inserzione, si potrà poi fare tutto il rimanente.
Conosciamo che avressimo potuto far di meno di feir
venire a Roma la detta prima stampa per farvi V inserzione,
imperocché rileggendo il nostro Originale avressimo potuto
dire, si faccia l' inserzione nel tal sito..
Ma essendo Noi fuori di Roma, e non avendo alle ma-
ni 1' Originale, crediamo bene che si faccia, come poc'anzi
abbiamo accennato-, ed intanto diamo a lei 1^ Apostolica Be-
n edizione.
Castel Gandolfo 24 Giugno 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
^1) Nel 1788 la compagnia comica Rota Madebach e Carlo Giovannoni con Vomirti
e Donne domandò di fare un corso di recite in Ancom. Multe furono le pratiche oc-
corse fra il Vescovo, il Vicario, il Governatore, e la ^acr<i Consu:ta. In um lettera
del Vicario del ao febbraio 1788 di legge : — „ Da persiona de:nadi fede si asserisce
che da ottani anni a questa parte una «ola volta le donne hanno recitato in questo
teatro, ma con iscandalo notabile e deterioramento grande del cottume.
(2) V. la lettera 43.
(j,) V. la lettera medesima.
75 é MICHELE MAROKl
XLVII.
In un foglietto d' Ancona leggemmo^ che' il nostro Ar-
cidiacono Storani era arrivato sino alla porta del Convento
di S. Domenico, e che senza entrarvi era corso di carriera
sforzata al Rivellino, che ciò aveva fatto due altre volte ^
ma che finita la terza carriera ritornò alla porta del Con-
vento di S. Domenico, ove entrò sbuffando, e battendo i
piedi ('). Restammo in grave apprensione per questo feno-
meno: ma avendo poi letto nella sua lettera dei 6 che era
andato dal P. Priore de' Domenicani per far correggere la
nota stampa (^) , siamo restati persuasi essere il tutto pro-
venuto dair intrinseca fatale ripugnanza che tormenta ogni
Terziario della Compagnia, quando deve trattare con qual-
che Padre Domenicano ('). Ciò stante ci professiamo obli-
gati al predetto nostro Arcidiacono, riconoscendo che per
favorirci non ha patito tanto quanto pati S. Lorenzo nella
graticola, ma poco meno. Aggiungiamo altri ringraziamenti
per l'esatta correzione della stampa^ che rimandiamo colle
rimesse , e correzioni ai suoi luoghi. Staremo aspettando
ancora le Casse di Monsig. Arcivescovo di Spalatro (*), né
ci scorderemo del Giovane raccomandato per il Collegio
Piceno (5), dando intanto al detto Arcidiacono, ed a tutta
la sua famiglia l'Apostolica Benedizione.
Roma 12 Luglio 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(i) Dal Convento di 5. Domenico in capo alla piazza già detta di 5. Domenico o
del Papa, e ora detta del PiebetcitOt al Rivellino, ossia al porto, correva un buon trat-
to di strada.
(t) V. la lettera precedente.
(l) V. la lettera u.
(^) V. la lettem 4S e la precedente.
(^) Collegio Piceno io Roma , nel quale vengono ammessi giovani della regione
picena. Il f;iov«ne raccomandato era uno della famiglia Ruffini, famiglia nobile anconi
tana ora estinta, come ai apprende dalla lettera 36.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 757
XLVIII.
Non vi è Frate per miserabile che sia, che dando ad
uno stampatore da stampare uno suo cattivo Panegirico so-
pra le Anime del Purgatorio non ne ricavi in regalo una
dozzina d'esemplari (').
A noi solo è toccata la disgrazia, che avendo dato a
stampare una nostra lettera sopra il Vescovado d' Anco-
na {% ce ne è stato mandato per misericordia un solo
esemplare in regalo. Domandiamo dunque d' esser trattati
ad instar del Frate, e che a Noi se ne mandi una dozzina,
e non più, perchè tanto ci basta.
Il Cardinale Pro - Maggiordomo tempo fa ci disse, che
era giunto ad Ancona un nostro Busto, e che Ella gli ave-
va scritto che 1' avrebbe, secondo V ordine avuto , mandato
a Bologna. Qui finisce la storia, e se di più non si fa. Noi
la condanneremo a mandare a Bologna dodici Busti.
Circa Nicola Agnelli lo staremo aspettando (^), e poi
risponderemo a Monsig. Arcivescovo di Spalatro, la di cui
lettera ha favorito mandarci, e se Ella ha speso qualche cosa,
avvisi per essere rimborsato.
Quanto alle Tratte, sappiamo benissimo che quest* an-
no non è Anno delle Tratte (^).
Venendo al Padre Bianchi {% che scrivendo ad un Ter-
ziario doveva avere il primo luogo (^), ben volentieri gli
(ì) In bocct del pootefice è un' umorismo degno di nota.
(i) Ossia la lettera a Monsig. Niccola Manciforte circa il dovere di riasiumere
e ritenere il titolo di Vescovo di Ancona e diVmana,-- V. le lett. 42, 44f 45> 46 e 47.
($) Forse la persona incaricata del trasporto a Roma degli oggetti mandati in do-
no al pontefice dal vescovo di Spilatro — V. le lettere 41, 46, e la precedente.
(4) La tratta era una cartella che si rilasciava dal Cardinale Carmelengo, mercè
la quale si potevano eseguire i trasponi di grano, in un tempo determinato, da un luo-
go dello stato id un'altro. I proprietari tutti senz' alcuna distinzione di ceto, dovevano
dopo il raccolto dare V assegna; si determinava quindi la quota che ciascuno doveva
lasciare per i bisogni della popolazione; per il residuo si concedeva o negava fscoltà
della tratta secondo le circostanze.
(^) V. la lettera 36.
(6) V. la lettera 11.
758 MICHELE M AROMI
facciamo la grazia rispetto air Officio Divino, come Ella ve-
drà nell'annessa Carta, che d'ordine di lei ci è stata con-
segnata dal Zancarelli ('), che è quanto dobbiamo scriverle,
dando a lei, ed a tutta la sua Famiglia l' Apostolica Bene-
dizione.
Ronia 9 Agosto 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XLIX. '
Riceviamo la sua dei 17 ringraziandola di esser stato
mezzano del regalo delle due dozzene della stampa delle
consapute lettere, né lasciaremb di fare le nostre parti an-
che col Prelato (*).
La ringraziamo inoltre della buona disposizione d' in-
viare a Bologna il consaputo Busto, quando le acque lo
permetteranno (').
Circa finalmente il memoriale del buon Padre Scara-
melli, non lasciaremo di leggerlo, e quello che più importa
di chiamare Monsig. Assessore, per essere informati dello
stato della revisione dell' Opera , ed acciò la medesima sia
spedita (^). Ed intanto restiamo col dare al nostro Arcidia-
cono 1' Apostolica Benedizione.
Roma 23 Agosto 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
L.
Arrivò la roba di Monsig. Arcivescovo di Spalatro. (^)
Le Pietre erano un poco malmenate, perchè sfarinate per
(\) Monsig. Zancarelli di Ancona.
(•ì) Forse con Monsi^r. Manciforte, cui sembra pertanto fosse diretto il rimprovero
contenuto nella lettera precedente.
(l) V. la lettera precedente.
(4) II memoriale risguardava la revisione di un libro dello Scaramelli da farai dal
S. Officio. Vedi le lettere 56 e 57.
(*i) V. le lettere 43, 46, 47, 48.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 759
il moto del Calesse ^ nella parte posteriore del quale erano
state collocate. Ciò però poco rileva perchè le pietre erano
meno che ordinarie. Il rimanente è arrivato bene: perlochè
ringraziando il nostro Arcidiacono Storani^ gli mandiamo
1^ annessa nostra per Monsig. di Spalatro , pregandolo a
prendersi la briga del sicuro ricapito; restando col dargli
V Apostolica Benedizione.
Roma 29 Agosto 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LI.
Monsig. Rota nostro Segretario della Cifra partirà di
qui martedì prossimo^ e verrà ad Ancona, per ivi passare
V Ottobre. Essendo questi un Uomo di mente, e che è stato
molt' anni Commissario della Camera in Ferrara V abbiamo
creduto à proposito per informarsi, ed informar Noi, di ciò,
che risguarda V affare de' Lazzaretti (') , riconoscendo spe-
cialmente dai Libri di cotesta Comunità se essa ha sempre
esatte le Contumacie , ed in che sia stato speso V emolu-
(t) V affare dei Lazzaretti, che è il soggetto in appresso di parecchie lettere, e che
suscitò alquanto sdegno nell' animo del pontefice contro Ancona, era il seguente. Com-
piuto il lazzaretto monumentale, opera del Van vitelli, per ordine e munificenza di Cle-
mente XII ; con breve del so giugno 1748 Benedetto XIV , nell' intento di far cusa
grata donò al comune il lazzaretto vecchio situato sotto il promontorio del Guasco o
di S. Ciriaco, sebbene fosse dichiarato di pertinenza della Camera Apostolica, coli' ob-
bligo del mantenimento, e con la riserva di alcune stanze per uso di custodia dei con-
dannati da mandarsi in Ancona per lo spurgo del porto , e di altre per collocarvi le
merci che in caso di contumacia sopravvanzassero nel lazzaretto nuovo. Ma il dono,
per la considerazione delle spese del mantenimento, e di quelle dei battitori della spiag-
gia nei pericoli dei corsari e nei sospetti delle pestilenze, parve un danno ai Deputati
ai pubblici negro^i, indettati dal Segretario Betti, che certo non aveva torto. Per il che
essi rivolsero un' istanza al papa, e misero come mediatore lo Storani. Ecco la ragione
delle lettere dirette allo Storani in' ordine a cotesto affare. Il papa da prima s' inquietò;
poi finì col cedere ; e con istrumento del 7 maggio 1749 donò il lazzaretto vecchio al
Comune, che ne faccia quello che vuole, e con questo che le contumacie si faccino
nei ta\xaretti nuovi, e le spese dei battitori si faranno dalla Camera. Il papa pre-
vedeva che il lazzaretto nuovo abbandonato al comune sarebbe andato a finire, e quan-
to a ciò non s' ingannò.
7éo Michele maroki
mento delle medesime. Per quanto sentiamo la Camera
non ha mai avuto nessuna cosa a conto delle contumacie.
La Comunità nelle Tabelle mandate al Buon Governo non
ha mai fatta menzione degli emolumenti delle Contumacie.
Si è supposto^ che tutto sia andato in spese^ il che poi non
combina col pregiudizio che si asserisce derivare aUa Co-
munità, quando la Camera tirasse a se il sopravanzo che si
è speso nel risarcimento de^ Lazzaretti vecchi, e ciò do-
vrebbe costare dai libri.
Abbiamo altresì commesso a Monsig. Rota, che tratti,
e veda quale è il partito che si potrebbe prendere in que-
sta Contingenza, essendo noi da una parte angustiati, quan-
do si tratta di dar pregiudizio ad Ancona, alla qual Città
abbiamo, e dobbiamo avere particolare affetto, e dall'altra
parte siamo tormentati quando ci vediamo in procinto di
qualificare e rendere per inutili i Lazzaretti nuovi, ancor-
ché se fosse stato a Noi , o non gli avressimo fatti , o gli
avressimo fatti in altro sito, ed in altro modo. II nostro buon
Arcidiacono accozzi Monsig. Rota con Monsig. Governatore
con quelli del Consìglio, ed anche con Monsig. Vescovo,
che è uomo di Giudizio. Si dia d' attorno, e si figuri che
il Negozio risguardi la Compagnia di 'Gesù, e che gli sia
comandato dal Padre Generale tamquam Provinciali Ter-
tiarorum (*). Quanto ci dirà Monsig. Rota servirà per istru-
zione dell' animo nostro , e quando si fosse preso il panno
per altro verso, sarebbe stato d'uopo constituire un Giu-
dice suddelegato che estraesse le partite citate parte a parte,
e così con perdita di tempo e di quattrini. Preghi Iddio
per Noi dando ad esso, ed a tutta la sua Casa V Apostoli-
ca Benedizione.
Roma 23 Settembre 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(i) Vedi la lettera ii.
Lettere di Benedetto xtv 761
LII.
Accusiamo la sua dei 24. in cui ci da ragguaglio della
Missione del Padre Leonardo ('); e della venuta in Ancona
del Cardinale Yorck (^). Ringraziamo il Sig. Iddio che tutto
sia riuscito bene; ed intanto diamo a Lei^ ed a tutta la sua
Casa V Apostolica Benedizione.
Roma 30 Settembre 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona
LUI.
Riceviamo la sua unitamente con quella di Monsig. Ve-
scovo, ed ecco la risposta, che favorirà consegnarli.
Nella stessa sua lettera leggiamo lo sbaglio accaduto
fra i due Santi Liberio, e Liborio, e diamo la facoltà, che
a S. Liborio si sostituisca S. Liberio, protettore della Città ('),
la di cui festa si celebra ai 27 dì Maggio; ed intanto re-
stiamo col dare a Lei, ed a tutta la sua Casa V Apostolica
Benedizione.
Roma 4 Ottobre 1741.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LIV.
Riceviamo la sua degli 8 in cui ci avvisa esser già
stata collocata la Via Crucis nella sua Chiesa (^), diciamo
sua, perchè fin da quando eravamo in Ancona Ella se V era
presa per se, e ne aveva cacciato il Vescovo, contro cui
formava querela, se vi entrava senza avergli detta prima
(i) V. la lettera 41 •
(2) Si recava a Roma, essendo stato da Benedetto XIV nominato Cardinale nel
luglio i747>
iS) Cioè comprotettore, essendo S. Ciriaco il protettore, oil protettore pr^incipale.
(4) Cioè chiesa officiata dallo btorani: non abbiamo indizi per conoscere qual
chiesa fosse.
7^2 MICHELE MAROKI
una parola. Leggiamo ancora nella lettera i congressi che si
sono incominciati con Monsig. Rota; Iddio lo feliciti (').
Saluti Monsig. Vescovo^ e diamo a tutti quanti V Aposto-
lica Benedizione.
Roma 14 Ottobre 1757.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LV.
Non serve questa nostra ad altro che per ringraziarla
delle notizie che ci ha date colla sua dei 12 circa la persona^
ed il portamento di Monsig. Rota^ che staremo aspettando
per sentire quant' esso ci riferirà in ordine al consaputo af-
fare {^), che desideriamo di poter spedire^ giusta i desiderj
di codesta Città; ed intanto restiamo col dare a Lei^ ed a
tutta la sua Famiglia P Apostolica Benedizione.
Roma 18 Ottobre 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LVI.
La ringraziamo delle notizie dei due Colli imbarcati
per Bologna^ e se ha speso qualche cosa favorisca avvisarlo^
acciò se ne mandi il rimborso (').
Circa V affare dei Lazzaretti Monsig. Rota sta stendendo
alcuni foglia avedoci già data qualche informazione a voce (^).
È troppo presto il pensare al Privilegio d' addottorare
i Scolari; è d'uopo vedere la cosa come si mette {%
(1) V. la lettera 51 e le seguenti 55, 56» 61, 6a, 63.
(3) V. le lettere indii^te nella nota precedente.
(3) V. la lettera 49*
(4) V. la lettera 51 e le indicate nella nota I.
(5) In Ancona aveva nei primordi del secolo scorso cessato di esistere un collegio
di dottori, che per privileiiio di Pio IV aveva facoltà di conferire le lauree. li Comune
di Ancona aveva, dopo cessato il collegio» istituite due cattedre, una dì dirìtt<^ civile,
e una di diritto canonico. Lo Storani aveva chiesto al p>ntefice che ai due professori
fosse confermato o cencesso il diritto xià spettante al collegio. Vedi il nostro studio —
L* Univertità degli studi e H collegio dei dottori in Ancona, pubblicato in questo
Archivio Voi. I, pagg.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 763
Circa il Padre Scaramelli {'), ed il luogo nel Collegio
Piceno per il giovane RuflBni, vedremo quello potrà farsi (*).
Ed intanto restiamo col dare a lei^ ed a tutta la sua &mi-
glia 1^ Apostolica Benedizione.
Roma 22 Novembre 1747.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LVII.'
Questa sera Monsig. Segretario di Consulta scrive che
non si permetta il Lotto degli Allegri ('); così gli abbiamo
ordinato^ né a lui era stata fatta veruna istanza dai publici
Deputati^ acciò non si permettesse il Lotto.
Circa 1^ affare de' Lazzaretti^ non lasciamo di sollecitare^
ma i Camerali vogliono esser sentiti^ ne ciò se gli può ne-
gare (^).
Circa il libro del Padre Scaramelli, ne chiederemo
conto al S. Officio: ma temiamo che debba restare come
un fondo di Bottega nel Tribunale (^).
Non lo sappiamo di certo, ma ne cercheremo conto;
ed intanto diamo al nostro Arcidiacono V Apostolica Bene-
dizione.
Roma 4 Febbraio 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LVIII.
S'avvicina la festa di S. Ciriaco, e Noi mandiamo se-
condo il solito il regalo (*).
(i) V. la lettert 49 e la seguente.
(2) V. la lettera 47.
(5) Non a**biamo potuto rintracciare che cosa fosse il Lotto degli Allegri. Che
gli Allegri fossero una società dì divertimento ? Certo si era in tempo di carnevale.
E il lotto, come cioco d' azzardo, era vietato.
(4) V. la lettera 5 1.
(5) V. la lettera 49 e la precedente.
(6) V. la lettera 1 ed ivi la nota a pag. 734.
7^4 MICHELE MAROKt
Questo consiste in un Reliquiario ctOro, entro cui oltre le
altre Relìquie, vi sono quelle de' Santi Canonizzati da Noi (')•
Oltre il Reliquiario mandiamo V Autentica.
Il Reliquiario assolutamente è bello e ricco. Lo fece
fare il fu Cardinale Acquaviva, e fra oro e fattura vi spese
mille e cinquecento Scudi Romani.
Fu Éitto col supposto, che dovessimo beatificare il servo
di Dio Rodolfo Acquaviva, e seguendo la Beatificazione vi
avrebbe riposte le Reliquie delle Ossa d^ esso, e de' Com-
pagni.
Non potemmo poi fare la Beatificazione, ed il Cardi-
nale ritenne il Reliquiario per sé. Morendo poi ce lo lasciò
in legato, e così il dono è stato fatto da un Governatore
d' Ancona, ad un Vescovo d' Ancona, ed il Vescovo d' An-
cona lo manda in dono alla Sua sempre diletta Chiesa (*).
Il Regalo si consegna al Primicerio di Loreto che par-
tirà uno di questi giorni da Roma, e che dopo le fest«
verrà ad Ancona a consegnarlo nelle proprie mani dell' Ar-
cidiacono Storani, a cui è diretto, ed al quale diamo l'A-
postolica Benedizione; pregandolo di fare in ordine a que-
sto regalo il solito, che è di presentarlo a Monsig. Vescovo,
e sia riposto nel luogo, ove si conservano le altre Reliquie.
Roma 3 Aprile 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LIX.
Abbiamo parlato al P. Generale di S. Agostino per co-
testo P. Priore ('); esso lo tiene per un buon Sacerdote,
(i) S. Fedele da Stgmaringa. S. Camillo de Lellis, S. Pietro Regalato, S. Giuseppe
da Leonessa, S. Caterina Ricci, canonizzati nel 9q glu^^no 1746. In vari tempi poi ce*
lebrò alcune Beatificazioni, e confermò alcuni Culti immemorabili, fra i quali quello
del B. Gabriele Ferretti anconitano.
(i) Benedetto XIV ffià Vescovo di Ancona mandava in dono alla chiesa d'Ancona
il reliquiario, clie si' era stato donato dal Cardinale Troiano Acquaviva di Napoli, che
per decreto d' Innocenzo XI 11 era stato governatore di Ancona dal 1791 al 1713.
C3) Gian Niccola Reppi di Ancona.
LETTERE DI BENEDEITO XIV 765
né ha avuto contro di lui altro^ che un giusto dispiacere ^
per non aver esso subito obbedito ad un certo suo ordine
appartenente alla disciplina Claustrale. Era dunque per que-
sto motivo risoluto^ che che non compisse V altro triennio
pel suo Priorato; ma avendogli Noi parlato dopo la Cap-
pella di jeri dopo pranzo^ ed avendogli fatto vedere il Ca-
pitolo della di lei lettera, col rilevargli, che era stata scritta
dal Generale de^ Terziarj de^ Gesuiti, per V ordinario inimici
degli Agostiniani (*), alzando le braccia al Cielo esclamò
tre volte, si faccia quanto chiede questo buon Padre Gene-
rale, con che resta terminato questo gran negozio, col dare
a lei, ed a tutta la sua famiglia 1' Apostolica Benedizione.
Roma 13 Aprile 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona
Ecco una lettera per Monsig. Arcivescovo di Ragusa.
U assicuriamo, che non vi è una parola contro la Venera-
bile Compagnia di Gesù, e nemmeno contro veruno indi-
viduo della medesima, siccome nemmeno contra verun Ter-
ziario ('). Potrà Ella dunque senza prima chiederne licenza
al P. Rettore di codesto Collegio, farci il favore d^ inca mi-
narla sicuramente per Ragusa. Abbiamo considerate le co-
stituzioni dell' Ordine, e vediamo essere disputabile il caso,
se dopo aver mandata via la lettera, sia obligato il Terzia-
rio a darne parte al Sinedrio. Non vogliamo scrupoli; Ne
dia dunque parte dopo che sarà partita la lettera. Compa-
tisca l' incomodo, restando col darle V Apostolica Benedi-
zione.
Castel Gandolfo 29 Maggio 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(i) V. la lettera it.
(2) V. la ietterà medesima.
^66 MICHELE MAROKI
LXT.
Codesti Anziani^ e codesto Consiglio sono un poco
difficili da contentarsi {').
I chirografi non si sono fatti alla cieca^ Monsig. Rota
n^ è stato consapevole, ed esso non ha mostrata altra diffi-
coltà, che sopra 1' uno per cento da esiggersi ; al che essen-
dosi risposto, che la fissazione delK uno per cento indicata
nel Chirografo era posta in modo, che lasciava libero l' a-
dito a ricorrere, e mostrare che V uno per cento è troppo,
ancorché si esigga in Civitavecchia, in Livorno, in Genova
ed in tanti altri porti; per lo che poteva contro il detto
uno per cento ricorre a Monsig. Tesoriere. Esso conobbe
la ragionevolezza della risposta. Ecco quanto occorre nell^ af-
fare, in cui se i Chirografi non piacciono. Noi ben volen-
tieri gli casseremo, e lascieremo, che il Mondo giudichi per
chi sia Ja ragione, e per chi il torto, ne priveremo la Ca-
mera, che colle spese vive, e continue avrebbe fabbricate
tre città, com^è Ancona. Ancona proseguisca i suoi diritti sopra
i Lazzaretti vecchi, e nuovi, ed allora si vedrà se la insopor-
tabile insaziabilità di codesti Anziani e Consiglio sarà stata
causa di bene, o di male a codesto povero Pubblico (*).
(ì) Questa lettera, e le seguenti 65 le abbiamo tratte dalla Storia di Ancona mano-
scritto di Camillo Albertini neir archivio comunale al T. HI. p. I.
(7) U chirografo a cui si allude è il breve di donazione con alcuni patti e condi-
zioni del lazzaretto vecchio al comune ~ V. la lettera 51- — 11 memoriale dei Depu-
tati ai Negozi, con il quale si apponeva ostacoli ali* accettazione* del dono, fu accooi-
pagnato da una lettera dell' arcidiacono Storani . Ecco la ragione di questa lettera del
papa al suo amico, scritta un pò ab irato. Lo Storani allora in data del a 8 successivo
scrìsse al pontefice la seguente, che sola delle lettere dello Storani, abbiamo ritrovata
neir Albertini. (Tom. HI. p. 1.
„ Confesso alla Santità Sua, che nel leggere il veneratissimo Suo foglio rapporto
„ alli due divisati Chirografi, siamo rimasti si fattamente mortificati, non meno io, che
„ questo Pubblica Rappresentanza, che non ho termini da poterglielo esprimere , sol
„ riflesso appunto, che potesse la Santità Vostra dubitare della sincerità del da me
„ espostuli. Per verità non avrei ardito rendere nuovo incommodo alla Santità Vo-
„ stra con altre mie repliche, se non conoscessi 1' evidente pregiudizio eh' è per ri-
dondare a questa povera Città dalla piena esecuzione dei suddetti Chirografi.
„ Questo Pubblico aveva cumulato diversi Documenti autentici per umiliarli alla
„ Santità Vostra , ma disanimato dalla sopravenuta risposta aveva determinato so-
»
LETTERE DI BENEDETTO XIV ^6^
Ch' è quanto con ogni ingenuità possiamo dire al nostro
Arcidiacono^ a cui diamo V Apostolica Benedizione.
Roma 20 Luglio 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona
LXII.
Riceviamo la sua dei 28 di Luglio^ e non possiamo
negare di non a,ver provata una grande amarezza nel ve-
dere non graditi i nostri due Chirografi^ e che si mette
per gravame un comodo da darsi ai Galeotti, che volta si
vorrebbero mandare a cotesto Porto per nettarlo, acciò
non vada in malora, come pur troppo minaccia di fare, se
non si prende providenza. In sostanza il Mondo è fatto in-
contentabile, non bastando il fare ogni giorno, anzi ogni
momento, quando si può per gli altri ; che i beneficati hanno
sempre che ridire. Circa poi il sentire P Agente di cotesta
Comunità ('), o qualsivoglia altra persona. Noi, benché fos-
simo risoluti di non voler più sentire parlare di questa fac-
cenda^ e di rimetterla ai suoi Giudici, non avremo difficoltà
di sentire, protestandoci unicamente di farlo in riguardo di
lei, a cui portiamo distinto affetto ('), ed intanto le diamo .
1^ Apostolica Benedizione.
Roma 3 Agosto 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
», spendere ogni altro passo ; Ciò non ostante io. che ho piena prova della Clemeaza,
„ ed amore della Santità Vostra gli ho persuasi a doverli porre sotto gli occhi
„ della medesima per mezzo del suo Agente, con fiducia, che in vista di Essi sia la San-
,, tità Vostra per rimanere disingannata di quelle sinistre informazioni, che forse le sono
t, state fatte contro sii Anziani, e Consiglio.
„ Supplico dunque la Santità Vostra, a cui è ben nota la mia ingenuità, ri-
„ cevere t enignamente le suddette Giustificazioni, e concedermi la grazia, che in questi
„ ultimi giorni di mia vita debba vedere consolata questa afflitta Patria, e con essa que^
„ sti miei Concittadini, che tutti unitamente con me si umiliano a' suoi Santissimi Pie-
„ di, implorando la sua Paterna Benedizione.
(t) Agente, ossia incaricato degli affari del Comune in Roma. In questo tempo
era agente 1* avv, Pier Andrea Vecchi.
(2) V. la lettera 51.
7^8 MICHELE MAROSI
LXIII.
Ella tempo fa ci scrisse, che sarebbe stato da Noi
r agente di cotesta Città d* Ancona per il noto interesse,
ed esso non è stato mai da Noi (').
Fu bensì dopo qualche tempo esibito in nome della
Città un memoriale per il canale della Segreteria de' me-
moriali, che fu da noi rimesso a Monsig. Tesoriere (*). Il
memoriale poi col rescritto dovette esser preso dalP Agente,
e posto nella cassetta comune de' Memoriali, che sta a pie-
di delle scale di Monsig. Tesoriere, perchè in essa fu ri-
trovato (').
Questa è la trafila data al Negozio; venendo ora ai
capi d' esso ; quanto al pagamento da farsi dalle Barche sì
attendono le notizie per stabilirlo a dovere. Quanto al man-
tenimento de battitori della spiaggia, si dirà che Ancona
faccia quanto si fa dalle altre Città dello Stato, e che non
vi sia per essa veruna specialità d'aggravio. Rispetto ai Laz-
zaretti vecchj, si lasceranno a disposizione della Città, acciò
ne cavi quel profitto che potrà, e ne faccia 1' uso che cre-
derà opportuno. Si vorrebbe bensì la riserva d' una porzione
per i Galeotti, che una volta si mandino per spurgare il
porto, quali il Betti (^), se avesse il vero amore per la sua
Patria, e prima di morire si disponesse a lasciare il genio
d' imbrogliare ogni cosa, dovrebbe ricettare in sua Casa ,
invece di porre ostacoli alla loro venuta, dovendo venire
a spese della Camera, e per servizio d' Ancona.
Il negozio è in crisi; prendasi dunque partito, perchè
la cosa non sta bene così, come ora sta, e ciò che Noi
avremo la sorte di terminare dalla Congregazione partico-
lare ne' primi giorni di Novembre (5).
(i) V. la lettere precedente.
(i) II memoriale rìsguardava l' affare delle cootamacie e dei lazzaretti.
{%) Sembra che l'agente non fosse molto premuroso.
(a) Francesco Saverio Betti fu segretario del Comune dal lysS al 1770, nel
quale anno venne «iubilato : morì nel 177)^.
(^) V. la lettera 51.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 769
Ch' è quanto dobbiamo dire al Nostro Arcidiacono, re-
stando col dargli V Apostolica Benedizione.
Roma 25 Settembre 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXIV.
Dal 2^ncarelli {% abbiamo ricevuto la sua dei 3, colle
stampe annesse ('). Il tutto sarà da Noi considerato colla
dovuta equità. E duopo però che codesto acutissimo Betti ('),
ed altri suoi ciechi aderenti, abbiano la bontà di riflettere,
che chi succederà a Noi nel Pontificato non sarà né un No-
stro Figlio, ne un nostro Nipote, né veruno di Casa Lam-
bertini, da quali si possa sperare un impegno per mante-
nere le cose da Noi fatte. Il vero mantenimento deve pro-
venire dalla giustizia o almeno da un equità ragionevole,
e dal fare le cose con intelligenza de' Camerali , morendo
il papa, e sopravivendo la Camera. Noi ci siamo fatto pre-
gio di mantenere le cose anche zoppicanti fatte dal nostro
Predecessore. Esso certamente mal consigliato non fece così
con quelle fatte dal suo Predecessore Benedetto (^). Di che
umore sia per essere chi verrà dopo di Noi, non lo sap-
piamo ; e perché vogliamo bene ad Ancona ci basta d' es-
ser ringraziati per quello che faremo, trovandoci qualche
lode nel tempo che viviamo; ma indirizziamo la mira alla
permanenza a conto anche delle critiche da sopportarsi nel
tempo di nostra vita. Che é quanto possiamo dire in ri-
sposta alla sua, dando a lei, ed a tutta la sua famiglia V A-
postolica Benedizione.
Roma 9 Ottobre 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(i) V. la lettera 48.
(2) Relative alla questione dei Lazzaretti. V. la lettera 51.
(^) V. la lettera precedente.
(4) Sapientissimi detti, che rivelano l' alto animo di Benedetto XIV.
Archivio Storico li. 49<
770 MICHELE MARONl
LXV.
Per andare avanti nel noto affare^ qui si sta aspettando
il sentimento delle Persone pratiche, ed interrogarle^ per
ben regolare la Tariffa per le Barche^ o siano Merci di con-
tumacia (').
Circa i Battitori delle spiaggie si potrà prendere qual-
che compenso per le pratiche contìnue^ che costì si fanno
per la Sanità.
Si additi il Quartiere vicino al Porto per i Galeotti^
acciò possino restare alla Città liberi i Lazzaretti VecchJ.
Ch' è quanto per ora possiamo accennare, restando col
dare a Lei V Apostolica Benedizione.
Roma 12 Ottobre 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXVI.
Riceviamo la sua dei 14. e circa gli affari publici, si
starà in attenzione della persona, a cui si darà la facoltà di
fare ciò che si deve in nome publico (').
Abbiamo veduto Monsig. Arcivescovo di Spalatro per
V Alunno, che sta in Loreto ('). Prenderemo un poco di
lingua, per vedere ciò che possa farsi, non essendo eretto
il Collegio Illirico in Loreto per far preti che stiano fra
di Noi.
Circa i figli del Cappellano Angelo Pichi ('*), parimenti
vedrassi come si sta circa i luoghi di questo Collegio Pi-
ceno (') desiderando Noi di far per essi quanto si può fare.
(i) V. la lettera 51.
fi) V. la lettera medesima.
(y) Sembra che ai parli del Ragax\o, dei qaale ai discorre nelle lettera 15 e 34;
ma in queste lettera si nomina il vescovo di Ragusa, e non il vescovo di Spalatro.
(^) Famiglia nobile, ancora esistente.
(l) V. la lettera 47*
LETTERE DI BENEDETTO XIV 77 1
Resta il punto dì confermare alla Città il privilegio di
dare la laura Dottorale^ è d^ uopo^ che a Noi si mandi il
Privilegio in forma autentica ('); ed intanto restiamo col
dare a lei^ ed a tutta la sua famiglia l'Apostolica Benedi-
zione.
Roma 20 Novembre 1748.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXVU.
Facemmo tempo fa un moto -proprio sopra cotesti
Lazzaretti Vecchi. Non piacque alla Comunità d' Ancona,
e con soverchia bontà fu detto, che esponessero, le cause
del dispiacimento (^).
Esposte le cause fu risposto, che si sarebbe fatto sic et
sic, e che si deputasse chi doveva stipulare colla Camera.
Piacque il nuovo partito ; Monsig. Manciforte per or-
dine della Città venne a ringraziarci, 1' agente venne a dirci
che aveva avuto il Mandato per stipulare (').
Non essendo poi an4ato 1' Agente da Monsig. Teso-
riere per stipulare, ed essendo stato chiamato, ha mostrato
la revoca del mandato, e l' affare resta in questi termini.
Quali siano le conseguenze che si possono &re contro
questo modo di trattare, ella lo conoscerà al pari di Noi.
Noi bensì sappiamo quello che Ella forse non sa, cioè quanto
deve farsi da Noi per vindicare l' offesa fatta al Princi-
pato (^); Con che le diamo V Apostolica Benedizione.
Roma primo Febbraio 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
0) V. la lettera ^6.
(i) V. la lettera 51.
(3) V. la lettera medesima.
(4) II pontefice era giustamente indignato.
772 MICHELE MARONl
LXVIII.
Parte di qui il P. Inquisitore d^ Ancona {% a cui con*
segnamo una Reliquia di 5, Ciriaco legata in oro, da ri-
porsì nel Reliquiario della Gittedrale (*).
Il regalo è stato fatto a Noi da Monsig. di Spira ^ che
trent^anni sono, frequentava il Nostro studio; e Noi se-
condo il solito per la Festa di S. Ciriaco lo mandiamo a
lei acciò faccia il solito con Monsig. Vescovo in nome no-
stro. Nulla scriviamo circa gì' interessi di cotesta G)munità,
che volendo troppo, nulla avrà ('). Post haec, occasio calva.
Con che diamo a lei, ed alla sua famiglia l'Apostolica Be-
nedizione.
Rojna 12 Marzo 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXIX.
Colla sua dei 30 del passato abbiamo anche ricevuta
V altra di cotesto Monsig. Vescovo in ringraziamento della
Reliquia, e del Reliquario da Noi trasmesso a cotesta chie-
sa Cattedrale (♦) : ed ecco annessa la risposta, che Ella fa-
vorirà di consegnarli per parte nostra. Intanto non vogliamo
tralasciare di ringraziare ancor lei delle sue cortesi espres-
sioni, come colla presente facciamo: restando col darle
r Apostolica Benedizione.
Roma 5 Aprile 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXX.
Riceviamo la lettera del Nostro Arcidiacono unitamente
(i) V. la lettera 31.
(9) V. la lettera i.
(j^) V. la lettera 51. — Questo perìodo è stato ommesso nella pabblicaitone di
questa lettera fatta dai canonici Petrellì e Paurì nella Dittertaxione iutla Chiesa An-
conitana del Peruzzi. — V. la lettera i.
(4) V. la lettera precedente^
LKTTERE DI BENEDETTO XIV 'J'J^
col memoriale, che trasmettiamo col rescritto (*) e non aven-
do che soggiungere, restiamo col darle l'Apostolica Bene-
dizione.
Roma 16 Aprile 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXI.
Abbiamo ripigliato il negozio de' Lazzaretti , e quando
SI voglia venire al buono si può dire terminato (').
La prima difficoltà nasceva sopra il magazzeno, o sia
Stanzone, che si cede alla Camera. Circa questo si dirà nel-
r Istromento che si cede, e che ce ne prevaleremo libera-
mente, e specialmente per V uso de Galeotti.
La seconda rìsguardava il mantenimento dei Lazzaretti
Vecchi. Non addosseremo il peso alla Comunità di mante-
nerli ; ma nemmeno vogliamo addossarlo alla Camera , per
non comparire ridicoli : imperocché questo sarebbe il primo
caso, che il donante si obbligasse alla manutenzione della
cosa donata.
Dirassi che in questo modo i Lazzaretti vecchi andranno
in malora. Rispondiamo, che pur troppo sarà cosi, sapendo
il naturale degli Anconitani, non essendovi in tutto lo stato
Ecclesiastico una Città , che sia di tanta spesa , e di tanto
aggravio alla Sede Apostolica; non siamo assolutamente in
grado di mettere per Essa nuovi vessicatorj addosso alla
Camera.
La terza, che la Camera non si assumeva il peso de'
Battitori della spiaggia* Questo si levarà, coir esprimere, che
1' assume.
U ultima , che non s' individuano i Corpi componenti
i Lazzaretti, che si cedono. Si farà, che restino individuati
(0 Non abbiamo potato conoscere quo! foue 1' affare, cui il memoriale si riferìice.
(2) Vedi la lettera 51.
774 MICHELE MAROHI
a tenore di quanto ragionevolmente si esprìmerà dalla città:
e però Essa gP individui.
Ecco quanto si* potrà fare con gran maraviglia di que-
sti Camerali^ che avendo in Capitale la Sentenza del Giu-
dice sopra la pertinenza de' Lazzaretti vecchi alla Camera ,
ch^è stata trattenuta da Noi^ non sanno capire come non
le si svolgono le mani per agire; e stiamo sofferenti ingo-
iando continuamente da una misera suddita Comunità male
creanze^ ed insolenze. Avendo ogni momento in bocca^ che
gli Anconitani hanno le mani di pece^ quando si tratta della
roba della Camera^ e portano una serie di casi più grossa
della Stona del Saraceni (').
Non teniamo copia di questo foglio. Il nostro buon
Arcidiacono ce la mandi , perchè stendendosi 1^ Istromento ,
Noi stessi la confrontaremo con esso : e non si faccia nuo-
va mozzorecchierìa di levare di soppiatto il mandato di Ro-
ma a chi lo avrà per stipulare (%
Con che gli diamo V Apostolica benedizione.
Roma 19 Aprile 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXII.
Riceviamo la sua dei 24 ; e circa V affare di cotesta
Comunità ('), sopra cui scrivemo a Lei , s* aspetterà la ri-
sposta^ purché venga dentro un tempo discreto^ avendo già
Noi preso il partito di spogliarci in caso contràrio di questa
bega^ lasciandola in mano ai Camerali , che sapranno fare ,
quando devono^ e non averanno gran paura del Betti (^\
che mena per il naso cotesti altri imbecilli (^).
(\) V. U lettera 51.
(^) Questa lettera non è certo onorifica per Ancona : fortuna che il pontefice non
parlaTa ex cathedra, e per di più non era nella consueta calma di spirito.
("i) V. la lettera 51.
U) V. la lettera 6s.
(%) Cioè coloro, che nella lettera 64 sono chiamati ciechi aderenti^ forse i Signori,
o alcuni dei Siipiori del magistrato cittadino, — specialmente i Deputati ai Ne^oxi» —
Questo ci sembra un piirlar chiaro davvero.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 77$
Circa poi le Finestre degli Ebrei è d' uopo Y indagare
con quale autorità 'abbino fatta V innovazione^ e poi^ che si
ricorra a Noi col Menioriale^ perchè sarà cura nostra il ri-
parare al disordine^ da qualunque Capo sia provenuto (^).
Se il S. Offizio vi ha avuto le mani non l^avrà fatto
senza aver sentito cotesto P. Inquisitore^ tanto più^ che
quanto è seguito è seguito circum circa il tempo nel quale
esso era in Roma (').
Oltre di che l' Inquisitori combattono per la fede cat-*
tolica^ ma non sogliono aver in odio gli ebrei (').
Noi parliamo cosi^ ma in generale^ ed in astratto^ po-
tendo essere che nel caso presente il fatto sia in contrario;
restando lutando col dare a lei^ e a tutta la sua famiglia
1^ Apostolica benedizione.
Roma 30 Aprile 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXIIL
Acciò il nostro Arcidiacono Storani veda quanto si è
fatto , e si £a nell' affare delle finestre degli Ebrei (^) , gli
mandiamo a sigillo volante V annessa lettera^ che scrìviamo
a Monsig. Vescovo, acciò^ dopo che l'avrà letta, e sigillata,
se cosi crede espediente, gliela consegni : dando intanto Noi
al detto buon Arcidiacono, ed a tutta la famiglia V Aposto-
lica Benedizione.
Roma 21 Maggio 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXIV.
Godiamo sentir dalla sua dei 29 del passato, ch^ ella
abbia ricevuto il nostro Plico sopra le fenestre di cotesti
(i) Non possiamo precisare il fatto ; ma dall' insieme pare si dovesse trattare di
an fatto commesso a danno degli ebrei da parte del S. Officio.
(7) V. la lettera 67.
(ji) Sentimento di amaniti proprio di Benedetto XI V.
(4) V. la lettera precedente.
77^ * MICHELE MARONI
Ebrei^ e ne abbia fatta la consegna a Monsig, Vescovo (').
Quanto poi alia di lei istanza di rimettere tutto il pre-
detto affare nelle mani dello stesso Monsig. Vescovo^ a cau-
sa dell^ imminente partenza di cotesto P. Inquisitore ; Noi
non lasciaremo di trattare con questo Monsig. Assessore del
S. Officio (')• Per altro ci giunge molto inaspettata la noti-
zia che Ella ci dà del viaggio del sopradetto Padre ^ aven-
doci egli qui assicurato , che non V avrebbe mai intrapreso,
perchè era certo, diceva esso, ritornando alla Patria sua, di
lasciarvi la vita (')• Che è* quanto possiamo dire in risposta
alla lettera del Nostro Arcidiacono, dandogli 1' Apostolica
benedizione.
Castel Gandolfo 4 Giugno 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXV.
Ringraziamo in primo luogo il npstro Arcidiacono de-
gli augurj e delle espressioni cortesi che ci ha fatto nella sua
dei 2[ del corrente, e quanto al memoriale, che con essa
egli ci ha inviato, vogliamo prima prendere le dovute in-
formazioni, per veder poscia quello che si potrà fare (^).
Passando poi ad altro^ ci sovviene che fra i Reliquiari
che unitamente si conservano in cotesta Cattedrale d' An-
cona, se ne ritrovano alcuni di legno. Noi brameressimo
sapere il numero di questi, ed anche la loro altezza , lar-
ghezza^ e forma. Il nostro Arcidiacono con suo comodo fa-
vorisca di darci questa notizia: e Noi intanto restiamo col
darle 1^ Apostolica Benedizione.
Roma 27 Agosto 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
{\) V. la lettera precedente.
(^) Sembra che 1* affare, qual si fosse, dovesse stare molto t cuore dello Storani.
V. la lettera 69.
{%) V. la lettera 31.
{a) Il memoriale era V istanza di un' Oratriee, non sappiamo chi foasc^ per otte-
nere un'assegnamento o sussidio, V. la lettera 77.
LETTERE DI BENEDETTO Xy 777
LXXVI.
Avendo Noi rimesso a Monsìg. Commissario della Ca-
mera il memoriale raccomandatoci da lei^ ed avendoci data
Monsig. la sua informazione in iscrìtto {'), mandiamo a lei
1^ uno, e V altra annessi a questa nostra , acciocché dopo
visto, e considerato il tutto si notifichi a Noi quanto si
deve per poter venire ad una ragionevole determinazione.
Con che intanto diamo a lei V Apostolica Benedizione.
Roma 30 Agosto 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXVIL
Riceviamo la sua lettera dei 7. unitamente colla rispo-
sta fatta da un Legale alP Informazione di Monsig, Com-
missario della Camera (*). La risposta, per vero dire è poco
concludente, e tutti i Salmi iSniscono in gloria, cioè con
qualche assegnamento che duri durante la vita dell^ Ora-
trice. Si vedrà quello potrà farsi, ma è d^ uopo il conside-
rare, che Noi siamo semplici usufruttuarj , e le nostre di-
sposizioni in materia d^ assegnamenti durano durante la vita
Nostra, se non sono confermate dai Nostri successori.
Passando alP altro articolo de Reliquarj, ci pareva che
fossero molti di puro legno, o indorato, o inargentato, ma
non essendovene che due piccoli, il gioco non vale la spe-
sa della Candela, e però è d' uopo mutar pensiere, avendo
avuta la nostra richiesta V oggetto del solito regalo che so-
gliamo fare a cotesta Chiesa per la festa di S. Ciriaco (').
Sarà dunque preciso mutar pensiere, e se Ella avesse qual-
che cosa da suggerirci, non lasci di farlo, ed anche se fosse
bene unire a quella piccola dimostrazione, che faressimo alla
Chiesa, non avendo presentemente cosa veruna di riguar-
do V. la lettera precedente
(s) V. k lettera precedeote.
{%} V. la lettera 71.
77 8 MICHELE MARONI
devole^ e nemmeno sperando d^ averla, qualche maritaggio di
Zitelle ('), o altra specie di elemosina.
Il tutto sia scritto in confidenza, restando col dare a
lei, e a tutta la sua famiglia V Apostolica Benedizione.
Roma 13 Settembre 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXVIII.
Giampedi (*) già ci ha consegnato tutto, e Noi adesso
pensaremo a quello che abbiamo da fare (^).
La ringraziamo della trasmissione sicura della Nostra
lettera a Monsig. Bizza, e della disposizione di mandare i
legni al Marchese Magnani (^).
Il G)nfessore delle Monache di S. Maria Nuova resta-
rà sino a Maggio, avendone già parlato al Padre Generale
d' Araceli.
Restiamo col dare a lei, ed alla sua famiglia V Aposto-
lica Benedizione.
Roma 8 Novembre 1749.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXIX.
Abbiamo ricevuto la sua appartenente al taccolo di co-
testi Canonici {% consideraremo il tutto, e poi scriveremo
(1) Oui« tssegDamento di doti.
(s) Giaa Domenico Giampedi, nctivo di Agugliaoc presso Ancona, fa Segretario
domestico di Benedetto XIV
(3) V. la lettera precedente.
(4; V. la lettera 8.
(S) I Canonici della Cattedrale si distinguono in numerari e sopranumerari.
e tanti gli uni che gli altri in antico avevano soltanto la insegna corale dell' almu'
^ia. Ma nel 1701 i Canonici numerart col £svore del Vescovo di Ancona» Cardinale
d' Aste, ottennero il privilegio di portare la cappa e la moff^/Za payona;^a. Allora
le Dignità, il Primicerio, V Arciprete, e T Arcidiacano, presero il partito di vestirsi
da Protonotari con zucchetto e mantelletta nera ; e i Canonici topranumerari fiecero
solenne protesta al Vescovo per chiedere anch' essi al papa le stesse insegne dei Ca-
nonici numerari. Se non che questi non contenti dell' onore dell' abito, pretesero di
LETTERE DI BENEDETTO * XI V 779
»
a Monsig. Vescovo, Non ci pare che la materia meriti lite^
e che costi più la Candela del valore del giuoco. Restiamo
col dare a lei^ ed a tutta la sua famiglia 1' Apostolica Be-
nedizione.
Roma 14 Gennaio 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXX.
Circa V officio di S. Ciriaco la concessione è per lei.
Rispetto poi alla Città e Diocesi vi abbiamo gravi difficoltà:
e sappia il nostro buon Arcidiacono^ che la miglior dipo-
lione è quella che si conforma alla Rubrica della Chiesa
e che non tira a grazie particolari. Sono imbrogliati gli Atti
essere distinti dai Canonici sopranumerari anche negli onori del coro. E perciò nella
notte del Natale del 171.9 ^^"^ fecero dare ai topranumerari l* incensazione duplici
ductu ne' la pace. Ecco ciò che il pontefice chiama il taccola di cotesti Canonici. 1
sopranumerari, molto dolenti del fiitto rivolsero un memoriale a Benedetto XIV,
come si apprende dalla lettera A5. 11 Leoni nella sua storia d* Ancona riporta la se-
guente lettera diretta al Vescovo di Ancona, con la quale Benedetto XIV, dando
tutto il torto ai Canonici numerari, impose silenzio alla contraversia, — " Ci è
y, stato esibito un Memoriale di cotesti Canonici Sopranumerari, a* quali si controverte
„ l' incensazione da codesti Canonici di Cappa della sua Cattedrale contro il praticato
„ sinora, essendo stato sempre per lo passato incensati i Sopranumerari duplici ductu,
„ dopo eh' erano incensati i Canonici di Cappa. Lo diremo con ineenuità, che ciò e* è
„ dispiaciuto, amando noi cotesto clero, e dispiacendoci di sentire dissenzioni fra i mem-
„ t>ri dello stesso. 1 Canonici di Cappa hanno tutto il torto; si perchè hanno contro di
„ se il solito, che molto vale in queste materie; si perchè se v' è differenza fra i Cano-
„ nici di Cappa, ed i Sopranumerari, maggiore è la differenza fra i Canonici delle Me-
„ tropolitane e Cattedrali con quelli delle Collegiate; e se convenendo i Canonici delle
„ Metropolitane e Cattedrali con quelli delle Collegiate nell' assistenza ad una Messa
„ Cantata, o a Vespri, dopo che sono stati incensati duplici ductu i Canonici della Me-
„ tropolitana, o Cattedrale, s' incensano duplici ductu quelli delle Collegiate, il che
„ viene stabilito in varie decisioni della Congregazione de' Riti , e noi abbiamo veduto
„ praticare in Bologna; con molta maggior ragione, convenendo nell' ufficiatura i Cano-
„ nici di Cappa coi Canonici Sopranumerari, dopo l'incensazione duplici ductu dei primi,
„ dovranno duplici ductu essere incensati i secondi. Aggiungiamo aver noi sopra il punto
„ interrogati questi nostri Maestri di Cerimonie, ed aver essf risposto esser tutta la ra-
„ gione per i Sopranumerari. Per ora non abbiamo voluto fare nessun Rescritto al loro
„ Memoriale, ordinando che s' osservi il solito, ed imponendo silenzio alla controversia,
„ avendo creduto, che quando il passo fosse giusto, altrettanto fosse poco adattato alla
„ pace, che da noi si desidera. Chiami Ella adunque alcuni Canonici di Cappa più savi
„ degli altri, legga questa nostra lettera, e gli esorti a recedere col fatto dall' impegno
„ preso male a proposito, essendo vero pur troppo il proverbio de' Francesi, che le paz-
„ zie più corte sono le migliori. Ch' è quanto le dobbiamo significare, dandole 1' Apo-
stolica Benedizione. ,, —
„ B»vr«iw« «^«.uvwt»«vr**«.. „
7S0 MICHELE MARONl
di S. Ciriaco d' Ancona ; e sarebbe vergogna nostra , che
gli accreditassimo colla estensione deir Officio a tutta la
diocesi per una volta al mese (').
Circa il P. Bianchi (*) gli diamo per quest^ Anno Santo
tutte le facoltà che hanno prò foro conscentiae i Peniten-
zieri di S. Pietro, ma per dieci soli penitenti, dovendo poi
la Penitenzieria stare in Roma, ed essendovene un^ altra
in Loreto, e non essendo del dovere che se ne apra un al-
tra in Ancona. In sostanza , chi non è Papa , per uomo
dabbene che sia, vorrebbe l' autorità da Papa.
Ci rallegriamo che stia tanto bene il Padre Sarti in età
di anni 89. Lo saluti in nostro Nome. E noi diamo a lei,
e tutta la sua famiglia V Apostolica Benedizione.
Roma 28 Gennajo 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXXI.
Riceviamo una sua dei 19 e rispetto al memoriale che
in essa Ella ci raccomanda. Noi non possiamo dare alcuna
risposta, non essendoci per anche stato presentato nulla (}).
Abilitiamo bensì lei a poter conseguire in Ancona il
Giubileo dell'Anno Santo, quantunque Ella non abbia ol-
trepassati gli anni settanta di sua età, ma gli abbia soltanto
(ì) L'Ufficio del patrono S. Ciriaco fa ottenuto dalla chiesa Anconitana con de-
creto di Pio VII del 30 settembre 1817 per opera del cardinale Niccolò Riganti, essendo
postnlatore il P. Antonio Cadolini anconitano, che fu vescovo di Ancona, e cardina-
le. ~ Sotto Benedetto XIV il Capitolo chiese 1' ufficio di S. Ciriaco ; nu non solo si
voleva 1' ufficio per il giorno della festa, sibbene si pretendeva la concessione vera-
mente straordinaria di poter recitarlo dodici volte 1' anno. Inoltre prìnu che il Cano-
nico Baroni Vincenzo publicasse la sua DÌ»*erta\ione su S. Grìaco stampata dal Sar-
tori in Ancona nel 1813, regnava una grande oscurità intomo gli atti ed il vescovado
del santo. Quindi s' intende perchè Benedetto XIV dicesse eh' erano imbrogliati , e
prendesse 1* imbroglio come ar^'omento contro l' esorbitante pretesa deU* ufficio mensile.
fi; V. la lettera 36.
^3) Porse è il memoriale, di cui si parla nella lettera 79.
i
LETTERE Df BENEDETTO XIV • 78 1
incominciati. Non si scordi di noi nelle sue orazioni: e noi
restiamo col darle V Apostolica Benedizione.
Roma 25 Febbrajo 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXXIL
Sono fuor di proposito^ e scandalose le passeggiate del
nostro Arcidiacono Storani fuori della porta Calamo, bat-
tendo i piedi, e dicendo sotto voce alcune parole, delle qua-
li le sole intelligibili sono le seguenti. — Papa — 5. Ciriaco.
U Papa non si è scordato del solito nella Festa di S. Ci-
riaco (•). Si ordinò sino nel mese di Novembre quanto si
voleva per fare il solito nella Festa.
Gli artisti presero V incombenza, ed impegno, ma poi
colla scusa forse non falsa delle grandi faccende per V An-
no Santo (^), ci hanno fatto sapere essere impossibile che
V opera commessagli sia terminata per poterla trasmettere
nel tempo destinato.
Quando sarà finita, si manderà, e si porrà a calcolo
del 1750 e non del 1751.
Restiamo col darle V Apostolica Benedizione.
Roma 18 Aprile 17 50,
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXXIIL
Rimandiamo il memoriale sopra il Rettore della Chiesa
del Crocifisso di Sirolo (') col rescritto favorevole alla do-
manda; se poi il Rettore per i suoi malanni deve stare in
(ì) V. la lettera i.
(9) V. la lettera precedente.
(^) Veramente la chieta del Crocifitto sta in Umana» paese ▼icintssimo a quello
di Sirolo sulle falde del Monte Conerò o di Ancona. Ma come scrÌTe il papa, anche
volgarmente si chiama il Crocifisso di Sirolo: anzi un' adagio popolare dice — chi
va a Loreto a non va a Sirolo vede la marna e non vede lo fiolo — V. la lettera 44.
782 « MICHELE MAROMI
Ancona^ li giustifichi^ esponga le sue domande^ ed allora
per via di dispensa si potrà usare equità. U nostro buon
Arcidiacono saluti Monsig. Vescovo^ gli Anziani^ ed il Con-
siglio^ o siano i Deputati ai Negozi {% dando a tutti quanti
V Apostolica Benedizione.
Roma 6 Maggio 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXXIV.
Abbiamo ricevuta unitamente colla sua^ anche la let-
tera di cotesto Publico sopra la Condotta di Chirurgo di
cotesta Città^ conferita con unanime consenso^ a nostra re-
quisizione al Dottor Stampini (*). Rispondiamo al Publico,
ringraziandolo; e mandiamo a lei a Sigillo Volante la no-
stra risposta, acciocché &vorisca di presentarla, e di con-
fermare anche colla sua viva voce il nostro gradimento, ed
i nostri ringraziamenti. Compatisca il nuovo incomodo : re-
stando col darle V Apostolica Benedizione.
Roma 16 Maggio 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXXV.
Godiamo di sentire dalla sua dei 18 le buone nuove
che Ella ci dà della Fabrica che si vuole intraprendere
(i) Parrebbe che il Consiglio ed i Deputati ai Ne^o^i fossero una cosa sola; xnà in
realtà si avevano gli Anziani, ì Deputati ai Ne^o^i, e il Consiglio del quale gli An-
ziani e i Deputati, come oggi gli Assessori, facevano parte.
^9) Lo Stampini favorito della requisizione del papa, dod dovè meravigliarsi certo
dell* unanime consenso; A tanto intercessor nulla si nega — . lì Dott. Luigi Stami-
pini fu eletto il 9 Maggio del 1750, e Camillo Albertini nel suo volume manoscritto
intitolato -^ Multa Continet —, nell' elenco dei Chirurgi, nota che Io Stampini venne
eletto f II rijlesso delle dimostran\e /atte da Benedetto XIV. Sembra che lo Stampini
forte del favore del papa, non si curasse di venir tosto in Ancona : infatti I* Albertini
avverte che i Deputati ai Negozi lì 6 giugno del 1750 elessero in provigionalt fino
alla venuta dello Stampini, il Dott. Francesco Sennini di Pesaro.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 783
d' una nuova Chiesa da cotesti PP. Agostiniani (*); e glie
ne rendiamo le dovute grazie; come pure della notizia
della conferma di cotesto P. Priore (').
Abbiamo anche ricevuto colla predetta sua il memo-
riale di cotesti Canonici sopranumerarj {^), sopra il quale al
nostro ritorno in Roma ne parleremo con Monsig. Vescovo
Ed intanto restiamo col dare a lei V Apostolica Benedizione.
Castel Gandolfo 24 Giugno 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXXVI.
I Regali^ che mandiamo alla Cattedrale di S. Ciriaco
per 1^ anno corr. 1750 (*), consistono nelle cose seguenti : In
un ricco Superumerale da portarsi dal Vescovo , se non
quando fa la Processione del Santissimo, essendo soverchia-
mente di peso^ almeno quando dà la Benedizione in Chie-
sa; in due nuovi Turribuli <t Argento con sua Navicella,
ed una gran Macchina di legno dorato per P esposizione
del Santissimo, quando si fa nella settimana Santa in S. G-
riaco (5).
II superumerale fu già consegnato a Monsig. Vescovo.
I Turribuli sono in una cassetta^ e la Macchina è divisa in
due casse ; e la cassetta^ e le casse diretta a Lei sono di
qui già partite^ e dovrebbero giungere poco dopo questa
lettera.
(ì) La chiesa di S. Maria del Popolo, poi detta di S. Agostino dall' Ordine dei
frati Agostiniani , un tempo di stile gotico , fu nel secolo scorso ridotta alla mo-
derna dal celebre Vanvitelli. La vecchia fu cominciata a demolire nel giugno del 1750,
e dell'antico non rimase altro che la tacciata, o meglio il fregio intorno la porta. La
nuova chiesa fu aperta nel 1764; e il disegno del Vanvitelli venne eseguito dall' An-
conitano Francesco Bernasconi, che poi venne chiamato a Napoli per i lavori della
Reggia di Caserta.
(») V. la lettera 39.
($) V, la lettera 79.
^4) V. le lettere i e 8s.
(S) L' uso dell' etpost'iione del Santittimo in S. Ciriaco nella settimana Santa,
e precisamente dal pomeriggio della domenica al mezzo giorno del melcordi, dura an-
cora ; e r esposizione si fa nella Macchina di legno dorato, o baldacchino, collocata
nell' altare maggiore.
784 MICHELE MARONl
Quanto al SuperumeralCj ed i Turribuli v^ è poco da
discorrere , e però il discorso si restringe alla Macchina .
Questa viene in tanti pezzi ^ che hanno il suo numero , in
tal maniera che un Falegname con interessenza del nostro
buon Arcidiacono Storani è in grado d^ unirla , e feria vedere
nella sua retta positura.
Fatta poi vedere in questo stato la Macchina se si cre-
derà ben fatto disarmarla e ridurla ne' suoi pezzi per ri-
metterla nelle congiunture^ ciò facilmente si può adempire^
rimettendo i pezzi nelle casse , in cui sono venuti , conser-
vando le casse in luogo remoto dair umido^ troppo inimico
dell' oro ; ma ciò porta , che ogni volta che si vorrà ado-
prare^ sarà d' uopo unirla e poi disunirla.
Tale incomodo si potrebbe sfuggire, quando armata la
Macchina una volta, si lasci così, per rimetterla ne' bisogni
come sta ; ma qui vi vogliono tre cose , cioè una gran ca-
miscia di tela, che cuopra la Macchina, un armario, in cui
essa sia custodita, ed un luogo comodo , e non umido , in
cui stia 1' Armario. Volendosi tenere questo sistema , Noi
diamo commissione al Nostro buon Arcidiacono, che a spe-
se nostre facci la Camiscia , e facci 1' Armario , mandando
subito la lista pel rimborso, e circa il luogo a proposito sa-
rà suo peso ritrovarlo. Confidi tutto e concordi col Nostro
Monsig. Vescovo restando col dare ad ambedue 1' Aposto-
lica Benedizione.
Roma 8 Luglio 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXXVIL
Riceviamo la sua dei 19 che ci dà avviso di quanto
appartiene ai doni trasmessi ('), del che distintamente la
(1) V. la lettera precedente.
LETTERE DI BENETTO XIV 785
ringraziamo. Accusiamo il memoriale del Conte Fanelli {*),
la di cui domanda non è esaudibile. Preghino Iddio per
Noi Avendo Ella occasione di scrivere a Monsig. Arcive-
scovo di Spalatro, lo riverisca in nome nostro; restando
col dare ai soliti V Apostolica Benedizione.
Se il Superumerale trasmesso è pesante , ce n' è stato
regalato uno leggiero, ma assai nobile ; Abbiamo ordinato
che sia trasmesso^ sicché il primo servirà per V inverno^ ed
il secondo per 1' estate (*).
Roma 25 Luglio 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXXVUI.
Se anche è in Ancona 1' Abbate Stefano Rosa Ragu-
seo C)^ favorirà il nostro buon Arcidiacono Storani di con-
segnarli V annessa nostra lettera ; e quando ne fosse partito^
di mandargliela coii una sua a Ragusa. Compatisca i con-
tinui incomodi^ restando col dare a lei^ ed a tutta la sua
famiglia 1' Apostolica Benedizione.
Aggiungiamo un^ altra lettera per lo stesso Stefano Rosa.
Roma 5 Settembre 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
LXXXIX.
• E già un pezzo, che sappiamo esser Ella l' invitto Pro-
tettore della Compagnia di Gesù {^) , e T oppressore della
libertà della Repubblica di Ragusa e per quest^ ultimo mo-
tivo 1^ abbiamo incomodata colle lettere per V abbate Ste-
fano Rosa (5), colla fiducia, che temendo esso la sferza po-
tente di chi li manda le nostre lettere, risponderà.
j (1) Famiglia antica e nobile di Ancoaa, estin(.asi or Bono pochi anni.
(I) V. la letlera precedente.
{%) V. le lettere 8q, g^, 94, 96 e 10^.
(4) V la letlera 11 ed ivi la nota 4.
(^) V. la lettera precedente.
Archivio Storico II. 50.
786 MICHELE MàROMI
Venendo il Baldi (') , discorreremo di quanto Ella ci
avvisa, ma le nostre notizie sono non avere né esso, né
r altFo ('), che pochi disgraziati scolarj, essendo risoluti i
nostri buoni Anconitani di voler morire ignoranti ('). Diamo
a lei la facoltà di celebrare la messa in casa , anche nei
giorni eccettuati, e la fecoltà di distribuire trecento meda-
glie coli' Indulgenza in Articulo mortis, e due Cento Coro-
ne di S. Brigida (^). Restiamo col darle V Apostolica Bene-
dizione.
Roma 26 Settembre 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XO.
Riceviamo la sua dei 4; e volendo Noi condiscendere
ancora alla di lei nuova istanza, le concediamo la facoltà, in
caso ch^ Ella a giudizio del Medico, non possa per infermità
celebrare per se, di far celebrare in casa da altro Sacerdote
la S. Messa (^). Godiamo che la nomina del Priorato va-
cante di Sirolo sia caduta in un soggetto per quanto Ella
ci attesta, ottimo esemplare (^). Ci raccomandi al Signore,
e Noi restiamo col dare a Lei V Apostolica Benedizione.
Roma IO Ottobre 1750.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XCI.
Non mancheremo nel corrente anno di fare qualche
dimostrazione per la festa di S. Ciriaco secondo il solito (7).
Vorressimo poi nelP anno susseguente , se Iddio ci darà
(ì) Giuseppe Baldi, il lettore di diritto cinonioo nella scuola di leggi istituita
dal Comune. — V. la lettera 56.
(2) II lettore di diritto civile, che era Alessandro Benincasa della^ patrizia fami-
glia anconitana teste estintasi.
(•^j Sembra clie il pontefice non avesse un gran bel concetto degli Anconitani.
(4) V. le lettere 96 e 39.
(^) V. la lettera precedente.
(6) V. la lettera 83.
(7) V. la lettera 1.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 787
tanta vita^ fare il regalo della muta de' Candellieri d Ar^
gento per t aitar Maggiore di cotesta Cattedrale (*). Per
questo effetto mandiamo al nostro buon Arcidiacono Sto-
rani V annessa fìttuccia coli' annessa Carta, La fittuccia è la
misura dell' altezza del Candeliere^ la carta è la misura della
larghezza del piede. Sarà suo pensiere se sette Candelieri
col piede largo secondo la misura della Carta possano stare
nello scalino dell' altare , in cui stanno i candelieri ^ e se
r altezza indicata colla fìttuccia sia competente. Rimandi
poi colla risposta la carta colla fittuccia, e noi restiamo col
dargli r Apostolica Benedizione.
Roma 6 Gennaio 1751.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XCII.
Abbiamo ricevuto la sua lettera dei io ed abbiamo an-
che compreso il bisogno dell' elevazione dei Candelieri, acciò
faccino la sua comparsa (').
Procureremo, che tutto sia eseguito con tutta la buo-
na maniera. Dovendosi eleggere il Generale dei Gesuiti, Vi-
sconti intende anche di chiamare all' elezione il Provinciale
de' Terziarj ('). In tale occasione dunque speriamo di rive-
derla; ed intanto le diamo l'Apostolica Benedizione.
Roma 16 Gennaio 17 51.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
xeni.
Abbiamo ricevuta colla sua dei 25 del passato anche
1' altra scritta a lei dall' Abbate Rosa che le rimandiamo.
Abbiamo altresì ricevuto con essa, due altre lettere,
una per Noi , 1' altra per questo Padre Maestro del Sacro
(\) V^ le lettere 19, 44, 98, 100 e loi.
(2) V. la lettera precedente.
(3J V. la lettera 11 ed ivi la nota 4.
788 \UCHELE MARONI
Palazzo. Abbiamo subito fatto ricapitare la seconda a chi
era diretta : ed alla prima rispondiamo colP annessa nostra^
la quale preghiamo a lei di fer avere al sopraddetto Àbba«
te Rosa in prima Congiuntura (').
Prima di dare alcuna risposta sopra V istanza che Ella
ci ha fatta per parte di cotesto Canonico Fatati {*), Noi
vorressimo vedere i^ opera {^), che ci si suppone aver esso
già compilata; dopo di che non lascieremo di dare la con-
veniente risposta : restando intanto col dare a lei V Aposto-
lica Benedizione.
Roma 3 Marzo 1751.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XCIV.
Mandiamo al nostro Arcidiacono Storani V annessa let-
tera^ acciò ci favorisca d' inviarla colla prima congiuntura a
Ragusa (^) : e pregandolo a scusare V incomodo ^ restiamo
col dargli V Apostolica Benedizione.
Roma 5 Maggio 1751.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
xcv.
Partiranno quanto prima di qua quattro Lanternoni di
bronco dorato fatti fare da Noi, da portarsi nella proces-
sione del Venerabile, che suol farsi in cotesta Città nel dì
del Corpus Domini^ e questi sono il regalo di quest' anno
per S. Ciriaco (5). Si possono portare come sono, senz' ag-
giunta d' asta di legno : il che è conforme allo stile di Ro-
(i) V. le lettere 88, 89, 94f 96 e 103.
(^) Natale Fatati. V. la lettera 35.
(l) Di»9ertaiione tulla origine e fondazione della città d* Ancona, stampata in
Ancona da Pietro Ferri nel 1766.
(a) La lettera doveTa estere certamente per il Rosa, sebbene non lo si nomini. —
V. le lettere citate nella nota i.
(^) V. la lettera 1.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 789
ma^ portandosi da quattro persone vestite col Sacco^ o da
quattro Chierici in Cotta ^ due da una parte ^ e due dal-
r altra del Baldacchino^ e sembra ancora più confaciente ad
un Paese^ come è Ancona esposta ai venti. Ci rimettiamo
però al parere di chi è presente in faccia del Luogo, Pre-
senterà il tutto secondo il solito a Monsig. Vescovo^ dando
intanto a lui^ ed a lei V Apostolica Benedizione.
Roma 31 Maggio 1751.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XCVI.
Mandiamo al nostro Arcidiacono Storani P annessa no-
stra lettera pel Sacerdote Stefano Rosa , acciò ci favorisca
colla prima congiuntura d^ inviària a Ragusa (*). Compati-
sca l' incomodo restando Noi col dargli V Apostolica Bene-
dizione.
Roma 24 Luglio 1751.
Arcidiacono Innocenzo Storani Ancona.
XCVIL
Riceviamo la sua dei 12 unitamente colla lettera di
Monsig. Vescovo di Nona, ed ecco la rispósta che in buo-
na congiuntura procurerà di fargliela capitare.
Il Cardinale Mellini è oggi quello, che fa i fatti della
Regina d' Ungarìa , ed è un uomo pieno di vera giustizia.
Gli faremo parlare per il memoriale dei Fratelli Pa-
pis (*), che sono veramente degni di una vera compassione
non convenendo a Noi parlargli a dirittura per un negozio,
che in sostanza offende la nostra Sovranità e per cui a di-
rittura non si può prendere impegno per timore di mali
maggiori ; secondo poi le risposte prenderemo le misure per
conseguire il nostro fine.
(t) V. le lettere 88, 89, 93, 94 e 103.
(t) Famiglia nobile anconitana, ancora esistente.
'J^O MICHELE MARONl
Ci conservi la sua buona antica Amicizia^ restando col
darle V Apostolica Benedizione.
Roma i8 Settembre 1751.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
XCVIII.
Riceviamo la sua dei j , e con essa la lettera del fu
Monsig. Arcivescovo di Ragusa dei 30 Agosto ('). Si è
detto fu, essendo settimane sono per espresso venuta qui
la notizia della di lui morte. Rimandiamo intanto a lei la
lettera^ acciò la legga^ e la consideri^ e la legga ^ e ci sug-
gerisca il suo savio consiglio {^) , lusingandoci Noi d'essere
in grado di poter ottenere ogni cosa fattibile dalla Repu-
blica di Ragusa.
Circa 1^ Abate Michele Bosdari (') , lo riverirà in nostro
Nome^ dicendogli che gli diamo la facoltà sin che dura il
Breve concesso delP Oratorio privato in casa^ che possa,
far dir la Messa^ ancorché non sia nominato nel Breve^ ed
ancorché non vi sia presente veruno de suoi Parenti no-
minati nel Breve.
Abbiamo in casa i sei Candeglieri d' argento colla Cro-
ce per la nostra Chiesa di S. Qriaco (^). Ci sono costati
più di quello che ci era stato supposto. ; ma abbiamo avuto
gusto ben grande d' aver fatta la spesa essendo stati trava-
gliati colP ultimo gusto.
Si manderanno secondo il solito per la festa di S. G-
riaco (5).
Avressimo sempre creduto eh' ella fosse stata invitata >
e chiamata come Generale de' Terziarj della Compagnia alla
Congregazione Generale tenutasi per 1' elezione del supe-
riore generale ultimamente seguita (^). Si lusinga però esso
(i) Dell' ircivescoTo di Ragasa si fa cenno nelle lettere a a, 33» 60.
(2) Evidentemente dò torna a molto errore delio Storani.
('^) V. le lettere 19 e 104.
(4) V. le lettere 19» 44, 91» 100 e 101.
{^) V. la lettera I.
(6) V. la lettera 11 ed ivi la nota 4.
LETTERE Di BEDEDETTO XIV 79 1
d' abbracciarla in Roma, sperando che sia per venire a pre-
sentargli V omaggio dovutogli , e già nel Gesù si studia il
Ceremoniale non essendosi fatta la funzione quando fu eletto
il Generale ultimamente morto, perchè allora i Terziarj non
avevano Generale.
Distintamente La ringraziamo della Carità che ci si usa
pregando Iddio per Noi, ed acciò le preghiere ci siano utili
lo preghi che ci faccia morire in sua grazia. Terminiamo
col dare a lei , ed a tutta la sua Famiglia 1^ Apostolica Be-
nedizione.
Roma 13 Ottobre 1751.
P. S. Ritornando ai Candelieri si è tardato tanto a
farli fare, perchè gli abbiamo voluti far fare coi frutti delle
Nostre fatiche , cioè colla propina del Concistoro , essendo
terminati gli anni undici del Pontificato , senza aver inco-
modato d^ un bajocco la Camera, eccettuato il nostro scarso
mantenimento; e se così avessero fatto tutti gli altri non
sarebbe la Camera indebitata di sessanta milioni di scudi
Romani, de^ quali si pagano tanti frutti che 1' entrata non
arriva, che per una stretta Economia (*).
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.*
XCIX.
La ringraziamo delF indirizzo che colla sua dei 12 ci
dice aver fatto della nostra lettera a Ragusa ('). Quanto poi
al Memoriale ('), che nella stessa sua lettela ci ha raccoman-
dato, lo rimandiamo annesso con quel rescritto che per ora
si è pptuto fare : dando intanto a Lei 1' Apostolica Bene-
I dizione.
Roma 18 Marzo 1752.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
0^ Ci sembra che questo poscritto sia assai importante per la storia di Beoe*
detto XIV.
(2) V. la lettera 88 e le ivi indicate in nota.
(^ Forse è il memoriale, di cui si parla nella lettera 97.
79^ M1CHE^E MARÒNI
c.
Col ritorno della mandata s' inviano a lei la Croce, sei
Candelieri cP Argento ed i sottopiedi sottociascheduno (').
Questo è il regalo per la festa di S. Ciriaco (*). Ella faccia
il solito ; e Noi intanto restiamo col darle V Apostolica De-
dizione.
Roma 22 Marzo 1752.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona,
• CL
Godiamo sentire dalla sua dei 30 del passato V arrivo
delle due Casse^ e che i Candellieri d^ Argento colla Croce,
ed i sottopiedi nulla abbian patito pel viaggio, ma che tutto
siasi ritrovato in ottimo stato ('). Ringraziamo poi la di lei
bontà delle cortesi espressioni, che perciò ha voluto farcire
restiamo col darle V Apostolica Benedizione.
Roma 5 Aprile 1752.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
CIL.
Riceviamo la sua unitamente col memoriale , che ri-
mandiamo col rescritto , per dare il suo corso all^ affare (^).
Circa Monsig. Arcivescovo di Spalatro, bisogna vedere co-
me V intendono i PP. Gesuiti (5), ed anche i Veneziani. Per
altro Noi crederessimo la cosa ben fatta. Grca Monsignor
Vescovo di Montefeltro, né si è pensato, né si può pensare
^1) V. le lettere 19, 44, 91, 98 e loi.
(2) V. la lettera i. — Questa è V ultima lettera diretta allo Storani rispetto ai
doni per la festa di S. Ciriaco, essendo lo Storani morto poco appresso. Ma l' invio
desìi annui preziosi doni non cessò che con la morte del pontefice. — V. Panri e Pe-
trelli, Chk$a Anconitana ecc.
(\) V. la lettera precedente.
(^) V. là- lettera 99.
(^) Sembra che i PP. Gesuiti dessero da pensare al papa, anche più dei Vene-
ziani, e un poco li temesse.
LETTERE DI BENEDETTO XIV ^$i
a lui per una Chiesa come quella di Rimino. Terminiamo
col dare a lei V Apostolica Benedizione.
Castel Gandolfo 7 Giugno 1752.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
CIIL
Riceviamo una sua lettera dei 13 unitamente a quella
dell' Abbate Rosa {'), del che distintamente la ringraziamo.
Circa alla Chiesa di S. Maria della Piazza {*) godiamo^
che sia incominciato il riattamento: e Iddio non mancherà
d' assistenza^ e ci farà trovare ì mezzi per dare qualche soc-
corso alla buon'opera ('). Terminiamo col dare a lei ed a
tutta la sua famiglia V Apostolica Benedizione.
Roma 19 Luglio 1752.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(i) V. le lettere 88, 89, 93, 94 e 96^
(9) V. la lettera che segue. — lo dicsoatrazione di gratitudine per quanto il
Pontefice operò in vantaggio del riattamento della chiesa di S. Maria della Piazza, il
magittrato fece porre le due seguenti iscrizioni nella facciata della chiesa, che oggi
più non esistono, e che sono riportate dall' Alb0^Uni nella sua Storia d* Ancona ma-
noscritto esistente neir Archivio comunale.
t.
BENEDICTO XIV.
P. O. M.
ECLESIAE RESTAURATORI
S. F. Q. A.
ANNO DOMINI MDCCLII.
11.
S. F. Or A.
IN NOVA TEMPLI ISTAURATIONE
BENEDICrUM
NE ANIMO EXCIDERET
HIS TAfiULIS REFERRI CURAVlT
AN. MDCCLIII.
794 MICHELE MAROHt
CIV,
Riceviamo la sua dei 17^ e con essa quella de^ deputati
a Negozj^ e nello stesso tempo ci è arrivata un' altra lette-
ra di Monsig. Vescovo. Ambedue le lettere sono di ringra-
ziamento per quel poco che abbiamo fatto per la Chiesa
della Madonna della Piazza (').
Non siamo soliti di rispondere a lettere di ringrazia-
mento {% e però Ella ci favorirà di accusare tanto ai De-
putati, quando a Monsig. Vescovo in Nome nostro delle
loro lettere, ed il nostro gradimento. Quanto alF Abbate
Michele Bosdarì , stante la sua grave età, gli concediamo il
poter sentire la Messa nell' Oratorio privato anche nei giorni
eccettuati (3), e terminiamo col dare a lei l'Apostolica Be-
nedizione.
Roma 23 Settembre 1752.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
CV.
Se Ella non ha insino ad ora veduto, quanto prima
vedrà Monsig. Vescovo di Spalatro, che essendo di ritomo
per la sua residenza, o è passato, o passerà per Ancona.
L'abbiamo ritrovato tale*quale l'abbiamo sempre provato,
cioè degno, e vegliante Arcivescovo per la sua provincia (^).
La pupilla de' suoi occhi è il suo Seminario. Non sfuggirà
questo dalla nostra considerazione ; di ciò vedendolo. Ella
l' assicuri dando ad ambedue V Apostolica Benedizione.
Roma 4 Ottobre 1752.
Arcidiacono Innocenzo Storani — Ancona.
(i) V. In lettera precedente.
(2) V. la lettera 45,
(^) V. le lettere 39 e 98.
(4) Bell' elogio per I' arci^escoTO di Spalatro, del quale si fa cenno nelle lettere
49, 46, 48» 50, 66, 87, e ioa.
LETTERE DI BENEDETTO XIV 795
/
APPENDICE
Lettera di Benedetto XIV al Capitolo della Cattedrale
di Ancona ( Vedi sopra lettera XXX VI^ pag. 748 ).
Riflettendo Noi^ ehe sono 241 anno^ che cotesta nostra
diletta Chiesa d' Ancona non ha avuto Vescovo anconitano
abbiamo creduto essere dovoroso il provederia ora , che è
vacante per la morte del buon Cardinale Massei^ che sia in
Cielo, di un Vescovo suo Patrizio, avendo fatto lo stesso
alle due Chiese di Ravenna, e Ferrara, che erano centinara
d^ anni che non avevano avuto Arcivescovo e Vescovo re-
spettivamente concittadini. Riconoscendoci in debito di ama-
re tutte le Chiese, e specialmente quelle del Nostro Stato,
e fra quelle del Nostro St£Ho quella di Ancona, ch^ è stata
la nostra diletissima Sposa. Lo eletto alla Chiesa di Ancona
è Monsig. Manciforte, che nel Concistoro di Lunedì pros-
simo passato abbiamo trasferito dalla Chiesa di Sinigaglia a
codesta di Ancona. Noi e Voi siamo stati spettatori della
sua Pietà, e delli suoi egregi costumi veramenti Ecclesiastici,
sin da quando era semplice Sacerdote, e che negli atti di
Pietà e carità era fedelissimo imitatore di Monsig. Vesco-
vo di Gubbio suo zio, tanto nostro buon amico, come
pur' anco lo era il di lui Padre March. Giovanni, che
volendo tanto bene a noi, era da noi di tutto cuore corri-
sposto. La esperienza del Governo Ecclesiastico di Monsig.
Manciforte resta pienamente comprovata dal felice governo
da esso fatto in Sinigalia, dalla qual Chiesa è partito, come
parti Berenice da Tito, dicendo Svetonio, che Invitus di-
79^ MICHELE MAROKT
misit invitam. Prendendoci noi la libertà di servirci di un
esempio profano, e poco proprio, ma corrente per la pro-
prietà delle parole, colle quali è espresso dall' Autore. Ab-
biamo dunque tutta la speranza di avere dato alla Città e
Diocesi di Ancona un buon Vescovo. Crediamo superfluo
d' inculcare di dare ad esso tutta la mano adjutrice per ri-
stabilire la disciplina in tutte quelle parti, nelle quali fosse
rilasciata, avendo Noi per esperienza conosciuto, quando era-
vamo Vescovo di Ancona lo Zelo de' Canonici, e la Digni-
tà di detta Cattedrale. Ci conservino il loro buon affetto,
restando col dare a tutti V Apostolica Benedizione.
Datum Romae apud S. M. Majorem die 19 lanua-
rii 1746 Pontificatus Nostri Anno VI.
STEFANO TOMANI AMIANI
U giorno 28 decembre ultimo scorso moriva in Fano^
sua patria, il conte cav. Stefano Tomani Amiani.
Datosi fin dalla giovinezza agli studii delle lettere, tra
queste predilesse gli studii della storia e singolarmente quelli
di storia patria. Pier Maria Amiani avea dato, in due grossi
volumi, le Memorie Istoriche di Fano (ivi, pel Leonardi,
1751 ): non critico, né digeribil lavoro. Sull'esempio dell* an-
tenato, ma con ben altri cànoni critici, molte cose Stefano
scrisse e pubblicò, quasi tutte attinenti alla storia civile, let-
teraria ed artistica di Fano. Citeremo fra queste, le Memorie
Biografiche di Antonio Costani^i fanese , poeta laureato del
secolo XV ( Fano , Lana, 1843 ) : la Lettera Necrologica
sul conte Carlo Ferri ( Fano, Lana, 1852 ) : delle dipinture
più celebri esistenti in Fano ( ivi. Lana, 1856 ): Della vita e
delle benejìcen\e di Guido Nolji da Fano (ivi. Lana, 1857 ):
Del teatro antico della Fortuna di Fano e della sua riedi-
Jica'iione : monografia storico - artistica con note e documenti
( Sanseverino - Marche, Corradetti, 1867 ). A queste aggiun-
giamo il ricordo storico del generale Rodolfo di Montevec-
chio, fanese, (pubblicato nell'Enciclopedia Contemporanea,
edita in Fano dal Crollalanza e dal Gabrielli ), e delP altro
suo concittadino, generale cav. Giuseppe C. Bracci ( il quale
ricordo vide prima la luce nella Rivista Europea di Milano,
quindi, pel Groppi, in Forlì, nel 1876 ). Così mise in luce
798 AUGUSTO VERNARECCI
da una storia inedita di G. B. Rinalducci^ esistente nella
Magliabecchiana di Firenze, la Disgrafia e morie del Mar-
chese Giacomo Gaufrdio, primo ministro di Ranuccio Far-
nese II duca di Parma (Fano, Lana, 1866), e un Saggio
di lettere di Antonio Doit. Babucci da Orciano, Segretario
di Francesco Maria II, sesto ed ultimo Duca di Urbino
( Arezzo, Bellotti, 1871 ).
U Conte Amiani è mancato, dopo lunghe infermità, in
età di oltre 80 anni. Fu in varii luoghi R. Sotto - Prefetto,
Consigliere di Prefettura, ec; ma non dimenticò mai la sua
patria, e nelF ultimo periodo della sua vita caldeggiò spe-
cialmente il riordinamento dell^ archivio storico fanese. Il
qùal lavoro egli poi seppe degnamente compiuto; da che
venne affidato alla ben nota perizia e diligenza del chiaria
simo Mons. Zonghu
Augusto Vernarecci
799
RIVISTA BIBLIOGRAFICA <'>
GIORGI IGNAZIO E BALZANI UGO. // Re-
gesto di Farfa di Gregorio di Catino ( Livorno, Vigo).
Roma, presso la Società Romana di Storia Patria.
Voi. II, 1878- 1879, in 4.^ di pag. XVI.256 —
voi. Ili, 1883 -1884, in 4.*^ di pag. XVI -3 12.
Tardi parliamo di questi volumi, ma ci parrebbe gra-
ve mancanza il non tenerne conto ncìV Archivio nostro, trattan-
dosi di una pubblicazione interessantissima per la sostanza,
commendevolissima per il metodo, tale insomma, che poche
assai sono quelle che alla medesima possano stare a confronto.
(1) Per pubblicare ioterameote i lavori contenuti in questo fascicolo che è sover-
chiamente cresciuto, siamo costretti a rimandare al prossimo numero le riviste dei se-
guenti libri che abbiamo pronte e delle quali accenniamo solamente i titoli.
1. Analecta francÌMcana, tine chronica aliaque varia documenta ad hittoriam
fratrum minorum spectanlia edita a patrihut Coltegii 5. Bonaventurae adiuvanti-
àus aliis patribui eiutdem ordinai. iTom. i. Ad Claras Aquas ( Quaracchi ) prope
Florentiam, ecc. typographia CoIIegii S. Bonaventurae. MDCCCLXXXV. In -4, di
pag. XX «450.
3. BENEDETTUCCI CLEMENTE. Biblioteca Recanatese. Recanati, Simhali, 1884
in -4 di pag. 160.
3. BROLI GIOVANNL Alcune prote e versi, Roma, tip. Letteraria, 1885,
voi. I, in -8 di pag. Vili- 594-
4. FOGLIETTI RAFFAELE. Conferente sulla storia antica maceratese. Mace-
rata, Bianchini, 18X4. Torino, Baglione, 1885 in-8 di pag. 350.
5. GIAMPAOLI LORENZO. 5. Ubaldo Canonico regolare lateranense Vescovo
Patrono» cittadino di Gubbio. Memoria storica con documenti inediti. Voi. I. Rocca
S. Casciano, Cappelli, 1885. in -8 ^ l»g* 47®*
6. PORRO GIULIO. Catalogo dei codici manoscritti della Trivul^iana. Torino,
Bocca, MDCCCLXXXIV, in-4 di pag. XVI.533.
N. d. D.
800 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
Crediamo superfluo il discolparci se taluno ci accusasse di
occuparci di cose non nostre, perchè discorriamo della badia
farfense che, geograficamente appartiene alla Sabina, e non
air Umbria. Ma lasciando anche stare che Farfa sta oggi com-
presa precisamente nella provincia nostra, ciò che ci deve
far esaminare questi volumi, è il sapere che il celeberrimo
monistero farfense fu edificato per le cure principalmente dei
Duchi spoletini, che là dentro sta sepolta non una parte, ma
quasi tutta la storia di mezzo ducato nell' alto medio - evo ,
e che le indicazioni topografiche, genealogiche, monumentali,
civili, religiose, giuridiche ecc. sono ivi cosi numerose e ric-
che, che forse vi è appena qualche piccola città o terra del-
l' Umbria meridionale che non possa trarre da questo Regesto
memorie preziosissime. Anzitutto diremo una parola del me-
todo tenuto dagli editori nel publicarlo.
Il primo volume di questo Regesto^ non è ancora publi-
cato; esso conterrà gì' indici che Gregorio di Catino premise al
Regesto^ una raccolta di canoni inserita nel Regesto da Gregorio,
altri copiosi indici compilati da noi^ e quello che dovrem dire in-
torno al Regesto e al Monastero di Farfa. Cosi scrivono gli
editori nel principio dell' Avvertenza che va innanzi al volu-
me secondo. In attesa pertanto del primo, esaminiamo bre-
vemente i due volumi publicati sinora.
La storia delle origini farfensi è piena di oscurità, rima-
nendo confusa da leggende e da racconti di dubbio valore. Il
eh. sig. Giorgi ha procurato di raccontarne la storia più pro-
babile, secondo la quale il Monastero Farfense sarebbe stato
fondato sugli inizi del secolo Vili , per opera del monaco
Tommaso di Morienna, e di Faroaldo II duca di Spoleto (')•
Il Monastero prosperò subitamente, e sia per la disciplina re-
^i ) // Regetto di Farfa e le altre opere di Gregorio di Catino ( nell' Archivio
della Società Romana di S. P, Roma, i^79t voi. II. pie. 410 e seg). Vedasi anche il
ricordo del eh. sig. A. Saost nel suo libro /Z)ircAi (/i5/K>/e/b. Folig03,Sgarìglia, 1870,
pag. 40 e seg.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA 8oi
goiare di chi Y abitava, sia per la generosità di chi Io arric-
chiva di beni, sah in breve a tanta altezza, che il Muratori
lo giudicò, insieme a quella di Montecassino e del Volturno,
fra i più insigni dell' Italia ('). Le donazioni nurnerose che
riceveva il monastero, i contratti che facevano quei monaci ,
i privilegi, le bolle, i diplomi dei quali erano ricchissimi, do-
vettero rendere e resero queir archivio benedettino uno dei
pia numerosi ed interessanti dell' Italia, nel quale, come scri-
ve il Troya , si conservarono per lunga età i più vecchi te-
sori della storia italiana del medio evo, e che, come soggiunse
il Sansi, formava il vero archivio storico del ducato^ di Spoleto.,
Sulla fine del secolo XI abitava nel monastero di Farfa un
monaco studioso ed intelligente , il quale , veduta tanta ric-
chezza di carte , volle , a decoro del suo monastero , trarne
queir utile maggiore che potè , e dopo aver consultati uno
per uno tutti quei documenti , ed averli disposti in ordine
cronologico, li trascrisse diligentemente in due volumi , uno
dei quali 'è il Regesto del quale parliamo, e l'altro è il liber
largitorius^ tuttora inedito, nel quale si trovano tutti i con-
tratti enfiteutici, fatti col Monastero. Nel Regesto il bravo mo-
naco radunò da 1300 documenti, che vanno dal 703 al tempo
suo^ e che formano un fonte preziosissimo di storia patria ,
dalla quale hanno attinto i migliori storici d'Italia ed esteri,
traendone fuori veri tesori di notizie. Nessuno però avea pen-
sato a pubblicare intiera la grande raccolta, sulla quale eransi
contentati tutti di estrarre qua e là documenti e diplomi, sia
pure in gran numero: oggi però la benemerita Società Romana
di Storia Patria ha avuto il lodevole pensiero di por mano
all' edizione completa di esso , incaricandone saggiamente i
signori cav. Ignazio Giorgi e conte Ugo Balzani , sui quali
invero non potea cadere scelta migliore.
Gli editori adunque, dovendo pubblicare V intero Regesto
( che oggi sta col num. 8487 fra i codici vaticani ), savia-
(0 Annali d' Italia, Aii. 718.
Archivio Storico U. ^i.
802 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
mente, come abbiamo detto, hanno rimesso ad altro tempo il
discorrere di Farfa e del sjo RegestOy de suoi indici, della sua
importanza ecc, quando cioè pubblicato interamente il Regesto
stesso, sarà più facile fare sopra esso, studi, richiami e con-
fronti necessari. Intanto si occuparono del solo testo, publi*
cando fedelmente il codice vaticano (che è di mano di Gre-
gorio di Catino quasi interamente ), ora che la perdita dei
documenti originali rese impossibile il confronto della copia
con questi. I documenti farfensi sono publicati per ordine cro-
nologico, come si trovano nel codice, e sono tutti preceduti
dal numero progressivo in cifre romane postovi da Grego-
rio, mentre in margine ogni documento ha tre utilissime in-
dicazioni, cioè un altro numero progressivo, postovi dagli
editori quando per ragioni diverse non credettero di conser-
vare quello postovi da Gregorio di Catino, V anno nel quale
fu scritto il diploma, ed un breve sunto del medesimo. Otti-
mo sistema, che sembrerebbe cosa facile e di poca fatica, se
oltre a questo non si trovassero qua e là prove continue di
molto studio, e di non minore erudizione , cioè annotazioni
a pie di pagina di moltissimo valore, talvolta esami sulla ge-
nuinità di un documento, talaltra ricerche sulla vera data di
esso, o sopra una interpretazione paleografica di una sigla, o
sopra un dubbio di lettura, o sopra il confronto con qualche
copia ecc. Ma del resto, siamo sicurissimi , la valentia mag-
giore degli egregi editori apparirà manifesta nel desideratis-
simo primo volume , ove i fatti della badia farfense , la sua
importanza, le sue relazioni giuridiche e morali col papato e
coir impero, il valore del suo archivio, la ricchezza della sua
biblioteca, le vicende e le dispersioni dei codici, dei diplomi,
r importanza monumentale e artistica della chiesa e del con-
vento con i preziosi relitti di epoche remote e anteriori allo
stesso, le cronologie dei duchi spoletini, degli abbati farfensi,
tutto questo insomma e molto anche di più, verrà discusso,
svolto , esaminato con un corredo di notizie , di ricordi , di
indici che di questo primo volume faranno un vero manuale
della storia della Sabina e dell* Umbria nel medio evo.
Venendo ora ai volumi publicati del Regesto^ il secondo
RIVISTA BIBLIOGRAFICA 803
volume contiene 299 documenti, dei quali il più antico è
deli' anno 705, il più recente è dell* 857. Aggiungansi a que-
sto alcuni prologhi, prefazioni, catalogi ed altro, in parte di
Gregorio di Cantino , e in parte di altri antichi , i quali do-
cumenti stanno in principio del volume. Il terzo volume con-
tiene altrettanti documenti, i quali vanno dalK 857 all' anno
1024, oltre alcuni pochi di epoca più recente ( sec. XII).
Sotto qualunque aspetto si considerino questi documenti,
essi sono davvero del più alto valore. Testé il eh. sig. Ca-
lisse ha publicato un utilissimo studio sulle cotidi:(ioni della
proprietà territoriale nei secoli FUI, IX e Z, che egli dice aver
studiate sui documenti della provincia romana Q) : e invero le
fonti che indica in principio, sono quasi tutte della provìncia
romana: però, il Regesto di Farfa che è fra queste, anzi pri-
mo di esse, è usato cosi ripetutamente e a preferenza di altri
documenti, che il bellissimo tema svolto dal Calisse si può
dire che sia fondato esclusivamente suU' esame attento ed esatto
del nostro Regesto^ che all' egregio scrittore ha fornito elementi
e dati abbondantissimi, segno certo cotesto dell' importanza
somma del medesimo. E 1' ampio studio del Calisse non esa-
mina in fine i documenti nostri che sotto un solo punto
di vista, che poi in fondo non è né 1' unico che si possa trat-
tare, né di tutti il più interessante. Quello che pertanto ha
fatto il Calisse per le condizioni delle proprietà rustiche, altri
può fare , per esempio , indagando le costituzioni politiche e
municipali delle regioni nominate nel Regesto^ esaminando i
nomi delle masse delle corti dei fondi ivi ricordati , confron-
tandoli con i più antichi e con i più moderni, per vedere le
forme che presero nei diversi tempi, traendone conclusioni
filologicamente utili. Aggiungasi a questo esame topografico
delle carte farfensi, l' utilità grandissima che può cavarsi del
ricordo di edifici sacri e profani ivi menzionati, ed oggi di-
strutti : cosi pure di ville, di borgate, e di città, la storia delle
{\) Archivio della R, Società Rotnaua diS. P. Ronuii i884,pag. 309-351. 1885.
pag. 60-100.
804 RIVISTA fìlBLlOGRAFiCA
quali, in quei secoli oscuri, è appena confortata di debolissi<
ma luce pel semplice ricordo che se ne fa per accidens in
queste carte. Spoleto e Rieti sono, fra le altre, quelle che più
si avvantaggiono di notizie: quella per il ricordo continuo dei
suoi duchi, questa dei suoi castaidi^ dei quali si può quasi
compilare intera la serie, come intera si può compilare, o al-
meno correggere, quella dei vescovi spoletini, reatini ecc. Ed
oltre a questo, i costumi del tempo, i pregiudizi di quei no-
stri avi, le loro condizioni morali , economiche , giuridiche ,
tutto insomma può illustrarsi con questi documenti, dove
'quasi ogni riga reca qualche cosa di nuovo e di sconosciuto.
E, giova ripeterlo, non si tratta qui di documenti che si ri-
feriscono ad epoche ricche di storia, di cronache, di notizie
comunque, ma si tratta di monumenti che spettano agli oscu-
rissimi secoli Vili, IX, e X, a quei secoli cioè nei quali tanta
parte di storia italiana, e la maggior parte della nostra storia
municipale, resta involta in piena oscurità. Quando nella storia
delle città nostre abbiamo lacune di cinque , di sei ed anche
di dieci secoli, senza che il nome di tsst ricorra mai, non è
cosa preziosa il vederlo ricordato anche semplicemente e senza
altro corredo di notizie ? Quel nome dirà poco, ma dirà al-
meno che quella città esisteva ancora: se poi quel nome in-
dica la patria di un cittadino , si dirà che quella era ancora
abitata, che se quel cittadino riveste una qualifica, se è notaio,
se è gastaldo, se è scudalscio, se è colono, se è servo , tutto
giova ancora di più per gittare un pò di luce fra le tene-
bre della nostra istoria. Un pò di esame su questi diplomi
farfensi, mi ha persuaso di quanto ho detto, e mi ha fatto
rallegrare più volte, al leggere testimonianze di nomi e di date
per noi preziosissime. Per darne un saggio, limitandomi solo
ai paesi vicini al luogo dal quale scrivo , osserverò di avervi
trovate notizie di molto valore. Neil' anno 928 troviamo un
Remedium de beuanea ( Bevagna ) filium cuiusdam constantini il
quale dona alla Badia di Farfa curiem in praetorio in Amittrno,
e il documento è anche più interessante perchè è acium in
fulginea ( Foligno) mense et indiciione suprascriptis (12 Maggio,
ind. I ), ed oltre al Remedio donatore vi è segnato un Albe-
RIVISTA BIBLIOGRAFICA 805
ficus testimonio, ed un Remedius notauNS ('). Sul principio del
secolo XI (11 Aprile 1024) un Octavianus filiiis cuiusdam
Joseph dona a Farfa alcuni beni posti nel territorium nourinum
in vocabulo dnas portiones de cauallo albo, ed in questo docu-
mento ricorrono numerose indicazioni topografiche la serra de
pila^ la curte di arT^iìione ^ la clusam sancii Victorini^ il tnons
sancii Angeli ad camilianumy ed in fine si legge che scrittore
deir atto fu Teu:^o judex et notarius territorii nocerini (*). Più
interessanti sono le indicazioni che riguardano Narni, onde
troviamo il castaldato narnatino {})y W comitatu narniensi (♦), il
territorium narnatinum Q) la massa narnatina ecc. (^). Il docu-
mento 54, che è dell' 763 ('), contiene una donazione fatta
al Monastero da Auderisio di Rieti di alcuni beni , e vi si
nomina un oratorio beati archangeli michaelis che Auderisio
eresse in un suo terreno. Tuttociò non avrebbe valore alcuno
per lo scopo nostro , ne ha però moltissimo la chiusa del do-
cumento che riferisco interamente : Acium in curte domnica in
musileo^ mense et indictione suprascripto, feìiciter. ^ Ego hauderis
in hoc testamento cartulae a me facto propria mano mea subscripsi,
)J( Ego anrimo notarius civifatis asisinatae, rogatus ab hauderis
manu mea propria subscripsi. ^ Ego anselmus rogatus ab haun
deris in hac cartula manu mea subscipsi, i^ Ego leopardus de
de asisi in hac cartula rogatus ab hauderis manu mea propria
subscripsi iestis. fj^ Ego hauto sculdahis de fuìginea, in hanc car--
tulam rogatus ab hauderis manu mea propria subscripsi me testem.
Orbene, queste poche parole contengono indicazioni utilis-
sima per alcune città dell' Umbria. Siamo al secolo Vili, e
^1) Reg-» Far/, Voi. IH, doc. 341, p. 43.
(3> Ibid.doc. 577, p. 383, 984.
(3) Ibid. doc. 365, p. 70, deir anno 958.
(4) Ibid. doc. 539, p. 248-349» àcW anno loso circa.
(5) Ibìd. doc. 565. p. 27J, dell'anno 1034 circa: doc. 568, p. 175-376 dell'an-
no 1036.
^6) Voi. II, pag. 57-5«-
(7; Voi. II, doc. 356, pag. 311, dell'anno 832.
8o6 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
di questo secolo ( e di altri ancora ) non abbiamo alcuna no-
tizia che si riferisca, né a Foligno, né ad Assisi, né a Spello :
or' ecco che questo documento del 765 ci rivela un Hauto
sculdahis di Foligno ('), indicazione preziosa che smentisce
tutte le favole relative alla distruzione di questa città che sa-
rebbe accaduta, dicesi, nel 740. Abbiamo inoltre un Leopardus
di Assisi, e meglio ancora un Aurimo notarius civitatis assisa-
nate , onde , in tempo di pieno silenzio ecco qualche debole
testimonianza di epoca molto remota ('). La Curte domnica in
fnusileOy se io non erro , é probabilmente il luogo ove oggi
sorge la chiesa di santa Maria del Mausoleo presso Spello, fra
Foligno ed Assisi, ove sono frequenti i ruderi di edifici anti-
chissimi.
Ma r esame di questi documenti sarebbe cosa lunghissima
e inopportuna in questo luogo, ove basta averne dato un
saggio appena. Di Spoleto e di Rieti, e delle città e borgate
vicine ( non esco dall' Umbria ) è pieno il Regesto^ e sarà for-
tunato quell' istorico e quell' erudito che saprà trarne vantag-
gio : potremmo accennare qualche documento che riguarda
Terni (') e Norcia (^) o altre città ; basti però il sin qui detto.
Quando i chiarissimi editori avranno pubblicato con i loro
anche i minutissimi e diligentissimi indici alfabetici di Gre-
gorio di Catino, allora anche meglio vedremo come anche
ogni città umbra possa trarre da questi volumi un prezioso
(ì) Uo altra indicazione di Foligno del 791 sta poco dopo, cioè a pag. 130,
doc. 154.
(1) Il Regetto di Farfa dovrebbe contenere la memoria di un Maio vescovo di
Assisi clic neirSsi dovea esser presente ad un placito tenuto a Norcia e non a Nocera
come per erroiescrisse A.Cristofani nella Storia di Assiti, Assisi, Sensi, 1875, voi. 1.
pag. 50. Ho letto il placito ( voi. II. num. 351 pagg 307-209 }, che era gii stato pu^
blicato dal Di Costanzo nella Disamina ecc» di san Rufino ( Assisi Sgariglia, 1797 ,
pagg. 361-364), ed ivi si trova un Magio vescovo : ignoro però se sia certamente il
Màio vescovo di Assisi.
(3) Voi. II, pag. 130, doc. 154 del 791; vedasi anche un diploma del 1195 edito
àa\ G'xoTgi ìitW Archivio della Socieùi Romana di Storia Batria, Roma, 1879, pag. 453,
ove è pure ricordo di Todi, di Assisi, e di Perugia ecc.
(4) Voi. Il, pag. 307 e ^Kg* n<><n. 351, dell'anno 821.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA 807
manipolo di utili notizie. Intanto rallegriamoci del pubblicato
sin qui, ed augurando una sollecita edizione del i volume e
dei volumi seguenti , ci sia permesso congratularci cogli edi*
tori del Regesto dell' egregio lavoro che hanno intrapreso, per
il quale con Gregorio di Catino che compilò il Regesto stesso,
saranno benemeriti al sommo della nostra istoria medioevale.
Vogliamo dire una parola dell' edizione splendida, ele-
gante e insieme severa, quale alla natura dell' opera si addi-
ceva. Belli i caratteri^ durevole la carta espressamente fabri-
cata, ottima V esecuzione , merito questo del sig. Vigo tipo-
grafo livornese, che ha contribuito a fare un lavoro veramente
romano. Peccato che V edizione sia riuscita troppo costosa, e
che air infuori di poche biblioteche e di pochissimi collettori
di rarità librarie, non possano procacciarsela tanti modesti stu-
diosi di Provincie, che per due soli volumi non possono spen-
dere da novanta franchi^ che tanto costa il pubblicato sinora.
Michele Faloci Pulignanl
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
Alessandri Leto. Della vita e degli scritti di Antonio
Cristofani. Commentario edito per cura dell* Accademia Proper-
T^iana di Assisi. Foligno, Campiteli], 1S84, in 16.^ di pag. 388.
Per noi Umbri che abbiamo cono-
sciuto r elegantissimo istorìco delia
città di Assisi e V illustratore be-
nemerito delle antichità artistiche
e religiose di quella città, non è
senza molto dilt^o il vederlo rivi-
vere nelle pagine di questo bel li-
bro, dove, più che il biografo, è il
Cristofani stesso che parla con i suoi
scritti, con le sue poesie, con le o-
pere sue, delle quali vi è copia lar-
ghissima. Invero il prof. Alessandri
non ha ommessa diligenza alcuna nel
raccontare la vita del suo dotto con-
cittadino, nel mostrare lo sviluppo e
il progresso di quel fortunato inge-
gno nato fatto per le cose belle, nel
narrare minutamente le vicende let-
terarie, le polemiche artistiche, le di-
scussioni che ebbe, toccando delle
idee che modificò o mutò, delle o-
pere che abbozzò, tradusse o com-
pose, seminando il racconto di aned-
doti e di notizie pregevoli e scono-
sciute. Egli divide il suo Commenta-
rio in trentatre lunghi paragrafi ed
in un appendice, parlando del Cri-
stofani come uomo, come lettera-
to , come istorìco , come critico ,
usando per lo più le parole dei più
illustri letterati ( Capponi , Guasti ,
Cantù, Ranalli, Fabretti, Fanfani, To-
masseo, Vannucci ecc. } coi quali tutti
il Cristofani fu in amichevole re-
lazione. Questo libro onora il Cri-
stofani, e fa insieme onore al bene-
merito prof. Alessandri, che tanta
diligenza adoprò nel commemorare
elegantemente la vita e le opere del
suo illustre concittadino.
Angelini Antonio. Brevi notizie intorno a san Rufino ve-
scovo e martire protettore della città di Assisi. Seconda edizione.
Frascati, tip. Tuscolana, 1885. in 8.° di pag. 66.
Questo libretto, che fu già stam-
pato una prima volta sono omai
cinque lustri, non è che un compen-
dio della vita di san Rufino tolta
dall' ottimo volume dell* abate Di
Costanzo, intitolato disamina degli
scrittori e dei monumenti risguardanti
san Rufino ecc, Assisi, ij^j. Siccome
BULLETTIKO BIBLIOGRAFICO
809
più che altro è scritto con scopo
morale, cos), poco riguarda il com-
pito nostro perchè se ne debba tener
conto: pure vorremmo notare qual-
che cosa. Per es. nella nota alle
pag. 18, 19, si parla dei Santi Bri*
zio e Crispòldo, come vescovi del-
l' età apostolica, cosa affatto desti-
tuita di fondamento, specialmente pel
E rimo, la cui leggenda il sommo
^e Rossi ha giudicata ripiena di
gravissimi errori storici. G>sl pure
non ci sembra serio il modo col
quale si cerca di combatter il Di
Costanzo sulla maggiore o minor
grandezza della mola da grano no-
minata negli atti di san Rufino, e
che il Di Costanzo con esempi di
scrittori profani e cristiani, propende
a credere mola a mano, o, come la
chiama Catone, trusatile.
Casati Carlo. L* incivilimento etrusco secondo-i monumenti,
Perugia, tip. Umbra, i88j, in 16.** di pag. 24.
L' incivilimento etrusco secondo i
monumenti, fu 1* oggetto di una me-
moria letta air Accademia di Iscri-
zioni e belle lettere di Parigi il 2
Maggio i884. Il Casati, premesso
che, secondo lui, la civiltà romana
ebbe V origine dalia civiltà etrusca,
esamina di questa i monumenti che
ci restano, mostrando come i vecchi
etruschi giungessero ad uno svilup-
po artistico ed industriale finora in-
superato, tanto nelle cose minori che
produssero ( orefìceria ), quanto nelle
maggiori ( mura urbiche , porte ) .
La memoria del Casati, tradotta in
Italiano dal sig. A. Lupatelli, merita
considerazione: ma, per noi Umbri, ne
deve meritare assai di più un* altra,
letta il 17 Aprile di quest* anno ,
nella quale, esaminando il Casati di-
verse monete etnische, una ne trovò
con la leggenda Peiresa, che, secondo
lui , sarebbe la forma etrusca del
nome Perusia. Noi speriamo che il
sig. Lupattelli, ci farà in breve co-
noscere anche quest' altro pregevole
lavoro del dotto archeologo , tanto
più che nemmeno il recentissimo
libro del padre Garucci , fa parola
di monete perugine.
Cenni storici sopra la santissima Icone venerata nella basi-
lica metropolitana di Spoleto, pnblicati nella ricorren:;^a solenne
del VII. centenario dalla donazione dell' imperatore Federico Bar-
barossa. Trevi - Umbria, Tip. Nazzarena, i88j, in 16,'^ di
pag. 36.
Non avremmo fatto ricordo di
questo meschinibsimo opuscolo cui
si dà il titolo di cenni storici, se
dalla pubblicazione di esso non ci
venisse V occasione di lamentare una
grave mancanza degli eruditi spole-
tini, i quali, celebrandosi in questa
città il centenario della donazione
fatta alla stessa dal Barbarossa di
una pittura bizantina rappresentante
la Vergine, lasciarono passare la
bellissima circostanza , senza che
nessuno rammentasse adequatamente
le memorie di quel fatto storico che
per quella città è interessantissimo,
e ne illustrasse con criteri scientifici
quella rara pittura, che è veramente
un monumento religioso e archeolo-
gico di molto valore. È quindi de-
plorevole che delle feste dell' Agosto
8io
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
i88$ non resti altro ricordo che que-
sto insulso scritterello, il quale né
pasce la divozione come vorrebbe,
né svolge il tema propostosi come
dovrebbe. È vero che nel 1877 mons.
Lironi publicò alcune Notizie storiche
sul culto della b. Vergine che si ve-
nera nella Chiesa nielroprlitana di
Sboleto ( Roma , Propaganda , in 8.
di p. 42 ), e che nel 1881 die alla
luce altre Memorie storiche sul culto
e sulle vicende orientali della SS. I-
cone ecc, { Foligno , Sgarìglia , in 8.
di pag. i44):ma Questi buoni scritti
o si occupano ' esclusivamente della
storia dell* immagine, 0 si estendono
in dissertazioni di indole generale,
ponendo in seconda linea la storia
della donazione, la quale ci sembra
ottimo tema per un bellissimo scritto
di storia locale. E può aggiungersi
che anche la sola descrizione e l'e-
same dell* immagine, lascia molto a
desiderare, poiché per esempio, nes-
suno che noi sappiamo, ha dato an-
cora una buona lezione della leg-
genda greca, nessuno ha pubblicata
mteramente 1* iscrizione latina del
tabernacolo del dugento ecc. E s)
che la ricordata era proprio un' oc-
casione opportunissima da ci6. Non
sarà inutile di osservare qui che una
lezione, interpetrazione, e versione di
tutte le leggende, dell'Icone cioè e
del tabernacolo, fu data nel 1634 dal
celebre archeologo Suarez vescovo di
Vaison, il quale il 13 Novembre di
quell'anno potè a suo agio esami-
nare e trascrivere ogni cosa. Questa
copia si conserva inedita in volume
iacobilliano di cose spoletine fra i
manoscritti della biblioteca del Se-
minario di Foligno.
Corradi Augusto. Biblioteca di un medico marchigiano del
secolo }LIV. Milano, Richiedei, 1885, in 8.® di pag. 8.
Nel Bibliofilo di quest* anno ( vedi
lo spoglio qui appresso ) il prof.
Giannandrea publicò l' elenco di circa
50 codici che formavano la biblioteca
di Maestro Ugolino di Nuzio di Santa
Vittoria, medico defunto sui primi
del sec. XV. Quell' elenco al eh.
prof. Corradi sembrò di qualche in-
teresse, onde, riproducendolo nel vo-
lume 272 degli Annali Universali di
Medicinay dal quale è estratto questo
opuscolo, lo arricchì di molte ed
erudite note, della maggior parte dei
codici e dei loro autori dando noti-
zie storiche, indicazioni bibliografi-
che ecc. che al breve elenco del
Giannandrea formano un commento
utilissimo.
De Nino Antonio. Briciole letterarie. Lanciano, Carabba,
voi. I. 1884, in i6.<' di pag. 268, voi. II, 18S5, in 16.** di
pag. 288.
In questi due volumi sono raccolti
più di ottanta scritti di cose lettera-
rie, artistiche, storiche, aneddotiche,
alcune delle quali sono vere briciole,
ma alcune altre sono veramente u-
tili monografìe, per quanto brevi, di
cose o sconosciute, o non molto con-
siderate. Naturalmente noi non pos-
siamo discorrere del più e del me-
glio di questi libri senza cscire dai
limiti che ci siamo assegnati : vo-
gliamo però riferire almeno il titolo
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
Slt
di quelle brìciole che possono inte-
ressare i lettori dell Archivio. A
pag. 135 del voi. I si legge : Mano-
scritti dell* Arcìiivio di sanf Anf^do
d' Ocre, dove il più interessante è la
copia del noto cantico umbro Infoco
Y amor mi mise ( sia di lacopone o
di san Francesco ) trascrìtto dalla
copia che nel XV secolo ne fece
frate Giusto da Monticchio. A p. 149
si discorre del fiume Velino, del lago
di Piediluco e della cascata deUe
Marmore. Nel secondo volume a
p. 23 si racconta minutamente la
battaclia di Rieti del 182 1 fra Napo-
letam e austriaci, ed a p. 51 si di-
scorre di Loreto Matteo da Rieti
poeta vernacolo del secolo scorso.
Assai interessanti sono le notizie
contenute nell' articolo : Ribellione di
contadini urbinati e sacco dei francesi
a Fossombrone accaduto nel 1797.
In conclusione, aueste briciole sono
scrìtte per fare di esse una lettura
piacevole, ma non manca in esse
qualche pagina dalla quale 1* istorìco
e r erudito possa trarre non poco
profitto.
Erculei Raffaele. Intaglio e tarsia in legno. Roma, Ci-
velli, 1885, in 8.® di pag. 212.
Questo scrìtto del eh. sig. Erculei
fa parte di una pubblicazione del
Museo artistico industriale di Roma
intitolata: Catalogo delle opere antiche
i' intaglio e intarsio in legno esboste
nel 180$ in Romay preceduto da or evi
cenni sulla storia dt quelle due arti in
Italia dal XII al XVI secolo. Però i
brevi cenni occupano da 150 pagine,
e sono seguite da una bibliografia
sulla storia di queste arti, biblioer^-
fìa se non completa, certo utilissima
e rìcchissima, contenente i titoli di
oltre cento publicazioni relative. Ab-
biamo creduto di ricordare in questo
perìodico i brevi cenni del sig. Ercu-
lei, perchè da essi si rileva facil-
mente come, in proporzione di altre
regioni italiane, !' intaglio e la tar-
sia fiorìssero specialmente in queste
nostre provincie centrali, e partico-
larmente neir Umbria, ove i Cori
perugini del duomo, di san Dome-
nico, di sant* Agostino, di san Pie-
tro, e quello assisano di san Fran-
cesco, che r Erculei chiama il piti
bello deir Umbria e forse deHItaHa,
mostrano a che grado fungesse fra
noi questa utile arte. E del resto
questo primato artistico fra noi fa-
cilmente si spiega, ove si osservi che
dal XIII al XVI secolo, non vi ha
forse piccola città umbra o picena
che non possieda qualche beli' opera
di tarsia o di intaglio, o che non
vanti qualche bravo maestro di le-
gname. Invero, l' Erculei in brevi
cenni non potea mtto descrìvere né
tutto ricordare, pure, sebbene non sie-
no tutti più valenti degli artisti om-
messi, egli ha fatto parola di Mae-
stri umbri che ha trovati in Orvie-
to, in Amelia, a Gubbio, in Assisi,
a Foligno, a Spoleto, a Perugia, a
Bettona, a Toai, a Città di Castello,
e di altri maestrì non meno numerosi
e valenti ha trovato lavorì nelle città
marchigiane a Camerino, Iesi, Ripa-
transone, Ascoli, Urbino, Sanseverì-
no, Arcevia, Cagli, Matetica, Urbi-
no. 11 libro dell'Erculei si legge
con piacere, e merita plauso, ha solo
il ditetto di far desiderare di più,
poiché quella lettura fa venire la vo-
glia di leggere suir origine e sullo
sviluppo di questa industria artisti-
ca non dei brevi cenni, ma una
vera e propria istoria , la quale
non crediamo di errare affermando
che, ove venisse fatta dalP Erculei,
dovrebbe riuscire opera lodatissinu
e perfetta.
8l2
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
Faloci PuLiGNANi D. MicHELE. La Ch'usa e il convento di
san Giacomo in Foligno dei servi di Maria. Foligno, Sgariglia,
1885, in 4.** di pag. 31 con due tavole.
Le brevi notizie raccolte in que-
sto scritto, si riferiscono a cose sto-
riche, artistiche, letterarie, poiché in
poche parole si narra V origine della
Chiesa e del Convento, se ne enu-
merano i monumenti di arte che
r ornano, i maestri che vi lavoraro-
no, i religiosi che vi dimorarono e
che si distinsero per virtù religiose,
per opere letterarie, cittadine ; insom-
ma si fa una compiuta monografìa,
che però, come dice Fautore, com-
pilata in pochi giorni, non ha la pre-
tesa di avere sviluppato adequata-
mente il soggetto, sul quale si può
facilmente tornare con ma^or copia
di documenti e di notizie che in que-
sto scritto non sia stato fatto.
Faloci PuLiGNANi D. MiCHELE. La chiesa di santa Lucia
del Ponte presso il castello di Pale. Foligno, Sgsriglia, 1885, in
4.^ di pag. 16.
L' autore fa un breve cenno sto-
rico di questa Chiesa rurale, eretta
nel territorio di Foligno nel secolo
X circa, demolita a' nostri giorni e poi
ai nostri giorni riedificata. In sei brevi
paragrafi ricorda la sua fondazione, co-
me divenisse chiesa collegiata , poi
badia dipt udente dal celebre monastero
di Sassovivo, poi come nel XV secolo
venisse istituita una fìera, e come la
chiesa venisse ridotta a semplice ere-
mitaggio, finalmente come venisse
abbandonata, demolita, ed ivi presso
riedificata. Lo scritto dell* autore non
contiene notizie interessanti , ma ove
uno studio minuto e diligente sopra
cose di poco conto come questa
chiesa, venisse esteso a tanti punti
dimenticati o trascurati delle regioni
nostre, non può esstrvi dubbio che
la topografia antica, la storia civile,
religiosa, artistica, commerciale delle
città nostre ne dovrebbe trarre un
utilità grande e impreveduta.
Faloci Pulignani D. Michele. Sigilli di Foligno. Came-
rino, Mercuri, 1885, in 8.*> di pag. 16 con tavola.
Questi sigilli sono sei, della ^0-
cietas mercantìMy del monastero di
santa Caterina, dall'abbate e capitolo
di Santa Maria forisporta, del presi-
dato farfense, di Egidio di Giovanni
Canonico di Foligno e Vescovo di
Nocera, e di Pelagio altro canonico
di Foligno. Questi sigilli furono pub-
blicati nel BulIeUino di Numismatica
e di Sfragistica di Camerino ( volu-
me II, anno II, 1885 ) e apparten-
fono tutti al XIV al XV secolo,
'regevole fra gli altri e il sigillo
della compagma dei mercanti, la più
importante delle corporazioni citta-
dine, la quale procurò nei passati se-
coli lustro e ricchezza non piccola
alla città di Foligno.
BULLETTINO BlBLlOCRAPiCO
813
Foglietti Raffaele. Statuto del comune di Macerata del
secolo XII L Macerata, Bianchini, 1885, in S.** di pag. 24.
Il nome del eh. sìg. aw. Fo-
glietti è noto fra i cultori di storia
marchigiana, specialmente macerate-
se. Egli, giurista valente, si occupò
altre volte della bibliografìa statuta-
ria della sua regione , ed oggi pu-
blica il testo di un frammento del-
lo statuto di Macerata da lui giu-
dicato del secolo XIII, sul quale si
riserva di far poi dei commenti e
delle annotazioni opportune. Invero
Io Statuto è antichissimo, e se, come
il Foglietti crede, fosse veramente
anteriore al 1268, sarebbe per Ma-
cerata di un valore grandissimo.
Sventuratamente, come si è detto,
questo statuto, non é che un fram-
mento, e risulta appena di 26 rubri-
che, scrbbene V ìndice che le precede
ascenda al numero di 34. Il foglietti
crede che i due fogli contenenti detto
indice. e dette 26 rubriche sieno la
parte maggiore dell'antico statuto,
onde la mancanza si ridurrebbe a
poca cosa, cioè a poche rubriche:
considerando però cne i tìtoli di que-
ste rubriche non ccHitengono affatto
la parte criminale, tacciono delle
successioni, delle prescrizioni edili-
zie, dei dazi ecc, non è forse cosa
inverosimile il supporre che del vec-
chio statuto, sia giunta fìno a noi
solo una piccola, e non la maggior
parte. Comunque, il Foglietti ha fatta
opera egregia pubblicando questi bra-
ni, e farà opera utilissima studiando
s )pra essi, tacendo osservazioni com-
parative con altri codici maceratesi
e piceni, dichiarando insomma V im-
portanza e il pregio di questi preziosi
frammenti.
Fu.\ii Luigi. Leggenda della beata Vanna da Orvieto tra-
dotta in volgare V anno MCCCC in Vene:(ia da fra Tommaso
Canarini ecc. Città di .Castello, Lapi, 1885, in 16.® di pag. 48.
Questa leggenda era stata già
pubblicata nel 1879 da F. Passarini
in Roma per le nozze Boncompagni
Ludovisi - Cattaneo, ed ora è stato
ottimo il pensiero del eh. sig. conte
Luigi Fumi di ripubblicarla di nuovo
con alcune varianti, per le quali la
presente edizione si avvantaggia su
quella precedente. Un* awer tenia in
hne dcir elegantissimo opuscoletto
fa opportunamente notare le altre fon-
ti istoriche che si hanno sulla vita della
beata Vanna, ed indica 1 libri nei
quali si discorre di lei e della sua
leggenda.
Fumi Luigi. Pio II ( Silvio Enea Piccolomini ) e la pace
di Orvieto. Roma, tip. della Pace, 1883, in 4.° df pag. 28.
È una bellissima narrazione storica,
la quale fa conoscere quanto fece ed
operò a favore dì Orvieto il grande
Pontefìce Pio II. Questi, essendo nel
r46o in Siena reduce da Mantova,
fu onorato grandemente dagli Orvie-
tani, che mandarono a lui ambascia-
tori e regali, chiedendone grazie e
8i4
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
favorì di vario genere. Maggiormente
fecero onore a lui ed alla sua corte,
allorché con essa si trasferì in Or-
vieto, dove potè fare in modo, da ri-
condurre in essa auella pace e quella
concordia di cittadini che era unto
desiderata. Lo scritto del eh. si^. Fu-
mi è tutto basato sulla fede di do-
cumenti contemporanei, dei quali in
appendice publica alcuni, ed è scrìt-
to cosi piacevolmente, che riesce di
amena ed istruttiva lettura, se non
altro per la conoscenza che fa fare
di consuetudini singolari di quei tem-
pi, consuetudini delle quali ci som-
ministra qui esempi assai caratteri-
stici. La narrazione è una elegante
pubblicazione per le no^:^e Bandini -
Piccoìomini, Baldassarini- Marinelli,
ed é estratta dal perìodico: Studi e
documenti di Storia e diritto, An. V»
n. 4. Roma, 1885.
GiANAKDREA ANTONIO. Della Signoria di Francesco Sfor:(fl
nella Marca, secondo le memorie e i documenti dell' archivio
setiempedano. Milano. Tipografia Bartolotti di Dal Bono e
C. 1885, in S.^ di pag. 118.
Con pubblicazioni di questo genere
è la seconda volta che il nome del
Prof. Gianandrea comparisce nelP Ar-
chivio Storico Lombardo e precisa-
mente nei Fase. I, II e III del 1885,^
Anno XII. Ed ambedue le volte ha
reso di pubblica ragione documenti
che accennano al dominio esercitato
nella Marca da Francesco Sforza.
L' Archivio comunale di S. Severino
compulsato in osni sua parte dal-
l' egremo raccoglitore, gli ha fornito
circa duecento tra memorie e docu-
menti, che valgono a spargere molta
luce su Quel perìodo storico delle
Marche che va dal dicembre del 1453
al novembre del i445. Le memorie
e i documenti sono disposti per or-
dine cronologico, intercalati da brevi
osservazioni o meglio congiungi-
menti che danno alla pubblicazione
r aspetto di un tutto armonico ed
ordinato. Il lavoro, pubblicato anche
in estratto, si estende per 118 pag.
in formato appunto deli' Archivio da
cui è tolto.
Le indagini e le ricerche, sempre
in relazione alla Signorìa dello Sforza
nelle Marche, istituite dal Gianan-
drea, non si limitano a queste che
abbiamo accennato. Ci è noto che
nello scorso Settembre ha spogliato
r archivio fabrianese riordinato dal
eh. Canonico Zonghi ( lo nominiamo
a titolo di merìtato encomio ), e spe-
riamo che non tarderà a pubblicare
anche il frutto di questi suoi ulterìorì
studi, rendendosi così sempre più be-
nemerito fra i cultorì della storia.
Gianandrea Antonio. Pergolesiana. Iesi, Ruzzini, 1885,
in i6.° pag. 16.
II medesimo prof. Gianadrea ha pub-
blicato in occasione delle nozze (Jop-
paroni -Cerìlli alcune ricerche da lui
fatte intomo a G. B. Pergolesi. L'o-
puscolo è piccolissimo di mole, ma
assai importante, giacché nulla o
Quasi si conosce finora dei prìmi se-
dici anni di questo sublime compo-
sitore di musica, gloria della città di
Iesi. Mentre trìbutiamo elogio all'è-
BULLUTTINO BIBLIOGRAFICO
8is
gregio professore oer V opera inde-
fessa che pone ncll' illustrare uomini
e cose del luogo dove esercita il
magistero, non possiamo tacere che
è inesatto nei documento III il dire
che Tatto di nascita del Pergolesi
fu pubblicato per la prima volta dal
Marchese di Villanxja, Sta in fatto
che 52 anni prima del Villanza lo
pubblicò Giuseppe Santini di StaHblo
neir opera che ha per titolo « Pice-
cenorum Mathematicorum elo^a .
Maceratae MDCCXXIX. Typis Bar-
tholomaei Capitani. » e ciò dietro i
suggerimenti e le rettifiche fattegli
da quel Gianfrancesco Lancellotti
che può considerarsi il Muratori
delle Marche e le cui raccolte giac-
ciono Mss. neir archivio Guamierì,
oggi proprietà Balleani, di Osimo. Il
ViUarosa, perchè più conosciuto, me-
rita lode di aver fatto tacere defini-
tivamente le pretese di altre città
che volevano il Pergolesi per loro
concittadino. Ma al Santini spetta
r onore di aver pubblicato per la
prima volta ( almeno fin che non
venga ritrovata altra stampa ante-
riore al 1729 ) r atto di nascita del-
r immortale autore dello Stabat,
quale trovasi nel libro Regenerato»
rum della Parrocchia di S. Settimio,
chiesa Cattedrale di Iesi, ad ann.
17 IO, e precisamente in fine della
retropagma 584.
Gradassi - Luzi Riccardo. Gli antichi statuti della Confra-
ternita della Misericordia di Terni. Terni, Borri, 1885, in i6.°
di pag. 120.
Il Gradassi -Luzi ritiene, ed ha
ragione, che molto lume alla nostra
storia municipale, debba sommini-
strare la notizia esatta dell' origine,
dei progressi e dello sviluppo delle
nostre Confraternite, e però, come
piccolo contributo a onesto utile stu-
dio, publica gli statuti della Confra-
ternità della Misericordia in Temi
fondata nel I54t, principalmente con
lo scopo di assistere nelle ultime ore
quei disgraziati che eranno condan-
nati alla morte. Agli statuti premette
una lunga prefazione che occupa metà
del libretto, ove poi sieguono gli sta-
tuti del 1541, che sono divisi in 4o
capitoli. Giustamente osserva il Gra-
dassi-Luzi ( p. 29.) che le nostre Con-
fraternite furono pel passato molto
benemerite delle arti , delle lettere,
della beneficenza, della civiltà: sicché
soggiungiamo noi, è molto interes-
sante occuparsene ampiamente, spe-
cialmente studiandone le vicende nei
secoli XIII e XIV, e di quei tempi
specialmente pubblicandone i docu-
menti, inventari, laudi ecc. Noi invi-
tiamo il eh. sig. Gradassi -Luzi a ri-
volgere la sua attenzione a monu-
menti più remoti, e di men comune
interesse.
Lanzi Luigi. SuW Abba:(ia di S. Benedetto in Fundis presso
Stroncone. Terni, Pacelli - Tomassini, 1885, in 8.' di pag. 36,
con 2 tavole.
Premesso un cenno storico di
Stroncone, ricca e popolosa terra
dell* Umbria, il Lanzi in un secondo
capitolo tratta dei barbari, di san
Benedetto, di sant* Antonio, cose que-
ste che in un breve lavoro come il
8i6
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
SUO, poteano, e forse doveano omet-
tersi. 11 capo 3. narra la^ fondazione
del Monastero di S. Benedetto in
Fundis, eretto, dicesi, dalla regina
Ansa circa il 771; però si trascura
affatto di indicare a onde sia tratta
la notizia, la ouale per essere cosi
antica, deve fondarsi sopra dati e
notizie ben sicure. Con lodevole di-
ligenza si esamina poi parte a parte
il vecchio edifìcio, se ne pubblicano
i documenti, epigrafi, ecc, raccogliendo
in breve quanto di interessante può
conoscersi di quel Monastero. Forse,
se nello scrìtto del sig. Lanzi non
fossero tanto frequenti considerazioni
di indole generale, e supposizioni non
sempre ^n fondate, il suo scrìtto
si leG;gerebbe più volentierì, e merì-
tereb^ più plauso. Sono poi da ri-
cordarsi le due tavole litografiche,
che riproducono tre iscrizioni medio-
evali e la pianta e lo spaccato della
Chiesa, imperocché sono eseguite con
tanta esattezza, che rare volte si ve-
de usata in opere di interesse molto
maggiore.
Lanzi Luigi. Sangemine e il suo pàlai:(o vecchio. Terni,
tip. dell^ Unione liberale, 1885, in 16.^ di pag. 16.
Sangemini è una grossa terra pres^
so Temi , e il Lanzi accennatone
sommariamente la storia, si ferma a
descrivere specialmente il vecchio
palazzo comunale, che giudica del
Ali o XIII secolo. Questo palazzo,
come tanti altri, si trova in serio
pericolo di cadere, sicché avrebbe
fatta opera egregia il Sig. Lanzi de-
scrivendo e riportando i resti degli
stemmi e delle iscrizioni che egli
ravvisò da per tutto dipinti per lo
spazio di tre o quattro secoli. Intorno
a Sangemini vedasi a pag. 607 di
questo volume del nostro Archivio,
LoccATELLi Paolucci D. Tommaso. Della Badia di
san Pietro di Assisi. Assisi, Sensi, 1885, in 8.® di pag. 56.
Dalla cortesia di un amico nostro
abbiamo ricevuto quest' opuscolo del
rev. priore del Duomo di Assisi cul-
tore diligente delle antichità religiose
del suo paese. Discorrendo della chie-
sa di San Pietro, egli, fondato sopra
un documento dello Spadcr^ la crede
esistente fin dal sec. V: ma lo Spa-
der (p. 32) non asserisce questa co-
sa, e il Di Costanzo (p. 3i4) nem-
meno ne fa parola. È certo però che
é antichissima. Il Loccatelii ne rac-
conta le vicende , parla dei Monaci
che vi dimorarono, fa ricordo delle
persone per virtù o per dottrina il-
lustri che vi ebbero relazione, termi-
nando coìr elenco degli Abati e colle
iscrizioni esistenti in quella Badia. In
3uesto volume (p. 515-516) abbiamo
etto che un Abate di S Pietro di
Assisi fu il p. Di Costanzo il quale
resse due volte dal 1786 al 1790 e
poi dal 1799 e al 1806. Di questo
Abate il Loccatelii non dà molte no-
tizie, ma a p. 50 riproduce un'iscri-
zione esistente nell' ingresso dell'Ar-
chivio Capitolare di Assisi, posta da
quel Capitolo in. suo onore , per la
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO 817
Stampa della Disamina di san Raffi- a quanto abbiamo detto di questo
no, di cui abbiamo parlato ( p. 5^ i- monaco, menta di essere riportata:
532). V iscrizione, come appendice
lOSEPHO lUSTlNO DE COSTANZO
IN SODALrrATE MONACHOR. ABBATI
EORUMDEM ORATORI AD FONT. MAX. AN. VI.
VIRO RELIGIOSISSIMO
IN DIVINIS UUMANISQ, SCIENTIIS CONSPICUO
OMNIGENAE ANTIQPITATIS NOTITIA
ADFATIM EXCULTO
COLLEGIUM CANONICOR. PRINCIPIS TEMPLI
INLUSTRATORI ECCLESIAE ASISINATIS
CUJUS PERITIA
RUFINÌ HIEROMARTYRIS ANTISTmS
PATRONI COELESTIS
DOCUMENTIS EX HOC MAXIME TABULARIO
DEPROMPTIS
HISTORIA RECOGNrrA VINDICATA
SUCCESSORUM EJUSDEM SERIES
VETERESQ, URBIS INSCRIPTIONES
PURGATAE ET AUCTAE SUNT
HONORIS VXRTUnSQ. CAUSSA
EX DECRETO ORDINIS
A. MDCCCXXIV.
LuPATTELLi Angelo. // Salone dei consigli generali nel pa^
/fl^^o del popolo in Perugia, restaurato dal pittore Matteo Tassi,
Firenze, tip. della Pia Casa, 1885, in 8.® di pag. 8.
— Una settimana a Perugia, Breve guida con una pianta
in litografia. Foligno, Campitelli, 1885, in 16.** di pag. 48. «
— Catalogo dei quadri che si conservano nella Pinacoteca
Vannucci esistente nel piano superiore del pala^pio Municipale in
Perugia. Perugia, Bartelli, 1885, in i6.° di pag. 52.
Il sig. Lupattelli, a breve distanza Perugia, e danno buone indicazioni
di tempo, ha publìcato questi tre o- sui monumenti della stessa. Il primo
puscoli, i quali fanno ben conoscere di questi lavori, come dice il titolo,
le ricchezze artistiche della città di dovrebbe dar notizia del salone del
Archivio Storico li. 52.
8i8
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
Consiglio Perugino, ora restaurato
secondo lo stile primitivo, però, trat-
tenendosi su questi restari, dimentica
di dirci r epoca alla anale rimonta
il salone e 1 autore dello stesso, che
pure avrebbe potuto facilmente far
conoscere, ove avesse voluto cercarlo
nel libretto del Rossi ( // Palay^o
del Popolo in Perugia, Perugia, i864)
che egli indica in nota. Il secondo
opuscolo è una guida di Perugia,
chiara ed abbastanza esatta. Ave-
vamo già quella del Rossi Scotti
( 3.> edizione^ Perugia 1878 ), ma il
Lupattelli ha fatto bene di scriverne
una nuova, la quale se non è co-
stata all'autore molto fatica, è però
riuscita molto utile a quelli pei quali
fu scritta, cioè per i medici italiani
convenuti nel Settembre di quest' an-
no in Congresso in quella città, i
quali, oltre tutte le variazioni sacce-
dute dal 78 in qua, vi avranno po-
tuto trovare indicazioni oppormne in
molto numero. Il soggetto del terzo
scritto è ben indicato dal titolo. An-
che questo è di incontestabile uti-
lità per i visitatori della ricca pina-
coteca perugina. Per uniformità mag-
giore avremmo però desiderato che
a lettore potesse sapere, o sempre o
mai, se le pitture sono attribuite e
autentiche, donde provengano, ecc.
e le date e le firme fossero pari-
menti sempre riferite o sempre ta-
ciute.
Marson Luigi. Alberico GentilL Discorso. Macerata, Ilari,
1S85, in 16.0 di pag. 64.
Questo discorso fu letto il di 7
Giugno di quest* anno nel R. Istituto
A. Gentili di Macerata ove al Gen-
tili stesso si inaugurava una lapide
onoraria. Il discorso è un riassunto
sulla vita e sulle opere dell* illustre
giurista, fatto specialmente consul-
tando i libri dello Speranza, del Fio-
rini e di pochi altri. Siegue al di-
scorso un elenco degli scritti editi ed
inediti di Alberigo, ed una bibliogra-
fia Gentiliana, alla quale però, seb-
ben ricca di circa ottanti titoli, si
possono aggiungere anche altri nomi.
MiGNiNi Girolamo. Le tradÌT^ioni dell* Epopea Carolingia
neir Umbria. Perugia, tip. Umbra, 1885, in 15.° di pag. 20.
Questo scritto, già da noi annun-
ciato nel passato anno (Archivio, I,
83 ), fu pubblicato nel Numero del-
a Domenica del giornale Perugino
La Provincia (" An. I, num. 2, 3, 4),
ed ora vede di nuovo la luce in un
l
opuscolo separato. Avendo già dato
i titoli nei quali è diviso questo la-
voro, ed avendone data qualche no-
tizia, non è qui necessario di par-
lame ulteriormente.
Muntz Eugene, L'atelier monétaire de Rome. Documents
inidits sur les graveurs de monnaies et de sceaux et sur les mi-
dalleurs de la cour pontificale. Paris, Rougier, 1884, in 8.** di
pag. 52.
L* infaticabile sig. Eugenio Muntz guardanti gli autori di monete, me-
ha raccolto in questo breve lavoro daglie e sigilli , che fiorirono in Ro-
un manipolo di notizie artistiche, ri- ma da Innocenzo VIII a Paolo III
BULLETTIKO BIBLIOGRAFICO
819
( 1484-1549). Teniamo conto di
(questo scrìtto, perchè alcuni brani
riguardano artisti delie nostre res^io-
ni. Tali sarebbero quel famoso hmi'
ìiano da Foligno, zecchiere, orafo,
tipografo, che nel 1 484 riceveva xoo
fiorini e nel 1487 altri ne riceveva
per lavori fatti in servigio del Papa
( p. 5 ): tale anche sarebbe il magi-
ster Thomasius Antonii perusint stam-
parum sculptor, del auale sono no-
tati 1 pagamenti fatti nel 1535, 37
e 4i ( p. 4o). Due volte ( p. 16, 17)
è nominata in onesti documenti la
Zecca perugina del 1S07, ed in fine
è da notarsi una lettera del Card.
Camerlengo al maestro della Zecca
di Roma ( p. 51) nella quale, an-
nuendo alle istanze di Ottavio Far-
nese duca di Camerino, gli ingiunge
di coniare nuove monete coir inse-
gne di detto duca , distruggendo
quelle dei suoi predecessori.
Muntz Eugéne. Les monuments antiques de Rome a V ip(h
que de la Renaissance. Paris, Leroux, 1885, in 8.° di pag. 20.
Fra i molti documenti che il
Muntz publica in questo utile scritto,
uno ha interesse speciale per noi,
la relazione cioè di un viaggio fatto
da Bernardo Bembo nel 15 19 da
Venezia a Roma. Il Bembo ricorda
tutte le città che visitò, e fra oneste
tutte quelle della Marca e dell Um-
bria che incontrò per via. Il 18 A-
prile visitò Urbino; il 19 Cagli; il
20 Cantiano, Costacciaro , Sigillo e
Fossato; il 21 Gualdo, Nocera, altre
terre minori e Foligno; il 22 Spole-
to, il 25 Terni, Nami, Otricoli ecc.
il 2S era in Roma. Come si vede
da questo itinerario, egli non potè
notare molte cose per la strada,
pure anche in questa parte del suo
viaggio, trascrisse e segnò alcune
cose che gli fecero impressione. In
Urbino notò la ricchezza dell* ospizio
offertogli dal duca, et dncis uxoris
comitaiem: di Foligno ricordò V a-
moenissimam valìem, hinc et inde mon-
tihus circundataniy atmgdalisque re-
fertam: a Spoleto, fra le altre cose
lo colpì r aquedotto, aedificium am-
plum et tale ut romanae magntficentiae
fatearis. Di Terni Colonensis factionis
ricordò i ruderi del teatro, e V iscri-
zione SALVTI PERPETVAE AV-
GVSTAE ecc. riprodotta già dall' An-
geloni ( ediz. Pisa, 1878, p. 2. ) e
ultimamente dall' Orelli - Henzen
( n. 689 ): poi come ho detto, ricor-
dò Narni Ursinae factionis^ e cosi
via via sino a Roma. Altro non oc-
corre dire pel caso nostro di questo
bel documento, solo è a lamentare
la scorrettezza della copia trovata
del Muntz, scorrettezza somma, tan-
to chi Nocera è detta Lucariana: la
Cerqua sul Topino, 5>r^{//im, ecc. ecc.
e così in questo ed in altri luoghi, pa-
role e nomi o assolutamente illeggi-
bili, o di assai difficile interpretazione.
Pallotta Giuseppe. Noti:(ie della torre e altre memorie sto^
riche ' artistiche della Città di Macerata. Macerata, Cortesi, 1885,
in 8.® di pag. 68.
Questo libro è un vero arsenale
di notizie storiche, artistiche, religio-
se e civili sulla città di Macerata.
Principalmente vi si descrive la fa-
mosa torre di quella città, ma poi
se ne trae occasione per descrivere
820
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
e narrare le vicende di chiese, di
palazzi, di torri^ insomma in esso si
fa arapiiamente la storia di molte e
importantissime fabbriche di Mace-
rata. Della torre poi si ricerca pa-
zientemente l'origine, si raccontano
le vicende, i danni, i restauri, le
decorazioni ecc., mostrandoci, dal
complesso di tante notizie, che i cit-
tadini maceratesi hanno avuto sem-
pre a cuore il decoro di essa, la quale,
come dice V oratore, è il primo mo-
numento della città. Questo scritto
è invero eruditissimo, ci sembra pe-
rò, che, per amor di chiarezza, il
eh. autore avrebbe fatto opera buona
a dividerlo in tanti capi, a ciascuno
di essi prefiggendo un titolo.
Santoni Milziade. Di alcune pitture a fresco nella Chie-
setta del SS. Crocifisso di Paganico presso a Camerino. Came-
rino, Tip. Mercuri success. Borgarelli, 1885, in 16® di pag. 12.
Nelle vicinanze di Camerino,
sulla spianata di un colle, detto di
Patullo, sorge la chìcsina illustrata in
quest* opuscolo, la auale, senza ve-
run aspetto di architettura estema,
è nell'interno, da capo a fondo, co-
perta di numerosi affreschi, il com-
plesso dei quali formano quindici
istorie evangeliche, rappresentate da
ben centottanta fìgure. 11 che è
tanto più da notarsi in quanto che
la chiesina in discorso, coperta da
una volta, misura m. 2, 65 per
4, 70 di superfìcie, elevandosi ap-
pena per due metri e mezzo. Di que-
sti affreschi, il diligentissimo illustra-
tore, dà esatta descrizione, riproduce
le sottoposte leggende italiane, fa-
cendo notare di tutte T interesse che
meritano e il valore artistico che
hanno. È poi una bella ed utile sco-
perta per la storia dell' arte, quella
fatta dair Autore suU' epoca di que-
sti affreschi. Fu già chi 1' attribuì a
Simone de Magistris pittore della se-
conda metà del sec. XVI, ma il San-
toni avendo letta in detta chiesina
una iscrizione, a tutti sfuggita, e nella
auale ricordasi che quell'opera fu fatta
fare da ser aniovino de angelutio ca-
nonico de sancta Maria etc, ed aven-
do trovato in un istrumento che detto
ser Ansovino dotò di fondi detta chiesa
nell'anno 1477, ^^ mostrato chiara-
mente che questo lavoro artistico,
contrariamente all'asserzione di altri,
deve riportarsi all'epoca aurea delle
nostre arti, cioè alla seconda metà
del secolo XV. .
Servanzi-Collio Severino. Disegno ed illustrazione di un
antichissimo calice esistente nella Diocesi di Cingoli ecc. Sanse-
verino^ succ. Borgarelli, 1885, in 16.^ di pag. 8, con i tavola.
Questo calice fu già edito ed
illustrato dal eh. autore nel giornale
romano V Album àe\ 1860, ed oralo
riproduce separatamente , dandone
una minuta descrizione', che, unita
alla tavola annessa, ne fa esattamente
conoscere il lavoro e la bellezza. Mi-
gliore e più ricco è un'altro calice
esistente in una chiesa della villa di
Gaglianvecchio presso Sanseverino,
che il Servnnzi - Col li o descrìve dopo
il primo, e del quale, per la esatta
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
821
descrizione che fa di fregi, di figu-
rine e di lavori diversi, fa nascere
desiderio in chi legge, di conoscerne
il disegno in un* altra tavola , che
però r editore non ci ha data. Am-
oedue i lavori sono del secolo XV.
Servanzi-Collio Severino. No7^:(e Voglia -Ctccaronu San-
severrao, siicc. Borgarelli, 1885, in 16.** di pag. 12.
Invece di un solito sonetto, il
comm. Servanzi - CoUio , ha pubblicato
opportunamente per le nozze del sig.
Her Domenico Ceccaroni con fa
sig. Marchesa Francesca Voglia, la
relazione della festa nuziale ratta nel
X705 pel Matrimonio del Conte Guido
Ottaviano Ubaldini con la sig. Mar-
gherita Divinj. Il documento è vera-
mente caratteristico, ed è pregievole
come una pagina viva e tedele dei
costumi, e diremo anche, delle su-
perstizioni vigenti fra i ricchi signori
del secolo passato.
Veratti Bartolomeo. Lettera di santa Caterina da Siena
a Giacoma moglie di Trincio dei Trinci da Foligno. Modena,
1884, in 8.® di pag. 20.
È notissimo fra gli studiosi della
storia letteraria il nome del bene-
merito Veratti, editore accuratissimo
di molteplici e purgati testi di lin-
cia. Fra questi han luogo parecchie
lettere di santa Caterina da Siena,
una delle quali è la lettera annun-
ziata, tolta da un vecchio manoscritto
ed annotata e commoiuta da par
suo. Come le altre, questa lettera fii
publicata negli Opuscoli religiosi, let"
ierari e Morali di Modena, ove an-
che nel 1880 si publicò un altra let-
tera dalla santa a Trincia e Corrado
Trinci di Foli^o, con la famiglia
dei quali sembra che Caterina si
trovasse in stretta relazione.
Verona Carlo Andrea. Cenni popolari sulla vita di s. Fi-
lippo Beni^if desunti dalle pitture del chiostro di 5. Giacomo di
Foligno. Foligno, Campitelli, 1885, in 8.® di pag. 32.
Nel 1285 mori a Todi nelF Um-
bria san Filippo fìenizi, al quale in
breve si rizzarono altari, si dipinsero
tavole, si elevarono monumenti di
vario genere. Nel 1659 Lodovico
Giustiniani da Foligno, deli' ordine
dei Serviti, fece dipingere la vita di
S. Filippo nelle 24 lunette del patrio
convento di san Giacomo apparte-
nente al suo ordine, ed in quest* anno
1885 il p. Verona parroco di san Gia-
como, ha descritte queste pitture con
scopo morale, tessendovi su la vit^
del Santo, alternandola colla indica-
zione dei molti stemmi gentilizi, e
con la trascrizione delle leggende
poetiche che hirono allora colorite
sotto le 24 istorie del Chiostro.
SPOGLIO
DELLE PUBBLICAZIONI PERIODICHE
PEL PRIMO SEMESTRE 1885,
ANALECTA BOLLANDIANA - BRUXELLES.
Tom. IV, fase. L — Cataìogus codicum hagiographorum
Bihliothecat reg'uu Bruxellensis ( Nel cod. 581, del sec. XV,
ai fogli 71-73 trovasi una Passio Santi Pontiani ^ quod est
XIX. halendas februariiy scritta nel 966, e che qui si publica.
Un compendio della vita di s. Ponziano, sta anche nel codice
1351-1372, del sec. XV. Nel cod. 1328-37, del sec. XIV,
trovasi una Vita sancti Francisci confessoris, che è la leggenda
minore di S. Bonaventura. Nel cod. 1820-27, ^^^ s^^- ^^
e X si trova Dt vita 5. Benedicti dialogus Gregorii Af, che è
una parte del lib. II dei Dialoghi di S. Gregorio ). = Fase. II
Cataìogus etc. (Continuazione. Il cod. 1970-78 del sec. XV
contiene una vita vita beati Patris Francisci^ e una Vita San-
ctaè Clarae^ ambedue publicate nella collezione bollandiana,
12 agosto e 4 ottobre. Il cod. 2529 -32 del sec. XV, con-
tiene U Vita almi confessoris Francisci edita a fratre Bonaven-
tura doctore Seraphico : il cod. 2864-71 del sec. XV con-
tiene la vita beatissimae Angelae de Fulgineo. La prima vita
è pubblicata il 4 ottobre, i' altra, sebbene sia di fra Arnaldo,
ne riferisce però la primitiva compilazione, e se ne fa spe-
rare la stampa ).
ANNUARIO BIOGRAFICO UNIVERS.-TOKWO.
Voi. I. Num. 5-6, Biografia del card. Carlo Laurenzi
di Perugia, e di Eugenio Balbi, figlio del celebre Adriano,
nato a Fermo nel 1812^ mentre il padre insegnava scienze
St»OCLIO lìEI PERIODICI 82^
fisiche nel Liceo di quella città. =r Num. 7. LUCARELLI O.
Luigi Bonfatti ( Biografìa di questo letterato eugubino, estratta
dal nostro Archivio^ I, 745 - 748 ).
ANNUARIO DEL CLUB -ALPINO ITALIANO-
PERUGIA.
1885, disp. IL MARINELLI Z. Monte Corona. — BEL-
LUCCI G. Leggende umbre ( I capesciotti di S. Romualdo.
La sorgente dell' Artino ). — X. L'Aiso ( Laghetto presso Be-
vagna ). — ACCORIMBONI D. Leggende ispellesi ( La Vec-
chia della Croce: Il muro d* Orlando ). — BELLUCCI G.
Leggende Eugubine ( Il volto di S. Ubaldo ).
ARCHIVIO DELLA R. SOCIETÀ ROMANA DI
STORIA PA TRI A - ROMA.
Voi. Vili, fac. I-ILTORRACA F. Cola da Rienzo eia
canTione Spirto Gentil di F. Petrarca ( Riassume la questione,
e discutendola parte a parte, dimostra fra le altre cose, che
non fu diretta a Bosone da Gubbio).
ARCHIVIO STORICO ITALIANO -HRENZE.
Voi. XV, disp. I. ROSA G. Storia di Perugia dalle ori-
gini al j86o per Luigi Bonazzi (Ampia recensione del I. vo-
lume di questa storia stampato dieci anni indietro, cioè nel
1875 ). = Disp. IL MAZZATINTI G. Lettere politiche dal 1642
ai 1644 di Vincen:(p Armanni ( Continuazione ).
ARCHIVIO STORICO LOMBARDO -MlLkìiO.
An. XII, voi. II, fase. V. GIANANDREA A. Della Si-
gnoria di Francesco Sforma nella Marca secondo le memorie e i
documenti dell' Archivio Settempedano ( Accurata publicazione
di molti documenti dal 1433 al 1438 estratti dall' Archivio
Comunale di S. Severino. Continua nei fascicoli seguenti.
Vedi di sopra il Bullettino Bibliografico alla pagina 814 ). —
CAFFI M. Di alcuni architetti e scultori della Svinerà Ita-
liana ( Fra questi vi sono Pietro Paolo di Andrea e Filippo
d:24 SPOGLIO DEI PERIODICI
di Giovanni da Melìde autori di due cappelle in Perugia Del-
l' ultimo quarto del sec. XV ).
ARCHIVIO STORICO PFR LE PROVINCIE NA-
POLETANE-ìi AVOLI.
An. X, fase. I. BARONE N. Le cedole di tesoreria del-
V Archivio di Stato di Napoli dal 1466 al 1^04 ( Vi sono
rammentati, ai 18 Ottobre 1489 una testa di argento del
Duca di Calabria al naturale, mandata a S. Maria di Loreto:
e ai 16 Marzo 1492 un Tommaso da Ancona libraio a
Napoli ).
ARCHIVIO VENETO 'YEìiEZlA.
Tom. XXIX, p. I. fase. 57. BONI G. Una firma del
}00 nel Palai:(o ducale ( È grafEta sulla colonna XII della
loggia del !• pianò verso il molo, e dice cosi : Angelus de
Fulg .... 0 I m ccc LXXXVIIIme Agusti. Converrebbe inda-
gare per sapere chi fosse quest' Angelus de Fulgineo che di-
morava a Venezia nel 1388 ). =: P. IL fase. 58. CECCHET-
TI B. Per la storia deW arte della carta nelle Provincie Venete.
(Si tratta di un documento 28 Nov. 1361, nel quale si parla
di un Francesco Biancon da Fabriano, che trovavasi nel Ve-
neto presso il Sile, ove esercitava il mestiere della carta di
Bambagia ).
ARTE E 5702?;^ -FIRENZE.
An, IV, num. 2. RAFFAELLI F. // Tabernacolo di
bronco" ed il ciborio in marmo nella chiesa Metropolitana di Fer*
mo ( Cfr. pag. 391). =z Num. 4. CANTALAMESSA G.
Giuseppe Sacconi. = Num. 6. P. BARNABA D* ALSAZIA.
Di un paliotto X altare^ del nono 0 decimo secolo ritrovato a
5. Maria degli Angioli in quel d' Assisi. =: Num, 8. PINA.
A :(on7^o per la Marche ( Ricorda alcuni lavori artistici di
S. Maria nuova e nel Duomo di Fano ). = Num. 9. GIANUIZ-
ZI P. Nicolò Cocchi ( Notizie di lavori pittorici di questo ar-
tista Fiorentino, eseguiti in Loreto nei primi del sec. XVII ).
SPOGLIO DEI PERIODICI 825
= N. 13. FALOCI PULIGNANl D. M. Un artista Umbro
del sec. XIII ( Di nome Atto , architetto e decoratore di
S. Pietro di Bovara presso Trevi ). ^ N. 15. LUZI E. Lafac-^
ciata del Duomo di Ascoli Piceno ( Si nega che sia di Cola
dell' Amatrice, e si nega a buon diritto- Malamente però si
nega a Cola, contro 1* -asserzione del Vasari, che abbia lavo-
rato a Norcia, ove invece esegui parecchi lavori. Cfr, il Gior-
nale di erudi:(ione artistica del Prof. Rossi. Perugia, 1883,
voi. I. pag. 78-80. Continua nel num. seg. ). = Num. 19.
CASTELLI G. Per la storia dell* arte ( Ricordo dì un Gu-
glielmino poeta ascolano del 1187 )• = Num. 25. GIA-
NUIZZI P. A proposito dell' architetto che nel ijp2 die il dise-
gno per la ricostru:(ione del Duomo Ascolano ( Continua nel
Num. 26 e seg. ). = Num. 26. MELANI A. Raffaello , di
Marco Minghetti ( Favorevole ).
ATTI DELLA R. ACCADEMIA DELLE SCIENZE
DI TORINO 'TOKlìiO.
Voi. XX, fase. 2. FABRETTI A. Statuti suntuarii in-
torno al vestire degli uomini e delle donne in Perugia dal 1266
al 1644 ( Lettura di questa memoria, fatta nei mesi di Di-
cembre 1884, Gennaio e Febbraio 1885: vedi i fase. 364).
ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA
PA TRI A - GENOVA.
Voi. XIII, fase. V, 1884 [ ritardato ]. BELGRANO L. T.
Seconda serie di documenti riguardanti la colonia di Pera ( Il
doc. Ili è del 12 die. 1348, ed è una sentenza colla quale il
podestà di Pera, Benedetto .d' Arco, condanna i soci di Pa-
squalino Aldini e di Egidio Nicolai, cittadini di Ancona, al
pagamento di 1953 fiorini d'oro e 3 grossi, in favore di Mi-
chele Sotero e Bartolomeo Bìgo, borghesi di Pera, con di-
chiarazione che, trascorsa la mora conceduta senza che il pa-
gamento sia stato eseguito, possano i detti creditori commet-
tere rappresaglie a danno degli anconitani. I doc, XVII e
XVill sono due lettere di Ciriaco d'Ancona: 1444-1445).
826 SPOGLIO DEI PERIODia
ATTI E MEMORIE DELLA R. DEPUTAZIONE
DI STORIA PATRIA PER LE PROVINCIE DI ROM A-
GNA . BOLOGNA.
Ser. Ili, voi. Ili, fase. I-II. ORSI P. Sui centurani ita-
lici della L età del Jerro e sulla duor anione geometrica e rap-
presentativa dei bronci norditalici dello staso periodo ( In questo
scritto, si tiene anche conto delle Necropoli piceno ^ samni-
tìche J.
BOLLETTINO STORICO DELLA SVIZZERA ITA-
LIANA - BELLINZONA.
An. VII, num. 1-2. BERTOLOTTI A. Artisti svbi:(eri
in Roma nei sec. XV , XVI e XVII ( Fra questi vi è un Fi-
lippo di Giovanni da Melide, che verso la fine del sec. XV
lavorava a Perugia ). — Due documenti per Bramante da Ur-
bino ( Relativi alla chiesa di san Satiro in Milano [1497] e
al castello di Vigevano [1494] ).
BULLETTINO DELL' INSTITUTO DI CORRISPON-
DENZA ARCHEOLOGICA 'ROMA.
1885. Gennaio KOERTE. Comunicazione sopra una
tazza antica trovata in una necropoli di Orvieto. — Altra
comunicazione del medesimo sopra uno scarabeo etrusco di
corniola acquistato pure in Orvieto.
BULLETTINO DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA -
ROMA.
Ser. IV, an. Ili, Num. i. ARMELLINI M- Iscrizione di
Gubbio del Jij/ (Notizia di un iscrizione nella chiesa di
sant. Erasmo. Cfr. Archivio, I, 675, nello spoglio della Croni-
chetta mensuale).
BULLETTINO DI NUMISMATICA E SFRAGI-
STICA-CAUEKmO.
Voi. II, num. 7. SANTONI M. e RAFFAELLI F.
La Zecca di Macerata e della provincia della Marca ( Conti-
SPOGLIO DEI PERIODICI 827
nuazione dei fascicoli precedenti ). — Notizia di un ripostiglio di
monete municipali, per la massima parte marchegiane ed um-
bre, appartenenti alla metà del secolo XV, trovate nel cir-
condario di Camerino, fra Muccia e Pievetorina.
CORNELIO TACITO 'TERm.
An. II, num. 4, HERRLICH. Giuseppe Cocchi ( Necro-
logia di questo letterato umbro, nato in Todi nel 181 3,
morto in Perugia nel 1882. Continua nei num. seg. ).
CORRIERE DEL MATTINO -NAPOLI.
An. XIII, num. 134. F. TORRACA. Sul Consalvo di
G. LEOPARDI ( Cont. nel num. 135 ).
CRONACA MARCHIGIANA - CAMERINO.
An. X. num. 3. Agostino Reali ( Necrologia). =: Num. 7.
SANTONI M. Sisto V. Spigolature Camerinesi ( Breve cenno
sulle relazioni fra Camerino e Sisto V, la cui madre era ca-
merinese ). =: Num. 8. SANTONI M. Ancora di Sisto V.
Spigolature Camerinesi. — SANTONI M. Lorenzo Cretico da
Camerino ( Letterato del sec. XV ). = Num. 9. FEROSO C.
A proposito delle spigolature camerinesi sopra Sisto V. — SAN-
TONI M. Spadaccini nel cinquecento ( Spigolature Camerine-
si ). = Num. 12. G. V. // conte Teren:(io Afamwni ( Biogra-
fia, desunta specialmente dalle lettere di lui al fratello Giu-
seppe ).
CRONICHETTA M EN SU A LE -KOUk.
An. XIX, fase. V. Scoperte presso Carsoli.
FANFULLA - ROMA.
An. XVI, num. 41 ROUX O. La Maschera perugina.
( Notizia su Bartoccio e le Bartocciate. Fu poi riprodotta dalla
Provincia di Perugia, an. XII, num. 44 ).
828 SPOGLIO DEI PFRIODICI
FANFULLA DELLA DOMENICA - ROxMA.
An. VII, nutn. 2. ANTONA - TRAVERSI C. Alcune
varianti della Can:(pne « Sul monumento di Dante n di
Giacomo Leopardi ( È un saggio della nuova edizione critica
di tutte le poesie del Leopardi ). =s Num. 5. Recensione di
due scritti del C Feroso ( prof. M. Maroni ), Spigolature bùh
grafiche di Francesco Podestiy Ancona, Morelli, 1884, e Guida
dì Ancona, Ivi, Morelli, 1884. ( Favorevole ).
GAZETTE DES BEAUX ARTS- PARIS.
Voi. XXX, fase. 331. Gennaio. MICHEL A. La legen-
de de Saint Francois dans V Art ( Notizia abbastanza dif-
fusa della parte artistica del libro : Saint Francois etc. del
quale vedi questo voi. a pag. 164 e seg. ). — DAÌR.CEL A.
La collection Basilewski ( Fra gli oggetti formanti questo ric-
chissimo museo, si rammentano alcune maioliche di Urbino,
•di Deruta e di Gubbio). — PHILIPPS C. Correspondence
d'Angleterre ( Si parla della Madonna degli Ansidei di Raffaello,
recentemente acquistata dalla Galleria Nazionale di Londra
per I, 750,000 lire. Ne fa 1^ storia, ne stabilisce la data
(1506), e rileva il carattere umbro della disposizione delle
figure, e le attinenze col Perugino ). — Fra i disegni di questo
fascicolo a pag. 85 vi è quello di una fenestra del palazzo
ducale di Urbino.
GAZZETTA LETTERARIA - TORINO.
An. IX, num. 2. VISCARDI G. Un antico poemetto po-
polare italiano ( È intitolato la Passione di Cristo; ed è at-
tribuito a parecchi, fra gli altri al Boccaccio. Un codice senese
ne fa autore il b. Jacopone da Todi ).
GIORNALE DEGLI ERUDITI E DEI CURIOSI -
PADOVA.
An. Ili, num. 68. Notizia di D. M. Faloci Pulignani sui
magistrati medioevali di Foligno, e di C. G. Cattaneo su quelli
SPOGLIO DUI PERIODICI 829
di Iesi. =: Num. 69, Notizia sull' acquetta di Perugia di L. F.
Valdrini, — Altra notizia sullo stesso soggetto. = Num. 70.
Notizie diverse sulle supreme magistrature di alcune città
della Marca e dell' Umbria durante il medio evo. = Noti-
zie di M. Mandatari e di Camese suU' Università di Came-
rino. = Num. 71. Notizie sopra Guglielmo Ebreo Pesare-
se. — Notizia di L. Fabretti e di altri su G. B. Danti. =:
Num. 72. Notizia di D. M. Faloci Pulignani sopra una stampa
di Orvieto dei priini anni del sec. XVII. = Num. 73. G.
B. Dante.
GIORNALE NAPOLETANO DI FILOSOFIA E
LETTERE 'ìiAPOLl.
An. V, voi. IX, fase. 34. VARRIALE V. La Canione
di Leopardi alV Italia.
GIORNALE STORICO DELLA LETTERATURA
ITALIANA - TORINO.
An. Ili, voi. V, fase. 13-14. SABBADINI R. Notizie
sulla vita e gli scritti di alcuni dotti umanisti del sec. XV. rac-
colte da codici italiani ( Il num. III. tratta di Francesco Filelfo^
o dà conto di una orazione inedita, contenuta nel cod. V,
IO dtlV Ambrosiana )^
GLI ANNALI FRANCESCANI - MILANO.
An. XVI. fase. i. 5. Francesco di Assisi e la contea di
Montauto ( Recensione di questo libro pubblicato a Prato dal
p. Lodovico da Livorno ).
IL BIBLIOFILO - BOLOGNA.
An. VI, num. i. UN MARCHIGIANO. Gara di contraf-
fazioni trecentistiche tra padre e figlio Leopardi. (Continuazione.
Vedi Archivio I, 378. ) — GIAN ANDREA A. Biblioteca di
un medico marchigiano del secolo XI F. ( Vedi di sopra il Bui-
lettino a pag. 8io ). — Recensione dello scritto del conte
S. Servanzi CoUio sullo statuto di Serra Petrona, del quale
830 SPOGLIO DEI PERIODICI
ctr. Archivio^ I, 768 ( Favorevole ). r= Num. 3. FAELLI E.
Di Federico Zuccaro e di un suo rarissimo opuscolo, ss Num. 4.
Recensione degli scritti dell' avv. Maroni publicati in que-
st' Archivio I» 227 - 2689 689 - 709, della monografia dello stesso
per GraT^ioso Benincasa di un cfr. Archivio I, 363, = Num. 5.
UN MARCHIGIANO. Gara di contraffa:(ioni trecentistiche tra
padre e figlio Leopardi ( Continuazione ).
IL MACERATESE - MACERATA.
An. I, num. i. Storia popolare Maceratese. — Letteratura
Maceratese. = Num. 4-5. Un autografo sovrano ( É di Carlo
Emanuele duca di Savoia, che nel 1590 nominava lettore di
S. Scrittura nell' Università di Torino, fra Trebatio Marcotti
francescano, della Penna S. Giovanni nelle Marche ). ^ Nu-
mero 8-9. U Avv. Cav. Giuseppe Foglietti ( Necrologia ,
1820 -1882). = Num. IO- II. Uomini illustri di Macerata
( Anteriori al sec. XVII ).
IL PROPUGNATORE- BOLOGNA.
An, XVIII, disp. I - 2. PÈRCOPO E. Le laudi di fra
lacopone da Todi nei ms. della Biblioteca na:^ionale di Napoli
(Continuazione. Si danno le varianti delle laudi XXXVII-
XLIX, contenute nel cod. XIV, C, 38 ). — GUARDIONE F.
// Bruto Minore di Giacomo Leopardi. ^ Disp. 3. PÈRCO-
PO E. Le laudi del fra lacopone ecc. ( Continuazione. Dà le
varianti dei primi io canti del cod. XIII, C. 98 ).
IL PUNGOLO DELLA DOMENICA - MILANO.
An. Ili, num. 7. BIANCHI A. G. La cicceide ( A pro-
posito di questo libro dell' Egubino Lazzarelli , testé ri-
stampata dal Sommaruga).
IL rO/^/ATO . FOLIGNO.
An. I, num. 2. M. F.(ALOCI) P.(ULIGNANI). Storia
di un hatocco ( Episodio di una guerra municipale fra Foligno
e Spoleto avvenuta nel 1438 a proposito di un batocco ). ^
SPOGLIO DEI PERIODICI 83 I
N. 3. A. M.(ANCINELLI). La Pentarchia nel j«02 ( Ricordo
estratto della Gas^T^etta Universale di Foligno del 17 settem-
bre 1802 ). =r N. 4. M. F. P. La corsa di un animale nero
( Feste popolari per la festa del protettore, cessate nel 1485,
e consistenti nell* appendere un maiale vivo, e nell' arronci-
gliarlo a furia di popolo ). = N. 5. M. F. P. // chiostro di
Sa^sovivo (È del 1225. Con vignetta). =: N. 6. M. F. P.
La Musa di Belfiore ( Ricordo di Ovidio Unti poeta del
XVII secolo ). = N. 7. M. F. P. Foligno dalle strade inT^uc-
cherate (Enumera gli autori e le publicazioni popolari, nelle
quali si ricorda questo detto ). = N. io. M. F. P. Perchi
ci dicono Cuccugnai ( Spiegazione di questo motto popolare.
Riprodotto nella Provincia^ an. XII. n. 68-69 ). = N. 11. M.
F. P. Canti popolari delV Umbria. = N. 12. M. F. P. La città
di Foligno nel 16 jj ( Da una pianta topografica di Luca U-
golini ). =1 N. 13. M. F. P. Sfragistica Folignate. = N. 15.
M. F. P, La prima edi:(ione della divina Commedia ( Eseguita
in Foligno nel 1472 da Giovanni Numeister di Magonza e da
Evangelista Mei di Foligno). =z N. 16. M. F. P. Sonetto so^
pra {Voltaire ( Ricordo di una stampa Folignate del 1782 so-
pra Voltaire, con sonetto satirico dell'epoca ). rz N. 17. M. F.
P. Codici Folignati della ColleT^tone - Ashburnham ( Sono i nu-
meri 151: Gentile da Foligno ^ e il 304 e 1213; Fre7i:ìii Fede-
rico. Delcod. 121 3 Cfr. il n. 19 ). =:N. 20 M. F. P. Una poe-
tessa di Foligno ( Maria Battista Vitelleschi, ^norta giovanis-
sima nel 1725. Vedi tre sonetti di essa nel num. 22 ). z=
N. 21. M. F. P. La Madonna delia 5/^/tó (Affresco dei primi
del sec. XVI di Paolo Bontulli da Percanestro, del quale si
danno notizie. Cfr. n. 23 ). =: N. 23. A. M. // Sabato^ i Set-
tembre 1827 ) Questa data segna V apertura del nuovo Teatro
Apollo ). = N. 25. M. F. P. // palaT^io dei Trinci ( Monu-
mento pregevole per la storia letteraria civile ed artistica del
sec. XV. Se ne dà un cenno ).
LA DOMENICA DEL FRACASSA - ROMA.
An. II, num. 2. A. BARTOLI. Da un codice Ashburnha-
miano ( È quello segn. 478, contenente il Can^^oniere del Pc-
832 SPOGLIO DEI PERIODICI
trarca e rime di altri poeti. Alla canzone Spirto gentil sì leg-
gono premesse queste parole : Mandato a Messer Busone da
Gubbio essendo senatore di Roma. Il Bartoli accenna con quali
argomenti si può sostenere questa attribuzione, che dal Tor-
raca nel num. 3 viene esclusa, e dal Borgognoni accettata
nel num. 4. Il Bartoli se ne occupò di nuovo nel num. 8,
e nel num. io il D' Ovidio^ il quale accetta pure la nuova
ipotesi. Vedasi la spoglio della Scuola Romana. Parleremo della
questione esaminando il recente scritto del collega Mazzatinti
su Bosone, inserito neir ultimo volume degli studi di Filolo-
gia romanza). = N. 11. lACK LA BOLINA. Il Publio Ven-
eidio Basso Ascolano di Iginio Gentile ( Cfr. lo Spoglio della
Rivista Storica Italiana pag. 17S ). — N. 16. WAGNER IL
PEDANTE Un pranzo del suolo XVI ( Fu dato nel 15 13
in Campidoglio dal Magistrato romano a Giuliano e Lorenzo
di Medici, e descritto da Paolo Palliolo da Fano ). =: N. 18.
BORGOGNONI A. La Cicceide ( Interessante analisi del
poema in più di 300 sonetti di G. F. Lai^arelli di Gubbio,
contro Bonaventura Arrighini da Lucca. Il Borgognoni asserisce
che il sig. A. S. ultimo editore della Cicceide. Roma, Som-
maruga, 1885, è incorso in vari errori ). z= N. 19. RICCI
C. Fantasmi della critica ( A proposito di una tavola del se*-
colo XIV, esistente in una chiesa di Urbania, sotto alla quale
il Ricci dice leggersi il nome del Pittore Giuliano da Rimini,
mentre Crowe è Cavalcaselle scrissero leggervisi Pietro da
Rimini. Questo asserisce di nuovo nel n. 20 il Cavalcaselle )..
= Num. 25. GUERRINI O. Raffaello di Marco Minghetti. =
N. 26. PICA V. A proposito del Raffaello del Minghetti. .
LA DOMENICA LETTERARIA - ROMA.
An. IV, num. 4. Recensione della nuova edizione della
Cicceidcy del Lazzarelli edita in Roma quest' anno dal Som-
maruga.
LA NUOVA i7MBi?L4 - SPOLETO.
An. VII, num. 2. Al Sig. Giuseppe Mai^atinti ( Replica,
niente calma, al giudizio dato dal Mazzatinti in questo Ar^
SFOGLIO DBI BEKIODICr 83,3
cbivio I, 757 della rivista fatta molto iegg^rnienfe dblla Nuòva
Umbria del libro, del Baron Saosi , Storia del Comiine di Spo-
kìo ). =: N. 4. Epigrafia ( Framtnearò di lapide rcmatia tro*
vata presso san Claudio. Il Sig. G« S. che fa publica > può
;tar tranquilld che lacortuzipne di 5. Claudio in 5. Chiodio^
proviene xinicatnente .da. una ragione fonica), r^ Loreto Vi^
tori ( Distinto cultore di musica, nato a Spoleto yersoil i6oq:
se ne pubblica Particola biografico coìnpilato dal Sansi nel-
r opuscolo : / nomi delle vìe dì SpoleSo. Spoleto^ sen^a data,
pag. 55 ). =: Num. 5. Epigrafia ( Frammento d' iscrizione
romana inedita ). =: Num. 9. PIERGILI G. Alcuni scrittori Spo-
letini (A proposito dei i due codici, il num. 992 e 1552
della biblioteca di )Lord Ashburnham è del cod. 74 della
Laurenziana )• = Num. 11. SORDINI G. Ubaldo de Dotna
( Questo scrittore spoletino stampò in Perugia pel Colombara,
1602, un esposizione della canzone 22 del Petrarca, della
quale in questo e nel seg. numero si publica un sunto ine-.
dito reddatto nel 16 12 dal Serafini, e nel num. 13 si da una
descrizione bibliografica ). = Num« 19. Descrizione deW India
( È di fra Menentlllo da Spoleto, diretta a fra Bartolomeo
da S. Concordio. Continua nei num. seg. )•
r APPENNINO - CAMERINO.
. An. X, n. 20. CONTI À. Le pantofole di Sisto V ( Ap-
punti tecnici sulla statua di questo pontefice a Camerino ). =:
N. 23. CAMESE. Castelraimondor Pagine vecchie j( Breve illu-
strazione storica di questo comune in occasione dell' inau-
gurazione della via ferrata ).
LA PROVINCIA - PERUGIA.
An. XII, num. 44. — ROUX O. La maschera Perugina
( Continua nel num. 45, Estratto dal giornale politicò il fan--
fulla, An. XVI, n. 41, n - 12 febbraio 1885 )• = Num. 62. TI-
BERINO. Luigi BoHa:(^i^ profilo biografico. = Num. 69. M. F.
P. Perché ai Folignati dicono Cuccugnai ( Continua nel n. 69.
Estratto dal Topino^ An. I. num. 10/ = Num. 133. PAN U UGO.
Archivio Storico U. 53*
$34 SPOGLIO DEI PERIODICI
La festa dei ceri a Gubbio ( Notizia di costumi popolari di
questa città io occasione della festa di s. Ubaldo il i8 Mag*
gio )• = Num. 142. CALDERINI G. V accademia di belle
arti di Perugia ( Si fa succintamente la storia di questa isti-
tuzione fondata» sembra» nelji546, e però, in ordine di tempo,
la più antica di Italia : continua nei numm. seguenti )•
LA RASSEGNA ITALIANA -ROMA,
An. V, voi. Il, hsc. I. AVOLI A. Lettere inedite del Leo*
pardi e del Puecinotti.
LA RASSEGNA NAZIONALE - FÌRESZE.
An. VII, voi. XXII, fase. LXXXffl, CASTELLACCI D.
Alcune lettere inedite di L. A. Muratori ( Da una di queste
lettere, Modena 17 Gennaio 1742, togliamo il periodo che
siegue ; U iscrizione di Spello attribuita al poeta Proper:(io, già
era in mia manOy e V ho me^sa nella Raccolta^ con dire^ non es-
ser tal monumento bastante a decidere la questione della di lui
patria. Anche Assisi lo pretende^ e con buone ragioni , come ho
veduto in una Dissertazione manoscritta che mi fu inviata. La
lettera è diretta a Domenico Brichieri Colombi, che allora
risiedeva in Austria ).
LA RONDA - VERONA.
An. IIL n. 3. F. GUARDIONE. G. Leopardi in S. Croce.
L'ART -PARIGI
An. XI, n. 495. E VERON. S. Fragois J^ Assisi (Biblio-
grafia di questo libro publicato dall' editore Plon. ).
LA SAPIENZA - TORINO.
An. Vn, voi. XI, fase. 1-2. B. MATTEIS. Sul Franco^
SCO d* Assisi di Ruggero Bonghi. Appunti critici.
LA SCUOLA ROMANA - ROMA.
An. ni, num. 6. Aprile. LABRUZZI. F. Bosone da Gub*
bio e la can:(one Spirto Gentil ( Contro V opinione di alcuni
SPOGLIO DEI PERIODICI 835
nega che il Petrarca indirizzasse a Bosone questa canzone,
( Continua nel num. 7 }• =5 CUGNONI G. Due ùra:(ioni at^
tribuito a Sallustio dal codice cbigiano H, ni, iv, scritto nel
1470 da Piergiovanni Nardi di S. Angelo in Vado sub sfi^
pendio domini comitis Federici).
L ECO DELLA S. CASA - LORETO.
An, IV, num. 45. TORSELLINI O. Storia della 5. Casa
di Loreto ( Continua in tutti i num. seguenti ). = Effemeridi
Loretane ( Decembre 1457 al 1498 ). == Num. 46. FEDE-
RICI F. Ancona e Loreto ( Notizia di un' opera di oreficeria
mandata a Loreto dagli anconitani nel 1624 , e di un melo-
dramma del Bonarelli edito in Ancona nel 1653). — Effeme"
ridi Loretane ( Gennaio 1458 - 1499 ). =: Num. 47. BARTO-
LINI D. Osserva^iioni Storico - critiche ecc. ( Continuazione ). =:
Num. 48. Effemeridi Loretane ( Marzo 1458 - 1499)- = N. 49.
Effemeridi Loretane (Aprile, 1454- '495 )• = Num. 50. Ef-
femeridi Loretane ( Maggio e Giugno 1454 - 1499 ).
L ILLVSTAZIONE ITALIANA - MILANO.
An. Xn, n. 13. RICCI C. // passo del Furio. — N. 16.
Macerata ( Brevi cenni istorici con illustrazioni ).
V ITALIA . ROMA.
An. III, num. i. CASTELLI G. Le sculture ascolane del
secolo XI ( Della chiesa dei SS. Vincenzo ed Anastasio, delle
quali si danno due disegni. Continua nel num. 2. ). ^ N. 2.
FALOCI PULIGNANI D. M. La porta minore della CatU-
drale di Foligno (È del 1201 , e si attribuisse ai marmorari
Rodolfo e Binello: se ne dà un disegno ). == Num. 5. CAN-
TALAMESSA G. Un nuovo libro su Raffaello ( Giudizio fa-
vorevole del nuovo libro del Minghetti, con alcuni appunti
e riserve ).
L ORDINE' AUCOìiA.
An. XXVI, num. 121. FEROSO C. La festa e V armata
di S. Ciriaco { Ricordo delle antiche feste popolari, in occa«
sione delle feste del Patrono).
836 SPOGLIO DEI PERIODICI
NUO VA AN TOLOGIA - ROMA.
Ser. II, voi. XLIX, fase. IV, PIGORINI BESI C. Un
battesimo principesco nella fine del su. XVIII ( Accaduto a Ca-
merino il 26 Luglio 1775. ^^^ u^ bambino di Casa Morelli»
pel battesimo del quale, venne a Camerino la stessa duchessa
di Parma ).
OPUSCOLI RELIGIOSI LETTERARI E MO-
RALI - ÌAODEN A.
Ser- IV, voi. XVI. fase. 48. B. VERATTI. Lettere di^
S. Caterina da Siena secondo un antico ms. con note ( La let-
tera è nota, ed è diretta a Mona Jacoma dì Messer Trincia
di Trìnci da Fulìgno, consolandola per la morte di suo ma-
rito Trincio, signore di Foligno^ ucciso in una sommossa po-
polare nel 137 . Lo scritto del Veratti è pubblicato nel 1884,
ma sebbene tardi, non abbiamo voluto astenerci dal segna-
larlo ).
REVUE DES QUESTIONS HISTORIQUES -
PARIS.
An. XIX, fase. 73. L. C. Annunzio favorevole assai del
Saint Francois ecc. edito dai sigg. Plon et Nourrit.
RIVISTA CRITICA DELLA LETTERATURA
ITALIANA . ROMA.
An. II, n. 3. Recensione dello scrìtto di F. TORRACA.
Cola da Rien:(p e la Can:(pne « Spirto Gentil » ( Roma, Fot*
zani, 1885 ) publicato neir Archivio della Società Romana di
Storia Patria. Vedi sopra lo spoglio di questo Archivio pag.
823 ). = N. 6. Recensione dello scritto di G. MIGNINI.
Le tradixioni dell'epopea carolingia nelV Umbria. Cfr. Archìvio I,
383 e sopra p. 818. — E. TEZA. Italiani e Spagnuoli: appunti di
bibliografia (Si ricorda una stampa perugina del 1656 circa ^
intitolata : // maggior mostro del mondo^ opera tragica di Gia-
cinto Andrea Cicognini fiorentino ).
SPOGLIO DEI PEKIODICI 837
STUDI E DOCUMENTI DI STORIA E DIRITTO-
ROMA.
An. VI, fase, i - 2. BATTAUDreR A. Un volume dà
Regesti di Innocenzo III donato alla Santità di N. S. Leone XIII
da Lord Ashburnham ( Si fa notare che questo volume una
volta bx deposto in Assisi nella biblioteca del S. Convento).
THE ART - JOURNAL - LONDRA.
Gennaio 1885. — WALLIS H. The carly Madonnas of.
Raphael ( Le prime Madonne del Rafiaello : Continua nel
num. di Aprile).
THE MAGAZINE OF ART- LONDRA.
Gennaio. 1885. PHILIPPS CL. The Madonna Ansidei.
( La Madonna degli Ansidei acquistata recentemente per la
Galleria Nazionale di Londra ).
ZEITSCHRIFT FtfR BILDENDE KUNST -
LIPSIA.
XX, 1885, 5. Febbraio THODE H ( Recensione del li-
bro 5. Frangois d' Assisi edito dal Plon, di cui si loda la parte
artistica, ma si lamenta che in fatto di critica lasci a desi-
derare. Il Dott. Thode ha poi pubblicato su questo soggetto,
cioè sulle relazioni fra San Francesco e 1' arte, un pregevole
volume ).
VARIETÀ E NOTIZIE
* Nel Settembre di quest' anno 1885 ^^ tenuto a Torino
il ter:(o congresso storico italiano. Ciò è noto; interessa però ai
nostri lettori il conoscere» come fra le varie comunicazioni
fatte in quelle adunanze , il cav. Tommaso Belgrano rappre-
sentante la Società Ligure di Storia patria , die notizia che
per cura di quella società si publìcheranno forse anche i
viaggi del nostro Ciriaco di Ancona.
^ La casa editrice A. G. Morelli annunzia prossima la
publicazione di un saggio della cronaca di Ancona in ter^a ri-
ma di Mario Filelfo con prefazione e note di C. Feroso. Questo
volume sarà il primo di una collezione di Curiosità letterarie
Anconitane per cura e studio del nominato C. Feroso, della
quale faranno parte queste opere: Versi di Ciriaco Pi:(^icolli:
Saggio deir Ama:(pnide di Andrea Stagio: Saggio del Rinaldo
Furioso di Marco Cavallo: Il Solimano, tragedia di Prospero Bo-
narelli: Tullia Feroce, tragedia di Pietro Cresci.
* È prossima a pubblicarsi 1' ultima parte della storia di
Spoleto del Barone Achille Sansi, la quale comprende V epoca
moderna e giunge fino ai giorni nostri.
* Monsignor Aurelio Zonghi si propone di pubblicare in
quattro grossi volumi in 4.^ i repertori degli antichi archivi
comunali di Iesi, Osimo, Fano» e Fabriano. L* opera sarà uti-
lissima» risultando dalla descrizione o dal riassunto di parec*
chie migliaia di codici » carte diplomatiche^ statuti » registri»
VARIETÀ E NOTIZIE 839
riformaiize ecc. Nel programma si legge che il più antico do-
cumento Fabrianese è del loii; il più antico di Osimo è
del 1061; di Fano è del 1173, di Iesi è del 1277.
* Il Nestore degli eruditi marchigiani, comm. Severino
Servanzi Collio, è giunto coi suoi scritti ad un numero cosi
elevato di opuscoli e di libri , che il loro elenco è una vera
bibliografia. Un elenco di questi scritti fu publicato nel 1855,
ed allora salivano a 61: una continuazione fu aggiunta dieci
anni dopo, ed a quest' epoca erano 108: oggi ha ripubblicato
un nuovo elenco che deve essere assai raro, poiché ci è riu-
scito impossibile di procurarcelo per quante dimande e ricer-
che ne sieno state fatte nella patria dall'autore; sappiamo
però che esso va fino al 1884, ^ comprende la bellezza di
ben 144 scritti di arte, di storia, di letteratura, di agiogra-
fia ecc. ecc. Di altri scritti, non compresi in quest'elenco, si
è parlato in questo Archivio (pag. 392, 820 ec): ora. non sarà
inutile far seguire la nota di parecchi altri lavori del diligen-
tissimo raccoglitore, lavori o abbozzati prossimi a publicarsi,
Eccone i titoli:
T. Settempeda. Notisti varie e descrixiotu di alcuni oggetti venuti a luce
dalV antico sito dove sorgeva quella città ed incisi in rame.
2. La patria e la posizione economica di Bartolomeo Eustacchio di San-
Severino Marche, sommo anatomico, con la sua immagiue e con la incisione di
una medaglia di hron'^p a lui offerta dal Conte Severino Servanti - Collio .
3. Chiesa di S. Giovanni di Urbitto dipinta interamente dai fratelli
Loren:^o e Giacomo di Sanseverino Marche nelV anno 14 16 con incisione por-
tante uno di quei molti quadri.
4. Sante Saccone. Poche parole sulla sua vita e la sua immagine.
5. Famiglia Divini 0 Indivini, dalla quale derivò S. Pacifico e suo al-
bero genealogico.
6. Statua di argento , fatta , disfatta, rifatta di S. Severino Vescovo e
Protettore della Città che ne porta il nome.
7. Zelo Apostolico spiegato nel Piceno da san Francesco, e suo ripetuto
accesso in San Severino Marche.
8. Chiesa di San Francesco di Padri Conventuali in San Severino, in-
tieramente dipinta a fresco con varie incisioni.
9. Sulla antica Chiesa e Monastero dt S. Maria di Rambona presso
Montemilone 0 Pollen^a, con una veduta prospettica.
10. Quattro onorevoli soggetti della famiglia Bigioli, vissuti e morti nel
secolo corrente, con una incisione.
Ò^O VARIETÀ E KOTlZrC
11. DKcri{ione delU Immagini di alcune Diviniià Pagane che si trova-
no disegnate neUe poesie di Lodovico La^iareUi, conservate in questa biblioté'
ca comunale, . . , •
12. Due residence corali f una nel? antico Duomo delta città di San-
Severino Marche , F altra di stalli centodue nella basilica di S, Francesco di
Assisi^ lavori eseguiti nelT anno J^oi dal rinomatissimo Prof. Domenico In-
divini di Sanseverino Marche.
13. Notizie intorno alla Beata MarsUia PupeHi Mantellata Agostiniana
4$ Sanseverino Marche e ìa sua santa Immagine*
i4. Pittura ad olio di Pdice Damiam da Gubhio , descritta dal Conte
Severino Servanti - Collio,
15. Lauri D. Francesco patrizio di Sanseverino Marche, uno dà veri
benefattori delF umanità in questa sua patria. Cenno della sua vita e sua
immagine.
16. 5. Carlo Borromeo. Culto e devozione della città e diocesi di Sanse-
verino Marche verso' questo santo.
17. Cenno storico sopra il monastero di santa Maria in Castagnola, «
18. Viaggio di devozione da Loreto ad Assisi.
19. Alcuni epigrammi di Zefferino Re. Poche parole sulla vita di lui e
la sua immagine.
20. Bartolomeo Borghese. Alcune lettere dirette al conte Severino Ser-
vanii - Colilo.
21. Notixie sopra là Chiesa di santa M.iria della Misericordia.
22. Cippi ed iscrizioni venute a luce nelV antica Settempeda e non molto
lungi dalla medesima.
23. Quello che fu Settempeda.
24. Francesca del Serrane di Sanseverino Marche: alcuni ricordi della
sua vita e sua immagine.
* Coi tipi dello stabilimento S.Lapi di Città di Castello
il Sig. A. Tenneroni pubblicherà le poesie di lacopoae da
Todi tratte da codici umbri, con prefazione, biografia e note.
* Il Sig. E. Colini pubblicherà prossimamente in Iesi un'o-
pera intitolata: Noti:(ie della vita e delle opere di Terenzio
Mamiani.
* Nella recentissima pubblicazione : Le Monete dell' Italia
antica del p. Raffaele Garrucci S. I. ( Roma, Saiviucci, 1885,
in fol. di pp. 230, con 125 tav.) si parla a lungo delle zecche
e monete coniate nelle diverse città italiche , e , fra queste ,
delle zecche e monete di Ancona^ Asculum, Cales e Tudcr.
VARIETÀ E NOTIZIE 84 1
* V avv. Raffaele Foglietti , terminate le Conferenie sulla
storia antica dell* antico territorio Maceratese^ delle quali ci occu-
peremo nel prossimo fascicolo, ha intrapreso altre conferenze
sulla storia medioevale dello stesso territorio.
* Dal volume I àdV Inventario dei manoscritti italiani che
conservansi nelle biblioteche della Francia^ redatto da G. Mazza-
tinti e di prossima pubblicazione, togliamo le indicazioni dei
codici che riferisconsi alle Marche ed ali* Umbria e che con-
servansi nella Nazionale di Parigi.
Cod. 91 ( 7706; Sec. XrV; Mazarino ). — I Fioretti di S. Francesco
( f. 70-94 ). «e De le gloriose stimate del beato padre nostro messer
San Francesco . . . >» ( f . 95-102 }.
Cod. 97 ( 7712 ; Sec. XV ; Aragona ). — « Como sancto Francisco
promesi obediencia a frate Bernardo da quintaualle » : seguono alcuni 5S*
dei Fioretti senza argomenti ( f. 105 - 1 1 5 ). Relazione di un pellegrinaggio
alla chiesa di S. Francesco d* Assisi ( f. x 1 5 e segg. ).
Cod. 99 ( 77i4; Sec. XV; Béthune ). — I Fioretti di S. Francesco
(f. i-s8). Leggenda di S. Francesco (f. 61-89).
Cod. 203 ( 10043»; Sec. XVII; Baluze 550). — Lettera di M.r della
Casa al Duca d'Urbino; 15 agosto 1555 ( f. 291-92). Lettera del Card.
Carrafa a M.r Giovanni Andrea di Gubbio; io settembre 1555 (f. 294-97).
Cod. 2o4 ( xoo43^; Sec. XVII; Loménie de Brienne; Colbert, $304 ).
Copia di una lettera alla duchessa d' Urbino sul conclave per 1* elezione di
Pio IV; s. d. (f. 137-39)-
Cod. 227 ( X0070; Sec. XVI. ). — Istruzione pontifìcia al Cardinale
di Perugia inviato al Duca di Firenze; Maggio 1553 (f. 271-72). Istru-
sione pontifìcia a M.r Visconte inviato al Duca d'Urbino (f. 357-361 ).
Frammento della profezia di Tommasuccio Unzio che com.: « Tu piue voli
Ohio dica » ( f. 4 io e segg. ).
Cod. 251 { xoo35*-^; Sec. XVII; Colbert 2129 ). — « Discorso fatto al
senato veneto contra il Duca d' Urbino perchè non si condusse per capitano
di essa republica » ( f. 174).
Cod. 256 ( X0078; Sec. XVII ). — Relazione del ducato d' Urbino
nel 1570 di Lazzaro Mocenigo ( f . 161 - 179 ).
Cod. 267 ( 10183; Sec. XVI ). — Annali di Lodovico Monaldeschi.
Cod. 324 ^9963; Sec. XVII; Du Fresne). — « Della libertà veneta »
di Paolo Beni da Gubbio.
Cod. 364 (10185; Sec. XVII). — «r Delle antichità delle armi o inse-
gne delle fameglie trattato di Gauges de Gozze da Pesaro » dedic. al Car-
dinal F. Barberino.
842 VARIETÀ E NOllZIE
Cod. yfB ( Z019X; Sec. XVI}. — Biografìa del Savonarola di fra H-
moteo da Perugia) f. 79-288).
Cod. 4o3 (Supplem. fr. 3081; Sec. XVII ). — Relazione della «r Spe-
dinone in Inghilterra del Conte Carlo Rossetti e suoi negotiati per la reli-
gione cattolica » di V. Armanni da Gubbio.
Cod. 409 ( 10036»; Sec. XVII; Paure 209 ). — a Investitura di Fio
IV fatu alli Signori Ottoni di Matelica » ( f. 278-291 ).
Cod. 424 ( 10062; Sec. XVII; Bèthune ). «- Discorso sui duchi d'Ur-
bino ( f. 4o5 e segg. ).
Cod. 476 ( 7746; Sec. XVI). •— ff Domini lohannis pisaurensis de pra-
tica seu arte tripudi! volgare opusculum ».
Cod. 505 (Suppl. fr. 2892; Sec. XVIII). — Copia di lettere del card.
Qjurini al Borgia arcivescovo di Fermo , e di questi al Qjtiirini , dal 19
gennaio 1746 al 27 marzo 1747.
Cod. 559 ( 7783; Sec. XV ). — Laudi di lacopone da Todi (£ i-ni).
Cod. 576 ( 7784; Sec. XV ). — L' Acerba di Cecco d' Ascoli.
Cod. 577 (7785; Sec. XV; Mazarino). — L'Acerba di Cecco d'Ascoli.
Cod. 579 ( 7264; Sec. XIV; Celso Cittadini). — L'Acerba di Cecco
d* Ascoli con commento lat. fino al Cap. I del lib. II e con noterelle mar-
ginali del Cittadini.
Cod. 602 ( 8099; S^- ^^ ^* — ^ Fioretti di S. Francesco.
Cod. 606 (8097; Sec. XV; Mazarino). — « Epistola della beata
Angnio la da Foligno ad alcuna anima denota» (f. 37-38). Detti di frate
lacopone da Todi ( f. 38- -42 ), Trattato « della arte del murire chom-
pilato per -lo reverendo padre M.r card, di Fermo » 1452 (f. 97-129 )k
Cfr. BoEHMER, Romanischt studien, Heft i, zu itali enischen dichtem, pag.
123 e segg.
Cod. 607 ( 82851 ; Sec XVII ; Colbert S944 ). — Laudi di lacopone
da Todi.
Cod. 671 (Sec. XVII; Baluze 778). — Diari di Lodovico Monal-
deschi (f. 205-241 ). Cfr. Cod. 739, f. 602-638.
Cod. 712 (Suppl. fr. 3277; Sec XVI, XVII). — Annali di Pfenigia
<r cavati da un annale in carta pecora » dal 1194 al 1569 (£ 5-64).
Cod. 716 ( 10048»; Sec XVII ; Colbert 5480 ). — • Rdatione
de' successi dell' incontro fatto dal Principe D. Taddeo Barberino alla M.tà
della Regina d' Ungheria in Loreto ... ; dimora fatta in Ancona da S.
M.à e suo imbarco per Trieste » ( f. i6i- 199).
Cod. 773 (Suppl. fr. 496)*; Sec. XVII; Caumartin; Fantanieu C2/ SO)-
— Storia delle investiture del ducato di Urbino fino a Pio IV (f. 139-149).
Cod. 973 ( 7747?; Sec XV; Visconti -Sforza ). # Guilelmi Hebraei pi-
saurensis de pratica seu arte tripudi! vulgare opusculum » ( f. 1-22 ). Can>
zone di Mario Filelfo « ad honore et laude di Maestro Guilidmohebreo»
( £ 44-4s ).
Cod. 999 ( Suppl. fr. 1777; Sec XVII ). — Lettere di Vincenzo Lue*
cioji di Bevagna scrìtte da Roma e da Brescia dal x6$t al 1673.
VARIETÀ E NOTIZIE 84J
G)d. 1037 ( 8x46: Sec. XV; Luca di Simone della RobUa ). — Laudi
di lacopone da Todi ( f. i - 131 ^« « Tractato del b. iacopone in che modo
luomo può tosto peruenire alla cognitione della uerita et perfectamente la
pace dellanima possedere » ( f. 133-138). Considerazioni «dei tre stati
dellanima » del medesimo (f. 139). « Consideratione de cinque scudi
della patientia » ( ivi ) Cfr. Boehmer^ op. cit, loc. cìl
Cod. 1070 ( 8i45i.3; Sec. XV; Giacomo Augusto De Thou; Colbert
3781 ). — L' Acerba di Cecco d* Ascoli.
Cod. 1117 ( Sec. XVIII; Arch. frane. ). — Memorie storiche di Mon-
tefortino nella Marca raccolte da Leopardo Leopardi: 17 73*
Cod. 1299 (Sec XVII; Saint -Germain i684). « Poesie di Lorenzo
Azzolini vescovo di Ripatransone.
Cod. 1332 (Sec. XVII; Harla3r, Saint-Germain 274). — Relazione
dello stato d' Urbino.
Cod, 1337 (Sec. XVII; Gesvres; Saint-Germain 117 ). — Relazione
dell* incontro di T. Barberini con la regina d'Ungheria a Loreto ( f. 71 - 102).
Cod. 1537 (Sec XIV; La Valliére 9} ). — Lauda di lacopone da
Todi che com.: e O anima fedele » ( f. 77-79 )•
Cod. i64i ( Sec XIX ). — Notizie dei libri editi a Perugia da Fran-
cesco e Girolamo Cartolari raccolte dal Vermiglioli.
Cod. i684 (Sec XVII ). — Trattato sul legno fossile di F. SteUuti,
con disegni.
* La casa Hachette et C.*' di Parigi ha pubblicato una se-
conda edizione del Raphael del Muntz, dall' autore rifuso to-
talmente^ e ornato di oltre 60 nuove incisioni.
* È prossimo a publicarsi un volume sulla storia di Pausula
nelle Marche, scritto dal Preposto Pierpaolo Bartolazzi, i di cui
cenni storici per la storia di Pausula furono da noi già ricor-
dati. Cfr. Archivio, I, 356.
INDICE ALFABETICO
DEI NOMI PROPRI E DELLE MATERIE CONTENUTE
IN QUESTO VOLUME.
/ nomi di quei scrittori dei quali ti esaminano i libri, e gli scritti inseriti in questo
volume, sono distinti col carattere corsivo.
Acquapendente. 103.
Alessandri L. Dèlia vita di A. Cri-
stofani. 4oo, 808.
Alighieri Dante. 851.
Amatrice. 177.
Amelia. 177, i84, 185, 608.
Amiani Tomani S. 797.
Ancona. 175, 180, 182, 186, 190,
383, 390,715, 821, 825,825,
828, 835, 838, 84o.
B. Angela da Foligno, x 80, 181, 391,
822.
Angelini A. 177.
Angelini A, Notizie di San Rufino.
808.
Angelo da Foligno. 824.
S. Angelo in Vado. 835.
Annihaldi G. IJesini alla battaglia
di Lebanto, 437.
Ansideì. 828, 837.
S. Ansovino. 185, 391.
Antona - Traversi C. La salma di
G. Leopardi. 172.
Il conte Carlo ' Leopar-
di. 387.
Un cap. inedito dell* au-
tobiografìa di M. Leo-
pardi 172.
»
Arbuatti T. A. 389.
Arcevia. 177.
Ardizio C. 178.
Arezzo. 555.
Armanni V. 823.
Ascoli. 174, 177, 178, 180, 825,
835, 84o.
Assisi. j64, 173, 185, 100, 4oo,
663, 808, 816, 822, 828, 829,
831, 837.
Ashbumham. 190.
•taglioni. 173.
Balbi E. 822.
Baldi B. 183.
Balzani U. 709.
Bellucci G. 4o6.
Bembo P. 390.
Benedetto XlV-r 715.
Benincasa G. 186.
Bettona. 173, 388, 630.
Bianconi G, Morte di MaUtesta IV
Baglioni. r73.
Bonazzi L. 823, 833.
Bonghi R. Francesco d'Assisi. 175.
Bonfigli C L' igiene publica nel
sec. XV. 307.
846 INDICE
BontuUi P. 831.
fiosone da Gubbio. 823, Sp, 834,
836, 808.
Bovara. 823.
Braccio. 181.
Bramante. 825.
Buonaventorji di Benvenuto, 51^,
CatfK. 187, 84o,
Cagliostro. 179.
Camerino. 37, i84, 187, 167, 391,
501, 820, 827, 820, 835.
Campello. 176, i84^ 186.
Cannara. 629.
Carsoli. 827.
Casali C. L' incivifimento eti^
sca 809.
Cascia. 177.
CastOUmi L Tradizioni popolari
dàlia ptmnncia di Macera'
ta. 4oi.
Castelli G. Una colonia ascolana
in Corsica. 174, 177.
Castel Raimondo. 83^.
Castel S. Gregorio. 638.
S.Caterina. 836.
Cavalcasene C. Raf&eHo ecc. 576.
Cheranfé L. S. Francois etc. i64.
Cherubini C. Biordo Michelotti e
Bettona. j88.
S. Chiara d' Assisi. 822.
S. Chiara di Montefalco. 193.
S. Ciriaco. 83 5«
Ciriaco d* Ancona. 825, 838.
Città di Castello. 5 $4.
ClaricetH A. Il ponte di Spole-
to ecc. 387.
Qitonno, 179, 617.
Cocchi G. 827.
Cola dell' Amatric^, 177.
Collemaggio. 64 x.
Corradi A. Biblioteca di un medico
marchegiano. 810.
Cristoiani A. 4oo, 808.
Crowe G. B. Raffaolkl P^ 57^-
Danii a a 849.
De Conutibus^. 189^
De Domo U. ^y
De Nino A, Briciole letterarie. &10.
Deruta. 828.
De Silvestri G. 181.
De Sanctis P. NotizÌÉ del mona-
ALFABBTICO
stero di S. Salvatore ecc. 158.
Di Costanzo G. 511, 817.
S. Elpidio. 181.
Erculei R. Intaglio e tarsia ecc. 811.
Eroli G. 4oo.
S. Eutizio. i84.
•Tabriaao. 103, 180, 181, 189, 637,
824, 838.
Paloei PuVf^ni D. M. VUa di S.
Chiara da MonUJah
co. 193.
» Cronaca di Foligno di
Bwmaventura di Be»h
venuta. 317.
» L'Odeporico delf Abh.
di Costanzo, 510.
» La Chiesa di S. Gia-
como. 812.
» La Chiesa di Sw Lucia.
812.
9 SieUti di Foligno. 812.
Fano. i9o, i8r, 797, 824, 832, 838.
FarÉi. ^3, 7^.
Fatati Antonio. i9iS.
Fermo. 391, 833, 824.
Ferretti C. Il cognome ecc. di Pa-
squalino d' Ancona. 17$.
Fiana 697.
Filellò F. 829.
S. Filippo Benizi. 697.
Firenze. 660.
Flaminia via. i84.
Foglietti R. Storia di S. Giulia-
no. 365.
M Statuto (il Macerata. 813,
84i.
Foligno. 177, 180, 181, 182, 183,
i84, 189,317, 391, 618,812,
821, 822, 824, 828, 830, 831,
853» 835.
Fossombrone. 178, 393, 810.
Fracaasetti G. 176.
SL Francesco. i64, 173, i8j, 190,811,
822, 820, 834, 836.
Fra^ L. Feaerico Duca di Urbi-
no. 360.
Fratini 6. Spello ecc. 388.
Fratta. 160, 553.
Fucino lago
. 698.
INDICE
Fumi L, S, Lucia liberatrice di Or-
Visio* 703.
» Ho II e la pace di Or-
vieta 813.
(dentile da Fabriano. 189.
Gentile da Foligno. 183.
Gentili Alberico. 818.
Gianandrea A. Della Signoria di
F. Sforza. 8i4.
» PerRolesiana. 81 4.
Giardini P. 182.
Giordano da Giano. 100.
Giorgi I. Il Regesto di Farfa. 799.
Giudici C. Af. Vita di T. A, Ar-
buatti. 389.
S. Giuliano. 388.
Gradara. 177.
Gradassi'Luii R, Gli antichi Ca-
(itoli del CampiUU
to, 5.
j» Gli antichi statuti della
Misericordia. 815.
Gregoroxnus F. Il libro Rosso del
C. di Orvieto 360.
Gubbio. 180, 18.-», 350, 4oo, 463,
823, 826, 828, 834.
Gu^rrmi^^. Storia della Fratta. 160.
B. lacopone da Todi. 183, 828, 830,
SS. Icone. 809.
Iesi. 437, 8i4, 838.
•L^ncellotti S. 177.
. Lan^i L. S. Benedetto in fundis
ecc. 815.
» San Gemini e il suo
palazzo, 816.
Laurenzi C. 822.
Lazio. 694.
Lazzarelli. 830, 832.
S.Leo. 179.
Lopardi C. i8t, 387.
Leopardi G. 171, 172, 180, 181,
182, 827, 828, 829, 830, 834.
Leopardi M. 172, .1 84, 829, 830.
Lepanto. 437.
Loreto, 185, 823, 824, 835.
Loccatelli Paolucci T. S. Pietro di
Assisi ecc. 816.
S. Lucia. 703.
ALFABETICO
847
LuppatelU A. H salone del palazzo
del Popolo. 817.
• Una settimana a Pe-
rugia, 817.
» Catalogo della pina-
coteca Vannucci.
817.
Macerata. 190, 388, 4oi, 819,
825, 830, 835, 8o4.
Macereto. i84.
Magner E. 176.
Mamiani T. 827, 84o.
Marche. 63, 190, 394, 826, 84i.
Marcolini C. Notizie storiche delle
prov. di Pesaro e Urbino. 475.
Marcotti T. 830.
Maroni M, Lettere di Benedetto
XIV, 71 s. Or. 830, 838.
Marsi. 658.
MarsoH L. Alberigo Gentili. 818.
Matteo d* Acquasparta. 183.
Massa di Todi. 789.
Mauruzi. 39^.
Maxxatinti G, Cronaca di ser Guer-
riero ecc 463, Gir. 84 1, 833.
Menentillo da Spoleto. 833 ).
Mercenario da Monteverde. 17$.
Metaponto. 699.
Micheletti B. 388.
Mignini G, Le tradizioni carolin-
gie nell* Umbria. 818, 836.
Monte cassino. 699.
Monte corona. 553, 823.
Montefalco. 193, 635.
Montefeltro. 187.
Monti Vincenzo. 389.
Morsolin B. L'ortodossia di He-
tro Bembo. 390.
Mùnti E. L*Ateleir monetaire de
Roma. 815.
» Les monuments antiques
de Roma. 8x9.
Nardi P. 835. ■
Nanni. 176, 4oo,
Nazzano. '69).
Nicolò di Liberatore. 182.
Nocera. 380.
Norcia. i84.
Novali F. Un umanisu fabrianese
del sec, XV. 103 .
848
Ocre. 697.
Oddi L. 701.
Odeporico. $4o.
S.Oreste. 697.
Orlando G, Storia" di Nocera. 380.
Orvieto. 180; 187, 360, 703,813,
826.
Osimo. 83$.
Pagliari U. Età della pietra in ^
Gubbio. 390.
Paliiolo P. 832.
Pallotta 6. ùi torre di Macerata.
819.
Pasqualino d'Ancona. 175, 182.
Pausola. 843.
Pergola. 177.
Pergolesi. 188, 8x4.
Perugia. 178, x8o, 187, 188, 189,
701, 817, 822, 829. 824, 825,
827, 829. 833, 834.
Perugino Pietro. 177, 185, 186.
Pesaro. 178, i8o, 181, 182, 378.
Petrucci. J93.
Piermarini G. 182.
Tila Carocci L. La Zecca di Spo-
leto. 382.
Pontoni. 387.
Ponxano. 607.
S. Ponziano. 822.
Properzio. 182.
«
Raffadli F, Le Constituiiotus Mar-
chiae. 63.
» Sigillo di Mercenario da
Monteverde. 17$.
» Il uberaacolo di bron-
zo ecc. 391.
Raffaello. 177, 179. 1B6, 188, 188,
189, 376, 825, 828, 837, 843.
Recanati. 180, 190, 389.
Rieti. 168, 183, 684, 697, 810.
Rossi M, La b. Angela da Foli-
gno. 391.
S. Rufino. 808.
Ruffo Cardinale. i84.
Cabina. 694.
Sacconi G. 824.
Sangemini. 607, 816.
INDICE ALFABETICO
Sansi Achille. i84, 833, 838.
Santoni M, Il libro rosso del Co-
mune di Camerino.
» Sisto V, ìa sua statua di
Camerino, 267.
» Pitture di Pa^anico. 820,
» Statuta Vissi. 384.
» AttidiS.Ansovino. 391.
» Inventariò ddla Cat. di
Camerino. 501.
Sassovivo. 186, 618. 830 831.
Serrapetrona. 180,-829.
Serrasanquirìco. 179.
Servanii-Collio S. Descrizione di
una lampada ec. 392.
9 Diserò e illustrazioni
(fi un calice. 820.
« Kozze Voglia - Cecca-
roni. 821.
9 Bibliografia. 839.
S. Severino. 8x4.
Sinigaglia. X71, 180.
Sisto V. x84, 267, 827, 833.
Spello. 388, 619, 823, 824.
Spoleto. 178, x84. 383, 387, 6i4,
80J, 822, 833, 838.
Spontini. 188.
Storani Innocenzo. 715.
Stroncone. 815.
Subiaco. 694.
1 emi. 5, 815.
Tiano Sidicino. 701.
Tinti Giovanni. X03.
Todi. x82, S89, 84a
B. Tomassuccio. 180.
Tomasso da Rieti. 183.
Trinci. 182, 821, 83 x, 836.
Trinità della Cava. 701.
Turrito. 697.
S. Ubaldo. 4oo, 823,
Ugolino di Nuzio. 810, 829.
Umbertide. 160.
Umbria. 394, 4oo, 848, 8x9, 823,
829, 836, 84 1.
Urbania. 833.
Urbino. X77, 178, 180, 187, X89,
360, 378, 810, 828.
INDICE ALFABETICO
Valfabrica. 619.
Varani Battista. x84.
Vareno. 686:
Ventidio Basso. 188, 832.
Venturino da Fabriano. 186.
Vera Giovanni. 185.
Vcratti B. Lettera d; S. Cateri-
na; 821.
Virna A. Cenni storici della fa-
miglia Mauru2i. 392.
Vernarecci A. S. Totnani Amia-
ni. 797.
Verona C. A, Vita di S. Filippo
Benizi. 821.
849
S. Vincenzo al Volturno. 702.
Visso. 179, zM.
Vitelli. 180.
S. Vittoria. 8x0, 829.
H^eckerlin I, B, PetruccL 395
Woltaire. 831.
bonghi Aurelio. 838.
Zuccari F. 830.
INDICE
MEMORIE E DOCUMENTI
Gradassi Luzi R. Gli antichi capitoli della Fiera
del Campitello di Terni .... Pag. 5.
Santoni M. Il libro rosso del Comune di Came-
rino ( 1207 - 1336 ) . . . . • » 37.
Raffaelli F. Le ConstituHon^s Marcbiae Anconita-
nae ecc. ( Cantinua^ime e fine) • . . jv 63.
NovATi F. Un Umanista Fabrianese del secolo
XV: Giovanni Tinti » 103.
Faloci Pulignani M. Vita di S. Chiara da Mon-
tefalco ecc. ( Continua:(ione e fine) • . » 193.
Santoni M. Sisto V e la sua Statua a Q^mcrìno
( Con tavola ) » 267.
Valeri G. L* Archivio segreto di Serrasanquirico
( ConHnua:(ione e fine ) » 294.
Faloci Pulignani M. Cronaca di Foligno di Buo-
naventura di Benvenuto . . . . » 317.
Frati L. Federico Duca di Urbino e il Veltro
Dantesco j» 360.
Gregorovius F. Il libro dei documenti della città
di Orvieto . » 368.
Castellani L. Tradizioni popolari della Provin-
cia di Macerata n 401.
852
Annibaldi G. I lesini nella battaglia di Lepanto » 437.
Mazz.vtinti G. Cronaca di Scr Guerriero ecc.
( Continwi:i^iont,e fine ) . . , . » 463.
Santoni M. Inventano *^IIa Ckkdrale di Carne»
rino ( 1528 ) » 501.
Faloci PuLiGNANi M. L' Odepofìco deir Abbate
Di Costanzo . • . . . . » 510.
FuB&i L. Santa Lucia Liberatrice di Orvieto . « 703.
Marchi M. Lettere di Benedetto XIV all'Arcidia-
cono I. Storani di Ancona ... . • » 71$.
Vernarecci A. Stefano Tomani Ami ani . . j 797.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA . . i> 158, 376, 799.
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO » 172, 384, 808.
SPOGLIO DEI PERIODICI pel 2.'' semestre 1884 » 176.
» » pel /.** semestre iS8j » 822*
VARIETÀ E NOTIZIE . . . 190, 394, 838.
INDICE ALFABETICO » 845.
'
Foligno, 18&6, Sub* Tipografico P, Sgariglia ^ p. MA2ZATiirri.res|>qipMbM^'
E. PLON, NOU|(RIT et C> . finprimeara-Editeurs, RaeG»ranci<ré, 8 et io Paris.
SAINT
FiRÀNCbiS D' AiSSISE
Le livr^ que noQs annon^ons est consacré à celui de
tous les hommes qui, depuis le Christ, a conquis dans le
monde la popularìté la plus .vaste et exercé sur la rodete
chrétienne.l'infli^ence la plus jjrofònde. Saint Frangois
d'Assise EST LA PLUS HAUTE FIGURE DU MOYEN AGE,
Toutes ìtÈ merveilles de sa vie et mille autres jusq' i
nos jours sont racontées en notre livre avec les dévelop-
pemehts et r ehthousiasme qu'elles méritent. Vie de sàìnt
FRAgoi3; ^AiNT Francois APRjÉs SA mort: tels sont les ti-
tres des deUx grandes parties dont T oeuvre entière se*
composej et la seconde oflre eìle-rrièmé trois divisions
qui paraitront rationnelles et claires: l' Ordre de Saint
Francois; les Fils de saint Francois; saint Francois
dans l' art. Ces quélqués lignes mettént sufEssament no-
tre pian en lumière»
A ce beau livre on a voulu donner la parure d' une
illustratiòh qui n' eùt rieri de fantaìsiste, mais qui fùt pro-
fundément réelky et, pour dire le mot vrai, historique.
L' ouvrage forme un beau volume grand in*4
très - richement illustre de
Sept eaux-fortes signées Gaillard^ de Mare^ Flameng, Le Rat;
neuf héliogravures, tróis chromolithographies^
quatre dejssins de maìtres reproduits en chromotypographie
douze grandes gravures sur bois hors texte^ reproduissant
les chefs-d' ceuvre de V dxt,
et pWs de deux cents gravures sur bois dans le texte.
Prix: broché, 50 francs.
Cartonnné 60 fr.; en demi-reliure chagrin, avec plaque
speciale mosaìque, 70 fr.; en demi-reliure d' amateur, a-
vec coins, tète dorée, 70 fr.
AI SIGNORI ASSOCIATI
Con questo fascicolo, il nostro Archivio
Storico per le Marche e per t Umbria ter-
mina il secondo volume. Rammentiamo agli
Associati morosi di fare sollecitamente il
debito loro, poiché è solo col loro concorso
che potremo proseguire la pubblicazione
periodica del nostro Archivio, il quale vive
solo col sacrificio privato dei Redattori. Poi-
ché per Associati noi non intendiamo che
quelli i quali in un modo o in un altro
esplicitamente dettero le loro adesioni, e poi-
ché molti di questi ci devono ancora il 1884
e il 1885, ci sembra che alla nostra domanda
essi dovrebbero dare una sollecita risposta.
U Archivio Storico per le Marche e per tVmbria
si pubblica in Foligno in 4 fascicoli trimestrali^ che for-
mano un volume di circa 800 pagine. Prezzo di asso-
ciazione Lire quindici.
Si è pubblicato :
Voi. I. ( 1884 ) di pag. Vili - 700 . . . L. 15.
Voi. II. ( 1885 ) di pag. 852 con una tavola » 15.
— NON SI VENDONO FASCICOLI SEPARATI —
Dirigere Lettere, Manoscritti , Vaglia ecc. in Foli-
gno al Sig. D. Michele Faloci Pulignani.
Foligno, Stab. Tip. P.etro Sgariglia 7 Febbraio i$86.